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L'Onore d'Italia

Discussione in 'Strategici - Generale' iniziata da Luigi Varriale, 10 Febbraio 2019.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    24 maggio 1940

    "I miei informatori presso il Comando di Gamelin, mi assicurano che gli alleati hanno optato per il piano anteguerra di penetrare in territorio belga con l'estrema sinistra del loro schieramento" Sbatto l'asticella di legno sulla carta murale che uso giornalmente per gli aggiornamenti della situazione sul fronte occidentale. "Ho notizie certe circa l'entrata in Belgio di due corpi d'armata inglesi. Si sono schierati a protezione del bacino minerario di Mons e a presidio della sponda sinistra della Schelda. Non sono riusciti a penetrare in Anversa, dove i Tedeschi li hanno preceduti. Le rimanenti divisioni del BEF si sono schierate in riserva tattica alle spalle della 9a armata francese."

    "Se il piano tedesco da voi prospettato è corretto, così facendo si espongono ad un disastro", interviene il Generale Guzzoni con aria molto grave.

    "Solo se i Tedeschi riescono a sfondare nelle Ardenne" rispondo, facendo di tutto per nascondere le mie conoscenze pregresse. "Aggiungo che gli Inglesi ci credono davvero a questa spedizione in Francia; hanno trasportato via mare il loro preziosissimo corpo corazzato, che ha preso terra ieri a Le Havre. Inoltre i Francesi hanno anche una concentrazioni di carri armati a nord ovest di Parigi, pronti a muovere."

    "La resa del Belgio ha invogliato gli alleati a penetrare nel suo territorio per salvare il salvabile" interviene Mussolini. "Ma il corpo di spedizione inglese dietro a Sedan da consistenza l dispositivo alleato. Con l'aggiunta dei due corpi corazzati potrebbero fermare l'avanzata del gruppo di armate di Rundstendt" aggiunge il duce in una sua rara analisi militare sensata.

    "Ho ricevuto ieri una chiamata di Hitler in persona" continua il capo del governo rivolto a tutti i presenti. "Mi ha chiaramente domandato quali siano le mie intenzioni circa il nostro rispetto del trattato di alleanza. Gli ho risposto che mi sarei consultato con i miei capi militari."

    "Sono loro che hanno violato per primi i termini del Patto d'Acciaio" mi affretto a ricordare al Duce. "Ribbentrop ha spergiurato che non avrebbero cominciato nessuna guerra fino al 1942. Se noi attacchiamo la Francia adesso, sarà una macchia indelebile sulla nostra storia ed il nostro popolo se la porterà dietro per decenni se non per secoli."

    "Oltretutto", si accoda il Generale Badoglio, "oltretutto non abbiamo più nulla al nord: c'è rimasto il corpo d'armata alpino a Torino. Le uniche forze disponibili nella penisola sono quelle del I corpo d'armata a difesa della capitale, ed un paio di divisioni della Guardia alla Frontiera in Sicilia ed in Sardegna. Tutto il resto è in Libia."

    "Ma abbiamo ancora tutte le nostre forze aeree e navali", ribatte Mussolini, in preda ad uno dei suoi classici momenti di indecisione. Si vede ad occhio nudo quanto lo ripugni fare la figura del Pavido di fronte ai Tedeschi che sono già da mesi strenuamente impegnati in guerra.

    "Duce" insiste Badoglio: "abbiamo fatto dei piani; cambiarli in corsa potrebbe rivelarsi veramente pericoloso per noi. Il SIM riporta che gli Inglesi hanno rinforzato l'Egitto con forze aeree e terrestri. Subodorano venti di guerra. Se fosse l'Inghilterra a precederci in una dichiarazione di guerra, tutte le nostre forze colà dislocate, senza l'appoggio dell'aviazione e della Marina, sarebbero in pericolo di venire attaccate e travolte. Sareste disposto a sacrificare la Libia per andare incontro a Hitler?"

    Il Badoglio di questa linea temporale lo vedo più battagliero del "pietro l'opportunista" della storiografia. Evidentemente la chiarezza di piani anteguerra, lusso che storicamente non ebbe, lo rende più deciso e più baldanzoso nei confronti del duce.

    In una pausa durante la seduta mi apparto con il Duce e con il Conte Ciano in una stanza dove consumiamo un rapido pasto.

    "In qualità di vostro consigliere personale duce vi consiglio quanto segue:" cerco di dare man forte al capo di stato maggiore. Competiamo la preparazione e la pianificazione per l'attacco all'Egitto e a Malta. A cose fatte dichiariamo guerra all'Inghilterra ma non alla Francia. Così facendo non appariremo come i pugnalatori alle spalle dei Francesi. Se i Francesi si sentiranno obbligati a dichiararci guerra per onorare la loro alleanza con i Francesi, bene; saranno loro gli aggressori. Noi avremo reso noto al mondo che non attacchiamo alle spalle. Ho ancora piena fiducia nelle mie previsioni di caduta della Francia" dico mentendo a me stesso ed ai miei interlocutori. "Non intervenendo contro la Francia mostreremo che non siamo i cani da riporto dei Tedeschi, che ripeto il Patto d'Acciaio l'hanno violato per primi".

    Mussolini spazientito:

    "Ma se i Tedeschi vincono a noi non lasceranno niente! "Saremmo una potenze di second'ordine. Ce la faranno pagare!"

    "Non se facciamo la nostra parte contro l'Inghilterra. Loro impegnano i Francesi e noi gli Inglesi. Strategicamente l'attacco all'Egitto per noi ha più senso. I Tedeschi fanno i loro interessi, noi dobbiamo fare i nostri".

    "Esiste anche la politica, alla quale la strategia si deve sottomettere" sbotta il duce che proprio non digerisce di deludere il suo socio in affari.

    "Sono d'accordo con voi duce. Ma non fino al punto da rischiare disfatte militari. La prima cosa che dobbiamo evitare se entriamo in questa guerra sono le disfatte militari. Non abbiamo la capacità industriale per riprenderci da rovesci militari di grande portata. Dite ad Hitler che avete raccolto le vostre forze per un attacco all'Impero britannico e che la sbrighi da solo con il putiferio che ha scatenato sul continente. Nella peggiore delle ipotesi", prego mentalmente che non sia così,"nella peggiore delle ipotesi i Tedeschi possono impegnare i Francesi per molto tempo. Nel frattempo noi ce la vedremo con il nostro nemico principale nel NOSTRO teatro di guerra, dove i Tedeschi non devono venire a mettere il naso".

    Mussolini, voltandomi le spalle si appoggia con entrambe le mani alla scrivania. Guarda fuori dalla finestra dove spende un bel sole romano.

    "Sta bene" fa senza voltarsi, facciamo questa guerra in Africa. Metterò le ali ai piedi di tutti perché si accelerino i preparativi. Guai se arriviamo tardi all'appuntamento con la storia".
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    Credo invece che sia piuttosto realistico. Storicamente la Kriegsmarine le tentò tutte per sortire alla caccia dei convogli alleati con le navi di superficie oltre che con i sommergibili. Alla fine dovette rassegnarsi come hai detto tu a tenere le navi in porto o a subire perdite decisive, il che avvenne comunque alla fine della guerra.Tutto il peso della guerra in Atlantico fini per ricadere sull'arma subaquea. Riuscire a sfuggire ad una caccia della RN per le navi di superficie era già considereato un successo. Qui Reader proverà ad attenersi ad una strategia leggermente più aggressiva. Tento le navi in porto non servono a nulla.
     
