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AAR Stato Pontificio

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da alberto90, 7 Aprile 2016.

  1. alberto90

    alberto90

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    TU ES PETRUS ET SUPER HANC PETRAM
    AEDIFICABO ECCLESIA MEA

    ( Storia politica dello Stato della Chiesa e dei successori del Beato Pietro )

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    PROLOGO
    Molti accadimenti si sono susseguiti dal giorno in cui il Signor nostro Gesù Cristo affidò al Beato Pietro il Suo gregge. La Chiesa di Dio è stata perseguitata, i suoi capi martirizzati per la fede, i suoi membri dispersi o catturati. Ma sebbene sia stato versato molto sangue in nome di Gesù, il popolo di Dio non è stato distrutto come i pagani desideravano e anzi, proprio per questa fede e per merito della misericordia del suo Pastore celeste, il gregge dei credenti si è andato ingrandendo e i suoi membri si sono accresciuti fino a formare una vera moltitudine di figli. Quando poi il grande imperatore Costantino, illuminato da Dio stesso, ha concesso ai cristiani la libertà di culto, il popolo degli eletti si è diffuso ovunque nel mondo conosciuto e il nome di Gesù si è imposto sulle false divinità dei pagani.
    Poi l' impero di Roma, che esisteva da mille anni, è caduto a causa della sua corruzione e della dissolutezza dei suoi costumi, i barbari sono divenuti padroni e la Chiesa, liberatasi del giogo dell' impero, è divenuta un' autorità non solo religiosa ma politica. I successori del Beato Pietro si sono corrotti e sono presto divenuti dei veri sovrani temporali, spinti più dall' ambizione che dalla fede hanno usato il Trono di Pietro per i propri interessi, maneggiavano denaro come vili mercanti di stagno, arricchivano chiese togliendo risorse al popolo e affamavano il popolo per arricchire se stessi e le loro famiglie. Si davano al gozzoviglio e alla lascivia, trattavano i sovrani come servi abusando del potere che essi stessi si erano creati comprando l' elezione e sprofondavano sempre più nella perversità.
    I pochi Pontefici meritevoli di essere innalzati sul Soglio erano spesso manovrati dai corrotti potenti romani, o usati dai vari re e imperatori come semplici messaggeri e ambasciatori. Alcuni finirono martiri per non rinnegare la purezza degli insegnamenti divini, altri riuscirono a restituire alla Chiesa un poco di credibilità e onore, ma furono poche e spesso fulminee comete di santità in una tenebra di peccato e corruzione.
    Vi sono stati Papi assassini e crudeli, sterminatori di cristiani e di pagani, violenti e iracondi, vi sono stati beati uomini di Dio interessati al bene del gregge più che al proprio, vi sono stati vili ed eroici, lunghi governi e brevissimi regni.
    Ed ora, in questo anno del Signore MCDXLVIII, la Chiesa è ancora in piedi, anche se priva del suo capo. Il gregge è senza guida, in un momento di grandi travagli. Tutti confidiamo che il prossimo conclave dia a Santa Romana Chiesa un Pontefice degno di essere pastore e guida di una moltitudine di credenti, eletti da Dio stesso quali figli prediletti.

    Dalla " Vitae de Romanorum Pontifices " di Marcello Tomacelli, Vescovo di Porto e Patriarca latino di Gerusalemme
     
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  2. alberto90

    alberto90

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    Piccola nota OFF GAME: siccome nel gioco non è sviluppato a dovere il sistema del conclave ( che spesso durava mesi ) e dopo la morte di un pontefice subito ne viene un' altro, nel testo saranno presenti discrepanze tra ciò che scriverò e le immagini che saranno inserite. Il tutto per dare un senso e una credibilità all' intera storia. Spero capirete.

    PAPATO DI NICCOLO' V, 1447 - 1463
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    Il 12 gennaio 1447 muore nel Palazzo Vaticano Eugenio IV dopo 16 anni di pontificato. I 14 cardinali presenti a Roma, di cui tre francesi e quattro italiani ( cioè provenienti da sedi episcopali dello Stato Pontificio ), dopo le solenni esequie avvenute il 22 gennaio, entrano in conclave il giorno seguente per eleggere il suo successore.
    La " lotta " si polarizza sui due schieramenti principali in seno alla Curia: quello filofrancese, che conta sull' appoggio di tutti i cardinali legati ai paesi amici della Francia; e quello filo imperiale, che invece è composto dai cardinali provenienti dai paesi dell' impero germanico.
    Tra i due, col tempo, finisce per imporsi un terzo schieramento: quello filoitaliano, composto dai cardinali legati allo Stato Pontificio e dai paesi estranei all' impero o ostili alla Francia.
    Dopo un mese di scrutini andati a vuoto i cardinali finiscono col cercare un compromesso per uscire da quella impasse e il 23 febbraio viene finalmente eletto il nuovo Romano Pontefice.
    Si tratta del cardinale Tommaso Parentucelli, nato a Orvieto ( quindi in territorio papale ) nel 1398. Dopo un' infanzia difficile, orfano di genitori, viene affidato ad uno zio prete che lo conduce con se a Roma. Li il Parentucelli scopre la vocazione, entra in seminario e viene consacrato curato nel 1421. Martino V, venuto a conoscenza delle grandi qualità del giovane prelato, lo nomina vescovo di Perugia nel 1430 ( a soli 32 anni ) e lo invia legato apostolico nella Repubblica di Venezia.
    Nel 1442 Eugenio V, veneziano, lo consacra cardinale vescovo di Santa Sabina e ne fa il suo inviato particolare prima in Bosnia e poi in Aragona. Divenuto presto il leader dello schieramento filoitaliano nel conclave di quel 1447 ne esce eletto Papa. Ha solo 49 anni.
    Assume il nome di Niccolò V ed è incoronato il primo marzo.


