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Post fata resurgo: L'Impero d'Oriente

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da Eferthad, 30 Giugno 2014.

  1. Eferthad

    Eferthad

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    dopo il mio (purtroppo ho perso i save) aar con l'impero di Trebisonda, torno a proporre il classico dei classici, che su Eu4 qui mi pare di non aver ancora visto. Buona lettura!



    Regno di Giovanni VIII Paleologo - Il riscatto dei Latini

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    10 novembre 1444. La crociata indetta da Eugenio IV fallisce. La battaglia, che pure gli ungaro-polacchi sembravano essere in grado di vincere, improvvisamente è persa. Ladislao III Jagellone, re di Polonia ed Ungheria, morto.
    Col celere fallimento della crociata del 1444, improvvisamente, le due figure che avevano ispirato al Pontefice di Roma l'impresa, Giovanni VIII, Imperator Romano, e Giorgio Scanderbeg, si trovano isolati, in preda ai turchi.

    Fortunatamente per l'Impero, il primo bersaglio del Sultano Maometto pare essere proprio il Castriota, che pure per tanto tempo aveva resistito fra i monti albanesi. Ormai, comunque, sembra rimanere davvero poco tempo. Che gli fosse toccato in sorte d'essere l'ultimo Imperatore di Roma? No, Giovanni non voleva pensarci.

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    Ambrosio Sphrantzes, Conte di Mistra

    La figura chiave, in quello che alcuni contemporanei definirono "il grande sussulto", non fu tuttavia quella dell'Imperatore. Mentre egli, difatti, presenziava ad ogni evento ufficiale, arrivando persino a dichiarare ben due volte ricucito il Grande Scisma, Ambrosio lavorava nell'ombra, intessendo rapporti con le principali monarchie europee. Fu grazie a lui che l'Imperatore riuscì a stipulare accordi matrimoniali ed alleanze con i regni d'Ungheria e Polonia, ciò che restava del grande dominio di Ladislao Jagellone; alleanze che, di lì a poco, si sarebbero rivelate a dir poco fondamentali.

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    Il Sultano Ottomano Maometto II

    Il Sultano Maometto, che intanto procedeva con l'ammassare truppe presso Adrianopoli, aveva difatti intimato all'Imperatore Giovanni, che era formalmente suo vassallo e tributario, di non scendere in guerra con nessuno, pena lo scontro con il colosso ottomano. La situazione, per Giovanni, pareva farsi sempre più complessa. Intanto, Ambrosio Sphrantzes metteva a segno un altro colpo magistrale: Giovanna d'Aragona, figlia del Re, andava in sposa a Costantino, Despota di Morea ed erede di Giovanni VIII.

    Fu così che, quando il sultano dichiarò guerra all'Impero, nell'ottobre del 1450, si ritrovò ad avere a che fare con uno schieramento ancor più nutrito di quello affrontato a Varna, stavolta meglio organizzato.

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    Gli schieramenti all'inizio della guerra

    Uomo forte di quella campagna sarebbe stato il reggente d'Ungheria, il Generale Giovanni Hunyadi, uno degli strateghi più brillanti del suo tempo, che si accollò la leadership della guerra e del tavolo delle trattative. Giovanni avrebbe voluto, chiaramente, conservare maggiore autonomia, ma lo Sphrantzes lo consigliò in senso contrario: inimicarsi l'Hunyadi, in quel momento, non sarebbe stato affatto saggio.

    Gli effetti della guida militare dell'Hunyadi si videro ben presto: a Raska, in Serbia, un esercito composto da quasi 29.000 tra greci, polacchi ed ungheresi sconfisse nettamente l'armata di Maometto, comprensiva di 27.000 uomini circa. Il colpo assestato, nonostante la veloce riorganizzazione dell'esercito ottomano, non sarebbe stato più recuperato.

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    Fu così che nel novembre del 1455, sul finire della guerra con i turchi, quando ormai tutte le province balcaniche erano state conquistate dalle forze cristiane, che l'ormai anziano Giovanni perì nel suo padiglione. La salma fu portata immediatamente in Costantinopoli per le esequie, ove sarebbe stata tumulata dal figlio Costantino, in procinto di essere incoronato imperatore, accolta dalle campane e dalle facce contrite dell'esigua nobiltà greca. L'impero in guerra, l'erede sul campo di battaglia, la nobiltà bizantina tramava...

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  2. andry2806

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    seguo :)
    P.S: che diamine staranno mai tramando questi nobili??? :cautious::cautious::cautious:
     
  3. Eferthad

    Eferthad

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    Regno di Costantino XI Paleologo - Bizantinismi e... Latinismi.

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    La successione di Costantino XI al fratello Giovanni, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti aspettare, fu alquanto tumultuosa: proprio durante la guerra con il sultanato Ottomano, difatti, uno dei nobili dell'impero, Alessio Angelo, appoggiato dal Prasinoi Deme -dai, come si diceva all'epoca "Verdi"- Tentò il colpo di stato, facendosi acclamare "Basileus ed Autocratore dei Romani" dall'esercito che la fazione verde aveva approntato.

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    Ricostruzione dell'Ippodromo di Costantinopoli, costruito sul modello del Circo Massimo
    Si rende necessaria una breve digressione: a Costantinopoli la tifoseria era organizzata in demi (gruppi di tifosi, al tempo stesso fazioni politiche e religiose); inizialmente erano quattro: gli Azzurri, i Bianchi, i Verdi e i Rossi. Poi ne rimasero solo due, cioè gli Azzurri (Venetoi Deme) e i Verdi (Prasinoi Deme). Il ruolo dei demi non era solo quello di organizzare e sovvenzionare le corse, ma era anche un ruolo velatamente politico: gli Azzurri erano sostenuti dagli esponenti dell'aristocrazia senatoria latifondista ed ortodossa (l'Imperatore usualmente apparteneva egli stesso a questa fazione), mentre i Verdi erano rappresentati dai ceti emergenti, dalla borghesia commerciale, sostenitori spesso delle eresie orientali (monofisismo) e all'inizio dell'arianesimo.
    Orbene, Alessio Angelo, sostenuto dai Verdi (cosa che, peraltro, avrebbe indebolito in maniera definitiva la corona imperiale, qualora il suo colpo di mano avesse avuto successo) si era proclamato Imperatore col nome di Alessio V Angelo Comneno Ducas, anche per legittimare la sua pretesa al trono, ed aveva preso ad assediare Mistra, nel peloponneso, con un esercito di seimila uomini in arme, intendendo farne la propria base operativa. Nonostante non fosse ancora stato incoronato Basileus, Costantino, alla guida dell'esercito bizantino, forte di ottomila uomini, grazie anche all'ormai netta superiorità delle forze cristiane (ed alla leadership di Giovanni Hunyadi) decise di marciare sull'usurpatore, che fu sorpreso durante l'assedio (i Paleologi non erano secondi a nessuno, in quanto a bizantinismi: anche nei Verdi la loro rete di conoscenze sotterranea era forte) e, sgominato l'esercito dopo una battaglia durata giorni, decapitato, la sua testa decorata di una corona di paglia e fieno posta su di una picca alle porte di Costantinopoli quale monito. Inutile dire che vendetta fu esatta anche nei confronti dei Verdi, cui fu data la caccia nei mesi a seguire finché non furono rimasti solo quanti, della fazione, non si erano associati ad Alessio Angelo.

