Quando i “maiali” forzarono Alessandria

La terza coppia è composta dal capitano delle armi navali Vincenzo Martellotta e il capo palombaro Mario Marino.

A costoro era stato inizialmente assegnato un grande bersaglio, una portaerei. Ma poco prima dell’azione una ricognizione aerea aveva rilevato che in realtà la portaerei aveva mollato gli ormeggi il giorno prima, per dirigere verso l’Atlantico. Era stato dunque assegnato loro un bersaglio di ripiego: una petroliera norvegese, che, se meno nobile per il prestigio, rappresentava una grande possibilità per un attacco in grande stile. Il piano infatti prevedeva di disporre intorno all’obiettivo altre 4 bombe incendiarie galleggianti, che avrebbero dovuto infiammare la nafta fuoriuscita dalla petroliera e, a cascata, le altre petroliere ormeggiate, trasformando il porto di Alessandria in un girone dantesco.
I due comunque non rinunciano a cercare una preda più grossa nei due punti di ormeggio abituale delle portaerei. Non trovano alcun ghiotto obiettivo militare e inizialmente,per errore, cominciano a collocare le cariche sotto un grosso incrociatore. Resisi conto dell’errore proprio all’ultimo, si dirigono verso la petroliera più grande in vista, una nave norvegese (Sagona) di 8000 tonnellate di stazza, non prima però di aver rischiato di essere scorti dalle sentinelle a bordo del caccia erroneamente puntato. Lungi istanti immobili, immersi sotto il pelo dell’acqua, portano Martellotta al limite della sopportazione fisica dell’ossigeno. Capogiri, conati di vomito, lo costringono a liberarsi della maschera e navigare in superficie. Arrivati sul punto, incarica il suo secondo di collocare la carica e questi, con un po’ di difficoltà a causa dell’eccessiva leggerezza del mezzo con un solo operatore e dall’arrivo di un piccolo cacciatorpediniere, riesce comunque nella sua missione. Infine collocano le bombe incendiarie e si dirigono a terra al molo dei carboni. Affondano il mezzo e le apparecchiature, distruggono la muta e si dirigono verso l’esterno del porto, dove però vengono bloccati ed arrestati. Mentre vengono interrogati, i pensieri dei due assaltatori sono rivolti solo all’esito della missione. I loro dubbi vengono però sciolti alle 5.54, udendo una forte esplosione in rada, seguita poi da altre due intervallate da venti minuti.

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