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sfidAAR2: DAoS, Patriarcato di Aquileia

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da Dark_Angel_Of_Sin, 25 Settembre 2010.

  1. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    grazie mille!!! sono contento XD

    ad ogni modo URRAH per ME!
    ho raggiunto tutti gli obbiettivi a breve termine!

    1)sopravvivere
    2)esercito decente (20k almeno)
    3)flotta decente (più di venezia)
    4)annettere venezia

    questa sera ne deciderò degli altri per il patriarca successivo XD
    (e forse cambierò gli obbiettivi a lungo termine e quello finale.. sono troppo facili!)

    saluti
    DAoS
     
  2. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    nuovi obbiettivi a breve (un patriarcato di tempo ~20/30 anni)

    1)espandersi nella penisola italiana (minimo 4 provincie)
    2)sconfiggere seriamente napoli, togliendogli almeno le provincie balcaniche
    3)aumentare il prestigio

    poi, volevo chiedere a voi, cari lettori & care lettrici, vi vanno bene questi update squisitamente di gioco e pieni di immagini, inframmezzati da post narrativi?

    saluti
    DAoS
     
  3. Filippo I di S.G.

    Filippo I di S.G.

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    secondo me è una buona soluzione, ci stavo pensando anche io per il mio AAR...
     
  4. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    molto bene, allora il prossimo sarà un post narrativo (oggi/domani, appena ho tempo)! XD

