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sfidAAR2: DAoS, Patriarcato di Aquileia

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da Dark_Angel_Of_Sin, 25 Settembre 2010.

  1. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Patriarcato di Lodovico II - parte c

    L'anno successivo vide l'ennesima riforma dell'amministrazione; questa, a differenza delle precedenti, portò ad un significativo miglioramento della stabilità dello Stato, grazie anche alla creazione della figura del conestabile provinciale, responsabile dell'amministrazione periferica patriarcale.
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    Il 1550 vide un'altra riforma dell'esercito, che istituì dei centri di reclutamento presso le maggiori città; per garantire un costante afflusso di uomini alle forze patriarcali, ancora impegnate nel sedare rivolte. Pochi mesi dopo l'ultimo baluardo eretico della Nazione veniva espugnato, grazie al giovane vescovo Antonio Cavigli.
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    Durante l'agosto dell'anno successivo il Patriarca decise di continuare la sua conquista dell'Africa; tuttavia questa volta l'obbiettivo non fu un ignoto regno dell'africa subsahariana, bensì il potente regno d'Egitto. Questo chiamò in suo aiuto, contro la coalizione formata da Aquileia, Austria, Castiglia e Lituania, il lontano regno di Delhi.
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    Nel giro di un mese i Mamelucchi vennero sconfitti, anche grazie alle truppe castigliane, nella battaglia per la Libia, e costretti alla ritirata. Questa provincia cadde nel febbraio dell'anno successivo; le armate patriarcali si apprestarono quindi a continuare nella guerra quando notizie inquietanti giunsero alla corte patriarcale; si vociferava, infatti, di un prossimo conflitto tra Lituania e Francia. Lodovico II, impaurito, chiese la pace all'Egitto, il quale accettò senza troppi problemi la perdita della Libia.
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    Solo diciannove giorni dopo la grande guerra scoppiò: Francia, Curlandia, Norvegia e Brandeburgo contro Lituania, Austria, Castiglia ed Aquileia.
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    I primi scontri furono favorevoli alle forze patriarcali, che sconfissero la flotta francese nel mar egeo ed nella Burgas, che venne conquistata poco dopo. Queste vittorie fecero si che anche i bizantini si schierassero contro la Francia, per riguadagnare le province perdute.
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    Con il fronte orientale sotto controllo il Patriarca ordinò l'avanzata sul fronte occidentale, per aiutare le truppe austriache in Svizzera. Nel settembre del 1552 Berna cadde e Lodovico II si affrettò a chiedere subito la provincia di Burgas in cambio della pace. Il Patriarca era seriamente preoccupato di quanto una guerra di tale portata avrebbe influito sulla stabilità del paese. La Francia accettò e siglò la pace di Berna, che sancì il passaggio della provincia di Burgas sotto il dominio patriarcale.
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    La stabilità del Patriarcato non beneficiò più di tanto di questa pace; la situazione interna, infatti, restava critica. Per questo motivo Lodovico II assunse Alberto di Campofregoso in qualità di consigliere per la pubblica amministrazione: il Patriarca era infatti convinto che un'amministrazione equa avrebbe favorito la stabilità dello Stato.
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    La scommessa del consigliere portò i suoi frutti; nel giro di tre anni la stabilità raggiunse il massimo, consentendo così alle truppe patriarcali di rimanere in pace, senza dover correre dietro a frotte di ribelli. Nello stesso anno, tuttavia, l'Austria decise di lasciare l'alleanza.
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    L'anno successivo la Lituania venne travolta dalle rivolte e Lodovico II decise di aiutarla, mandando le truppe aquileiesi a combattere sul suolo lituano; il loro coinvolgimento nel ristabilire l'ordine fu molto apprezzato dal sovrano lituano che diede molte concessioni ai mercanti, favoriti anche dalle ultime innovazioni del commercio, ed ai monaci patriarcali. Nello stesso periodo anche la provincia di Libia fu convertita alla vera fede.
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    Una volta stabilizzata la situazione interna della Nazione e dell'alleato, Lodovico si accinse a reclutare nuovi reggimenti coloniali nel Congo, con l'intenzione di porre fine al regno congolese.
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    Nel febbraio successivo le provincie di Roma, Puglia ed Abruzzo vennero ufficialmente riconosciute come parte integrante del dominio patriarcale; Lodovico II, avuta questa notizia, cominciò a prodigarsi per lo spostamento della capitale, da Aquileia alla Città Eterna, Roma.
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    Un primo passo in questa direzione fu fatto accogliendo le richieste degli umbri, che chiedevano la piena cittadinanza. Vennero anche stabiliti dei centri di reclutamento provinciali, per far fronte alle necessità dell'esercito; tuttavia questi vennero istituiti in poche provincie, in quanto la coscrizione obbligatoria non aveva incontrato il favore della popolazione e Lodovico II, memore degli anni bui dello Stato, non voleva lasciare troppo spazio al discontento.
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  2. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    spero di avervi dato abbastanza da leggere! :D
    domani situazione al 1559 ed obbiettivi, olé!

    saluti
    DAoS
     
  3. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    A.d. 1559

    Europa Nord-Orientale
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    Europa Nord-Occidentale
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    Europa Sud-Orientale
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    Europa Sud-Occidentale
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    Situazione Mondiale
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    Aquileia e vassalli
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    Relazioni Ostili
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    Grafici
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  4. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Obbiettivi a breve (verifica)
    1)annullare la minaccia napoletana OK
    2)annullare la minaccia ungherese OK
    3)espandersi in africa OK
    4)aumentare il prestigio NO :(

    Obbiettivi a breve (nuovi)
    1)espandersi in africa
    2)espandersi in america
    3)guerra vittoriosa con l'austria (per lord attilio :D )
    4)aumentare il prestigio

    saluti
    DAoS
     
  5. nirian

    nirian Guest

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    che cos'è TBD? Questo?
     
