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EU ROME AAR ROMA

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da alberto90, 7 Novembre 2014.

  1. andry2806

    andry2806

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    infatti, il console che scatenò la prima guerra punica.
     
  2. alberto90

    alberto90

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    con la sola differenza che il mio è un dittatore, non più console.
     
  3. alberto90

    alberto90

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    La prima guerra punica, 502 - 505 a.v.c
    I romani agiscono con rapidità e decisione. Approfittando bassamente delle difficoltà in cui Cartagine si sta dibattendo nel tentativo di respingere l' invasione del re d' Egitto ( che ha già occupato la metà punica della Sicilia ), le legioni sbarcano in Corsica e Sardegna senza trovare opposizione alcuna e cominciano subito gli assedi di Aleria e Caralis.
    Nel frattempo le flotte da guerra si piazzano nei bracci di mare compresi tra la Sardegna, le coste dell' attuale Tunisia e la Sicilia occidentale con lo scopo di intercettare e distruggere ogni naviglio cartaginese che osi mettere il naso fuori dai porti punici e impedire quindi ogni tentativo di sbarco cartaginese in Corsica, Sicilia romana o Sardegna.

    La prima vera battaglia navale avviene nei pressi dell' Elba, in ottobre, e la flotta romana distrugge tre delle triremi cartaginesi catturandone 2. Negli stessi giorni Cagliari si arrende e passa dalla parte dei romani.

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    Ai primi di dicembre altre tre navi cartaginesi sono affondate a largo delle coste dell' Etruria mentre le 2 rimaste riescono a fuggire danneggiate.
    Il 14 gennaio 503, questa volta davanti al porto di Cartagine, ma a largo, la flotta romana comandata dal valoroso Gaio Duilio manda a picco altre 3 navi cartaginesi e cattura le due scampate poco più di un mese prima.
    In marzo, un altro naviglio cartaginese che tenta di forzare il blocco viene affrontato e 2 navi sono affondate mentre le altre 3 si consegnano all' ammiraglio romano che a Cartagine è già noto col nome di " Terrore dei Mari ".
    Un mese dopo, l' ennesimo tentativo di superare il blocco fallisce e altre due navi puniche sono spedite in fondo al mare in quello che sta diventando rapidamente un cimitero di uomini e navi.
    Il 10 aprile anche Aleria si consegna ai romani che in questo modo occupano totalmente Sardegna e Corsica, senza aver person praticamente nessuno degli uomini.

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    Nel frattempo, la legione che il 13 ottobre 502 aveva preso Cagliari, imbarcata sulla flotta da guerra e sbarcata a sorpresa all' inzio dell' anno poche miglia a sud di Cartagine, è riuscita a porre il blocco alla città da terra, senza che nessuno si sia preso il disturbo di farsi viso in difesa della capitale. La spiegazione è semplice: gli egiziani stanno avanzano minacciosi lungo il Golfo della Sirte con grandi forze e i cartaginesi si fanno prendere alle spalle nel tentativo di arginare l' avanzata egiziana.
    Comunque, il 20 maggio 503 Cartagine si arrende ai romani dopo poco più di 3 mesi di assedio. Per i punici è un colpo durissimo e l' inizio di un incubo vero.

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    Per il resto del 503 i romani si limitano a recuperare energie e forze provate, seppure senza grandi perdite, in un anno di conflitto. La flotta continua a seminare morte e distruzione nei mari attorno a Cartagine e dopo l' ultima disfatta subita nei pressi di Capo Bon il 4 luglio e il conseguente affondamento di 5 navi e la cattura delle altre 3, Cartagine non ha più una flotta. I romani sono in grado di scorrazzare indisturbati ovunque senza pericolo.
    E così, mentre gli egiziani continuano la loro avanzata verso ovest e alcuni contingenti cartaginesi riescono a penetrare in Egitto e occupare alcuni villaggi, i romani preparano l' offensiva che dovrà costringere i punici a venire a patti e a cedere alle richieste di Roma senza fare storie.
    Alla fine di settembre del 503 la legione stanziata a Siracusa viene imbarcata sulla flotta da guerra e sbarcata nell' arcipelago di Malta, sguarnito di truppe e ignorato dagli egiziani ( strano in effetti, visto che metà della Sicilia è nelle loro mani e con Malta avrebbero vie di comunicazione più brevi ), pone l' assedio alla capitale, che si arrende dopo 150 giorni.