    Proprio mentre accadeva tutto ciò, nel marzo 1456, Giovanni Hunyadi, forse provato dalla lunga guerra, siglava a Varna la pace con gli Ottomani.

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    La Bulgaria tornava ad essere un regno indipendente. L'Impero dei Romani, ancora una volta, era stato tradito dai Latini.
    Pur non rescindendo l'alleanza con i principi ungheresi e polacchi, Costantino -improvvisamente- fu conscio di quanto lo attendeva: se voleva restaurare l'Impero, doveva farlo da solo.

    Negli anni successivi, complice la tregua con il sultanato, Costantino si dedicò al rafforzamento dell'Impero, che versava ancora in uno stato alquanto precario, integrando fra i domini imperiali il Thema di Atene, e dichiarando, nel 1460, guerra all'indifeso regno di Bulgaria, che ancora non contava più di duemila uomini. Nel settembre dell'anno successivo, il Re bulgaro si sottometteva formalmente a Costantino XI, entrando a far parte della nobiltà dell'impero come Doux.

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    L'assedio di Sofia da parte delle truppe bizantine

    Gli anni successivi furono relativamente tranquilli -eccezion fatta per i sempreverdi complotti alla corte bizantina-. Le notizie più eclatanti, di contro, venivano dagli stati d'occidente: mentre le corone d'Iberia si univano nella persona di Giovanni di Trastàmara, cosa che andò a nullificare l'alleanza dell'Impero con la corona aragonese, nelle Fiandre moriva il Duca di Borgogna Carlo il Temerario, il suo ducato -che pure stava per divenire un regno indipendente- spartito fra il Re di Francia ed il Sacro Romano Imperatore Germanico.

    Nel 1465, nel pieno del tramonto della propria vita, Costantino, deciso a dare una svolta alla situazione dell'Impero, anche per lasciare al figlio Andrea una Roma degna del nome che portava, approfittando dello stato a dir poco penoso della flotta del sultanato ottomano, che constava di cinque galere soltanto, che aveva peraltro intrapreso una campagna militare contro il Bey di Karaman, che stava impiegando l'intero esercito ottomano (all'epoca, di soli 15.000 uomini), Costantino dichiarò guerra ai turchi, guerra cui i principi latini si rifiutarono di partecipare, forse timorosi che Bisanzio potesse rinascere a tutti gli effetti.

    Le operazioni militari, in realtà, furono semplicissime: complice l'assenza di contingenti turchi nei Balcani, Costantino divise il suo esercito, ponendo sotto assedio tutte le maggiori città greche -e albanesi- sotto il dominio dei turchi. In due anni soltanto, i bey piazzati dal Sultano furono cacciati o giustiziati, l'intera Grecia posta sotto il controllo dell'Impero. Il Sultano Mehmet, fuggito da Adrianopoli ad Ankara, conscio della superiorità numerica rispetto all'Impero, si rifiutava di stipulare una pace, ritenendo di poter forzare il blocco navale con l'aiuto del Khan di Crimea ma, quando la flotta di questi fu annientata, nel novembre del 1470, dalla crescente flotta bizantina, fu costretto a capitolare. Con il trattato di Adrianopoli, dunque, si sancì la restituzione al dominio imperiale di tutti i domini ottomani nei Balcani, fatta salva Adrianopoli, residenza del sultano, che rimaneva unico avamposto ottomano in Europa.

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    Costantino, dunque, forte delle conquiste, che ponevano nuovamente l'Impero risorgente all'attenzione delle potenze latine, fu portato in trionfo presso Costantinopoli, la corazza cerimoniale indosso, ove entrò guidando una biga ornata di fenici d'oro e dal motto latino "Post Fata Resurgo". Dopo la Morte, Risorgo. Dietro di lui, l'esercito intero; ai lati, la popolazione della capitale in festa. L'Impero risorgeva nell'Ellade.

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    Negli anni successivi, fu ultimata l'Integrazione del Ducato di Bulgaria nei domini imperiali, Bulgaria che fu divisa nei Themata di Sofia e Varna, e fu stipulata un'alleanza, tramite il matrimonio di un cugino di Costantino con Elisabetta di Trastàmara, con il monarca di Castiglia, Napoli ed Aragona.

    Fu così che, nel novembre del 1475, Costantino, Imperator Romano, si spense serenamente nel suo letto, alla veneranda età di 70 anni. Passava, così, a miglior vita colui che sarebbe rimasto, per i greci, "la Fenice".

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    Atene, Monumento a Costantino XI

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    I Balcani e l'Asia Minore alla morte di Costantino

    Saliva così al trono imperiale il figlio Andrea, che fu incoronato in Santa Sofia "Andrea, Primo del Suo Nome, Basileus Autocratore dei Romani". Il giovane Imperatore aveva mostrato, negli anni immediatamente precedenti, di essere ottimo stratega e diplomatico, nonché buon amministratore, durante l'assenza del padre per la campagna militare contro il Sultanato. Si prospettava, per lui, un lungo e prospero regno.

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  4. alberto90

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    E' sempre bello vedere i bizantini suonarle ai turchi. Spezza le reni al sultano e ricostruisci l' impero, e che lo spirito di Costantino sia con te.
     
  5. Eferthad

    Eferthad

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    Regno di Andrea I Paleologo - Sempre i migliori...

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    Incoronato da appena otto giorni, il giovane Imperatore Andrea, che non aveva mai nascosto il suo essere uomo ambizioso e di indole militarista, nonostante le doti fuori dal comune nell'ambito diplomatico, il 29 novembre del 1475 dichiarò guerra al Regno di Bosnia, che si era espanso oltre i suoi confini naturali, cosa che, considerando l'indebolimento dell'Ungheria, provata dalle guerre contro Austria e Polonia, poteva inficiare la classica politica estera alla "divide et impera" che l'Impero si apprestava, ritornato a pieno titolo potenza europea, a mettere in atto.

    In realtà, la guerra fu semplice, essendo il nemico (che aveva appena annesso la corona serba) provato dalle continue ribellioni dei serbi, ed il Generale Alessio Choumnos dovette, dunque, combattere una singola battaglia, in schiacciante superiorità numerica, nei pressi di Zeta. Mentre la guerra impazzava, il Khan dell'orda timuride, avendo appena sconfitto i mamelucchi nell'ennesima guerra, chiese loro il rilascio a favore di Bisanzio (che evidentemente vedeva bene come alleato in chiave anti-ottomana) dell'isola di Cipro, abitata prevalentemente da greci ortodossi. Inutile dire che l'Imperatore accettò la generosa regalia.

    Nel settembre del 1476, occupate le province serbe del Regno di Bosnia, l'Imperatore ottenne, nel trattato di pace che fu stipulato a Zeta, tutte le province occupate, delle quali fece dono a Simone Brankovic, figlio del precedente Re di Serbia, morto in battaglia, che si era rifugiato alla corte di Costantinopoli, chiaramente solo dopo che questi ebbe giurato fedeltà all'Imperatore come vassallo. Fu così istituito il Themata di Serbia, dato in affidamento proprio al Doux Simone Brankovic.

