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Italia, alla ricerca di un posto al sole.

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da UlpioTraiano, 9 Giugno 2011.

  1. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    Darkest Hour full.
    Campagna 1936.
    Opzioni standard.

    1 Gennaio 1936
    Roma, Palazzo Venezia, riunione presieduta da Mussolini.
    Il Duce cammina nervoso nella sala. Presenti i capi di stato maggiore delle forze armate, alcuni alti ufficiali e i principali ministri. Le truppe schierate in Eritrea e in Somalia hanno ricevuto ordine di attendere. La situazione internazionale si sta complicando. Il Regno Unito è riuscito ad ottenere delle sanzioni severe nei confronti dell'Italia. Embargo dei materiali ferrosi.
    Mussolini continua a camminare avanti e indietro. I convenuti tacciono. C'è stato un confronto navale nei pressi di Suez. Gli incrociatori pesanti italiani hanno mostrato i loro cannoni, e in tutta risposta il Regno Unito ha minacciato il blocco degli stretti in suo possesso. Mussolini sa che se si dovesse concretizzare la minaccia, l'Italia resterebbe strangolata. Pone ora la questione ai suoi ministri.
    Il capo di stato maggiore della marina, Cavagnari, propone una flotta d'evasione in grado di forzare il mediterraneo. La proposta trova scettici tutti i convenuti, tranne gli ufficiali di marina. Mussolini chiede come faranno a garantire i rifornimenti nel corno d'africa, senza il controllo di Suez. Nessuna risposta.
    Dopo minuti di attesa, Thaon di Revel chiede la parola. Mussolini la concede. Portaerei. L'ufficiale chiede di abbandonare la politica delle grandi navi da battaglia per abbracciare quella delle portaerei. Inutile, dice, pensare a cannoni più grandi quando questi dovranno vedersela con gli aeroplani. Poco ci manca che viene linciato. Tutti gli altri ufficiali di marina sono d'accordo che si tratta di un'eresia. L'italia è una portaerei naturale e inaffondabile. Garantirà la copertura alle proprie navi così da permettergli di sfruttare i cannoni delle corazzate.
    Dopo qualche secondo di silenzio nervoso, Thaon chiede come farano gli aerei decollati dall'Italia a garantire la protezione delle navi quando dovranno affacciarsi su Suez.
    Silenzio generale. Mussolini guarda la mappa geografica. Suez, il nodo Gordiano. Cavagnari cerca di prendere la parola, inveisce contro Thaon ricordando le navi da battaglia già presenti sugli scali, gli investimenti effettuati finora, il rischio di dover vedere la marina lacerata da conflitti con l'aviazione... Mussolini gli impone il silenzio, Cavagnari cerca ancora di parlare, ma Mussolini lo licenzia in tronco.
    Thaon di Revel viene nominato al suo posto. Dovrà coordinare i non facili sforzi per arrivare in tempi utili alla prima portaerei italiana. Thaon inizia a fare la lista delle vecchie navi da demolire, ma Mussolini lo interrompe. Si può passare al prossimo punto.

    Ritrovata la fiducia nelle italiche possibilità, si esamina la lettera pervenutagli dal generale De Bono, comandante dell'offensiva in Abissinia. Chiede altre dieci divisioni prima di poter riprendere l'avanzata. Chiede soprattutto più truppe in Somalia per poter eseguire una manovra d'aggiramento.
    Mussolini fa prendere carta intestata. Ne avrà altre diciotto. Chiede l'elenco delle divisioni, si informa sulla situazione degli organici e degli equipaggiamenti. Ne resta profondamente deluso. Ma è inutile lamentarsene ora. Chiede al capo di stato maggiore dell'esercito di rimuovere i comandanti che inviano rapporti non veritieri sulle forze di loro copetenza e stende una tabella di marcia per visite ed ispezioni a tappeto. A sorpresa, sottolinea. Il problema si estende all'aviazione. Balbo si mostra in disaccordo, ma è liquidato con uno sguardo. Dovrà attenersi anche lui agli ordini. Per prima cosa Mussolini chiede di riorganizzare le forze d'aviazione abbandonando i gruppi misti per passare a quelli specializzati. Balbo, un pò perplesso, cerca di cambiare discorso e propone transvolate atlantiche... Mussolini taglia corto, usassero quei soldi per fare pratica nei tiri al bersaglio. Chiede in primo luogo di potenziare i reparti d'attacco e i bombardieri navali. Ce ne sarà bisogno.

    Alla fine della riunione, si esamina il problema dei materiali ferrosi. Interviene Ciano. Proporre alla Germania e al Giappone scambi di risorse in cambio di brevetti. Mussolini resta in silenzio a lungo. Sa che questo passo potrebbe portare alla rottura del fronte di Stresa. Ma sente di non avere alternative. In questo modo, con questo embargo gli inglesi hanno ricambiato il sangue degli italiani versato per alleggerire i fronti della Francia quasi schiacciata, cercando di troncare sul nascere le speranze italiane di riottenere un impero e riottenere le proprie terre irridente. Si, probabilmente si arriverà alla rottura, ma questa rottura non l'ha decisa lui. Dà l'assenso affinché si inizino dei colloqui segreti con la Germania.
     
  2. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    20 luglio 1936
    Roma, Palazzo Venezia.
    Ciano presenta un rapporto confidenziale a Mussolini. E' interrotto da un ufficiale che annuncia l'arrivo di De Bono. Mussolini chiede a Ciano di attendere pazientemente. Il conquistatore dell'Abissinia è accolto con tutti gli onori. La manovra che aveva pianificato si è mostrata vincente. Le truppe provenienti dalla Somalia, invece di puntare su Addis Abeba come inizialmente avevano fatto intuire e come ci si aspettava, avevano tagliato in diagonale le linee nemiche, attraversando l'Harer e presentandosi a minacciare le retrovie degli eserciti del Negus che ancora contendevano agli Italiani il Tigrè, permettendo così lo sfondamento nello Scirè e l'accerchiamento di numerosi reparti nemici.
    Ciò aveva aperto la via per Addis Abeba. Mentre le numerose truppe schierate nella roccaforte del Gondar cercavano di ritirarsi in tempo per portare aiuto alla capitale minacciata d'assedio, l'aviazione italiana martellava incessantemente le colonne in caotico movimento, decimandole. Le rimanenti, disorganizzate e confuse, divenivano presto preda del corpo d'armata motorizzato ai comandi del generale Carboni. A confronto del resto della campagna, la presa della capitale Abissina fu rapido. Il Negus si era quindi consegnato, riconoscendo la sconfitta e ottenendo un piccolo feudo nel nord-ovest.
    Mussolini accoglie calorosamente De Bono, descrivendogli la parata alla quale avrebbero preso parte le sue truppe.

