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La dinastia Drake

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da Willy il Peyote, 10 Giugno 2017.

  1. Willy il Peyote

    Willy il Peyote

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    Ciao a tutti, mi sto divertendo a scrivere un piccolo AAR su CK2.
    Premetto che ho scoperto il gioco da poco, ho fatto qualche partita disastrosa ma alla fine son riuscito anche a combinare qualcosa.
    Gioco sulla versione 2.6.1 con il pacchetto completo, mi manca solo l'ultimo DLC M&M.
    Start date: Viking Age, 867. Impostazioni da default, epidemie e invasione su storico, no aztechi, assassinio disponibile anche come azione diretta.


    Nella grande sala regnava il silenzio, si potevano udire distintamente lo scoppiettare nei focolari e il latrare dei cani affamati all'esterno, in attesa che qualcuno portasse loro gli avanzi del banchetto. Tutti gli sguardi erano rivolti all'unico tra i presenti che non fosse seduto alla lunga tavola, coperta dai resti di una sontuosa cena e dai molti calici ricolmi dei migliori vini giunti dal Regno di Francia.
    L'uomo si rivolse ai presenti, dopo aver atteso che i cani di fuori si quietassero.

    -A voi mi rivolgo, nobili dame e signori. A voi che saziate la vostra fame con tali leccornie e placate la vostra sete con i nettari più pregiati. A voi domando, io umile vagabondo che altro non ha se non le proprie storie, sapete forse da dove vengono tutti questi doni di cui in molti vi fanno omaggio?-

    Il pubblico pareva incuriosito dalla domanda posta dal trovatore e questi continuò il proprio racconto, mentre i suoi compari, ad un cenno prefissato, attaccarono a suonare una lieve melodia di accompagnamento, che allietasse il racconto nei momenti più lenti o lo animasse in caso di concitazione.

    -Da dove cominciare, se non da colui che più di tutti dobbiamo ringraziare per le piacevoli circostanze nelle quali ci troviamo oggi? Il più nobile, il più coraggioso ma soprattutto il più temuto tra i tanti che hanno portato dopo di lui il vessillo che chiunque, dal gelido Nord al cocente Sud, conosce come simbolo di potere e virtù.-

    L'uomo, con un ampio gesto, indicò un maestoso affresco che dominava la sala intera dal soffitto, minaccioso e protettivo allo stesso tempo per tutti coloro che si ritrovavano a fissarlo intimoriti. Sullo sfondo di un blu profondo, che stava a simboleggiare le acque su cui era nata la fortuna della casata, si ergeva un drago bianco, prima vittima illustre del fondatore della dinastia.

    [​IMG] (il maestoso affresco)

    Del valente Ivar non si conoscono natali o infanzia, egli come un fulmine calò sul Nord scagliato dagli antichi dei pagani. Un giorno d'inverno il suo vessillo blu garrì al vento sull'isola di Gotland, bagnata dalle gelide acque dei mari settentrionali.
    Ivar veniva chiamato Drake, come la bestia che aveva infilzato con la propria spada divenendo uno dei guerrieri più famosi delle sue terre, nonostante la giovane età.

    [​IMG]

    Egli doveva confrontarsi con altri leggendari e valorosi uomini che in quei tempi lontani dominavano su tutto il Nord, spargendo morte e terrore con le loro razzie ai danni degli Imperatori e dei Re del Sud. Molti erano i figli del temibile Ragnar Lotbrok, che si erano spartiti il regno del padre come cani, disperdendo le loro forze in regni frammentati e spesso in conflitto. Altri erano uomini come lui, che a fil di spada si erano fatti un nome, fondato una tribù e razziato le calde acque meridionali.

