BISANZIO 476: L' IMPERO AD ORIENTE ZENONE I: 476 - 491 Salito al trono nell' agosto 476 ricevette, come primo riconoscimento ufficiale, le insegne dell' imperatore d' occidente, Romolo Augustolo, deposto da Odoacre il 4 settembre 476. I primi anni di regno furono tranquilli e Zenone visitò le città principali dell' impero dando ordine di costruire chiese nei luoghi dove non ve n'erano, fece lastricare strade, migliorò la burocrazia e cercò il sostegno della popolazione. La maggior parte dell' impero professava la religione cristiana apostolica ma in Egitto vi erano forti minoranze di monofisiti e di pagani, e fu proprio contro di loro che Zenone inviò i suoi più abili predicatori, col compito di portare quelle regioni all' obbedienza apostolica. Una volta tornato a Costantinopoli, nell' inverno del 477, l' imperatore diede inizio alla riforma dell' esercito, portandolo il pochi mesi da 16.000 a 25.000 uomini e dividendolo in due grosse armate: Armata d' Africa, forte di 15.000 uomini Armata del Bosforo, forte di 10.000 uomini Una volta potenziato l' esercito Zenone iniziò i preparativi per la guerra contro i Vandali, stanziati sulle coste mediterranee dall' Algeria fino ai confini con l' Egitto. Fece quindi spostare l' armata d' Africa in Cirenaica e quella del Bosforo ai confini con la Dalmazia, occupata da Giulio Nepote, cacciato dall' Italia da Odoacre al momento della deposizione di Romolo Augustolo. Nepote si era proclamato allora imperatore di Dalmazia e aveva stretto alleanza con i Vandali, nella speranza di poter tornare in Italia col loro aiuto. I° GUERRA D' AFRICA: 30 maggio 478 - 6 novembre 479 Nella tarda primavera del 478 le due armate bizantine erano in posizione e la flotta da guerra, forte di 21 poderose navi, era già dislocata nel braccio di mare tra l' isola di Malta e la Sicilia, pronta a bloccare eventuali incursioni della flotta vandala. Il 30 maggio la guerra ebbe inizio con l' invasione bizantina della Tripolitania e l' attacco alle città dalmate di Narona e Siscia. Le battaglie navali e terrestri videro un' ininterrotta serie di vittorie bizantine e dopo un' anno di assedio sia Narona che Siscia, oltre che Tripoli, erano nelle mani di Zenone, il quale firmò a Butrinto la pace con Nepote sottraendogli le due città occupate. La pace con i Vandali fu firmata invece a Tripoli il 6 novembre 479 e questi ultimi cedettero a Bisanzio la Tripolitania e la Bizacena. Negli anni seguenti Zenone diede ordine di fortificare le nuove provincie edificando mura e torri, fece ripopolare le città svuotate dalla guerra trasferendovi coloni di fede apostolica dalle regioni interne dell' Anatolia. Il 23 giugno 481 Zenone si incontrò con gli ambasciatori inviatigli dal re d' Italia Odoacre e firmò con loro un formale trattato di alleanza, utile in futuro per una seconda guerra contro i Vandali. Negli anni 482-83 Zenone inviò reparti dell' esercito a sedare rivolte degli estremisti monofisiti scoppiate in Egitto, dove le conversioni pretese dall' imperatore procedevano a rilento e con gran fatica. Le rivolte furono sedate nel sangue e questo non fece altro che fomentare nuove sommosse e ribellioni via via più violente. Alla fine Zenone decise di cambiare strategia e il 20 settembre 484 firmò a Tessalonica un Editto di Tolleranza con il quale concedeva la libertà di culto nei domini imperiali giurando di non perseguitare i monofisiti che a loro volta giurarono di non attaccare i cattolici. Risolta la questione religiosa Zenone si rese conto che il suo impero aveva troppi governatori e che risultava troppo difficile gestirli da Costantinopoli. Perciò l' imperatore provvide a modificare l' apparato statale alleggerendolo e rendendolo più semplice da governare. L' impero nel 485 EDITTO DI ADRIANOPOLI: 20 ottobre 485 L' editto di riforma stabilì una generale ridenominazione delle provincie imperiali e il loro aggregamento in grandi regioni, chiamate Prefetture presiedute da un prefetto imperiale con sede nella città più importante della prefettura. Furono create 14 prefetture e i 14 prefetti furono posti sotto il diretto controllo imperiale, mentre ogni prefetto ebbe sotto il suo controllo i governatori