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Africa Settentrionale Round 3

Discussione in 'The Operational Art of War' iniziata da Luigi Varriale, 17 Novembre 2017.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Marsa Matruh 4 febbraio 1942


    Sono convocato nell’ufficio del Generale Frandelli, ufficiale di stato maggiore dell’Armata che mi accoglie cordialmente e mi chiede da quanto tempo sono in Africa. Gli rispondo che ci sono da un anno esatto; marzo 1941. Tira fuori da un cassetto una scatoletta che mi apre davanti. Contiene i gradi di maggiore. Si congratula con me per il gran lavoro svolto alla mia divisione e presso il comando dell’armata e mi dice che date le circostanze, non gli è possibile organizzare una cerimonia ufficiale per la mia promozione. Poi senza mezzi termini mi comunica che visto l’elevato rateo di perdite tra gli ufficiali dell’Ariete, e le pressanti richieste dell’Eccellenza Gambara per ripianarle, il comando ha deciso di affidarmi un comando operativo: sono stato assegnato quale nuovo comandante del XII battaglione bersaglieri dell’8° reggimento.


    Rimango impalato come un idiota di fronte al generale, incapace della minima reazione. Il Generale mi guarda attendendo un mio riscontro. L’unica cosa che riesco a balbettare e che non ho nessuna esperienza di comando; ho sempre servito come ufficiale alle comunicazioni o come diarista e compilatore di rapporti. Il Generale mi risponde che sono in Africa dall’inizio della controffensiva, che ho servito a stretto contatto con il compianto generale Postuma e che devo averne viste di tutti i colori in materia di operazioni in Africa; in ogni caso, altri ufficiali a cui affidare il battaglione non ce ne sono. Il tenente colonnello Uzzi, precedente comandante del XII si è fatto ammazzare la scorsa settimana da un Hurricane che ha mitragliato la colonna del battaglione, il vice il battaglione non ce l’ha e qualcuno il reparto, che è rimasto con un solo capitano che comanda la fanteria, deve pur prenderlo in consegna. Il mio nome è stato fatto ai più alti livelli dello stato maggiore, dato il mio eccellente, dice lui, stato di servisio. Aggiunge che ulteriore motivo di preferenza è stato che sono uno dei non molti ufficiali con esperienza di rapporti con gli uffiiali tedeschi. Mi sorride e mi dice che è sicuro che farò un ottimo lavoro. Mi consegna una busta dove troverò i miei ordini operativi e mi fa i suoi migliori auguri. Infine mi comunica che metterà a disposizione un automezzo il giorno dopo per trasportarmi alla divisione Ariete che è al momento attestata sulla scarpata di Miquar Quaim, in attesa di ordini. Mi accorgo dal tono e dal linguaggio non verbale che è molto occupato, quindi mi affretto a mettermi sugli attenti, a salutare militarmente ed a dileguarmi nel più breve tempo possibile. Mi stringe la mano e mi rinnova la sua convinzione che farò un ottimo lavoro.


    Già, penso mentre mi incammino verso l’uscita dell’edificio, tanto a lui di un battaglione che gli frega. Se viene distrutto sotto il mio comando, lui neanche si ricorderà chi lo comandava.



    Si profilano cazzi enormi e che volano basso e da dietro bella gente! Da scribacchino a comandante di battaglione. Sono terrorizzato, ma pure fiero. Il XII battaglione bersaglieri !! Uno dei migliori dell'armata.
     
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  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    5 aprile 1942


    Da Marsa Matruh alla divisone non è un gran viaggio. Parto al’alba con un convoglio dell’intendenza che porta munizioni e viveri alla divisione e che ha fatto tappa a Matruh due giorni fa. Una cinquantina di chilometri scarsi ci separano dalla località in cui si trova l’Ariete, che copriamo nel giro di quattro ore di viaggio, a velocità molto prudente, prima verso sud verso “Charing Cross”, località così denominaata dagli Inglesi che ci smistavano tutte le truppe per la Cirenaica, e poi verso sud est. Subito dopo Charing, la strada asfaltata si interrompe e comincia una polverosa pista tracciata nella sabbia, che comincia ad infilaarsi dappertutto. Non ero più abituato. Per circa dieci chilometri costeggiamo un profondo wadi parallelo alla pista e poi ci inoltriamo nel deserto più profondo. Sabbia, dune, sabbia dune a perdita d’occhio. Ancora dieci chilometri e poi ci si presenta un rilievo alla nostra destra, che è l’inizio della scarpata di Minqar Quaim, lungo la quale è attestata la divisione corazzata Ariete. Appena imboccato il vallone, dopo una S piuttosto stretta intorno ad un’enorme duna, il convoglio rallenta e poi si arresta. Apro la porta del mio automezzo metto fuori la testa per rendermi conto di cosa succede, e vedo una postazione tedesca di mitragliatrici, ed un cannone anticarro all’altro lato della pista. Due soldati tedeschi si incamminano lungo la colonna e scendo dal camion per capire cosa vogliono. Un giovane tenente chiede in stentatissimo italiano chi siamo e dove siamo diretti. Gli rispondo che sono diretto all’8° reggimento bersaglieri, dove devo assumere il comando di uno dei suoi battaglioni. Il Tenente guarda le mostrine dell’Ariete sulla mia divisa, i miei gradi sul petto e mi scatta in un ineccepibile saluto militare. Mi comunica che l’ottavo è proprio sulla scarpata alla nostra destra esattamente a cnque chilometri a sud. Con ampi gesti delle mani mi fa capire che la Arieeete Panzer division è allungata per circa venticinque hilometri lungo la scarpata, e che per raggiungerla è opportuno che superato il suo reparto, noi si svolti subito a destra per la pista di Minquar Qaim. Il Tenente mi risaluta militarmente ed ordina ai suoi di farsi da parte per lasciare il passaggio al convoglio. Gli domando quale sia la sua unità. Quello mi risponde che comanda la batteria panzerjager del terzo battaglione 347°/90^ leichte division, attestato proprio al nodo stradale dove dobbiamo svoltare a destra. Mi lascia dicendomi che comunicherà al suo comandante avvertendolo del nostro passaggio.
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  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Passato il reparto di fanteria tedesco, svoltiamo a destra è non passa molto tempo di guida sotto il limpido cielo egiziano, disturbato solo da qualche nuvola sparsa, che ci imbattiamo in nuovo blocco, con postazioni speditive e filo spinato. Gli occupanti di questo caposaldo sono italiani. Ad di là dei ricoveri improvvisati scorgo, ben allineati sotto un costone basso di roccia arida un plotone di M13/40 coperti da reti mimetiche. Siamo giunti al comando del 132° reggimento carri medi Ariete. Neanche da immaginare quanto i carristi siano felici di vederci. Sono quattro giorni che non vedono un convoglio di rifornimenti e da due mesi non ricevono la posta. Calo giù dal mezzo e mi presento al capoposto dicendo di essere il nuovo comandante del XII bersaglieri e che vorrei raggiungere il battaglione se lui fosse così gentile da indicarmi dove si trova. Il caporale scatta sull’attenti e mi informa che il Colonnello Filzi, comandante del 132° carri nonché comandante provvisorio della divisione è stato informato del mio arrivo dal comando dell’armata; sono comandato di conferire presso di lui al posto comando reggimentale. Si offre lui stesso di accompagnarmici. Accetto di buon grado. Il caporale chiama un paio di carristi per trasportare il mio bagaglio. Ho solo una piccola valigia, ed informo i ragazzi che non c’è bisogno che si scomodino. Quelli mi guardano come se venissi da Marte e dopo il consueto comandi signor maggiore, si allontanano per tornare alle loro faccende.