    Ivar, all'età di 25 anni, regnava su una terra selvaggia e inospitale, che aveva però forgiato una tribù rispettata e temuta, tanto da guadagnarsi l'indipendenza dai vari potentati che la circondavano. Il giovane signore comprese ben presto che l'equilibrio era precario e che per preservare la propria autonomia e quella della sua gente doveva espandere il proprio potere, aumentare le proprie risorse per finanziare la crescita del regno e organizzarne la difesa. A tale scopo nominò una serie di consiglieri fidati che potessero amministrare le branche del reame con maggiore attenzione e inviò emissari a raccogliere uomini atti alla razzia.

    Ivar aveva in mente qualcosa di diverso dal solito bottino raccimolato sulle coste selvagge del Nord. Sapeva di poter navigare su acque tranquille verso Sud, dove non era mai stai stato. Il richiamo di terre sconosciute lo teneva sveglio la notte, quando progettava e si interrogava sulle difficoltà che avrebbe incontrato.

    Infine venne il giorno della partenza, Ivar affidò la tribù al consiglio e prese il largo, portando con se la sua prima concubina ufficiale Kraka. Si spinse ad Est, percorse rotte commerciali di cui aveva soltanto sentito narrare da mercanti e viaggiatori, trasportato dalle correnti dei grandi fiumi che attraversavano le steppe. Quando in molti ormai dubitavano, giunsero infine a toccare nuovamente l'acqua salata del mare.

    Le storie a cui finora non avevano creduto, liquidandole come fantasie buone solo per vecchi ubriachi e bambini, si palesarono davanti ai loro occhi in tutta la loro maestosità quando all'orizzonte si profilò la citta di Costantinopoli, con le sue immense mura e gli imponenti edifici in pietra e mattoni che svettavano nella calda luce del Mediterraneo.

    [​IMG]

    Di fronte a quella dimostrazione di potere e ricchezza, Ivar riconobbe un terzo elemento che da quel momento lo avrebbe tormentato, insinuandosi in lui troppo in profondità per poter essere sradicato: l'immortalità rappresentata da quella magnifica città, più antica di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Ne aveva già incontrate alcune manifestazioni durante il viaggio, quando in un mercato o in una locanda aveva incrociato mercanti provenienti da Sud, ma i loro abiti raffinati e i volti sbarbati l'avevano lasciato più divertito che affascinato.

    Egli, come tutti i suoi uomini, appariva rozzo al confronto di questi uomini che così distanti dalle loro case preservavano integri i loro costumi e abitudini, così ricercati agli occhi di Ivar e del suo seguito di guerrieri dai lunghi capelli e dalle folte barbe.

    Ciò nonostante non esitò a lungo su questi pensieri, ordinò ai suoi di sbarcare col favore della notte, per cominciare le razzie nei piccoli centri abitati a ridosso della grande città.
    Andarono avanti per mesi, spingendosi nelle provincie limitrofe e accatastando il bottino sulle navi, cariche ormai all'orlo. Poi, come erano arrivati se ne andarono, la nave di Ivar ad aprire la formazione, con la dolce Kraka e il primo figlio maschio del giovane Drake, concepito e nato durante le razzie, di nome Sòlvi.

    Rientrati dopo una lunga assenza, scaricarono dalle navi più tesori di quanti l'intera tribù ne avesse mai visti. Si era inaugurata una nuova era, nata sotto il nome dei Drake, di prosperità e crescita per la gente di Gotland. Da quel momento i raid divennero una costante, spingendo sempre più uomini ad accorrere sotto il vessillo blu col drago bianco. Negli anni successivi si organizzarono altre discese verso Sud, sulla rotta precedente.

    Durante il secondo viaggio, il Basileus di Costantinopoli richiese alcuni uomini del Nord per la propria protezione, colpito dalla loro forza e dal loro coraggio in battaglia. Questi furono felici di prestare servizio per un uomo tanto potente e ricco, fondando così la Guardia Variaga.

    [​IMG]

    I rapporti con l'imperatore migliorarono a tal punto che questi si spinse a chiedere un ulteriore favore ad Ivar. Egli avrebbe dirottato le proprie razzie verso Sud, nelle terre degli Emiri, in cambio l'imperatore avrebbe fornito un passaggio sicuro per le sue acque.