delle varie provincie della prefettura. PREFETTURA DI DALMAZIA, con capitale Salona, comprendente 5 provincie PREFETTURA DI ILLIRIA, con capitale Butrinto, comprendente 2 provincie PREFETTURA DI GRECIA E MACEDONIA, con capitale Atene, comprendente 9 provincie PREFETTURA DI MESIA, con capitale Nicopoli, comprendente 5 provincie PREFETTURA DI TRACIA, con capitale Costantinopoli, comprendente 3 provincie PREFETTURA D' ASIA, con capitale Efeso, comprendente 5 provincie PREFETTURA DI ANATOLIA, con capitale Iconio, comprendente 6 provincie PREFETTURA DEL PONTO, con capitale Trebisonda, comprendente 3 provincie PREFETTURA DI ARMENIA, con capitale Melitene, comprendente 3 provincie PREFETTURA DI SIRIA, con capitale Damasco, comprendente 5 provincie PREFETTURA DI PALESTINA, con capitale Gerusalemme, comprendente 3 provincie PREFETTURA D' EGITTO, con capitale Alessandria, comprendente 7 provincie PREFETTURA D' AFRICA, con capitale Leptis Magna, comprendente 4 provincie PREFETTURA DEL CHERSONESO, con capitale Chersoneso, comprendente 3 provincie ( dal 490 ) Le prefetture dell' Impero Nel 486 l' esercito fu esteso a 30.000 uomini e alla fine della primavera successiva Zenone era pronto per una nuova guerra. L' obbiettivo questa volta era la cosiddetta Armenia Minor, regno indipendente ai confini orientali dell' impero, alleato con Giulio Nepote. Zenone divise il suo esercito e si preparò alla guerra. GUERRA D' ARMENIA: 25 giugno - 12 dicembre 487 La guerra fu rapidissima e vittoriosa, Nepote fu sconfitto in battaglia il 12 agosto e 10 giorni dopo la sua capitale fu conquistata dai bizantini e annessa all' impero mentre Nepote finì in esilio in terra vandala. L' Armenia Minor fu occupata completamente entro l' autunno e il 12 dicembre fu firmata la pace con la quale il re dell' Armenia Minor si sottometteva a Zenone diventando un vassallo dell' impero. L' impero dopo la guerra d' Armenia Nel 490 le regioni deserte della Scizia e della Circassia furono colonizzate dai bizantini e furono aggregate alla prefettura del Chersoneso. L' impero dopo la colonizzazione della Scizia e della Circassia ( 490 ) Le due nuove provincie furono ben presto popolate da contadini anatolici e siriani, furono fortificate e nelle città vennero edificate chiese e palazzi. Il 25 ottobre 490 Zenone visitò la capitale della Scizia appena cinta da nuove mura e consacrò la nuova cattedrale. Fu il suo ultimo atto politico. Tornato a Costantinopoli in febbraio si ammalò e il 12 aprile 491 morì dopo aver regnato 14 anni e 8 mesi. Gli successe il fratello Anastasio.
ANASTASIO I: 491 - 518 Il primo anno di regno di Anastasio fu sostanzialmente dedicato alla questione religiosa, furono inviati altri predicatori nelle regioni egiziane dove le eresie monofisite erano ancora molto praticate. Anastasio era un intransigente apostolico e non poteva tollerare eresie ed eretici in generale, sopratutto quelli che imperversavano nel suo impero. Fu così che il 28 aprile 492, con l' Editto di Nicomedia, l' imperatore annullò la tolleranza nei confronti dei monofisiti e degli eretici in generale, scatenando subito forte risentimento nelle regioni del Nilo. Ma per sua fortuna non scoppiò nessuna rivolta, anche perchè nonostante l' estensione dei territori soggetti all' eresia, il numero di monofisiti era piuttosto ridotto ormai. Risolta la questione religiosa, Anastasio iniziò i preparativi per una serie di viaggi istituzionali nelle prefetture imperiali, con lo scopo di mostrarsi ai sudditi dell' impero e anche per controllare il lavoro dei prefetti e dei governatori. All' inizio dell' estate del 493 l' imperatore si mise in viaggio con una scorta di 1000 fanti. VISITA IMPERIALE ALLA PREFETTURA D' AFRICA: 25 giugno - 30 settembre 493 La flotta imperiale, composta da 10 navi onerarie, salpò dal Corno d' Oro all' alba del 25 giugno 493 e per tutto il viaggio trovò venti favorevoli e mare calmo. Il 28 luglio l' imperatore sbarcò a Leptis Minor, capitale della Bizacena, visitò la città già fiorente, controllò i conti della regione e nei giorni seguenti si portò nei villaggi vicini dove fece edificare chiese e case, offrendo denaro ai più poveri e visitando