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  3. Luigi Varriale

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    26 maggio 1940

    Si conclude la battaglia navale di Capo Rosyt come l'hanno battezzata i Tedeschi nel loro bollettino di guerra dove annunciano l'affondamento dell'incrociatore da battaglia Renown e dell'incoriciatore pesante Tourville della Marine Narionale francese. I Tedeschi riportano pure l'affondamento del sommergibile Sorcouf, pure questo francese. Il comando della Marina tedesca lamenta da parte sua la perdita dell'incrociatore pesante Lutzow; interessante il fatto che se è una perdita, la chiamano incrociatore pesante e non corazzata. Hitler ha fatto appena in tempo a ribattezzare la Deutschland, Lutzow. Bella figura sarebbe stata quella di avere la "Germania" affondata.



    Io la battaglia non l'ho seguita; ero troppo impegnato sul fronte occidentale, ma andando ad esplorare la zona a battaglia conclusa, vi dico che il Renown lo vedo ancora a galla anche se parecchi malridotto, nell'ancoraggio d'emergenza di Newcastle, L'Admiral Sheer arranca verso lo Skaggerak anch'essa mezza demolita ed in effetti l'incrociatore Tourville è sparito dalla circolazione.



    Della battaglia vera e propria però, non so darvi dettagli.



    Ho anche notato che è un po' che non vedo l'U47 di Gunther Prien. Normalmente cerco di stare attento ai battelli in emersione in mezzo all'Atlantico. In porto nel baltico non c'è, in Atlantico neppure; che gli alleati l'abbiano affondato? I convogli alleati sono pesantemente scortati da una media di 5 o 6 cacciatorpediniere francesi ed inglesi che fanno la spola dal Canada agli approcci occidentali, e di sommergibili tedeschi non ce ne sono ancora abbastanza. Doenitz sarà incazzato nero.



    In navigazione nelle acque prospicienti Scapa Flow, ho visto anche una portaerei inglese diretta proprio verso la sua base, scortata da naviglio leggero. Probabilmente deve aver preso parte anche lei alla battaglia navale. Considerando le forze che probabilmente gli Inglesi hanno impegnato in questo scontro e considerando che la Sheer ha oramai quasi riguadagnato la costa danese; considerando infine le perdite reali ed osservabili delle due parti, direi che per i Tedeschi è stato un successo. Ma la loro strategia navale è tutta da rivedere. Se fossi in loro, con a disposizione le basi norvegesi, rafforzerei la Luftwaffe o meglio creerei un'aviazione di marina per attaccare dal cielo gli Inglesi nel mare del nord e fargli abbassare la cresta. La qual cosa aprirebbe pure un corridoio al passaggio delle navi di superficie tedesche in Atlantico.
     
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  4. Luigi Varriale

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    4 giugno 1940

    Gradevolissima la temperatura a Roma. Il sole spende alto nel cielo senza nemmeno una nuvola e non mi abituerò mai a quanto limpida e pulita è l'aria nel bel mezzo della città. Pare di stare su una cima alpina. Sono assolutamente convinto che Roma fosse nel 1940 la più bella città del mondo.

    Butto via il mozzicone di Toscano, che tanto è una foglia di tabacco e quindi non inquina e mi preparo a scendere nei sotterranei di Supermarina. Il maledetto Ammiraglio Iachino mi ha convinto a provare un mezzo toscano un paio di mesi fa, e ora ne sono schiavo. Mi rilassa sfumacchiare, specialmente nei momenti di attesa. Non che sia preoccupato per la mia salute; con i piani che ho in mente, potrebbe essere messa a rischio in ogni caso.

    A partire da questo momento, si comincia a fare sul serio, dal momento che le divergenze temporali che l'Italia si appresta a provocare nella storia della Seconda Guerra Mondiale non sono di poco conto. L'Italia entra in guerra con un piano preciso, anche se non sono convinto che abbia ancora messo insieme forze adatte e sufficienti per metterlo in esecuzione con successo. Comunque un piano c'è, e ci sono anche delle chiare linee guida per la condotta della guerra: niente disastri militari, niente dispersione di forze, concentrazione di tutte le risorse su un solo obiettivo: il nostro obiettivo, quello che sono riuscito a far digerire al Duce e su cui i comandi supremi delle forze armate concordano, è l'abbattimento delle posizioni imperiali inglesi in Africa e Medio Oriente. Nulla ci deve distogliere da questa meta.

    Nella sala operativa del comando della Marina è presente anche il Duce, che stamani è in visita prima dell'inizio dell'operazione C3, come è stata battezzato l'assalto a Malta, che dovrà aprire col botto la nostra entrata in guerra. Mussolini compiaciuto osserva i modellini delle navi e degli aerei sulla gigantesca carta nel mezzo dell'enorme sala operativa. Intorno ad essa, l'Ammiraglio Iachino, capo della sezione piani di Supermarina, l'Ammiraglio Cavagnari, capo di stato maggiore, e l'Ammiraglio De Bortolo, ufficiale di stato maggiore. Questi sono gli uomini che controllano strettamente le operazioni navali da questa sala. Uno stuolo di operatori alle radio ed ai cifrari, è pronta a trasmettere all'ammiraglio comandante in mare tutte le istruzioni necessarie.

    Personalmente non condivido la scelta di un controllo centralizzato delle forze in mare. Preferirei che al comando superiore imbarcato venissero dati gli obiettivi di una data operazione e che poi esso avesse la piena autonomia su come raggiungerli, alla maniera di come fanno gli Inglesi; e si sa che gli Inglesi in mare ci sanno combattere. Tuttavia non mi azzardo ad entrare in questioni organizzative interne delle forze armate, che sarebbe poi ben al di fuori delle mie competenze.

    Nella sala attigua alla grande sala operativa, mi intrattengo con il Duce per qualche minuto.

    "Duce ho una richiesta da rivolgervi a titolo di compenso per le mie attività in favore dello stato"

    "Vi ascolto Donato".

    "Vorrei un aereo da trasporto ai miei ordini, per spostarmi liberamente nelle zone di guerra per osservare le operazioni da vicino"

    "Non se se parla nemmeno".

    "Duce non vi ho mai chiesto nulla!"

    "Quanto vicino alle operazioni ?!"

    Comando superiore in mare, o comando di gruppo aereo o di divisione terrestre?!"

    "Troppo pericoloso, se vi fate ammazzare, addio informazioni"

    "Starò attento mi muoverò solo nelle zone più sicure"

    "In mare non ci andate; troppo pericoloso. In aria neppure. Potete visitare un comando di gruppo aereo ma niente volo"

    "Duce va bene per l'aria, ma in mare lasciatemi andare. Solo sulle corazzate".

    "Come vi terrete in contatto con me e con supercomando?"

