Close Combat: Modern Tactics

Quando l’estate scorsa ho recensito Close Combat: Cross of Iron scoprii sul sito della Sirtek una interessantissima notizia: la Matrix avrebbe pubblicato in futuro un seguito della serie, questa volta ambientato ai giorni nostri! Dopo 5 giochi dedicati alla seconda guerra mondiale finalmente un po’ di guerra moderna… Oltre tutto da tempo la Sirtek fornisce a diverse forze armate un simulatore basato sull’engine di Close Combat, e quindi tutto faceva pensare che si sarebbe trattato di un prodotto decisamente più avanzato rispetto a Cross of Iron, tratto appunto dalla versione per le forze armate (un approccio usato anche da Steel Beasts, ad esempio: il celebre simulatore di carri armati è acquistabile anche dal pubblico consumer, e si tratta di simulatore professionale di altissimo livello). Ero molto curioso di vedere a quale prezzo sarebbe stato venduto dalla Matrix, e quando un mesetto fa ho letto che Close Combat: Modern Tactics era disponibile al pubblico la prima cosa che ho fatto, prima ancora di leggerne le caratteristiche, è stata verificarne il prezzo.
Sorpresa: 29.99$. Voi direte: che bello! Invece il mio primo pensiero è stato: mmmmmm.
Steel Beasts Pro Personal Edition costa 125$. Il gioco medio della Matrix costa 39.99$. La riedizione del vecchio gioco “John Tiller’s Battleground Civil War” costa la stessa identica cifra, 29.99$, e si tratta appunto di una riedizione, con poche/nessuna novità rispetto all’originale. Costa 29.99$ anche Hornet Leader PC, che ho recensito poco tempo fa e mi aveva deluso non poco. E per finire costa 29.99$ anche Cross of Iron.
La politica di prezzi non può certo dirci tutto di un titolo, e sono molte le variabili che possono influire su questo tipo di decisioni; però di sicuro per gli standard Matrix si tratta di un gioco “economico”, e di certo se si fosse trattato di una “perla” avrebbero cercato di venderlo a un prezzo decisamente superiore.
Nonostante questi dubbi albergava in me la speranza che quanto meno il titolo fosse all’altezza della serie: ho scaricato la review copy, l’ho installata…

Ok, ok, avete già visto il voto, inutile fare i misteriosi.
Close Combat: Modern Tactics è a mio parere un gioco scarso, molto scarso; un’operazione commerciale che rende disponibile al grande pubblico una specie di mod di Close Combat V, a un prezzo decisamente esagerato rispetto ai contenuti offerti. La cosa più incredibile è ciò che si prova davanti a questo titolo conoscendo bene il resto della serie, o anche solo Cross of Iron: ci sono delle novità e delle aggiunte, come vedremo, ma il senso complessivo è di impoverimento, e non di arricchimento.
Ma procediamo con ordine.

All’avvio non ci è presentato alcun filmato introduttivo. La schermata iniziale è alquanto povera, e permette di iniziare a giocare una battaglia, di accedere all’editor, ai brevi tutorial (Bootcamp), alle opzioni e ai credits. La prima cosa da fare è cambiare risoluzione, visto che il gioco parte in 800×600, e quindi accedo alle opzioni. Le opzioni sono esattamente le stesse di Cross of Iron, anche se cambia leggermente l’impaginazione; ho scattato un paio di screenshot, come vedete non è che ci sia da sbizzarrirsi.
Vi consiglio, anche se va a scapito dell’estetica, di attivare l’opzione “Soldier Outlines Display”, visto che sulla mappa spesso le proprie unità sono quasi invisibili e fareste fatica a trovarle, mentre in questo modo saranno circondate da un bordino colorato che vi fornirà indicazioni su una delle caratteristiche selezionabili dal menu a tendina. Io trovo utile visualizzare la copertura (cover) dei singoli soldati, perché anche in CoI spesso è differente da quella che potremmo desumere dalla mappa: e in CCMT questo è purtroppo più vero che mai. Vi capiterà ad esempio di avere soldati coricati in una casa di cemento indicati come “allo scoperto” e altre amenità del genere.

I tutorial illustrano brevemente le caratteristiche del gioco ai neofiti. Chi è nuovo della serie e avesse malauguratamente deciso di comprare CCMT (invece che Cross of Iron) potrà apprendere i fondamenti del gioco; per i veterani sono del tutto superflui, visto che le pochissime novità sono di uso del tutto intuitivo, come vedremo nel dettaglio.

Prima di iniziare la prima missione vediamo di riassumere brevemente la meccanica di gioco tipica della serie. La serie Close Combat è nata nel lontano 1996 con l’ambizione di unire elementi di tattica e simulazione in un gioco in tempo reale con visione top-down (perpendicolare dall’alto).
Non si tratta in alcun modo di RTS, come Age of Empires o Starcraft, per capirci: non esiste la costruzione di edifici e unità, né la raccolta di risorse. Prima di ogni missione si scelgono le truppe che saranno ai nostri ordini (nei vecchi titoli, incluso Cross of Iron, con un semplice ma efficace sistema a punti: ogni unità ha un “prezzo” legato alla propria esperienza e potenza), poi le si guida in battaglia mediante comandi e waypoints. Non gestiremo i singoli uomini, se non nel caso dei cecchini e in poche altre eccezioni, ma piuttosto squadre di 5-12 uomini; ai nostri ordini anche un ampio repertorio di veicoli di ogni genere, tipici dell’ambientazione di quello specifico titolo.
Anche se i comandi che possiamo dare a squadre e veicoli sono quelli essenziali (movimento veloce, movimento normale, movimento cauto, fuoco, imboscata…) il gioco gestisce ogni singolo uomo in modo estremamente dettagliato, gestendo il suo stato di salute, il suo morale, il suo armamento specifico e addirittura la sua fatica fisica. Ogni milite ha caratteristiche diverse, quindi ad esempio in una squadra potrebbero esserci alcuni soldati coraggiosi e altri meno; alla fine di ogni missione i sopravvissuti possono ricevere dei bonus ad alcune loro caratteristiche ed addirittura essere premiati con delle decorazioni.
A questo punto è necessario, anche per capire il resto della recensione, sottolineare che uno degli aspetti in assoluto più riusciti e caratteristici della serie era proprio la gestione dei singoli uomini, quasi degna di un piccolo RPG (gioco di ruolo): infatti gli scontri più divertenti erano quelli della modalità “campagna”, con più missioni da svolgere in sequenza, utilizzando i sopravvissuti agli scontri precedenti e affiancandoli di volta in volta con rincalzi acquistati tra una missione e l’altra. Finivamo per pensare a quei disegnini striscianti sullo schermo come a veri soldati in carne ed ossa, ci si esaltava per le gesta coraggiose di quel caporale o ci si lamentava della codardia di quella squadra (che ci ripromettevamo di usare come carne da cannone alla prima occasione, per punizione!).
Era possibile giocare missioni singole, campagne brevi, dette “operazioni”, costituite da un numero limitato di missioni, oppure le campagne complete, costituite da numerose operazioni concatenate; questo sia contro un avversario umano che contro una modesta intelligenza artificiale, in genere resa competitiva da un netto vantaggio numerico, ma pur sempre divertente da battere.

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