Inauguro una nuova rubrica. Prima vi ho parlato di grandi generali poco famosi, ora faccio il contrario mostrandovi i peggiori. Romano IV Diogene nasce da un'importante famiglia cappadoce nel 1030 circa. Avviato da giovane alla carriera militare, inizialmente non sembra essere un comandante negativo, tanto che ci viene tramandato che le sue azioni "vennero notate" a corte. Il suo primo insuccesso registrato è un colpo di stato militare nel 1067 da lui comandato, ma finanziato dal senato, dove venne catturato subito e condannato a morte. Inspiegabilmente l'imperatrice, al tempo vedova, lo graziò e anzi lo sposò e lo nominò tutore del suo precedente figlio (il futuro Michele VII). Durante il suo regno si impegnò con discreti successi in Siria e nei Balcani, comandando truppe composte quasi sempre da mercenari latini, tuttavia a fronte di questi effimeri successi lasciò cadere nelle mani dei normanni l'Italia meridionale. La sua più grande sconfitta avvenne nel 1071 a Manzicerta. A quel tempo i turchi avevano lanciato scorrerie nell'Armenia romana, assalti che erano stati giudicati fastidiosi e che avevano portato alla caduta di alcune fortezze di confine. Tuttavia era prassi per il sistema bizantino essere flessibile e tali scorrerie non avevano impensierito gravemente la corte imperiale. Statisticamente, sarebbe bastato un esercito di 4.000 uomini, diviso in piccoli gruppi, per riconquistare in poche settimane il territorio perduto e ristabilire il confine. Romano, che probabilmente si credeva il nuovo Alessandro Magno, decise invece di radunarne oltre 40.000 e di marciare in Armenia. Il sultano turco, che al tempo stava muovendo verso sud contro i Fatimidi, inviò un'ambasceria ai romani comunicando che non era nel suo interesse dargli battaglia e che avrebbe posto freno ai raid di confine. Romano, interpretando il tutto come un segnale di debolezza, lanciò l'attacco. L'esercito venne sparpagliato in buona parte dell'Armenia, diviso in piccolo gruppi. Uno molto numeroso, comandato da un generale armeno, venne distrutto dall'esercito turco che, allarmato dall'imponenza dell'armata romana, era frettolosamente ripiegato a nord abbandonando il fronte iraqueno. Questo segnale però non impensierì Romano che anzichè radunare le truppe continuò con la sua idea di un'occupazione facile. Cosa ancora più divertente, Romano affidò la retroguardia ad Andronico Ducas, ed era saputo da tutti che costui desiderava il trono, perfino dallo stesso Romano, mentre una grossa fetta di una delle ali fu data a Roussel di Bailleul, mercenario normanno di dubbia lealtà, un tempo nemico dei bizantini. Come immaginerete, al contatto con l'esercito turco Roussel defezionò con i suoi e se ne andò in Galazia. Romano, che aveva capito che le cose si stavano mettendo malissimo, cercò di radunare i suoi e di ritirarsi su di una posizione favorevole, ma la retroguardia lo abbandonò e ritornò a Costantinopoli. Rimasto praticamente solo fu facilmente catturato, ma rilasciato poco dopo. Da genio quale era, tornò a Costantinopoli cercando di convincere il Senato ad accettare la pace dei turchi, trovando invece il Ducas saldamente sul trono. Fuggito miracolosamente dalla città, radunò una truppa raccogliticcia in Asia Minore fra il popolino e marciò su Costantinopoli, venendo sconfitto ripetutamente ancora prima di uscire dalla Cappadocia. Si consegnò al Ducas sotto promesso di avere salva la vita. L'imperatore la mantenne, infatti lo accecò e lo spedì in esilio in Bitinia. Morì poco dopo Voto come generale 3 Fonti: Luttwack, grande strategia impero bizantino Ostrogosky, storia impero bizantino