    "Vi manderò un rapporto via fonogramma ogni tre giorni ovunque mi trovi, ed in qualunque momento voi potrete richiamarmi a Roma."

    Il Duce medita, stretto nella sua uniforme della milizia, melone inclinato di lato, mentre pensa con le braccia conserte, rivolto al muro di cemento armato della dependance della sala operativa navale. Spero vivamente che accetti la mia richiesta. Ho letto libri della seconda guerra mondiale per tutta la mia vita. Questa è la mia unica occasione di vederla dal vero ed incontrarmi con quelli che sul campo l'hanno combattuta.

    Dopo lunga pausa di riflessione, con movimento deciso il dice si gira verso di me:

    "Disporrò che il Conte Ciano vi metta a disposizione uno dei suoi velivoli SM 82 di collegamento".

    "Potrò decidere liberamente dove andare?"

    "Entro i limiti di sicurezza che avete voi stesso fissato. Quale sarebbe la vostra prima meta?"

    Imbarcarmi su una delle nostre corazzate in preparazione per Malta".

    "Tornerete qui ogni volta che ve lo ordinerò, e non salirete mai su una nave che ha come destinazione aree al di fuori della protezione aerea di base a terra."

    "Sta bene".

    Rientriamo tutti e due nella sala operativa principale. L'ammiraglio De Bortolo sta spostando modellini sull'enorme tavolo, che rappresenta il teatro mediterraneo. Le nostre forze navali si stanno assembrando per l'operazione d'assalto anfibio contro Malta.

    "La squadra navale" inizia a declamare Cavagnari, "sarà temporaneamente riunita per l'effettuazione di questa operazione. La prima divisione Navi da Battaglia" dell'ammiraglio Brivonesi, ed indica i modellini dell'Andrea Doria e del Giulio Cesare, scortata dal cacciatorpediniere Lampo, si disporrà ad est dell'isola fortificata di Malta per iniziarne il bombardamento contro costa. La seconda divisione Navi da Battaglia dell'ammiraglio Bergamini, con la corazzata Cavour e l'incrociatore leggero Bande Nere, prenderanno posizione a sud est della fortezza nemica.

    L'ottava divisione incrociatori, al comando dell'ammiraglio Marenco di Moriondo, si terrà a ponente dell'Isola per completarne l'accerchiamento. Tutte queste forze saranno assegnate al bombardamento di preparazione in vista dell'assalto anfibio che sarà portato dalla 1a Armata da Tobruk. I mezzi da trasporto e sbarco sono in corso di approntamento nella base navale cirenaica, e sarà compito della marina trasportare questi uomini in sicurezza attraverso il Mediterraneo. L'azione nostra, almeno in un primo tempo non dovrebbe essere contrastata, visto che conteremo su un certo effetto sorpresa. In questo primo tempo l'intervento dell'aviazione sarà evitato; la ricognizione ha identificato troppe batterie antiaeree. Sarà la flotta ad ammorbidire dal mare le difese dell'isola. Il corpo aereo del Conte Ciano, si limiterà all'inizio a missioni di ricognizione per accertare i danni provocati dal bombardamento contro costa.

    Se e solamente se, giudicheremo che l'azione navale ha avuto effetti decisivi, allora ordineremo alla prima armata di muovere con i suoi mezzi di trasporto e di sbarco. A vigilare all'altezza della congiungente peloponnesica-cirenaica, vi sarà il sommergibile Leonardo Da Vinci, del Capitano di Corvetta Vidoni. Suo compito, vigilanza attiva e pattugliamento allo scopo di identificare ogni reazione navale britannica da Alessandria. Al momento non ci risulta che il nemico abbia forze navali a Gibilterra, quindi da quella parte non ci dobbiamo preoccupare.

    Se il bombardamento navale non avrà dato i risultati sperati, allora annulleremo la parte anfibia dell'operazione e ci prepareremo a nuove operazioni contro l'isola fortificata, che rimarrà obiettivo prioritario delle nostre operazioni sul mare. In questo modo minimizzeremo le probabilità di un fallimento nella nostra prima operazione, che risulterebbe in un'immediata perdita di prestigio nelle fasi iniziali della guerra. Se il bombardamento non avrà gli effetti sperati, faremo finta che la parte anfibia non esiste. Domande?"

    Sguardi intensi ma nessuno chiede nulla.

    "Signori", conclude Cavagnari, "Mettiamoci al lavoro".
     
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  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    30 giugno 1940

    I combattimenti sul fronte occidentale sono furiosi. Non si tratta di uno stallo come nella prima guerra mondiale, ma i Tedeschi incontrano difficoltà. Nella parte sud del settore di operazioni, tra Sedan e Chalon, il gruppo di armate A va incontro ad un mezzo disastro: la prima armata francese, rinforzata da tre divisioni di riserva e dal I corpo corazzato britannico, contrattacca il III corpo panzer che era riuscito ad attraversare la Mosa. Dopo due giorni di accaniti combattimenti, i Tedeschi sono ributtati al di là del fiume con pesanti perdite e devono abbandonare molti carri armati sulla sponda francese. Gli alleati pagano un prezzo elevato per questa vittoria, dato che il I corpo corazzato britannico è spazzato via dal fuoco difensivo dei carri tedeschi, prima che questi siano definitivamente obbligati ad abbandonare le loro posizioni. La prima armata francese è ridotta anche lei a meno del 50% degli effettivi, ma Sedan è di nuovo nelle mani degli alleati ed un corpo panzer è scomparso dall'ordine di battaglia tedesco.

    I Tedeschi dal canto loro, visto che non riescono a sfondare con le truppe corazzate, oramai hanno esaurito il fattore sorpresa, organizzano una vasta operazione aviotrasportata, lanciando entrambe le loro divisioni paracadutiste, la 7a su Lille e la 1a a nord di Amiens, con l'idea di tagliare fuori da ogni porto il II corpo del BEF e la 1a divisione corazzata francese sulla manica. Quest'azione di sorpresa espone anche al pericolo di distruzione il coamando stesso del BEF, che ho identificato proprio ad Amiens.

    A l'Aja continua ancora l'eroica resistenza della 1a armata olandese, che ha trasformato la città in una fortezza. Ma secondo me i giorni di questa resistenza sono contati. Vero che i difensori sono riforniti dal mare attraverso il grande porto; vedo dall'alto l'incessante coda di navi che fanno la spola con l'Inghilterra, ma è anche vero che le forze tedesche che premono sulla città sono preponderanti.

    Il generale Alfieri, addetto militare a Berlino, dice che i Tedeschi ostentano sicurezza, ma al contempo si fanno sempre più pressanti per un nostro intervento nei confronti della Francia. Chissà perché, non mi sembra che le due cose vadano molto daccordo.

    Questa situazione non proprio brillante sul fronte occidentale, potrebbe essere per noi un grande vantaggio. Più i Tedeschi tengono impegnati gli alleati ad occidente e più mano libera avremo noi nel Mediterraneo. Gli Inglesi ad esempio, rimangono totalmente assorbiti dalle operazioni in Francia e non possono rinforzare l'Egitto più di quanto non abbiano già fatto. Noi, come dice l'eccellenza Balbo daremo una prima "spallata scardinatrice al dispositivo britannico".