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    Agli inizi di maggio del 504 finalmente avviene la prima battaglia terrestre della guerra tra romani e cartaginesi, i primi sbarcati nella regione di Ippona e i secondi giunti tardi per impedirlo. In poche ore e con perdite minime i romani sterminano il contingente di 1000 uomini inviato per difendere la città, che viene posta sotto assedio.
    Il 23 giugno, una seconda battaglia ai piedi delle mura vede la morte di 630 cartaginesi e 89 romani, che vittoriosi proseguono l' assedio, mentre i punici, conclusa la pace con gli egiziani ( cedendo loro alcune provincie ), si preparano a tenere botta alle legioni di Roma, ormai stabilmente piantate in territorio africano.
    Liberata quindi Palermo dall' occupazione egiziana, la legione di stanza a Malta viene imbarcata, sbarcata nei pressi di Lilibeum ( Marsala ) e spedita ad assediare Palermo, che cade dopo soli 3 giorni il 27 luglio.

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    Caduta Palermo, la legione viene inviata a Thapso, difesa da 2000 punici. Lo sbarco avviene senza ostacoli e la battaglia conseguente, avvenuta il 12 agosto ( 250 perdite per i punici, meno di 200 per i romani ), sancisce l' inizio dell' assedio della città da parte dei romani vincitori.
    I cartaginesi cercano di evitare allora ogni scontro sul campo coi romani che proseguono i loro assedi indisturbati, e solo il 15 dicembre, nei pressi della città di Theveste, due eserciti nemici si scontrano per caso dandosi battaglia.
    Degli 8.300 romani ne muoiono poco più di mille mentre su 5.900 punici ne restano a terra quasi 2.000. Vincitori, i romani danno inizio all' assedio della città mentre i cartaginesi cercano una via di scampo nel regno alleato di Numidia.
    Thapso cade il 28 dicembre dopo 138 giorni di blocco e Ippona si arrende il primo gennaio 505 dopo 244 giorni di assedio. Ormai la testa di ponte romana in Africa e troppo estesa per essere contenuta e i cartaginesi, privi di flotta, senza capitale e con l' esercito semidistrutto e scoraggiato, cominciano a cercare la via per ottenere una pace non troppo gravosa.
    Ma l' offensiva romana prosegue implacabile e il 26 febbraio, presso Tritonis, 7.000 punici radunati in tutta fretta affrontano una legione completa romana forte di 10.000 uomini.
    Al termine dello scontro i romani hanno lasciato 1.600 uomini sul campo, i cartaginesi 2.100: è un' altra vittoria romana.
    Mentre Tritonis e Theveste sono assediate, un' altra legione invade la Numida e il 16 maggio batte un esercito di 6.000 numidi ( tutto ciò che è sopravvissuto dopo le battaglie con gli egiziani ) infliggendo poco meno di 2.000 morti al prezzo di 1.300 legionari.
    La capitale numidica è quindi posta sotto assedio.
    Il 28 maggio cade Theveste dopo un assedio durato 164 giorni e costato alla città quasi 5.000 morti a causa della fame e delle malattie.
    Tritonis cade il 15 giugno dopo 108 giorni di blocco e la morte di 3.000 abitanti.
    A questo punto i cartaginesi sono sull' orlo della disfatta perchè seppure con più fatica anche i marsigliesi stanno ottenendo vittorie in Spagna catturando parecchie città e infliggendo numerose perdite. Viene deciso di intavolare serie trattative di pace con Roma che ha già rifiutato sdegnosamente per 5 volte le condizioni puniche ( cessione di Corsica e Malta ).
    Mentre sul campo le operazioni sono bloccate, a Roma si discute animatamente per venire a capo della questione. I fautori del conflitto premono per la distruzione totale di Cartagine e la spartizione dei suoi possedimenti con gli alleati marsigliesi e magari con l' Egitto, mentre i pacifisti insistono per una pace meno dura.
    Il dittatore Flacco, trovato un accordo di massima tra le parti, invia ai cartaginesi l' ultima proposta: cessione di Corsica, Sardegna, Sicilia punica e Malta ), rifiutandola i cartaginesi segneranno la loro fine.
    Per settimane i cartaginesi discutono animatamente, sapendo che solo tergiversando potranno evitare un tracollo vero e proprio. Alla fine decidono di accettare, anche perchè l' esercito è ormai quasi allo sbando e le risorse economiche ridotte al lumicino. E sopratutto perchè sono privi della capitale e di una flotta in grado di tagliare fuori i romani dalle loro basi in Sicilia.
    Il 10 ottobre 505, con la firma della Pace di Thapso, ha termine la prima guerra punica.

