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[AAR] سلطنة عُمان Il Sultanato dell'Oman

Discussione in 'Victoria 2' iniziata da Carlos V, 31 Agosto 2014.

  1. Carlos V

    Carlos V

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    Sultanato dell'Oman
    سلطنة عُمان

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    Capitolo I: Deficit economico e minaccia occidentale (1836-1839)
    Capitolo II: Primo passo verso l'occidentalizzazione (1840-1843)
    Capitolo III: Questo è il mio bastone di tuono! (1844-1847)
    Capitolo IV: L'indipendenza di Zanzibar (1848-1851)
    Capitolo V: Un difficile cammino tra innovazione e reazione (1852-1855)​

    L'Oman si estende lungo la costa sud-est della penisola arabica, una terra quasi totalmente desertica, le cui interminabili dune di sabbia sono interrotte solo nei pressi del mare da un altopiano roccioso. Il clima è arido e le condizioni di vita sono dure, ma l'Oman gode del vantaggio di una posizione strategica, che lo mette in contatto sia con il Golfo Persico che con l'India.
    Nel 1836, secondo un censimento, la popolazione ammonta a 1.270.000 abitanti, di cui quasi il 90% era impiegato nel settore primario (agricoltura e allevamento); sunniti e sciiti sono presente in egual misura, con una leggera prevalenza di sunniti, la religione ufficiale del Sultanato. Solo il 9,3% degli Omaniti è in grado di leggere, scrivere e far di conto.
    L'Oman controlla da molto tempo alcune zone costiere in Africa orientale ed il fulcro di questi domini è rappresentato dall'isola di Zanzibar, avamposto commerciale strategico e florido economicamente.

    L'Oman è governato dal 1804 dal Sultano Sa'id bin Sultan, dopo che egli ebbe deposto suo fratello alla morte del padre Sultan bin Ahmad. Questo significa che è ormai al governo da ben trent'anni; essendo nato il 5 Giugno del 1797, nel momento in cui inizio questo racconto ha già 38 anni.

    [​IMG]
    Ritratto del Sultano Sa'id bin Sultan, olio su tela, 1834

    Capitolo I: Deficit economico e minaccia occidentale
    Il quadriennio 1836-1839 fu molto critico per la storia dell'Oman: il sovrano dovette affrontare una grave crisi economica e l'attacco ingnobile del Portogallo. Fortunatamente, riuscì a mitigare i danni di entrambe le cose, ma la nazione ne uscì molto indebolita.
    Il tesoro ammontava nel 1836 a crica 400 Riyal, che nel corso dell'anno sparirono dalle casse statali a causa di spese sempre più onerose. Sa'id decise quindi di effettuare dei drastici tagli in ogni settore: ridusse gli stipendi dei militari, degli imam e i finanziamenti alle attività nazionali. Ciò non bastò a fermare l'emorragia di denaro e pertanto aumentò i dazi doganali al 10%, misura che si rivelò però inefficace in quanto la povera popolazione omanita non importava nulla dall'estero.
    Come ultima spiaggia e quando il tesoro era ormai ai minimi storici (soli 30 Riyal in cassa), il Sultano aumentò la pressione fiscale tanto sui poveri quanto sui ricchi, facendola schizzare fino al 65%. Questo insieme di provvedimenti arrestò il deficit e permise lentamente di recuperare il denaro perso.
    Il sultano si mosse anche per creare una sorta di Lega che comprendesse tutti gli Arabi e strinse alleanza con l'Hegiaz e con Abu Dhabi, sperando di opporre un fronte compatto contro le ingerenze occidentali.

    Nel 1837 alcune spie in Africa scoprirono che il Portogallo stava macchinando per scatenare una guerra ed impadronirsi dei territori omaniti in Africa. Sapendo che ormai la guerra era inevitabile, il Sultano affidò il comando dell'esercito al valido generale Umar ibn Yusuf. Ed infatti la dichiarazione di guerra arrivò il 25 Ottobre del 1837. Sia l'Hegiaz che Abu Dhabi rifiutarono di difendere il loro alleato (forse temendo la potenza portoghese), facendo naufragare di fatto il sogno di una Lega Araba ancora prima che nascesse.