    Il Caporale mi accompagna fino all’acquartieramento del comando reggimentale. Le sentinelle salutano al nostro passaggio. Il caporale, mi fa cenno per favore di attendere entra, evidentemete per annunciarmi al comandante. Dopo qualche secondo lo vedo uscire insieme ad un tozzo colonnello dei carristi. Mi si para davanti un uomo piccoletto ma molto energico e di fare lesto e risoluto. Si qualifica come colonnello Giacomo Filzi, comandante del 132° carri medi; si congratula per il mio arrivo e mi invita ad entrare con lui nella tenda comando. Mi chiede da quale reparto provenga e per quanto tempo ho servito in Africa. Gli rispondo che sono sempre stato assegnato alla divisione sin dal’inizio delle operazioni, e che questo è il mio primo incarico di comando. E’ impercettibile ma c’è, il cenno di arresto cardiaco del colonnello. Quello accortosi che io mi sono accorto della sua reazione, cambia argomento venendo a questioni pratiche. Mi informa che la divisione è in un mare di merda, dal momento che il Generale Montemurro è appena giunto a Tripoli per farsi operare ai reni. Si è tentato in tutti i modi di reimpatriarlo o almeno di convincerlo a farsi operare in Italia, ma quello ha detto che piuttosto che lasciare la divisione ad un altro si sarebbe fatto ammazzare e che se l’ospedale militare di Tripoli va bene per i nostri soldati, allora va bene anche per lui. Il colonnello Filzi mi informa che Il comando più elevato in seno alla divisione è il suo e che io devo rimpiazzare la buon’anima del ten col Uzzi, rimasto vittima di un mitragliamento a bassa quota della caccia nemica. Il reggimento bersaglieri si trova pure lui senza comandante, perché il colonnello Spadaro è in transito sulla Balbia e gli ci vorrà qualche giorno per arrivare a destinazione. Nel frattempo, conclude il colonnello Filzi io devo assumere il comando del XII e per la carità di dio, devo evitare di farmi ammazzare, che le perdite in ufficiali, anche superiori, nelle file dell’Ariete sono state negli ultimi tempi proibitive.

    Mi ragguaglia sulle aspettative di operazioni della divisione. Essa è inquadrata nel Corpo Corazzato Italiano agli ordini dell’Ecc Gambara insieme alla divisione corazzata Littorio, che si trova, pure lei in formazione di marcia circa a chilometri dieci dalla nostra posizione per sessanta gradi. ci sono pressanti voci nei circoli del comando di corpo che la divisione Ariete verrà distaccata al Corpo Tedesco d’Africa molto presto per le operazioni di sfondamento della linea di El Alamein. In questo momento, secondo le sue informazioni, il CTA ed il Corpo Motorizzato dell’Ecc Zingales stanno prendendo contatto con la fronte nemica, ed il CCI viene in seconda schiera. Ciò nonostante gli ordini di movimento possono arrivare da un momento all’altro.

    Chiedo al colonnello in che condizione si trovi la divisione. Quello mi allunga una tazza di latte caldo e un singolo biscottone. Se le condizioni fossero migliori, mi dice, potrei dargliene cinque di gallette. Ma i rifornimenti sono bassi e le truppe sono stanche. Marciamo e combattiamo da settimane; anche se non siamo stati coinvolti in scontri duri, l’attività è stata continua e frenetica. Rommel e Messe non vogliono dare tregua al nemico, ch reputano disfatto, e vogliono incalzare prima che questi riceva rinforzi. Il Generale Gambara, anche lui mi ha mandato un fonogramma dove afferma che la linea di Alamein è naturalmente forte; se si lascia agli Inglesi il tempo di fortificarla e rinforzarla, di avanzare sul canale ce lo sognamo. Tutti hanno il pepe al culo, conclude il colonnelo prima di congedarmi, dicendomi che sicuramente non vedrò l’ora di presentarmi al mio comando e che non sarà certo lui a fa aspettare i miei uomini più del necessario.


    I miei uomini: Madonna come suona strano !
     
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  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Non feci mai in tempo a presentarmi ai miei uomini. Dal ciglione della scarpata su cui il reggimento dei carristi si trovava, vedemmo arrivare sulla strada un enorme convoglio di mezzi blindati artiglieria e truppe, là dove prima si trovava il battaglione di fanteria tedesco, che nel frattempo se n’era andato. Ci stavamo ancora chiedendo io e Filzi chi fossero i nuovi venuti, quando una pattuglia di motociclisti si staccò dal grosso e prese a risalire la scarpata, abbandonando le moto là dove non potevano più procedere, per continuare a piedi. I tizi parevano avere molta fretta, così io ed il colonnello, seguiti da un paio di attendenti ci facemmo incontro ai nuovi arrivati. Quando fummo vicini, con mio incredibile stupore vidi che uno dei motociclisti era l’eccellenza Gambara in persona, e l’enorme parco di veicoli sottostante doveva quindi essere il suo comando di corpo d’armata. Dopo saluti formali e molto frettolosi il generale, sembrava non aver tempo da perdere, richiede immediatamente di essere condotto da chi comanda l’Ariete. Il colonnello Filzi rispose naturalmente che era lui l’ufficiale in comando; al che Gambara lo investì malamente: che cazzo ci fate ancora su questa scarpata di merda, chiese l’eccellenza piuttosto stupito; ho inoltrato ieri l’ordine di muovere la divisione alla massima velocità possibile sulla rotabile costiera per raggiungere l’area di operazioni. La divisione deve radunarsi a ovest di El Alamein per appoggiare le due divisioni corazzate tedesche che hanno già cominciato l’attacco. Vi dovete muovere per dio! Passate le consegne colà al Corpo Tedesco d'Africa.


    Il Generale spiegò per terra una carta geografica e ci indicò l’itinerario da seguire via Sidi Musa, Fuka, el Daba e finalmente l’arrivo al fronte. Muovetevi! Fu l’ultima parola del Generale Gambara prima di riscendere lungo la scarpata destinazione il suo convoglio comando.


    Il colonnello Filzi, si precipitò al suo veicolo comando dove diede ordine all’operatore di informare tutti i cmandi subordinati. Non senza difficoltà s riuscì ad organizzare il movimento della divisione via un comando reggimentale che non aveva tutto l’equipaggiamento per le comunicazioni necessario. A me il colonnello disse: maggiore prenderà il comando del suo battaglione a destinazione; non abbiamo tempo adesso per ambientarla. Il Capitano Cattaneo, che al momento comanda il reparto dovrà arrangiarsi da solo per questo movimento. Venga con me, viaggeremo insieme nel mio camion comando.


    Ci sparammo difilato le sette ore di viaggio che occorsero per raggiungere la zona di El Alamein. Dopo la tappa di El Daba, cominciammo ad incontrare truppe tedesche sparse del comando di corpo d’armata; un battaglione anticarro qua, uno antiaereo là; ci fermammo infine presso il comando tattico del colonnello Schwerin, ufficiale di stato maggiore di Rommel. Il comando tedesco era in preda alla più viva agitazione. Filzi ed io avanzammo in cima alla colonna dove il Nizza cavalleria stazionava tra la truppa tedesca. Non appena ci qualificammo come organo di comando della divisione Ariete, il colonnello Schwerin ci impartì gli ordini a nome del generale Rommel in persona, sparando a mitraglietta all’interprete le sue disposizioni: proseguire fino a Ghaza, abbandonare la strada e buttarsi a sud nel deserto per dieci chilometri, poi svoltare a sinistra per grati 100 fino ad incontrare la divisone Trento che sta combattendo sul ciglione di Ruweisat. La situazione è grave, ci indicò il colonnello, armeggiando ad ampi gesti sulla carta geografica. Ci indicò la località di El Alamein, cove la 21^ aveva portato un attacco speditivo con largo appoggio di artiglieria.


