Pianificazione e azzardo: Moltke e le origini della Grande Guerra

Per quanto il memorandum fosse diretto alle autorità politiche ed avesse certo anche una valenza di propaganda, riflette anche i reali pensieri di Moltke. La vera certezza acquisita era che Germania e Austria avrebbero dovuto combattere una coalizione di Gran Bretagna, Francia e Russia. La potenza della Russia, soprattutto, divenne un tema ricorrente del pensiero di Moltke, che peraltro non sottovalutava né le capacità dell’esercito professionista inglese né la capacità della Francia di arruolare l’intera sua popolazione maschile in un modo che la Germania era lontana dal poter raggiungere.

La crisi di Agadir aveva fatto, per la prima volta, convergere le posizioni di Moltke e del ministro della Guerra, che prese atto del fatto che le forze tedesche erano effettivamente troppo deboli per contrastare eventuali minacce e per sostenere credibilmente la diplomazia imperiale. Queste voci, unite anche a quella del Cancelliere, furono abbastanza forti per convincere il Kaiser a rivedere le priorità rispetto alla marina e a convincere il ministro delle Finanze ad allentare i cordoni della borsa. Il compromesso portò all’accrescimento di 30 mila uomini e alla creazione di due nuovi corpi d’armata. Lo Stato Maggiore Tedesco non aveva potuto imporre pienamente la sua linea e i risultati erano inferiori alle attese, tuttavia il 1912 è una data importante, perché per la prima volta lo Stato Maggiore Tedesco aveva ottenuto l’appoggio dei politici e si era rovesciato il rapporto di priorità tra marina ed esercito, sia presso la classe politica, sia presso l’opinione pubblica, sia nella mente del Kaiser.

Le guerre balcaniche

Le autorità militari tedesche guardarono alla Prima Guerra Balcanica come a una possibile occasione per una guerra europea e rimasero spiacevolmente sorprese dalle iniziali dichiarazioni pacifiste del Kaiser, restio a lasciar coinvolgere la Germania in una guerra globale solo per difendere locali e non vitali interessi austriaci nei Balcani. Quest’atteggiamento pacifista fece temere ai dirigenti militari e diplomatici tedeschi che, rifiutando di sostenere l’Austria, la Germania potesse perdere la sola alleata affidabile. Il clima dell’opinione pubblica tedesca, favorevole all’Austria, e le pressioni dei militari, fecero però cambiare presto opinione a Guglielmo II, che già il 13 ottobre 1912 convocò i capi militari per decidere le possibili opzioni in caso di escalation della guerra. Dopo avere inizialmente rassicurato il Kaiser sul fatto che l’esercito fosse pienamente pronto per la guerra, Moltke cambiò però opinione e, appoggiato dal Cancelliere e dal ministro della Guerra, prospettò al Kaiser la necessità di un grande ampliamento delle forze armate come precondizione per qualsiasi scelta strategica. Questo cambiamento di posizione poteva esser causato dall’influenza di Ludendorff ma anche dal desiderio di cogliere al volo un’occasione favorevole, dato il clima sia dell’opinione pubblica sia delle classi dirigenti, per ottenere il rafforzamento desiderato.

Nel corso di un viaggio in Austria Moltke incontrò il capo del Stato Maggiore asburgico, generale Schemua (che aveva da poco, e temporaneamente, sostituito Conrad): scopo reale del viaggio era mostrare a Schemua tutto il sostegno tedesco e di spingere il più possibile le già forti tendenze belliciste austriache. I due generali si trovarono pienamente d’accordo nel valutare la situazione politica. La crisi aveva indebolito la Turchia (diminuendo, quindi, anche il suo valore come alleata),  accresciuto la potenza russa e, soprattutto, mostrato la determinazione inglese a sostenere la Francia in caso di guerra.

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