  6. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    "to be decided" :D cioè ci penserò nei prossimi giorni! ;)

    saluti
    DAoS
     
  7. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Aquileia, ottobre 1545

    Frate Tommaso stava leggendo gli ultimi rapporti dall'estero quando il suo assistente, Guglielmo Boscoverde da Gottinga, si presentò nel suo studio
    "salve, fratello" disse Tommaso, senza alzare gli occhi dai rapporti
    "salute a voi, rettore" gli rispose l'altro "ho notizie per voi"
    "si?" questa volta il rettore del CCSP alzò gli occhi dai rapporti per guardare il confratello
    "convocazione immediata, da parte del Patriarca in persona"
    "e perché mai?"
    "non ne ho idea" gli rispose smarrito "rettore"
    "d'accordo, mi sa che non posso non andarci" si alzò "avvisa frate Eugenio e frate Costantino della cosa, ho paura che ci sarà qualche nuovo incarico per uno dei loro uffici"
    "sarà fatto, rettore" dette queste parole Guglielmo si allontanò, lasciando Tommaso da solo con i suoi pensieri
    ...
    "Fratello Adolfo" il nome risuonò nella cattedrale di Aquileia, l'uomo inginocchiato presso l'altare si alzò e si avviò lentamente verso il suo interlocutore
    "Guglielmo, cosa c'è? non vedi che stavo pregando?"
    "si, fratello. tuttavia c'è una convocazione immediata. devi recarti dal Patriarca, immediatamente"
    "chi ci sarà?" gli chiese Adolfo
    "è segreto"
    "chi ci sarà?"
    "il Patriarca, il Maestro ed il rettore del CCSP"
    "è ancora Tommaso Cacciatore, no?"
    "si, è lui"
    "temo che anche dopo vent'anni dovrò di nuovo incrociare la spada con il buon Tommaso"
    ...
    Il professore ed il Patriarca, Lodovico II, erano a colloquio nello studio di quest'ultimo, presso il nuovo palazzo patriarcale
    "quindi pensavo di trasferire la capitale a Roma, che ne dite?"
    "al momento il nostro dominio su quella città non è universalmente riconosciuto, rischiate di irritare notevolmente le altre potenze europee, nonché rompere
    definitivamente col sua Santità"
    "avete ragione, cancelliere, tuttavia credo che aumenterebbe il prestigio della Nazione"
    "al momento, come ho detto, ne dubito fortemente"
    "mhm" mormorò Lodovico "se non avessi voi come consigliere non saprei proprio destreggiarmi in queste materie internazionali" sorrise, il professore stava per replicare con sarcasmo quando la porta si aprì ed entrò l'annunciatore "frate Tommaso Cacciatore da Novocastro e frate Adolfo Usbrando da Stoccarda"
    "falli entrare" ordinò il Patriarca; subito dopo i due entrarono, continuando a guardarsi male, e si sedettero
    "vi ho convocato" continuò Lodovico "affinché voi risolviate uno spinoso problema" si fermò a squadrarli "come sapete il re di Napoli è morto poco tempo fa, il Regno è retto da un consiglio di reggenza, che non gode di grande simpatia né presso il popolo né presso le altre Nazioni europee. Il momento è buono per porre fine alla loro minaccia alla nostra sicurezza e, chiaramente, far trionfare la vera fede"
    "non vedo come il mio rettorato possa contribuire allo scopo" interloquì Tommaso
    "si pensava" il Professore guardò il Patriarca "di falsificare il trattato di pace precedente, inserendo una clausola che mostri la volontà di Carlo VI di lasciare i suoi domini in eredità al Patriarcato"
    "dovremmo anche falsificare la copia che si trova a Napoli, se usiamo un documento unilaterale gli altri Stati europei potrebbero subodorare l'inganno"
    "infatti. e dobbiamo agire in fretta; prima che il regno si desti dal periodo di lutto nazionale"
    "la prima parte non dovrebbe essere difficile" Tommaso se ne stette pensieroso per un momento "la seconda sarà molto più complicata, ma dopo i fatti di Tirgovisti penso che si può fare"
    "ottimo. avete un mese di tempo" disse Lodovico "l'incontro è finito, chiaramente voglio essere informato su tutta l'operazione. andate in pace."
    "amen" risposero i presenti, andandosene; mentre il Professore, che chiudeva la coda, venne richiamato dentro dal Patriarca.
    ...
    "un mese!" gridò Tommaso al suo 'stato maggiore' "abbiamo soltanto un mese!"
    "per fare che?" chiese frate Eugenio Monbianco da Marsiglia, vicerettore per gli affari interni
    "falsificare il trattato di pace con Napoli in nostro possesso e sostituire l'altro originale a Napoli con la copia, uguale a quella che noi falsificheremo"
    "quando ci porteranno i documenti?" chiese frate Costantino Drago da Corinto, vicerettore per gli affari esteri
    "dobbiamo andarceli a prendere. quanto sono veloci i tuoi amanuensi?" chiese Tommaso ad Eugenio
    "adesso non ho presente il documento, ma dovrebbero farcela in una settimana; forse per i sigilli staremo un'pò di più"
    "magari sarebbe meglio chiamare il redattore originale" disse Costantino
    "è morto" rispose Tommaso "però lo stile è il nostro, non sarà molto difficile, uh?"
    "lo spero, ad ogni modo prima di fare qualsiasi giudizio vorrei vedere il documento"
    "faremo in modo. Eugenio, manda un paio di fratelli a prendere l'originale all'archivio patriarcale."
    "sarà fatto" il francese si alzò e si avviò verso la porta "a quando ci aggiorniamo?"
    "alla prossima ora" rispose Tommaso "voglio un rapporto sui tempi di esecuzione"
    "per eccesso, come al solito" Eugenio sorrise, chiudendo la porta
    "allora, la seconda parte"
    "ultimamente hanno chiuso le frontiere, mandare qualcuno con le carte a Napoli, senza rischi, è praticamente impossibile"
    "controlli serrati, eh?"
    "già" il greco stette un attimo, pensieroso "forse l'unica via è quella di appoggiarci al nostro contatto locale, un importante mercante napoletano"
    "suppongo che questo costerà molto"
    "esatto, però ha un nome tale che le sue mercanzie non vengono molto controllate.. in questa maniera ci fa pervenire i rapporti dei nostri agenti"
    "in cosa commercia?"
    "stoffe, i rapporti vengono avvolti in determinati drappi, che poi vengono recuperati nei porti di destinazione, da altri nostri uomini. Per la stessa via facciamo avere gli ordini"
    "dato che non è ancora saltato, penso che per i documenti questa sia la via migliore"
    "esatto. potremmo mandare i nostri come agenti suoi"
    "mi pare una buona idea, quanti uomini pensi che servano?"
    "due o tre, di più desterebbe sospetti; di meno staremmo meno sicuri"
    "hai già dei nomi?"
    "il riavvicinamento alla Castiglia ed alla Francia sta occupando molti dei nostri migliori uomini; tuttavia un paio di nomi dovrei averli"
    "vai a controllare; voglio i loro nomi alla prossima ora. così potremo stilare un piano decente"
    "sarà fatto. mando anche un messaggio al mercante napoletano?"
    "non ancora, fallo appena decidiamo chi mandare"
    "d'accordo. a presto"
    "a presto"
     
  8. SkySpace

    SkySpace

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    screen?
    comunque forza!da te mi aspetto almeno almeno una conquista dell'europa!
     