    Mussolini può finalmente parlare con Ciano. Legge il rapporto sui carichi di materiale ferroso in aumento dalle alpi e tira un sospiro di sollievo. Si era rischiato il default per la carenza del prezioso materiale. Si concordano altri scambi con il Giappone, sempre facendo passare le merci dalla Germania. Si può finalmente studiare la richiesta di Franco. Il 17 luglio 1936 le truppe nazionaliste erano insorte al comando del generale Franco. Il rapporto di Ciano era preciso e delineava bene la situazione. Franco sarebbe stato schiacciato. Già le cancellerie di mezza Europa si muovevano per stroncare sul nascere il movimento nazionalista, iniziando a fornire materiali ed armamenti per arrestarne lo slancio. Anche l'unione sovietica si muoveva alla ricerca di una nuova vittoria del proletariato armato.

    Mussolini guarda il rapporto e studia la carta geografica. Gibilterra. Quale migliore occasione per minacciare la torre nemica?
    Franco si sarebbe dovuto aiutare, ma al momento giusto. Il Duce impartisce una serie d'ordini per far cominciare il rientro delle numerose truppe presenti nel corno d'africa. Le avrebbe concentrate tra la Sardegna e la Liguria, pronte per essere impiegate al momento giusto. Dà ordine per spostare anche la neonata flotta imperiale da Taranto a La Spezia. Un gruppo aerosilurante è già pronto in Sardegna. Dà ordine a del naviglio minore di effettuare delle prime ricognizioni sulle coste spagnole per studiare i movimenti delle truppe in guerra e la posizione delle navi delle due fazioni. Dà inoltre ordine affinché i comandanti delle navi civili stendano delle relazioni su quanto avrebbero osservato nei porti spagnoli. Nel frattempo, avrebbe sostenuto a parole la causa dei nazionalisti. E la parata poteva attendere.
     
  3. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    11 Settembre 1936
    Roma, Palazzo Venezia.
    Mussolini legge il rapporto presentatogli da Ciano. Come previsto, Franco si è impantanato a Madrid ed è ora in profonda difficoltà. Le sue armate marciano scomposte in ritirata verso il nord-est, minacciate da un possibile intervento francese. E' il momento di agire. Thaon di Revel presenta i piani di sbarco. Prenderanno sul fianco scoperto i repubblicani e i comunisti che rastrellano i nazionalisti nel centro della Spagna, mentre il grosso delle truppe è concentrato nei pressi di Barcellona e di Huesca.
    Lo sbarco è deciso in due punti, a nord ovest di Siviglia e a Cartagena. I contingenti dovranno quindi riunirsi ed accerchiare le truppe nemiche in una sacca tra Malaga e Cadice.
    La dichiarazione di guerra è consegnata all'ambasciata spagnola. L'Italia marcia al fianco di Franco.

    S0_spagna_vigilia_interv.JPG
     
  4. cohimbra

    cohimbra Guest

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    ...vedo che t'è venuta voglia di colonizzare il mondo...in bocca al lupo, sono curioso di vedere come si comporta DH (posta immagini!).
     
  5. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    17 gennaio 1937
    Roma, Palazzo Venezia.
    Franco firma il patto d'alleanza italo-spagnolo. In cambio degli aiuti forniti dall'Italia, e soprattutto della cessione di tutta la Spagna del sud saldamente controllata dalle truppe italiane, Franco accetta un patto di alleanza tra le due nazioni. La presa di Madrid circondata è ormai questione di giorni, se non di ore.
    La comunità internazionale guarda inquieta a questa alleanza. La guerra ha mostrato la divisione delle opinioni pubbliche degli altri paesi coinvolti a vario titolo. Alla notizia del tentativo di siluramento da parte di un sub italiano, comandato dal comandante Julio Valerio Borghese, di navi inglesi che portavano aiuti ai repubblicani e ai comunisti, molti deputati inglesi si sono alzati in piedi ad applaudire l'iniziativa, profondamente sdegnati dell'atteggiamento del proprio governo. Ma anche gli altri paesi hanno registrato simili spaccature. La Francia, temendo di dover confinare con un paese comunista, ha alla fine stretto accordi con l'unione sovietica affinchè quest'ultima smettesse di inviare aiuti in Spagna in cambio di un appoggio volto a venir fuori dall'isolamento internazionale nel quale è piombata la nazione comunista. La Germania, lieta di dare altri colpi alla già fragile situazione internazionale, ha scelto di appoggiare Franco inviando gruppi di specialisti, incursori e reparti d'aviazione con in testa gli ormai famigerati stuka.

    Dopo la firma, Mussolini riceve Thaon di Revel e si informa della situazione di quella che ormai è la sua portaerei. L'alto ufficiale chiede altro tempo per finire gli studi. Appendere gli aerei al soffitto non è propriamente elegante né tantomeno efficiente, ma Mussolini non ne vuole sapere, è l'ora di impostare l'Acquila. Pur se con diverse limitazioni ed inefficienze, è l'ora di cominciare i lavori per non restare sorpresi dagli eventi futuri. Thaon presenta allora la richiesta per nuovi convogli truppe. Mussolini dà l'assenso e decide di posporre la conclusione dei lavori per un nuovo stormo di aerosiluranti. Letti i rapporti sull'efficacia dei bombardamenti tedeschi, decide di far seguire alla produzione dei convogli la realizzazione di brigate anti aeree.
    S1_spagna_vigilia_all.JPG
     
  6. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    4 novembre 1937
    Roma, parata ai fori imperiali.
    Mussolini marcia alla testa dei suoi uomini. Partecipano falangi spagnole e reparti scelti della Wermacht. Si festeggia l'ingresso dell'Abissinia nell'impero, la creazione di un'alleanza con la Spagna e il patto Anticomintern siglato con Germania e Giappone.
    A nord, la Germania scalpita per ritrovare il posto di potenza che le spetta. Ad est, il Giappone cerca di allargare la propria sfera di influenza attaccando i fragili resti dell'impero cinese, alle prese con frammentazione e lotte intestine. Proprio qui, una nutrista schiera di uomini marciano sotto le insegne comuniste, traendo spunto da quanto successo in Russia, ma al contempo cercando di creare un movimento autonomo.
    Germania e Giappone, preoccupati da questa iniziativa, siglano un patto volto a contenere le spinte disgregatrici portate da questi movimenti. Mussolini aderisce a sua volta al patto firmando il 2 novembre del '37.