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    A Costantinopoli, tuttavia, l'Imperatore non riscuoteva le simpatie di tutti: proprio per le sue qualità, anzi, era decisamente malvisto da buona parte della nobiltà, invidiosa, e dalle due sorelle, l'erede al trono Zoe e la terzogenita, Teodora. La seconda, che aveva soltanto un anno meno della sorella maggiore, era inoltre particolarmente abile per quanto concerneva i rapporti diplomatici, cosa che le consentì di entrare nelle grazie -cosa incredibile per un membro della famiglia imperiale- di ambo le fazioni politiche, in particolare dei Venetoi-Blu, la fazione "imperiale".

    Il Re, che aveva di fatto affidato a Teodora i rapporti diplomatici interni, era difatti più che altro interessato all'aspetto militare della sua vita da sovrano e, stancatosi ben presto dei rituali di corte, dopo soli tre mesi dall'ultima guerra si gettò in una seconda impresa: L'Impero, il giorno di natale del 1476, dichiarava guerra al Sultanato Ottomano. L'imperatore si mise in testa all'armata principale, mentre il Generale Choumnos fu messo a capo di quattromila uomini deputati alla cattura di Adrianopoli. Gli stretti furono bloccati. Dopo due anni, mentre continuava l'assedio di Adrianopoli, constatando la presenza di diecimila turchi dall'altro lato degli stretti (il testo dell'esercito ottomano non era pervenuto, al momento), Andrea si decise ad approntare una trappola per gli islamici. Facendo finta di salpare alla volta del Mar Nero, l'Ammiraglio Andronico Diasorenos -seguendo il comando di Andrea- persuase il battaglione turco ad attraversare gli stretti: immediatamente, gli ottomani attaccarono la capitale, Costantinopoli, cercando di metterla sotto assedio. Mentre giungevano i rinforzi, tuttavia, Diasorenos bloccò nuovamente gli stretti, dividendo le armate ottomane in due parti, entrambe in inferiorità numerica rispetto all'armata imperiale, composta da ventunmila uomini. Immediatamente, l'esercito ottomano in Tracia fu assalito e, schiacciato tra l'incudine -la capitale- ed il martello -l'armata di Andrea- capitolò con pesantissime perdite, per poi essere annientato, ironia della sorte, presso Varna.

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    due anni dopo, mentre il resto dell'esercito turco veniva annientato presso Nicomedia, giungevano i rinforzi, per l'Impero, dalla penisola iberica. Immediatamente, la totalità dei territori ottomani fu posta sotto assedio dalle forze congiunte di Bisanzio e Castiglia-Aragona. Ormai, la guerra era vinta: si trattava soltanto di attendere. Andrea già si prefigurava il ritorno in Costantinopoli dopo la vittoria, i carri che lo portavano in trionfo. Non li avrebbe mai visti.

    Zoe e Teodora, difatti, in combutta con le fazioni del Prasinoi Deme (giudato -ancora una volta- dagli Angeloi) e del Venetoi Deme, misero in atto il loro piano: il 10 luglio del 1471, difatti, moriva di febbre -alcuni giurerebbero avvelenato- il Generale Alessio Choumnos, fedelissimo dell'Imperatore come del padre Costantino XI. L'unico rimpiazzo di un certo livello era Diogene Mouzalon, uomo di spicco del Prasinoi Deme e, per l'Imperatore Andrea, fu una scelta pressoché obbligata, benché non si fidasse dell'uomo. E ne aveva ben donde, considerando che fu proprio per ordine di Mouzalon che il suo vino fu avvelenato, in una notte di settembre.
    Qualche giorno dopo, la notizia giungeva in Costantinopoli. Una Zoe affranta dalla perdita del fratello -o così parve a chi non sapeva dell'odioso piano- fu incoronata, nella basilica di Santa Sofia, Basilissa ed Autocratrice dei Romani. Co-Imperatrice, associata alla Basilissa, fu Teodora, la sorella minore, unica in grado di raccoglierne l'eredità, vista la chiacchierata sterilità della Basilissa. Questione di tempo, prima che prendesse anch'ella il potere.

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  6. andry2806

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    che sorelline adorabili...
     
  7. Eferthad

    Eferthad

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    Regno di Zoe II Paleologina - Il riscatto d'Ellade

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    Mosaico raffigurante Zoe II, Museo di Costantinopoli

    La cosiddetta "Era delle due sorelle" avrebbe visto, nonostante i numerosi successi dovuti, più che altro, all'abilità del Generale Mouzalon, il definitivo declino, dopo la ripresa dovuta in gran parte a Costantino XI e Andrea I, della casata dei Paleologi, ormai da troppo tempo decimata a causa di complotti e -è il caso di dirlo- bizantinismi vari. Dei primi due anni del regno di Zoe, Costantinopoli ancora in guerra col sultanato Ottomano, si ricorda ben poco, se non l'apparente calma dello scenario politico, considerando che, grazie al lavoro certosino della sorella Teodora, per la prima volta dai tempi dei Comneni Prasinoi e Venetoi Deme si trovavano a convergere sulla figura di un unico sovrano. Ancor più sorprendente, almeno all'apparenza, considerando la mediocrità dell'Imperatrice, il supporto dei principali sostenitori della frangia Verde: gli Angeloi. In effetti, gli Angeli, dopo la rivolta del pretendente Alessio Angelos, erano stati marginalizzati dal resto dell'alta nobiltà fino ad essere, a conti fatti, ostracizzati dalla vita di corte. Vita di corte cui ebbero accesso di nuovo per concessione della Despota di Morea, Teodora, giacché da parte della linea paterna -Costantino aveva dato in moglie una sua figlia a Manuele Angelo, fratello minore dell'aspirante usurpatore- erano cugini, e questo avrebbe favorito una riconciliazione fra le maggiori fazioni politiche bizantine, stabilizzando il regno traballante di Zoe II. Insomma, con una interpretazione ante litteram della "politica dei due fuochi", Teodora riuscì a destreggiarsi senza problemi fra la fazione verde e quella blu, bilanciandole fra loro e usandole a suo favore quando voleva concludere un compromesso in un certo modo.

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    Il 29 ottobre 1483, il sultano Ahmet accettava i termini dell'Imperatrice per una pace -al meno- quinquennale. L'Anatolia era stata violata. I turchi avrebbero ceduto Nicomedia e le terre anatoliche oltre gli stretti all'Impero, che tornava ad appropriarsi delle terre del fu Impero di Nicea, base del potere dei Paleologi. Era, per l'impero, un passo importante, giacché segnava la fine delle strategie marittime bizantine nei confronti degli ottomani e la definitiva stabilizzazione dell'Impero nel medio oriente come stato egemone. Adrianopoli restava, per ora, nelle mani del sultano.

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    Ma non era finita: il lavoro di Teodora in ambito di politica estera portò ad un altro successo storico: sposando Irene Paleologina, una lontana cugina dell'Imperatrice senza alcun diritto al trono Imperiale, Davide I, il "Mega Comneno" di Trebisonda giurava fedeltà all'Impero, assumendo il titolo di Doux del thema di Chaldia. Evidentemente, pur di conservare i propri domini, ritenne più saggio porsi sotto l'ala dell'Impero che tentare di resistere per preservare un'indipendenza poco comoda.