    Gli Inglesi hanno contrattacato immediatamente, affermava il colonnello, ricacciando indietro parte del 5° panzer e mezzo sfasciando il battaglione mitraglieri divisionale. Più grave, hanno contrattaccato pesantemente anche sud, dove la Trieste aveva formato una linea di contenimento. Le notizie sono che la Trieste sia stata pesantemente battuta da elementi identificati della nuova divisione di fanteria inglese, appoggiati da fanteria meccanizzata della ricostituita 1^ divisione corazzata. Per di più la Trieste non copriva nemmeno tutto il fronte ed aveva il fianco destro sospeso. Gli Inglesi ne hanno approfittato ed hanno compiuto uno sfondamento in piena regola a sud. Le condizioni della Trieste sarebbero gravi; la divisione è in preda alla più grande disorganizzazione.


    Il colonnello filzi risponde che abbiamo avuto ordine di raggiungere la linea del fronte ma che siamo all’oscuro delle dipendenze organiche che dobbiamo seguire. Schwerin afferma che informerà il generale Rommel del nostro arrivo. Si dice certo che il generale saprà come impiegare la divisione. Per il momento portarsi in località indicata ed attendere ordini. Il colonnello tedesco ci distacca un ufficiale di collegamento del DAK, un capitano della Wehrmacht e ci congeda con un saluto militare.


    Prenda un veicolo maggiore, e si porti indietro fino al suo battaglione. Ho l’impressione che qui dovremo combattere molto presto.
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    Ultima modifica: 8 Aprile 2018
  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Mi faccio accompagnare da un carro M14, uno dei primi consegnati in Africa, che infatti è ancora nuovissiomo, appena verniciato color sabbia. Il mezzo si sta dirigendo presso l’officina divisionale per sostituire il freno di volata del cannone e ne approfitto per farmi dare un passaggio appollaiato sullo scafo. Mi metto un bello straccio sotto il culo per evitare di ustionarmi sullo scafo, mi aggrappo al cannone e ci incamminiamo a ritroso lungo il serpentone divisionale. Il breve tragitto attraverso il 132° è coperto in un quarto d’ora e poi comincia il territorio dei bersaglieri. Arrivo a destinazione dopo altri cinque minuti. Non appena intravedo i primi automezzi con il numero 12 sul parafango, faccio cenno al capocarro di fermarsi che sono arrivato. Il Sergente, mi saluta militarmente e mi fa i suoi auguri.

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    Solo soletto, con la mia valigia mi incammino verso il complesso di camioncini parcheggiati in buon ordine nel bel mezzo del nulla. Sentinelle sparse fanno la guardia intorno al complesso di battaglione. Mi presento ad una di queste guardie sporche e barbute ma ben impostante con cappello piumato e tutto; io sono ancora in buone condizioni visto che vengo fresco, fresco dal comando d'armata. Maggiore Vannizzaro, nuovo comandante del battaglione, mi rivolgo all’indirizzo del bersagliere che era già sull’attenti ben prima che gli fossi di fronte.


    Signor maggiore, mi segua, la aspettavamo da giorni. Camminiamo per buoni cinque minuti, nessuno dei due reputa necessario aggiungere nulla. Arriviamo di fronte ad un complesso di mezzi che pare essere il posto comando del battaglione. Il bersagliere mi indica un camioncino particolare, all’esterno del quale vedo due ufficiali conversare tra di loro. Dopo un attimo di pausa, per racogliere le forze, mi avvio a passo deciso verso i due. Quelli si accorgono della mia presenza quando sono a non più di cinque metri da loro, e notando il mio grado, salutano e si mettono sull’attenti.


    Mi presento come il nuovo comandante del battaglione. Capitano Gulio Nepoti, mi risponde il primo, comandavo la 3^ compagnia prima che il tenente colonnello Uzzzi venisse ucciso. Tenente Francesco Vaccaro, signor maggiore; comando il plotone mortai; siamo lieti di averla finalmente qui.


    Montiamo tutti sul camion comando dove sono raccolti i documenti e la strumentazione radio del battaglione. Lo stato maggiore del reparto è inesistente. I sottotenenti, mi comunica Vaccaro, sono tutti impegnati al comando dei tre plotoni di barsaglieri. Il battaglione è in realtà una compagnia rinforzata, con circa 150 effettivi presenti più il plotone assaltatori. In compenso, mi comunica il capitano, abbiamo abbondanza di mitragliatrici. Abbiamo due armi per squadra più sedici mitragliere pesanti in totale. Disponiamo di sei mortai da 81 e sei da 45 d’assalto. Stiamo bene anche ad automezzi; ottanta, più che sufficienti per le necessità di effettivi così ridotti. Ho utilizzato alcuni dei camion per rendermi parzialmente indipendente dall’intendenza. Nota brutta, i rifornimenti: quasi a zero le dotazioni di munizioni e medicinali. Il rancio arriva ad intermittenza una volta si ed una no; posta, non se ne parla da settimane. Generei di conforto, come sigarette, vino e simili, alle volte si, spesso no. Il capitano conclude chiedendomi quali sono le mie direttive.


    Lo ragguaglio su quello che so; l’attacco abortito del DAK a nord ed il contrattacco a sud delle nostre posizioni, che ha aperto una mezza voragine nel settore della Trieste.


    Pensa che il nemico ci abbia superati signor maggiore? Chiede all’improvviso il sottotnenete Vaccaro. Non ne ho idea tenente, ma noi teniamoci pronti a muovere in qualunque momento. Con la dotazione di mezzi che abbiamo non dovrebbe essere troppo difficile rispondere a qualunque tipo di incarico possano assegnarci. Non escludo che mandino la divisione a riparare i cocci a sud.


    Un’ultima cosa capitano; per il momento di stato maggiore non se ne parla, quindi lei torni pure al comando dei suoi bersaglieri. Tenga pronto il plotone assaltatori a muovere con un preavviso di un quarto d’ora non di più. Mi raccomando mantenzione e pulizia delle armi. Trovatemi un sottufficiale che possa assistermi nella burocrazia e mandatemi anche un bersagliere per aiutarci. Ho bisogno di studiarmi un attimo la situazione del battaglione in questo breve tempo di pausa che abbiamo. Le altre unità del reggimento?


    Non saprei molto bene signor maggiore. C’è il V battaglione, con cui il Ten Col Uzzi teneva regolari rapporti; ma sono passate due settimane.


    Bene; mi occuperò anche di questo.


    Comandi signor maggiore. I due ufficiali si salutarono e si diressero alle loro faccende.
     
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  6. huirttps

    huirttps

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    Spettacolare @Luigi Varriale !! Davvero emozionante, bellissimo l'epitaffio di @Prostetnico per Postuma.
    Attendo con ansia il seguito dell'offensiva.
     
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  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    huirttps,
    grazie per l'incoraggiamento. Il mio scopo era ed è quello di rendevi la lettura piacevole, ricreando le gesta dei nostri combattenti in Africa Settentrionale. Giudicherete voi se ci sono riuscito.
     
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  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    11 marzo 1942


    Sto girando un po’ per i reparti per avere un’idea di chi sono gli ufficiali miei subordinati del battaglione. Il Capitano Nepoti ha il suo camioncino personale di comandante della fanteria, che è ridotta ad una singola compagnia. Ha preferito costituire una solida compagnia con i resti ddelle altre due, piuttosto che tre deboli reparti. Concordo con la sua decisione. I comandanti di plotone sono il Tenente Fabrizio Del Re, il Sergente Davide Minghellini ed il Sottotenente Giancarlo Pancaldi. Il Sottotenente Luca Dregonese comanda il plotone assaltatori. Un bel plotone di durissimi bastardi, superstiti dalla compagnia assalto di quando il battaglione era a pieno organico e la compagnia aveva centoventi effettivi. Adesso solo solo più sessanta. Il Capitano Nepoti voleva organizzare una rivista generale del reparto, ma ho declinato. Preferisco che i soldati si concentrino sui loro compiti di preparazione ad eventuali azioni, che data la situazione non possono certamente tardare. Girando per i vari plotoni, mi rendo conto che in generale gli uomini sono alla frutta. Tutti hanno l’aria di essere molto stanchi. Rivolgo lo sguardo al Capitano mentre camminiamo. Gli uomini si alzano in piedi per salutare. Saluto io per primo cordialmente i singoli e li invito a continuare con i loro compiti.