    Il Generale Marras ha ricevuto istruzione dal ministero della difesa di concedermi il grado provvisorio di Colonnello all'interno del servizio di informazioni militari. Questo grado e le mie credenziali datemi dal SIM mi consentiranno di muovermi con libertà tra i teatri di guerra mediterraneo ed africano.

    La mia prima tappa è la Sicilia. Con il mio SM 82 personale atterro sull'aeroporto di Gerbini e mi precipito in macchina al porto di Siracusa. Quivi, nella suggestiva rada battuta dal sole e circondata da bellissimi scogli e spiagge, staziona imponente l'Incrociatore Pola. All'ingresso della rada mostro le mie credenziali al posto di guardia, i cui marinai scattano sull'attenti ed alzano la sbarra di accesso. Arrivato al molo dove il Pola è ancorato, mi rivolgo alle sentinelle dicendo loro che voglio parlare con il comandante della nave. Uno dei sottufficiali mi accompagna attraverso gli angusti corridoi di centro nave attraverso un dedalo di porte e porticine, fino a quando non arriviamo alla cabina del comandante. Sulla porta la scritta recita: Cap. Vasc. Molinari. La guardia alla porta riceve istruzioni di chiedere udienza al comandante per un alto ufficiale del SIM, e pochi secondi dopo riapre la porticina e mi fa accomodare. All'interno della spartana cabina trovo non solo il capitano di vascello comandante del Pola ma pure il comandante della divisione Ammiraglio Marenco di Moriondo. Saluto formalmente i due alti ufficiali e mi presento come Colonnello Donato. Esauriti i brevi convenevoli chiedo all'amm. di Moriondo a che punto sia la preparazione delle sue unità.

    "Gli incrociatori pesanti sono in fase avanzata di approntamento. Stiamo completando i lavori di approntamento dei sistemi di osservazione e punteria su entrambe le unità, e siamo in attesa dell'installazione della torre di Poppa per il Gorizia che sarà completata la settimana prossima a Palermo".

    Trasecolo come se avessi ascoltato una favola dall'aldilà.

    "Ma voi sapete che è operativa la missione di bombardamento contro costa dell'isola fortificata di Malta?" chiedo non avendo ancora smaltito del tutto la sorpresa.

    "Certamente" mi risponde l'ammiraglio, ma ci sono stati dei ritardi nell'approntamento degli incrociatori ed un conseguente sensibile spostamento della data di inizio delle operazioni."

    "Per ordine di chi?" Mi affretto a richiedere.

    Il comandante della divisione mi mostra un fonogramma del comandante della squadra navale in persona Ammiraglio Inigo Campioni.

    Sti cazzi, penso io; cominciamo bene.
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  6. Iscandar

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    Stai attento con quella nave, è quella di mio padre.
     
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  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    avevo sospettato dal motto del tuo profilo.
    E' il ragazzo nella foto ?
     
  8. Iscandar

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    Si dal suo tesserino di POW
     
  9. Luigi Varriale

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    quanto sono rincoglionito!! Adesso che lo rileggo il motto, sotto c'è pure scritto che tuo padre era imbarcato sul Pola. Non me ne ero accorto prima.
    Sopravvissuto al sinistro e raccolto in mare dal nemico ?
     
  10. Iscandar

    Iscandar

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  11. Luigi Varriale

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    2 agosto 1940

    A crederci uno farebbe davvero fatica. Siamo al due di agosto è si sono appena completati i preparativi per l'operazione C3. Siamo in ritardo di più di un mese sulla tabella di marcia per colpa dei disguidi e delle inerzie burocratiche. Gli incrociatori pesanti dell'8a divisione adesso sono finalmente pronti a muovere dalle loro basi di Plaermo e di Siracusa. Tutta la flotta è pronta per quanto possibile a partecipare alla pianificata operazione.

    Ai Tedeschi non va tanto meglio. Ho passato qui in Sicilia il mese di luglio; una piacevole vacanza, seppur nella doppia tensione dei nostri ritardi e dell'altalenante andamento delle operazioni dei Tedeschi sul fronte occidentale. Le perdite per entrambe le parti in Francia sono state sanguinose, ed i Tedeschi non sono riusciti a ripetere i folgoranti successi del 40 standard. Ciò non di meno hanno colpito, ed hanno colpito duro. Quello che non sono riusciti ad ottenere con il Blitz, l'hanno ottenuto un po' più tardi con la forza bruta, anche se a caro prezzo: la settima divisione paracadutisti è stata distrutta da un contrattacco anglo francese su Lille, ma i tedeschi hanno contrattaccato a loro volta con la 10a armata da sud e la 1a da nord, riprendendosi la città. La 1a divisione paracadutisti rimane fermamente attestata sulle coste della manica, accerchiando parte consistente del BEF a Dunkerque. Mi sembra, ma non ne sono certo, che gli Inglesi abbiano sbarcato un nuovo corpo di fanteria a Le Havre, località dove si è pure ritirato il comando di Gort in via precauzionale qualora dovesse rendersi necessaria un'evacuazione forzata del corpo di spedizione. Il V corpo panzer, pur a prezzo di perdite gravi, ha definitivamente sfondato sul fronte della Mosa. Con al culo la 3a armata, corre in direzione di Amiens,presidiata da una divisione della riserva francese. Un reggimento corazzato del V corpo è a 150 chilometri da Parigi, ed ha attaccato di sorpresa il maggior campo dell'aviazione francese, distruggendo una moltitudine di aerei a terra. L'attacco è risultato sconcertante per l'alto comando francese, che non si aspettava certo di vedere carri armati tedeschi così avanti. la divisione blindata pesante francese è stata distrutta nei combattimenti per Lille, così come il corpo corazzato britannico. I Tedeschi usando tattiche ad armi combinate dalle quali gli alleati sono ancora distanti anni luce, hanno scardinato il nerbo delle forze anglo francesi e mi sa che la resa dei conti si avvicina. A difendere Parigi sono rimasti, oltre alla divisione della riserva sopra citata, un corpo d'armata, sempre della riserva ed il corpo d'armata polacco, reclutato ed armato in fretta e furia per un'estrema difesa. Le perdite degli Inglesi e sopratutto dei Francesi sono ancora e ben più gravi di quelle dei Tedeschi. Ultimo ma non meno importante, gli Olandesi hanno cessato la resistenza all'Aja che rimane città aperta in attesa dell'occupazione tedesca, se in qualche modo gli alleati non riescono ad inviargli dei rinforzi, manovra che appare oramai tanto disperata quanto inutile.
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    Per quanto riguarda le questioni più strettamente nostrane, ho passato il mese di luglio qui in Sicilia ospite del Pola e del suo squisito corpo ufficiali. Mi sono davvero goduto questo mesetto di semi pausa, interrotta solamente dai rapporti giornalieri inviati a Roma via cavo sulla situazione in Francia. Per quanto riguarda invece la situazione in Italia, ed in particolare la preparazione della nostra offensiva, il governo è già bene informato e pure decisamente incazzato per i ritardi, a giudicare dai fonogrammi che ho ricevuto in risposta ai miei rapporti.