gli " ospedali ". Il 2 agosto Anastasio ripartì via terra con la scorta lasciando la regione. Il 12 agosto entrò a Leptis Magna, capitale della Tripolitania e sede del Prefetto d' Africa, e qui si fermò per tre giorni, in attesa della flotta che seguiva il corteo imperiale in mare. Il 15 agosto il corteo ripartì verso la Sirte, nella cui capitale l' imperatore entrò il 25 agosto. Qui ricevette l' omaggio del vescovo della regione e assieme a lui visitò la maggior parte delle diocesi. Il 28 agosto Anastasio e la sua scorta lasciarono la Sirte ed entrarono il giorno dopo nella Cirenaica, giungendo a Cirene il 2 settembre. Tre giorni dopo, imbarcandosi sulla flotta, l' imperatore lasciò l' Africa e prese la via del ritorno. Il 30 settembre Anastasio tornava nella sua capitale tra il giubilo del popolo. Ma Anastasio non amava molto Costantinopoli, ritenuta troppo confusionaria e sfarzosa per un uomo come lui, amate dei campi di battaglia e delle tende militari. Era già autunno quando decise di rimettersi in viaggio. VISITA IMPERIALE ALLA PREFETTURA DI GRECIA E MACEDONIA: 23 ottobre 493 - 26 giugno 494 Anastasio partì con la scorta alle prime luci del 23 ottobre e procedendo a piccole tappe e numerose soste nei villaggi lungo la strada giunse ad Adrianopoli, capitale della Tracia Marittima, l' 11 novembre, sostando nella città e nei dintorni fino al 15. Giunto poi a Tessalonica il 4 dicembre vi pose la sua residenza per tutto il resto dell' inverno, festeggiando il Natale e l' epifania nella capitale della Macedonia. La cattiva stagione gli impedì di compiere visite nelle città della regione e fu così che il 5 febbraio 494 l' imperatore ripartì verso meridione. Il corteo imperiale giunse a Demetriade, capitale della Tessaglia, il 16 febbraio e sostò nella città per 4 giorni, consacrando la cattedrale e donando 200 pezzi d' oro per il mantenimento delle chiese cittadine. Il 20 febbraio ripartì giungendo ad Atene, capitale dell' Attica e sede del prefetto, il 12 marzo. Nei tre giorni seguenti visitò l' acropoli, ancora splendidamente conservata nonostante gli otto secoli di vita, il Pireo, le miniere d' argento del Laurion e il campo di battaglia di Maratona. Ripartendo dalla città il 15 marzo promise che prima o poi sarebbe tornato, magari per restarvi. Il 25 marzo l' imperatore giunse a Patrasso, capitale dell' Acaia, e vi rimase 10 giorni, ripartendo il 5 aprile. Dal 12 al 15 aprile Anastasio soggiornò a Kalamata, capitale della Morea e visitò le rovine di Sparta e la baia che, secondo la leggenda, era il luogo di partenza del corteo troiano con Elena. Risalendo poi il Peloponneso Anastasio si portò verso l' Epiro, giungendo nella capitale Butrinto il 13 maggio, sostandovi 2 giorni. Dal 26 maggio al 2 giugno poi l' imperatore sostò a Corfù. Imbarcatosi infine sulla flotta di onerarie ripartì per tornare a Costantinopoli, dove sbarcò il 26 giugno. Meno di due mesi dopo Anastasio ricevette un ambasceria da parte di Odoacre, che lo invitava a Roma. L' imperatore accettò l' invito e si imbarcò il 17 agosto. VIAGGIO IMPERIALE IN ITALIA: 17 agosto 494 - 16 febbraio 495 Dal 9 al 10 settembre l' imperatore fece sosta a Siracusa, il 12 ottobre giunse poi a Reggio e vi rimase 3 giorni, ripartendo via terra risalendo la penisola. Dal 6 al 10 novembre Anastasio visitò Napoli ripartendo poi lungo l' Appia dopo aver anche visitato le campagne del Vesuvio. Finalmente, il 27 novembre, l' imperatore giunse a Roma accolto trionfalmente da Odoacre e dal Papa. Anastasio prese residenza nella Città Eterna in un sontuoso palazzo messogli a disposizione da pontefice, e a Roma celebrò il Natale e le feste. Odoacre cercò di strappare ai bizantini la cessione di alcune città in Dalmazia ma Anastasio seppe resistere amichevolmente convincendo Odoacre a rinunciare alle città. All' alba del 10 gennaio 495 la flotta imperiale prese il largo dal porto di Porto e affrontando un viaggio difficile approdò dopo oltre un mese, il 16 febbraio, nel Corno d' Oro. Anastasio tornò nella sua capitale stabilmente dopo 2 anni di quasi totale assenza. I viaggi imperiali di Anastasio ( in marrone quello in Africa, in blu quello in Grecia e