    Non si proccupi signor maggiore, mi apostrofa Nepoti con il suo smisurato accento bolognese, sembrano a pezzi, ma quando l’adrenalina scorre si dimenticano di tutta la stanchezza; sono settimane che andiamo avanti così. Questi uomini combattono da un anno esatto senza praticamente nessuna sosta; i sopravvissuti sanno quello che fanno quando sono in azione.


    Lei capitano, da quanto tempo è in azione?


    Anch’io dall’inizio signor maggiore; è stata una lunga campagna, ma siamo oramai vicini alla vittoria. PEr scaramanzia ignoro manifestamente l'ultima affermazione del capitano Nepoti.


    Mentre converso con l mio ufficiale ci corre incontro un bersagliere tutto trafelato: il colonnello Filzi alla radio! Il colonnello Filzi alla radio! Saluta mentre è ancora i corsa. Ci precipitiamo indietro al camion comando io e Nepoti, dove troviamo già in attesa con il ricevitore in mano il bersagliere Luini, mio nuovo attendente ed il sergente Giacomazzi, sottufficiale designato al mio posto di comando.


    Vannizzaro; mi ascolti bene: la divisione muove a nord e poi direttamente su El Alamein. Sfruttiamo il successo delle panzerdivision che hanno reiterato l’attacco sulla località. Siamo comandati dal generale Rommel ed assegnati al Corpo Panzer. Prenda contatto con il Ten Col Valenza del IX carri, che è il battaglione immediatamente davanti al suo. Movimento per il contatto; si limiti a tenersi pronto per il combattimento e mi segua il nono carri da vicino: confermi passo.


    Colonnello ricevuta comunicazione forte e chiaro prendo contatto con il tenente colonnello Valenza e mi muovo dietro di lui passo.


    Perfetto, esegua, chiudo.


    Capitano metta il battaglione in condizione di muovere immediatamente. Sergente mi metta in contatto radio con il IX carri.


    Mentre i miei ufficiali preparano il reparto a muovere ho un rapido scambio con l’ufficiale comandante del IX carri, il mitico battaglione che fu del Generale Postuma. Il colonnello Valenza mi conferma che muoverà i suoi carri medi secondo la direttrice di movimento della divisione che gli è scandita da un battaglione di semoventi. Mi scruto la carta geografica mentre parlo con lui.


    Tre chilometri di sabbia, dove i carri procederanno molto lentamente e poi a nord il raccordo di El Alamein. Arrivati al mare, l’itinerario prevede svolta a destra ed eventuale sfruttamento del successo lungo la rotabile per Alessandria.


    Mi congedo dal tenente colonnello Valenza e penso tra me che: sti cazzi! Altro che tamponamento a sud dell’offensiva britannica. Rommel deve essere molto sicuro di sé se ci manda a nord a cooperare con le sue divisioni corazzate.


    Ci mettiamo in marcia subito, il plotone assaltatori in testa con i suoi camioncini, anche se siamo in quarto scaglione divisionale non voglio correre nessun rischio; e poi in un movimento del genere non si sa mai sui fianchi che cosa può succedere. Il tempo è bello, qualche nuvoletta qua e là; la temperatura è calda, ma non torrida. La prima parte del trsferimento si svolge senza intoppi; passiamo attraverso innumerevoli reparti della coda logistica della 15^ panzer, poi ci imbattiamo nella fanteria combattente tedesca. I camerati ci salutano con ampi gesti e con molto entusiasmo al nostro passaggio; sono più sporchi e sfatti di noi, ma agguerriti e colmi di armamanto di ogni genere. Rapida sosta presso il 155° shultzen Abteilung, dove un ufficiale di collegamento italiano ci viene incontro spiegandoci che tengono aperto per noi un corridoio per El Alamein. Gli Indiani sono a sud della posizione circondata da un cordone difensivo della 15^, ma li teniamo a bada. Passate e spacccate il culo agli Inglesi, mi intima un ufficiale mio parigrado.


    Poi man mano che ci avviciniamo ad El Alamein da sud, cominciamo a vedere i segni della battaglia: veicoli distrutti, crateri anneriti ed ancora fumanti. Giungiamo alle 1100 alla stazioncina ferroviaria di El Alamein, sempre in scia al IX carri. Qui la devastazione è totale. I crateri dell’artiglieria sono così tanti che spesso dobbiamo fermarci per disimpegnare il camion da tratti di strada veramente difficili da percorrere. Morti dappertutto, specialmente inglesi. La puzza è indescrivibile, e tutto è ancora in fiamme. Il caldo è insopportabile, unito al lezzo dei corpi marcescenti mi ricatapulta psicologicamente ai tempi delle grandi battaglie con il Postuma, dove a volte la scampai per poco.


    Poi improvvisamente, qualche chilometro ad est di El Alamein, la colonna si arresta. Via radio il colonnello Filzi informa tutti i dipendenti che la divisione si prepara a combattere un concentramento di forze nemiche sulla costiera ad ovest di El Hammam.


    Sulla frequenza divisionale provvisoria, ché i due battaglioni dell’8° sono per il momento ai diretti ordini di Filzi, ascolto il colonnello che dà le disposizioni.


    VII battaglione segnala contatto col nemico. Si preparino all’azione il VI semoventi il IX carri medi ed il secondo veloci. Manovra di aggiramento per la destra; non c’è un minuto da perdere. La ricognizione del VII segnala una compagnia antiaerea in prima schiera, ed elementi del comando d’armata del generale Warvik. Ripeto aggirate per la destra e chiudete la strada alle spalle del complesso nemico.


    Poi l’ordine che mi fà mancare lo stomaco: V e XII bersaglieri prepararsi ad eventuale azione di investimento possibili difese anticarro nemiche. Nel caso rileverete il VII battaglione corazzato sulle sue attuali posizioni ed agirete di iniziativa per l’assolvimento del compito. Ufficiali comandanti coordinatevi tra di voi. Portare avanti l’artiglieria al più presto possibile; accusare tutti ricevuta.


    Il Sergente Giacomazzi mi guarda ansioso. Con un cenno del capo gli ordino di accusare ricevuta degli ordini del colonnello, cosa che fa immediatamente. Poi mi precipito fuori dal camion per dare disposizioni ai miei.
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  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    14 marzo 1942


    Muoviamo direttamente dietro ad un battaglione di nostri carri veloci L3 per una quindicina di chilometri oltre la stretta di El Alamein. Abbiamo appena ricevuto un nuovo plotone di rinzcalzi dalle retrovie proprio alla vigilia dell’operazione e lo integriamo senz’altro nella compagnia di fanteria del capt Nepoti. Mi prendo un appunto mentale che alla fine della battaglia, con questo plotone di rinforzo potrò provare a riformare i ranghi di battaglione con tre compagnie di sessanta uomini l’una se le circostanze lo permetteranno. Per il momento però, il capitano Nepoti si porta avanti con l’intera grossa compagnia di quasi duecento uomini, vale a dire l’intero organico di fanteria del battaglione.