    Guerra con il Portogallo - 1837.jpg


    Guerra della Tanzania (25 Ottobre 1837 - 14 Febbraio 1839)
    I Portoghesi avevano appena 3.000 uomini come guaringione nel Mozambico e marciarono subito in direzione dei territori omaniti, situati più a nord.
    Gli Omaniti, dal canto loro, avevano più soldati, ma erano male equipaggiati e peggio addestrati: l'impresa sembrava disperata. Il generale Umar ibn Yusuf radunò tutte le truppe sparse per i territori africani e prese subito ad attaccare i Portoghesi, che stavano occupando la roccaforte di Lindi.
    I due eserciti si scontrarono nei pressi della costa, non lontano da dove sorgeva la roccaforte araba. Nonostante la superiorità tecnologica dei Portoghesi, l'abile generale Umar ibn Yusuf riuscì ad infliggere loro una sonora sconfitta e ad annientare tutto l'esercito invasore nella battaglia di Lindi del 22 Dicembre 1837.

    Battaglia di Lindi - 1837.jpg
    Il coraggioso generale passò poi al contrattacco, marciando sulla città portoghese di Boi, nel Mozambico settentrionale, ed assediandola. La città venne espugnata nel 1838, ma l'occupazione fu più lenta del previsto, tanto che i Portoghesi ebbero il tempo di riorganizzarsi.
    Le truppe omanite, esaltate per il successo ma a corto di rifornimenti (non c'erano soldi, semplicemente) assediarono qualche altra roccaforte lungo la costa, sperando di chiudere la guerra almeno con una pace bianca. Ma all'orizzonte comparve una flotta battente bandiera portoghese: era un trasporto carico di truppe destinate alle colonie. Quando questa forza di spedizione sbarcò in Africa, gli osservatori omaniti scoprirono che ammontava a ben 9.000 uomini, tutti perfettamente armati e ben riforniti.
    Questo corpo di spedizione assediò Boi (già occupata dagli Omaniti) e, per evitare di perdere quel poco di terreno occupato, il generale li attaccò, pur sapendo che c'erano ben poche speranze. La battaglia stavolta fu un disastro: solo 1.000 guerrieri arabi riuscirono a salvarsi, ripiegando verso nord. I Portoghesi, riconquistati i territori perduti, li inseguirono nella Tanzania (da qui il nome della guerra) e li annientarono. Solo il generale Umar riuscì fortunosamente a salvarsi, imbarcandosi su un veliero diretto a Mascate.
    Il resto dell'anno proseguì con inerzia, con il Portogallo che conquistava terreno passo dopo passo. Il Sultano sapeva che ormai non c'era più niente da fare e che ogni resistenza era inutile, quindi prese l'iniziativa ed inviò una lettera al governatore portoghese del Mozambico, in cui offriva l'intera regione di Lindi. In questo modo, sperava di porre fine alla guerra e di limitare le perdite territoriali.
    La lettera venne rigirata al sovrano portoghese, che accettò la proposta. Il 14 Febbraio 1839 venne firmata la Pace di Mombasa, che sanciva il passaggio di un tratto di costa africana al Portogallo ed un tregua quinquennale.

    Pace di Mombasa.jpg
    A peggiorare la situazione, ci si mise un fanatico indipendentista africano, che girava per i villaggi proclamando che le tribù africane si dovessero liberare dal giogo arabo. Egli stava accenendo gli animi e andava assolutamente fermato: un gruppo di soldati fece irruzione nella piazza in cui stava tenendo l'ennesimo discorso infuocato davanti alla folla e lo arrestarono. Il Sultano lo condannò all'ergastolo, ma non lo fece giustiziare, con abile calcolo politico, per evitare di farne un martire per la libertà.