    Sul fronte interno, è stato dato ordine di aggiornare le divisioni in modo selettivo. Troppo vasto l'esercito per numero di uomini.
    Finalmente pronto per la prima guerra mondiale, ripete spesso Mussolini di fronte a generali che insistono sul fucile e sul mulo. Ma, oltre a un preoccupante numero di generali dalle idee antiquate ai vertici, deve fare i conti con una produzione industriale piuttosto carente, pienamente assorbita nella realizzazione dell'Acquila e di nuovi impianti industriali. Resta un lieve margine che viene sfruttato per aumentare il numero di navi da trasporto. Quando si dovrà colpire, si dovrà sopperire con l'ardimento ai limiti strutturali. Un piano da arditi, ripete a se stesso guardando una sua foto della prima guerra mondiale.

    roma_sfilarono1.jpg
     
  7. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    27/02/1940
    Atene, all'ombra del partenone.
    Il governo greco capitola. In seguito all'espansione della Germania nei sudeti e delle successive acquisizioni territoriali, Ciano aveva concluso che erano maturi i tempi per un'annessione pacifica dell'Albania. Nella riunione con i principali esponenti della nobiltà albanese, si era convenuto che la questione fosse facilmente liquidabile con uno sbarco a Tirana. Ciano annota nel suo diario che nella serata dell'accordo sparirono alcune posate d'argenteria e un cavatappi dorato.
    Superate le resistenze del re albanese, l'annessione si risolse di fatto senza spargimenti di sangue in seguito al solo sbarco. Ma, la vicinanza degli italici reparti, inquietò la grecia, ancora memore dell'episodio del cannoneggiamento delle sue coste ad opera italiana nell'ormai lontano '22.
    La situazione internazionale era estremamente dinamica. Le azioni di forza tedesche alla fine confluirono in dichiarazioni di guerra congiunte. Regno unito e Francia scesero in guerra a fianco dell'aggredita Polonia, solo per dover restare a guardarne l'occupazione impotenti. E, inaspettatamente, alla spartizione della polonia partecipò anche l'unione sovietica che, con la flebile scusa di non aver ottenuto dei corridoi per le proprie truppe, alla fine ne occupò la metà. Curiosamente, la dichiarazione di guerra francoinglese non si estese all'URSS.
    Approfittando quindi dell'attenzione internazionale concentrata sull'europa del nord, si decide un altro colpo di mano, questa volta ai danni della Grecia che ancora protestava a gran voce per l'annessione dell'Albania. La campagna si chiude rapidamente con uno sbarco a Creta e uno nel peloponneso con conseguente marcia su Atene. In poco più di un mese, la Grecia capitola. Ma Mussolini si mostra conciliante. Non è interessato ad acquisizioni territoriali, ma a nuove alleanze. La Grecia, inizialmente riluttante, si ritrova costretta a firmare il trattato di alleanza. Alla Spagna, che ha fornito nell'operazione tre divisioni, si unisce il paese Ellenico.
    In cambio di alcuni territori nel sud della Tracia, si offre l'alleanza anche alla Bulgaria, che però rifiuta, diffidente.
    L'unica acquisizione territoriale effettuata riguarda le isole dello ionio, Cefalonia in testa. Ne nasce però un motivo di malcontento in quanto molti italiani si aspettavano una spartizione dei territori conquistati, con i veneziani in testa che premevano per il peloponneso. Vengono trovate prove che portano a concludere che il Regno Unito ha fomentato tale malcontento. L'ambasciatore inglese, consultato in merito, si mostra stupito.
     
  8. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    26 maggio 1940.
    Spalato. Rovine del Palazzo di diocleziano.
    Nelle rovine della villa dell'imperatore dimissionario si firma la capitolazione della Jugoslavia.
    Nemmeno due mesi il tempo necessario per la conquista, due fronti sono stati sufficienti per disorientare le truppe del giovane stato. I successi iniziali, con sfondamento a sud e creazione di una sacca nelle regioni del Kossovo e della Macedonia, hanno fatto rompere gli indugi e far entrare nell'alleanza i bulgari in cambio dei territori rivendicati.
    Con bulgari e greci a render sicure le retrovie, la marcia sulle capitali Belgrado e Sarajevo è diventata poco più di una formalità. Si era previsto uno sbarco proprio presso Spalato nel caso le truppe a nord non sarebbero riuscite a sfondare nei primi giorni, ma non ce n'è stato nessun bisogno.
    Nel nord europa, i tedeschi sembrano voler sfondare il fronte aggirando le linee francesi. Gli inglesi tentennano ad impiegare le proprie truppe, mentre i Sovietici insistentemente si guardano attorno alla ricerca di nuove prede. I tedeschi hanno già fatto pervenire due richieste all'Italia di entrare in guerra a loro fianco. Ma Mussolini tentenna, ha in mente una guerra sua. Una guerra parallela. E la guerra probabilmente sarà necessaria. I rapporti sulla flotta tedesca sono chiari, non è in grado di minacciare l'Home fleet inglese. E, nonostante le spacconate di Goering, si dubita che i tedeschi siano in grado di prendere il controllo dei cieli di Albione. A quel punto diventerebbe questione di tempo lo strangolamento della Germania. E il perno dello strangolamento potrebbe passare per il mediterraneo. Il nuovo centro di potere tutto mediterraneo che si sta formando potrebbe divenire un obbiettivo di medio termine per gli alleati.
    La firma si conclude con un sorvolo di uno squadrone d'aerei. Mussolini ne canta le lodi, sono gli aerei per l'Aquila, varata e ormai ai lavori d'allestimento. Concettualmente superati, possono però essere molto utili per quanto ha in mente il Duce.
     
  9. Friedrich

    Friedrich

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    vai vai vediamo che fine fa l'Italia a DH!!!
     