    Ho speso, dicevo, questo magnifico mese di luglio, l'ultimo credo del tempo di pace, dividendomi tra le favolose spiagge siciliane, le sue dame, e l'austera ed amichevole atmosfera della cabina del Comandante del Pola, con il quale ho sempre cenato, talcolta con la sola partecipazione aggiunta del comandante della divisione, tal'altra con quella di qualche ufficiale del bell'incrociatore. A vederli dalla banchina questi mostri della classe Zara fanno molta più impressione che nelle fotografie dell'epoca. Il Pola, imponente nella sua livrea grigio chiara ed i suoi otto enormi cannoni da 203, pare nato e costruito per fare la guerra; un perfetto connubio tra velocità e potenza.

    L'altra sera, durante la cena con il Capitano Molinari e l'Ammiraglio Marenco di Moriondo, discussione aperta sull'imminenza della guerra e sulla posizione dell'Italia.

    "Questo improvviso impeto operativo nella pianificazione della nostra guerra marittima contro l'Inghilterra ci non ci porterà a nulla di buono" afferma l'ammiraglio, dopo che uno degli impeccabili inservienti in alta uniforme e guanti bianchi gli aveva servito la minestra. Nella luce suffusa generata dalle candele sulla tavola del comandante della nave, il volto dell'ammiraglio pareva ancora più scuro e preoccupato. "Non capisco che fine abbia fatto la tanto vantata quanto corretta strategia di Cavagnari sulla flotta in potenza" continua l'ammiraglio tra una cucchiaiata e l'altra.

    "Vorrebbe spiegarsi meglio ammiraglio?" Mi azzardo a chiedere sospettoso di quello che di Moriondo potrebbe rispondere.

    "E' semplicissimo: con questa smania offensiva, noi concentreremo la nostra flotta contro Malta, cominceremo a bombardarla dal mare. Ma l'isola è pesantemente fortificata con opere in caverna, difficili da ridurre al silenzio. Le truppe che difendono l'isola sicuramente troveranno rifugio nelle opere fortificate. Le batterie costriere risponderanno e noi avremo delle perdite. Tutta la flotta sarà concentrata intorno all'obiettivo. Gli Inglesi manderanno la loro flotta riunita e si avrà una grande battaglia decisiva, proprio quello che Cavagnari diceva fino a ieri che noi dovremmo evitare, essendo la forza più debole, in quanto incapace di rimpiazzare le perdite".

    "Può essere come dite voi ammiraglio" risposi con calma, "ma noi siamo vicinissimi alle nostre basi, possiamo colpire e ritirarci con rapidità e sopratutto gli aerei della Regia Aeronautica, possono martellare l'isola con continuità" mento ben conoscendo l'efficienza delle armi della Regia volatile.

    "Hanno batterie fino a 406 in caverna" ribatte di Moriondo, "Sarà difficile silenziarli con una toccata e fuga; dovremo esporre le navi a grossi rischi".

    Mi sarebbe piaciuto rispondere all'ammiraglio a proposito della fine che la nostra marina farà/fece a forza di inazione ed operazioni dispersive ed inutili: internata proprio a Malta nel 43, quindi peggio che distrutta: data pezzo per pezzo in regalo alle marine vincitrici alla fine del conflitto. Ma non potei far altro che tacere e continuare ad ingurgitare la mia minestra.
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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    1 settembre 1940

    Da una settimana di nuovo a Roma richiamato da Mussolini per un esame in profondità della situazione sul fronte francese. Gli mostro le carte che ho messo insieme tramite accurata ed attenta osservazione dei dati satellitari.

    Francesi ed Inglesi non mollano. Questi ultimi avevano davvero sbarcato un altro corpo d'armata in Francia; si tratta del III. Questa unità sbarcata a Le Havre, corre verso Amiens, ma quivi è preceduta dalla 10a armata tedesca che vi giunge per prima. La perdita di Amiens è particolarmente grave per i Francesi, essendo questo uno dei maggiori centri industriali del paese, con le annesse miniere di acciaio e carbone. Il XII corpo tedesco è a 60 chilometri da Parigi e non pare che gli alleati abbiano ancora molte riserve da gettare nella lotta. soprattutto, dietro a queste forze tedesche, vi sono ancora due potenti corpi corazzati del gruppo d'armate A che attendono in seconda schiera di sfruttare una possibile rottura della fanteria d'assalto.

    la penetrazione tedesca su Amiens, minaccia ancora di tagliare in due le forze alleate che difendono la Somme, ed unico punto registrato dagli Anglo Francesi e la distruzione della 1a divisione paracadutisti tedesca. Con questo, il prezioso corpo Aerotrasportato del generale Student ha cessato di esistere. Una piccola vittoria per gli alleati, ma un grosso colpo per i Tedeschi.

    Ieri sera il Conte Ciano ha consegnato la dichiarazione di guerra all'ambasciatore inglese Sir William O'Hare. L'ambasciatore chiede se deve considerarlo come un preavviso o come una vera e propria dichiarazione di guerra. Ciano conferma che si tratta della seconda ipotesi. L'ambasciatore Francese Poncet è stato anche convocato dal ministro degli esteri, che lo ha informato del formale stato di guerra tra Italia e Gran Bretagna.

    "Adesso sta a voi scegliere signor ambasciatore" ha proseguito Ciano guardando diritto negli occhi il Francese. "Se voi non sparerete, noi non spareremo; questa è la promessa del governo italiano".

    "La ringrazio signor ministro" risponde Poncet quasi con le lacrime agli occhi. "Questa è una cosa che le assicuro, qualunque cosa dovesse accadere ai nostri due paesi, la Francia non dimenticherà mai.

    Ritorno in Sicilia a razzo il 30 mattina. Per nulla al mondo mi voglio perdere le prime operazioni di guerra italiane ad un anno esatto dallo scoppio della guerra. La corsa da Gerbini a Siracusa per non perdere il Pola, che sta lasciando il porto quando arrivo a tutta velocità. Mi devono imbarcare su una bettolina perché possa raggiungere il Pola già in navigazione. Da Taranto sono uscite le divisioni corazzate e la nostra 8a divisione incrociatori naviga rasente le coste sud della Sicilia. giunti alla congiungente di Pachino, Marenco di Moriondo da ordine di virare per 180° ed a un tempo i due Zara si ritrovano a rastrello in direzione dell'Isola fortificata di Malta. La giornata è tersa, l'aria è limpida, sporcata solo dalla fumeria degli incrociatori in navigazione di guerra.

    Dopo qualche ora, si profila a prua la sagoma inconfondibile della fortezza di Malta. Binocoli a levante per individuare traccia delle divisioni corazzate. All'improvviso, rumore dal cielo: il nostro gruppo bombardieri appare da nord a quota media, le coccarde con i fasci ben visibili al sole di quasi mezzogiorno. Ci superano. Il Capitano Molinari fa sparare i razzi di riconoscimento, non si sa mai, Ma gli apparecchi, proseguono compatti verso l'obiettivo di fronte a noi. Dall'isola non si vede ancora nessun segno di attività, nemmeno con i più potenti binocoli in dotazione.