  9. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    screen nel prossimo update, 1559-1595. comunque la conquista dell'europa non è in programma, per ora. :D

    saluti
    DAoS
     
  10. SkySpace

    SkySpace

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    beh io lo metterei negli obbiettivi! :D
     
  11. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    data la velocità con cui li raggiungo sarebbe fattibile (anche se pigliare tutta l'italia moderna è stata un impresa improba.. con il BB quasi fuori dal limite..) vediamo come si sviluppa la cosa!

    saluti
    DAoS
     
  12. SkySpace

    SkySpace

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    espanditi ai danni dei mamelucchi e degli asiatici (ming jappi india ecc) poi appena sei pronto fai piccole guerre alla francia...
     
  13. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    ho messo piede in india e anche fatto qualche guerricciola ai mamelucchi, ma al momento devo smaltire il BB.. sennò è la fine! :D

    saluti
    DAoS
     
  14. nirian

    nirian Guest

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    sarebbe tragico il patriarcato che collassa per eccesso di conquiste
    dev'essere colpa di quel nuovo frate Adolf :cautious:
     
  15. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    è di Stoccarda, non di Braunau am Inn :D
    ma il BB lo pagherà ben caro il vero responsabile!
    però per questo dovrete attendere... muahahah (risata malvagia) XD

    stay tuned!

    saluti
    DAoS

    p.s.
    sarebbe una fine degna di una tragedia epica, ma il finale è già stato deciso :D
     
  16. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Golfo di Napoli, 11 novembre 1545

    Marco era sul ponte della nave, la 'Gelsomino', guardando il mare ed il porto di Napoli, suo prossimo obbiettivo; il suo collega, Federico, stava poco più in là, chinato sul parapetto, in balia delle conseguenze del suo mal di mare.
    "fratello" disse ad un certo punto Marco "come stai?"
    l'altro rialzò il viso "non lo vedi?" si rialzò, cercando di rimettersi in piedi "male!"
    "un famoso mercante col mal di mare" Marco sorrise
    "il tuo umorismo è pessimo" lo fulminò con gli occhi "in quanto tempo dovremmo arrivare?"
    "al prossimo turno di guardia, mi hanno detto" indicò il porto "si vedono già le banchine e si intravedono le persone sopra"
    "alleluia" rispose Federico "tuttavia dovremmo ripassare il piano, appena i nostri piedi saranno di nuovo sulla terra ferma"
    "già"
    "e recuperare le carte, se le perdiamo la nostra testa starà ancora poco tempo sopra il collo"
    "signori mercanti" li interruppe il capitano della nave "stiamo per arrivare, volete scendere a controllare le merci?"
    "grazie, capitano Sciacci" disse Marco "lo faremo il prima possibile"
    ...

    Porto di Napoli, 11 novembre 1545

    Giovanni Pagani, un importante mercante napoletano, era fermo sulla banchina, aspettava una nave, la sua preziosa mercanzia e due agenti del Patriarcato.
    Camminava nervosamente su e giù per il molo, era preoccupato per quella missione, non ne conosceva i dettagli, ma sentiva che non era la solita routine.
    Pochi minuti dopo la nave entrò nel porto, avvicinandosi alla banchina; il mercante si fermò, adesso doveva solo aspettare l'attracco ed accogliere gli agenti.
    Finalmente la 'Gelsomino' attraccò, e cominciarono le operazioni di scarico, numerosi carri accorsero per caricarsi le preziose tele fiamminghe e francesi, mentre le mercanzie venivano scaricate Giovanni si avviò verso la passerella, notando subito due mercanti vestiti in modo oltremodo vistoso; si recò quindi da loro
    "timeo danaos" disse al primo
    "etiam si dona ferentes" rispose Federico
    "quindi voi siete il famoso Pagani?" chiese Marco
    "già, sono io" rispose Giovanni "benvenuti nella migliore città del mondo" sorrise "comunque, vi condurrò nel mio palazzo, per parlare di quello che sapete"
    "ottimo" Marco si fregò le mani a disse ad alta voce "prendo un campione con noi" e si allontanò per prendere le stoffe, che contenevano i documenti, anche
    l'altro si allontanò e due soldati si avvicinarono al mercante
    "buongiorno signor Pagani" disse uno di loro
    "salve, conestabile"
    "questa nave è sua?"
    "certo, mi ha portato stoffa preziosa, dall'altro capo d'europa"
    "sa che dovremmo controllarla?"
    "in cerca di che cosa?" li squadrò con superiorità "sono stoffe, non armi"
    "lo sappiamo, signore" disse il conestabile "ma i nostri ordini sono precisi"
    "data la situazione internazionale, non possiamo chiudere gli occhi" aggiunse l'altro
    "è quello che dite sempre"
    "ci dia la solita risposta allora" il conestabile sorrise mentre un sacchetto di monete d'oro cambiava rapidamente mano, poi i due soldati si allontanarono, soddisfatti, tuttavia Giovanni non era tranquillo, ormai sentiva di star diventando paranoico.
    ...

    Palazzo del mercante Pagani, Napoli, 11 Novembre 1545

    "La cena era squisita, signor Pagani" disse Marco, lasciando il tovagliolo sul piatto "vi ringraziamo a nome del governo"
    "mi pagano abbastanza per darvi da mangiare in modo degno, se non altro" Giovanni sorrise "ad ogni modo, cosa posso sapere?"
    "che siamo due mercanti genovesi" disse Federico "padre e figlio, in affari con voi, stiamo cercando di mettere su un'agenzia qui a Napoli, per questo abbiamo richiesto il suo consiglio"
    "buona copertura" disse Giovanni "però non avete l'aria di mercanti"
    "mhm" mormorò Federico "siamo gli ultimi rimasti al rettorato"
    "frena il sarcasmo" lo rimbrottò Marco "signor Pagani, potreste darci qualche consiglio, allora?"
    "un'abbigliamento più sobrio, se non altro"
    "dovevamo essere riconoscibili, signore" mugugnò Federico
    "già, comunque vi presterò degli abiti, e mi seguirete in giro per la città"
    "vi pagano anche per questo?"
    "già; adesso però sono stanco, scusatemi ma vado a dormire"
    "buonanotte signor Pagani" disse Marco
    il mercante uscì e i due rimasero soli
    "personaggio fastidioso" disse Federico
    "dopotutto ha ragione, lui in questo ambiente ci vive, noi no"
    "ci hanno mandato solo perché gli altri sono a prendere il sole in Castiglia od a Parigi, non sono un mercante, né lo sarò mai!" si riempì un bicchiere
    d'acqua e lo vuotò "quando ho preso i voti non sapevo di entrare in qualcosa di simile"
    "quando hai fatto domanda per il CCSP si, però" lo rintuzzò Marco
    "non sono mai stato un operativo, sono un diplomatista, accidenti"
    "non mentirmi, hai fatto il corso da operativo.. ed anche un paio di missioni"
    "uff, non ti si può proprio nascondere nulla" Federico sorrise "comunque era molti anni fa.. ero ancora giovane"
    Marco rise "ad ogni modo non sarà una missione difficile" si fermò per bere dal suo bicchiere "dobbiamo solo introdurci a palazzo e sostituire le carte"
    "è uno dei posti più sorvegliati al mondo" Federico si fermò a riflettere "anche se mi ricordo quella volta, in Baviera.."
    "si d'accordo" gli rispose Marco "per favore non cominciare con le tue memorie. ad ogni modo se ce l'hai fatta una volta ce la faremo di nuovo"
    "si, ma quella volta eravamo entrati come monaci" Federico sorrise "era il mio ruolo"
    "mhm.. dobbiamo entrare in quel castello, senza destare sospetti, possibilmente" Marco stette un'pò a riflettere "nell'archivio del castello.. tu sei un diplomatista, no?"
    "già"
    "ci sarà sicuramente qualche documento da autenticare là dentro"
    "il trattato di pace sarà sicuramente custodito a parte, in qualche stanza remota"
    "intanto potremmo infiltrarci dentro, per cercarlo poi con calma"
    "buona idea, non sarò costretto a fingere, mi piace"
    "dovremo scoprire come entrare là dentro intanto, poi penseremo al resto"
    "mentre tu ti pavoneggerai da mercante domani mattina, io farò un giro per la città.. ti va?"
    "sembra una buona idea"
    "dirai a chi ti chiede che tuo padre è a casa malato, mentre io recupererò un alloggio in città.. ti manderò una lettera appena so qualcosa"
    "ottimo, ora, però, è tempo di seguire il nostro ospite ed andare a dormire"
    ...