in verde quello in Italia ) Il 495 fu il migliore anno per l' imperatore. Il 18 marzo fu infatti firmato un trattato di alleanza con l' Armenia Minor, già vassalla dell' impero, e il 20 giugno Anastasio accolse con un gran banchetto la notizia che il re dei Gassanidi si era sottomesso ai bizantini e il suo regno di incorporato nei domini imperiali, divenendo la 15esima prefettura, quella di Nabatea, con capitale a Petra. L' impero dopo l' annessione dei Ghassanidi ( 20 giugno 495 ) Nel 496 Anastasio riprese nuovamente la via dei viaggi e in marzo si mise in marcia verso oriente. VIAGGIO IMPERIALE IN ASIA: 3 marzo - 17 luglio 496 Tra il 13 e il 15 marzo l' imperatore visitò Nicomedia, capitale della Bitinia, il primo aprile giunse a Prusa, capitale dell' Ellesponto, e vi sostò fino al 5, ripartendo poi verso sud. Il 20 aprile arrivò a Smirne, capitale della Lidia, sostandovi per 5 giorni, l' 11 e il 12 maggio visitò Attaleia, capitale della Caria e da lì si imbarcò per Rodi, dove giunse il 25 maggio sostandovi fino al 30. Il 16 giugno l' imperatore sbarcò poi ad Heraclion, capitale di Creta, e si fermò nella città e nell' isola per 4 giorni, ripartendo poi con la flotta per tornare nella capitale, dove giunse il 17 luglio. Il viaggio imperiale nella Prefettura d' Asia ( marzo - luglio 496 ) I dieci anni successivi furono i più tranquilli del lungo regno di Anastasio. Le sporadiche rivolte furono sedate dall' esercito imperiale con poche perdite mentre le conversioni alla fede apostolica divenivano più numerose. Nel 498 l' impero impero poteva dichiararsi libero da ogni forma di eresia estesa. Le minoranze monofisite ed ariane erano tenute sotto controllo e ciò permise alla pace di prosperare. L' impero libero dalle eresie ( 498 ) Nel 506 Anastasio decise che di nuovo giunto il tempo di allargare i confini dell' impero, e dopo aver saputo che attaccando i Vandali, protetti da Odoacre, avrebbe scatenato una guerra dall' esito incerto, decise di volgere lo sguardo ad oriente, dove la Persia poteva contare su numerosi alleati e vassalli. Tuttavia l' Abkazia, alleata dell' Iberia ma non della Persia, sembrava essere una preda facile e l' imperatore spostò gli eserciti schierati in oriente in modo da poter attaccare entrambi gli alleati contemporaneamente. I° GUERRA DEL CAUCASO: 20 maggio - 18 dicembre 506 Come l' imperatore aveva previsto la guerra si rivelò rapida, facile e quasi priva di perdite. Il 22 settembre l' Abkazia fu annessa e l' Iberia dovette cedere la regione costiera sul Ponto, che fu ridenominata Armenia Pontica e incorporata nella Prefettura d' Armenia. L' Abkazia invece divenne la 16esima prefettura, detta Prefettura del Caucaso. La pace finale fu firmata anche con i Sabiri il 18 dicembre. L' impero dopo la Guerra del Caucaso ( 506 ) I tre anni successivi Anastasio li dedicò alla promulgazione di riforme atte a bloccare le incursioni piratesche dei Vandali in tutte le provincie costiere dell' impero, atti di tolleranza verso le nuove popolazioni e per i loro costumi anche ad una generale riforma delle finanze. Risolte poi le questioni politiche l' imperatore riprese i suoi viaggi. VIAGGIO IMPERIALE NEL PONTO E NELLA MESIA INFERIORE: 5 aprile - 4 settembre 509 6-10 maggio visita ad Eraclea di Paflagonia e città vicine, 26-30 maggio sosta a Sinope e visita alle città della regione, 17-20 giugno visita a Trebisonda. 11-13 luglio sosta a Tyras, capitale della Scizia e visita alla regione, 5-15 agosto visita a Costantia, 24-25 agosto breve sosta a Deulitus, capitale dell' Emimonto. Il 4 settembre l' imperatore tornò nella sua capitale. Il 7 luglio 510 fu firmata l' alleanza con i Goti Crimeani, resisi indipendenti da poco dai Bulgari del Don grazie ai finanziamenti bizantini, che avevano permesso la rivolta e la liberazione del territorio. Un anno dopo l' imperatore decise di compiere un pellegrinaggio a Gerusalemme e ai luoghi santi. VIAGGIO IMPERIALE E PELLEGRINAGGIO A GERUSALEMME E IN GIUDEA: 15 luglio 511 - 5 maggio 512 L' imperatore, partito con la scorta in piena estate, giunse a Gerusalemme solo il 4 dicembre, in tempo per celebrare i riti del Natale nella Città Santa. Nei mesi di