    Alle 1250 siamo a 15000 metri dalla fortezza; di Moriondo ordina l'accostata a dritta ad un tempo e i due incrociatori si ritrovano di nuovo in linea di fila; distanza tra loro circa 500 metri. Io sono sull'ala di plancia, insieme all'ammiraglio ed al capitano Molinari. La vedetta grida qualcosa ed indica a levante. Si scorgono i fumi di vascelli in arrivo da nord est. Devono essere per forza le divisioni corazzate.

    Nel mentre cerco di sforzarmi di individuare chi siano i nuovi venuti, un sordo boato proviene dalla fortezza nemica. I nostri aerei hanno cominciato l'attacco. Non sono in grado di udire il rumore delle bombe, ma vedo del fumo che si leva dall'isola. La sarabanda dura per quindici minuti buoni, durante i quali si conferma che le navi a levante sono nostre.

    Il Capitano Molinari da l'ordine di brandeggiare i grossi calibri; il Gorizia, dietro di noi ci imita. Tutti i 203 sono "fuori a stendere" e pronti a far fuoco. Poco prima di iniziare il tiro, osserviamo i nostri apparecchi da bombardamento fare ritorno. Di nuovo ci passano sulla verticale. Alcuni sono danneggiati. Ne vedo uno in particolare con un carrello fuori e che perde fumo da uno dei motori. Rimane visibilmente indietro rispetto agli altri. La parte sud dell'Isola, è avvolta nel fumo.

    All'unisono, ad un ordine secco del capitano Molinari, i nostri grossi calibri aprono il fuoco. Binocoli al vento, dobbiamo aspettare di visualizzare i punti di caduta dei proietti. Uno dei Ro da ricognizione viene catapultato per osservare il tiro. Pola e Gorizia sparano con cadenza regolare. Quando il nostro idroricognitore è a metà strada, dalle pareti rocciose di Malta appaiono delle vampe. E' chiaro che gli Inglesi hanno fugato tutti i dubbi su cosa stia succedendo, e rispondono risolutamente al fuoco.

    I proietti nemici, di grossissimo calibro a giudicare dalle colonne d'acqua che generano quando cadono in mare, sono subito ben centrati sulla divisione. Nella generale baraonda, posso apprezzare che da levante le nostre corazzate hanno aperto il fuoco. Non si capisce se anche loro sono sotto il tiro nemico. Il nostro bombardamento programmato per un'ora si deve fermare prima. In quanto riceviamo un colpo a bordo a prua, con uno schianto indicibile. Il colpo non esplode, ma mette comunque fuori uso la torre prodiera. Rispondiamo caparbiamente al fuoco con le artiglierie rimanenti. Il fumo avvolge la scogliera rocciosa della fortezza, e non posso più apprezzare l'effetto del nostro tiro. D'improvviso un marinaio grida qualcosa e indica nella direzione del Gorizia. Volto rapidamente la testa in quella direzione e noto che il gemello del Pola ha del fuoco a centro nave ed accosta per 280° pur continuando a sparare con le torri poppiere. Rapido scambio di opinioni tra gli ufficiali del comando della divisione. Poi L'ammiraglio prende la decisione di ritirarsi. Inutile sottoporre le sue navi ad ulteriori rischi. Dalla parte nord della fortezza nemica i danni appaiono apprezzabili, ma certo non gravi. Lo stesso dicasi per le nostre navi, che hanno ricevuto a bordo almeno tre colpi di grosso calibro dalle batterie costiere. Rimane il dubbio sulla gravità dei danni al Gorizia.

    Durante la navigazione di ritorno raccogliamo i primi rapporti anche dalle divisioni corazzate: azione di bombardamento efficace sulle difese orientali della fortezza, e qualche ammaccatura sulle nostre navi; tutte tranne il Giulio Cesare hanno ricevuto qualche colpo a bordo, nulla che non possa essere riparato con una breve sosta in porto.

    Camminiamo lungo il ponte scoperto principale io ed il Capitano Molinari. Diamo un'occhiata alla torre prodiera danneggiata. "Almeno uno dei due cannoni andrà sostituito" afferma il comandante continuando a camminare pensoso. "Questo attacco lampo non è stato una buona strategia. Forse dovremmo cominciare a pensare ad' una strategia di blocco"

    Nessun piano sopravvive all'incontro con il nemico.
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  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    A poche ore dalla dichiarazione di guerra all'Inghilterra, il Maresciallo Balbo, vivo e vegeto in questa linea temporale, dà inizio alle operazioni offensive sul fronte egiziano con pochi o nessun timore riverenziale nei confronti degli Inglesi. Il CAM si precipita all'assalto da sud, con obiettivo l'aggiramento dell'intera Western Desert Force britannica schierata in posizione difensiva al Passo di Halfaya. I carri di Gambara, prendono di petto la fanteria inglese del XII corpo e la disperdono nel deserto per una settantina di chilometri. A fissare il nemico a nord ci pensa la 5a armata, mentre Balbo a messo in seconda schiera a sud, per lo sfruttamento del successo, la 10a armata, la 1a armata ed il XXIV Corpo.

    Il consuntivo delle prime giornate di operazioni è: bene in Egitto, male a Malta.
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  14. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Malta temo sarà un osso molto duro. In Egitto invece tutto sta nel fattore velocità, se riesci ad arrivare ad Alessandria prima dell'arrivo dei rinforzi britannici è fatta. Altrimenti dovrai aspettarti giorni difficili anche lì.
     
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    13 settembre 1940

    Ancora una volta richiamato a Roma dal Generale Badoglio che mi vuole vicino per esaminare giornalmente la situazione dei fronti attivi. Supermarina vuole sapere tutto di cosa fa la Mediterranean Fleet. Nei corridoi del ministero della difesa incontro il sottosegretario agli esteri Fidussoni, il quale mi informa che il Conte Ciano è partito per il fronte e che il Duce è molto eccitato per i nostri successi in Africa. Ha già dimenticato lo stallo davanti a Malta, e va dicendo che se prendiamo Alessandria, Malta diventerà una questione minore.

    Difficile lottare contro il pressapochismo del Duce, penso ma non dico a Fidussoni.

    Nei sotterranei di Supermarina, l'Ammiraglio De Bortolo mi informa che un Macchi di Base in Sicilia in crociera di sorveglianza ha avvistato ed abbattuto uno Swordfish disarmato inglese, probabilmente in volo di ricognizione 120 miglia a nord est di Malta. E' evidente che gli Inglesi hanno in mare una portaerei e quindi una squadra navale.

    Mi affretto a confermare, tirando fuori le mappe che ho preparato qualche ora prima, che l'intera Mediterranean Fleet è in mare, e sono pure in grado di dargli i nomi delle navi: gli Inglesi vengono verso Malta con una singola serrata formazione navale comprendente in avanscoperta l'incrociatore leggero Sheffield e quello pesante Kent. I due incrociatori sono a protezione della Corazzata Valiant e della Portaerei Ark Royal, e la mia ultima osservazione dava la formazione 300 miglia ad est di Malta, che aveva apena superato il meridiano del Peloponneso.