  10. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    9 settembre 1940
    Genova, cantiere di Sestri Ponente.
    La flotta imperiale rende gli omaggi alla nuova ammiraglia. L'Aquila è finalmente armata. Mussolini invita i capi di governo alleati a bordo della portaerei italiana. Restano da fare le prove in mare con l'aviazione imbarcata. Ci sono tre settimane per farlo.
    L'alleanza mediterranea entrarà in guerra. In una riunione a bordo, si definiscono gli ultimi dettagli. Agli spagnoli il compito di difendere le coste occidentali e di prendere Gibilterra. Franco ha chiesto di coordinare di persona le operazioni. Un reparto di rocciatori viene preparato appositamente per dare la scalata alla rocca. Per la seconda torre, Suez, viene steso un piano di battaglia elaborato. Mentre le truppe del generale Graziani premeranno dal confine con la Libia, la marina appoggerà uno sbarco nei pressi di Alessandria. Scopo di questo sbarco è duplice. Chiudere in una sacca i desert rats schierati in prossimità del confine con la Libia e fornire il trampolino di lancio per le divisioni che si lanceranno sul canale di Suez, corpo celere in prima linea. La riuscita dell'impresa significa chiudere il mediterraneo.
    Viene pianificato un secondo sbarco in Palestina. Le truppe che parteciperanno a questo sbarco dovranno quindi muoversi alla volta dell'Iraq.
    Le truppe che invece parteciperanno alla presa del nord africa, dovranno quindi dirigersi verso sud, per ricongiungersi con i resti dell'impero nel corno d'africa, o per liberarlo qualora dovesse cadere sotto i colpi inglesi. Si è deciso infatti di evacuare tutte le truppe combattenti dal corno, affinché non restino isolate e prive di scorte nel momento in cui il Regno Unito chiuderà il mediterraneo. Il re, venuto a conoscenza del piano, protesta ivivacemente. Come si può lasciar agli inglesi le persone che si è promesso di liberare? Il Duce afferma perentoriamente che dopo la riconquista del corno verranno coniate monete per festeggiare l'evento. Il re è soddisfatto.

    Compito della marina sarà quindi quello di garantire la cornice di sicurezza degli sbarchi e dei convogli truppe. Inoltre, nei limiti del possibile si dovrà cercare di impedire l'arrivo di navi inglesi dal mar rosso. La Spagna per l'operazione fornirà le sue due corazzate in supporto. Compito dell'aviazione sarà principalmente di pattugliare il mediterraneo orientale alla ricerca di formazioni da battaglia nemiche e di effettuare bombardamenti sulle truppe britanniche in nord africa per impedirgli di organizzarsi.

    Viene fatto il punto delle truppe a disposizione.
    I bulgari possono contare su 6 divisioni. Verranno per ora lasciate in riserva in prossimità della Turchia.
    I greci ne hanno 15. In maggioranza avranno compiti di presidio. Un paio di divisioni parteciperanno agli attacchi ad Alessandria, altre due agli attacchi in Palestina.
    Gli spagnoli contano su 30 divisioni. 7 avranno compiti di difesa delle coste occidentali dell'africa e delle canarie. 16 resteranno in Spagna per presidiare le coste occidentali e per attaccare Gibilterra, insieme ad un gruppo CAS. Altre 7 parteciperanno agli attacchi nel nord africa e allo sbarco in palestina. Un gruppo bombardieri tattici avrà il compito di supportare gli attacchi in questo teatro. Un gruppo intercettori avrà il compito di coprire la base sommergibili posta nel nord ovest della Spagna.
    Gli italiani schierano infine 74 divisioni, 47 di fanteria, 5 di cavalleria, 1 motorizzata, 5 alpine, 1 presidio, 3 comandi e 12 di milizia.
    La flotta imperiale conta 1 portaerei, una cvl, quattro incrociatori pesanti (IN-5), oltre al naviglio di scorta. Verrà coadiuvata da quella spagnola basata su 2 corazzate e un incrociatore pesante.
    L'aviazione è invece basata su due gruppi d'attacco (6 squadroni) schierati nel nord africa, un gruppo aerosiluranti da tre squadroni di base nel dodecanneso e 2 gruppi di intercettori (7 squadroni), uno a guardia delle industrie del nord italia e uno in nord africa.
    A questo c'è da aggiungere la seconda flotta italiana, basata su quattro incrociatori pesanti (IN-4), schierata nel mediterraneo occidentale per accorrere ove servisse, i convogli truppe, i sub e altro naviglio minore.

    Il piano per riuscire deve vedere la conquista delle torri nemiche in tempi brevi. Se il mediterraneo non viene chiuso, le flotte nemiche avrebbero il sopravvento impendendo all'Italia di utilizzare in modo attivo il mare, esponendone invece i territori a sbarchi a sorpresa. Mussolini guarda la mappa. E ripensa all'Aquila. Senza la sua portaerei, questo piano non avrebbe la minima speranza di riuscita. Mentre sta per chiudere la riunione, gli capita di sentire un ufficiale di marina che discute con uno spagnolo della convenienza dei vantaggi del mangiare la frutta con coltello e forchetta. Si chiede se questi ufficiali sono veramente pronti per la guerra.
     
  11. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    16 ottobre 1940
    Roma, palazzo Venezia.
    Il 14 settembre 1940 viene consegnata all'ambasciatore inglese la dichiarazione di guerra. Non mostra la minima traccia di sorpresa.
    I capi di stato maggiore delle forze armate mostrano la cartina del nord africa. Il piano ha avuto successo. Alessandria d'egitto è caduta. Da lì, le truppe hanno potuto dirigersi verso Suez e verso l'interno per chiudere in una sacca i Desert Rats respinti da Graziani al confine. Lo sbarco in Palestina e su Cipro non ha avuto ostacoli. A sud, nel corno d'africa, gli inglesi cominciano l'opera di invasione dei domini italiani.
    Il Duce chiede il rapporto sulle perdite. Trascurabili quelle di esercito e aviazione, pesanti ma sopportabili quelle della marina. La Giuseppe Miraglia e l'incrociatore pesante Fiume sono stati affondati. Il mediterraneo è stato chiuso, ma solo dopo l'ingresso di una nutrita flotta inglese che si è diretta immediatamente su Malta per usarla come base per i suoi attacchi ai convogli italiani. La mediterranean fleet è affondata davanti alle coste dell'Egitto dagli attacchi combinati di aerosiluranti e degli aerei dell'Aquila. Non tarda quindi il momento del confronto tra la flotta imperiale italiana e quella inglese. Lo scontro si conclude con la perdita della Miraglia e del Fiume. Una sconfitta da parte italiana, ma pagata dagli inglesi a caro prezzo. Il tempo necessario per allontanare dalla zona operazioni la flotta italiana è bastato per la presa di Gibilterra ad ovest e quella del canale di Suez ad est. La flotta inglese, ormai imbottigliata, si ritrova a corto di rifornimenti e diminuisce il volume delle azioni. Riesce ancora a sorprendere una flotta da trasporto italiana, arrivando a un passo dall'annientarla completamente. Ma alla fine le perdite sono contenute e 3 delle 4 navi da trasporto e metà della flotta di scorta riescono a riparare tra le coste greche. Anche i greci vedono attaccare i propri convogli truppe, perdendo la metà delle navi da trasporto.
    L'ultima azione di rilievo nel mediterraneo da parte inglese è la presa delle baleari, nel tentativo di avere una base dalla quale disturbare il traffico dell'alleanza mediterranea, ma la chiusura del mare rende inutile agli inglesi la mossa. Thaon di Revel spiega che dai rapporti che gli sono pervenuti, nel mediterraneo dovrebbero esserci due portaerei inglesi e almeno quattro corazzate. L'ufficiale di marina chiede di dare il via a un attacco coordinato di aerosiluranti e di portaerei sul porto della Valletta per affondarle. Mussolini però frena. Per questo compito ci penseranno gli aerosiluranti con calma, l'Aquila andrà ai lavori per rimettersi in sesto. Nelle battaglie affrontate, poco ci è mancato venisse affondata.
    E' la volta di Ciano. La Germania ha da poco concluso una pace separata con la Francia, annettendo la parte nord e lasciando libera la parte sud. Ma un movimento imprevisto, la Francia libera, sta minando le già fragili fondamenta di questa pace. I tedeschi hanno preso atto della volontà italiana di condurre una propria guerra con dei propri obiettivi e rispettano tale volontà. Adolf fa sapere che sarebbe estremamente grato all'Italia se dovesse dedicare la propria attenzione alle compagini africane della Francia libera. Mussolini dice a Ciano che era già intenzione italiana liquidare questo fastidio.
    S2_teatro_europeo_intervento_it.JPG
     