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    Roma dopo la Pace di Thapso ( 10 ottobre 505 a.v.c )
    La pace viene festeggiata con un sontuoso corteo in cui i prigionieri punici sono fatti sfilare tra due ali di legionari addobbati con le corazze da parata in un tripudio di folla mai visto prima.
    Il dittatore Flacco, visto prima della guerra come un aspirante re e pertanto malvisto da quasi tutto il popolo, diviene all' improvviso un eroe nazionale degno del trionfo. Ma questo non verrà celebrato subito, perchè tempi oscuri si avvicinano, tempi in cui la repubblica romana sarà, come Cartagine ora, sull 'orlo della rovina .....



     
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  4. andry2806

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    e che causerà questi tempi oscuri? Una guerra civile?
     
  5. alberto90

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    Ma basta con queste domande ... sembri un bambino di 6 anni che chiede il perchè di tutto. XDDDDDDD
     
  6. andry2806

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    la curiosità è la caratteristica del genere umano. :p
     
  7. alberto90

    alberto90

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    si, ma la tua è impazienza. XDDD
     
  8. alberto90

    alberto90

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    La follia del dittatore, 506 - 508 a.v.c
    Dopo il trionfo sui Cartaginesi, la politica estera della repubblica romana langue per un biennio a causa di un' improvvisa recrudescenza della malattia che da tempo affligge il dittatore Marco Fulvio Flacco e che lo spinge a compiere azioni che, in condizioni normali, non farebbe mai.
    Durante le crisi che sempre più spesso lo colgono, il dittatore fa uccidere molti dei suoi oppositori ( sopratutto quelli più intransigenti che non riescono ad accettarlo nemmeno dopo la vittoria nella guerra contro Cartagine ) e gli altri sono costretti all' esilio o alla fuga, per evitare la morte.
    Nei momenti di massimo delirio del dittatore è il figlio Quinto che decide al posto del padre, cercando di raffreddare gli animi surriscaldati dell' opposizione alla famiglia dei Fulvii cui appartengono lui e suo padre. Fa tornare dall' esilio i più stimati tra i nobili ostili, commuta le pene capitali in anni di prigione ( naturalmente arresti domiciliari in fastose ville ) e sopratutto sospende le liste di proscrizione che il padre ha cominciato ad utilizzare con frequenza e spietatezza.
    Il governo dittatoriale suscita molte ansie nel popolo, timoroso di vedere restaurata una monarchia, e porta allo scoppio di parecchie rivolte cittadine tutte represse spesso nel sangue.
    Tibur ( Tivoli ) è la prima città a ribellarsi nel maggio del 506, seguita da Narnia ( Narni ) in luglio, Perusia in agosto, Bononia e Placentia in ottobre, Neapoli in dicembre, Cumae, Capuae e Siracusa nel febbraio del 507. Poi è la volta di Tarentum e Brundisium, dove il popolo sobillato da agenti segreti epiroti, scaccia la guarnigione romana e instaura governi filo epiroti dichiarando l' indipendenza da Roma il 24 settembre 507.
    Poco dopo anche Panormus e Caralis si ribellano e chiamano in soccorso gli epiroti i quali, desiderosi di vedere Roma crollare, inviano subito contingenti armati su piccole flotte.
    E' l' inizio del 508 a.v.c
    A questo punto, la tensione tra Roma e il regno epirota tornano a farsi preoccupanti e il dittatore, che si è rimesso a sufficienza, si prepara ad affrontare una guerra ormai prossima e inevitabile con il nipote di Pirro.
    Ai primi di maggio una flotta battente bandiera epirota entra nelle acque territoriali di Roma con un contingente militare destinato a Taranto ma nel frattempo la città è stata riconquistata dai romani che, vedendo avvicinarsi le navi greche, cominciano a bersagliarle con le catapulte schierate sulle mura. Due navi epirote sono danneggiate e questo basta per costringere il resto delle navi a ritornare indietro. Ma avuta notizia dell' attacco alle sue navi il re dell' Epiro accusa Roma di aggressione e dichiara guerra. E' il 12 maggio 508.

