Pianificazione e azzardo: Moltke e le origini della Grande Guerra

Tutto questo spinse Moltke al pessimismo. Senza ulteriori rafforzamenti dell’esercito sarebbe stato impossibile vincere una guerra. La perdita di prestigio dell’Austria, inoltre, di fatto indeboliva la Triplice. Moltke, che valutava correttamente il ruolo del morale della nazione in un prossimo conflitto, temeva che una guerra scoppiata improvvisamente a causa del casus foederis in difesa dell’Austria poteva non esser compresa adeguatamente dall’opinione pubblica tedesca: questo avrebbe indebolito enormemente lo sforzo bellico. Vincere una guerra era ancora possibile, secondo il capo dello Stato Maggiore Tedesco, ma solo a patto che la nazione supportasse con entusiasmo lo sforzo. Per quanto era in suo potere, avanzò una serie di proposte di incremento delle forze armate terrestri, chiedendo anche la realizzazione in Germania di una reale coscrizione obbligatoria (nell’Impero solo teorica), sul modello francese, che avrebbe consentito di arruolare almeno altri 300 mila soldati con 3 nuovi corpi d’armata. Altri esponenti militari e nazionalistici (la Lega Militare) avanzarono proposte più modeste (“solo” 100 mila nuovi soldati) ma sostanzialmente condividendo la posizione di Molke. E’ interessante rilevare che mentre sul piano operativo Moltke non era preoccupato dall’eventuale presenza di 150 mila soldati inglesi sul suolo francese, sul piano della comunicazione non esitò a sfruttare lo spauracchio inglese per cercare di ottenere maggiori risorse.

Tra i promotori, all’interno del circolo di Moltke, di un forte riarmo era il gen. Ludendorff che, proprio per gli eccessi delle sue richieste (e per la linea sotterranea che lo legava alla Lega Militare) venne esonerato dall’incarico e inviato a comandare un prestigioso reggimento. Difficile dire se si sia trattato di una reale punizione (come Ludenrdorff presentò la cosa dopo la guerra) o del necessario trasferimento ad un comando effettivo al fine di poter avere, insieme ad una promozione, il ritorno allo Stato Maggiore Tedesco con un nuovo incarico. In ogni caso l’influenza di Ludendorff era stata notevole e circolarono voci di una debolezza di carattere di Moltke, che avrebbe avuto una eccessiva dipendenza dai suoi consiglieri.

Tra le riforme di Moltke fu quella della realizzazione di un Ufficio Stampa dell’esercito, modellato su quello analogo della marina, destinato ad una forte azione di propaganda e sostegno per le spese militari in vista di una prossima guerra. L’importanza del sostegno dell’opinione pubblica venne ribadita da Moltke nel 1913, in occasione dei suoi colloqui con Conrad, tornato al comando dello Stato Maggiore austriaco. La Germania, precisò Moltke, non poteva sostenere una guerra di aggressione austriaca verso la Serbia proprio perché l’opinione pubblica non avrebbe sostenuto una simile scelta.  Peraltro Moltke valutava la situazione dell’Austria, al termine della II Guerra Balcanica, come notevolmente migliorata. La rottura dell’alleanza tra Bulgaria e Russia, e il ridimensionamento della Serbia, offrivano indubbi vantaggi.

Sulla Serbia, e in genere sugli slavi, Moltke espresse a Conrad un parere, peraltro diffuso fortemente nei circoli dirigenti civili e militari tedeschi, su quello che sarebbe stato a suo avviso il carattere della prossima guerra: un conflitto razziale tra tedeschi e slavi. Questo acceso razzismo, con elementi di darwinismo sociale, non poteva certo esser condiviso da Conrad, che infatti replicò piccato che i popoli dell’Impero Asburgico, con una percentuale di slavi sul 48%, difficilmente avrebbero accettato di combattere una guerra razziale contro gli slavi. In realtà più che il riflesso di una posizione ideologica originale, il carattere razzista del confronto tra tedeschi e slavi sembra possa essere ascritto al timore crescente delle classi dirigenti tedesche a fronte del forte riarmo russo.

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