  12. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    29 ottobre 1941
    Roma, palazzo Venezia.
    Archiviata faticosamente una grave e insensata crisi diplomatica con la Germania. I rivoltosi in Iraq hanno chiesto l'intervento contro l'occupazione inglese della lontana Germania. Quest'ultima è stata a un passo dall'annettere formalmente, ma non di fatto, il paese mediorientale, ma l'Italia ha premuto per ritardare tale processo agendo a tutti i livelli diplomatici e accelerando l'avanzata nel paese. De Bono ha eseguito gli ordini e tagliato rapidamente in due il paese, raggiungendo in seguito la capitale Baghdad. In cambio del disinteressamento tedesco, Ciano ha offerto la metà del petrolio irakeno. Hitler, che tutto sommato non aveva nessun bisogno di aprire un fronte a sud contro l'Italia che ben gli proteggeva i fondelli, accetta volentieri l'offerta e si disinteressa del paese. Ha già altre gran più a nord.

    In Africa la situazione è fluida. Lungo le sponde del Mar Rosso l'offensiva di Graziani non trova valida resistenza, arrivando a lambire l'Eritrea ormai occupata dagli inglesi. L'aeroporto presente a Massaua è un obiettivo a portata di mano. Non così agevole è invece la situazione all'interno, dove alcune divisioni anglocanadesi arrivano a un passo da riprendere Giza. Già cacciate le truppe appena accorse a presidiare le piramidi, un'improvvisato corpo di spedizione formato da vetusti soldati male armati e male equipaggiati riesce inaspettatamente a bloccare in extremis l'avanzata nemica. Nel frattempo, in prossimità del Darfur l'offensiva di Carboni riesce finalmente a chiudere la via dei rifornimenti e per le cinque divisioni anglo canadesi non resta niente da fare, se non arrendersi ai corpi di cavalleria greci. L'avanzata è quindi parzialmente sospesa per permettere alle truppe di riorganizzarsi. Nel frattempo, i bombardieri tattici si occupano di sfoltire le linee nemiche.
    Ad occidente invece, lungo le colonie spagnole, la situazione si fa critica. Un'improvvisa crisi dei rifornimenti, dovuta all'affondamento dei convogli iberici, ha minato l'organizzazione delle truppe poste a difesa delle coste. Ne hanno prontamente approfittato le truppe anglofrancesi. A un passo dal collasso, lo sbarco di un nutrito contingente formato da cinque divisioni italiane a Dakar ha permesso di
    alleggerire il fronte. Ma alla lunga non è bastato. Alla fine, per evitare l'annientamento, viene organizzata una nutrita spedizione di recupero scortata dal'Aquila, non ancora completamente operativa.
    L'area è evacuata, una divisione spagnola resta a coprire la ritirata e viene annientata. Ma il resto del contingente è trasportato in Spagna. 5 divisioni italiane e altre sei spagnole vengono salvate dall'annientamento. Serviranno da nucleo per una nuova offensiva, quando ce ne sarà la possibilità.

    La flotta inglese bloccata a Malta è sotto i continui attacchi degli aerosiluranti italiani. Il capo dei servizi segreti italiani viene a conoscenza dell'intenzione inglese di far riparare la flotta intrappolata nel mediterraneo a Istanbul. Si vorrebbe trascinare la Turchia nella guerra. Le promesse fatte ai turchi non sono da poco: la Bulgaria, le isole greche, la Siria e il Libano. Mussolini conclude
    che la situazione inglese deve essere molto seria per arrivare a fare un'offerta del genere. I rapporti bulgari evidenziano movimenti delle truppe turche in tracia. Per il Duce, è il momento di far intervenire le divisioni bulgare e quelle greche poste in riserva. De Bono, nel frattempo giunto presso il confine con il Kurdistan, riceve ordine di avanzare in Turchia. Comincia un nuovo conflitto. L'avanzata coordinata delle truppe bulgare, greche e Italiane non lascia scampo al nuovo avversario che in poco tempo vede perdere sia Istanbul che Ankara. Ma l'offerta di pace trova i turchi favorevoli. Nessuna perdita territoriale in cambio dell'adesione all'alleanza mediterranea. 15 nuove divisioni per l'alleanza.

    Gli inglesi impotenti vedono quindi affondare nel porto di la Valletta la portaerei Furius e la portaerei di scorta Hermes. I marinai italiani periti nelle battaglie navali del faro di Alessandria sono alfine vendicati.

    Nell'estremo oriente, si registra la discesa in campo dei Giapponesi che trascinano a loro volta nel conflitto gli americani. Mussolini non ne è per niente contento (sono americani i soldati che hanno dato danno il colpo di grazia alla divisione spagnola che copriva la ritirata delle truppe ispanoitaliche nell'africa occidentale), ma spera che i nipponici occupino l'attenzione americana per un tempo sufficiente a render sicura l'africa.