    Taverna del Golfo, Napoli, 13 Novembre 1545

    I due agenti si incontrarono quella mattina, in una taverna della città bassa
    "allora?"
    "ho scoperto qualcosa di importante"
    "uh?"
    "stanno cercando diplomatisti presso uno studio, per compiere alcune verifiche su certi documenti al castello"
    "pensi di poterci entrare?"
    "ci sto provando, però mi servono queste cose" Federico gli passò una lista
    "lista esigua" Marco guardò l'altro negli occhi "ti farò sapere.. del resto ti serve una mano?"
    "appena sarò dentro penso che potrò scegliermi un collaboratore. sai qualcosa di diplomatica o sigillografia?"
    "le basi, niente di più.. sono un traduttore, dopotutto" Marco sorrise e si alzò "dammi un paio di giorni"
    "mi troverai qui"
    ...

    Studio del notaio Carrai, Napoli, 20 Novembre 1545

    "buongiorno, notaio" disse Federico, entrando
    "ho visto la vostra analisi di quei documenti, signor Orti" disse Carrai "e sono stato molto colpito, la vostra conoscenza degli affari cancellereschi è davvero notevole"
    "ho lavorato per un certo periodo presso la cancelleria genovese"
    "ho letto le vostre referenze, in effetti pensavo di darle un altro incarico, vista la qualità del vostro lavoro"
    "ovvero?"
    "al momento, su richiesta del reggente, stiamo controllando la veridicità di alcuni documenti reali" il notaio si sedette "è un'impresa importante, il mio studio è onorato, capite che voglio solo i migliori"
    "sarei davvero onorato se voi mi deste quest'incarico"
    "quindi ne deduco che accettate?"
    "chiaramente, nonostante la mia età penso che un lavoro del genere mi gioverebbe"
    "molto bene. ritornate pure domani, avrete spiegazioni sul lavoro"
    "grazie, notaio"
    "grazie a voi, signor Orti"
    ...

    Taverna del Golfo, Napoli, 20 Novembre 1545

    "Ottime notizie, Marco" esordì Federico
    "ti hanno preso?"
    "il notaio in persona ha chiesto la mia collaborazione per la verifica dei documenti reali, comincio domani"
    "molto bene, tutto va per il meglio. hai chiesto per farmi assumere come assistente?"
    "ne parlerò domani, che stai facendo al momento?"
    "mi faccio vedere in giro con Pagani, niente di più"
    "a questo punto forse è meglio che tu continui con il tuo lavoro"
    "perché?"
    "arrivano due mercanti, uno sta male, non possiamo permetterci che salti la nostra copertura sparendo tutti e due"
    "ho paura che tu abbia ragione.. pensi di farcela da solo?"
    "non dovrebbe essere difficile"
    "non possiamo rischiare troppo"
    "stai tranquillo, continua a folleggiare, tu che sei giovane, mentre io faccio il lavoro sporco"
    "tienimi aggiornato"
    ...

    Studio del notaio Carrai, Napoli, 21 Novembre 1545

    "signori" esordì il notaio "ho l'onore di presentarvi un nuovo aspirante membro di questa commissione, il signor Orti. avete tutti letto i suoi acuti lavori su quei documenti dogali genovesi, lo ritenete in grado di assumere l'incarico?" tutti i presenti annuirono "perfetto" si girò verso un suo scrivano "chiama il signor Orti e fallo entrare" il notaio si sedette e Federico entrò nella grande sala, tutti gli occhi erano fissi su di lui, finché non si sedette.
    "signor Orti, sono lieti di comunicarvi che siete stato ammesso in questa commissione"
    "ringrazio tutti i presenti" disse Federico "sono davvero onorato di farne parte"
    "molto bene, ora, signori, vi devo lasciare, signor Vasai, spieghi il nostro lavoro" il notaio si alzà ed uscì, appena la porta fu chiusa il Vasai cominciò "dobbiamo controllare la veridicità di alcuni documenti ricevuti dalla cancelleria reale, su incarico del consiglio di reggenza. Vi sentite in grado di assumervi la responsabilità dei documenti esteri?"
    "si, signore" rispose Federico "ne ho visti molti a Genova"
    "eccellente, sarete assegnato all'incarico, allora. Lavorerete con i signori Rila e Rabini" Vasai si alzà "ed ora, signori, al lavoro!"
    ...

    Anticamera dell'Archivio Reale, Napoli, 22 novembre 1545

    "signor Orti, qui ci sono le lettere straniere" Rila indicò una grossa pila di documenti "ordinate per anno e mittente"
    "tutto qui? pensavo ci fosserò più documenti"
    "quelli sono gli accordi commerciali e militari" indicò un'altra pila "e me ne occupo io. l'altra, contenente missive di ordini religiosi, sarà controllata dal signor Rabini"
    "dato che sono il nuovo entrato il lavoro più sporco spetta a me" fece l'occhiolino a Rila
    "già, ma non pensate che noi ce la spassiamo; le lettere straniere sono di più ma sono anche più semplici"
    "chiaramente, mi metterò subito all'opera"
    "ottimo"
    ...