    La guerra romano-epirota, 508 - 514 a.v.c
    La guerra arriva nel momento peggiore per Roma. Tre settimane prima infatti un' orda di quasi 30.000 barbari giunti dal Danubio, ha invaso la repubblica, sconfitto pesantemente la legione schierata a protezione di Bononia e posto l' assedio alla città.
    Pur avendo perso oltre 12.000 uomini nello scontro contro i 3.600 romani, i barbari dispongono ancora di più di 13.000 uomini mentre le legioni arrivano a 10.000 e solo due di loro sono nella zona.
    Dall' Umbria e dalla Liguria vengono fatte avanzare verso Bononia nella speranza di sconfiggere l' orda barbara prima che gli epiroti decidano di tentare uno sbarco in Apulia.
    Ma la fortuna, almeno per ora, arride a Roma perchè alla fine di ottobre, dopo mesi di inutili ricerche, la flotta romana intercetta tutta la flotta da guerra nemica intenta a muovere verso Brundisium. La battaglia che ne consegue determina la vittoria romana e l' affondamento o la cattura di tutte le navi nemiche. Gli epiroti non potranno tentare sbarchi in Italia per molto tempo.

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    Nel frattempo Bologna si è arresa ai barbari e le legioni ora devono riconquistare la città senza subire troppe perdite.
    Riescono a riprenderla entro l' anno e ricacciare i barbari oltre i confini dopo aver inflitto loro una cocente sconfitta sul Po in dicembre.
    Ora Roma può dedicarsi con calma all' Epiro e al suo esercito, forte di ben 26.000 uomini a cui possono aggiungersi i 16.000 arruolati dalla Lega Etolica alleata con gli epiroti.
    A queste ingenti forze Roma può contrapporre circa 40.000 uomini ( gli altri 10.000 purtroppo sono bloccati in Numidia dai tempi della pace con Cartagine ) e una flotta in grado di trasportare fino a 20.000 uomini per volta tra le due sponde dell' Adriatico.
    Partendo dalla Dalmatia e transitando sul territorio macedone occupato dai ribelli macedoni in guerra con il sovrano argeade, le legioni puntano sulla regione di Taulanti ( occupata dall' Epiro nel corso della guerra civile macedone ) ma essendo in inferiorità numerica decidono di arrestarsi in territorio neutrale e aspettare i rinforzi.
    I quali, sbarcati alla fine della primavera del 509 direttamente in territorio naturale, portano il totale delle forze romane a poco meno di 40.000 uomini contro 25.000 epiroti. Epidamno, capitale della regione di Taulanti, viene quindi posta sotto assedio romano senza che gli epiroti muovano in suo soccorso.
    Nel mentre la flotta da guerra blocca tutti i porti epiroti ed etolici pronta ad affondare qualunque nave nemica esca dai moli riparati e sicuri.
    Per tutto il 509 e il 510 i romani possono fare e disfare ciò che vogliono attorno ad Epidamno, che però resiste stoicamente senza vacillare mai consumando le forze assedianti. Nel 511 la città però è ormai sull orlo del disastro e i romani, ridotti a soli 29.000, sembrano ormai sul punto di entrare nelle mura. Ma poche ore prima dell' assalto finale ecco giungere l' esercito epirota al completo. I due schieramenti sono quasi pari di forze ma i romani hanno un morale basso e sono provati da lunghi mesi di assedio infruttuoso, mentre gli epiroti sono al massimo del morale e della forza.
    La disfatta per i romani è inevitabile ed è la prima vera sconfitta in trent'anni. Restano sul campo oltre 7.000 legionari contro circa 5.000 epiroti i quali però impediscono la caduta di Epidamno e costringono gli sconfitti a fuggire verso nord.

