La fuga del Duce, tanto decantata e starnazzata da libri e professori non è mai riuscita a convincermi del tutto, anche se non ho mai trovato fonti che parlassero del contrario. Tuttavia non mi tornarno alcuni punti: 1) Perchè scappare così tardi? Dopo la caduta di Bologna e il ritiro dei tedeschi i segnali di cedimento non erano già evidenti? 2) Perchè andare a piedi? Un aereo non lo avevano? 3) Perchè andare in Svizzera, che aveva già serrato i confini, e non in Argentina, Spagna, Portogallo? 4) Perchè a Dongo? Non si passava prima per Lecco? Non è che magari Mussolini stesse tentando di raggiungere Aprica, dove c'era ancora qualcosa della Repubblica Sociale?
Posso rispondere alla seconda domanda: 1) Non credo avessero un aereo, la Repubblica sociale era al totale sfacelo ed è già tanto che avesse qualche miliziano da affiancare alle truppe tedesche. 2) Il dominio dei cieli da parte degli angloamericani era totale e quindi anche avessero avuto un aereo sarebbero andati incontro alla morte.
si, Ludovico il moro cercava di fuggire,pare, in Germania ( o nella stessa Svizzera ) e per questo che mi ha fatto venire in mente poi la vicenda di Mussolini.
Che fosse allo sfacelo ok ma le forze della Repubblica erano stimate attorno alle 50mila unità attorno al 22 aprile. Dai uno scatafascio di aereo lo avevano sicuramente e per arrivare in Svizzera il volo è molto corto Comunque si mi riferivo proprio al Valtellinese
Avevo letto, non ricordo dove, che Mussolini, scortato da un'ufficiale Tedesco, fosse in realtà diretto in Germania, Hitler lo voleva al suo fianco. Una parte dei Fascisti partiti con lui però insistevano perchè si rinchiudesse, con loro, nel ridotto in Valtellina, dove avrebbero opposto l'ultima eroica resistenza. Per portare termine li ordini l'ufficiale Tedesco aveva convito la colonna ad aggregarsi ad un'unità tedesca, della contraerea mi pare, in ritirata. Sembra che fù proprio questa unità Tedesca a venderlo ai partigiani, per aver libero transito senza dover combattere, ma gli eventi di quella giornata però sono piuttosto confusi.
IL Mascherone intendeva inizialmente aspettare a Milano, sperando che documenti, accordi con la Chiesa e liti tra le forze di liberazione gli consentissero se non di rimanere a galla almeno un certo livello di impunità. Poiché però a pochi, tra Chiesa e liberatori, avevano interesse al Mascherone stesso (avevano interesse a evitare un bagno di sangue in città), appena comprese l'aria che tirava, dopo aver ordinato, suggerito e consigliato, a volontari diociottenni di resistere sino alla morte, e dopo aver parlato male di tutti i suoi generali, si diede alla fuga (Badoglio e il Re qualcosa avevano insegnato). Naturalmente la fuga era meditata da tempo: in realtà già al momento dell'ultimo discorso in Piazza (discorso che, occorre ammetterlo fu notevole) aveva in tasca mille sonanti lire della vendita del Popolo (o meglio: degli impianti) e una serie di progetti alternativi. Quella del "ridotto in Valtellina" è una mera leggenda. Non c'era la possibilità di nessun ridotto e il Mascherone lo sapeva. Si guardò bene dal dirlo alle decine di ragazzi che, loro sì, per ideale e senso dell'onore, si fecero massacrare. A pensarci bene, credo che a impiccare questo triste figuro, certo non l'ultimo a tradire, avrebbero dovuto esser proprio i fascisti.