    Taverna del Golfo, Napoli, 22 Novembre 1545

    "sfortunatamente non mi occupo io degli accordi commerciali e militari" disse Federico
    "dannazione" esclamò Marco "riusciresti a scambiare il lavoro?"
    "ne dubito, comunque ho dato una scorsa alla pila di documenti, il trattato di pace è abbastanza in basso; con l'attuale ritmo dovremmo avere ancora un paio
    di giorni"
    "quel è il tuo piano?"
    "mettere fuorigioco Rila, sostituire il trattato e sparire dalla circolazione, non posso essere io a scoprirlo"
    "più che giusto, come vorresti escludere Rila?"
    "dev'essere qualcosa di temporaneo, poi deve essere in grado di riprendere il lavoro.. tu non conosci nessun erborista?"
    "lo cercherò.. ma scusa, l'altro, il Rabini, non potrebbe accorgersi della sostituzione?"
    "lui lavora in un'altra stanza.. potremmo far ubriacare pesantemente il Rila, non credi?"
    "lo terremmo a casa un solo giorno però"
    "provvederò a farti sapere il giorno esatto; oltre a questo dovresti parlare con il nostro ambasciatore qui a Napoli, per far saltar fuori la storia del documento"
    "ho già avuto dei contatti con lui, ma è molto sorvegliato"
    "persevera, ci siamo quasi"
    ...

    Anticamera dell'Archivio Reale, Napoli, 26 novembre 1545

    "salve signor Orti" disse la guardia "come va?"
    "tutto a posto, sergente"
    "il signor Rila non si è visto oggi.. di solito arriva prima di tutti"
    "ho sentito che ha esagerato col vino ieri sera"
    "questi giovani" il sergente ridacchio "sempre a correr dietro alle gonne ed a bere"
    "se avessero vissuto quello che abbiamo vissuto noi, eh?"
    il sergente sorrise e fece passare Federico, che provvide a sostituire il trattato.
    ...

    Taverna del Golfo, Napoli, 26 novembre 1545

    "fatto; adesso dobbiamo solamente farmi sparire"
    "hai già pensato a qualcosa?" chiese Marco
    "ho notato quel tipo là" indicò un uomo, seduto ad un tavolo poco lontano "mi somiglia abbastanza, non credi?"
    "già. che stanza hai?"
    "14" gli allungò le chiavi "te ne occupi tu?"
    "in due sarebbe meglio"
    "volevo evitare, sono troppo vecchio per questo"
    "tanto per farmi fare qualcosa, eh?" Marco sorrise e vide l'uomo indicatogli alzarsi "andiamo"
    ...

    Porto di Napoli, 27 novembre 1545

    "grazie, sigor Pagani" disse Marco "ho passato degli ottimi giorni in sua compagnia"
    "non c'è di che.. vengo pagato per questo"
    "sai quando agirà l'ambasciatore?" chiese Federico
    "appena saremo al largo, ci sta osservando dal suo palazzo"
    "ehi, voi" gridò una guardia "fermatevi!"
    "che vogliono?" chiese, sottovoce, Marco
    "non ne ho idea, speriamo in bene" rispose Giovanni
    "buongiorno signori" disse la guardia "questa notte è morto un uomo, tale Federico Orti, dobbiamo interrogare tutti quelli che si allontanano dalla città"
    "era importante questo signore?" chiese Marco
    "si occupava di un lavoro molto delicato, presso il palazzo reale"
    "questi signori non centrano nulla" disse Giovanni "garantisco io per loro, sono stati con me tutta la sera"
    "capisco, signor Pagani. ma sa com'è dobbiamo controllare tutti" il soldato li squadrò nuovamente "arrivederci, allora"
    "arrivederci" disse Giovanni "sparite su quella nave" disse agli altri due "ne ho avuto abbastanza"
    "ci rivedremo molto presto" disse Federico, imbarcandosi "saluti"
    ...

    Castello Reale, Napoli, 27 novembre 1545

    "Ambasciatore!" gridò il ciambellano "il consiglio è in riunione, non potete entrare!"
    "ho delle novità importanti, mi annunci"
    il ciambellano entrò nella stanza, uscendone subito dopo con uno dei consiglieri, il barone Caetano
    "buon giorno barone, ho delle notizie per voi"
    "mi dica, ambasciatore"
    "chiedo l'adempimento degli obblighi sanciti dal precedente trattato di pace"
    "quali obblighi?"
    "la consegna delle terre del regno, rileggete il trattato, barone"
    il barone sussultò "vi faremo sapere" disse, in un sibilo
     
  17. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    sabato sera, se resto a casa continuo con il prossimo patriarca! (sennò domenica!)

    saluti
    DAoS
     
  18. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Il Patriarcato di Antonio III - parte 1a

