Pianificazione e azzardo: Moltke e le origini della Grande Guerra

Schlieffen aveva invece valutato che sarebbe stato difficile battere la Russia con la Francia alle spalle. Di qui il progetto di trasformare una guerra su due fronti in una guerra su un fronte solo, sfruttando il fattore tempo: prima i tedeschi avrebbero regolato i conti con la Francia e poi, messa questa in condizioni di non nuocere, avrebbero spostato il peso a est, approfittando del lungo tempo necessario ai Russi per la loro mobilitazione. Poiché il fattore tempo era decisivo l’attacco tedesco non poteva essere indirizzato contro le fortificazioni francesi sul confine: occorreva un movimento laterale, che aggirasse le fortificazioni da nord passando attraverso il Belgio (e se necessario anche l’Olanda). La prospettiva di invadere il Belgio non era certo una novità: all’epoca della Crisi Boulanger era stato Bismarck a chiedere a Waldersee la praticabilità di marcia attraverso quel paese. Quella di Schlieffen, pertanto, non era certo una proposta innovativa.

Nel 1897, considerato il quadro internazionale, non c’era motivo di spingere la Gran Bretagna, che non avrebbe mai potuto consentire il controllo tedesco del Belgio, nelle braccia dei nemici della Germania, e per questo motivo la soluzione belga fu esclusa. Solo quando i rapporti con la Gran Bretagna peggiorarono sensibilmente l’opzione belga tornò ad essere considerata. Verosimilmente furono i militari, di gran lunga prima dei politici, a considerare la guerra con l’Inghilterra inevitabile.

Nel 1905 Schlieffen stimò, nel redigere il progetto tedesco, due elementi decisivi: che la vittoria contro la Francia sarebbe stata breve (riteneva 6 settimane di campagna); e che la mobilitazione russa sarebbe stata assai lunga. A quell’epoca la Russia usciva dalla sconfitta con il Giappone e in preda a gravi disordini interni, e tutto questo lasciava ritenere che non sarebbe stata in grado di concretizzare in breve una seria minaccia alle frontiere orientali. Inoltre i rapporti tra Francia ed Inghilterra erano appena migliorati e non sembrava che avrebbero avuto conseguenze militari a breve.

Quando la I Crisi Marocchina rese quasi certo il coinvolgimento della Gran Bretagna a fianco della Francia, e quindi rese dubbia la partecipazione dell’Italia allo sforzo della Triplice (comprendendo i vertici tedeschi che l’Italia non poteva certo, con le sue coste indifese, prendere in considerazione una guerra contro l’Inghilterra), il senso di accerchiamento della Germania divenne forte presso i vertici politici e militari, e fece emergere la preoccupazione per la crescente debolezza della Germania. La risposta a questo pericolo e a questo sentimento fu la scelta di puntare sul rafforzamento militare, senza rendersi conto che la crescita militare degli avversari era una reazione a quella tedesca. Superata la crisi del 1905 la Russia riprese le sue capacità incrementando la sua minaccia potenziale. Nonostante questo Schlieffen rifiutò di prendere atto delle circostanze mutate e continuò a ritenere la forza russa una variabile trascurabile, convinto che la vittoria sulla Francia sarebbe bastata a spingere la Russia ad accettare una pax germanica. Moltke, che non condivideva questo ingiustificato ottimismo, provò ad adattare il Piano alle mutate esigenze. E’ solo la forza del mito Schlieffen che permette di porre a carico di Moltke come errore il suo realismo.

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