Supremacy: Four Paths to Power

Questo nuovo prodotto della Matrix Games, che mi è capitato malauguratamente di provare, rimane in effetti uno dei peggiori prodotti con cui abbia mai giocato. In effetti potrei dire di non avere avuto un esperienza così noiosa da molto tempo davanti al mio PC.
Capisco bene che la questione può essere molto soggettiva, anzi sono sicuro che sia così: ma non posso in questa recensione che dare una valutazione completamente negativa di questo nuovo gioco. Il motivo di tale posizione non è sicuramente nel preconcetto verso giochi a turni – né verso la modesta grafica di gioco con cui il prodotto si presenta. Ma nel nostro caso, è l’insieme delle cose a decretare la fine ludica di questo prodotto.
Ma veniamo al succo del gioco. Quello di cui stiamo parlando è un gioco a turni in cui si cerca di portare il giocatore sul campo di uno scontro spaziale, al fine di ottenere la supremazia sull’avversario.
Se tra voi ci sono eretici, che non sanno che cos’è un gioco strategico a turni, dirò solo due cose. La prima è che forse avete sbagliato indirizzo Internet e vi consiglio di controllare; la seconda è quella di pensare a due fasi ben definite degli scontri militari, il livello strategico e quello tattico. Il primo si prefigge lo scopo di muovere unità e pianificare azioni al fine di vincere la battaglia, il secondo invece si limita a voler ottenere un risultato limitato sul campo, adottando tecniche di combattimento variabili a seconda dell’ambiente, e delle armi disponibili.
Ecco: questo gioco appartiene al primo gruppo, e perciò qui dentro non si chiederà al giocatore di elaborare complicate manovre per distruggere un singolo carro o un’unità di fanteria, ma ci si limiterà a dire a quell’unità di distruggere il carro. Se poi l’unità è in grado di farlo o meno, questo è un altro discorso. Capirete che il gioco strategico a turni permette una profondità molto superiore a quella di un strategico in tempo reale, salvo rare eccezioni, ma pecca in dinamismo e velocità. Se quindi siete appassionati di quest’ultimo aspetto, allora per voi la recensione finisce qui, altrimenti continuate pure a leggere.

Nella più che classica gestione a turni, anche questo gioco permette al giocatore di muovere, agire e attaccare con tutte, nessuna o parte delle proprie unità e delle sue infrastrutture, fin tanto che non si cede il turno all’avversario, il quale potrà fare altrettanto.
La giustificazione per picchiarsi questa volta sta nella semplice distruzione dell’avversario. Niente di più niente di meno. La scelta iniziale cade tra quattro avatar con caratteristiche diverse in quanto a possibilità di combattimento. Queste caratteristiche, da quanto mi è sembrato di capire, poi si riflettono sulle prestazioni delle vostre unità, anche se onestamente non ho notato grandi differenze.
Una volta scelta la fazione si passa a stabilire il tipo di scontro e le dimensioni della mappa di gioco. Non esiste una partita in modalità ‘campagna’. L’unico gioco possibile è quello di pura schermaglia, con la possibilità di ingaggiare un avversario umano sia on-line che sullo stesso Pc.
Sono possibili missioni preconfezionate su mappe più o meno grandi, con obbiettivi variabili tra la distruzione pura, il recupero di eroi prigionieri, la conquista di tutti i pianeti presenti, la resistenza a forze soverchianti in attesa di rinforzi.
Fino a questo punto ovviamente niente da dire, quindi fiducioso sono andato avanti affrontando la mia prima missione. E qui già l’asino cominciava a incespicare pericolosamente.
Infatti la prima cosa che ti salta all’occhio quando inizi una partita è di avere a disposizione una visione con telecamera mobile sulle tre dimensioni e un bellissimo, e completamente inutile, zoom. Del resto anche la possibilità di muovere la telecamera non ha alcun senso pratico, dato che l’intera battaglia si svolge in una scacchiera a due dimensioni, senza nebbia di guerra o altri sistemi di occultamento delle navi avversarie fuori dalla portata visiva e sensoriale della vostre unità; senza pianeti di grosse dimensioni tali da nascondere parte dello spazio, campi asteroidali e quant’altro possa in qualche modo giustificare uno spostamento del punto d’osservazione; neppure la mappa è talmente grande da non essere completamente compresa nel minimo livello di zoom. Quindi, salvo alcune eccezioni, l’inquadratura rimane sempre costante, a volo d’uccello sopra le unità schierate, che sono completamente fuori scala, con pianeti microscopici rispetto alle navi e caccia monoposto grandi quasi come navi da battaglia.

Ad osservare tutto dall’alto, sembra di giocare a dama. Avete capito benissimo, non esagoni come si confà anche al più scialbo gioco del genere, ma una scacchiera! E avete letto benissimo, il gioco si dà arie di simulatore di scontri spaziali ma non ha la terza dimensione di gioco, non ha campi asteroidali, nubi di gas o pianeti di enormi dimensioni.
Ora, è dai tempi di Battle Isle 2 che è possibile fornire, in un mondo bidimensionale di un gioco a turni, l’opzione di volo, immersione e quella di occultamento di unità non in vista o non rilevate dall’avversario a causa di ostacoli o altro. Come è possibile che nel 2005, una casa esperta e navigata coma la Matrix produca un gioco con navi spaziali in solo due dimensioni, e con movimenti diagonali zigzaganti tra un quadrato ed un altro? Onestamente al momento della scoperta di questi ‘dettagli di poco conto’ comparsi dopo appena dieci minuti di gioco, ho perso immediatamente interesse verso questo prodotto.

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