febbraio e marzo del 512 l' imperatore visitò poi Nazareth, Betlemme, il luogo del battesimo di Gesù sul Giordano e altri luoghi legati alle Scritture. Il 10 aprile l' imperatore e il suo seguito presero il mare da Giaffa per tornare a Costantinopoli, dove giunsero il 5 maggio. I viaggi di Anastasio nel Ponto e nella Mesia inferiore ( in nero ) e a Gerusalemme e Giudea ( in marrone ) Un mese dopo il ritorno giunsero a Costantinopoli i messi del neonato dominio degli Italici ( Malta e metà occidentale della Sicilia ) liberatisi dal dominio vandalo grazie all' oro di Costantinopoli. Anastasio firmò con loro un trattato di alleanza che gli garantiva oltretutto libero accesso all' Italia meridionale, quando avesse deciso di invaderla. Tuttavia Anastasio non ebbe più possibilità di fare molto. Il 4 settembre del 513 fu colto da un colpo apoplettico e le conseguenze lo resero praticamente inabile per i 5 anni successivi. Le prefetture imperiali nel 518 La morte giunse infine il 9 luglio 518. Aveva regnato quasi 27 anni. Gli successe il capo delle guardie imperiali, Giustino.
GIUSTINO I: 518-527 Il regno di Giustino fu il più breve dal 476 e anche il più piatto dal punto di vista bellico. Nel 520 l' imperatore dichiarò guerra alle tribù bolgare stanziate sulla costa settentrionale del Mar d' Azov e nel volgere di 5 mesi ( febbraio- luglio 520 ) le sottomise rendendo vassallo il regno bolgaro. Più che una guerra quella di Giustino fu considerata una sorta di rapida incursione che tuttavia portò buoni risultati. Il 15 luglio 520 Giustino ottenne un' altro risultato favorevole alla sua politica, firmando un' alleanza con il re degli Ostrogoti. L' alleanza, almeno secondo le intenzioni imperiali, sarebbe tornata utile contro il regno di Odoacre contro il quale Giustino stava preparando una spedizione dopo aver annullato il trattato di alleanza firmato 40 anni prima da Zenone. Tuttavia si rese presto conto che una guerra contro Odoacre non gli garantiva la vittoria e che anzi, le possibilità di una sconfitta erano più che ampie. Quindi Giustino cambiò fronte e decise di tentare la fortuna attaccando i Lakmidi, vassalli dell' impero Persiano, con obbiettivo quello di raggiungere il golfo persico. I° GUERRA D' ORIENTE: 15 febbraio 522 - 10 maggio 523 Giustino schierò sul confine orientale tutte le sue forze, 55.000 uomini cui aggiunse 6.000 mercenari arabi, e il 15 febbraio dichiarò guerra e diede inizio all' invasione. I primi mesi videro un' inarrestabile avanzata bizantina che occupò l' Assiria, la Corduene, la Lakmidia e la capitale imperiale di Ctesifonte. Entro la fine dell' anno però l' offensiva bizantina e armena finì col fermarsi e i persiani non ci persero tempo, inviando l' intero esercito contro gli invasori. Gli armeni cedettero immediatamente, si ritirarono nei loro domini inseguiti da 25.000 persiani che ai primi di febbraio del 523 occuparono l' intera Armenia Minor e penetrarono nell' Armenia Tigrense bizantina. A sud intento gli eserciti bizantini e persiani si scontrarono lungo le rive dell' Eufrate presso Seleucia e dopo una lunga e sanguinosa battaglia i primi dovettero ritirarsi, lasciando però una guarnigione in tutte le città occupate l' anno precedente. I persiani cominciarono a inviare contingenti ad assediarle permettendo quindi ai bizantini di ritirarsi in Siria e ricompattare le forze. Il 10 maggio 523 infine Persia e Impero Bizantino firmarono la pace di Damasco che sanciva un sostanziale statu quo tra le due potenze d' oriente. Nonostante il nulla di fatto Giustino ebbe riconosciuto il merito di aver saputo sfidare i pericolosi persiani ed uscirne relativamente indenne, pur avendo perso oltre 20.000 uomini in poco più di un' anno di conflitto. Pochi mesi dopo comunque i suoi colonizzatori riuscirono a fondare una cittadina nelle regioni fino a quel momento deserte della Sobiria e del Cherson, che divennero quindi nuove provincie imperiali incorporate nella prefettura del Chersoneso. L' impero nel 523, con i nuovi possedimenti della Sobiria e del Cherson Sul regno di Giustino nient' altro da dire. L' imperatore morì di febbri il 3 agosto 327. Gli successe il nipote Giustiniano.