    saluti
    DAoS
     
  5. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Udine, aprile 1443
    Il professore stava camminando su e giù per il suo studio, immerso in svariati pensieri, soprattutto riguardanti la prossima elezione del patriarca; ad un certo punto dei colpi alla porta interruppero le sue meditazioni "chi è?" gridò, abbastanza infastidito
    "fratello Malachia, Maestro" disse una voce nota "sono venuto un'pò prima degli altri, come mi avevate chiesto"
    "ah, si scusatemi, entrate pure"
    la porta si aprì, per far entrare un frate mascherato, la sagoma familiare rasserenò il professore, ché era il suo braccio destro "accomodatevi pure, fratello" gli disse, sedendosi "allora, nessuna novità dall'assemblea dei vescovi?"
    "no" rispose l'altro "però dovremmo facilmente raggiungere la maggioranza; Alinardo da Venezia, il candidato vescovile, non è molto credibile come patriarca, visto anche lo scandalo che ha investito la sua curia"
    "già, ottima operazione Malachia"
    "vi ringrazio, Maestro"
    "l'unico peccato è che il nostro candidato è già anziano.. ma è il migliore sulla piazza" mormorò tra se e se il professore
    "come dite?"
    "uh.. si" il professore si riscosse "stavo pensando tra me e me, Gastone è abbastanza anziano, ma è l'unico dei nostri in grado di raccogliere abbastanza consensi, non trovate?"
    "certamente, per questo lo abbiamo proposto. quindi qual è il problema?"
    "strano che me lo chiediate" il professore sorrise "ad ogni modo vi risponderò: i vescovi cardinali"
    "è una rivalità storica" rispose Malachia "e siamo sempre riusciti a spuntarla"
    "lo so, fratello. Però ultimamente stanno passando alla riscossa; si sono organizzati per fare pressioni sul patriarca, come si è visto negli ultimi anni di Giovanni VI, che Dio l'abbia in gloria"
    "pressioni o non pressioni" disse il frate "siamo sempre riusciti a contenerli"
    "lo so, ma è una guerra di logoramento; il nostro Ordine non può tenere molto a lungo questa situazione in piedi.. bisogna avviare qualche riforma sistemica, sia per l'Ordine, potenziando alcuni ambiti, sia per l'amministrazione del patriarcato, cercando di annullare l'influenza dei vescovi sulla res publica"
    "la vedo dura, Maestro" rispose Malachia "però con Gastone sarà tutto un'pò più facile, ché avremo l'appoggio del patriarca.."
    "lo spero" lo interruppe il professore "ma è sempre stata una testa calda quell'uomo" sospirò "spero non si lasci traviare dagli episcopali"
    "i consiglieri patriarcali attualmente in carica sono nostri fidatissimi, lo controlleranno a dovere"
    "quanto vorrei avere la vostra fiducia nel futuro, Malachia"
    "tuttavia.." Malachia fu interrotto da dei colpi alla porta "gli altri" mormorò
    "continueremo questo discorso più tardi, fratello" gli rispose il professore "avanti!"
    i frati componenti il consiglio ristretto del Maestro entrarono alla spicciolata e, dopo aver preso alcune sedie, su indicazione del professore, presero posto attorno alla sua scrivania
    "grazie a tutti per essere intervenuti" esordì il Maestro "abbiamo le relazioni sullo Stato all'ordine del giorno, cerchiamo di essere abbastanza veloci nel trattarli"
    "scusate, Maestro" intervenne fratello Ugo da Grado "nessuna novità dall'assemblea elettiva?"
    "no, fratello, ma abbiamo buoni motivi per ben sperare nell'elezione di Gastone da Umago. ad ogni modo cominciamo!" esclamò prendendo un pezzo di pergamena
    "primo punto: situazione interna"
    "la popolazione è abbastanza felice sotto il patriarcato" disse Adelmo da Lubiana "comunque stiamo lavorando per avere una stabilità interna maggiore. oltre
    a questo stiamo anche facendo progressi negli altri campi: commercio, produttività, governo, esercito e marina; anche se abbiamo il controllo solo sulle prime tre voci"
    "non sarebbe meglio" cominciò Ugo "lasciare ai mercanti il compito di sovraintendere al commercio?"
    "sono dei maledetti senza Dio" esclamò Tommaso da Padova "non possiamo fare questo!"
    "però sono competenti" replicò Ugo, calmo "dovremmo almeno pensarci, Maestro?"
    il professore li squadrò tutti, meditando sulla risposta: doveva trovarne una in grado di accontentare tutti, per non generare pericolosi malumori tra i suoi più stretti consiglieri "penso che entrambi abbiate ragione" disse infine "dovremmo educare questa nuova forza al cristianesimo; fratello Adelmo, potete pensarci voi?"
    "si, Maestro; tuttavia dovremmo formalmente sentire anche il parere del patriarca"
    "in effetti.. ricordatevene per il consiglio iniziale del patriarcato" il professore riguardò la pergamena "altre osservazioni?" nessuno rispose "procediamo, quindi. esteri"
    "le alleanze con Austria e Bisanzio sono più solide che mai" cominciò Ugo "con questi ultimi stiamo anche cercando di ricomporre lo scisma, ma ci sono forti
    opposizioni dal papa. Oltre a questo abbiamo instaurato solide relazioni con Bulgaria e Serbia" il frate ripose il foglio e ne prese un altro da una tasca del saio "abbiamo anche ripreso buoni rapporti con Milano, anch'essi sono spaventati dalla inusitata e repentina espansione di Napoli; secondo me dovremmo concentrarci su quel versante: un re scomunicato che regna su praticamente tutta l'italia non è un bene; su questo ci troviamo d'accordo col papa"
    "quei napoletani in effetti mi hanno sorpreso" disse il Professore "hanno anche possedimenti nei balcani se non erro"
    "si, Maestro. Loro e gli ungheresi sono i nostri peggiori nemici"
    "riferiremo a chi di dovere, Ugo, non abbiate timore. Noi siamo sorretti dalla volontà divina, loro no" il professore sorrise sotto la maschera "adesso un punto dolente, Tommaso, rapporti con i vescovi cardinali del patriarcato"
    "non sono mai stati così buoni, in facciata" replicò il frate "in realtà molti di loro stanno pensando di organizzarsi per contenere la nostra influenza sul patriarca, ma per ora, timorosi, non hanno ancora fatto nulla; bisognerà aspettare l'esito della votazione per vedere quanta influenza hanno effettivamente"
    "cosa suggerite per rimediare al problema?" chiese Malachia
    "rendere più severe le nostre scuole, l'apertura ai laici, decisa dal precedente Maestro, è stata nefasta, oserei dire"
    "come mai?" chiese il professore
    "non sono in grado di inculcare seriamente la parola del Signore" disse con enfasi "poi è ovvio che i vescovi cerchino di sgusciare via dal nostro controllo, non riconoscendo il nostro ruolo nella diffusione della vera fede"
    "dato che avete chiamato in causa il mio predecessore" il professore trattenne a stento una risata "mi occuperò io stesso di risolvere il problema; convocherò immediatamente il rettore delle scuole vescovili. non c'è altro, potete andare, fratelli" chiuse il Maestro, mentre tutti stavano uscendo fece un cenno a Malachia, che chiuse la porta dietro agli altri "si?" chiese
    "quanto è con noi Tommaso?"
    "era una delle cose che dovevo dirvi prima, Maestro" si sedette "da miei recenti rapporti ho saputo di contatti tra lui e le parti più estremiste degli episcopali.. non è più sicuro"
    "abbiamo un successore?"
    "il rettore delle scuole vescovili, ha sempre fatto un buon lavoro: grazie a lui controlliamo la maggior parte dei vescovi, checché ne dica Tommaso, oltre a questo è uno tra i più fidati fratelli dell'Ordine"
    "perfetto; convocatelo per domani qui, nel mio studio" il professore si fermò pensieroso "e vedi cosa riesci a fare per Tommaso"
    "si, Maestro"
    "perfetto. alla prossima, fratello Malachia"

    ...

    saluti
    DAoS
     
  6. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    stasera spero di riuscire a tirare giù un update per il prossimo patriarcato!

    saluti
    DAoS
     
  7. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    il Patriarcato di Gastone II