    Lodovico II morì prima di iniziare la campagna d'Africa contro il Congo. Alla sua morte fu eletto Antonio Pagani, vescovo di Napoli, con il nome di Antonio III. L'Ordine ed i vescovi moderati avevano grandi speranze per questo Patriarca.
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    Pochi mesi dopo il nuovo Patriarca decise di proseguire con la guerra che il suo predecessore voleva, così, dopo aver emanato un decreto, su consiglio del rettorato per gli opifici, per migliorare le tecniche produttive, diede l'ordine alle truppe di presidio del Congo, affiancate sperimentalmente da due armate formate da guerriglieri locali, di avanzare in territorio congolese. Un mese dopo le truppe patriacali incontrarono il nemico e lo sconfissero nella battaglia del Congo, tuttavia la prova dei soldati locali fu pessima, in quanto erano poco abituati alla disciplina. Pochi giorni dopo il re del Congo chiese la pace, i termini della quali furono la rinuncia da parte del Congo delle provincie perse ed il pagamento di una grossa somma in oro.
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    Nello stesso periodo riprese anche la colonizzazione del grande deserto africano, dove Aquileia creò una colonia nella provincia di Azawadd, impiantandoci subito del grano. Mentre la colonizzazione procedeva il Patriarca decise anche di ingrandire la flotta, soprattutto quella di trasporto in quanto aveva grandi ambizioni espansionistiche. Sempre nello stesso periodo Antonio III decise, autonomamente, di emanare l'editto "Boni Cives Debent", in cui ribadiva l'accentramento di potere negli uffici patriarcali centrali.
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    Questa mossa del Patriarca, tuttavia, creò un grande scontento tra il personale degli uffici periferici, in quanto istituiva un ferreo controllo su di essi da parte di commissari centrali; tra gli uffici centrali, che vedevano il Patriarca esercitare un sempre più stretto controllo anche su di loro; ed anche tra i nobili, che non avevano mai visto di buon occhio il centralismo patriarcale. Anche il Maestro dell'Ordine, appena nominato, cercò di far desistere il Patriarca dai suoi propositi, senza riuscirci. A smorzare un'pò i toni intervenne la decisione patriarcale di assumere un nuovo consigliere economico, Raimondo di Saluzzo, ben visto dai notabili, con l'incarico di diminuire l'inflazione.
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    Pochi giorni dopo Antonio III decise di proseguire la campagna d'Africa, mirando ai domini dello Swahili, sulla costa orientale. Per questo motivo inviò la vecchia flotta da trasporto nelle colonie castigliane nella zona. Così, il 9 maggio del 1561, seimila cavalieri invasero lo stato africano. Alla guerra presero parte sia gli alleati del Patriarca, Castiglia e Lituania, sia quelli dello Swahili: Najid, Khiva, Sokoto ed Impero Ottomano.
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    Le battaglie sul suolo africano furono tutte favorevoli alla coalizione europea, in quanto l'uso massiccio della cavalleria disorientò le tribù africane; un'offensiva fu anche iniziata nel Magreb, per togliere dalle mani turche il suolo algerino, e fu cinta d'assedio l'isola di Rodi, da parte delle due armate d'assedio patriarcali. Un paio di mesi dopo le terre africane erano completamente in mano patriarcale, così il re dello Swahili chiese la pace, perdendo quasi tutte le sue provincie, tra cui l'isola di Zanzibar, e pagando una grossa somma di denaro.
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    Pochi giorni dopo la provincia di Atlas, nell'Algeria ottomana, cadde e con essa anche Rodi. Non volendo continuare la guerra, avendo conquistato una grande porzione di terre nell'africa orientale, il Patriarca chiese Atlas e l'indipendenza di Rodi in cambio della pace. Il sultano ottomano, temendo che altri stati gli dichiarassero guerra, dopo la brutta prova offerta durante il conflitto, la siglò senza troppi problemi. Nel frattempo la provincie di Mantova, Calabria e Walacchia vennero dichiarate, finalmente, parte del dominio patriarcale. Nello stesso periodo il Patriarca ordinò anche la creazione di sei
    armate, per presidiare le coste africane ed aiutare la conversione dei nativi.
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    Tuttavia gli stati di Sokoto, Khiva e Najid rimanevano in armi; il primo fu facilmente occupato dai castigliani e costretto ad una compensazione in denaro ed alla rinuncia a tutte le rivendicazioni territoriali. Mentre gli ambasciatori dei due stati erano nella capitale per discutere su una pace bianca, Leopoldo VIII d'Austria fu eletto Imperatore del SRI.
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    L'invio di truppe in Africa fu una decisione saggia in quanto, pochi giorni dopo il loro arrivo, numerosi ribelli infedeli insorsero, cercando di prendere possesso delle città, non difese da mura. Grazie all'esercito fu facile reprimere queste rivolte; tuttavia un'altra rivolta, ben più preoccupante, fu iniziata dai nazionalisti siciliani, che mal sopportavano il dominio di Aquileia. Unico fatto positivo del periodo fu il raggiungimento dello status di
    provincia della ex-colonia di Azawadd.
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    Non pago delle conquiste africane, e cercando di distogliere l'attenzione del popolo dalle sue manie centralizzatrici in patria, Antonio III decise di inviare i reggimenti di cavalleria che avevano combattuto nella guerra contro lo Swahili, a combattere in America centrale, per conquistare e convertire la popolazione dei Maya, da poco scoperta. Questa volta decise anche di utilizzare la nuova flotta di trasporto, che anche questa volta beneficiò delle colonie spagnole, soprattutto quella di Cuba, che si trovavano a solo pochi giorni di viaggio dalla costa Maya.
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    Qualche mese dopo, nel febbraio del 1565, la flotta raggiunse la baia del Belize, pronta a confrontarsi con la popolazione locale. Anche questa volta le truppe avevano ordine di agire di sorpresa, in quanto il Patriarca non voleva rischiare un ambasciatore per portare la dichiarazione di guerra a quei selvaggi.
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    La cavalleria patriarcale ebbe gioco facile contro i nativi, sconfiggendoli ripetutamente nelle battaglie del Belize, Yucatan, Campeche ed Honduras. Viste le numerose disfatte, il sovrano maya si affrettò a chiedere la pace, ben vista anche da Antonio III, in quanto il suo tentativo di coprire la politica interna con una di espansione non sembrava dare buoni frutti, in quanto le rivolte non accennavano a diminuire.
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    I mesi successivi videro il consolidamento dei poteri dei consiglieri, dei vescovi e degli ordini monastici, a spese di quelli del nuovo Patriarca. Antonio III dovette accettare, in quanto le sue manovre che avevano seguito l'elezione non avevano giovato all'immagine del Patriarca e dello Stato in generale, così si dovette procedere ad un complessivo riorganizzamento degli uffici centrali e perirferici, cercando di ripristinare lo status quo ante Antonio. Nel giugno del 1566 venne eletto Carlo III Giuseppe d'Austria come nuovo imperatore del SRI, mantenendo così il titolo nella famiglia d'Asburgo.
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    Questa riorganizzazione, tuttavia, scontentò nuovamente molti nobili che si raccolsero sotto la bandiera di Leopoldo Barberini, conte di Reggio, che guidò una rivolta nel sud italia, terreno fertile per i rivoltosi, in quanto gran parte della popolazione aveva nostalgia del generale lassismo dei precedenti dominatori napoletani. Nello stesso periodo il dominio patriarcale si estese alle provincie di Sirt, Cyrenaica e Gabes.
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    Nell'agosto dell'anno successivo, il 1567, il Patriarca decise di imprimere una svolta decisiva nelle strategie di espansione dello Stato, cioè di cercare nuove provincie nei territori inesplorati oltremare, soprattutto in America ed Africa. Questa scelta fu un tentativo di Antonio III per riguadagnarsi la fiducia dei notabili del Patriarcato; questa volta gli riuscì in quanto la sua idea fu appoggiata da tutti, per i più svariati motivi: dalla ricerca di nuovi mercati, al prestigio internazionale.
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    Nei mesi successivi alla svolta, la situazione cominciò a migliorare; la provincia di Atlas fu convertita e la rivolta del Barberini fu stroncata. Oltre a questo si iniziò a consolidare i domini americani, con l'arruolamento di truppe da mandare in quelle provincie, ed a fondare nuove colonie sulla rotta per quei possedimenti, per supportare le flotte in transito.
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    L'isola di Barbados fu quindi oggetto di massiccia immigrazione, soprattutto dopo la scoperta che il suolo era adatto alla coltivazione dello zucchero. Per controllare meglio questo piccolo impero coloniale il Patriarca diede incarico ai suoi consiglieri di studiare nuove navi, che potessero affrontare meglio la traversata oceanica. Quest'enfasi sulle colonie americane, però, non fu esclusiva; infatti nel dicembre del 1569, l'Africa Orientale Patriarcale, il nome delle provincie tolte alla dominazione Swahili, fu completamente convertita, e cominciarono i lavori per fortificare le maggiori città, anche per via delle crescenti tensioni con i Mamelucchi, che controllavano il resto del corno d'Africa.
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    L'anno successivo trascorse in relativa tranquillità, in quanto tutti i grandi poteri del Patriarcato raggiunsero finalmente lo status quo; questa tranquillità istituzionale rese anche possibile l'istituzione di corti provinciali per l'amministrazione della giustizia nei territori d'oltremare. Un altro traguardo raggiunto dallo Stato fu la completa cristianizzazione delle province centroamericane.
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  19. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Il Patriarcato di Antonio III - parte 1b