Se te la giochi bene in un centinaio di anni puoi tranquillamente riunire l'Impero e poi quittare visto che nessuno riuscirà mai più a farti niente.
Purtroppo ho tentato un' attacco ad Odoacre ( al tempo di Giustino ) ma vedendo che si metteva male ho ripreso la partita dal salvataggio prima .... preferisco aspettare e avere una forte coalizione con Ostrogoti e Alamanni.
GIUSTINIANO I: 527-551 Il primo compito del nuovo imperatore fu sedare le numerose rivolte scoppiate in Egitto, Dalmazia e Nabatea, a causa dello scompiglio creato dalla politica fallimentare di Giustino. Per sua fortuna le rivolte non fecero in tempo a propagarsi e l' esercito imperiale riuscì a sedarle in pochi mesi, e al termine di un ulteriore periodo di incertezza finalmente Giustiniano potè dedicarsi alla preparazione di una nuova spedizione bellica. Inizialmente avrebbe voluto attaccare i Vandali e porre così fine per sempre alle loro continue incursioni, ma quando venne a sapere da spie e informatori che il re dei Vandali, proprio per garantirsi da attacchi dei bizantini, aveva stretto alleanza con Odoacre, e attaccarli avrebbe certamente provocato una guerra lunga, sanguinosa e potenzialmente inconcludente, preferì aspettare e dedicarsi a impegni meno gravosi. Dopo un' attenta analisi sui vicini e sulla rete di alleanze, decise di compiere una spedizione doppia: contro l' Hedjaz per occupare la regione di Tabouk, e contro lo staterello di Suakin, sulle coste del Mar Rosso porta della Nubia interna. In pratica avrebbe affrontato due guerre contemporaneamente, ma vista la debolezza delle vittime e la dimensione ridotta dello scacchiere bellico le perdite e la durata sarebbe stata minima per entrambe. E il numero di soldati impegnati risibile. Dopo aver dato ordine di spostare le due armate più vicine ( 20.000 in tutto ) disposte in Siria e in Egitto, l' imperatore dichiarò guerra. GUERRA DI SUEZ: 21 settembre 532 - 30 giugno 533 Come Giustiniano aveva previsto ( e ci voleva pure poco in realtà ) la guerra si rivelò praticamente indolore per i bizantini. L' invasione di entrambi gli obbiettivi iniziò il 21 settembre e nel giro di due mesi le regioni obiettivo erano nelle mani di Giustiniano, ma gli alleati dei paesi coinvolti ( Yemen accanto a Hedjaz e Nobatia per Suakin ) sembravano intenzionati a mandare la faccenda per le lunghe e così l' imperatore decise di contattare direttamente i paesi che aveva invaso e impose le sue condizioni. Tabouk fu annessa dall' Hadjaz e Suakin ( monoregione ) fece la stessa fine. Era il 10 novembre 532. Il 25 aprile 533 la Nobatia firmò la pace con Bisanzio che impose la vassalizzazione, mentre lo Yemen rifiutò ogni accordo fino a giugno, quando Giustiniano, pur di levarsi di mezzo quel piccolo paese sperduto offrì un compenso di 250 pezzi d' oro. Il 30 giugno la pace fu firmata e la guerra ebbe definitivamente termine. Giustiniano ebbe meno di 200 morti tra i suoi. L' impero dopo l' Incursione di Suez ( 532-33 ) Nei sette anni successivi Giustiniano, in vista di una nuova guerra contro i Vandali, portò l' esercito imperiale a 65.000 uomini, li divise in 5 armate distinte di massimo 10.000 uomini più l' armata principale composta da 15.000 uomini. Tutto questo per evitare ai suoi soldati troppo gravose restrizioni alimentari, avendo anche la cura di disporre le armate in regioni confinanti per evitare ai contadini il peso di dover mantenere troppe migliaia di uomini contemporaneamente. Sistemata quindi la questione riguardante l' esercito, Giustiniano iniziò i preparativi per la sua grande guerra contro i Vandali, che lo avrebbe consacrato come nuovo imperatore romano. Cambiò obbiettivo quando seppe che Odoacre aveva intenzione di stipulare un' alleanza con i Persiani, e poter quindi attaccare i bizantini divisi su due fronti. Perciò