    Così, secondo le speranze dell'Ordine, venne eletto patriarca Gastone da Umago, con il nome di Gastone II: molti vescovi avevano dei dubbi su di lui per via
    della sua avanzata età, ma le sue abilità diplomatiche ed amministrative ebbero la meglio.
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    Una delle prime mosse del nuovo patriarca fu quella di nominare a consigliere per gli affari esteri Ermes Birago, una giovane promessa delle scuole laiche dell'Ordine.
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    I seguenti due anni passarono in relativa tranquillità, tuttavia il patriarcato non restò in ozio; sotto la saggia guida di Gastone l'amministrazione venne modernizzata e snellita, instaurando uffici governativi periferici presso le curie provinciali: questo non significò, però, un accresciuto potere dei vescovi cardinali, in quanto l'amministrazione ordinaria venne affidata a dei laici, formati dall'Ordine; questa mossa del patriarca irritò anche i vescovi 'non allineati' che cominciarono ad avvicinarsi alla fazione episcopale.
    Nel 1447, tuttavia, Napoli annettè la Bosnia e si alleò all'Ungheria: il patriarcato non poteva tollerare questa intrusione nel proprio 'giardino di casa'.
    Così, il consiglio patriarcale decise di far entrare il paese in guerra per riaffermare il proprio potere nell'area. Questa mossa fece si che la fazione episcopale si riavvicinasse al patriarca, ma non fu ben vista né dalla popolazione, che aveva vissuto un lungo e prospero periodo di pace, né dagli altri Stati europei tranne Milano e l'Austria, che si unirono alla guerra.
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    La prima parte del conflitto si svolse praticamente solo nei balcani; nei primi mesi si svolse la battaglia di Pecs, che quasi annientò l'esercito ungherese. Grazie a questa epica vittoria fu semplice per gli austriaci prendere Sopron indisturbati, e per gli aquileiesi cingere d'assedio Szolnok. Dopo la caduta di Sopron, e con l'esercito praticamente inesistente, il re d'Ungheria, timoroso delle probabili conseguenze di una prolungata guerra, si vide costretto a chiedere la pace: tuttavia i termini furono decisi dagli austro-aquileiesi.
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    Durante l'anno seguente la Bosnia fu espugnata dalle forze patriarcali; queste vittorie fecero si che le truppe poterono essere impiegate in supporto alle scadenti forze bizantine che erano state battute dai napoletani a Janina poco tempo prima. Così vennero inviate due armate: una per prendere l'Albania e l'altra per sconfiggere i napoletani a Janina. Oltre a questo venne anche assunto un artista, il vecchio Vittore Zustiniani, per guidare e coordinare il mecenatismo patriarcale.
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    Alcuni mesi mesi dopo i domini napoletani nei balcani vennero finalmente conquistati, liberando così le armate patriarcali che vennero inviate in Italia, sfruttando l'accesso militare fornito da Ferrara, timorosa delle mire espansionistiche di Napoli. Così Romagna, Firenze, Siena, Ancona e Pisa vennero cinte d'assedio dopo varie scaramucce con l'esercito nemico, che ebbe sempre la peggio.
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    Nel giro di altri sei mesi Firenze ed Ancona caddero, aprendo così la via verso le provincie merdionali; le armate aquileiesi poterono così avanzare, cingendo d'assedio la provincia degli Abruzzi, dopo una breve battaglia in cui i napoletani vennero sconfitti.
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    Poche settimane dopo cadde anche Siena, seguita a circa un mese dalla Romagna. Le truppe impegnate in quelle provincie vennerò così inviate a sud, nel tentativo di prendere Napoli, per infliggere così una sconfitta definitiva al nemico. Così, il 21 aprile 1450, le truppe patriarcali, al comando del generale Ignazio Testi, si scontrarono con le truppe napoletane, guidate per l'occasione dal re di Napoli in persona, Giovanni II. La battaglia infuriò per parecchi giorni ma alla fine gli aquileiesi riuscirono a vincere, seppur con grandi sforzi: l'assedio di Napoli poteva cominciare. Nello stesso periodo i nazionalisti
    bosniaci si rimisero all'opera ma furono sempre battuti dalla cavalleria patriarcale.
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    Dopo la battaglia di Napoli le truppe patriarcali ripresero l'offensiva, conquistando gli Abruzzi e sconfiggendo il nemico in Calabria e Puglia. A queste vittorie, però, fece da contraltare la morte improvvisa di Birago, forse per ordine dello stesso re di Napoli; la posizione di consigliere per gli affari esteri risultava così scoperta, in tempi di grande necessità. Il problema, fortunatamente, fu presto risolto in quanto un'altra giovane promessa aveva appena concluso le scuole dell'Ordine, Filippo Caracciolo. Questi era stato seguito dal Maestro in persona e perciò fu presto elevato al rango di consigliere:
    tuttavia questa veloce promozione irritò gli episcopali, i quali avrebbero preferito un loro sostenitore per quella posizione.
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    Solamente 20 giorni dopo la capitale del regno di Napoli cadde: tuttavia questa vittora non abbatté il morale dei napoletani che, anzi, combatterono con più vigore, annientando la flotta patriarcale nell'epica battaglia dello stretto di Messina. A questa dura sconfitta, tuttavia, seguì l'annientamento dell'esercito di Giovanni II negli Abruzzi, avvenuta pochi giorni dopo. Per questa vittoria il generale Testi ricevette l'onore di condurre le proprie truppe in trionfo nella citta de L'Aquila.
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    Nell'aprile dell'anno del signore 1451, dopo anni di controllo aquileiese, la città di Firenze decise di unirsi al patriarcato: sfidando apertamente il loro precedente dominatore: Giovanni II di Napoli, il quale, negli stessi giorni stava guidando i resti dell'esercito reale contro le forze patriarcali nella battaglia di Ancona.
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    Nei mesi successivi le armate patriarcali riuscirono a prendere la Calabria ed a sconfiggere ripetutamente le forze napoletane; Giovanni II si vide così costretto a chiedere la pace: fu firmato quindi il trattato di Firenze, che sancì la definitiva sconfitta delle ambizioni napoletane verso il nord Italia; anche l'Albania passò in mano patriarcale ma fu presto girata ai Bizantini, come gesto d'amicizia.