    [​IMG]

    Fu così che gli uomini del Nord approdarono per la prima volta sulle candide sabbie d'Egitto, le quali presto si tinsero del sangue e delle lacrime degli abitanti di quelle favolose terre.

    Trascorsi altri anni, il drago bianco era ormai riconosciuto in molti porti del Mediterraneo orientale, dove in molti temevano d'avvistarlo all'orizzonte. In patria intanto, uno dei figli di Ragnar Lotbrok aveva rivolto le proprie mire all'isola di Gotland. Egli temeva che Ivar potesse diventare troppo potente con le sue razzie, mettendo a rischio il suo titolo di Re delle tribù di Svezia. Ciò che egli non sapeva era che Ivar, con saggezza, aveva previsto l'attacco interno ed aveva accumulato una discreta fortuna con cui pagare all'occorrenza delle bande mercenarie per rinforzare il suo esercito.

    Quando la guerra scoppiò furono diversi i signori che si gettarono su Ivar come cani al seguito del loro padrone, il Re Eirikr. Questi li attese nelle proprie terre, con un esercito numeroso di mercenari giunti da Est. La battaglia durò a lungo, gli eserciti si equivalevano e solo l'abilità dei comandanti garantì la vittoria ai Drake. Il conflitto si protrasse ancora per alcuni mesi, ma infine il Re dovette abbandonare i propri propositi. Ivar aveva difesa il proprio regno e la sua gente gliene era grata, ma le finanze erano pietosamente misere al termine della guerra. L'ingaggio dei mercenari era costato tutto il tesoro della tribù, costringendoli a nuove razzie.

    Vennero attaccate Alessandria d'Egitto, Antiochia, Beirut e le isole di Cipro e Creta, in una serie di saccheggi rapidi che permisero di rimettere in sesto le finanze del regno.

    Ivar regnava ormai da una decina di anni, aveva portato il proprio nome a Sud imprimendolo nella memoria di molti, aveva salvato la propria tribù dalla soggiogazione di un Re ingordo, avviato opere nella capitale del suo feudo e offerto sacrifici agli dei. Godeva di grande prestigio e favore e si avvalse di ciò per farsi eleggere Grande Capo di Visby.

    Il nuovo titolo gli costò denaro e il favore dei sacerdoti, che avevano autorizzato la nomina solo dopo colloqui privati con Ivar. Ma gli garantiva anche di amministrare il proprio regno ad un nuovo livello, organizzando la propria tribù in maniera più efficente.

    Ancora giovane e in forze, con una moglie sposata secondo i riti sacri e la benedizione di una prole numerosa e forte, Ivar era più che mai motivato a portare ancora più in alto il nome della propria tribù.



    -Qua m'interrompo, se non vi disturba. Narrarvi così nobili gesta mi ha messo sete. Dov'è il vino, di grazia?- concluse il trovatore.
     
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  2. Willy il Peyote

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    Il nuovo titolo di cui poteva fregiarsi Ivar, Re di Visby, comportava non solo onori ma anche una serpeggiante invidia tra i capitribù ora sottoposti per giuramento al capostipite dei Drake. La riorganizzazione tribale, prima mossa politica interna, non fermò però i progetti di Ivar per i suoi uomini frementi. Organizzò l'ennesima razzia, per placare gli animi e riempire i forzieri, pericolosamente vuoti.

    Discesi lungo il Dnepr, gli uomini del Nord costeggiarono il regno di Bulgaria, impegnato in una disputa di confine con le armate di Bisanzio. Approfittando di questo conflitto tra le due potenze, i razziatori discesero fino a Costantinopoli, devastando nuovamente i suoi dintorni fino a che un contingente nemico venne avvistato interrompendo la razzia. Il patto con il Basileus era rotto e le navi fecero ritorno nuovamente cariche di oro.