ordinò che tutte le armate confluissero in Dalmazia, lasciò 20.000 uomini in Africa per controllare i Vandali e altri 10.000 in Egitto per controllare i nuovi possedimenti ed evitare ribellioni. Ai 35.000 uomini rimasti aggiunse ben 15.000 mercenari arruolati in tutti i balcani e li fece imbarcare sulla flotta militare di onerarie scortata dalle 21 navi da guerra, con l' intento di sbarcarli in Puglia e di li farli risalire la penisola e attaccare alle spalle Odoacre, impegnandolo contemporaneamente con l' esercito regolare dai Balcani. Il piano fu poi perfezionato nell' autunno del 539. L' armata di mercenari sarebbe sbarcata nella metà siciliana occupata da Odoacre per aiutare gli italici, alleati dell' impero, ad occupare Siracusa. E una volta presa la città avrebbero risalito tutta la penisola puntando su Roma e Ravenna, la capitale di Odoacre, mentre l' esercito regolare avrebbe invaso l' Istria e le regioni orientali dei domini odoacriani, sostenuto da un contestuale attacco degli alleati ostrogoti che avrebbero invaso il Norico. Fatto ciò si procurò un Casus Belli e fece sapere al re d' Italia che Costantinopoli non avrebbe tollerato ulteriori contatti tra lui e i persiani. Alla risposta sdegnata e offensiva di Odoacre Giustiniano dichiarò guerra e diede inizio alle operazioni. I° CAMPAGNA D' ITALIA: 10 marzo 540 - 13 agosto 543 Le armate nei Balcani passarono immediatamente all' offensiva invadendo l' Istria e la Carniola senza trovare grandi resistenze, mentre a sud gli italici erano già sotto le mura di Siracusa e l' assediavano, anche se con difficoltà. I mercenari bizantini sbarcarono nei pressi della città in maggio e si unirono agli italici. Nel frattempo Giustiniano cominciò a sovvenzionare generosamente i patrioti italici facendoli insorgere a migliaia contro il dominio del barbaro erulo che aveva osato deporre un imperatore romano. Nel volgere di poche settimane, tra l' aprile e il giugno del 540 tutto il centro-sud dell' Italia era in rivolta e si contavano almeno 25.000 ribelli tra Roma e le Puglie. Odoacre ce la mise tutta per ricacciare gli invasori e sedare le rivolte che Bisanzio continuava a far esplodere ovunque, tenendo sempre alle corde le milizie erule al suo servizio, e alla fine dell' anno tentò di contrattaccare penetrando nei domini gotici, dai quali però fu ricacciato in breve dall' arrivo di altri 10.000 mercenari arruolati in tutta fretta proprio per l' occasione. Nel frattempo l' Istria fu occupata e i bizantini puntarono su Aquileia. Ma anche Odoacre avanzava sulla città per prevenire le manovre imperiali e i due eserciti si scontrarono nei pressi della laguna di Grado in pieno inverno, scatenando una battaglia tremenda. In soccorso dell' armata minacciata il capo delle armate balcaniche inviò i 10.000 mercenari che erano nel frattempo giunti in rinforzo dell' assedio di Emona, capitale della Carniola. Grazie a loro i bizantini inflissero la prima seria sconfitta ad Odoacre. Per tutto il 541 si susseguirono battaglie e scaramucce nella regione di Aquileia con fortune alterne, ma senza che nessuna di essere fosse strategicamente importante per la soluzione del conflitto. Odoacre, non sostenuto militarmente dai suoi alleati ( per fortuna ), tentò di offrire una pace bianca ai bizantini quando le rivolte in Italia giunsero alle porte di Roma, offerta che ovviamente Giustiniano rifiutò. Emona e Aquileia resistevano tenacemente agli assedianti e questo faceva sperare Odoacre. Stavano trattenendo le forze bizantine che altrimenti avrebbero invaso tutto il nord dell' Italia. Giustiniano diede ordine di prendere le due città quanto prima, anche perchè nel frattempo sia gli Italici che i Goti avevano firmato una pace bianca con l' erulo, lasciando l' Impero da solo. La situazione nel 542 ( i ribelli sono amici di