    Martire di cultura africana.jpg
     
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    Ultima modifica: 13 Settembre 2014
  2. Carlos V

    Carlos V

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    Capitolo II: Primo passo verso l'occidentalizzazione

    Dopo la conclusione della Guerra della Tanzania, il Sultano Sa'id si rese conto che gli altri potentati arabi erano alleati inaffidabili, ma che non poteva nemmeno restare isolato e inerme di fronte a futuri attacchi degli Occidetali. Il Sultano decise quindi di cercare la protezione di una potenza europea, in modo che fungesse da deterrente ad un'eventuale aggressione portoghese.
    Il quadriennio 1840-1843 trascorse nell'affannoso ed inutile tentativo di cercare potenti protettori. In primo luogo i diplomatici omaniti si rivolsero alla Francia, che non aveva legami d'amicizia con il Portogallo: i rapporti tra le due nazioni furono più amichevoli che mai, ma quando gli arabi giunsero a Parigi per discutere di una più seria proposta di alleanza, era chiaro che ciò non sarebbe stato possibile.
    Nel 1840, per riparare alla figuraccia della perdita del Lindi, le forze armate omanite organizzarono una parata militare nella capitale Mascate, che infuse fiducia e coraggio nella popolazione, malgrado tutto.

    Parata militare omanita.jpg
    Tuttavia il sovrano doveva fare i conti con un bilancio che faticava a decollare. Nonostante i provvedimenti varati a caro prezzo qualche anno prima, occorreva agire in maniera più drastica per ristabilizzare un'economia ballerina (che registrava frequenti alti e bassi).

    Bilancio del tesoro, Oman.jpg
    Come evidenziato dal grafico, il bilancio del tesoro registra picchi in positivo, ma anche improvvise cadute, renendo di fatto impossibile accumulare liquidità. Sono mostrati inoltre i prodotti più importanti delle nazione: pesce (il bene più diffuso e più venduto), bestiame, oppio (coltivato contro i precetti della religione islamica), grano e frutta.
    Per arginare il problema, il Sultano fu costretto a ridurre fino all'osso tutte le spese, provocando molti malumori in una classe media già colpita da una forte tassazione: furono ridotti al minimo essenziale gli stipendi degli insegnanti, degli imam e dei burocrati statali.
    Effettivamente, con il passare del tempo il tesoro si riprese e persino aumentò, superando i 1.000 Ryial nel 1842, ma la borghesia cittadina ne uscì finanziariamente distrutta.

    Il 16 Giugno del 1841, un vascello chiamato Sultana fu la prima nave omanita a raggiungere le Americhe. A bordo c'era una delegazione che era partita con l'intenzione di instaurare rapporti diplomatici e commerciali con gli Stati Uniti. La nave attraccò nel porto di New York e seguirono intensi giorni di incontri, prima con alcuni imprenditori interessati ad investire nell'Oman e poi con il Presidente John Tyler (in carica: 1841-1845).

    La traversata del Sultana.jpg
    I rapporti con l'Occidente, anche se non portarono ad un'alleanza, ebbero comunque degli effetti positivi. Il Sultano accolse alla sua fastosa corte alcuni ufficiali provenienti dalla Francia (che restava pur sempre il Paese più amichevole) per addestrare le antiquate truppe omanite nelle più moderne tattiche belliche. I Francesi importarono in Oman la loro scuola, di ispirazione napoleonica, che si focalizzava sulle manovre e sugli accerchiamenti e sull'utilizzo massiccio della cavalleria.
    Fu il primo passo verso l'adozione dei costumi occidentali, ma la strada era appena iniziata.

    Metodi di addestramento stranieri.jpg
    Il 30 Giugno del 1842 nacque in Africa un Movimento di Indipendenza per la Tanzania (acronimo: MIT), guidato da un gruppo di capivillaggio che erano stati suggestionati dalle idee del predicatore. Nonostante l'agitatore fosse stato condannato all'ergastolo, le sue idee si erano diffuse a macchia d'olio e avevano portato alla nascita del movimento che, seppure non armato, rappresentava una minaccia.
    Il Sultano diede ordine di reprimerlo, inviando la Gendarmeria omanita a Mombasa e facendone arrestare i capi.

    Movimento di liberazione della Tanzania.jpg
    Infine, c'è da segnalare che l'anno 1843 fu particolarmente ricco per la pesca: un anziano pescatore di Duqm, una cittadina che si affaccia sull'Oceano Indiano, tornò nel porto con le reti piene di pesci e crostacei. Subito altri pescatori raggiungerso il luogo in cui era avvenuta quella pesca così fruttuosa e tornarono anche loro con le navi cariche. Il Sultano apprese di questo episodio e ordinò di incamerare parte del pesce, non prima di averlo fatto essicare per renderlo idoneo al consumo dopo molto tempo.
    Forse non fu una scelta molto azzeccata, forse conservare del pesce a palazzo era inutile ed era meglio distribuirlo alla popolazione, ma i tempi di magra che stava attraversando l'Oman imponevano scelte di questo tipo, cioè conservare e accumulare per affrontare i periodi duri.