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    L'anno seguente vide l'affermazione, mediante la creazione di nuove armate, della supremazia patriarcale sulle regioni dell'Italia centrale; furono anche iniziati i lavori per construire una nuova flotta, in grado di competere contro la moltitudine delle galee napoletane, e continuate le azioni volte a togliere potere alla fazione episcopale, uscita abbastanza indebolita dalla guerra che aveva, invece rafforzato la figura di Gastone e, di riflesso quella dell'Ordine che lo aveva appoggiato. Durante lo stesso anno la Bulgaria fu duramente sconfitta dai Turchi e Gioacchino II Nestore del Brandeburgo fu eletto imperatore.
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    Gli anni successivi videro il solidificarsi della dominazione patriarcale su Treviso e numerose rivolte di carattere nazionalista nelle provincie toscane, tutte rapidamente sconfitte dalla cavalleria patriarcale. Nell'anno del signore 1456, Bisanzio dichiarò guerra all'Achea; all'inizio fu solo una guerra regionale, ma ben presto Milano, Ferrara e la Savoia intervennero a difesa del piccolo stato greco; così il patriarcato onorò l'alleanza con i bizantini, per cercare assicurare alle sue recenti acquisizioni il sospirato collegamento terrestre con il resto dello Stato.
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    La guerra procedette molto bene per le forze patriarcali che sconfissero duramente la coalizione italiana a Verona, Brescia, Parma, Mantova e Ferrara, che vennero successivamente cinte d'assedio e conquistate. Tuttavia, nel gennaio del 1457 Bisanzio annetté l'Achea, siglando una pace bianca con la coalizione italiana alla fine dello stesso anno: tutte le sfolgoranti vittorie patriarcali vennero così vanificate e il gelo scese nelle relazioni tra il patriarca e il metropolita di constantinopoli.
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    Durante tutto l'anno successivo il patriarca, contro il parere del nuovo Maestro dell'Ordine, decise di concedere più autorità ai vescovi cardinali, cercando così di calmare una situazione che era ormai diventata praticamente insostenibile, e rischiava di minare il buon funzionamento dello Stato.
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    Negli anni seguenti le provincie delle Baleari, Dalmazia e Croazia entrarono a pieno diritto nel novero delle provincie nazionali del Patriarcato, riducendo così a carta straccia le vecchie ambizioni ungheresi nei balcani. Oltre a questo venne anche intrapresa una massiccia campagna di cattolicizzazione delle provincie ortodosse, mandando missionari in Bosnia ed Hum, irritando i metropoliti di Costantinopoli e di Bulgaria; vennero anche portate a termine le riforme del commercio, finalmente in mano ad una solida, e cattolica, classe di mercanti e della marina che, dopo il disastro dello stretto, aveva bisogno di un vento di rinnovamento.
    Nel 1460, tuttavia, Bisanzio cominciò un'altra guerra, per riunificare la penisola ellenica: questa volta il suo obbiettivo era lo stato insulare di Naxos, protetto da Ferrara e Napoli; nonostante la deludente condotta nella precedente guerra, anche questa volta il patriarca decise, sotto la pressione di vescovi e Ordine, per una volta uniti, di seguire l'alleato greco, sperando di aumentare i possedimenti italiani.
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    Subito dopo l'esercito patriarcale cominciò a muoversi verso i primi obbiettivi: Ferrara, Mantova, Pisa ed Ancona. Tuttavia la resistenza dei Ferraresi fu più ostinata del previsto, e le armate patriarcali incorsero in numerose sconfitte; fortunatamente i napoletani erano ancora sotto shock dalla precedente esperienza e quindi fu facile per gli aquileiesi conquistare Siena ed Ancona. Così, pochi giorni dopo la caduta di quest'ultima e vista la situazione sfavorevole nei territori ferraresi, il patriarca si affrettò a chiedere ai napoletani la provincia di Siena in cambio della pace, prevenendo così le mosse di Bisanzio.
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    Nell'immediato dopoguerra, approfittando della generale stanchezza delle truppe di stanza a Firenze, un gran numero di eretici ussiti e semplici contadini insorsero, sonfiggendo il locale presidio. Grazie alla loro disciplina i ribelli tennero a bada le armate patriarcali fino alla caduta di Firenze nel marzo del 1462. Pochi giorni dopo, però, il patriarca prese il comando della cavalleria, risoluto a distruggere quegli eretici una volta per tutte e, con il supporto di altre quattro armate marciò verso la città occupata.
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    Le truppe ribelli furono duramente sconfitte e la città di Firenze ripresa; tuttavia il patriarca decise di lasciare là un forte presidio, per prevenire eventuali rivolte. Nei mesi successivi scoppiò la guerra di successione del Wurttemberg, che vide Milano contrapporsi al Palatinato; il patriarca lasciò perdere quest'occasione per colpire i Milanesi, in quanto la popolazione era stremata dalle recenti guerre e le rivolte degli eretici erano sempre in agguato, come dimostrò l'insurrezione della Romagna nell'agosto 1462. Pochi mesi dopo la provincia di Hum fu convertita alla vera fede e Venezia
    completamente integrata nel Patriarcato. L'anno successivo vide la stipulazione di un trattato d'amicizia, in funzione anti-ungherese, tra la Boemia ed il Patriarcato. Alla fine dello stesso anno alcuni vescovi delle frange più oltranziste degli episcopali cercarono di attentare alla vita del Patriarca: tuttavia la cospirazione venne scoperta dall'Ordine, che così tornò a godere del favore di Gastone II. Questo attentato fallito pose anche le basi per un ulteriore spinta verso la diminuzione dei poteri vescovili e l'accentramento dei poteri dello Stato nelle mani del Patriarca e dei suoi stretti collaboratori, che venne formalizzata nell'agosto del 1464 tramite l'editto di Udine.
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  8. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    obbiettivi a breve

