Pianificazione e azzardo: Moltke e le origini della Grande Guerra

Poiché i tedeschi sapevano che entro il 1917 la Russia avrebbe non solo rafforzato notevolmente la sua forza militare, ma avrebbe anche potenziato la sua capacità di movimento ferroviario in Polonia, annullando così una premessa del Piano (quella della lenta mobilitazione russa), è anche pensabile che la cancellazione di ogni opzione sia stata il risultato della deliberata scelta, da parte dei militari, di puntare a tutti i costi su una guerra preventiva prima di quella data.

1906-13: alla ricerca di una guerra che non c’è

Dal 1906 in poi i rapporti tra le potenze europee furono interessati da una serie di crisi che potevano, tutte, sfociare in una guerra. Le soluzioni pacifiche di queste crisi, sino al 1913, non furono approvate da tutti, e il loro ripetersi, con le conseguenze politico diplomatiche per la Germania che ognuna di esse produsse, convinse Moltke che una guerra fosse inevitabile. Per innescare il conflitto, però, Moltke riteneva necessarie due precondizioni.

La prima era un incremento numerico dell’armata tedesca al fine di garantirsi  almeno la parità con gli avversari. Come vedremo, fu solo dopo l’umiliazione del 1911 che allo Stato Maggiore Tedesco fu possibile chiedere, ed ottenere in parte, un incremento sostanziale dell’armata. Sino a quel periodo la posizione di Moltke, che chiedeva un incremento numerico, era opposta a quella dei vari ministri della Guerra, che avrebbero preferito miglioramenti qualitativi. Inoltre, sino a che Tirpiz fosse riuscito a far prevalere le esigenze della marina sarebbero mancati i fondi necessari all’esercito. La posizione dello Stato Maggiore non era tale da poter imporre le sue esigenze e ogni soluzione era il risultato di molteplici compromessi. Inoltre sino al 1911 la Germania aveva sempre ritenuta garantita la sua superiorità militare.

La seconda condizione era un adeguato casus belli che garantisse il coinvolgimento dell’Austria a fianco della Germania. In altre parole occorreva che fosse l’Austria a chiedere l’aiuto tedesco. A Berlino, infatti, sapevano che difficilmente si sarebbe potuto contare sull’Austria qualora l’iniziativa della guerra fosse partita dalla Germania: la Prima Crisi Marocchina aveva insegnato quanto potesse esser tiepida l’Austria quando non era coinvolta direttamente. D’altra parte non era pensabile una guerra senza l’Austria, l’unica alleata effettiva, le cui forze erano indispensabili per coprire le spalle alla Germania nel momento in cui questa avrebbe gettato tutto il suo peso contro Inghilterra e Francia. Inoltre il casus belli doveva anche esser tale da permettere alla Germania di figurare come aggredita e non come aggressore: solo così, infatti, l’opinione pubblica interna avrebbe offerto il necessario sostegno allo sforzo bellico.

A queste due condizioni se ne aggiungeva un’altra di carattere, per così dire, psicologico: l’approvazione del Kaiser. Grazie alla sua stretta relazione con Guglielmo II, Moltke sapeva quanto costui fosse influenzabile e come mancasse del coraggio necessario per portare alle estreme conseguenze le sue stesse dichiarazioni bellicose.

Il riarmo tedesco, forte a partire dal 1913, provocò un riarmo degli avversari e la superiorità tedesca sarebbe stata cancellata intorno al 1916-17. Da quel momento il Piano Schlieffen sarebbe diventato inutile e irrealizzabile. Lo spazio per una guerra vittoriosa andava, pertanto, pericolosamente restringendosi: dopo il 1918 la Germania sarebbe stata troppo debole. Consapevole che il tempo correva contro il Piano, anziché avvertire i politici e il Governo del pericolo, in modo da consentire a costoro di predisporre piani politico-diplomatici alternativi, Moltke iniziò a caldeggiare apertamente una guerra preventiva sulla basa del principio: “una guerra: prima è meglio è”.

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