    Ma l'Impresa più importante del regno di Teodor... di Zoe II fu certamente la guerra contro la repubblica di Venezia. Alleata dei francesi, impossibile attaccarla senza incorrere nelle ire del colosso d'occidente, Zoe, dopo aver annunciato l'ingresso dell'Impero nella lega di Roma, coalizione in chiave anti-veneta (la Serenissima si era espansa, difatti, ai danni di Ferrara, Modena e Mantova), dichiarò guerra ai Cavalieri di Rodi, il 5 febbraio 1486. Immediatamente, Venezia corse in difesa dei Templari, la sua flotta annientata dalla marina Bizantina, sotto la guida di Andronico Diasorenos (mentre l'esercito bizantino distruggeva il distaccamento di cinquemila uomini a Corfu') e le isole sotto il suo dominio poste sotto assedio. Rodi fu presa da un distaccamento di aragonesi in breve, mentre procedevano gli assedi e la lega di Roma entrava in guerra. I Veneti chiesero l'aiuto dei francesi. Che non risposero. In breve, il 5 agosto 1488, Venezia capitolava, costretta a restituire all'impero tutte le isole greche.

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    I 7 anni successivi, complice anche l'alleanza che -contro ogni aspettativa- gli Ottomani avevano stretto con il khanato Timuride, che aveva dichiarato l'Impero dei Romani suo nemico, non videro eventi degni di nota. Nel 1495, i domini del Thema di Serbia furono definitivamente integrati nell'Impero e, come gli altri Themata direttamente sotto il controllo imperiale, affidati ad uno Strategos di nomina imperiale. Con la capitolazione di Venezia ed il riscatto di tutta la Grecia -tranne Adrianopoli, saldamente in mano turca- finiva l'epoca d'oro dei Paleologi, iniziata con la politica diplomatica di Giovanni VIII, giunta al suo culmine con le imprese di Costantino XI "La Fenice" e Andrea I, consolidata con i primi anni del regno di Teodo... Zoe II. L'Imperatrice, difatti, impossibilitata all'intervento militare contro i turchi e fondamentalmente soddisfatta dello stato dell'Impero, si lasciò progressivamente andare alla lussuria, l'ingordigia, l'accidia più totali. Quando, nel gennaio del 1504, si spegneva nel suo letto, a cinquantanove anni, si diceva "Si è spenta Zoe II, "La Grande". E grande era invero, dopo anni passati a presenziare ai banchetti. Alcuni, ancora, dicevano "Viene finalmente incoronata la vera Basilissa", alludendo a Teodora. Già, Teodora, la vera detentrice del potere durante il regno di Zoe, sorella poco devota per il compianto Andrea, molto più lo fu per Zoe, con la quale era cresciuta.

    Il 25 gennaio 1504, nella Basilica di Santa Sofia, Teodora veniva incoronata. "Teodora II Paleologina, per grazia di Dio Basilissa ed Autocratrice dei Romani". Suo figlio Demetrio, nato quasi per miracolo sei anni prima (quando Teodora aveva cinquantadue anni) fu nominato Despota di Morea ed associato al trono come Co-Imperatore.

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    Sepolcro di Zoe II, Basilica di Santa Sofia
     
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  8. alberto90

    alberto90

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    Senz' altro due donne con le palle ... XDDD
     
  9. Eferthad

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    Regno di Teodora II Paleologina - La Stagnazione

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    Teodora II, in un celebre dipinto di Ioannes Argyros, conservato nel Museo dell'Arte Moderna di Atene.

    Gli anni di imperio della basilissa Teodora II, che pure era stata la mente dietro al trono per l'intera durata del regno della sorella Zoe II, paradossalmente segnerà un decisamente minore numero di successi, proseguendo di fatto la stagnazione che aveva colto l'Impero dalla fine della guerra con la Serenissima Repubblica di Venezia. Il primo atto degno di nota del regno di Teodora, che proseguì ad ogni modo nel suo certosino lavoro diplomatico, fu certamente la sottomissione, ottenuta per vie diplomatiche, del voivodato di Valacchia, che andava a costituire un thema formalmente indipendente affidato al Doux Vlad IV dei Draculesti.

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    Nonostante la potenza dell'Impero continuasse ad incrementare -anche se sicuramente ad un ritmo decisamente più lento rispetto alla seconda metà del XV secolo, si poteva avvertire, a corte, un certo senso di decadenza, considerando che la famiglia Imperiale, decimata dai continui complotti, appariva sempre più fragile: l'accordo coi verdi ed i blu, nato difatti grazie al crescente prestigio dei Paleologi, si rovesciò clamorosamente in un regime di continuo compromesso quando, il 18 maggio del 1505, il piccolo Demetrio, l'erede al trono da sempre debole e malaticcio, si spegneva nel suo letto, colto dalla febbre. Stavolta, non si trattò -con tutta probabilità- di un assassinio politico: le fazioni, raggiunto un punto d'equilibrio, non avevano difatti alcun interesse nell'estinzione della famiglia Imperiale, che avrebbe gettato nell'incertezza l'intero stato dei Romei.

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    Fatto sta che, per la disperazione dell'ormai cinquantanovenne basilissa, la famiglia dei Paleologi era prossima all'estinzione nel ramo principale, i rami collaterali ormai assimilati alle corone di Castiglia e Polonia. Improvvisamente, quelli che erano stati gli alleati artefici della rinascita bizantina, apparivano alla Basilissa come nemici: pareva, difatti, che in particolare il Re di Polonia, Ladislao Jagellone, pianificasse di far valere i propri diritti al trono imperiale -la madre era difatti una lontana zia della basilissa- e questo, per l'Imperatrice, era un vero e proprio affronto all'impero. Un erede di un'altra casata, questo lo avrebbe forse tollerato. Ma che il principe Jagellone potesse aspirare ad unire alle corone polacche e lituane quella di Imperatore dei Romei, questo era inaccettabile. Fu così che, nell'impeto del momento, pur rischiando di alienarsi -cosa che fortunatamente, almeno momentaneamente, non successe- i due alleati, Teodora, con il Decreto Imperiale "Extra Omnes" tagliò i ponti coi rami collaterali dei Paleologi, compresi i Paleologi del Monferrato, ritenendo che "la indipendenza dello impero si debba sommamente tenere in conto quale principale obiettivo delli imperadori di Roma".

    Fu così che, mentre riparava i rapporti coi sovrani di Polonia e Castiglia, cosa che fortunatamente le riuscì in una certa misura, tra le due fazioni del Venetoi Deme e del Prasinoi Deme scoppiò nuovamente il dissenso. Se, difatti, la "Fazione Imperiale" dei Blu sosteneva il ricco e potente signore latifondista Nicodemo Lascaride per la successione al trono, la "Fazione dei Mercanti" dei Verdi, come da tradizione, si erse a sostegno del nipote di colui che aveva avanzato pretese al trono durante il regno di Costantino. Si trattava del nobile Alessio Angelo, figlio di quel Manuele Angelo che aveva ricucito i rapporti con la corona imperiale.

    La Basilissa, che non aveva ora alcuna speranza di riconciliare le due fazioni, ora più divise che mai, si gettò dunque, dopo tre anni di inutili tentativi, in quello che sarebbe stato l'ultimo anno degno di nota del suo impero: la presa di Bosnia, considerata imprescindibile nell'ottica della supremazia romana sui balcani. La guerra durò dal gennaio 1508 all'ottobre 1509: le truppe bizantine, guidate dal Generale Mouzalon, ebbero vita facile nell'assoggettare la regione che, con la pace di Durazzo fece formale atto di sottomissione a Teodora II.

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    Nei successivi anni di regno, degna di nota fu l'alleanza stretta col potente Principe di Moscovia, che aveva riunito sotto il suo stendardo tutte le terre dei Rus'. Il 7 giugno 1512, giungevano notizie da Acquisgrana.

