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AAR: Venezia

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da King Tobja, 14 Giugno 2019.

  1. King Tobja

    King Tobja

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    Salve a tutti e ben ritrovati! Oggi proverò ad iniziare un AAR con la Repubblica di Venezia. Per me è un'esperienza nuova: sono abituato a giocare regni, e a muovermi soprattutto nell'Impero. Spero che possiate divertirvi.
    Comincerò dall'inizio del gioco, nel 1444. Venezia si trova, come sempre, stretta tra l'Impero e gli Ottomani, ma alla ricerca del dominio del mare e della ricchezza. Venezia controlla le regioni italiche del nord-ovest, Istria, Dalmazia, Durazzo, Creta, Negroponte, e ha sotto di sé i Ducati di Corfù e Naxos, come vassalli, retti rispettivamente dal Duca Carlos II Dagout e dal Duca Giacomo II Crispo.
    Userò i seguenti DLC: Art of War, El Dorado, Common Sense, Mare Nostrum, Rights of Man

    Serenissimo Doge FRANCESCO FOSCARI (5 Aprile 1423 - 20 Agosto 1445)

    Da molti anni la Serenissima Repubblica di San Marco era ormai retta dal Serenissimo Doge Francesco Foscari. Egli era stato eletto il 5 Aprile 1423, sostenuto dagli aristocratici, e nel 1444 ancora manteneva il potere con tangenti, corruzione, ma anche buon governo.
    Nel 1444 il Serenissimo Doge decise che era il momento di estendere il proprio dominio sui Balcani e sul Mediterraneo. La prima iniziativa fu l'invio di una piccola flottiglia senza bandiera nei pressi di Alessandria d'Egitto, per disturbare i commerci dei Mamelucchi e migliorare la propria posizione nel Mediterraneo. Le decisioni diplomatiche si concretizzarono, invece, nell'identificazione dei nemici in Ungheria, Bisanzio e Ottomani. Inoltre, egli si mosse rapidamente per costituire una grande Lega Commerciale: la Lega dei Consoli, perché ogni Stato membro godeva della rappresentanza di un console al cospetto del Doge. Entrarono fin da subito a far parte della Lega Albania, Cipro, Lucca, Siena e Ragusa. Infine, per completare il quadro diplomatico, il Doge decise di forzare la mano cercando un'alleanza con la Polonia, che si trovava in un momento di interregno e quindi in uno stato di debolezza diplomatica, ma comunque da buona potenza militare utile a contrastare gli ungheresi nei Balcani.
    Purtroppo, la morte lo colse improvvisamente il 20 Agosto 1445, dopo una polmonite contratta al porto. Al suo posto, fu eletto il miglior candidato possibile: Andrea Riva, sostenuto dai commercianti.

    Serenissimo Doge ANDREA RIVA (20 Agosto 1445 - 13 Settembre 1451)

    La scelta ricadde su Andrea Riva in quanto egli era, obiettivamente, il personaggio più influente e, forse, anche più capace dell'intera città. Si era mosso già nella prima giovinezza contestando alcune azioni del defunto Foscari, per poi seguirlo in determinate azioni di governo e dimostrando il proprio valore nella guerra contro i turchi. Si era seduto nel Maggior Consiglio, dando un importante contributo alla politica della Repubblica. Sostenuto dai commercianti, egli fu eletto Serenissimo Doge.
    Andrea Riva decisa di continuare sul percorso appena tracciato dal suo predecessore, del quale era senza dubbio un grande ammiratore.
    Egli decise, dunque, di saldare maggiormente i legame con alcuni membri della Lega, stipulando alleanze anche con Ragusa e con i Cavalieri Ospitalieri.
    Le cronache ritraggono Andrea Riva come un uomo di natura ardimentosa e sanguigna, che con l'età però si era fatto saggio e abile nella politica. Al momento dell'elezione, a 58 anni, era ormai maturo per fare qualcosa di importante, scevro dell'avventatezza della gioventù ma portando avanti gli stessi ideali.
    Qualcosa si mosse nel Marzo del 1447. Infatti, i turchi avevano appena attaccato Bisanzio con l'intenzione di prendere la Nuova Roma. Trovandosi costretti a combattere sulle mura della città, i bizantini erano impossibilitati a difendere la Grecia: fu così che il Serenissimo Doge decise di passare all'azione. Forte di 12k uomini, avendone lasciati 8k a Venezia di riserva, il Generale Ludovico Garda approdò sui lidi dell'Acaia e la occupò in breve tempo. Nel frattempo, però, anche la Serbia era scesa in guerra a difesa degli Antichi Imperatori. Mai tentativo fu più vano: visto che le forze turche occupavano la Morea e l'Attica, il Garda decise di muoversi in Serbia, occupando Zeta. Subito dopo, caddero senza colpo ferire Smederevo e la capitale Branicevo. Vista la situazione, il Re di Serbia chiede un armistizio, proponendo di cedere Zeta, di versare le riparazioni di guerra e 105 ducati aggiuntivi una tantum: la Serbia si ritirò così, senza onore, dalla guerra. Bisanzio si ritrovò così sola e indifesa. I turchi si erano accordati con dei legati veneziani: si sarebbero ritirati dal Peloponneso, in cambio di diverse azioni contro i Mamelucchi da parte della flotta veneziana. Caddero così Costantinopoli e l'Attica in mano ottomana, mentre poco dopo il Garda occupò anche la Morea. Bisanzio si arrese immediatamente. Andrea Riva decise però che non fosse utile annientare completamente l'Impero bizantino, perché sarebbe passato alla storia come il giustiziere della Nuova Roma. Decise quindi di rendere il Peloponneso un vassallo, sempre sotto le spoglie dell'Antico Impero, ma di ingraziarsi il Papa ottenendo la conversione di quello Stato alla fede cattolica.