    Quando arriviamo nei pressi del nostro obiettivo lungo la strada costiera, situato su uno sperone di spiaggia tra El Alamein e l’aeroporto di Burg Arab, la situazione è piuttosto tranquilla. Allora schiero la mia fanteria, che è al comando diretto di Nepoti, in uno schermo frontale di battaglione, su un fronte di circa tre chilometri. Gli ordini ricevuti sono di fissare il nemio che è già stato individuato da altri reparti divisionali, e aggirato per la destra nostra. Ci ritroviamo quindi, durante il movimento per il contatto, appaiati al comando del reggimento carri del colonnello Filzi, che sta già dirigendo la battaglia di annientamento del nemico da bordo del suo carro comando M14 nuovo di pacca. Mentre transitiamo lungo la strada il colonnello, scende dal suo mezzo e balza sul mio camion in movimento; mi dà diretto ordine di piazzare la mia fanteria come truppa di fissggio delle forze nemiche, che a sentire lui contengono anche il comando d’armata del neo arrivato generale Warvik. Del combattimento non c’è molto da dire. Nonostante la presenza di svariati cannoni nel campo nemico, che posso intravedere con il binocolo, il volume di fuoco del nemico è sarso. Comunque il capitano Nepoti inizia ad ingaggiarlo con le mitragliatrici pesanti ad una distanza di quasi un chilometro. Gli Inglesi sono allo scoperto e non hanno predisposto ancora posizioni difensive. Forse la nostra fulminea avanzata ad est di El Alamein li ha colti di sorpresa; fatto sta che il fuoco di ritorno è scarso. Metto quindi in azione la mia batteria di mortai da 81, ché i 45 sono ancora fuori gittata. Sto appena cominciando ad appreezzare i risultati di quest’azione, quando i Britannici cominciano ad arrendersi non dico in massa, ma in numero consistente. Aguzzando le orecchie sulla frequenza divisionale apprendo che un battaglione di semoventi e due battaglioni di carri medi, hanno iniziato l’investimento da sud e frontalmente dei reparti nemici. Sopra le nostre teste ululano le salve in viaggio del 132°artiglieria nostro. La manovra dinamica vera e propria è condotta dal VII e IX carri medi da ovest, e dal V battaglione semoventi da sud ovest. Noi ingaggiamo il nemico, specialmente con il fuoco indiretto ed aspettiamo che esso, che sappiamo circondato anche da nord est, cada da solo. Ed infatti cade: non appena le forze corazzate cominciano a premere con serietà sulla sinistra del nemico ed a fare irruzione nel dispositivo di difesa, gli inglesi cercano di rifluire verso nord est. Il problema è che a nord est, trovano il VI battaglione semoventi ed i due battaglionei di carri veloci a sbarrargli il passo. E’ una Beda Fomm al contrario, anche se in scala più piccola; gli Inglesi si arrendono, incluso il comandante d’armata Warvik, che viene fatto prigioniero primeìa di aver realmente comandato nulla di speciale. L’avanzata nostra dalla bocca di El Alamein è stata troppo veloce. Noi perdiamo due valorosi equipaggi di mitragliatrice peante a causa dello sporadico fuoco d’artiglieria degli Inglesi.


    Non abbiamo ancora finito di raccattare i priginieri, per smistarli nelle retrovie, che Rommel atterra davanti al posto di comando del colonnello con la sua onnipresente cicogna, oramai diventata un segno distintivo di questa campagna. Ho l’opportunità ancora una volta di vedere il Generale tedesco di corpo d’armata, perché il battaglione si è trovato mischiato con il comando divisionale (reggimentale). Il generale Rommel incita il colonnello Filzi a rimettere in ordine la divisione ed avanzare fulmineamente su Alessandria. Filzi confabula con il suo superiore per qualche minuto, poi torna da noi a diramare gli ordini.


    Io vado avanti a prendere il comando dei miei carri, mi comunica il colonnello, voi allineatevi dietro ai semoventi e seguite la strada per Alessandria. Movimento per il contatto. Muoviamoci che non c’è un secondo da perdere. Ripeto: obiattivo assegnato, Alesandria. Fatevi animo ragazzi, il colonnello aveva un sorriso da un orecchio all’altro. Samo avanzati fino a qui da El Agheila, adesso il nostro obiettivo finale è a meno di venti chilometri.
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  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    18 marzo 1942


    L’8° reggimento bersaglieri è indietro nella colonna divisionale, la chiude quasi insieme al reggimento di artiglieria. Quando il colonnello Filzi con il 132° carristi entra in Alessandria noi non possiamo godere dello spettacolo, ma le radio erompono in un crescendo di comunicazioni dove i comandanti dei reparti perdono il controllo della disciplina sulle varie frequenze. Urla, insulti agli Inglesi, alle loro madri, schiamazzi di ogni genere sono chiaramente udibili su tutte queste fino a quando il colonnello non interviene seccamente a ristabilire l’ordine.


    Lo aveva promesso il Generale Montemurro, anche se oggi non è qui tra noi. Per la verità è in viaggio, molto frettoloso viaggio dal letto d'ospedale fino qua da noi. Ha tentato in tutti i modi di arrivare in tempo, ma non ce l’ha fatta, e quando il 132° rotola i cingoli nel centro di Alesandria, egli si trova a Tobruk con il suo parco veicoli comando, ancora in attesa di riunirsi con la divisione. In ogni caso, il genreale Montemurro ed il generale Messe lo avevano promesso: l’Ariete entrerà per prima in Alessandria e così è stato.


    Noi siamo ancora incolonnati venti chilometri a sud della città sulla strada costiera insieme al V battaglione bersaglieri. Naturalmente festeggiamo io ed i miei ufficiali; il capitano Nepoti, il tenente Del Re e tutti gli altri, questo straordinario evento. Il colonnello non vuole perdite di tempo e passa la sua circolare via radio di tenersi pronti a muovere; non intende riposarsi sugli allori; e poi ha Rommel al culo armato di un gigantesco spillone che usa senza risparmio. La ricognizione segnala un battaglione anticarro sudafricano ed una compagnia di mitraglieri inglese a sbarrare il passo ai nostri carri, tra alessandria ed El Dawar.


    Qui niente più deserto. Rigogliosa e fertile pianura piena di bellissimi campi coltivati, uliveti, frutteti, eleganti case coloniali, pare di vedere delle foto della campagna inglese. Noi transitiamo attraverso questo ben di dio, zozzi ed affamati come siamo, con i nostri camioncini ridotti a catorci che si trascinano per la strada. Le persone sulla strada ci guardano come se fossimo degli alieni; mi riferisco a tutti gli Inglesi che non hanno fatto in tempo ad evacuare. Ma ad alessandria, le quantità di materiali, viveri, carburante e rifornimenti di ogni tipo ci dicono essere astronomica. Gli Inglesi non hanno fatto in tempo a distruggere quasi nulla. Arriviamo Alessandria! Speriamo di poter passare almeno una notte nella città delle mille e una notte, E’ un anno e mezzo che non vedo una donna. Nel deserto della Cirenaica, non ce ne sono di civili. E’ una strana guerra quella che combattiamo qui. Anche il tempo, fino a pochi giorni fa è stato ben piovoso e fresco; la mia metereologia preferita! Sensazioni bellissime che la guerra stia quasi per finire. Certamente quando avremo conquistato l’Egitto, l’Inghilterra chiederà la pace e noi con i camerati tedeschi potremo concentrare tutti i nostri sforzi sulla Russia. Speriamo che non mi ci mandino.
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  11. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Inglesi tutti appesi !!!!
     
