La Repubblica di San Marco

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da Eferthad, 12 Settembre 2013.

  1. Eferthad

    Eferthad

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    La Repubblica di San Marco

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    Sua Altezza Serenissima Francesco Foscari, Doge della Serenissima Repubblica di Venezia, Duca di Creta

    Erano ormai passati lustri e lustri dalla sua elezione a Doge della Serenissima, ma Francesco Foscari, che più d'ogni altro doge del secolo passato, aveva portato lustro alla Repubblica non aveva requie. Insaziabile, si diceva, era la sua sete di ricchezze e di potere, così come incredibilmente profondo il suo attaccamento alla patria, quella stessa patria che voleva rendere grande, che voleva rendere prima ed assoluta potenza del Mediterraneo.

    L'espansione territoriale nella "terra firma", tuttavia, appariva a tratti impossibile, complici alcuni stati sufficientemente forti negli immediati paraggi e l'ingombrante presenza, ai confini della Serenissima, del Kaiser del Sacrum Romanum Imperium, che da Vienna guardava con attenzione alle vicende delle terre italiche.
    Fu anche per questo motivo che l'unica conquista che Francesco riuscì a portare a termine, prima di spegnersi, fu quella di Ragusa, città portuale ricca e sede di un florido centro di commercio, che la Serenissima aveva tutto l'interesse a porre sotto la propria egida. Dichiarata guerra nel dicembre del 1444, l'annessione della città portuale e dei territori circostanti fu rapida ed indolore per gli ottomila veneti mandati in guerra.

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    Tuttavia, presa Ragusa, la situazione ripiombò nel precedente stallo, situazione che, tuttavia, Francesco non era affatto deciso ad accettare. Ben presto, difatti, andò a compiere una mossa diplomatica tanto sfacciata quanto arguta: reclamare la città austriaca di Gorizia. Quella che sembrò, a molti, una follia dovuta forse a demenza senile, si rivelò la carta vincente del Doge che, dopo aver pubblicamente indicato l'Austria quale nemico della Repubblica, si vide recapitare una richiesta formale d'alleanza da parte del Re di Boemia, che accettò ovviamente di buon grado, quale deterrente per un'invasione austriaca. Ma il colpo grosso, Francesco lo fece il 12 Settembre del 1445, quando riuscì a stringere alleanza col potente Duca di Borgogna, altro nemico giurato della corona austriaca.

    Fu dunque con questi alleati che, approfittando del temporaneo stanziamento di 12.000 austriaci a Gorizia, il Doge, nel maggio del 1446 dichiarò guerra a... Mantova, che intendeva portare sotto l'egida di Venezia. Come previsto, il Kaiser del Sacro Romano Impero reagì in maniera scomposta, dichiarando guerra alla Repubblica, reazione che Francesco sfruttò per inviare immediatamente i suoi uomini, già posizionati in Friuli, al confine, a Gorizia.

    Si combatté dunque la famosa 1° Battaglia di Gorizia, nella quale settemila austriaci persero la vita, sgominati dalle preponderanti forze venete, che potevano contare una buona metà in più di uomini (si parla di 18.000 veneti contro 12.000 asburgici), e nella quale tuttavia perse la vita anche l'amato Doge.

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    Sua Altezza Serenissima Leonardo Flangini, Doge della Serenissima Repubblica di Venezia, Duca di Creta

    Appena eletto, Leonardo Flangini posticipò il cerimoniale d'insediamento, recandosi immediatamente sul campo di battaglia per restituire morale alle truppe venete e condurre personalmente le operazioni di guerra. Approfittando delle cariche degli alleati, che attirarono a sé le due restanti armate Asburgiche (tra l'altro, di dimensione simile alla prima), diede inizio all'assedio di Mantova, che sarebbe capitolata circa un anno dopo, nell'ottobre 1447. Successivamente, viste le buone riuscite delle battaglie campali degli alleati, decise di assediare la stessa Gorizia, altra cittadina sulla quale i veneti desideravano mettere le mani (anche per negare agli austriaci lo sbocco sul mediterraneo). Nel frattempo, fu informato che dei ribelli avevano preso Naxos, restituendola al governo bizantino.

    Tuttavia, a Gorizia si erano radunati 10.000 soldati imperiali. Convinto di poter ripetere l'impresa della prima battaglia di Gorizia, il doge Leonardo inviò circa 17.000 uomini in battaglia. Proprio quando i circa 4000 austriaci rimasti sembravano sul punto di cedere, tuttavia, arrivò il resto dell'esercito del Kaiser, che nel frattempo aveva siglato pace bianca con la Boemia, composto da 15.000 austriaci circa, più 8.000 fra uomini di Brandeburgo e Sassonia. Colto di sorpresa, il doge, dopo una strenua resistenza contro la formidabile armata di 27.000 uomini in arme, fu costretto, seimila uomini rimasti, a battere la ritirata verso Venezia, presidiata dalla flotta, in cui intendeva leccarsi le ferite. Fortuna volle che i ventimila uomini dell'imperatore, stanchi e purtuttavia costretti dal Kaiser a inseguire il nemico in ritirata, s'imbatterono nell'esercito borgognone, in discesa dal Tirolo appena occupato. Il Duca di Borgogna, riconosciuto il nemico, ebbe vita facile nello sgominare truppe già fiaccate pesantemente nell'animo per la battaglia precedente, e riuscì a vincere quella che sarebbe stata la battaglia decisiva di quella guerra, la Battaglia di Treviso. Successivamente, i circa diecimila imperiali rimasti, in ritirata attraverso il friuli, sarebbero stati inseguiti e sgominati da 12.000 borgognoni: quella che sembrava una guerra persa, dopo la seconda battaglia di Gorizia, sembrava ora una guerra in procinto di essere vinta.

    Spinto dagli eventi in corso, il doge inviò undicimila uomini (tanti era riuscito a radunarne) ad assediare Gorizia, promettendo loro rinforzi in breve tempo. E la promessa fu mantenuta: nel maggio del 1448 diciassettemila veneti entravano, vittoriosi, dalla porta centrale della fortezza, saccheggiando la cittadina austriaca senza remore alcuna, quasi a vendicarsi della disfatta subita solo qualche mese prima. Presa la città, l'esercito mosse sulla regione del Krain, che pure sarebbe stata espugnata entro qualche mese, il tutto mentre i borgognoni prendevano le regioni del trentino e di Lienz. Il Kaiser, costretto dalle contingenze a capitolare, firmò la resa nella Pace di Treviso, del 18 novembre 1449, consegnando le province di Mantova, Gorizia e Krain alla repubblica veneta.

    Il doge, tuttavia, ben conscio del fatto che gli austriaci della zona mal avrebbero sopportato il governo veneto, rilasciò le due province austriache, affidandole a Filippo d'Asburgo, che avrebbe retto, come vassallo del Doge di Venezia, il rinato ducato di Stiria.

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    Ultima modifica: 23 Settembre 2013

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