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    La notizia del disastro raggiunge Roma in un baleno e allo scoramento si aggiunge in molti oppositori, un pizzico di soddisfazione nel sapere che il dittatore non è imbattibile e invincibile, come egli vuole far credere.
    Bisogna però rimediare alla disfatta e viene ordinato alle legioni di radunarsi tutte in Dalmatia al sicuro, ricostituire i ranghi e marciare nuovamente su Epidamno il prima possibile.
    Ci vogliono quasi 2 anni prima che i 40.000 legionari siano nuovamente pronti per l' invasione dell' Epiro, ma finalmente nel 513 l' attacco si scatena più violento che mai ed Epidamno questa volta è segnata.
    Il 4 maggio, sotto le mura della città, gli epiroti ( 32.000 uomini ) sono sconfitti da 38.000 romani. I primi lasciano sul campo quasi un quinto delle loro forze ( 6.000 uomini circa ) mentre i secondi, pur vincendo, perdono un quarto delle forze iniziali.

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    Sette mesi più tardi, il 23 dicembre, gli epiroti tornano all' attacco con un esercito di 31.000 uomini mentre i romani ne hanno solo 21.000. Ma questa volta il morale romano è alle stelle perchè Epidamno sta per cadere mentre gli epiroti sono scoraggiati nel vedere un esercito inferiore di numero festeggiare ogni sera alla luce delle torce.
    La sconfitta per gli epiroti è pesante in quanto annulla la superiorità numerica e segna il destino di Epidamno. 7.500 epiroti restano sil campo contro meno di 1000 romani.

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    Tuttavia passano ancora 6 mesi prima che Epidamno si arrenda, nel giungo del 514 dopo 410 giorni di assedio.

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    A questo punto i romani, che sono riusciti a ricostituire quasi tutte le loro forze, avanzano sulla capitale dell' Epiro minacciosi mentre in soccorso della città muovono le truppe della Lega Etolica, rimaste intatte nel corso della guerra.
    In luglio gli epiroti fanno l' ultimo tentativo di bloccare l' avanzata romana verso sud, ma sono intercettati non lontano da Epidamno e sconfitti nuovamente, lasciando sul campo altri 5.000 uomini.
    A questo punto il bisogno di pace si fa pressante e le due parti cominciano le trattative. I romani pretendono Epidamno conquistata con le armi mentre gli epiroti pretendono una pace bianca. Il dittatore, stanco e malato, preme sui senatori affinchè accettino la pace bianca per evitare nuovi disastri ai romani e alla fine la spunta.
    Il 23 settembre 514 viene firmata la Pace di Epidamno che prevede un sostanziale statu quo tra Roma ed Epiro anche se è il secondo a perderci in prestigio.

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    La morte del dittatore, 19 dicembre 515 a.v.c
    L' ultimo anno di vita del dittatore è segnato dalla malattia. Anziano e debilitato dalla follia e da quindici anni di governo, Marco Fulvio Flacco è sempre più malvisto dai romani i quali ne desiderano la morte con tutto il cuore a causa delle tasse pesanti che il dittatore è stato costretto a imporre per tenere in attivo il bilancio dello stato nel corso della guerra con l' Epiro.
    Tuttavia, il 5 maggio 515, può essere celebrato anche se modestamente, il trionfo per la vittoria su Cartagine risalente a 10 anni prima, ed è l' ultima uscita pubblica del dittatore.
    Nel corso dell' estate le sue condizioni di salute peggiorano rapidamente e dopo aver imposto ai senatori la nomina del figlio Quinto come suo successore, cade in coma alla fine di settembre. Non si risveglierà più.
    Marco Fulvio Flacco muore il 19 dicembre 515 a 69 anni, dopo 15 anni di governo assolutista.
    Roma è in festa.
     
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  9. Pandrea

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    Sic transit gloria mundi
     
  10. alberto90

    alberto90

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    eh si ....
     

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