Bisanzio ) Intanto i 15.000 mercenari, lasciata Siracusa agli Italici ( prima della loro uscita dal conflitto ) si erano portati ad assediare Neapoli, mentre Bruzio e Apulia erano occupate dai patrioti italiani finanziati dall' impero, e dopo aver preso Neapoli conquistarono gli Abruzzi e il Piceno, lasciando Roma ai patrioti. La minaccia per Odoacre era seria e il re d' Italia dovette spostare delle truppe dalle regioni orientali al centro Italia, lasciando quindi più libertà ai bizantini, rinforzati anche dai 20.000 uomini dell' Africa e dai 10.000 egiziani. Quando finalmente Aquileia cadde, nell' autunno del 542, sembrò che la guerra fosse ormai giunta all' epilogo, ma Odoacre riprese la città all' inizio dell' inverno, dopo aver sconfitto un contingente di 2.000 bizantini sotto le sue mura. Tuttavia l' antica città fu ripresa dall' impero nel gennaio del 543 e in aprile cadde anche Emona, dopo quasi 2 anni di assedio estenuante. Intanto erano cadute anche Ravenna e Firenze e ormai Odoacre poteva solo sperare che le sue truppe non cedessero di schianto all' offensiva che, ne era certo, Giustiniano avrebbe scatenato a breve mentre le rivolte dei nazionalisti e dei patrioti si facevano sempre più feroci. Ma anche Giustiniano era stanco, e aveva capito che proseguire nella guerra gli sarebbe costato troppo in uomini e mezzi e non poteva permettersi di prolungare a lungo le ostilità. Alla fine i due sovrani si incontrarono a Pola e li discussero le trattative di pace. Odoacre offriva del denaro mentre Giustiniano pretendeva le tre regioni conquistate militarmente dalle sue truppe con grande sforzo. Le ostilità intanto proseguivano e quando Odoacre seppe che i 15.000 mercenari provenienti dalla Sicilia si avvicinavano al suo campo militare presso Oderzo e che unite a tutte le altre truppe avrebbero avuto buon gioco dei suoi stanchi soldati, accettò le condizioni poste dall' impero e firmò la pace. Era il 13 agosto 543. Le conquiste a fine guerra Le conquiste furono unite nella Prefettura dell' Istria la cui capitale fu posta ad Aquileia. La guerra era costata ad entrambe le parti almeno 20.000 uomini, e se per l' impero erano perdite ancora piuttosto accettabili, per Odoacre erano assolutamente devastanti, avendo lui avuto un esercito di circa 40.000 uomini all' inizio della guerra. Metà del suo esercito era morta in guerra e altre migliaia di uomini sarebbero periti nei mesi seguenti domando le ribellioni dei patrioti. L' impero nel 543 Giustiniano potè godersi la vittoria e le conquiste per 8 anni, prima di spirare nel suo letto il 15 giugno 551, a 72 anni, dopo aver regnato per 24 anni.
Hai detto tu che alla prima guerra andata male hai ricaricato il salvataggio... lo faccio anche io quando una sconfitto comprometterebbe secoli di partita, ma con Bisanzio vuol dire azzerare qualsiasi tasso di sfida
Si, però mi è servito per scoprire il punto debole di Odoacre e infatti la guerra che gli ho fatto nella partita che ho caricato dopo ho vinto. Comunque ho perso tre salvataggi dell' imperatore Costantino III successore di Giustiniano, quindi per ora la partita è sospesa. Proprio mentre stavo per scatenare la più grande guerra tra Bisanzio e la Persia. Avevo preparato un esercito di oltre 100.000 uomini porca .... ora senza ruler non mi scende più il bad boy e quindi non posso fare la guerra e la partita è inutile. Vedremo più avanti. Questo aar riprenderà certamente. Scusate tutti davvero.
Ti tenevi il punto debole scoperto, ammettevi la sconfitta e ti rifacevi nella guerra successiva. Tanto cosa potevi perdere? La Dalmazia? Capirai...
Veramente in quella guerra che poi ho arbitrariamente saltato avrei perso Dalmazia, Nord Africa, Mesia, Medio oriente e forse anche l' Egitto. Ero sotto attacco da vandali, odoacre, persiani e barbari di oltredanubio.