    Ivar accolse la notizia con un'alzata di spalla, era impegnato ad erigere un'enorme altare per commemorare le proprie gesta e poco gli importava della diplomazia. Sapeva di essere solo una fastidiosa spina nel fianco per Costantinopoli, una minaccia troppo remota per temere un'invasione. Ciò che temeva il nuovo Re di Visby era l'ennesimo tradimento interno, dalla Scandinavia. Per ovviare al problema inviò ambasciate ai potenti signori del Nord, ora sui parigrado. Strinse alleanze matrimoniali con il Re di Danimarca e di Svezia, dando inoltre disposizioni affinchè i suoi numerosi figli ricevessero un'adeguata educazione.

    Le razzie proseguirono, spingendosi verso terre sconosciute alla tribù di Gotland: Italia, Nord Africa, Spagna e Franchia. Numerose città vennero saccheggiate e i tesori riportati in patria ingrossarono la riserva che Ivar aveva predisposto per proteggersi da attacchi inaspettati. Ma il Nord era scosso da molteplici conflitti, le tribù slave erano scese in guerra con i vari Re scandinavi, contendendosi terre inospitali mentre Gotland prosperava con l'oro razziato a Sud. Le condizioni favorevoli spinsero Ivar a progettare una spedizione ancora più imponente: l'invasione della Bretagna, recentemente sottomessa dal Re di Francia.

    Forte del proprio prestigio, Ivar chiamò a raccolta molti uomini bramosi di fama e ricchezze, che fece addestrare dai propri uomini ormai avvezzi ai lunghi viaggi per mare e alle tattiche utilizzate dagli eserciti del Sud. I preparativi per l'invasione si protrassero per 2 anni, infine Re Ivar potè contare su un numero sufficente di uomini e navi da intimorire ogni regnante che lo circondasse. La rete di alleanze, ulteriormente allargata durante i preparativi, si manifestò in tutta la sua potenza quando tre armate calarono contemporaneamente sulla Bretagna.

    Ivar prese il mare, sbarcando a Lèon dove prese rapidamente la roccaforte stabilendo una testa di ponte alle spalle del nemico, impegnato a marciare contro i Re di Danimarca, Svezia e Jorvik.
    Caddero molti castelli e città, le chiese vennero date alle fiamme e quando il Re di Francia raccolse uomini sufficenti per marciare contro Ivar, gli uomini del Nord non li attesero sulla difensiva, ma marciarono in battaglia fieri e famelici. Le tribù riportarono numerose vittorie nella fase iniziale della guerra, ma presto alla guerra si unirono altri regnanti d'Europa, pareggiando lo scontro. Il conflitto durò per anni, l'esercito di Ivar vagò per la Francia del Nord inseguito da forze sovverchianti fino a ridursi ad un mero spettro dell'immensa armata sbarcata due anni prima in terra francese. L'invasione era fallita e il Re di Francia si fece avanti con una proposta di pace, amara da accettare per Ivar.



    Il re era ormai anziano, si ritirò nelle proprie terre a meditare sul proprio operato. Aveva realizzato più di quanto avesse mai immaginato e quando si era spinto in una sfida aperta ad armi pari con i potenti signori del Sud aveva perso. Con onore, combattendo personalmente all'ultimo sangue, ma aveva perso. Deciso a lasciare un regno stabile si dedicò alla propria successione, valutando chi tra i suoi figli fosse il più degno d'ereditare il suo titolo.

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    Il primo tra loro era Sòlvi, primogenito di Ivar, nato da Kraka prima concubina. Figlio della tempesta, raggiunta la maggiore età chiese al padre il permesso di partire per Costantinopoli. Lì si trovava al momento, impegnato da anni a servire nella Guardia Variaga con onore. Sòlvi prese a vivere alla maniera romana: imparò i rudimenti della scrittura, rimase affascinato dalla storia degli Augusti e si convertì alla religione ortodossa, battezzato dal Patriarca di Costantinopoli in una solenne cerimonia.

