La Battaglia di Agincourt

Furono gli esploratori del Duca di York i primi inglesi a vedere l’armata principale francese, che si parava dinanzi a loro tra i villaggi di Tramecourt e Agincourt. Ora le due armate erano l’una davanti all’altra. Impossibilitati ad avanzare, gli inglesi decisero di accamparsi per la notte vicino al villaggio di Maisoncelle.
La notte passò silenziosa nel campo inglese, dove molti dei soldati di Enrico affidavano le loro anime a Dio e preparavano le loro armi per la battaglia. Diversa aria si respirava nel campo francese, dove l’atmosfera era rilassata, quasi festosa, nonostante la pioggia che continuava a cadere, accompagnando la veglia dei contendenti per tutta la notte.
All’alba del 25 Ottobre 1415, le armate si mossero prendendo la loro posizione di battaglia. L’armata inglese era formata da 6.000 uomini, 1.000 erano uomini d’arme armati perlopiù con spade e lance lunghe circa 4 metri, i 5.000 restanti erano arcieri dotati del temibile arco lungo.

I Re Inglesi si erano accorti da tempo delle potenzialità dell’arco lungo, fin dalla fine del 1200, dopo la vittoriosa conquista della Scozia. In questa campagna, erano stati proprio gli arcieri Gallesi (infatti l’arco lungo è originario del Galles) l’arma vincente di Eduardo I. I sovrani inglesi si dimostrarono maestri nella promozione dell’arco lungo, e non c’era villaggio in Inghilterra che non vantasse valenti arcieri tra la sua cittadinanza. Si calcola che l’arco lungo potesse scagliare frecce oltre i 450 metri, anche se la distanza effettiva per ferire o uccidere un uomo era inferiore ai 50 metri.

Per quanto riguarda l’armata francese, rimane qualche perplessità sulla sua esatta consistenza. Mentre gli storici dell’epoca parlano di una forza tra i 30.000 e i 150.000 uomini, gli storici moderni hanno ridimensionato queste cifre portandone il numero tra i 20.000 e i 30.000. L’esercito francese era composto da veterani, tra le cui fila trovavano posto anche alcuni mercenari italiani.
I francesi disposero la loro armata su tre linee. Le prime due erano formate da uomini d’arme appiedati, comandanti dal Connestabile d’Alberet, dal Maresciallo Boucicaut e dal Duca di Orlean, la terza era formata dalla cavalleria pesante. A proteggere i fianchi dello schieramento francese, c’erano a destra i circa 1.600 cavalieri del Conte di Vendome, e sul lato sinistro gli ottocento di Clignet de Brabant. Gli arcieri francesi presero posizione tra la prima e la seconda linea. Il piano francese era semplice, soverchiare gli inglesi con il numero delle prime due linee, e utilizzare la cavalleria per impedire la fuga dei superstiti. Purtroppo i francesi non avevano fatto i conti con l’arroganza dei loro stessi nobili. Questi, presi dalla voglia di primeggiare, e di far sventolare il loro stendardo sugli altri, si portarono in avanti cacciando indietro gli arcieri francesi.  Secondo gli storici dell’epoca, alcuni arcieri francesi non riuscirono a tirare neanche una freccia.
Enrico, invece, pose i suoi uomini in un’unica linea. Gli uomini d’arme inglesi furono divisi in tre contingenti comandati al centro dal Re in persona, a destra dal Duca di York, e a sinistra da Lord Camoys. Schiere di arcieri erano poste ai lati della formazione e fra i tre contingenti, ma ci sono controversie tra gli storici al riguardo. I fianchi inglesi erano protetti invece dalle foreste intorno alle città di Agincourt e Tramecourt.
Tra le 7 e le 11 del mattino l’armata inglese si mosse, avvicinandosi all’esercito avversario, portando gli arcieri a distanza di tiro e invitando i francesi ad attaccare. Dagli arcieri inglesi partì una prima mortale scarica di frecce che investì i balestrieri francesi, che si erano portati davanti alla loro prima linea, gettandoli nel panico e facendoli ripiegare. A questo punto il Conte di Vendome decise di lanciare la sua cavalleria sul fianco destro all’attacco, subito seguita dai cavalieri posti sul fianco sinistro. La velocità della cavalleria, normalmente di circa 30 Km/h, venne però frenata dal terreno bagnato dalle piogge della notte precedente; inoltre le fila dei cavalieri non erano compatte, poiché molti di loro non avevano rispettato la linea e si erano allontanati dalla formazione principale per colpa della lunga attesa.
Un nuovo lancio di frecce proveniente dagli archi lunghi degli inglesi si schiantò sulla cavalleria francese. Vittima eccellente fu proprio il Conte di Vendome. Con il loro comandate morto, e con i cavalli fuori controllo per via delle ferite, la cavalleria francese entrò nel caos più totale ritirandosi sotto una pioggia di frecce.

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