    1)espandersi nella penisola italiana (minimo 4 provincie) SI
    2)sconfiggere seriamente napoli, togliendogli almeno le provincie balcaniche SI
    3)aumentare il prestigio NO :(

    nuovi obbiettivi a breve (un patriarcato di tempo ~20/30 anni)
    ...TBA...

    saluti
    DAoS
     
  9. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Udine, Ottobre 1464

    "Era una notte buia per lo stato aquileiese, quella del 9 ottobre '64.. la strage di palazzo, e il corpo del Patriarca. L'alba dei funerali di uno Stato"
    così ricordava il professore la notte in cui Gastone II fu assassinato, insieme ad alcune delle sue guardie e di frati dell'Ordine, nel suo studio presso il palazzo patriarcale.
    La notizia, rapida come il vento, lo raggiunse che stava ancora discutendo con il vecchio Malachia, riguardo al prossimo secundus; quando la ricevette fece
    un salto sulla sedia "come?" urlò al messo "il patriarca è morto?"
    "si, Maestro" disse il tremante fraticello "l'hanno trovato ucciso poco fa"
    "maledizione" tuonò il professore "Malachia, bisogna assolutamente convocare il consiglio speciale, adesso!"
    "ma è passata compieta da un bel'pò!" gli rispose il vecchio frate
    "non importa" il professore lo guardò, gelido "un evento come questo necessita una reazione adeguata, adesso vai. voglio qui tutti il prima possibile"
    "si, Maestro" disse Malachia, allontanandosi e portando con se il fraticello, affinché lo aiutasse nel suo compito: così il professore venne lasciato solo con i suo pensieri.
    "maledetti episcopali!" gridò "sapevano che stavamo per far firmare il decreto che finalmente li rimetteva al loro posto, e non abbiamo nemmeno un candidato
    per la successione! non abbiamo neppure il tempo di trovarne uno, probabilmente..spero che il consiglio speciale abbia qualche asso nella manica, sennò siamo ben che cotti" guardò fuori dalla finestra "tra l'altro mossa inaspettata, chi avrebbe mai detto che avrebbero ucciso un patriarca, pur di salvaguardare i loro interessi?" continuò a camminare per la stanza per alcuni minuti poi si versò un bicchiere di vino e si sedette, sorseggiandolo assorto.
    Dopo quasi un'ora di ininterrotti pensieri arrivarono i componenti del consiglio: Malachia, secundus e responsabile per i laici; Berengario da Pisa, responsabile per gli affari esteri; Abbone da Zara, responsabile per il clero; Francesco da Zagabria, rettore del seminario vescovile; ed Antonio da Treviso, rettore della scuola di cancelleria.
    "benvenuti fratelli" cominciò il professore "mi scuso per l'ora tarda ma, come sapete, hanno appena assassinato il patriarca"
    "si sa chi è stato?" chiese Francesco
    "gli episcopali" rispose Abbone "chi altri?"
    "non abbiamo prove" rispose il professore "e senza prove non possiamo accusare nessuno"
    "ma è ovvio, Maestro" ribattè il frate "come dicevano i latini cui prodest scelus, is fecit" si fermò per guardare i presenti "ed il motivo è chiaro: l'editto che doveva essere firmato dal patriarca"
    "ma non potevano cercare di convincerlo?" chiese Antonio
    "no, non lui" rispose il professore "era sicuro di aver fatto la scelta giusta; come dice Abbone, dovevano eliminarlo" guardò il frate "tuttavia non abbiamo prove e dobbiamo scegliere velocemente un candidato per la successione; il conclave inizierà tra 6 giorni, dopo le esequie di Gastone" squadrò i presenti, poi continuò "prendete delle sedie e sedete" i frati seguirono l'ordine e la riunione potè cominciare "allora" chiese il professore "abbiamo dei nomi?"
    "forse un paio" disse Abbone, pensieroso "si, forse avrei due nomi da proporre a questo consiglio, anche se non sono proprio ottimali"
    "non abbiamo altro" rispose il professore "continuate, Abbone"
    "Bernardo da San Gimignano ed Ulrico da Modena, entrambi vescovi nelle nuove provincie"
    "siamo sicuri della loro lealtà?"
    "hanno accolto le nostre truppe come liberatori ed hanno sempre collaborato con l'Ordine" rispose Abbone "per di più dispongono di buon credito presso molti vescovi ed il Papa, per via della loro vita pia e devota alla vera fede"