    Pesca ricca a Duqm.jpg
     
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  3. ronnybonny

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  4. Carlos V

    Carlos V

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    Uso solo la traduzione italiana di BopItalia, per il resto è il gioco liscio così come lo conosciamo. :)
     
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  5. Rio

    Rio

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    Mi piacciono sempre molto gli AAR di vicky.
    Seguo con piacere!
     
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  6. Carlos V

    Carlos V

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    Capitolo III: Questo è il mio bastone di tuono!

    Gli anni '40 furono sostanzialmente tranquilli per l'Oman, anche se presentarono delle rilevanti novità sia in politica interna che in politica estera. Il tesoro superò i 3.000 Riyal, una cifra mai raggiunta prima nella storia della nazione, e il bilancio era costantemente in attivo.
    Dal momento che tale benessere era dovuto ai sacrifici della popolazione, in particolare del ceto medio, il Sultano Sa'id decise di raddoppiare gli stipendi ad insegnati e soldati; nell'Oman c'era infatti il paradosso per cui un coltivatore di oppio guadagnasse più di un professore o di un imam. In linea con il suo programma di alfabetizzazione e ricerca tecnologica, il Sultano stanziò nuovi fondi alle scuole (ricordiamo, ancora private e di appannaggio per pochi).
    Il 16 Settembre 1845 un aiuto inaspettato giunse dall'Olanda: entrata in conflitto con il Portogallo per questioni coloniali, in particolare in Africa, aveva dichiarato guerra ai Portoghesi per restituire la regione di Lindi al suo legittimo proprietario, cioè l'Oman! Il Sultano inviò subito una delegazione ad Amsterdam per ringraziare il governo olandese di questo atto di generosità.
    Al fianco del perfido Portogallo si schierarono il Regno Unito e l'Impero Austriaco, formando una coalizione che sarebbe stata (come poi effettivamente fu) difficile da battere.

    Guerra di Liberazione del Lindi.jpg
    La guerra andò decisamente male per l'Olanda, che stava perdendo i suoi possedimenti coloniali in Indonesia. L'Austria si pose a capo di questa prepotente alleanza, forse perché mirava a costruirsi un nucleo iniziale di dominio coloniale.
    Nel 1846 l'Oman compì un altro passo che lo avvicinò all'Occidente moderno e libero: i vecchi moschetti del XVIII secolo usati dall'esercito omanita, imprecisi e poco pratici, vennero sostiuiti da più moderni fucili a pietra focaia realizzati sul modello di quelli napoleonici.
    Fu un'evoluzione non da poco, che si accompagnò anche ad una revisione delle divise (rese ora più "occidentali"), delle armi bianche e persino dei pezzi d'artigliera, che si uniformarono agli standard europei di quegli anni.

    Armi di importazione.jpg

    [​IMG]
    Soldato omanita della prima metà del XIX secolo, con un fucile napoleonico

    Tuttavia, non tutta la popolazione omanita era contenta di questa politica modernizzatrice del sovrano. C'erano infatti delle resistenze da parte dei reazionari capi religiosi, di una parte della nobiltà e degli strati più poveri. Erano tutti profondamente legati ai vecchi usi e non volevano che le invenzioni europee cambiassero il loro stile di vita. Ne nacque così un movimento reazionario, capeggiato da alcuni nobili e da alcuni imam, che minacciava di prendere le armi. Contemporaneamente, anche gli indipendentisti africani inasprirono la loro linea e divennero più numerosi. La situazione cominciava a diventare tesa.

    Reazionari dell\'Oman.jpg
    Il 7 Marzo 1847, dopo un anno e mezzo di guerra, l'Olanda fu costretta a cedere e con essa anche il sogno di recuperare le terre strappate dai Portoghesi. Gli Olandesi non sono persero una guerra su cui non avrebbero avuto alcun interesse diretto (se non limitare la potenza del Portogallo), ma furono costretti anche a cedere l'isola di Giava all'Austria, che ottenne così la sua prima colonia.