    A nord invece i tedeschi estendono il conflitto all'URSS. Come previsto, l'aviazione tedesca non è stata in grado di prendere il controllo dei cieli inglesi, nè tantomeno la marina tedesca è riuscita a infliggere una sconfitta significativa alla flotta inglese, nonostante l'aiuto italiano. Hitler ha quindi deciso di impiegare le truppe terrestri per dare l'assalto al gigante rosso alle spalle. Mussolini e i suoi alti ufficiali studiano le mosse tedesche. L'operazione barbarossa non ha raggiunto i risultati sperati entro la fine dell'estate. Probabilmente sarà necessario fornire un aiuto su questo fronte, onde non vedersi creare un nuovo fronte nel nord europa, troppo vicino all'Italia, e per non rimanere da soli.
    Il generale Giovanni Messe viene richiamato dal fronte africano per studiare un piano d'azione contro i russi. Il piano proposto da De Bono prevede uno sbarco in prossimità di Sochi per aggirare la catena montuosa del caucaso e prendere Stalingrado per cercare di isolare le divisioni russe che difendono il lato sud dello schieramento sovietico. Il generale Messe invece pianifica un piano più ambizioso. Prendere la Persia per poter aprire due fronti contro l'URSS. Uno nel caucaso e uno negli stan, onde minacciare le capacità produttive sovietiche, dilatarne la concentrazione di truppe in modo tale da rendere agevole ai tedeschi sfondare le linee e non ultimo impadronirsi dei pozzi di Baku. Ma il tempo stringe, se si vuole applicare questo piano l'altopiano persiano dovrà cadere prima della primavera.
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  13. Friedrich

    Friedrich

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    l'aver chiuso il mediterraneo ti da certamente utili vantaggi nello spostare truppe e il caucaso è un'ottima scelta per indebolire i russi. Credo che non una buona pianificazione (tanto la guerra in africa sarà cmq lunga) l'italia potrà dare una bella mano alla Germania :D

    p.s. ma a marina come stai messo? cosa hai e cosa produci?
     
  14. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    30 maggio 1942
    Roma, palazzo Venezia.

    Mussolini guarda la mappa preoccupato. A sud l'avanzata prosegue. Lentamente, ma prosegue. Ad est, questa volta gli inglesi sono arrivati per primi ed hanno spartito la Persia con l'URSS, iniziando l'attacco alle linee italiane in Iraq. Le truppe italiane erano ancora in arrivo per preparare l'offensiva, ma anche quelle già presenti si sono rivelate sufficienti per respingere l'attacco e prendere l'iniziativa.
    Ora si stanno per chiudere due sacche dove annientare una decina di divisioni nemiche. E' un fatto però che l'avanzata procede più lenta del previsto e sarà veramente difficile arrivare all'offensiva contro l'URSS prima della primavera del '43. Un anno di ritardo sulla tabella di marcia. Mussolini spera che Hitler sia in grado di reggere un'altro inverno russo.

    Ma la situazione è critica anche ad occidente. Gli inglesi sono sbarcati in più punti in Francia, anche se sembra che i tedeschi stiano reagendo bene. Questo significa però togliere truppe al fronte est, dove sono decisamente necessarie. Mussolini concorda con Franco l'invio di bombardieri e truppe di terra al confine con i pirenei per minacciare alle spalle le truppe inglesi, intervenendo qualora le truppe
    tedesche incontrino difficoltà impreviste o gli inglesi provino a spingere verso i pirenei.

    Un altro problema si profila all'orizzonte, la manodopera. Mussolini potrebbe promuovere un'altra leva, ma questo inciderebbe negativamente sulla capacità industriale, per cui rimane in attesa degli eventi. Provvederà a farlo solo se dovesse ritrovarsi costretto.

    Osserva il rapporto mensile sulla produzione. Lo sparviero, la seconda portaerei italiana, sarà finita nei primi mesi del '43. Dato lo stato della ricera sulle portaerei e numero e qualità degli incrociatori di scorta, è probabile che dopo lo sparviero passerà almeno un anno dall'impostazione della successiva. Prosegue come sempre l'opera di industrializazione. E' in fase di sviluppo il polo industriale di Roma,
    presto si avranno abbastanza industrie da poter impiegare un nuovo team di ricerca. Si inizia a pensare al nucleare. Infine, c'è costantemente in produzione una divisione di fanteria equipaggiata con semoventi d'artiglieria, in previsione di un'avanzata sul fronte russo, e una divisione di parà da impiegare per eventuali colpi di mano. Ma, data la carente capacità produttiva, la realizzazione dell'unità di parà procede molto lentamente.
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  15. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    22 marzo 1943
    Trieste, castello miramare.
    Mussolini incontra Hitler, venuto in Italia per una visita di stato. Ufficialmente Italia e Germania non sono alleate, ma la loro sorte è legata a doppio filo. Nel finire dell'estate del '42 i tedeschi non erano più in grado di reggere all'offensiva sovietica, e un nuovo inverno si avvicinava. Praticamente sfondate le linee al sud e al nord, i reparti romeni decimati e devastati, la possibilità di vedere le truppe russe ai confini della Bulgaria entro la fine dell'anno più che concreta.
    Mussolini non aveva nessuna intenzione di vedere venir meno la sicurezza del fronte nord. Con i reparti non ancora schierati e la Persia non ancora completamente sottomessa, dichiara guerra al gigante socialista. La reazione del ministro degli esteri russo è composta, è come se pensasse che è una piccola anticipazione sulla tabella di marcia.

    Le operazioni vedono l'avanzata di circa 25 divisioni nel caucaso, altre 15 circa negli 'stan. Un' altra decina sono trattenute al sud dagli inglesi ai confini con l'india. L'attacco trova i territori sguarniti e facilmente le truppe dell'alleanza mediterranea riescono a stabilirsi nel caucaso. La reazione sovietica non tarda e, già sul finire dell'anno, arrivano sul nuovo fronte un numero sufficiente di truppe per stabilizzarlo, riconquistando tra l'altro la Cecenia. Le truppe italiane sulle montagne del caucaso, anche grazie al pronto arrivo di divisioni in supporto dalla Spagna, dalla Bulgaria e dall'Italia, reggono l'urto. Nel frattempo, forti del controllo del mar nero, gli italiani effettuano in continuità sbarchi e ritirate di disturbo su tutte le coste non presidiate, con il duplice scopo di distogliere truppe dai fronti e di disturbare la produzione industriale. Nel marzo, la pressione russa sul fronte tedesco è ormai calata al punto che i tedeschi sono in grado di effettuare una nuova offensiva vittoriosa sul fronte sud, coadiuvati da un ricostituito esercito romeno.

    Mussolini ascolta il rapporto di Hitler. La produzione industriale tedesca è ancora nettamente superiore a quella russa, la qualità delle truppe nel complesso superiore e, se non surclassate dal numero, possono ancora prevalere. C'è la possibilità concreta che su questo fronte entro la fine dell'estate si riesca a vedere un'offensiva tedesca in profondità. Altrimenti, non resterà che resistere sulle montagne del caucaso per un altro anno. E non sarà impresa facile.

