Pianificazione e azzardo: Moltke e le origini della Grande Guerra

Quali che siano state le cause, è certo che, nel momento decisivo, tra i tedeschi il coordinamento delle azioni mancò e l’emanazione di ordini lasciò a desiderare. Non è chiaro, in particolare, chi per primo, e con che autorità, emanò l’ordine di ritirata. Il colonnello Hentsch fu inviato da Moltke alla 1 e 2 armata per rendersi conto della situazione. Giunto sul posto questi ordinò la ritirata: aveva un ordine da parte di Moltke o agì di sua iniziativa? E’ possibile, al contrario di ciò che è accaduto, che i suoi ordini fossero quelli di impedire una ritirata, concedendo semmai solo aggiustamenti parziali: è difficile credere che Moltke avesse potuto ordinare una ritirata generale quando gli ordini del Kaiser erano di attaccare sempre. Si può escludere, infatti, che Moltke abbia potuto andare contro un ordine esplicito del Kaiser. Ad ogni modo la commissione di inchiesta tedesca non raggiunse un risultato: le testimonianze erano troppo contraddittorie e le prove carenti. Resta il fatto che Moltke, a ritirata iniziata, la approvò.

La Marna marcò, dunque, un confine preciso. Ma avrebbe potuto la Germania vincere la guerra qualora, come in fondo sarebbe stato possibile, avesse vinto la Battaglia della Marna? Quale che sia la risposta  pare assai improbabile che il Piano, anche qualora si fosse realizzato pienamente, avrebbe mai potuto ottenere quello che era il suo obiettivo principale: l’annichilimento delle forze francesi. In ogni caso l’evento segnò la fine della carriera militare di Moltke. La sua sostituzione, inevitabile anche a fronte del suo crollo psicologico, comportò una serie di intrighi, animosità personali, vendette, che si manifestarono persino sopra le preoccupazioni per la conduzione della guerra: una mancanza di professionalità che sorprende nella celebrata leadership militare germanica. Le preoccupazioni personali prevalsero su quelle inerenti le vite di centinaia di migliaia di soldati gettati nella fornace della battaglia.

Per motivi di morale e propaganda il cambio Moltke – Falkenhayn (che mantenne per qualche tempo anche la carica di ministro della Guerra) fu tenuto segreto sino a novembre persino agli austriaci. Messo in disparte, e sovente umiliato, Moltke elaborò il piano che portò alla cattura di Antwerp, ma era chiaro che, quali che fossero le sue speranze, nessuno più considerava nemmeno lontanamente la possibilità di un suo ritorno. Relegato in un ufficio accessorio, un ruolo che lo rendeva pari ad un civile, Moltke entrò a sua volta negli intrighi senza mai abbandonare la speranza di un ritorno. Partecipò alle polemiche contro Falkenhayn opponendosi alla strategia di logoramento di questo e schierandosi, a favore di un maggiore sforzo militare sul fronte est, con Hindemburg e Ludendorff. Di fatto era morto già prima di essere stroncato da un infarto (il 18 giugno 1916).

Conclusione

Moltke ebbe certo più considerazione, rispetto a Schlieffen, delle necessità politiche ed economiche della sua nazione, ma alla fine anche lui le considerò secondarie, subordinando tutto alle necessità militari. La strategia non doveva adattarsi alle necessità politiche, bensì doveva avvenire il contrario. Piuttosto che di aver cambiato il Piano Schlieffen, cosa che in fondo rientrava tra i suoi compiti, Moltke dovrebbe essere accusato di non aver compreso che una guerra non era più un’opzione percorribile per la Germania.

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