    "messi così paiono perfetti" disse, sogghignando, Berengario "dove errano?"
    "Ulrico proviene da una Nazione nemica" disse Malachia "non susciterebbe molto entusiasmo sui neutrali"
    "quanti dei 15 vescovi cardinali sarebbero dalla nostra parte?"
    "loro due sicuramente" rispose Abbone "però se ne candidiamo uno verrà escluso; poi Ildebrando di Treviso, Patrizio di Udine, Ugo di Gorizia e Giovanni di Croazia. Per un totale di cinque"
    "maledizione, niente maggioranza" esclamà Antonio "e quanti sono controllati dagli episcopali?"
    "Venezia, Firenze, Osijek, Krain, Hum e Bosnia. tolto uno siamo pari, restano tre neutrali: Niccolò d'Istria, Guglielmo di Slavonia e Stefano di Romagna"
    "chi candideranno gli episcopali?" chiese il professore
    "probabilmente Giovanni di Krain" rispose Abbone "è sempre stato a capo della fazione, dopo la dipartita di Alinardo di Venezia"
    "lo voterebbero i tre neutrali?" chiese Berengario
    "sicuramente Guglielmo si, per via di alcune questioni territoriali" rispose Abbone "degli altri due posso dire solamente che Stefano, in caso di candidatura del nostro Bernardo, sarebbe dei nostri; resta Niccolò, che è il più misterioso tra tutti"
    "cosa sappiamo su di lui?" chiese il professore
    "non molto" disse Malachia "ha assunto l'incarico l'anno scorso, dietro pressioni degli episcopali, ma non ha mai preso posizione a loro favore"
    "posso aggiungere" disse Francesco "che ha frequentato il loro seminario"
    "viene da una famiglia di solide tradizioni" aggiunse Abbone "suo fratello è Ignazio Testi, generale del patriarcato; ed il resto della famiglia ha sempre servito la Nazione"
    "quindi di lui sappiamo che" concluse il professore "pur essendo stato favorito dagli episcopali, non glien'è mai stato riconoscente.. non molto direi"
    "avrei una proposta, ma è rischiosa" mormorò Malachia
    "dite pure" rispose il professore
    "e se candidiamo lui? so che è in buoni rapporti con Stefano e Guglielmo" disse il frate "potremmo facilmente avere la maggioranza, è un rischio perché non sappiamo se ci favorirà o meno, ma è sicuro che questa mossa spiazzerà gli episcopali, alcuni dei quali, i moderati, potrebbero addirittura votarlo, sperando in un riavvicinamento, che sarebbe possibile, data la neutralità del Patriarca"
    "in effetti se ha spiazzato me" disse il professore sorpreso "farà un certo effetto sugli episcopali!" rise sotto la maschera "scherzi a parte non mi pare una cattiva idea, solamente rischiosa.."
    "già" commentò Antonio "potrebbe anche allearsi con gli altri e danneggiare l'Ordine; tuttavia il problema è un altro: saprebbe egli reggere adeguatamente lo Stato?"
    "come ho detto prima" chiosò Abbone "la sua famiglia è di solide tradizioni"
    "questo non basta; anche il fratello di Giovanni di Krain era uno del nostro Ordine" rispose Antonio
    "tuttavia ha sempre dato prova di grande senso di responsabilità nel tenere la cattedra di Trieste" disse Malachia "difficile che cambi radicalmente abitudini"
    "a meno che non lo travino.." aggiunse Berengario
    "l'Ordine lo salvaguarderà" rispose Malachia "ne va della nostra sopravvivenza, temo"
    "allora è deciso" disse il professore "vada per Niccolò" guardò Abbone "informa di ciò i nostri vescovi e convincili che è la scelta giusta" si fermò a pensare "Malachia, assicurati che gli episcopali non lo contattino nel frattempo; se così fosse convocalo da me. Dobbiamo mantenere la sua fama di neutrale"
    poi si alzò "fratelli" disse "potete andare, confidiamo nel Signore. pax vobiscum"
    "et cum spiritum tuum" gli risposero in coro gli altri, avviandosi

    ...

    saluti
    DAoS
     
  10. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    stasera se riesco metto su almeno gli obbiettivi!

    stay tuned!

    saluti
    DAoS

    p.s.
    se volete commentare il thread fatelo pure, non vi mangio mica :p
     
  11. ronnybonny

    ronnybonny Moderator Membro dello Staff

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    cosa c'è da commentare? stai facendo una partita spettacolare...
     