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    Il Serenissimo Doge fu accolto da tutti gli onori possibile al rientro a Venezia, e con lui il fidato Generale Garda. Ma lo Stato non si amministrava da solo, e delicate questioni erano da affrontare. Il vetro di Murano fu un evento che pose il Doge di fronte alla scelta di supportare i vetrai bizantini, arrivati durante la guerra, o quelli locali. Egli scelse di supportare i veneziani, ben sapendo che questo avrebbe rafforzato enormemente la fazione delle Gilde. Grazie al loro supporto, Andrea Riva riuscì a far costruire degli ottimi mercati in città e a Verona, i due più importanti centri commerciali della Repubblica. Purtroppo, alcuni mercanti non del tutto comprensivi con le decisioni del Doge, decisero che fosse il tempo di cambiare: l'uomo che aveva fatto suo (ciò che restava de) l'Impero Bizantino cadeva avvelenato da alcuni grandi imprenditori veneziani.
    Le elezioni, però, non regalarono ai commercianti ciò che speravano: la spuntò il fratello minore di Andrea, Mosé Riva, appoggiato dagli aristocratici che erano riusciti a convincere anche le Gilde a dare il proprio assenso.

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    Serenissimo Doge MOSE' RIVA (13 Settembre 1451 - 11 Dicembre 1456)

    L'elezione di Mosé non era del tutto inaspettata. Il fratello, infatti, lo aveva già inserito nei gangli istituzionali, ed egli aveva mostrato il suo valore sia in pace che in guerra, servendo durante la guerra in Serbia. Per le sue doti militari e le sue conoscenze nell'esercito, era riuscito a guadagnare l'appoggio degli aristocratici. La carta vincente fu però dettata dagli eventi. Durante l'ultimo periodo di regno del fratello, infatti, l'Albania era caduta sotto i colpi turchi, e la Serenessima niente aveva potuto per impedirlo. La Lega aveva perso così un membro, ma soprattutto Venezia aveva perduto un potenziale vassallo con un territorio ricco di lana. Questo aveva enormemente danneggiato gli artigiani, che dall'Albania compravano ottime lane a prezzi ridotti. Tale materiale si trovava, però, in abbondanza anche nella vicina Bosnia, che era schierata in quel momento al fianco della Serbia a difesa di Smederevo contro gli ungheresi che la assediavano. Per questo, Mosé e gli aristocratici decisero di mettere al centro del loro programma una vasta campagna militare in Bosnia e, ancora, in Serbia, in modo da prendere con le loro forze ciò che i turchi avevano sottratto alle botteghe veneziane.
    Nel frattempo, anche l'Alsazia aveva fatto richiesta, accettata, per entrare nella Lega dei Consoli.
    Infine, un grande e prestigioso evento si era verificato nel porto di Venezia: all'alba del primo Gennaio 1452, era stata varata la prima caracca antica della Serenissima, il cui nome non poteva che essere San Marco.
    Purtroppo per i piani di Mosé, la guerra contro l'Ungheria fu disastrosa per la Bosnia, che dovette cedere tutte le sue province ad eccezione della Travunia. Visto il malcontendo delle Gilde, fu su questa che prontamente si accanì il Doge, per evitare che il proprio programma fallisse miseramente dopo pochi mesi. Il 14 Maggio 1453, la Bosnia si era già arresa, e scompariva dalle mappe geografiche.