    Sul fronte africano, si registra finalmente l'annientamento di sei divisioni anglo francesi attestate nella Somalia britannica. Un'iniziale offensiva era stata sospesa per l'impossibilità di sfondare. Si era allora preferito eseguire una manovra d'aggiramento che ha visto le divisioni poste sotto il comando diretto di Graziani dirigersi velocemente verso la Somalia italiana per accerchiare le truppe nemiche. Intuito lo scopo del movimento italiano, le truppe nemiche hanno anche provato a rompere l'accerchiamento, ma senza riuscirci, finendo alfine distrutte. L'etiopia finisce per ritrovarsi nuovamente annessa dopo una parentesi di libertà subordinata agli inglesi. Anche la Persia è alla fine annessa. Il re può deliziarsi con nuove emissioni di monete d'oro e d'argento aggiungendo alla quadriga briosa i fasti imperiali.

    Sul fronte della produzione, è necessaria una maggiore concentrazione di truppe di fanteria. Varata la Sparviero, per almeno un anno non si imposteranno nuove navi, a parte un paio di incrociatori leggeri per compiti di scorta, una volta che si sarà provveduto a svilupparne un nuovo tipo. Si è resa infine necessaria una nuova coscrizione, ma è stata ordinata veramente a malincuore da Mussolini, che con estremo rammarico ha dovuto rinunciare a una fetta non indifferente, 5%, della capacità industriale.
    Tanto lavoro per niente, si lamenta con il collega tedesco.
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  16. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    1 luglio 1944
    Milano, castello sforzesco.
    Nuovo incontro tra Mussolini e Hitler. Hitler presenta il rapporto sull'offensiva in terra sovietica tanto attesa e rimandata. Sono stati mesi molti duri per l'Italia. Stabilizzatosi il fronte caucasico e cessate le incursioni sulle sponde del mar nero, presidiate da numerose guarnigioni russe e sorvolate continuamente da due squadriglie di aerosiluranti, i russi hanno cercato di sfondare le linee italiane a Samarcanda. Dopo mesi di attacchi continui, i russi hanno alla fine sfondato. Ma la resistenza nei teritori subito a nord ha messo gli italiani in condizione di ricostruire il fronte, sfruttando un sopraggiungente corpo d'armata spagnolo per fortificare ulteriormente le linee.
    Nel frattempo i tedeschi hanno potuto riorganizzarsi e lanciare la tanto attesa controffensiva che tuttora prosegue e che ha sfondato proprio a sud, dove più si fanno sentire le carenze dovute alla presenza italiana. Si stima che almeno 80 divisioni sovietiche sono impegnate sui fronti italiani, tutte truppe sottratte al fronte tedesco. La crimea è ora isolata. Mussolini discute con Hitler sulla possibilità di inviare un contingente italiano di disturbo a Sebastopoli.

    A ovest proseguono le incursioni inglesi, ma sono facilmente rintuzzate dalle divisioni tedesche.

    Al confine sud dell'Iran sono finalmente cessate le offensive nemiche. Gli inglesi hanno attaccato insistentemente, arrivando quasi a sfondare e richiedendo l'invio di numerose riserve. Il comandante in capo del fronte, il feldmaresciallo spagnolo Mola Vidal, prepara un piano d'azione audace. Evacua gradualmente le truppe dalla regione interna di Kerman, sperando che gli inglesi tentino di sfondare centralmente rinunciando per il momento all'importante base aeroportuale nello stretto di Hormuz.
    Gli inglesi abboccano e sfondando facilmente. Riescono a dilagare nella regione, ma era il momento atteso da Mola Vidal per lanciare l'offensiva nel Baluchestan. La manovra a tenaglia riesce perfettamente. La perdite sono ingenti, tanto nelle truppe di terra quanto nell'aviazione, ma i canadesi lasciati a guardia delle porte del Pakistan devono cedere il passo, perdendo due divisioni nei bombardamenti aerei durante la ritirata.
    Le truppe inglesi, ormai chiuse nella regione montuosa interna dell'iran, cercano di rompere l'accerchiamento puntando a ovest, ma vengono arrestate e sottoposte a intensi bombardamenti aerei. L'attacco terrestre dura oltre un mese, ma alla fine le 10 divisioni accerchiate devono arrendersi. Gli viene reso l'onore delle armi.
    1_mar_44.JPG

    Al sud, in africa, il fronte sembra stabilizzarsi. Troppe le truppe da un lato e dall'altro per pensare a sfondamenti. Gli ultimi tentativi anglocanadesi si arrestano a Juba, dove nel frattempo vengono dirottate tre nuove divisioni.

    Vengono effettuati alcuni sbarchi nel golfo persico per cercare di attirare truppe inglesi, che però sembrano non essere in grado di impegnarsi in questo nuovo fronte, per cui si da il via alla conquista generalizzata delle sponde meridionali dell'arabia. La neocostituita armata nera viene inviata per completare l'opera e acquisire un pò d'esperienza. A parte questa offensiva, non ce ne sono altre in corso. Si attende l'afflusso di nuove divisioni e la ricostituzione degli organici.

    Con le truppe disponibili dalla vittoria sul fronte iraniano si pensa a una nuova offensiva negli 'stan per facilitare l'offensiva tedesca.
    Il capo di stato maggiore della marina presenta un rapporto sugli affondamenti dei convogli italiani nel golfo persico. Sono in aumento. Presenta un piano per un attacco all'arabia saudita per cercare di aggirare il problema. Mussolini è d'accordo. Ma inizia a pensare che sia arrivato il momento di effettuare una nuova opera di propaganda. Possibilmente con i soldi derivanti dalla vendita di un cospicuo quantitativo di petrolio ai tedeschi. Viene presentato quindi un altro rapporto sullo spostamento delle squadriglie di sub ai comandi di Fecia di Cossato operanti attualmente nel mar nero alla ricerca di sub russi. Non avendo registrato alcun successo, verranno trasferite nel golfo persico, da dove opereranno per intercettare i convogli inglesi diretti in India, coadiuvando le squadriglie agli ordini di Julio Borghese che già operano con successo in quelle acque. Gli inglesi, preoccupati dalla presenza di quei sub, hanno già cercato di attaccarli, ma una loro squadra composta da una portaerei, un incrociatore leggero e un cacciatorpediniere è stata sonoramente sconfitta dai sub di Borghese. Solo la portaerei è riuscita a sganciarsi e ad uscirne galleggiante, nonostante l'intervento di bombardieri e aerosiluranti fatti intervenire nel tentativo di finirla. E' evidente che gli inglesi ancorano pagano la perdita della flotta imbottigliata nel mediterraneo.

