Ageod’s American Civil War: The Blue and The Gray

Questo bellissimo sistema purtroppo non funziona e si complica quando il giocatore intende ottimizzare la gestione dei punti di comando per formare divisioni. Sull’utilità delle divisioni tornerò fra breve nella descrizione del gameplay. Ora rilevo che dal punto di vista dell’interfaccia la gestione delle divisioni è macchinosa. Qui il meccanismo di trascinamento e sovrapposizione non funziona. E’ invece necessario effettuare una selezione multipla delle brigate da assegnare alla divisione, e successivamente cliccare su un apposito pulsante di unione. Alla divisione è poi possibile aggiungere nuove brigate attraverso il metodo della selezione multipla. La divisione così formata non è però a mio avviso adeguatamente evidenziata graficamente: essa compare nel riquadro delle formazioni con l’icona del suo comandante o dell’unità più rappresentativa, rischiando di trarre in inganno il giocatore, facendogli credere di trovarsi in presenza di una brigata singola. Vero è che la natura di divisione è visualizzabile leggendo il nome dell’unità, evidenziato in campo grigio; vero è anche tuttavia che le piccole targhette dei nomi possono sfuggire all’attenzione. La composizione della divisione è visualizzata poi solo in forma di pop up al momento dello scorrimento del mouse, o nel riquadro delle sottounità a destra, previa selezione dell’icona. Il problema della rappresentazione poco “trasparente” delle divisioni è poi aggravato dalla loro non semplice manipolabilità. Se ad esempio volete sostituire anche una sola brigata ad un’altra (esigenza frequente, ad esempio per ricambiare unità logorate o equilibrare meglio la formazione), dovete rassegnarvi a sciogliere completamente la divisione e riformarla da capo, operazione non poco noiosa.
Gli strumenti di controllo a disposizione del giocatore si arricchiscono attraverso ulteriori modalità di visualizzazione della mappa (attivabili con un semplice clic su tasti collocati in un’apposita finestra in basso a sinistra): che evidenziano ad esempio le linee di rifornimento, i confini dei singoli stati, le grandi regioni, le città strategiche, il controllo militare del territorio, la lealtà della popolazione.

Qui come in BoA, il complesso dell’interfaccia consente quindi al giocatore di disporre di tutte le informazioni con un clic o addirittura soltanto attraverso lo scorrimento del mouse, senza mai perdere di vista la mappa principale. Immediato è altresì l’accesso alla funzione di salvataggio o al menu (semplice clic su appositi tasti in alto a destra). AACW modella tuttavia anche decisioni a livello politico e di produzione strategica, assenti in BoA, e gestite attraverso diverse schermate, peraltro a loro volta estremamente amichevoli nell’interfaccia, come meglio si vedrà nella descrizione del gameplay. Molto utile l’apposita schermata riassuntiva delle unità schierate sulla mappa, raggruppate per tipologia, e filtrabili dal giocatore. Se quindi state riorganizzando il vostro esercito e non vi ricordate dove avete piazzato tutti i generali di corpo d’armata, potete filtrare questa schermata, far apparire l’elenco dei generali, ed accedere direttamente a ciascuno di essi cliccando sulla sua icona NATO.
Il gameplay di AACW si articola su numerosi livelli, incastrando elegantemente elementi politici, economici, diplomatici, di produzione bellica e di movimento sul terreno e sui mari. A livello politico generale il giocatore dispone di un numero di decisioni limitato, ma “questa è la storia, bellezza”. Come unionista può decidere di dichiarare l’embargo sulle esportazioni di cotone confederate, esponendosi a ritorsioni diplomatiche europee; può decidere di muovere la capitale minacciata dal nemico, con conseguente perdita di morale; dal settembre 1862 (se ha un morale sufficientemente elevato) può dichiarare l’emancipazione degli schiavi, fortemente riducendo le probabilità di intervento europeo a fianco delle Confederazione, aumentando il morale, ma esponendosi a reazioni negative da parte della popolazione di alcuni stati (contrariamente a quanto spesso si ritiene, diversi stati unionisti erano perplessi o addirittura contrari all’abolizione della schiavitù). Il giocatore confederato può a sua volta decidere di rinunciare ad esportazioni di cotone, con perdita economica ma innalzamento del morale della popolazione (suppongo più contenta di potersi vestire meglio), o può a sua volta spostare la capitale.

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