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    Martin Lutero, monaco di Aquisgrana, considerato il fondatore della Chiesa Protestante

    Un frate agostiniano del ducato, tale Martin Lutero, aveva difatti affisso fuori la cattedrale di Aquisgrana un documento chiamato "Le 95 tesi", denunciando la corruzione della Chiesa Cattolica romana e rigettando alcune sue usanze liturgiche. Inutile dire che il Patriarca Bartolomeo fu ben lieto della notizia, che a suo dire confermava, trattandosi dell'ennesimo scisma in seno al cattolicesimo, la fondamentale illegittimità del primato del pontefice di Roma, più volte messo in discussione financo dai suoi stessi fedeli.

    Il mese successivo, tuttavia, l'Impero piangeva un altro lutto: il Generale Mouzalon era morto. Si trattava di un duro colpo per la fazione imperiale dei Blu, considerando che egli, insieme alla Basilissa, era ormai divenuto il punto di riferimento per le pretese al trono di Nicodemo Lascaride, tantopiù che la successione segnò un epocale punto di svolta: il momento di debolezza estrema della corona imperiale -Teodora aveva ormai 66 anni e difficilmente avrebbe avuto la forza di reagire- permise al senato, che quell'anno era a maggioranza Verde -la fazione mercantile, dopo l'espansione nell'egeo, si era rafforzata a dismisura- di forzare la mano all'Imperatrice circa la successione. Fu così che ad essere nominato generale, anziché lo stesso Nicodemo Lascaride, che aveva chiesto alla Basilissa la posizione per rafforzarsi agli occhi delle fazioni ippodromali, fu Cirillo Rhangabe, piccolo nobile di origini bulgare, la cui famiglia traeva sostentamento dal commercio nel mar nero, facente parte della fazione dei verdi. Insomma, Alessio Angelo e la sua pretesa al trono si rafforzavano enormemente.

    Fu così che, quando nell'aprile del 1517, la Basilissa Teodora si spense all'età di settantuno anni, Il Senato proclamò Imperatore dei Romei Alessio VI Angelo, con la seguente formula:

    Il Senato ed il Popolo di Roma, preso atto dell'estinzione della famiglia imperiale, proclamano, considerati i diversi gradi di parentela ed i diritti dinastici delle principali famiglie dell'Impero, Alessio, Sesto del Suo Nome, per Grazia di Dio e Volontà del Senato e del Popolo di Roma, Basileus ed Autocratore dei Romani.

    Tuttavia, la forzatura dei Verdi, che si ergevano ora quale fazione Imperiale contro i nobili latifondisti, causò la reazione dei Blu: Nella provincia di Nicomedia, ove aveva radunato un imponente esercito di diciannovemila uomini, Nicodemo Lascaride si faceva proclamare dall'esercito, secondo tradizioni, Imperatore dei Romei. Aveva inizio la Guerra Civile Bizantina.

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  10. alberto90

    alberto90

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    I soliti inciuci di palazzo e le solite guerre civili. Anche qui come in CKII non si può giocare tranquilli ....
     
  11. ivaldi79

    ivaldi79

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    chi sarebbe il pretendente?
     
  12. Eferthad

    Eferthad

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  13. Eferthad

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    Regno di Alessio VI Angelo - Ανακατάληψη, la Riconquista

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    Il trenta di aprile dell'A.D. 1517 l'Impero Bizantino entrava in una nuova fase. Si era, dopo due secoli e passa, estinta la Casa Imperiale dei Paleologi ed ora, con il supporto della piccola nobiltà e dei ceti mercantili, ascendeva al trono il ventenne Basileus Alessio VI, della Casata degli Angeli, che tornava al potere dopo secoli. Il suo regno vide una rapida evoluzione delle istituzioni bizantine, in parte voluta da Alessio stesso, in parte dovuta alle peculiari condizioni in cui versava l'equilibrio politico del regno.

    Ma andiamo con ordine: il primo problema che Alessio VI dovette affrontare fu certamente la guerra di successione che scaturì dalla sua ascesa al trono: Nicodemo Lascaride era un abile generale, molto più di Cirillo Rhangabe, che aveva ottenuto la carica per motivi squisitamente politici e, presa Nicomedia, pareva esservi asserragliato coi suoi 19.000 uomini. Il Rhangabe, cui furono affidate le operazioni militari nonostante la palese superiorità strategica sia dell'avversario che dell'Imperatore (il Prasinoi Deme temeva, infatti, di perdere il potere dopo il lungo travaglio per conquistarlo) non poté far altro che radunare l'intero esercito (26.000 uomini circa) e tentare di dar battaglia a Nicomedia. Lo scontro diede esiti disastrosi per l'armata Imperiale, tanto che il 1 di febbraio del 1518 il Generale Rhangabe dovette ritirarsi in Costantinopoli. Le brutte notizie, tuttavia, non erano terminate: forte di un accordo con il Sultanato Ottomano (i turchi speravano, forse, di indebolire l'impero supportando Nicodemo Lascaride e di strappare qualche terra, come pure aveva fatto Manuele II Paleologo, a suo tempo, col pretendente ottomano Solimano), il Lascaride attraversò gli stretti, accolto da eroe nella città -ancora sotto il dominio turco- di Adrianopoli, dalla quale mosse alla volta della Bulgaria. Questo fu, nell'economia delle cose, il vero primo passo falso di Nicodemo che, affrontato dalle truppe del Rhangabe a Sofia, fu sconfitto -sebbene di misura- il dieci di maggio del 1519. Il Lascaride, dunque, tentò una rovinosa ritirata in Macedonia, inseguito dalle forze -ora più motivate- di Alessio VI, che annientarono il suo esercito. Durante la battaglia, Nicodemo stesso si spense, trapassato più volte. Aveva partecipato al Gioco del Trono. Ed aveva perso.

    Tuttavia, Alessio VI non aveva intenzione di fare lo stesso errore dei Paleologi: quella guerra interna doveva finire. Presa in ostaggio la famiglia di Nicodemo, che si era rifugiata in Morea, il Basileus, nell'ottobre, ordinò che fosse messa a morte, le teste esposte sulle picche insieme a quella -ormai putrescente- del Lascaride. Tutti i membri più importanti del Venetoi Deme, che aveva sostenuto le pretese al trono di Nicodemo, furono prelevati dalle guardie e portati al cospetto dell'Imperatore: temendo per le loro vite, considerando anche la mancanza di scrupoli che Alessio aveva appena dimostrato, si prostrarono immediatamente ai suoi piedi, supplicando la grazia. Alessio, che era sì uomo risoluto coi suoi nemici, ma non stupido, la concesse. Ormai, era inutile ucciderli: erano ai suoi piedi.

    Allo stesso tempo, nasceva la prima figlia -ed erede- dell'Imperatore: Irene, che sarebbe stata succeduta da un'altra Irene solo l'anno successivo.