    Pochi giorni dopo, il Margravio Ioannes VIII Palaiologos, di Bisanzio, chiese al Doge la possibilità di diventare una marca della Serenissima. In questo modo, disse, il prestigio dell'Antico Impero si sarebbe fatto valere sul campo di battaglia difendendo il Leone di San Marco. Il Doge acconsentì, con l'idea, che era stata del fratello, che l'eredità bizantina andava preservata.
    Nel frattempo, il Generale Ludovico Garda otteneva tutti gli onori di un grande condottiero. D'accordo con il Doge, egli guidò l'esercito della Serenissima contro Ferrara al soldo del Margravio del Brandeburgo, durante la guerra per la conquista di Sternberg tra Friedrich II von Hoenzollern e il Re-Elettore di Boemia Jiri z Podebrad.
    Il Serenissimo Doge decise invece che fosse giunto il momento di annettere alcuni dei vassalli di Venezia, e il primo della lista risultò il Ducato di Naxos. Il Duca Giacomo II Crispo, trentenne, aveva infatti indebitato il Ducato. Per questo, offrendo un posto agiato a Venezia e un ruolo nell'amministrazione della Repubblica, il Doge riuscì a convincere il giocane Duca a vendere il Ducato.
    Mentre le truppe del Garda si spostavano in Boemia per razziare i villaggi dei z Podebrad, una sfortunata caduta uccise l'ormai anziano Mosé Riva. Al suo posto, la sorte decise per l'elezione di Michele Ruzzini.

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    Serenissimo Doge MICHELE RUZZINI (11 Dicembre 1456 - )

    L'ascesa di Michele Ruzzini viene ricordata come una delle più rocambolesche della Repubblica. Egli infatti si faceva portatore degli interessi dei commercianti, che avevano riacquisito forza dopo il mezzo fallimento della politica di Mosé Riva. I voti, però, stavano per convergere verso il rappresentante delle Gilde, che però il giorno stesso dell'elezione morì di colpo per un infarto. Nella difficoltà di trovare un nuovo candidato per quella che era la fazione più potente in quel momento, il Ruzzini si propose di provvedere a portare avanti le istanze anche delle Gilde, ottenendo il loro appoggio e l'elezione.
    Subito egli terminò l'acquisizione del Ducato di Naxos, che si concluse il 4 Maggio 1457, azione ben vista da parte dei commercianti che bramavano le ricchezze dell'arcipelago dell'Egeo.
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    Nel mentre, la Lega dei Consoli si espandeva sempre più a nord, coinvolgendo la Lorena e Augusta. Questi piccoli principati tedeschi vedevano infatti in Venezia una garanzia per i propri investimenti, mentre la Repubblica avrebbe ottenuto un maggiore potere commerciale.
    Il tempo passava blando nella Serenissima, mentre il Doge progettava le proprie mosse politiche. Coadiuvato dai validi consiglieri Enzo Schio, per l'esercito, e Carlo Rovigo, per la marina, egli programmava le mosse militari, mentre il (meno) valido Sebastiano d'Alviano tentava di far quadrare i conti della Repubblica, gravati dalle spese della corte ma anche da un esercito che San Marco non era abituata a foraggiare. Il Maggior Consiglio riteneva però d'obbligo mantenere pronte le truppe, dato che in Bosnia la situazione interna si faceva incandescente. Manipoli di ribelli avevano infatti assaltato alcuni commercianti, seminando scompiglio per le strade di Trebinje, il capoluogo della Travunia.
    Inoltre, il 1° Marzo 1460 il Doge decise di annettere Corfù direttamente ai suoi domini. Il Duca, infatti, aveva chiesto un posto a corte per andarsene da quelle isole, belle ma di poco prestigio. Il confine con i turchi lo spaventava non poco, per cui il Doge accettò la sua offerta e procedette all'integrazione.
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    Le cose non si mossero per molto tempo, mentre la Repubblica prosperava nei suoi commerci e il Doge si godeva il proprio regno. Qualcosa si mosse quando il Papa scomunicò il Doge di Genova Isnardo Grimaldi di Busca. Quindi, un'alleanza variegata composta da Firenze, Stato Pontificio e Ungheria ne approfittò per sottrarre alla Repubblica ligure il dominio sulla Corsica, a favore dei fiorentini. Contemporaneamente, Milano muoveva guerra per la scomunica contro gli stessi genovesi. Il Generale Ludovica Garda non si fece pregare, mettendo le truppe della Serenissima al servizio della potenza rivale ligure per decimare le truppe ungheresi.
    Ma i problemi erano principalmente all'interno della corte del Doge. Il Consiglio del Dieci, infatti, un'istituzione potentissima, stava prendendo troppo potere. I suoi membri davano ordini e gestivano alcuni aspetti cardine della Repubblica senza tenere di conto dell'autorità del Ruzzini, il quale se ne indispettì. Ma questo ai Dieci non interessava. Questi uomini avidi di potere stavano tentando di sovvertire le istituzioni repubblicane. Una sera, mentre il Doge si recava alla propria abitazione, un sicario tentò di accoltellarlo alle spalle. Per fortuna, un uomo che conversava con il Ruzzini sulla via di casa se ne accorse, salvando la vita al suo signore. Da quel momento, nonostante le responsabilità non fossero state accertate come dei Dieci, il Doge riuscì a perorare la causa di un pericolo imminente per la Repubblica. La soluzione adottata fu una stringente legge che legasse le mani all'operato dei Dieci, grazie all'orazione che permise al Doge portare dalla sua parte l'opinione del Maggior Consiglio. Questo evento rinsaldò le istituzioni repubblicane, che per un attimo avevano rischiato il collasso a favore di un governo oligarchico.
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  2. albertismo