    "Prima cosa" sbotta l'Ammiraglio Campioni "com'è che il sommergibile a sud di Creta non ha individuato la formazione nemica".

    Silenzio imbarazzato.

    "E seconda cosa signori" continua Campioni con entrambe le mani appoggiate al grande tavolo della sala operativa, "cosa ci vengono a fare gli Inglesi in mezzo al Mediterraneo con tutta la loro squadra di Alessandria?!"

    "Direi che la spiegazione più logica" risponde De Bortolo "è che portino rifornimenti e rinforzi a Malta"

    "Questi Bastardi" sospira campioni scuotendo la testa. "Vengono subito a sfidarci sotto alle nostre basi, sapendo che abbiamo l'aviazione e pure la squadra pronti a riceverli".

    "Proprio prontissimi, non direi" faccio notare timidamente. Alcune delle nostre navi hanno bisogno di interventi di riparazione prima di poter riprendere il mare".

    "Il modus operandi spregiudicato è tipico della marina inglese, ed ancora più tipico di Cunningham" conclude De Bortolo, fissando Campioni con un'aria interrogativa.

    Il Generale Badoglio, silente fino a quel momento interviene per chiedere notizie sul fronte francese.

    "Ci sono buone notizie e cattive notizie rispondo io"

    "Cominciamo da quelle cattive" risponde il generale "disfatta"

    "I francesi hanno ritirato i due corpi d'armata che presidiavano il settore alpino al confine con l'Italia; naturalmente sfruttano il fatto che gli abbiamo promesso di non aprire per primi le ostilità contro di loro".

    Badoglio assume un'espressione disgustata, dicendo che lui l'aveva detto che queste prese di posizione da gentiluomini in politica non servono ed in guerra portano al disastro.

    "Ma ci sono anche notizie buone", mi affretto ad aggiungere prima che la collera del capo di stato maggiore rovesci il coperchio.

    "I Francesi stanno abbandonando in massa la linea Maginot; hanno abbandonato Mets, Nancy, Strasburgo e tutto il bacino industriale del Vosges. Devono avere capito che oramai la battaglia è per Parigi, e che i Tedeschi la Maginot non ci pensano neanche da lontano ad attaccarla. Dalle informazioni che ho a disposizione pare che stiano fortificando la capitale. So anche che gli Inglesi si stanno ritirando verso sud lungo le coste della manica. Secondo me Lord Gort vuole reimbarcare il suo corpo di speedizione a Chebourg. E' da vedere però se riusciranno a districarsi dai combattimenti intorno ad Amiens.

    Badoglio dice che i Tedeschi sono compiaciuti che non abbiamo dichiarato guerra alla Francia. Il mese scorso, aggiunge, erano furiosi dei nostri ritardi. L'addetto militare Von Macksen mi ha detto che il nostro governo ha dimostrato una buona dose di realismo.

    L'ammiraglio Campioni, a cui le minchiate politiche non interessano, chiede della situazione in Atlantico.

    "Ammiraglio" mi affretto a rispondere con puntualità, "l'Atlantico è tranquillo. I Tedeschi hanno i loro pochi sommergibili in manutenzione nei porti del Baltico. Posso però dirle che il programma di costruzioni di mezzi subacquei è imponente, e non mancherà in futuro di far sentire il suo peso". "In questi giorni si sono anche avuti degli scontri nelle acque prospicienti la costa occidentale della Danimarca. Sommergibili Inglesi e Francesi sono operativi in quel settore per attaccare i convogli tedeschi da Oslo. Un caccia tedesco di pattuglia ha attaccato senza esito un sommergibile inglese, che anzi nel darsi alla fuga ha segnalato la posizione del nemico. Gli Inglesi hanno mandato l'Hood scortato da un altro incrociatore pesante, che ha sorpreso il caccia tedesco, provocandogli seri danni. L'unità sottile tedesca è riuscita a far perdere le proprie tracce prima di essere affondata.

    "Se i Tedeschi non iniziano ad indebolire seriamente l'Inghilterra tramite la guerra ai convogli, per noi in Mediterraneo sarà molto dura" conclude l'ammiraglio campioni in tono profetico.
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  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Duro è duro; ma devo trovare il modo di rosicarlo.
     
  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    15 settembre 1940 Battaglia di Kristiansand

    L'alto comando della Kriegsmarine decide di far uscire dal Baltico una divisione navale composta dalle due ultime grandi navi entrate in squadra: l'incrociatore pesante Prinz Eugen e la Supercorazzata Bismark. La divisione è accompagnata nel tratto in uscita dallo Skagerrak dalla corazzata tascabile Admiral Sheer, la quale è destinata a separarsi dalle altre due navi quando la squadra dovesse raggiungere l'Atlantico. L'alto comando tedesco ricorre ancora una volta ad un'azione spregiudicata, con l'idea di far transitare la formazione tra Danimarca e Norvegia in pieno giorno per arrivare con l'oscurità al parallelo di Scapa Flow.

    Prima Fase

    Alle 1145 la formazione tedesca si trova sotto al promontorio di Kristiansand (Norvegia meridionale) e l'unità di testa, la Sheer, individua fumi a su rilevamento 280. Si tratta dell'incrociatore da battaglia Hood, che ha appena compiuto un'incursione ai danni di un cacciatorpediniere tedesco mandato a cacciare sommergibili alleati sulla rotta dei convogli tra Oslo e Brema. Immediatamente la Sheer brandeggia i suoi 280 millimetri ed apre il fuoco sull'incrociatore da battaglia Britannico, che risponde al fuoco. Dopo poco tempo la corazzata tascabile tedesca riceve un colpo a poppa che colpisce di striscio finendo in mare dopo aver provocato lievi danni. Un principio di incendio viene subito domato dalle squadre addette al controllo danni.

    Seconda fase

    Comincia quando all'insaputa dell'Hood, tutto preso nel combattimento con l'Admiral Sheer, giunge sul posto alle 1210 circa, la corazzata Bismark, seguita dal Prinz Eugen: la Bismark vira di bordo per 180 gradi e si dispone parallela alla costa Danese. L'ammiraglio Lutjens, comandante della divisione dà senza meno l'ordine di aprire il fuoco con tutto l'armamento principale. Alla seconda salva l'Hood è centrato in pieno ed esplode in una gigantesca palla di fuoco, che ne lascia lo scafo ridotto ad una torcia, alla deriva nel mare del Nord in tempesta. L'incrociatore pesante Suffolk, che procedeva a sud dell'ammiraglia della divisione chiede aiuto via radio...
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    16 settembre 1940 battaglia di Pilos.

    Alla notizia che la Squadra di Alessandria si appropinqua nelle acque del Mediterraneo Centrale, Supermarina organizza un'operazione di contrasto, ordinando alla 1a divisione corazzata di prendere il mare per andare incontro alla formazione nemica. Precise informazioni da me precedentemente fornite indicavano la composizione della squadra inglese in una portaerei, una corazzata, un incrociatore pesante ed uno leggero.

