Pianificazione e azzardo: Moltke e le origini della Grande Guerra

Poiché godeva, grazie all’amicizia con il Kaiser, di un quadro di comprensione globale (che invece mancava a Schlieffen), Moltke divenne consapevole dell’importanza dell’opinione pubblica e del sostegno popolare alla guerra. Sotto questo aspetto egli era molto vicino a Bethmann-Hollweg. Entrambi condividevano la convinzione dell’inevitabilità di un conflitto armato nel futuro; entrambi lo concepivano anche nei termini di una lotta razziale contro gli slavi; entrambi sostenevano la necessità di un accrescimento delle spese militari per l’esercito (Bethmann-Hollweg andava anche più in là, come abbiamo visto: proponeva la riduzione delle spese per la marina); entrambi avevano timore della potenza russa e ritenevano, infine, necessario che nel 1914 l’Intesa apparisse come l’aggressore. Avevano dunque gli stessi scopi, che del resto erano largamente, con poche variabili, diffusi tra i vertici militari e politici tedeschi, e si distanziarono solo alla vigilia della guerra, quando Bethmann-Hollweg (che peraltro non conosceva i dettagli del Piano e il problema di Liegi) tentò di fare un passo indietro prima dell’escalation.

Moltke voleva la guerra e cercò con tutte le sue forze di ottenerla nonostante ne comprendesse, meglio di altri, i rischi. Per raggiungere la guerra sostenne le scelte politiche in questa direzione imponendo forti limiti di decisione e convincendo i politici (con un pizzico di malafede) che la guerra fosse l’unica alternativa vincente. Per questo contribuì alla diffusa sovra-estimazione delle capacità tedesche assicurando i politici di qualcosa di cui lui stesso non era sicuro: persino il Kaiser venne in qualche modo ingannato. Questo perché seppure non fosse certo della vittoria, Moltke aveva la certezza che il trascorrere del tempo giocasse a sfavore della Germania. Questa sua convinzione, che per quanto diffusa non poggiava su alcuna base razionale, lo indusse a giocare tutto su una carta: il pianificatore e calcolatore Moltke era in realtà un giocatore d’azzardo.

Post scriptum dubitativo: è mai esistito un Piano Schlieffen?

Gran parte delle ricostruzioni storiografiche, compresa la presente, poggiano sul fatto che sia esistito, definito in tutti i particolari e, in ogni caso, con una redazione definitiva, un Piano Schlieffen. Occorre però chiarire che questo presupposto, in senso stretto, è arbitrario. Non esiste, infatti, nessun documento completo a suffragio di tale ipotesi e la distruzione degli archivi storici tedeschi durante la II Guerra Mondialeha cancellato la possibilità di verificarne l’esistenza. Occorre tener presente, inoltre, che per motivi di sicurezza e segretezza, ad ogni aggiornamento del piano di mobilitazione annuale, quello dell’anno precedente era distrutto, e quindi disponiamo soltanto del piano di mobilitazione usato nel 1914.

Ciò che abbiamo, relativamente al Piano Schlieffen, sono due memorandum (denkschrift), uno del 1905 e uno del 1912, verosimilmente entrambi destinati a Moltke, ed entrambi non pubblicati in modo completo; frammenti di archivio, relativi a documenti di Schlieffen e dello Stato Maggiore Tedesco, che sono però largamente incompleti; un manoscritto, con due diverse calligrafie e una parte dattiloscritta, conservato dalle figlie di Schlieffen nella loro abitazione (la sola esistenza di questo manoscritto, qualora fosse autentico, costituirebbe un clamoroso fallimento dei principi di segretezza assoluta dello Stato Maggiore Tedesco: il principale documento militare del Reich conservato a casa loro, insieme alle foto di famiglia, da due attempate signore!). Soprattutto abbiamo la descrizione del Piano, o almeno degli accenni, negli scritti e nelle memorie (largamente polemiche) di giornalisti, militari e storici nel periodo immediatamente successivo la sconfitta: tutti, compresa la Storia Militare ufficiale tedesca, fanno riferimento a questo Piano. Ora, prescindendo dall’aspetto polemico che sovente vizia le ricostruzioni, questi studi o memoriali, pur facendo tutti riferimento al Piano, con talune incoerenze ma senza decisivi scostamenti, non presentano però alcun documento effettivo. Certo: sono in genere scritti che risalgono a prima della distruzione degli archivi; nondimeno le poche testimonianze dirette sono frammentarie e incomplete.

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