La Repubblica di Genova è desiderosa di riallacciarsi amichevolmente all'isola di Corsica, e chiarire quanto purtroppo accaduto negli ultimi anni. In seguito alla cacciata dei pirati infedeli dalla sardegna, e al congiunto successo delle armate Pisano-Genovesi, la nostra assemblea, in accordo con quella Pisana, ha deciso di rendere il Tirreno un mare sicuro da tali incursioni e soprattutto dagli incredibili tormenti che queste provocavano alle economie dei borghi marittimi. Per fare ciò, Genova ha aiutato i Pisani a riunificare le sardegne, e questi hanno ceduto la loro amministrazione ai delegati consolari, mandati dalla liguria. Ora Genova non è un comune tirannico, non ambisce alla crudeltà o alla sevizia, e aveva realmente a cuore gli interessi della popolazione Corsa, soprattutto per difenderli dalle piraterie che abbondano nel nostro mare e garantire viaggi futuri ai pellegrini in terra santa. Genova chiede di riunire le assemblee Baronali e Caporali Corse affinché si ponga fine all'anarchia e si accetti la via del buon governo.. La proposta Genovese è dunque questa: -Genova offrirà, per mezzo del suo esercito, di quello dei suoi alleati, e del Magnifico imperatore, protezione da ogni tipo di ingiuria esterna, atti di pirateria o banditismo e aggressioni straniere -Genova si riserva quindi di accettare i nobili corsi all'interno del proprio senato, e di esercitare la sovranità e la protezione sull'isola per mezzo di un governatore, eletto ovviamente fra le famiglie di sangue nobile. -Genova garantirà il mantenimento delle leggi còrse e delle sue strutture e consuetudini di autogoverno locale, regolati dal Consiglio dei Dodici per il Cismonte, e dal Consiglio dei Sei per il Pumonte. Gli interessi isolani verranno rappresentati presso Genova da un oratore. -La Corsica verrà amministrata con l'amore che i genovesi hanno per le loro terre, e la Corsica stessa sarà trattata come estensione diretta del comune di Genova, con tutti i privilegi che ciò comporta.
I delegati corsi commentano con disappunto che << Non sono interessati a consegnare la loro indipendenza, la loro terra e la loro gente nelle mani di un piccolo borgo marittimo, che a malapena sa distinguere una zattera da una nave. Se l'interesse di Genova è l'amicizia con i corsi, allora che venga stipulato un trattato di amicizia >>
La città Alfea invia forti rimproveri all'ex protettorato, definendosi pronta a difendere la legittimità Genovese sui diritti feudali.
Dopo una riunione tenutasi nelle splendide stanze Pisane, i rappresentanti delle due città, hanno concordato di bloccare i commerci con l'isola ribelle, ogni fornitura di beni cibo o materiali verrà bloccata e ogni protezione da parte di scorrerie saracene, nelle acque antistanti l'isola, sarà eliminata. I Consoli affermano che fino a quando i corsi vorranno autogovernarsi nell'anarchia non avranno alcun beneficio, al contrario, l'offerta sopra proposta non offre nessun svantaggio per nessun abitante dell'isola. La provvidenza è amica del giusto, possano dunque i Corsi scegliere la via per loro migliore.