    Al comando dell'Ammiraglio Bruno Brivonesi, la divisione italiana esce da Taranto alle ore 0850 navigando a 22 nodi rotta 180. Le navi si dispongono in linea di fila con il cacciatorpediniere Lampo di picchetto avanzato e le corazzate Andrea Doria e Conte di Cavour, appena assegnata a questa divisione al posto della Giulio Cesare, dietro al caccia in linea di fila. La divisione viaggia con una rotta che dovrebbe presumibilmente portare ad incrociare quella nemica, sulla base degli ultimi rilevamenti da me dati a Supermarina. L'ordine esecutivo dato a Brivonesi e quello di impegnarsi nel caso riesca a realizzare la sorpresa tattica o altrimenti di ritirarsi, specialmente nel caso in cui la portaerei nemica dovesse farsi pericolosa.

    Giunta la divisione sul parallelo di Malta, 180 miglia al largo di Pilos (Grecia), il Lampo segnala all'ammiraglia di Brivonesi (la corazzata Cavour) un cacciatorpediniere all'orizzonte. L'avvistamento si rivela erroneo, in quanto l'unità con cui il Lampo è venuto a contatto è l'incrociatore leggero Sheffiled. Come che sia, il Comandante del Lampo, Capitano do Fregata Mario Anchisi, mette a tutta forza e va all'attacco dell'unità nemica. Questa che si era evidentemente avveduta della presenza del caccia italiano, apre il fuoco con i suoi 152, alla distanza oramai accorciata a circa 8000 metri. Il Lampo zigzaga emettendo cortine nebbiogene, e con la prua sul nemico continua a sparare, fino a quando incassa un paio di colpi a mezza nave , che ne sfasciano una delle caldaie e provocano svariati morti e mutilati. Alle corde, il Lampo, accosta a dritta mettendo la prua sulla Sicilia e lancia due siluri. Uno dei due deve andare a segno, in quanto si osserva una esplosione ed una cascata d'acqua nelle vicinanze dell'unità inglese, che immediatamente cessa il fuoco. Nella manovra di accostata il Lampo si avvede della presenza di un'altra nave nemica, che, nella concitazione dell'azione a fuoco non riesce ad identificare. Nondimeno ne segnala rotta e posizione alle corazzate nostre sopraggiungenti. L'ammiraglio Brivonesi, con questi elementi di giudizio, decide di accostare a sinistra con le sue unità e di metterle in linea di fila perpendicolare al nemico. Lo Sheffiled è osservato scadere sulla sinistra, mentre l'altra nave viene dritta sulle corazzate italiane, non avendole forse ancora avvistate.

    Alle 1154 o grossi calibri del Conte di Cavour, nave ammiraglia aprono il fuoco sul nemico, identificato nel frattempo come l'incrociatore pesante Kent. L'Inglese avvedutosi della presenza del grosso italiano non tentenna ne arretra, vira a dritta e brandeggia l'armamento principale: alle 1205 il Cavour riceve una salva in pieno che provoca gravi danni. Il Lampo, nel frattempo invertita la rotta prende ad occultare le sue corazzate con una cortina fumogena. La gioia a bordo dell'incrociatore britannico è breve, perché è presto inquadrato dall'artiglieria da 320 del Doria. In capo a due minuti, il Kent è centrato più volte, salta in aria facendo volare detriti a 100 metri d'altezza, evidentemente colpito nella santabarbara, ed affonda corpo e beni nel giro pochi istanti.

    L'ammiraglio Brivonesi, leggermente ferito al capo, ma ancora perfettamente lucido, ordina di mettere la prua su Taranto e proibisce al Lampo, anch'esso danneggiato, di fermarsi a raccogliere eventuali superstiti nemici, esistenza dei quali per altro si dubita fortemente.

    E questa è la prima battaglia della storia in questa linea temporale tra Marina italiana e Royal Navy.

    Direi che Cunningham deve abbassare la cresta e stare in campana.
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    Ultima modifica: 24 Febbraio 2019
  18. Daniel Morrison

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    Ottima vittoria sulla Royal Navy!
     
  19. Sir Matthew

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    ottimo inizio direi! hai per caso la possibilità di espugnare malta in maniera aviotrasportata/anfibia? o i danni provocati dai bombardamenti sono ancora troppo poco importanti?

    una nota generale e faceta: magari la differenza con la linea temporale reale nel fronte franco-tedesco sono dovuti ad un secondo agente venuto dal futuro ad aiutare gli alleati...
     
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  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Battaglia di Pilos fase post ingaggio tattico di superficie, con l'aiuto del giornale di bordo del sommergibile Leonardo da Vinci

    Brevemente venuto in emersione un centinaio di miglia a sud di Creta per la ricezione degli ordini quotidiani, il Capitano di Corvetta Bernardo Vidoni, comandante del regio sommergibile Leonardo da Vinci ordini non ne riceve, ma dal traffico radio intercettato si evince la presenza di una squadra britannica nel Mediterraneo Centrale. Per il giovane ufficiale si pone il dilemma se dirigersi sul punto del rilevamento o rimanere nella zona di agguato assegnata. Dopo breve conciliabolo con il primo ufficiale e con l'ufficiale di rotta, si decide di abbandonare l'agguato, presumendo che questo sia già fallito, altrimenti non si spiegherebbe la presenza di una squadra nemica a levante della sua posizione, e di dirigere a tutta forza verso Malta, rotta 280 gradi.

    Il sommergibile viaggia in emersione a tutta forza per tutta la notte e nella mattina del 16 settembre si trova sulla congiungente del porto Greco di Kalamata. La falsa torre è stipata di vedette che scrutano il mare in ogni direzione. La visibilità è ottima ed il mare calmo. Giunto ad un punto circa 250 miglia a nord est di Bengasi, una delle vedette da il segnale di scoperta inequivocabile riguardante una portaerei nemica ed una nave grossa non identificata (è la corazzata Valiant), rilevamento 270.

    Il Comandante Vidoni dà l'ordine di immersione immediata quota 30 metri; seguirà le evoluzioni dei bersagli al periscopio. Procedere in emersione contro una portaerei è troppo pericoloso data la sicura presenza di pattuglie aeree antisommergibile. Le navi nemiche navigano a lento moto direzione 180 e presentano il fianco sinistro alle bocche dei suoi tubi lanciasiluri. La corazzata è fuori tiro, ma sulla Portaerei Vidoni comincia a calcolare moto e rotta in maniera da studiare una soluzione di tiro per le sue armi. Il tracciamento dura quasi un'ora, al termine della quale, il Leonardo da vinci scocca due siluri. Il primo passa di poppa all'unità nemica, ma il secondo centra la portaerei a mezzanave, con tremendo scoppio. Il Leonardo da Vinci non ha il tempo di apprezzare i risultati del suo attacco in quanto finisce sotto attacco quasi immediatamente lui stesso ad opera di una sezione di Swordfish armati con bombe di profondità. Alcune di queste scoppiano a brevissima distanza e provocano parecchi danni al battello italiano che però alla fine, grazie al sangue freddo dell'equipaggio ed a una buona dose di fortuna, riesce momentaneamente a fare perdere le proprie tracce.
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