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    La situazione evolutasi in questa maniera, le due fazioni completamente asservite al trono, Alessio detentore di un potere pressoché assoluto, iniziò quel processo di riforme che, unito alle conquiste dell'Angelo, avrebbe reso nuovamente grande l'Impero nei secoli a venire. Prima di tutto, la divisione in due squadre all'ippodromo fu sostituita con una più tradizionale divisione a quattro -venetoi (azzurri), prasinoi (verdi), leukoi (bianchi), Rousioi (rossi)- e definitivamente slegata dalle questioni strettamente politiche. Fu così che si venne a creare una nuova differenziazione tra i membri del Senato: gli Spathiati -o nobili di spada- ed i Tébenniati -o nobili di toga-. Questa nuova divisione, peraltro favorita dall'azione dell'Imperatore, andava a formalizzare plasticamente la divisione creatasi tra i vari tipi di nobili: se difatti il secolo di guerre civili, imprese belliche, complotti, aveva restituito alla storia un Impero ormai privo pressoché di tutte le antiche famiglie nobili, le recenti conquiste avevano bisogno di essere affidate a qualcuno: fu così che molti dei ricchi mercanti di Costantinopoli iniziarono a contendersi -per la gioia delle casse imperiali- le cariche a suon di ducati. Del resto, la condizione non ereditaria dei themata imperiali rendeva un esercizio del genere poco rischioso per l'Imperatore e, allo stesso tempo, molto proficuo.

    Insomma, nel Senato, nonostante una sparuta minoranza di Spathiati, la larghissima maggioranza era composta da Tebenniati, una classe di nobili pressoché creata dal nulla (o dai ducati, come preferite), in tutto e per tutto dipendente dalla volontà imperiale: Alessio VI, difatti, si era tenuto ben stretto il privilegio di revocare i Themata a piacimento. Le tensioni politiche, dunque, con la marginalizzazione degli Spathiati, che ormai possedevano ben poche terre e dipendevano da dei veri e propri stipendi distribuiti dall'imperatore ai nobili della sua corte, erano -almeno temporaneamente- archiviate.

    Fu così che, forte di un Impero molto più coeso di quello di cui avevano goduto i Paleologi, Alessio poté dare il via alla sua personalissima serie di conquiste: l'alleanza fra il possente Khanato Timuride ed il Sultanato, difatti, era andata "a ramengo", ragion per cui, forte dell'assenso e degli aiuti di ispanici e polacchi, il Basileus poté, nel maggio 1520, dichiarare guerra agli Ottomani. La guerra, che grazie soprattutto al blocco navale bizantino, ai rinforzi polacco-ispanici ed allo stato del sultanato, appena uscito da una guerra, fu pressoché a senso unico, mai davvero contesa. Fu anche per questo che, soli quattro anni più tardi, nell'aprile del 1524, un ormai umiliato sultano dichiarò la resa. Finalmente Adrianopoli tornava tra i possedimenti romani, assieme a Rodi ed al resto dell'Asia Minore.

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    Con la conquista dell'Asia Minore, Alessio VI, uomo tanto devoto da meritarsi l'appellativo di "Ortodosso" diede ufficialmente il via ad un progetto a lungo termine di riconversione forzata: i turchi sotto il dominio di Bisanzio avrebbero avuto la possibilità di vivere in pace nell'Impero, a patto di convertirsi al cristianesimo ortodosso. Inutile dire che le popolazioni locali opposero fiera resistenza, ma inutilmente: più di un villaggio insorto fu raso al suolo dalle armate bizantine, come da proclama imperiale.

    Fu proprio la persecuzione religiosa, unita alla scarsa legittimità dell'Imperatore, ancora visto da molti come illegittimo, alla rigidità della leva militare -le ultime guerre erano costate un grosso prezzo in termini di vite umane- che, nel maggio del 1524, diede inizio ad un periodo di insurrezioni durato più di tre anni, che sarebbe stato ricordato come il periodo delle "Guerre dei Contadini".

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    Guerra dei Contadini, Stampa d'epoca, Museo di Costantinopoli

    Lo stato insurrezionale sarebbe durato fino all'aprile del 1528, quando gli ultimi focolai insurrezionali furono spenti. Nel mezzo, migliaia di uomini persero la vita, a cominciare dai mussulmani in rivolta in Asia Minore, a finire con i contadini Bulgari, che reclamavano l'indipendenza, passando per l'unica ribellione che ebbe successo, quella dei sedicimila macedoni -che la stremata armata imperiale, ridotta a 15.000 uomini e priva di riserve non era in grado di affrontare- che si risolse nella concessione, per dieci anni, di un regime fiscale privilegiato.

    Risolte le tensioni e recuperate le forze, la Corona Imperiale riprese la propria espansione, con l'integrazione della Bosnia, datata 1532. Nel 1534, invece, si verificò l'ultimo colpo di coda degli ultimi esponenti dell'antica nobiltà bizantina, in Morea, ove Alessio Cantacuzeno, forte di novemila uomini in arme, si proclamò imperatore, tentando di usurpare il trono. Il pretendente, tuttavia, fu affrontato dalle truppe del Rhangabe, e sconfitto senza alcun problema. Più nessuno, per tutto il regno di Alessio VI, avrebbe provato a sollevarsi contro di lui.

    nel giugno del 1537, forte della ripresa dell'Impero dal decennio di ribellioni ed instabilità politiche, Alessio dichiarò nuovamente guerra al sultanato ottomano. Stavolta, la guerra durò poco meno di tre anni, a testimonianza della ritrovata supremazia romana sui turchi, che ormai parevano destinati all'estinzione. Certo era che, tuttavia, ogni terra strappata ai turchi rendeva più vicina la resa dei conti col Khan Timuride, ormai unico avversario degno di nota aldilà degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli.

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    Intanto, i primi frutti della politica di conversione forzata iniziavano a vedersi: quasi la totalità della popolazione della regione attorno a Smirne, difatti, si era convertita al cristianesimo ortodosso, i pochi facinorosi trasferitisi nelle terre ottomane -che poi tanto al sicuro non erano, viste le precarie condizioni dello stato turco-. Fu così che l'Imperatore, in visità a Smirne nel 1543, si presentò con abiti di fattura turca, la corona imperiale in capo ed una kilij gemmata cinta al lato destro. I turchi ortodossi di Smirne lo accolsero come loro sultano e lo omaggiarono di sete e gioielli. L'Anatolia, cento anni dopo il fallimento di Varna, era da considerarsi ormai presa: era solo questione di tempo prima che fosse riunita e restituita alla Vera Fede.

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    Purtroppo, tuttavia, Alessio VI "Il Conquistatore" non avrebbe visto il giorno in cui tutto ciò si sarebbe realizzato. Difatti, nell'agosto del 1546, egli si spegneva serenamente, all'età di 49 anni, lasciando l'Impero nelle mani della figlia Irene.

    Saliva così al trono Irene II Angelina, che associò al trono come Co-Imperatrice la sorella -anch'ella di nome Irene, e di un anno più giovane- giacché non aveva ancora generato un erede. Che stesse per aprirsi un'altra "Era delle sorelle"?



     
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  14. alberto90

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    Non so, ma spero di no. Le donne al potere, specialmente nell' impero bizantino, hanno sempre creato guai.
     
  15. andry2806

    andry2806

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    Teodora non mi è parsa tanto distruttiva per l'Impero...
     
  16. Eferthad

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    In realtà, la progressione, che è sempre stata abbastanza lineare (del resto, il player sempre io sono), è rallentata proprio dirante il regno di theodora. Se vogliamo, il regno di Zoe (sulla carta un'incapace) è stato molto migliore, se si considera la guerra contro venezia, in cui ho approfittato dell'unico momento di tutta la partita in cui la serenissima non era alleata con la francia. È per questo che ho dipinto Teodora come la regnante de facto di tutto il periodo delle due sorelle: in primis per dare un'idea di stagnazione, in secundis perché, considerando le risorse, il suo personalissimo regno é stato quasi un tirarla a campare: due conquiste che avrebbe portato a termine un bambino, di cui una ottenuta sul fronte diplomatico.