  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    21 marzo 1942


    Ieri abbiamo sostato per mezza giornata ad Alessandria. Ahimé, niente notte da sogno in questa città da sogno. Tempo splendido; avanziamo sui depositi di ogni ben di dio presenti in città. L’intero reggimento bersaglieri è guidato sul posto, in mancanza dei carabinieri reali del comando divisionale che non è ancora arrivato, da un paio di squadre del comando del colonnello Filzi. Arrivati in zona troviamo una mezza compagnia di carri medi, mista M 13 M14 che fa la guardia alle installazioni. Ha l’ordine di prendere a cannonate chiunque si avvicini senza espressa autorizzazione. Quando arriviamo noi con i nostri veicoli, l’ufficiale di picchetto provvede ad identificare i reparti, devo dire con il massimo rispetto ed il massimo tatto, e poi ci introduce all’interno dell’area sorvegliata. Non vi descrivo l’abbondanza di cose come non avevo visto mai in tutta la mia vita. Ci prendiamo tutto quello che ci viene assegnato, inclusi alcuni mezzi nemici nuovi di pacca, con la vernice ancora fresca. Ma soprattutto generi di conforto, viveri, acqua, carburante, armamento nemico e relativo munizionamento, eccetera. Non ci viene consentito di ripulire tutto quello che vogliamo naturalmente, in quanto che altri reparti seguiranno dopo il nostro e anche loro avranno bisogno di rifornimenti; ma posso dire con serenità che questa visita ci ha fatto superare la crisi logistica nella quale ci trovavamo.


    La città è viva, non ancora toccata dalla guerra. Gli Inglesi l’hanno abbandonata senza combattere a differenza di quanto fecero a Tobruk, forse perché Tobruk è una città italiana quindi, per loro, chi se ne frega è stata distrutta, e poi perché, ammettiamolo, Tobruk è un buco per topi in mezzo al deserto, mentre Alessandria è un gioiello in una bellissima oasi. Gli Inglesi non volendo vederla dstrutta, daccordo con il governo locale hanno preferito ritirarsi senza difenderla, o almeno questo è quello che viene spacciato nei notiziari di radio scarpa, che sono in questi giorni particolarmente trionfalistici ed allegri.

    Gli abitanti egiziani ci accolgono con cordialità, in quanto pare che non gradiscano la dominazione inglese se pure in un paese formalmente indipendente. I camion dei miei bersaglieri vengono attorniati da torme di ragazzini urlanti e festanti, che per un pezzo di cioccolata o una galletta, vengono a fare le capriole di fronte ai soldati. Diverso è il discorso per la popolazione inglese che non avendo fatto in tempo ad evacuare si è rassegnata a rimanere. Questa si comporta con assoluta indifferenza come se nulla fosse successo. Vanno per la loro strada, le ladies con i loro ombrellini e cappellini, si atteggiano ancora a superiori rispetto ai selvaggi egiziani ed a giudicare dalle occhiate che ci rivolgono, pure italiani. Ora va bene che siamo sporchi e puzziamo come delle capre, va bene che siamo neri come il carbone, dopo un anno e più passato sotto il sole rovente del deserto, ma questi tories a me sembrano un po’ ridicoli. Alcuni dei nostri ragazzi si rivolgono in maniera poco educata ai civili inglesi mentre transitiamo con gli autocarri per una via centrale della città. Sono subito rimessi in riga dai loro sottufficiali. Non tollero cazzate nel mio battaglione.


    Giorno venti alla mattina sto organizzando il reparto per un eventuale ordine di ripresa della marcia. Pare che il reggimento carri sia ancora impegnato nella liquidazione di una piccola sacca nemica nei pressi di Dauwar, ma noi ci temiamo comunque pronti a muovere. Dopo aver fatto incetta di rifornimenti, il reggimento bersaglieri è stato avviato nei sobborghi a nord di Alessandria per organizzarsi e prepararsi alle nuove operazioni. Il mio bataglione è schierato in formazione di marcia nei pressi del piccolo aerodromo a nord est della città, e stiamo facendo la routine di pulizia delle armi, attività abituale in mattinata. Ad un certo punto, e senza nessun preavviso, vediamo arrivare una torma di aerei tedeschi che si precipitano all'atterraggio, meno male che la pista non era occupata dai nostri veicoli. Dopo breve arriva pure un convoglio di camion, circa una quarantina, sempre tedeschi. I camioncini provengono da sud, gli aerei non saprei dire. Comunque sono di quelli piccoli con un solo motore, quindi direi che sono dei cacciatori.


    Mi precipito verso i veicoli di testa della colonna germanica, che vedendoci, sbarcano una serie di militari con uniformi strane. Questi si classificano come ufficiali della Luftwaffe. A gesti, non abbiamo ufficiali di collegamento, ci fanno capire che c’è un attacco nemico in corso a sud. Panzer! Panzer! Mi strilla il Tedesco che pare essere il caporione del reparto. Poi si mette a mitragliare in tedesco ed io non ci capisco assolutamente nulla. Cerco di farlgi capire di calmarsi, che vado a consultare il mio comando. Mi precipito al camion radio per prendere contatto con Filzi, il quale, ancora occupato nelle sue cose a nord, di quello che succede a sud ne sa meno di me. Mi ordina comunque di attivare pattuglie ricognitive per capire cosa succede. Mi affretto quindi ad incaricare un plotone camionato di andare a dare un’ occhiata. Nel frattempo torno dal comandante tedesco e cerco di spiegargli che sputiamo fuori un plotone motorizzato per andare a sud ad investigare. Gli suggerisco di schierare i suoi mezzi in difesa dell’aeroporto. Quello fa ancora qualche tentativo per spiegarmi la situazione, poi frustrato se ne va, mentre i caccia tedeschi continuano ad atterrare copiosi sulla pista sterrata.


    Non ho finito di dare gli ordini al tenente Pancaldi di predisporre il suo plotone per una ricognizione in forze, che ricevo un allarmato messaggio radio dal tenente colonnello Daffera, comandante del V bersaglieri. Mi informa che c’è fanteria motorizzata inglese tra noi ed il porto ci Aboukir. Lo controinformo che potremmo avere carri nemici provenienti da sud, forza sconociuta e gli racconto l’incontro avuto con i tedeschi. In quanto ufficiale nominalmente responsabile del reggimento, fino all’arrivo del colonnello Spadaro nuovo comandante dell’8°bersaglieri, mi ordina di portare tutto il battaglione indietro ad Alessandria e difenderla a qualunque costo da qualunque contrattacco nemico. Mi invita a schierare il mio reparto nell’abitato, sobborghi sud ovest, in maniera da compensare un po’ la mancanza praaticamente totale di armi anticarro. Gli chiedo se secondo lui posso portarmi dietro la batteria anticarro divisionale che dista un paio di chilometri da noi all’uscita di Alessandria. Daffera mi risponde di chierere al suo comandante sul quale lui non ha nessuna autorità. Cerco di comunicare di nuovo con il colonnello Filzi, ma senza successo. Cammino allora fino alle postazioni del maggiore Urso comandante degli anticarro divisionali - otto cannoni - Il maggiore, constatata l’impossibilità momentanea di comunicare con il comando fa una cosa rarissima nel Regio Esercito: agisce di iniziativa e mi mette a disposizione i suoi otto cannoncini da 47. Speriamo che i carri nemici non siano troppo grossi.
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  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    25 marzo 1942


    Prima di riuscire ad eseguire gli ordini del ten col Daffera, arriva un fonogramma al volo del col Filzi che ribalta la situazione. Sostanzialmente, il colonnello essendosi reso conto che la minaccia a nord è superiore di quella a sud, manda noi del XII ad attaccare la fanteria nemica con il concorso di parte delle forze corazzate della divisione, ed il battaglione Daffera, appoggiato dagli anticarro a sud a far fronte ai presunti carri britannici.