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  3. King Tobja

    King Tobja

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    Eccoci alla seconda puntata. La scorsa volta, diversi soggetti variamente preparati si erano succeduti alla carica di Serenissimo Doge, procedendo ad importanti acquisizioni territoriali. L'ultimo della lista era Michele Ruzzini, il quale aveva annesso Corfù direttamente ai domini di San Marco e aveva sventato la temibile ascesa del Consiglio dei Dieci, che aveva tentato di sovvertire le istituzioni repubblicane. Vediamo cosa accade.

    Serenissimo Doge MICHELE RUZZINI (11 Dicembre 1456 - 11 Febbraio 1474)

    Dopo aver sventato i tentativi di acquisizione del potere da parte del Consiglio dei Dieci, il Serenissimo Doge era impegnato nel programmare le prossime mosse, ma un evento compromise decisamente i suoi piani: la guerra.
    Nel 1466, infatti, un ambasciatore ottomano si presentò alle porte della città. Inizialmente, il Doge ritenne che fosse venuto a trattare accordi commerciali, ma prontamente fu smentito dallo stesso nuncio: egli recava un ultimatum, in quanto il Padiscià Mehmet II Fatih Osmanoglu intendeva ottenere per sé la provincia di Durazzo, per completare la conquista dell'Albania e avere un importante porto sul Mediterraneo. Il Doge si consultò preoccupato con i suoi consiglieri, ben sapendo che rifiutare una tale richiesta da parte dei turchi all'apice della propria potenza avrebbe seriamente compromesso lo sviluppo della Serenissima, e che le proprie truppe non erano minimamente pronte ad affrontare quelle degli infedeli. Al contempo, sperava che la grande lega che era stata allestita, con l'aiuto della Polonia, avrebbe potuto bilanciare lo strapotere turco. Forte della supremazia numerica, decise quindi di rifiutare l'ultimatum. La guerra imperversò per anni, e le casse della Repubblica si svuotavano ogni giorno di più. Il Doge dovette ben presto ricorrere a prestiti. Un momento cruciale della guerra fu la Battaglia di Nafplio, in Acaia. Qui 15k soldati veneziani subirono una disfatta contro i 18k turchi.
    Nel frattempo, la Polonia era stata aggredita dall'Ordine Teutonico, e il Doge per tenersi stretto il più importante alleato che avesse decise comunque di partecipare, pur senza inviare effettivi.
    La disfatta contro i turchi sembrava sicura, per cui il Doge decise di investire tutte le risorse a sua disposizione.
    Purtroppo, la morte lo colse sul campo di battagli il giorno 11 Febbraio 1474.