    D'altronde, sappiamo bene che le case reali in realtà sono molto più ramificate che in EU, dunque per rendere plausibile l'ascesa di Alessio Angelo ho dovuto dipingere Zoe e Teodora come, tutto sommato, protagoniste di un periodo buono ma non eccessivamente ricco di successi, e come perfetti disastri in chiave di politica interna. Questo mi ha dato prima lo spunto per la giustifica della successione e poi, considerando che la nobiltà storica bizantina di fatto non esiste più, visto che le terre erano ormai da anni in mano ai turchi, mi è venuta in mente l'analogia con l'inghilterra. Se i re Tudor sono stati potentissimi grazie alla decimazione della nobiltà nella guerra delle due rose, la situazione simile in quanto a forza relativa della corona sui nobili mi ha consentito di ipotizzare, per questa bisanzio, un veloce accentramento del potere nelle mani del basileus, sul modello di enrico VIII ed Elisabetta I.

    P.s. E poi, tutti sovrani perfetti... Che aar noioso da leggere sarebbe!
     
  17. Eferthad

    Eferthad

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    Regno di Irene II Angelina - La Basilissa inquisitrice

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    Irene II fu, al suo tempo, una figura alquanto controversa: prima tra i sovrani dell'Impero ad introdurre abiti di foggia e moda puramente occidentale -ella stessa non nascondeva una predilezione particolare per i potenti alleati francesi- il suo regno fu probabilmente il più stabile che l'Impero dei Romei avesse mai visto fino a quel momento. Odiata da buona parte del Senato -che pure era stato ridotto alla nullità, giacché il vero potere giaceva nelle mani dell'Imperatrice e dei funzionari, sui fedelissimi, inviati nei themata- ella fu molto amata dal popolo, spesso affascinato dai suoi abiti "esotici" e dal suo manierismo tutt'altro che tradizionale. A differenza del padre Alessio, tuttavia, fu ben poco tollerante con i mussulmani sotto l'egida imperiale: se, difatti, tutte le popolazioni turche convertitesi alla fede Ortodossa furono trattate -quasi- da eguali, tutti coloro che non si sottomisero al patriarcato di Costantinopoli furono, nel corso del lungo regno di Irene II, convertiti progressivamente. Anche tramite la spada, ove necessario. Si deve a lei, difatti, la costituzione della Commissione Imperiale per l'Ortodossia Religiosa, altrimenti detta "l'Inquisizione Romana", che tante vittime avrebbe mietuto tra islamici ed eretici -specie in Bosnia, ove aveva preso piede l'eresia luterana, giunta da occidente-.

    Salita al trono nel 1546, la basilissa non volle mai sposarsi, associando al potere la sorella Irene "Minor" e il figlio di questa, Michele, per non rischiare di dover dividere il proprio potere con un eventuale invadente marito. Si deve a lei, inoltre, la rivisitazione della legge di successione imperiale, prima di allora semi-salica, ad una legge di stampo primogeniturale assoluta: il primogenito del Basileus -o della Basilissa- regnante, uomo o donna che fosse, avrebbe ereditato il trono. Inoltre, la legge fu rinforzata, per consentire la continuità della casata imperiale: stante il rango imperiale di una Basilissa, il figlio di questa avrebbe ereditato il cognome materno, salvo ipotesi di matrimonio egualitario, dunque nel caso di una unione di imperi. Cosa decisamente conveniente, considerando che nell'anno successivo all'ascesa al trono di Irene l'unico altro Impero presente in Europa, quello appena formatosi in Russia, era governato dallo Tsar Ivan IV... Angelos! Già: la casata imperiale bizantina, tramite matrimoni combinati, era riuscita a prevalere sulla casata di Rurikovich, estintasi con il Gran Principe di Mosca Vasiliy V Rurikovich, cosa che rafforzò ulteriormente l'alleanza militare fra Impero Romano e Impero Russo.

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    Ivan IV "Il Terribile" Angelo, primo Tsar di Russia e Principe di Moscovia

    Forte delle alleanze con Russia e Francia -che comunque non furono convocate nei conflitti a venire, non essendo i due alleati interessati agli stessi- nel marzo del 1549 Irene II dichiarò guerra al sultanato ottomano.
    Al grido di "Deus Vult!", e nel giro di neanche due anni, le operazioni militari videro la fine. Gli ottomani, che ormai non riuscivano più a porre freno all'espansione romana, erano nuovamente costretti a cedere territori anatolici.

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    Negli anni successivi, che videro la riconversione forzata d'Anatolia, grande risalto a corte ebbe la figura di Romanos Tornikes, arcivescovo di Nicomedia e Primo Inquisitore, che, devoto al Patriarca Niceforo ed all'Imperatrice Irene, si prodigò in tutto l'Impero per catturare e passare a fil di spada tutti coloro che non si fossero convertiti all'ortodossia. In particolare, più che gli islamici, che si stavano gradualmente adattando alla fede di stato senza troppi problemi, furono perseguitati gli slavi di Bosnia, i quali, a differenza dei mussulmani, opponevano resistenza attiva -finanziati dall'Arciduca d'Austria che, perso il titolo imperiale a favore del Margravio di Brandeburgo, temeva sempre di più la potenza Bizantina- ai tentativi di conversione, assalendo i prelati ortodossi spesso e volentieri. Fu anche per questo che tali riottosità furono affrontate dalla corona imperiale nel modo più cruento. I capi religiosi protestanti furono tutti passati a fil di spada, e la fede Ortodossa restaurata più col sangue che con la croce.

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    Romanos Tornikes, in una stampa d'epoca

    Risolte le intemperanze degli slavi tramite l'Inquisizione Romana, la basilissa poté tornare, nel gennaio del 1565, a concentrarsi sul sultanato ottomano, ormai sultanato solo di nome, considerando la scarsezza di risorse economiche e belliche a disposizione -gli ottomani erano ancora sprovvisti, a differenza dei bizantini, di moschetti- con l'ennesima spedizione militare, risoltasi anche stavolta nel giro di tre anni. Gli ottomani, stavolta, dovettero cedere una porzione di territori ben più consistente, oltre che assistere all'instaurazione, in Antiochia, del principato di Siria, come vassallo della corona imperiale Bizantina.

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    Sempre nell'ottica della restaurazione degli antichi domini ortodossi, la basilissa stipulò, l'undici di febbraio del 1571, un trattato con Davide Bagratione, re di Georgia che, vista anche la condizione infelice del proprio paese, ritenne di porsi sotto la protezione bizantina, accettando il declassamento a "Doux". In cambio, la basilissa, il primo novembre del 1572, dichiarava guerra al Khanato del Qara Qoyunlu, riuscendo, grazie alla brillante leadership del generale Marco Cantacuzeno, a restaurare in un anno sotto la guida del Doux Davide le province di Mingrelia e Kartli.

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    Quattro anni dopo, il tre giugno 1577, la basilissa dichiarava ancora -per un'ultima volta durante il suo regno- guerra agli Ottomani, ormai sempre più deboli. La guerra, anche grazie all'apporto russo, durò poco più di un anno, terminando con la capitolazione del 16 novembre dell'Impero Ottomano, in guerra anche con il Khanato Timuride, che gli aveva da tempo voltato le spalle, e la restaurazione dei territori anatolici de jure appartenenti all'Impero -oltre che alla restituzione, da parte della Crimea, della provincia di Circassia al Ducato di Georgia-.

