Pianificazione e azzardo: Moltke e le origini della Grande Guerra

Sul piano teorico i vantaggi di un dislocamento delle forze tedesche ad est non possono esser negati e forse, senza truppe a minacciare la Francia, la guerra non avrebbe avuto una escalation, essendo discutibile la volontà francese di combattere qualora non fosse stata coinvolta direttamente. Inoltre la presenza di significative forze a est avrebbe permesso una più stretta coordinazione con l’Austria contro il più potente dei nemici comuni: la Russia. Ma in assenza di un piano specifico, occorre ammettere che in quel momento Moltke aveva probabilmente ragione. Resta da vedere, però, se l’assenza di un piano alternativo non fosse stata deliberatamente cercata da Moltke, e in ogni caso che un simile piano non esistesse è una sua responsabilità. Dilettantesco sul piano militare, Guglielmo II aveva però ragione a ritenere che la Germania dovesse avere più alternative e che puntare tutto su una sola carta, come aveva fatto Moltke, era fortemente limitativo.

La confidenza di Moltke nel Kaiser ebbe un duro colpo e la consapevolezza che Guglielmo II, della cui incompetenza ora Moltke era dolorosamente cosciente, si sarebbe in avvenire potuto intromettere nelle decisioni di sua competenza, minò in modo decisivo la sua sicurezza.

L’estate del 1914 e la Marna

La mobilitazione, in ogni caso, produsse in tutti i militari un sentimento di sollievo e si svolse perfettamente come programmato, senza nessun intoppo. Il Piano era stato previsto dai francesi e dai belgi e non fu in nessun modo una sorpresa, anche se la limitatezza dei comandi dell’Intesa favorì enormemente i tedeschi. I primi problemi vennero invece sul piano operativo: le forze di Liegi, sottostimate (il Belgio aveva iniziato a rafforzarle già da giorni), si rivelarono un osso duro. Liegi cadde con forti perdite e con due giorni di ritardo. Subito dopo i vertici militari tedeschi, con il Kaiser e Moltke, spostarono il comando generale a Coblenza, utilizzando un lussuoso treno che sollevò varie critiche da parte di chi avrebbe preferito un modulo più spartano. Qui iniziarono i primi inceppamenti: la struttura di comando tedesca rivelò la sua limitata capacità di coordinamento e molti problemi derivarono dall’eccesso di segretezza del Quartier Generale. In particolare i rapporti tra civili e militari saltarono completamente e il governo si trovò esautorato da parte dei militari; lo stesso Kaiser mantenne un potere puramente nominale.

Le vittorie, comunque, oscurarono tutte le difficoltà iniziali. La marcia dell’ala destra tedesca sembrava inarrestabile e anche l’ala sinistra prima fermò i francesi e poi li respinse, pur non riuscendo ad avvolgere le truppe nemiche in ritirata. Proprio questa vittoria, per certi versi inattesa, obbligò Moltke ad una delle sue decisioni più criticate. Ora che un avanzata francese in Alsazia e Lorena era scongiurata, cosa si doveva fare di queste truppe? Le possibilità erano due: imbarcare le forze sui treni e inviarle a rinforzo dell’ala destra, come nello spirito del Piano Schlieffen, oppure attaccare e cercare lo sfondamento, producendo una seconda ala della tenaglia destinata a decapitare l’armata francese. Ritenendo impossibile far giungere queste truppe, via treno, in tempo per partecipare alle azioni sul fianco opposto, Moltke decise di attaccare anche a sud. A guerra conclusa molti utilizzeranno questa decisione come elemento di critica, tuttavia è improbabile che, con le ferrovie belghe in quel momento fuori uso, queste truppe avrebbero potuto essere utilizzate nel nord della Francia. Il loro imbarco avrebbe provocato verosimilmente un intasamento senza alcun vantaggio. Proprio il successo della mobilitazione tedesca nei primi giorni dovrebbe indurre a concedere a Moltke un’elevata comprensione dei problemi logistici connessi con lo spostamento delle truppe, e se la sua valutazione fu che era impossibile spostare queste truppe probabilmente questo era vero.

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