  12. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    se è per questo, allora fa sempre piacere, grazie! ;)
    dai stasera mi impegno col prossimo update XD

    obbiettivi a breve per Niccolò II

    1)espandersi nella penisola italiana (minimo 4 provincie)
    2)espandersi nel magreb
    3)aumentare il prestigio


    saluti
    DAoS


    saluti
    DAoS
     
  13. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Il patriarcato di Niccolò II - parte 1

    Finalmente, dopo un conclave particolarmente duro ed estenuante, venne eletto il vescovo d'Istria, col nome di Niccolò II. Anche se quest'elezione si era svolta secondo le speranza del professore, restava ancora da vedere se questo Patriarca avrebbe o meno appoggiato l'Ordine, come i suoi predecessori.
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    Durante tutto l'anno successivo il patriarca ebbe un atteggiamento ambiguo, confermando sia i privilegi dell'Ordine che quelli dei vescovi; in nome della pace interna. Nel novembre venne anche rinsaldato il legame con Bisanzio, forgiando una nuova alleanza.
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    Nel 1467 venne varata la prima, grande, riforma delle finanze patriarcali che, tuttavia, causò un massiccio risentimento tra la popolazione; nonostante questo effetto negativo la riforma di Niccolò II, portò grandi vantaggi in termini di gettito fiscale.
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    Nei tre anni successivi il Patriarca, insieme all'Ordine, lavorò ad un'altra riforma necessaria: quella dell'amministrazione pubblica che, nonostante fosse molto avanzata rispetto ai vicini, non dava le giuste garanzie alla popolazione. Così si giunse, con il proclama 'Aequa Administratio' del gennaio 1469, all'introduzione di una classe burocratica, laica ma legata all'Ordine; una piccola vittoria per il professore ed i suoi monaci.
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    Pochi mesi dopo, in novembre, il patriarca decise di intraprendere una guerra contro gli infedeli del Nord Africa, per convertire anche loro alla vera fede; per questo motivo, dietro suggerimento degli episcopali, aumentò le spese per l'esercito.
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    La guerra contro la Tunisia venne dichiarata l'anno seguente, nonostante il parere contrario del professore, il quale sosteneva che sarebbe stato meglio investire le stesse risorse contro Napoli, che proprio in quegli anni aveva ottenuto delle significative vittorie nei balcani. Per velocizzare la guerra, un'armata era già stata imbarcata e spedita verso le coste nemiche.
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    Le truppe patriarcali sbarcarono e si scontrarono subito con i tunisini, nei pressi della loro capitale; le forze musulmane erano, però, troppo esigue per rappresentare una seria minaccia: furono infatti sconfitte dopo pochi giorni di battaglia. Così Tunisi venne posta d'assedio per quasi un anno prima di cadere; durante quel tempo gli algerini chiesero ed ottennero una pace bianca, in quanto il Patriarca voleva solamente instaurare una testa di ponte, per future conquiste, senza allarmare i vicini con espansioni incontrollate. Pochi giorni dopo anche il Marocco chiedeva una tregua, che gli venne concessa.
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    L'anno successivo vide numerose rivolte da parte dei contadini, stufi di essere considerati alla stregua di schiavi dai loro padroni. In questo frangente il Patriarca si schierò con l'Ordine, concedendo una maggiore libertà ai suoi sudditi, contro la fazione episcopale, che voleva tutelare gli interessi dei latifondisti.
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    Negli anni successivi si assité ad una grande onda riformista nel Patriarcato; vennero, infatti, rese operative delle migliorie nei settori del commercio, grazie alla sempre più potente classe mercantile; della produzione, stabilendo il raggruppamento di molti opifici sotto la diretta supervisione di tecnici fedeli alla Nazione; dell'esercito, che beneficò di numerose tattiche imparate negli anni precedenti sui campi di battaglia; e della marina, che beneficiò di svariate migliorie tecniche, prodotte dagli opifici statali. Oltre a questo, nel marzo 1475, Giovanni Federico I di Brandeburgo divenne imperatore.
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    Durante l'anno successivo venne combattuta una breve guerra contro la Morea, che non produsse alcun risultato, e centralizzato ulteriormente lo Stato, a danno dei potentati provinciali. Questi ultimi si ribellarono, creando un'alleanza con gli altri scontenti del Patriarcato, e ci volle un anno prima che la situazione tornasse alla normalità.
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    Appena la situazione all'interno del Patriarcato si stabilizzò, Niccolò II decise, vista l'instabilità interna degli ottomani e la loro alleanza con gli stati musulmani del magreb, di dichiarare guerra al sultano turco.
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    Le prime fasi della guerra nel nord Africa videro le armate patriarcali subire cocenti sconfitte ad opera degli algerini, ma in capo a pochi mesi, con l'arrivo di forze fresche nella regione la situazione si ribaltò e le truppe patriarcali giunsero ad assediare Constantine, Kabylia e Gafsa. Sul fronte balcanico, invece, le cose andarono bene fin da subito per gli aquileiesi che, senza difficoltà marciarono su Zeta e Serbia; quest'ultima e Gafsa vennero prese senza grandi difficoltà dopo pochi mesi d'assedio. Dopo la conqusta di questa città il sultano del Marocco si affrettò ad offrirla al Patriarca in cambio della pace, offerta che fu accettata.
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    Pochi giorni dopo cadeva anche Zeta, ultimo baluardo turco in terra europea, e, dopo qualche mese, anche i possedimenti algerini furono conquistati. Questa volta il Patriarca, temendo di inimicarsi i sovrani francesi, che avevano mire sulla regione, decise di terminare la guerra instaurando un protettorato sull'Algeria che, in un gesto di raro pragmatismo, venne affidato al clero locale.
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    Qualche mese dopo anche i Turchi chiedevano la pace, concedendo Zeta e Serbia al Patriarcato; tuttavia i mamelucchi d'egitto continuavano la guerra. In quegli anni, nonostante la guerra, si assisté ad un grande sviluppo dell'architettura pubblica; questo dotò il paese di grandi momumenti ed infrastrutture ma lasciò scontenti i vescovi cardinali, che volevano avere più potere in questo campo dell'amministrazione pubblica, non paghi del fatto che il Patriarca li aveva accontentati dichiarando guerra ai Turchi.
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    Tre mesi dopo i mamelucchi, finalmente, chiesero una pace bianca, che fu subito firmata dal Patriarca, che voleva uscire in modo dignitoso da quella guerra dispendiosa.
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    Gli anni successivi passarono con relativa tranquillità, l'unico avvenimento degno d'interesse fu la proclamazione, da parte del Papa, del patriarca Antonio I a santo, con festività il 14 marzo. Questo atto venne sentito dal Patriarca, e dai vertici dello Stato aquileiese, come un riconoscimento della potenza del Patriarcato in quegli anni.
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    Nei tre anni successivi, si assisté a crescenti tensioni tra il Patriarcato, l'Ungheria, accusata, a volte a ragione, di sobillare i popoli slavi contro l'autorità di Niccolò II, e Napoli, che si alleò con Milano nel tentativo di contrastare l'espansione del Patriarca in Italia. Durante lo stesso anno il Brandeburgo perse la corona del SRI in favore di ALberto II d'Olanda.
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  14. nirian