    Pace tra Olanda e Austria.jpg
    Ma le sorprese per quell'anno non erano ancora finite. Il 22 Giugno 1847 l'Impero Russo dichiarò guerra ad Abu Dhabi con il pretesto di vendicare un affronto diplomatico. Pare che alcuni ambasciatori arabi giunti a San Pietroburgo non avessero rispettato i rituali di corte davanti allo Zar e i Russi avessero ritenuto ciò offensivo nei loro confronti.
    Questa guerra fu certamente improvvisa e inattesa: non solo per il bizzarro motivo che aveva spinto i Russi ad aprire le ostilità, ma anche per il fatto che il grande Imper Russo non aveva interessi nella penisola araba, così distante geograficamente.
    Un esercito di 14.000 soldati russi sbarcò nei pressi dell'odierna Dubai e prese possesso della penisola in poco tempo, marciando poi verso la stessa Abu Dhabi senza incontrare alcuna resistenza. I diplomatici omaniti che risiedevano ed operavano ormai da alcuni anni in Europa riferirono al Sultano che l'obiettivo della guerra era cambiato: non si tratta più di umiliare Abu Dhabi per vendicare il presunto affronto diplomatico, ma di annettere l'intero regno e fornire alla Russia una base per la sua espansione coloniale!

    Guerra Hegiaz-Russia.jpg
    La cosa più ironica fu che anche Abu Dhabi fu tradita dai suoi alleati (che non volevano, ovviamente, combattere contro la Russia), così come lei aveva fatto quando l'Oman venne attaccato dal Portogallo. Il Sultano era contento che gli alleati avessero reso al regno arabo lo stesso trattamento che gli Omaniti avevano subito anni prima.
    Una bella soddisfazione, ma anche l'ennesimo segnale che non c'era una volontà di cooperazione tra gli Arabi e che così divisi nei loro interessi particolari sarebbero diventati facilmente preda (come effettivamente sta accadendo) delle potenze straniere.
    Verso la fine del 1847 un nuovo deficit constrinse il Sultano Sa'id a revocare gli aumenti per i salari di insegnati e soldati, che furono nuovamente dimezzati, e ad aumentare i dazi doganali al 25%.

    La penisola araba era diventata terra di conquista e, dopo Abu Dhabi, il prossimo bersaglio avrebbe potuto essere chiunque, anche l'Oman, senza contare che nel 1845 era scaduta la tregua con il Portogallo.
     
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    Ultima modifica: 12 Settembre 2014
  7. Carlos V

    Carlos V

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    Capitolo IV: L'indipendenza di Zanzibar

    Alla fine degli anni '40 il Sultano Sa'id meditava di abbandonare la presa sui territori africani, per concentrarsi esclusivamente sullo sviluppo dell'Oman; la Tanzania era sì popolosa, ma non forniva sufficienti reclute per l'esercito, era un potenziale focolaio di rivolta ed era un obiettivo dichiarato del Portogallo.
    Già nel corso del decennio la presenza omanita nei territori africani si era di molto allentata e il governo preferì concentrare le energie nella creazione di una classe di amministratori a Mascate e nell'alfabetizzazione degli arabi. I territori africani erano visti sempre più come un peso, piuttosto che come una risorsa.
    Il 10 Aprile 1848 il Sultano, con la cosiddetta Dichiarazione al-Amerat (dal nome del palazzo in cui venne firmata), concesse ampie autonomie alla Tanzania: venne fissata come capitale amministrativa l'isola di Zanzibar e venne concessa l'autonomia politica e fiscale, ma non quella diplomatica. Il Sultano rimase comunque il sovrano nominale del nuovo Stato, anche se de facto Zanzibar era retta da un'oligarchia locale.
    Mogadiscio restava l'unico possedimento omanita in Africa.