    Serenissimo Doge FABRIZIO PRIULI (11 Febbraio 1474 - 1 Giugno 1485)

    In fretta e furia fu nominato un nuovo Doge, aristocratico con forti capacità militari. Egli, tentò una disperata riconquista delle regioni più facili da catturare. L'operazione portò alcuni frutti sperati, tanto da arrivare ad una pace che, seppur pesante, era migliore di quanto si potesse sperare. I negoziati terminarono il 22 Febbraio 1475: Venezia, oltre a pagare 394 ducati e i risarcimenti di guerra, fu tenuta a cedere le province di Zeta, Negroponte, Naxos, Corfù (che nel frattempo si era ribellata), e Acaia. Così, il Doge riusciva a mantenere il controllo sull'importante porto di Durazzo e teneva in vita Bisanzio, mantenendo la fortezza di Mystrans, in Morea.

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    Venezia rimaneva, comunque, la maggiore potenza commerciale nei nodi di Venezia e Ragusa, nell'Adriatico, e la seconda dopo i turchi in quello di Costantinopoli.
    Ripristinare la situazione dopo la disastrosa guerra si rivelò tutt'altro che semplice. I prestiti erano circa 25, un numero esorbitante per le casse vuote della Serenissima. Ma, piano piano, il Doge riusciva a tenere a freno le problematiche. Il nemico turco era solo sopito, per cui egli iniziò una vasta opera di finanziamento, con ciò che aveva, di ribelli in tutto l'Impero Ottomano. Nel frattempo, decise di sviluppare la ricerca in ambito militare, guardando alle idee di qualità, che potessero migliorare contemporaneamente il piccolo esercito e la grande marina, rendendoli più efficienti.
    Un importante evento si verificava nel frattempo nel Sacro Romano Impero: dopo decenni, per la prima volta veniva eletto un imperatore non austriaco. Ascese così al soglio imperiale il Re di Boemia, Jirì z Podebrad.

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    Il primo Ottobre 1484, saputo di una nuova alleanza siglata tra il Doge e la Polonia, il Padiscià turco decise di avvertire i veneziani a non intraprendere alcuna guerra. Ma l'unica guerra a cui il Priuli avrebbe voluto partecipare era esclusivamente contro i propri nemici infedeli. Purtroppo, il 14 Aprile 1485, Milano dichiarò guerra alla Serenissima.
    Il Doge rimase sconvolto dall'avvenimento, perché le truppe non erano ancora state reclutate e le casse erano ancora una volta vuote. La coalizione offensiva, per la conquista di Brescia, era composta da Milano, Francia, Savoia e Francoforte. A difesa del Leone di San Marco si schierava la Lega dei Consoli, con la Polonia.
    La notizia fu presa talmente male dal Doge che, all'età di 72 anni, fu colpito da infarto. Dopo quasi un mese di sofferenza, egli morì nel suo letto il giorno 1 Giugno 1485. Al suo posto, data la situazione critica, fu eletto l'aristocratico Vitale Sugaina.

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    Serenissimo Doge VITALE SUGAINA (1 Giugno 1485 - )

    Vitale Sugaina era nato alle porte della Laguna, da una famiglia nobile, i Sugaina, appunto. Iniziato alla vita militare, aveva partecipato alle disastrose battaglie nei Balcani contro i turchi, uscendone con vistose ferite ma con un'esperienza militare incredibile. Per questo motivo, fu scelto per guidare la Serenissima alla morte del Priuli.
    La guerra infuriava nel Veneto, e i milanesi occuparono senza colpo ferire la città di Brescia. Durante l'assedio di Treviso, però, i soldati di Sant'Ambrogio furono attaccati da un contingente polacco, giunto in soccorso della città al comando direttamente del Re di Polonia Wladyslav IV. L'arrivo di rinforzi francesi sembrava poter giungere in tempo per scongiurare il peggio per i milanesi, ma la tattica polacca riuscì ad evitare che le forze si congiungessero e l'esercito dei Mielzynski sconfisse i due contingenti separati. Il 23 Febbraio, a Verona, si registrò una situazione simile, in cui i soldati polacchi sbaragliarono quelli francesi.

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    Brescia fu ripresa il 19 Maggio 1486, da truppe veneziane e polacche. Ma il 26 Agosto, sempre a Verona, una grandissima battaglia che coinvolse quasi 80k uomini vide l'importantissima vittoria degli attaccanti. Il 6 Ottobre 1487, a Presburgo, un'ulteriore grande battaglia vide stavolta la vittoria dei difensori. Lo stesso avvenne a Graz il 2 Gennaio del 1488, e ancora a Treviso il 10 Giugno. Il 17 Agosto, Brescia era di nuovo liberata dagli invasori.
     

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