    nirian Guest

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    cliccando sulle immagini dell'ultimo post mi esce uno spazio bianco e la scritta immagine GIF 1x1 Pixel

    la partita è interessante, le difficoltà di Aquileia in Italia sono dovute a note meccaniche di gioco (SRI, garanzie intrecciate), ma sono anche sfruttabili nel racconto da un punto di vista allostorico, perché costringono questo patriarcato di confine a cercare un'espansione sull'Adriatico Orientale e fra gli slavi del sud, come sarebbe stato il suo sbocco naturale forse.
     
  15. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    adesso le immagini funzionano XD

    cmq grazie del post! ci sto riflettendo sopra, per magari cambiare gli obbiettivi!

    saluti
    DAoS
     
  16. bacca

    bacca

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    io non sono certo bravo a scrivere gli aar, quello di là è il mio primo, stò ancora cercando di capire....
    però, se posso, nel tuo, per me, manca una cosa: le immagini generali della situazione. Non riesco mai a seguirti appieno prorprio perchè mi manca la visone d'insieme.
     
  17. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    in che senso, le immagini generali, scusa?

    saluti
    DAoS
     
  18. nirian

    nirian Guest

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    Credo che bacca vorrebbe vedere il mappamondo globale, lo screenshot che si ottiene con il tasto F12, che non usi mai.

    In effetti sarebbe utile.
     
  19. bacca

    bacca

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    anche solo dell'europa con f11 , ma grande. Il mondo serve dopo.
     
  20. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    in realtà lo uso, l'F12, ma, come dice bacca, per il momento è inutile! cmq appena possibile (da tra un paio di update ho paura) li metterò!

    ok! ora ho capito XD
    vedremo di farcela, come sopra per il tempo ;-)

    ad ogni modo grazie di avermelo fatto notare, con EU3 il tempo scorre troppo velocemente per i miei standard (di hoi2) e quindi la spinta localistica è molto più forte! XD

    saluti
    DAoS

    p.s.
    forse riesco a recuperare qualcosa.. stay tuned!
     

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