    Zanzibar indipendente.jpg
    Questo evento fu una vera svolta che accontentava tutti, sia gli indipendentisti zanzibariani, sia il governo omanita, che poté liberare energie e risorse per lo sviluppo interno.
    Si avviò una massiccia campagna di reclutamento per aumentare il numero di effettivi nell'esercito e si istruì una nuova classe di funzionari regi per rendere più efficiente la tassazione e le quotidiane incombenze burocratiche. Tuttavia, la situazione non era rose e fiori: i soldati e gli imam non percepivano alcuno stipendio per le loro prestazioni professionali ed erano totalmente dipendenti dallo Stato, sia per avere un pasto che un tetto sopra la testa. I pesanti tagli effettuati in tutti i campi avevano cancellato i salari di molte categorie di lavoratori, mentre l'aumento dei dazi aveva distrutto il potere d'acquisto delle persone. Solo gli artigiani conducevano una vita dignitosa. L'aristocrazia era ferocemente tassata in quanto era vista come una categoria da spremere fino all'osso; molti nobili, ritrovatisi sul lastrico, si diedero al banditismo.
    E nonostante tutto, il tesoto registrò nuovi picchi negativi, crollando dai 4000 Ryial del 1847 ai 2500 Ryial del 1851. L'Oman era così povero che non poteva permettersi nemmeno di far costruire una nave da guerra e di pagare i funzionari statali.

    Il 2 Settembre 1848 Abu Dhabi venne annesso al potente Impero Russo. Come ulteriore umiliazione, il Sultano e la sua famiglia furono costretti a trasferirsi a San Pietroburgo come "ospiti" e a mostrare riverenza allo Zar. Negli anni successivi molti immigrati russi si stabilirono nei territori appena conquistati.

    Russia annette Abu Dhabi.jpg
    Nel 1849 l'Oman strinse un'alleanza con il Califfato di Hegiaz, aprendo così un canale diplomatico dopo quindici anni di isolamento.
    Nel 1850 il Sultano dello Yemen, apertamente filo-occidentale, consente a degli ambasciatori europei di stabilirsi a San'a (la capitale yemenita) e fa persino erigere una statua in loro onore: questo è intollerabile per la popolazione, che si solleva in rivolta.

    Nel 1851 gli agricoltori di Mogadiscio fondarono una banca per tutelare i loro interessi e limitare l'interferenza del governo nei loro affari. La banca avrebbe dovuto concedere prestiti ai contadini in difficoltà e utilizzare il suo capitale principalmente per acquistare e vendere terreni; il problema era che nelle trattative gli omaniti erano sostanzialmente esclusi e si preferiva un interlocutore somalo.
    Vedendo la creazione di questa banca come un segno di ribellione alle autorità, il Sultano decise di nazionalizzarla, ponendo alla sua guida un funzionario omanita ed incamerando i suoi beni (frutto dei risparmi dei contadini), che ammontavano a 300 Ryial. Con questo provvedimento, molti contadini furono ridotti alla miseria, avendo investito tutti i loro risparmi in quest'attività. D'altra parte, lo Stato aveva un disperato bisogno di soldi.

    Banca degli agricoltori somali.jpg
    Un altro motivo di attrito fra l'Oman e i suoi sudditi somali fu la gestione delle scuole locali. Le scuole di Mogadiscio (scarsamente diffuse e peraltro malridotte) privilegiavano gli studenti Omaniti, che però nella città costituivano una minoranza. I Somali chisero una parità di trattamento ed una maggiore attenzione verso la cultura locale, ben diversa nelle usanze da quella araba dei dominatori.
    Questa volta Sa'id fu meno drastico e accolse le richieste dei suoi sudditi, anche per stemperare la tensione ed evitare che sfociasse in aperta rivolta, ma questo evento costituì per molti un precedente di debolezza del governo nei confronti delle popolazioni sottomesse.

    Scuole in Somalia.jpg
     
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  8. Pandrea

    Pandrea Guest

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    Dove hai trovato la traduzione? Va bene anche per il PDM?
     
  9. Carlos V

    Carlos V

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    La traduzione, come ho già specificato in precedenza, è quella di BopItalia (a proposito, grandissimi :)). Da quando la Paradox non localizza più i suoi giochi in Italiano (l'ultimo mi pare fu EU3 nel lontano 2007, se si esclude però DH) installo la traduzione appena è possibile perché giocare nella propria lingua ha tutto un altro sapore. Non devo sforzarmi a tradurre testi spesso lunghi, non devo impantanarmi in parole o espressioni anglosassoni incomprensibili e la partita ci guadagna sicuramente.
    Per scaricare le traduzioni che ti interessano devi essere registrato sul loro sito.
    Non ho idea se funzionerà anche su PDM, non ho mai provato, ma da quanto hi visto traducono solo i giochi "lisci". Al limite troverai tradotte solo le parti in comune, mentre gli elementi nuovi del mod resteranno in Inglese.
     