...e se i tedeschi lo avessero venduto? Mi spiego meglio l'operazione Sunrise che porto alla resa delle truppe tedesche in italia non fu niente di scontato e banale e comunque diede tempo agli alleati di poter procedere a passo spedito nel nord est italiano in austria ed in baviera prima che arrivassero i sovietici +titini+bulgari e rumeni... E' proprio osservando il percorso del duce che non torna tutta sta storia di andare in svizzera... della ridotta neanche. mussolini fu convinto che si doveva andare da qualche parte e li furono "traditi"
Il figlio Vittorio ricorda Di questa ostinazione a non voler partire per la Spagna nonostante la praticabilità dell'offerta di Bonomi, il figlio Vittorio Mussolini ha lasciato a sua volta testimonianza in un libro di memorie. L'offerta sarebbe stata da lui rinnovata al padre il 25 aprile, nel primo pomeriggio, alla vigilia del colloquio in arcivescovado con i membri del C.L.N.A.I.: "Il generale Bonomi, capo dell'aviazione repubblicana, mi aveva confermato che sul campo di Ghedi, vicino a Brescia, c'erano ancora dei trimotori “Savoia-Marchetti 79” in grado di prendere il volo. “Ieri ho parlato con il generale Bonomi, a Ghedi ci sono due aerei pronti al decollo... Si potrebbe raggiungere la Spagna, qui siamo alla fine...”. Da molti giorni mio padre era stato, da ogni gerarca che lo avvicinava, tempestato di progetti di fuga e salvezza. Buffarini Guidi, aveva in mente l'uso di un sommergibile atlantico ancorato a Trieste. Renato Ricci un volo verso la Sicilia su un piccolo aereo o un Mas. Ma l'indifferenza di mio padre per qualsiasi piano di salvezza rasentava ormai la più ottusa testardaggine. Già non rispondeva con ironia ma duramente. Mi disse: “È questa di Bonomi la soluzione migliore per risolvere la nostra situazione? E in quale gigantesco velivolo infileresti tutti questi fascisti che sono qui al Nord attorno a me?”. Riuscii a trovare ancor fiato per mormorare “Potremmo dirigerci in Baviera, e continuare la lotta contro i russi...”. “Siamo alla fine, anche per la Germania i giorni sono contati...Gli Dei se ne vanno”. Provai ad insistere e ne ebbi una risposta dura: “Nessuno ti ha pregato di interessarti della mia personale salvezza. Sono in attesa di alcune risposte importanti dalle quali dipende la mia decisione finale” (17). “Lui non vuole, ma bisogna cercare in modo assoluto di salvarlo”, così avrebbe detto Buffarini Guidi a Cosmin e a Noceto nell'invitarli a predisporre il loro progetto di salvataggio. Una conferma, oltre a molte altre, che le iniziative sarebbero partite dall'entourage dei ministri e dei gerarchi, mai su istanza di Mussolini stesso: che anzi avrebbe respinto tutte le proposte arrivate al suo orecchio. È una precisazione doverosa per chi ancora si ostina a propagandare la pretesa “fuga in Spagna” o l'ancor più fantomatica “fuga in Svizzera” di Mussolini.STORIA VERITA’ N. 23-24 Settembre-Dicembre 1995
Se non erro, aerei verso la Spagna ne partirono dal Nord Italia e dalla Germania nella seconda metà dell'aprile '45 (verissimo il totale controllo dei cieli diurni da parte Alleata, ma partire di notte dalla Lombardia, volare sopra la Liguria (ancora sotto il controllo nazifascista sino quasi a fine mese) e poi sopra il Mediterraneo sino alla costa ispanica, non era impossibile. Improbabile che volesse andare in Germania: da Salò, bastava risalire il Garda o portarsi a Verona e da lì al Brennero attraversando zone ancora abbastanza ben controllate