    E, di fatti, la flotta imperiale italiana è stata capace di sfidare gli inglesi nella manica, sorprendendoli per effettuare un'azione dimostrativa che ha portato all'affondamento di diversi convogli. Il Duce è molto soddisfatto di questa azione.
    Il CSM presenta un ulteriore piano di disturbo che prevede diversi sbarchi nell'africa occidentale allo scopo di distrarre ulteriormente gli inglesi. Mussolini approva, ma al momento non ha altre truppe in riserva. Nonappena si renderanno disponibili rivaluterà il piano.
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  17. coluicheregna

    coluicheregna

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    hmmm.
    per fortuna gli americani non hanno rotto piu di tanto nel mediterraneo,in una mia partita sono stati passivi tutto il tempo,e poi sono sbarcati nel 1944 a Tripoli con 4 carri medi,3 meccanizate e 1 marines a tripoli,mentre il mio contingente africano era in gran parte in sudan a tenere la posizione...
    uno dei momenti piu brutti delle mie partite ad hoi
    alla fine sono riuscito a frenarli nella tripolitania grazie a tutte le divisioni dei miei alleati (le mie erano impegnate in russia)
    continuavano a far affluire truppe,alla fine quando l'URSS è capitolata tutto era dell'asse,ad eccezione degli states (che le avevano prese dai giappi),che nonostante tutto tenervano in tripolitania una 30ina di divisioni:li ho cacciati alla fine nel 1950.(una loro dannata flotta di 3 portaerei mi ha distrutto).
    per evitare esperienze come questa,ti consiglio di tenere d'occhio ogni lembo di terra.
     
  18. Friedrich

    Friedrich

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    sbaglio o gli inglesi sembrano sbarcati in olanda (nella seconda mappa)?
     
  19. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    Piccola nota: la prima cosa che ho fatto è stata bloccare gli accessi al mediterraneo, per cui non devo disperdere preziose truppe per coprirlo e posso usarlo per spostarmi a piacimento.
    E inglesi, francesi e americani spesso sbarcano in olanda, Normandia o Bretagna, ma i tedeschi sono in grado di ricacciarli. Anche se non ho capito perché non tappano le spiagge e buona notte. Cmq, gli sbarchi alleati sono poca cosa e spesso servono più a perder divisioni che ad altro. Il problema è che la Germania non riesce a sfondare in Russia, nonostante il mio intervento (riesco a tenere impegnate circa 80 divisioni russe, oltre ad esser riuscito a creare un saliente dove ho già macinato una decina di divisioni), già nel '42 i tedeschi erano rincorsi dai russi. Mboh. Inoltre, gli americani cominciano a lanciar atomiche. Già due nel 45, Nagasaki ed Essen.
    Ps cmq tutte queste cose già erano abbondantemente descritte :)
     
  20. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    15 Giugno 1945
    Roma, palazzo Venezia.
    L'offensiva tedesca in russia ha seriamente preoccupato gli alleati che hanno organizzato un massiccio sbarco nelle zone dell'Olanda, della Normandia e della Bretagna, avanzando di oltre un centinaio di chilometri nell'entroterra e arrivando nuovamente a minacciare i pirenei. I tedeschi, presi in contropiede, hanno dovuto terminare l'offensiva ad est. Sono riusciti in gran parte a rintuzzare gli attacchi alleati, questi ultimi disturbati nell'azione da diverse sortite della flotta imperiale italiana che ha affondato decine di convogli, e dagli Spagnoli che li hanno ricacciati dalla base del golfo di Biscaglia, dove mantengono tuttora di comune accordo con i tedeschi un presidio.
    In compenso, la minore pressione ha permesso ai russi di riprendere l'iniziativa e sottrarre ai tedeschi molti territori appena persi, arrivando a un passo dal rompere l'assedio in Crimea. Il comando italiano allora, su richiesta tedesca, ha lanciato un elevato numero di attacchi nel caucaso e negli 'stan per alleggerire la pressione sovietica sul fronte tedesco. L'operazione, con un costo ingente in perdite su entrambi i fronti, è riuscita, costringendo i sovietici a interrompere l'offensiva. Inoltre si è riusciti nella creazione di un saliente strategico in prossimità del lago Aral. L'intenzione ora è quella di installare una base aerea nelle prossimità per sfruttare tale saliente e decimare gli eserciti sovietici.

    Un altro saliente inoltre è stato creato a sud, ai danni degli alleati. E' nato per alleggerire la pressione anglocanadese su Juba, ed è finito per diventare una spina nel fianco dello schieramento nemico. Il generale Graziani sta ora progettando di accerchiare le divisioni nemiche effettuando uno sbarco a Mombasa e un'avanzata nei territori attualmente oggetti del saliente, per ricongiungere le truppe nei pressi del lago Victoria, a Nakuru. Se dovesse riuscire, si conta di creare una sacca di almeno una ventina di divisioni, quel che basta per compromettere la difesa alleata dell'africa e costringerli ad inviare nuove divisioni da distogliere da altri fronti. Se la manovra dovesse riuscire, Graziani verrà nominato feldmaresciallo.
    Si segnala che nel porto di Mogadiscio è intanto basata la flotta di sommergibili ai comandi di Fecia di Cossato, che sta infliggendo un discreto numero di perdite ai convogli alleati.

    Sta per terminare la campagna che vedrà l'arabia saudita diventare una colonia italiana, con cessione della fascia costiera sul golfo persico. Lo scopo era quello di poter avere collegamenti costieri con tutti i territori occupati nel golfo persico, onde evitare di dover inviare convogli navali fuori dal mediterraneo, dove stavano diventando oggetto di un numero eccessivo di affondamenti ad opera di sub angloamericani. Sempre nelle zone del vicino oriente, si è dovuto combattere duramente per eliminare una sacca di guerriglieri nella palestina, guerriglieri che erano stati protagonisti della sconfitta di un'unità di milizia coloniale. Alla fine, è dovuta intervenire una divisione di regolari per riportare la situazione alla normalità.

    Un altro rapporto si trova sulla scrivania del Duce, che non sa se darci credito o meno. A quanto pare, in Giappone è stato sganciato un ordigno in grado di radere al suolo una città. Si parla di Nagasaki. Mussolini non sa se crederci o no. Convocato il suo consulente scientifico Arturo Crocco, lo scienziato ne conferma la possibilità e afferma che anche in Italia si sta procedendo in questo campo, ma lentamente. Suggerisce allora di incrementare gli investimenti nella ricerca. Mussolini pensa a vendere un nuovo quantitativo di petrolio ai tedeschi per finanziare l'investimento.
    E' stata invece accantonata l'idea di una nuova propaganda bellica per non turbare i fragili equilibri nei territori conquistati. Si rischia di alimentare l'intolleranza con questa propaganda, ottenendo in cambio nuove sommosse popolari. Un'opzione decisamente da scartare, molto meglio l'investimento in ricerca, anche se con effetti tutto sommato blandi.
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