Isbuscenskij: l’ultima carica del Savoia Cavalleria

Le origini del Savoia Cavalleria risalgono alla fine del ‘600, quando avviene la trasformazione delle Gens d’Armes, formazioni di cavalleria pesante ancora dalle caratteristiche privatistiche e legate da rapporti feudali al sovrano, in reparti permanenti direttamente dipendenti dallo Stato.
Nel 1692 dall’organico della disciolta Brigata di Gens d’Armes del Piemonte vennero costituiti due diversi Reggimenti, uno dei quali venne in un primo momento denominato Mombrison e poi in base al nome dei comandanti.
Sempre lo stesso anno venne assunta la denominazione di Savoia Cavalleria, dalla regione dove venivano reclutati i cavalieri.
Il Reggimento combattè duramente in varie campagne militari durante la guerra di successione spagnola (1701 – 1713), in particolare contro le forze franco-spagnole.
Particolare menzione merita l’azione del Duca di Savoia Vittorio Amedeo II che condusse un’abile azione diversiva per distogliere le truppe ispano-francesi che assediavano la capitale Torino. Il tal modo fu possibile far entrare i rifornimenti necessari.

Nel corso del ‘700, Savoia Cavalleria partecipò pressochè a tutte le operazioni di guerra nel quale si trovò lo Stato savoiardo, nell’ambito della sua politica di difesa nei confronti delle grandi potenze europee dell’epoca (in primo luogo la Francia) e della sua politica espansionistica nella penisola italiana (1733 –1735 e 1742 – 1748).
Nel 1819 lasciò la specialità della cavalleria pesante per passare alla leggera, con il nome di Cavalleggeri di Savoia.
Nel 1832 riprese il nome di Savoia Cavalleria, fra i reparti di cavalleria pesante.
Il Reggimento prese parte a tutte le guerre d’indipendenza.
Durante la prima guerra d’indipendenza (1848 – 1849) prese parte alla battaglia di Pastrengo (30 aprile 1848), proteggendo il fianco destro dello schieramento sardo, ed alla successiva battaglia di Goito (30 maggio 1848), dove contribuì, in particolare con Aosta Cavalleria, a respingere il tentativo austriaco di aggiramento delle forze sarde.
Partecipò, dopo la ripresa delle ostilità, alla sfortunata battaglia di Novara (23 marzo 1849) che, di fatto, chiuse la guerra.
Nel 1859 partecipò alla seconda guerra d’indipendenza soprattutto con compiti di riserva e di protezione dei fianchi dell’Armata e, poi, prese la denominazione di Reggimento di Corazzieri Savoia.
Nel 1860 riprese l’antico nome di Savoia Cavalleria.
Nel 1866 prese parte alla terza guerra d’indipendenza ed i suoi squadroni caricarono a più riprese durante la sfortunata battaglia di Custoza (24 giugno 1866) per consentire un ordinato ripiegamento delle truppe italiane sconfitte dagli austro-ungarici.
Durante la Grande Guerra, il Reggimento inizialmente impiegò soltanto le proprie Sezioni mitragliatrici appiedate (la 1497^ Compagnia mitraglieri) sul fronte dell’Isonzo.
Nell’agosto del 1916 insieme a tutta la III Divisione di Cavalleria puntò sulla conca di Aidussina nell’ambito delle operazioni della conquista di Gorizia.
Nel periodo ottobre – novembre 1917, dopo Caporetto,  protesse il ripiegamento di reparti di fanteria e contribuì notevolmente e ritardare l’avanzata delle truppe tedesche ed austro-ungariche.
Un anno dopo, il 30 ottobre 1918, il Reggimento, alle fasi finali della battaglia di Vittorio Veneto, si lanciava all’inseguimento delle truppe nemiche in rotta: passava i fiumi Piave, Livenza e Tagliamento, spingendosi verso San Martino e Sedriano e catturando interi reparti austro-ungarici impegnati in duri combattimenti di retroguardia.
Il 3 novembre 1918 una pattuglia di Savoia Cavalleria entrava in Udine, mentre il giorno successivo, il giorno dell’armistizio che chiudeva la Grande Guerra per l’Italia, un reparto del Reggimento giungeva fino a Caporetto.
Il Reggimento ebbe due citazioni nel bollettino del Comando Supremo (i nn. 1264 e 1268) ed una medaglia di bronzo al valor militare.
Nel 1920 acquisì la denominazione di Reggimento Savoia Cavalleria.

La storia del Savoia cavalleria in Russia inizia nel 1941 quando il Duce informato dell’attacco tedesco contro l’Unione Sovietica sperando in un’altra blitzkrieg decide di inviare un corpo di spedizione per poter partecipare alle future trattative di pace. Dopo ormai tre anni di guerra l’asse aveva raggiunto la sua massima espansione territoriale. Nel 1942 le truppe italo-tedesche comandate da Rommel erano a soli 80 km da Alessandria, Malta sembrava prossima alla resa, le panzer divisionen sul fronte orientale avanzavano vittoriose verso i ricchi campi petroliferi del Caucaso. In questo scenario, in Russia, il corpo di spedizione italiano teneva a fatica il passo dell’alleato tedesco.
Il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR), era costituito da due divisioni di fanteria, la Pasubio e la Torino, e una divisione Celere. Quest’ultima comprendeva due reggimenti di cavalleria, il Savoia e i Lancieri di Novara, reparti di Bersaglieri e di Camicie Nere (CCNN ). Le nuove disposizioni giunsero inaspettate al Savoia, che era di ritorno dalla Jugoslavia. La partenza avvenne fra il 20 e il 23 luglio, dalla stazione ferroviaria di Tavernelle Altavilla, fra Lonigo e Vicenza. Il CSIR era diretto verso Jampol, sul Dniestr, dove sarebbe andato a costituire la riserva dell’XI armata di von Schubert. Più fortunati furono il secondo squadrone e il comando, che arrivarono direttamente a Botosani, in Romania. Le tradotte che trasportavano gli uomini del primo, del terzo e del quarto squadrone si fermarono invece a Borsa, in Ungheria, e costoro dovettero attraversare i Carpazi per congiungersi con il resto del Reggimento. Questo fu uno dei primi di tanti problemi logistici che avrebbero tormentato le truppe dell’Asse, e in special modo i reparti italiani, per l’intera campagna.

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