da Repubblichini e dai Tedeschi sopratutto nell'Alpenvorland. Improbabile pure che volesse ritirarsi nel "ridotto valtellinese"; a meno che fosse del tutto rimbecillito non poteva non sapere (come più volte sottolineato da Graziani) che questo esisteva solo nella testa di Pavolini. Ergo, probabilmente dopo lo schiaffo all'arcivescovato di Milano (quando l'informarono che i tedeschi stavano trattando la resa a Caserta), improvvisò (non fu mai un fine stratega ma un ottimo e spregiudicato improvvisatore .... non c'avrei mai giocato a Poker!!) un allontanamento dall'infida (per lui) Milano con in mente 2 possibilità: raggiungere la Germania, via Valtellina (essendo il 25 stesso caduta Verona e conseguentemente la via del Brennero) o fuggire in Svizzera (come farebbe pensare la "fuga" dai tedeschi e il tentativo di raggiungere Porlezza, dell'alba del 26). Se è vera la prima, perchè non passare dalla meglio difendibile via Lecco-Colico (mi sembrano speciose e prive di fondamento le ipotesi di una sua difficile praticabilità per l'attraversamento dell'Adda a Lecco, motivo per cui, secondo alcuni storici, si sarebbe preferita la via Como-Tremezzo, che comunque prevedeva un attraversamento dell'Adda a Nord del lago di Como!!) anche e sopratutto se era vero che c'era a Chiavenna un aereo pronto a portarlo in Baviera; per tutto ciò, credo che probabilmente Mussolini stesse pensando alla Svizzera attraverso un valico secondario (non certo Ponte Chiasso).
ma alla fine la domanda finale dovrebbe essere: cosa sarebbe cambiato nella sorte di Mussolini una diversa fuga, itinerario o destino? Sarebbe sopravvissuto al "nuovo" mondo? Oppure in ogni caso questi si sarebbero sbarazzati di lui?
Ma avete capito o no che Mussolini faceva parte del piatto di Wolf, che offrì il tradimento dell'armata tedesca in Italia ed il benefit di Mussolini!!! Perchè un aereo tedesco era pronto per Mussolini? Hitler non controllava più la situazione in Italia neanche le SS (wolf era delle SS). Piuttosto sarebbe da chiedersi perchè Petacci (non claretta il fratello) fosse nella colonna, lui poteva scappare se fosse stato vero che era solo un profittatore, ma recentemente è venuto fuori che egli aveva legami con i "servizi" inglesi... Mussolini fu vittima di molteplici tradimenti e/o abboccamenti
Non ci sono dubbi, ma immagino che per un uomo accettare la propria "fine" non sia facile. Eppure Dongo si trova vicinissimo all'Aprica, da li si va in un lampo in Valtellina mentre per andare in svizzera quante altre dogane c'erano prima? Tantissime! Certo, la Valtellina avrebbe resistito quanto? 3 giorni?
I Fascisti non avrebbero retto 24 h. ad un attacco Alleato combinato (per quel che valeva) coi Partigiani; nella realtà in Valtellina non si stava concentrando praticamente nessuno, nessuna opera militare di natura difensiva (in generale nessuna!) era stata eseguita, non erano stati fatti accantonamenti di armi e scorte di cibarie ....... Sei Lombardo? l'Aprica è in cima alla Valcamonica ad oltre 200 km dal lago di Como, cosa centra? Il CLNAI, l'OSS e chi più ne ha più ne metta, lo volevano certamente morto, ma presentandosi ad un post di frontiera svizzero, meglio se secondario, avrebbe messo in serio imbarazzo le autorità elvetiche (che l'avevano riempito di onoreficenze!) che difficilmente l'avrebbero respinto; nessuno ci vieta di ritenere che, dietro richiesta Alleata e/o del Governo italiano, l'avrebbero espulso entro pochissimo tempo!