    Si tratta quindi di organizzare il battaglione per l’azione. Considerando che il colonnello Filzi ci ha assicurato il suo appoggio dalla destra, costituito dal V battaglione semoventi e dal II battaglione carri veloci, non dovrebbero esserci troppi problemi. Se vogliamo proprio trovare il pelo nell’uovo, direi che l’asse di avanzata è limitato dal terreno irto di canali che non favorisce la manovra, ma di nuovo, ci sono truppe corazzate che apriranno il fuoco da nord appoggiando il nostro assalto. Decido quindi per una formazione con due compagnie in avanti ed una in riserva. La situazione del battaglione non è ancora certo rosea, soprattutto dal lato degli organici, ma il nemico, ci dicono, sta peggio di noi, quindi; battere il ferro finché è caldo. In testa alle due compagnie di prima schiera, ci metto la compagnia assaltatori ad aprire la strada. Sono i miei primi ordini operativi in battaglia e sono nervosissimo.


    Le truppe d'assalto lasciano la base di partenza alle 1700 sotto il fuoco di acompagnamento dei nostri mortai organici e dell’artiglieria del 132° che sparacchia sporadicamente per risparmiare le munizioni. Il reggimento di artiglieria è uno dei reparti che non ha potuto beneficiare della preda bellica, in quanto il pur abbondante munizionamento trovato nei depositi nemici non si addice ai cannoni nostri. Il capitano Nepoti che ho messo al comando della compagnia assaltatori avanza circospetto. Ha una radio e mi tiene al corrente della situazione. Segue la compagnia del Tenente Pancaldi. Tutto sembra procedere bene fino a quando improvvisamente il settore dinnanzi a noi si accende come un albero di natale in pieno giorno. Il nemico, nascosto evidentemente tra frutteti e campi coltivati, apre il fuoco come un sol uomo e traccianti cominciano ad arrivare copiosi da tutto l’arco del fronte. La compagnia assalto è inchiodata al terreno, la compagnia che la segue deve giocoforza fermarsi anche lei, incapace di scavalcare la prima. Si uniscono al concerto i mortai nemici, di cui in lontananza vedo i punti di arrivo sulle nostre truppe. La sarabanda dura per un buon quarto d’ora. Nepoti mi comunica di avere già una decina di feriti. Pancaldi sta subendo gravi perdite dai mortai nemici, precisi come diavoli; lamenta una ventina di perdite, in maggioranza caduti. Cerco di dare ordine alle due compagnie che seguono di serrare sotto per alimentare l’attacco, ma non riesco a mettermi in contatto con gli ufficiali comandanti. La disorganizzazione comincia ad impadronirsi del battaglione. Sto per rassegnarmi ad andare avanti di persona a prendere a calci quelli della 72^ e della 73^, quando entrano in azione i semoventi da 75mm sulla destra; anche questo me lo riferisce Nepoti. Non appena i semoventi del maggiore Palladino fanno cenno di avanzare, dopo aver cannoneggiato il nemico a volontà, gli Inglesi alzano i tacchi e si levano di torno. Il battaglione è però troppo disorganizzato per sfruttare il successo dei semoventi e l’avanzata non si materializza. L’attacco è riuscito solo a metà; non riusciamo a tenere il contatto col nemico che si eclissa in direzione dell’aeroporto di Aboukir. Come primo combattimento serio del XII sotto il mio comando, non c’è che dire; una bella figura di merda. Il XII è il miglior battaglione dell'Ariete; ergo devo aver fatto io qualche cazzata in fase di pianificazione. Mi viene subito in mente che la ricognizione per esempio, è stata solo approssimativa. D'altra parte gli ordini perentori del colonnello Filzi non hanno lasciato molto tempo per preparare l'attacco. Penso e ripenso, ma la realtà è che una cinquantina di caduti sulla coscienza ce li ho tutti. Come inizio niente male. Raggiungo Nepoti a battaglia conclusa. Siamo tutti e due piuttosto imbarazzati. Mi riferisce che quelli che avevamo di fronte non erano Inglesi, bensì Indiani. Non abbiamo preso nemmeno un prigioniero, ma ha scorto i turbanti quando il nemico ha iniziato il movimento retrogrado.


    Le notizie mediocri non finiscono qui: arriva un fono del colonnello Filzi, il cui reggimento carri è impegnato da imponenti forze nemiche che gli sbarrano la strada sulla rotabile per Dauwar. Si tratta di truppe indiane appartenenti ad una nuova divisione che evidentemente gli Inglesi hanno fatto affluire in tutta fretta dal medio oriente per limitare le batoste che stanno prendendo in Africa. E proprio contro l’Ariete stì bastardi dovevano concentrare i loro rinforzi!?


    C’è anche una buona notizia: sono giunti all'aeroporto di Dekheila sia il generale Montemurro che il colonnello Spadaro, rispettivamente con i comandi della divisione e del reggimento bersaglieri. Occorre annientare lo squadrone di corazzati inglesi che si è infiltrato a sud e poi questi reparti potranno riunirsi alla divisione. Almeno ci sarà un comandante bravo a guidare l'ottavo.
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  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    28 marzo 1942


    Siamo alla fine del mese di marzo e la divisione si trova a combattere l’importante battaglia del cosidetto saliente di Kafr el Dauwar, nel settore alessandrino, contro la nuova arrivata e coriacea 5^ divisione indiana. E’ arrivato il generale Montemurro, che ha interrotto la sua convalescenza a Tripoli per volare ad Alessandria e condurre le operazioni della divisione che fu del generale Baldassarre e poi del generale Postuma. Ne abbiamo fatta di strada dall’inizio della controffensiva di El Agheila! Al comando del reggimento bersaglieri, prende il suo posto il colonnello Mario spadaro, già capo di stato maggiore della divisione sotto il comando del Postuma. Arriva a visitare i due battaglioni di bersaglieri che costituiscono il reggimento e porta con sé le direttive dell’eccellenza Messe date al comando divsionale, così come Montemurro glie le ha trasmesse.


    La divisione si divide in due aliquote: i blindati combatteranno la bataglia del saliente, con l’obiettivo di annientare la 5^ indiana in collaborazione con il Corpo Motorizzato Italiano, che dopo lo sfondamento ad El Alamein si è portato anch’esso nella zona settentrionale del delta del Nilo. Secondo le notizie più recenti, il DAK è in piena avanzata verso il Cairo, con un tridente formato da noi, dalla 15^ panzer e dalla 21^ Panzer. Pare che il nemico abbia deciso di concentrare le sue difese contro l'Ariete; un indubbio pegno d'onore per la divisione che evidentemente è considerata dal nemico stesso la più pericolosa unità dell'asse in questo momento.


    Il compito della seconda aliquota dell’Ariete di cui facciamo parte pure noi, è quello di assicurare le provenienze da nord su Alessandria; quindi l’occupazione della rada di Aboukir, di storica memoria napoleonica, l’aggiramento del lago di Idku per la destra, in maniera da cadere sul fianco della 5^ divisione indiana. Obiettivo primario del reggimento bersaglieri e comunque la messa in sicurezza della zona del lago, per evitare infiltrazioni del nemico da nord che minaccino Alessandria e l’enorme complesso aeroportuale di Amiriya, dove si è installata una buona metà della nostra aviazione. Il Generale Montemurro ha rinforzato a tale scopo l’8° bersaglieri con il battaglione anticarro del Maggiore Urso.


    Lo schema operativo del col Spadaro è semplice: il mio battaglione avanza su abukir e sgomina il battaglione antiaereo nemico segnalato ad est dell’aeroporto. Il V seguirà in rincalzo in caso di necessità, ed in ogni caso ingaggerà il nemico con le sue armi di accompagnamento a tiro indiretto.


    Forte di queste disposizioni, faccio il giro delle mie compagnie, a cominciare da quella d’assalto del capitano Nepoti, che può contare su settanta bersaglieri arditi. Il resto del battaglione conta 253 uomini tra ufficiali, sottufficiali e truppa. L’opposizione è valutata a poche forze nemiche con qualche cannone da 37, e per dio, questa volta non sarà come l’ultima volta. Mi aggrego alla compagnia del tenente del Re con il mio camioncino radio e ci prepariamo al movimento. La compagnia assalto è stata rinforzata con mitragliatrici cedute delle altre compagnie. Giuro a me stesso che non sarà come l'ultima volta, dovessi rimetterci la pelle.