    Gli anni dal 1571 al 1578 videro un'ulteriore consolidamento, e rafforzamento, delle istituzioni del Patriarcato, sempre a spese di Antonio III, che era ormai ritenuto inaffidabile per la gestione dello Stato. Il consolidamento del potere degli uffici centrali portò alla creazione di numerosi ministeri, sotto la supervisione, solamente nominale, del Patriarca, che si suddivisero la gestione dei vari aspetti del funzionamento della Nazione; si rafforzarono anche gli uffici periferici, che raggiunsero un alto grado di integrazione con la Capitale. Negli ultimi mesi del 1578, vista la grande integrazione raggiunta nelle province centroamericane, il Patriarca decise di supportare un'altra campagna, per sradicare il dominio Maya ed infliggere un duro colpo a quello dello Zapotec. La guerra contro i Maya durò solamente un paio di mesi, e portò alla completa annessione di quello Stato al Patriarcato; la guerra contro lo Zapotec, invece, durò fino al gennaio 1579 quando il capo di quella Nazione accettò la pace in cambio della rinuncia alle ambizioni territoriali a sud, ed al pagamento di una grossa somma in oro. Nello stesso periodo, da parte del Ministero della Produzione, fu varata una generale riorganizzazione degli opifici, anche per tenere conto delle nuove risorse scoperte nelle colonie.
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    Nel marzo del 1580, il Patriarca assunse un nuovo consigliere, Achille Brunetti, affinché si occupasse delle riforme amministrative. Questa nomina era stata fortemente voluta dal consiglio Patriarcale, per cercare di integrare le scarse capacità amministrative del Patriarca. Nello stesso periodo venne anche completata una riforma dell'esercito.
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    Pochi mesi dopo venne fondata una nuova colonia sulla rotta per il centro America, nella provincia di Tucujulandia; subito dopo venne inviata una forza militare a presidio della provincia, in quanto stretta tra i domini francesi e castigliani.
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    Per rilanciare la produzione, che era basata principalmente sulla produzione di materie prime, il Ministero competente chiese al Patriarca di autorizzare la creazione di una fabbrica tessile nella provincia di Hum, sostenendo che questa iniziativa avrebbe giovato all'economia generale dello Stato, gettando le basi per lo sviluppo di un forte settore manifatturiero, in grado di competere con quello degli altri Stati.
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    Gli anni successivi videro un complessivo consolidamento del Patriarcato sulla scena mondiale, con la conversione dei territori Maya e la conseguente costruzione di numerosi edifici in quelle provincie per portare gli standard locali al livello di quelle europee. Questa situazione di relativa pace fu nuovamente interrotta nel 1583 quando il Papa decise di rivolgersi nuovamente al Patriarcato. Questo fece si che Antonio III chiamasse alla crociata contro i Mamelucchi, studiando un'espansione ad est per il suo Stato.
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    Tuttavia alla crociata non aderì nessuno, così il Patriarca si vide costretto a mantenere un profilo basso, continuando a consolidare la posizione in America ed Africa. Nell'agosto del 1583, la colonia di Tucujulandia raggiunse una dimensione stabile tale che fu possibile la creazione di numerose piantagioni; la scelta di cosa coltivare, tradizionalmente, veniva lasciata ai coloni che, questa volta, decisero di piantare del tabacco. Questa pianta era stata scoperta dai Castigliani una decina d'anni prima, e la sua recente importazione nei territori patriarcali aveva riscosso un grande successo. Nel novembre dell'anno successivo il governo riconobbe l'ungherese come cultura ufficialmente accettata nello Stato, questo riconoscimento rientrava nella politica degli uffici centrali, che miravano a pacificare internamente il Patriarcato, ma venne osteggiata duramente dal Patriarca.
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    Durante il 1585 si assisté ad un altro grande passo avanti del Patriarcato nella scena internazionale, infatti la Francia chiese, ed ottenne, un'alleanza. Per questo motivo la storica alleanza con la Lituania venne rotta, in quanto quello Stato continuava ad impelagarsi in guerre contro Stati molto lontani dalla sfera d'interesse del Patriarcato. Oltre a questo le provincie di Malta, Palermo e Messina entrarono a far parte dei domini di Antonio III, venne anche fondata la colonia di Puerto Rico, che venne subito adibita alla coltivazione dello zucchero.
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    Nell'anno successivo si assisté al termine del vassallaggio dell'arcivescovado di Genova, all'espansione della colonia di Puerto Rico, ed a vari trattati di amicizia e transito con la Francia, per rafforzare l'asse tra Aquileia e Parigi in funzione anti-austriaca, necessaria a supportare le mire del Patriarcato sull'Italia. Pochi mesi dopo le spie patriarcali riuscirono a fabbricare delle rivendicazioni fasulle sul regno lombardo, consentendo così ad Antonio III, questa volta supportato dagli altri gruppi di potere del Patriarcato, di giustificare agli occhi delle altre potenze europee un intervento in Italia. Così la guerra venne dichiarata contro Milano, supportato dalla Bretagna e dall'Austria, e vide il supporto dei nuovi alleati patriarcali: Francia e Castiglia.
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    Tutte le armate occidentali ebbero l'ordine di avanzare in territorio nemico e, sulle prime, non incontrarono alcuna seria resistenza, riuscendo a cingere d'assedio sei provincie.
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    Tuttavia il gigante austriaco si riebbe in breve periodo dallo smacco, riuscendo a vincere la battaglia di Steiermark ed a cingere d'assedio la provincia di Treviso. Queste sconfitte, però, furono utili al patriarcato in quanto spostarono le attenzioni, e le truppe, austriache sull'Italia, lasciando libere le armate aquileiesi di assediare le provincie austriache e milanesi. La guerra contro Milano fu presto risolta, in quanto la capitale cadde nell'ottobre dello stesso anno, costringendo il re a lasciare la provincia alle forze patriarcali, rintanandosi a Nizza.
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    Nei mesi successivi le forze congiunte francesi ed aquileiesi riuscirono a conquistare numerose provincie austriache, senza che il nemico riuscisse a prendere Treviso. Oltre a questo fu anche siglata una pace con la Bretagna, in cambio di una moderata quantità di denaro.
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    La pace fu quindi siglata un mese dopo, con l'Austria costretta a cedere il Tirolo alla Francia e Brescia al Patriarcato.
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    L'anno successivo l'attenzione del Patriarca si volse verso l'arcivescovado ligure e, sempre grazie agli efficenti agenti dell'Ordine, Antonio III fece in modo di dichiarare guerra a quello Stato, protetto dall'Austria ed alleato di Milano; anche questa volta la guerra fu ben vista, in quanto una vittoria contro questi tre stati avrebbe grandemente rafforzato la posizione di Aquileia. La guerra ebbe esiti altalenanti, con sofferte vittorie e clamorose disfatte, ma non venne intaccato lo status quo. Per rompere lo stallo, nel dicembre del 1587, l'Austria tentò di favorire una pace concedendo al Patriarcato
    un seggio tra gli elettori del SRI, ma questo non pose fine ai combattimenti che, proprio in quel periodo, si andarono intensificando.
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    Due mesi dopo Milano fu nuovamente costretta alla pace e forzata a pagare delle indennità di guerra nonché a lasciar perdere le rivendicazioni sulla Lombardia; mentre Genova ottenne di pagare solamente una somma di denaro, in quanto occupata dalle truppe castigliane che non vedevano di buon occhio un eventuale controllo dell'importante piazza commerciale da parte del Patriarcato.
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    Un mese dopo, visto il gran numero di rivolte scoppiate nel Patriarcato, Antonio III chiese la pace all'Austria che accettò, nonostante i termini fossero particolarmente duri.
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    Dopo la firma del trattato di Vienna, Antonio III inviò l'esercito a sconfiggere le varie rivolte, con successo; tuttavia questo non risolse i problemi interni, causati dalle due estenuanti guerre. Per questo motivo il Patriarca decise di favorire il commercio ed anche un maggior dinamismo della Nazione nella politica estera, favorendo la Castiglia per il trono del SRI. Oltre a questo si assitè anche ad un ritorno di alcuni poteri, specialmente in ambito diplomatico e militare, nelle mani di Antonio III, favorito dalla vittoriosa guerra.
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  20. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Il Patriarcato di Antonio III - parte 2