  10. Carlos V

    Carlos V

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    Capitolo V: Un difficile cammino tra innovazione e reazione

    Mascate, Palazzo del Sultano, 1852
    Il Sultano Sa'id aveva convocato i suoi più fidati consiglieri in una sala molto ariosa, decorata con tappeti variopinti, tendaggi, grandi vasi di ceramica e piante; al centro risaltava una fontanella interamente ricoperta da piastrelle azzurre ed un mucchio di morbidi cuscini su cui adagiarsi per bere del thé.
    Non era una sala per i ricevimenti ufficiali, era piuttosto una stanza privata del palazzo per incontrare e chiacchierare pacatamente con gli amici, discutendo però anche di importanti affari di governo. Il Sultano era seduto su un cuscino, spiccando fra i presenti per le sue vesti rosse (il colore ufficiale dell'Oman), il suo turbante bianco ed una scimitarra riccamente decorata con intarsi d'oro.
    Si parlava di argomenti leggeri, dei fatti del giorno e volava anche qualche pettegolezzo su qualche nobile dai modi non proprio aristocratici. Uno dei presenti, dopo aver sorseggiato un po' di thé dalla sua tazza d'argento, portò subito la conversazione su temi più seri: - Ho sentito che abbiamo ricevuto un'altra lettera dallo Yemen. - esordì con un sorriso beffardo.
    Il Sultano ricambiò bonariamente il sorriso: - E' vero. Quello sciocco Sultano yemenita ci sta pregando in modo insistente per entrare nel suo giro di alleanze, ma io non ho alcuna intenzione di farmi coinvolgere. -
    - Ho sentito che i Russi si sono presentati qui in città. - riprese l'uomo con il thé in mano - La loro presenza, se devo essere sincero, mi dà fastidio. -
    Un altro signore, un ricco proprietario terriero di nome Mohamed al-Dhurrani, intervenne nella discussione: - Li ho visti proprio l'altro giorno: erano al bazar della città e stavano curiosando tra le bancarelle. Uno di loro ha acquistato un rotolo di stoffa tra i più costosi. -
    Il Sultano si passò una mano sulla sua barba brizzolata: - Sia i Russi che gli Inglesi mi hanno proposto di concederli il privilegio di stabilire un'ambasciata a Mascate. Dicono che anche quel Franz Heigermann dalla Prussia voglia propormi la stessa cosa tra qualche giorno, quando lo riceverò in udienza. -
    Mohamed tirò un morso ad una pesca e riprese: - La sua apertura agli occidentali, sire, non è ben vista dalla popolazione. Temo che presto scoppierà una rivolta. C'è un agitatore a Mogadiscio, un certo Mustafà, che sta raccogliendo intorno a sé bande di armati. -
    Il Sultano non si scompose, prese un tubicino del narghilé al suo fianco e cominciò a fumare: - Conosco bene questo Mustafà, le mie spie a Mogadiscio mi tengono informato dei suoi spostamenti. L'esercito è pronto ad intervenire. -

    Nel 1852 il sovrano nominò Mohamed al-Dhurrani Gran Visir (cioè Primo Ministro), con il compito cruciale di introdurre importanti riforme in tutti i settori. Egli era stato diversi anni in Europa, visitando Roma, Parigi e Londra, aprendo così i suoi orizzonti culturali, e condivideva il progetto del Sultano di traghettare il Paese nella modernità.
    Varò, con il benestare del sovrano, una riforma agraria che si ispirava alle enclosures britanniche: ridistribuendo i terreni i modo più razionale e intervenendo sugli stessi con opere di canalizzazione, intendeva passare da un'agricoltura di sussistenza ad un'agricoltura di mercato, finalizzata al commercio dei prodotti della terra. Il proprietario terriero diventa ora un imprenditore agricolo e gestisce i suoi fondi con l'intenzione di ricavarne un utile per nuovi investimenti. Era una riforma rivoluzionaria per una società arcaica come quella omanita.
    Grazie a questa riforma, la produzione di bestiame e di oppio salì del 300%, rimettendo in moto un'economia ormai stagnante e garantendo allo Stato maggiori entrate, dovuti ai maggiori profitti legati alla terra.