    E’ quasi la mezzanotte del 28 quando ci prepariamo a muovere. La missione è ricognizinone in forze notturna. Dietro di noi il V bersaglieri ed il comando reggimentale. Tra i due battaglioni bersaglieri, gravita il maggiore Urso ed i suoi 47 AT; non si sa mai. 0000 del 29 marzo; Iniziamo il movimento.
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  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    1 aprile 1942


    Raggiungiamo senza intoppi l’aeroporto di Aboukir e lo superiamo. Viaggio direttamente dietro alla compagnia di Nepoti, in attesa di incontrare il nemico. Avanziamo spediti verso il lago di Idku e qundo raggiungiamo le sue rive lussureggianti ci aspettiamo da un momento all’altro l’apparire del nemico o dei suoi traccianti, l’ordine di apparizione dipendente da quanto tempo ha avuto per preparare le sue posizioni. Con mia estrema meraviglia, giungiamo al limite est del lago, ma del nemico non vi è traccia. Informo naturalmente il colonnello Spadaro di questi sviluppi, e quello mi ordina di girare intorno allo specchio d’acqua per convergere a sud, come da programma.


    Il battaglione avanza quindi sotto un cielo nuvoloso; a questo punto, non avendo incontrato il famigerato battaglione cannoni inglese che era stato segnalato, l’intendimento reggimentale è quello di ricongiungersi all’aliquota corazzata della divisione. La compagnia arditi avanza ancora in testa al reparto, quando si imbatte in un’improvvisa ed inaspettata imboscata. Nepoti di iniziativa si attesta sulle posizioni raggiunte e manda avanti una pattuglia. Non pare che il fuoco nemico sia molto fitto. Sono in effetti cannoni leggeri. Pare che il nemico abbia voluto avvicinarsi ai suoi amici prima di fermarsi ed offrire resistenza. Poi una squadra di Nepoti riferisce che quelli di fronte a noi non sono semplici cannoni, ma sono cannoni montati su carri armati; carri di un tipo che non si era mai visto prima. Piccoli ma totalemte diversi dai soliti da noi incontrati nelle precedenti battaglie. E solo dopo qualche ora, quando Nepoti con un pattuglione ardito riesce a catturare un paio di prigionieri, che veniamo a sapere che quella che ci sta di fronte è una nuova divisione corazzata inglese, la 10^, e che quei carretti di nuovo tipo si chiamano Stuart, e non sono Inglesi ma Americani. I prigionieri riferiscono che un’intera aliquota avanzata della 10^ è stata scagliata contro la divisione corazzata Italiana allo scopo di ricacciarla su Alessandria e respingerla anche oltre. Spedisco i prigionieri al comando reggimentale e dò ordine di arrestare il battaglione. Se dobbiamo combattere contro questi cosi, è necessario l’intervento dei cannoni di Urso, che mi riservo di richiedere al colonnello spadaro. Quando riesco a contattarlo via radio, ché non ritengo opportuno lasciare il battaglione a contatto col nemico senza comandante, mi comunica che la ricognizione aerea ha reindividuato il famoso battaglione cannoni inglese. Pare che stia tentando di passarci alle spalle per tagliaarci fuori da Alessandria. Il colonnello mi conferma l’ordine di arresto, mentre pensa a come risolvere la situazione. Mi conferma che nella zona del grosso divisionale è infatti apparsa una forza corazzata nemica valutata ad una brigata, dotata di mezzi corazzati di nuovo tipo. Mi comunica en passant il colonnelo che la 15^ è a cinquanta chilometri dal Cairo, con in corsa la Littorio più a sud anch’essa più o meno alla stessa distanza dalla capitale egiziana. La gara, mi dice allegro, è aperta per chi ci arriva prima; intanto noi, conclude Spadaro, vediamo di arrivare alla fine di questa campagna con le carcasse a posto!
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  17. huirttps

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    Cuori d'acciaio!

    Non rischiare Alessandria! Grandissima campagna!
    Ma é prevista anche l'operazione Torch nello scenario?
     
  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    all'erta!!

    non ci penso nemmeno

    tutto merito dell'Ariete, insieme alla 101^ airborne, la migliore divisione del mondo

    non nello stesso scenario; è uno scenario separato.
     
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  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    4 aprile 1942


    Nella notte tra il 2 ed il 3, sono ancora acquattato immediatamente dietro alla compagnia bersaglieri assaltatori del capitano Nepoti. Il colonnello Spadaro ci ha detto di aspettare a prendere i carri nemici sotto tiro. C’è sempre la possibilità che non ci abbiano individuati e che alzino i tacchi da un momento all’altro, mi ha detto il colonnello in una delle sue brevi visite al battaglione. Ci siamo scavati delle buche provvisorie ed abbiamo parcheggiato i camioncini lontano. Fino ad ora non pare proprio che gli Inglesi abbiano intenzione di smammare. Anzi pare proprio che sapiano chi siamo e dove siamo e vogliano separarci dal resto della divisione. Non ho notizie sulla situazione generale dell'Ariete, ma il reggimento bersaglieri è raccolto tutto qui, sotto la protezione degli AT di Urso, durissimo e cazzutissimo bastardo temprato da mille battaglie. Per ricordarne una su tutte, la disperata difesa della della 90^ leggera a scheferzen, assalita da tutta ka stramaledetta 1^ brigata corazzata inglese, durante la battaglia er il confine. Da quella disperata battaglia, il reparto di Urso, non si è mai ripreso, essendo a tutt'oggi ridotto a dieci cannoni. Noi codesti cannoni di Urso li teniamo pronti ad intervenire qualunque cosa accada.


    Poi verso le 0330 qualcosa accade: improvvisamente da ovest l’intero orizzonte si illumina a giorno. Ci guardiamo in faccia io e Nepoti, come due deficienti non avendo la più pallida idea di cosa stia succedendo. Razzi di ogni colore, flares di soccorso, artiglieria leggera pesante di ogni calibro; antiaerea e non; sono tutti i cannoni dell’asse che sparano: ma verso chi?! Tutto si illumina; tutto l’arco del Canale di Suez è un gigantesco albero di Natale fatto di tracianti e boati. Il rimbombo delle centinaia di cannoni che sprecano munizioni in questo modo, fa tremare la terra.


    Mi attacco alla radio ed apro sulla frequenza reggimentale. Il colonnello Spadaro si inserisce e pronuncia per me e per il comandante del V due sole parole: LITTORIO TEVERE.


    Le lacrime mi sgorgano irrefrenabili; non voglio certo piangere di fronte ai miei subordinati ed ai miei soldati, ma non riesco a fermarmi. Raduno vicino a me il Capitano Nepoti e i suoi comandanti di plotone: ragazzi; rimanete vigili; vado ad avvertire le altre compagnie che la divisione Littorio ha occupato Il Cairo. Cammino veloce, felice e leggero come bambino a natale. Ed infatti, a guardare a giro d’orizzonte tutte le bocche da fuoco dell’asse riempire il cielo di boati, botti e traccianti di ogni calibro, pare proprio di essere se non a natale, sicuramente a capodanno.


    Ora non voglio certo ancora cantare vittoria. Magari gli Inglesi adesso mandano rinforzi da tutto il medio oriente e ci ricacciano indietro, ma ragazzi; glie ne abbiamo date di batoste a stì merdosi durante questa campagna.
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    Ultima modifica: 14 Aprile 2018
  20. huirttps

    huirttps

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    L'unica cosa che non mi piace é che presto potrebbe terminare questo splendido AAR
     
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