    All'inizio del 1591, Achille Brunetti consigliò al Patriarca di investire del denaro nella costruzione di nuove strade, specialmente nel Magreb, per aiutare la circolazione delle merci, delle persone e della posta. Questo suggerimento venne accolto e pochi mesi dopo cominciò a dare i suoi frutti.
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    Pochi mesi dopo il Patriarca decise di mandare dei messi nei Paesi confinanti, per ribadire le buone intenzioni del Patriarcato; questa mossa sorprese positivamente tutte le cancellerie coinvolte nell'operazione. Nonostante questo Genova, passata all'eresia, decise di fomentare delle rivolte, nell'ancora eretica Lombardia.
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    I ribelli vennero facilmente sconfitti pochi giorni dopo, nonostante questo però riuscirono a fuggire a Mantova, il Patriarca, quindi, decise di mobilitare molte più forze per contenerli. Nello stesso periodo la colonia di Puerto Rico raggiunse lo status di città, e Pietro II di Castiglia venne eletto al soglio del SRI.
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    Nei mesi successivi i combattimenti continuarono, fino alla completa distruzione delle armate riottose, nel gennaio del 1593. Con la sconfitta dei ribelli eretici la conversione della Lombardia ebbe fine nello stesso periodo. Nel frattempo Loango divenne parte integrante dei domini Patriarcali e vennero mandati dei coloni nell'estremo sud dell'Africa, per stabilire una solida base tra le colonie dell'ovest e dell'est.
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    Nel dicembre dello stesso anno il Papa dichiarò nuovamente Aquileia come suo protettore, questo permise ad Antonio III di togliere la scomunica a Francesco I, re di Francia. Nello stesso periodo le colonie del Capo vennero finalmente istituite e due armate di presidio vennero mandate in loco a proteggerle. Oltre a questo venne anche completata l'accademia d'arte di Palermo che, nelle intenzioni dei consiglieri patriarcali, doveva contribuire al rilancio della provincia stessa, creando un polo culturale per il sud Italia.
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    Gli anni di pace, tuttavia, non furono molti in quanto Antonio III decise, grazie al prestigio ottenuto con le sue ultime azioni , di unificare, dopo secoli e secoli, la penisola italiana: per questo motivo entrò in guerra contro una coalizione formata da Savoia, Genova, Sardegna e Liegi, affiancato da Francia e Castiglia.
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    Antonio III prese personalmente parte alla campagna, guidando le truppe patriarcali nella battaglia di Genova, che vide una sonora disfatta per le truppe liguri.
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    Due mesi dopo anche la battaglia del Piemonte ebbe esito positivo, in quanto tutte le armate occidentali erano state messe in moto, e l'esiguo presidio della provincia non potè nulla contro questa superiorità, e fuggì verso la Savoia. Negli stessi mesi Liegi chiese la pace, e la ottenne pagando una moderata somma di denaro.
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    Pochi giorni dopo scattava anche l'invasione via mare della Sardegna, supportata anche da truppe spagnole.
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    Per sfuggire alla guerra, anche se vittoriosa, quasi seicento abitanti di Parma decidettero di emigrare verso le colonie; il Maestro, saputa la notizia, decise di dirottarle verso le nuove colonie del Capo, per velocizzare il processo di colonizzazione di quelle importanti provincie. Oltre a questo la Francia costrinse la Savoia a cedere la provincia di Savoie, ed a rinunciare alle rivendicazioni su Nizza. Nel frattempo le battaglie sugli altri fronti continuavano e, dopo alcuni mesi la Sardegna capitolò.
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    Un mese dopo cadde anche la Liguria; solo la Savoia restava in armi. Tuttavia, sul fronte interno, la situazione cominciò a precipitare, rivolte infatti scoppiarono in tutto il Patriarcato, la più grave a Ferrara.
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    Negli ultimi mesi dell'anno cadde anche il Piemonte e, con esso lo Stato savoiardo. L'annessione fu ottenuta, ma la reputazione dello Stato patriarcale peggiorò, portando il Congo e lo Zapotec a dichiarare guerra.
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    Pochi mesi dopo, nel febbraio del 1595, Carlo VI fu incoronato imperatore del SRI, riportando la corona alla casa d'Asburgo, complice anche l'intervento della Castiglia a fianco di Aquileia due anni prima.
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    Lontano dall'europa le scaramucce contro Congo e Zapotec continuarono fino all'agosto del 1595, quando lo Stato centroamericano venne annesso dalla Castiglia ed il Congo invaso dalle truppe di presidio nell'Africa centrale, guidati dall'esploratore Dario Aldini.
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    Nove giorni dopo la battaglia terminò con una completa vittoria delle truppe patriarcali; poco dopo i comandanti delle truppe decisero di andare avanti, portando la guerra in territori ancora inesplorati.
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