    Oman riforma agraria.jpg

    Nel 1854 le tensioni a Mogadiscio esplosero in tutta la loro violenza: un agitatore politico di nome Mustafà, che rivendicava la libertà dei Somali ed aspirava ad una maggiore autonomia sul modello di quella concessa alla Tanzania, si sollevò in rivolta insieme ai suoi seguaci.
    A queste istanze indipendentiste, si univa il rifiuto alle riforme volute dal sovrano: Mustafà era un capovillaggio e, come i suoi seguaci, era legato ancora a vecchie logiche arcaiche e tribali che guardavano con diffidenza ogni novità.
    Il Sultano aveva già ordinato al suo esercito di imbarcarsi per andare in Somalia e reprimere la rivolta, ma prima che le truppe potessero partire Mustafà fu assassinato a tradimento dai suoi stessi compagni, con un colpo di pistola, nella sua base operativa, perchè temevano una rappresaglia del governo. La rivoltà cessò immediatamente e il sovrano fu abbastanza clemente con gli insorti.

    Ribellione a Mogadiscio.jpg
     
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    Ultima modifica: 13 Settembre 2014
  11. Enok

    Enok

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    Detto in sincerità, faccio molta più fatica a capire con la traduzione attivata. Ad esempio dai tuoi screen si legge, testualmente: "Tutta la popolazione di Oman la percentuale di popolazione che sostieni Liberale Guadagno 0.50 Militanza". Ma anche frasi più comprensibili come "I rapporti segnalano una rivolta in corso" suonano male. E poi come hanno risolto con i nomi sulla mappa, tipo French Africa? Boh, sono un sostenitore della lingua nazionale, ma fino ad ora non ho trovato una traduzione all'altezza dell'originale inglese.
     
  12. Carlos V

    Carlos V

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    Comprendo perfettamente il tuo punto di vista e sono d'accordo sul fatto che la traduzione abbia delle imperfezioni; il miglioramento, rispetto a prima, è che ora si può afferare non solo il senso generale degli eventi, ma anche cogliere alcune piccole sfumature. Forse sono io che sono pigro (e non conosco l'Inglese a livelli ottimali), ma quando mi comparivano eventi con testi un po' lunghi li saltavo a piè pari, scegliendo direttamente un'opzione. Ero consapevole di perdermi qualcosa, ma non mi andava di leggere e tradurre il testo per poi magari non capirne perfettamente il senso, se non per sommi capi (ovvio che qualcosa comunque si riesce ad afferrare).
    Comunque noto che è solo la traduzione di Victoria 2 a presentare questi difetti: quella di CK2 è su un altro livello (non solo lessicale, ma anche stilistico) e riesce a rendere molto bene sia l'atmosfera dell'epoca che la tensione narrativa di alcuni eventi molto particolari. Ciò è dovuto al fatto che le traduzioni sono compiute da mani diverse e si tratta di lavori eseguiti in gruppo, data l'enorme mole di lavoro, per cui la traduzione risente delle conoscenze lessicali e delle abilità del traduttore. Penso che chi abbia tradotto Victoria 2 abbia seguito un po' troppo alla lettera il testo inglese, creando espressioni poco felici come "Tutta la popolazione di Oman la percentuale di popolazione che sostieni Liberale Guadagno 0.50 Militanza", da te citata. Data la diversità delle strutture linguistiche, bisogna rendere il testo italiano godibile come quello inglese, senza forzature.
    Per i dettagli: i testi dei giochi Paradox seguono la struttura sintattica anglosassone, per cui nelle località geografiche il nome sarà sempre preceduto dall'aggettivo, da ciò deriva che un French Africa verrà tradotto inevitabilmente con Francese Africa e via dicendo. Questo vale anche per i movimenti, i ribelli e tutti i sostantivi degli eventi (Ribelli di Spagnola cultura, truppe di Austriaca Lombardia, ecc.).
    Quando la Paradox traduceva i suoi giochi in Italiano, il risultato era comunque sempre ottimo. E' un peccato che abbiano smesso e dubito che cambieranno rotta.
     

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