    Il secondo era Ingemar, il quale si era già guadagnato un'ottima reputazione come funzionario del regno, grazie al suo intelletto e fascino. Era di diritto l'erede, in quanto Sòlvi rimaneva agli occhi del regno il figlio di una concubina, mentre Ingemar era nato dall'unione con Magefrid. Egli era cresciuto accanto al padre e questo fu decisivo. La scelta ricadde su di lui, senza che gli altri figli se ne risentissero troppo.

    Ingemar coltivava però in sè un male incurabile, che lo spense in giovane età, sulla soglia della successione. Grande fu il dolore per Ivar, che in poco tempo aveva perso moglie ed erede. Il re divenne sempre più silenzioso, senza abbandonare però il proprio ruolo di regnante. Rimase fine all'ultimo dei suoi giorni nella sala del trono, affiancato dal primogenito Sòlvi, rientrato da Costantinopoli e nominato erede. Lo si poteva incontrare per i corridoi del forte, il primo in pietra dell'isola di Gotland, ad imprecare contro i Francesi o contro gli dei che si erano portati via i suoi cari. Rimase lucido anche quando con l'età vennero le malattie e il dolore accrebbe. Quando infine si spense, tra le braccia della sua ultima concubina, una principessa araba presa prima come prigioniera, poi come compagna di letto ed infine come ultima madre, il regno lo pianse e ringraziò infinitamente.

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  3. Willy il Peyote

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    Sòlvi fece erigere una pietra commemorativa accanto a quella eretta dal padre anni prima. Vi fece incidere la memoria della propria madre, Kraka, prima compagna di Re Ivar. Egli non era solito parlarne mai, ma il figlio sapeva che il padre aveva amato profondamente quella donna che per prima lo aveva accompagnato nelle sue razzie, dandogli quel figlio che ora regnava sulla tribù di Gotland.

    Lo Jarl si trovò di fronte ad un dilemma profondo sin dal primo giorno da Jarl, egli era infatti un cristiano, di fede ortodossa, dai tempi della Guardia Variaga. Diviso tra il proprio credo, al quale era profondamente attaccato, e le divinità della sua tribù di miscredenti pagani, il Re optò per il male minore e si riconvertì al Pantheon nordico. Egli sognava di riformare le tribù, organizzandole sotto un sistema feudale simile a quello dei regni del Sud, per fare ciò la sua fede lo avrebbe favorito, permettendogli di chiedere una legittimazione al Patriarca ma comprese che i tempi non erano maturi per una decisione tanto drastica. A costo di un enorme pegno in termini di prestigio, rinnegò la parola del Signore e riprese sacrifici e razzie.

    Risolto il dramma spirituale, al neo eletto restavano le questioni terrene. Le finanze erano floride, tanto da permettere un contingente costantemente impegnato in razzie nel Mediterraneo, mentre attorno al forte di Visby andava fiorendo una comunità mercantile sempre più estesa.
    Sòlvi non aveva figli, nonostante avesse contratto matrimonio anni prima. Alla successione venne quindi nominato Ivar II, figlio di Ingemar, compianto fratello minore del Re. Il nipote dello Jarl andava crescendo sotto i migliori tutori e mostrava già un'attitudine al comando e alla gloria.

    Improvvisamente un giorno, senza alcun preavviso, lo Jarl si accasciò al suolo nella sala del trono. I cortigiani accorsero, il medico si prodigò nel'aiutare il suo signore che annaspava in cerca di ossigeno. Tradito dal proprio cuore, Jarl Sòlvi lasciò questa Terra senza aver potuto esprimere totalmente il proprio talento e passando la corona al giovane nipote Ivar, secondo del suo nome.

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    Sarà la decima partita che gioco con GOtland, ogni volta vengo arato dalla Svezia alla quale mi rifiuto di giurare fedeltà. Mi chiedo quanto durerà, per ora sono tutti impegnati a scannarsi malamente e la duchessa d'Anjou si è appena ribellata, se tutto va bene Ivar II morirà normanno.

    Qualcuno ci è mai riuscito a passare da Norse a Norman per poi insediarsi nel Sud Italia?
     

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