Il rischio è di fare un What If; Mussolini riesce in extremis a far convergere 5-6.000 repubblichini in Valtellina che la (e lo) raggiungono entro il 1° Maggio (il 2 Como è in mani Alleate e il "ridotto" diventa conseguentemente irraggiungibile per le altre forze fasciste (Monterosa e Co.); non essendo legati alla resa dei tedeschi, i repubblichini, smentiscono Graziani (che ha firmato la resa) e pubblicizzano (con una radio di fortuna, visto che manco quella avevano istallato in Valtellina) le "Termopili del fascismo": il 3 una divisione americana raggiunge l'Aprica e un'altra Colico in 24 h. le 2 si congiungono poco ad Est di Sondrio! Mussolini viene catturato nella serata del 4 nei pressi della Prefettura di Sondrio, portato a Milano e .... Norimberga diventa un processo al nazifascismo (e non al nazismo tedesco) con Graziani, Pavolini ecc. sul banco degli imputati accanto ai loro "camerati germanici"; per alcuni di loro (8 su 16, trai quali ovviamente il Duce) la fine arriva il 16/10/46. Tutti i miti sugli "italiani, brava gente" non ci sarebbero stati e parecchi ns. militari e politici sarebbero stati consegnati a Jugoslavia, Grecia ed Etiopia con grave discapito (forse) nostro e alla compagine occidentale che avrebbe assimilato la "nuova" Italia con maggiori difficoltà rispetto alla ns. Linea Temporale; ne consegue che ..... meglio la finea Giulino di Mezzegra ... per tutti!
Teniamo conto che Mussolini (se non voleva andare in Svizzera) andando a Como si mise "sotto scacco"; mi spiego meglio. Da Milano, il 25 aprile, poteva puntare su Brescia e da li esistono almeno 3 vie per puntare sul Brennero (attraverso il Lago d'Idro e da li per varie alternative alla Vald'Adige; lungo il lato bresciano del Garda e da li sull'Adige o attraverso il lato veronese dello stesso, con le avanguardie americane a pochi km, in questo ultimo caso!!); risalendo il Lago di Como (sia dal lato comasco che lecchese), si può giungere solo in Valtellina, che non ha sbocchi se non con la Svizzera (a meno di un folle giro turistico in Valtellina, sino all'Aprica, scendendo su Edolo e da li, attraverso il Tonale, puntare su Bolzano, ma perchè non andarci da Brescia????), a fine aprile, infatti, lo Stelvio è certamente impraticabile (viene riaperto dal 1919, non prima del 15-20 maggio!!). Ancora più cervellotico è l'andare in Valtellina, aprirsi con degli spalatori il S. Marco, tornare a Bergamo, farsi la Presolana e giungere in Valcamonica ..... O Mussolini e il manipolo di gerarchi che l'accompagnava avevano "spento" da giorni il cervello o puntarono dalla parte sbagliata! Già è un mistero il perchè abbandonò Salò per portarsi nell'infida e indifendibile Milano (pensava forse che grazie alla paventata socializzazione, gli operai si sarebbero imolati per il fascismo repubblicano?????), quando era a mezz'ora di strada dal Trentino e a non più di 3 ore dal Brennero! Resto dell'idea che, probabilmente, pensava alla Svizzera o avesse perso i contatti con la realtà (ma, a parte Graziani, è mai possibile che tutti i gerarchi che erano con lui, fossero completamente impazziti?)!
So che molti volevano tentare una resistenza disperata a Milano, che avevano già battezzato "La nuova Stalingrado", solo che alla fine si comprese come sarebbe stata una mattanza per la popolazione e allora i reparti repubblicani ripiegarono. In valtellina qualcosa c'era, le fortificazioni del Ridotto si vedono ancora oggi, certo 4 cazzatine allo stato brado. La cosa che ancora non mi spiego è quella camminata impossibile verso la Svizzera, travestito da soldato tedesco. Con tutta la propaganda fatta in 23 anni penso che perfino un gatto lo avrebbe riconosciuto. Poi la Svizzera aveva chiuso il confine agli italiani già da qualche giorno, indipercui un suo viaggio in loco sarebbe stata una gran perdita di tempo. Tanto valeva prendere un bel aereo e volare in Spagna, Argentina, Portogallo...