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    Fu così, grazie allo zelo dell'Imperatrice Irene II, che il sistema dei Themata, considerando l'estensione ormai notevole dell'Impero, fu riformato completamente, nel nome dell'efficienza burocratica e dell'ottimizzazione delle risorse. Questa riforma dei Themata, pur da alcuni ritenuta superflua, si rivelò fondamentale nel generare ricchezza all'interno dell'Impero: tale fu l'entità della riscossa economica delle terre anatoliche, ora riorganizzate dopo la guerra, che la capitale Costantinopoli fu letteralmente investita dai mercanti turchi-ortodossi, incrementando del 50% circa la sua popolazione netta e, dunque, l'introito in materia di tasse.

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    La riforma dei Themata Imperiali. In gradienti di:
    Rosso-Porpora: i Themata grecofoni di Tracia, Adrianopoli, Atene, Morea, Macedonia, Albania, Creta, Cipro, Trebisonda, Isole Egee, Nicomedia, Smirne.
    Verde: i Themata turchi di Paphlagonia (Candar), Ancyra (Ankara), Kibyrrhaioton (Karaman), Anatolikon.
    Blu: i Themata georgiani di Mingrelia, Circassia e Abkhazia.
    Giallo: I Themata bulgari di Sofia, Varna, Faristrion e Silistria
    Arancio: I Themata slavi di Kosovo, Sirmium (Serbia), Dioclea (Montenegro), Bosona (Bosnia)

    Il regno di Irene II, inoltre, vide lo scoppio di un conflitto tra Francia e Spagna circa la supremazia nella penisola italiana, ormai divisa fra le due potenze, ed in particolare Roma, su cui i francesi avevano mire (probabilmente per punire il pontefice per qualche svarione pro-ispanico). L'Imperatrice diede sostegno nominale alla guerra, non avendo intenzione di intervenire militarmente, conscia anche dell'impossibilità per l'inferiore flotta spagnola di abbattere la superiore marina imperiale.

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    Unico impegno bizantino fu il -facile- contenimento ungherese. Bastarono ventimila uomini, affidati sempre a Marco Cantacuzeno, per ottemperare al compito senza affanni.

    Il quattordici di agosto del 1582 giungeva il tramonto di quel regno durato trentasei anni: l'Imperatrice Irene, difatti, lasciava alla sorella Irene III, sessantatreenne, ed al figlio di questa, Michele, la porpora imperiale, spegnendosi serenamente nel suo letto all'età di sessantacinque anni. Mai l'impero era stato sereno e prospero come durante il suo regno -grazie anche, direbbero le malelingue, alla sistematica repressione dell'autocratrice-. Irene II era destinata a passare alla storia.

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  18. Eferthad

    Eferthad

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    Regno di Irene III Angelina - il declino del Sultanato

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    Proclamata Basilissa il 14 di agosto dell'A.D.1582 all'età di 63 anni, in realtà Irene III riuscirà, complice l'età avanzata, a fare ben poco per quanto attiene alle politiche interne dell'Impero, che aveva ormai sperimentato un vero e proprio passaggio verso un impianto dispotico ed assolutistico, cominciando dalle riforme di Alessio VI e passando per il regno di Irene II, che aveva visto una sostanziale marginalizzazione del Senato e la revisione della legge di successione -riformata più che altro per consentire alla sorella di regnare-.

    In questo senso, il regno di Irene III si inserisce alla perfezione nel solco tracciato dai precedenti Angeloi: l'Imperatrice, difatti, non solo governò praticamente da sola -aiutata solo dai consiglieri più fidati e dal figlio, il Despota di Morea Michele Angelo-, ma ridusse anche in maniera sostanziale i poteri del Senato, sul modello attuato in Inghilterra, lasciando all'organo collegiale della nobiltà del regno il solo compito di deliberare in materia fiscale. Poca cosa se si considera che buona parte delle terre d'Ellade era dominio diretto della corona e che il resto dell'Impero, fatto salvo il thema di Chaldia, governato dal Principe "Mega Comneno" per concessione imperiale, era governato da Strategoi appuntati dalla Regina stessa. Tra l'altro, la consultazione del Senato risultò praticamente inattuata, visto e considerato che la nomina a Strategos era, spesso e volentieri, concessa a ricchi mercanti, che si elevavano dunque a nobili acquistando la carica peraltro non ereditaria.

    Insomma, i meccanismi innescati dalla famiglia Imperiale degli Angeloi avevano pressoché trasformato l'intero regno in una dipendenza Imperiale, ancor più che nel periodo precedente all'infame IV Crociata.

    Il dispotismo della Basilissa, che in patria non faceva ormai più alcun clamore, giunse a tal punto che, quando il 27 maggio dell'A.D.1586, una famosa troubadour, invitata a suonare per la nobiltà dell'Impero nell'Ippodromo di Costantinopoli, causò, "grazie" alla sua musica decisamente non convenzionale e ricca di doppi sensi circa pratiche sessuali... non propriamente ortodosse, la rabbiosa reazione del Patriarca Bartolomeo, che ritenne di andar via indignato dalla tribuna imperiale, la Basilissa arrivò a concedersi il lusso di lodare -nello sdegno generale dei pochi Spathiati, nobili di spada, e prelati presenti- quella "provocante ed ipnotizzante testimonianza sul romanticismo e l'amore nella società contemporanea".

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    Nel frattempo, tramite la consegna al Duca Bagratione della posizione di Strategos del thema di Mingrelia, secondo la riforma dei themata attuata dalla sorella Irene II, veniva completata l'integrazione nell'Impero dei territori georgiani, che passavano sotto il dominio degli strategoi di nomina imperiale.

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    Ultimo, e forse più rilevante, atto del breve regno della Basilissa Irene III fu la fulminea guerra combattuta contro il debole sultanato ottomano. La guerra, durata dal 22 marzo del 1588 al 18 ottobre del 1589, culminò nell'annessione dei territori circostanti la città turca di Erzurum da parte dell'impero, nonché nella restituzione, da parte del sultano ottomano, al principe di Siria, vassallo dei romani, di tutte le sue terre ancora sotto il controllo turco. Gli Osmanli, che pure conservavano il titolo di Sultano, erano ormai ridotti al solo territorio di Dulkadir, poco più potenti -ma ormai meno prestigiosi, considerando le innumerevoli disfatte- di un comune Bey. Le trattative di pace furono condotte, tuttavia, dal Co-Imperatore e Despota di Morea Michele, giacché la madre Irene versava da ormai due mesi nella malattia. Nel cordoglio generale, ella si spense solo quattro giorni dopo la fine del conflitto, il 22 di ottobre del 1589, all'età di settant'anni. Il figlio sarebbe stato incoronato la settimana successiva, dopo il consueto lutto, secondo la consueta formula: "Michele, Decimo del Suo Nome, per grazia di Dio Basileus ed Autocratore dei romani".
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  19. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Sì però basta con tutti sti costumi occidentali, e ora di ritornare ai rigori degli antichi!
     
  20. Eferthad

    Eferthad

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    E chi ti dice che questa dinastia occidentaleggiante durerà?
     

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