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    Appena eletto il pontefice attua subito una drastica riforma statale. Lo Stato Pontificio si estende dal Lazio alla Romagna, comprendendo anche il ducato di Montefeltro, formalmente vassallo ma già ufficialmente facente parte dei possedimenti petrini, oltre all' enclave di Avignone. Il pontefice crea cinque regioni ecclesiastiche ( Lazio, Valle del Tevere, Marca Anconitana, Romagna, Montefeltro e Contado Venassino ). A capo di ogni Regio viene posto un cardinale vescovo cui sono sottoposte tutte le abbazie, monasteri, priorati e parrocchie comprese entro quella Regio.

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    Una volta assunto concretamente il potere, Niccolò V comincia a lavorare per rendere più sicuri i confini del suo stato, esposti a sud alla minaccia dei napoletani ( vassalli degli aragonesi ) e a nord dalle mire imperiali. Pur essendo Pastore e Padre dell' intero popolo cristiano, il pontefice sa bene che la neutralità politica può essere un vantaggio solo se si dispongono delle forze militari sufficienti per difendere autonomamente lo Stato da aggressioni esterne. E siccome l' esercito pontificio non è in grado di proteggere Roma e il Papa da solo ( per contando 18.000 uomini ) è necessario legarsi diplomaticamente a nazioni forti, le cui truppe possano essere d' appoggio alla sicurezza del Vicario di Cristo.
    Così, dopo mesi di trattative, l' 8 maggio 1448 il Papa e il Serenissimo Doge di Venezia stipulano un formale trattato di alleanza, difensiva e offensiva. Il pontefice assicura alla Repubblica un appoggio militare di non meno di 10.000 uomini, mentre la Repubblica garantisce al Papato tutte le sue forze militari terrestre e navali qualora lo Stato della Chiesa sia aggredito da potenze estere non legate a Venezia.
    Due mesi più tardi, il 6 luglio, viene firmata l' alleanza tra il Papato e il regno di Bosnia, che il pontefice conosce bene essendoci vissuto per qualche anno.


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    Infine, per completare l' opera, il Papa convince anche il Doge della Repubblica di Ragusa ad unirsi alla Lega e firma con lui un trattato di alleanza il 28 febbraio 1449.

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    I successivi 8 anni trascorrono senza che ne il Papa ne Venezia debbano intervenire militarmente l' uno in difesa dell' altro e il Papa può dedicarsi tranquillamente alla riforma della Chiesa, stabilendo regole più rigide riguardo all' elezione papale, continuando a vietare il concubinato per i preti e le consacrate, costringe i cardinali ad un giuramento con il quale si impegnino a non accumulare ricchezze e riesce a mantenere tranquille le turbolente famiglie aristocratiche romane, sempre in lotta l' una contro l' altra per il controllo del potere laico nella città.
    I Colonna, gli Orsini, i Della Rovere e i Farnese inviano i loro rappresentati al cospetto del pontefice e giurano di non scatenare tumulti ne in città ne nella campagna e si impegnano anzi a combattere uniti per mantenere sicure le strade che portano a Roma, sempre infestate da briganti e banditi.
    Condanna con la bolla " Rex Majestatis " resa nota il 5 ottobre 1455 tutte le eresie ancora circolanti nel mondo cristiano e con il breve " Super Petri Solio " del 14 marzo 1556 annuncia che presto sarà indetto un concilio ecumenico per discutere su come avviare effettivamente la riforma della Chiesa.
    All' inizio dell' anno successivo, dopo mesi di tensioni di confine, il pontefice invia una nota ufficiale al duca di Ferrara annunciando di rivendicare Ferrara come possedimento della Chiesa. Questa mossa fornisce al Papa un valido casus belli permamente contro il ducato estense e costringe il duca a tentare la via diplomatica per allontanare la minaccia di Roma.
    Il 14 luglio 1457 muore l' ultimo duca di Montefeltro, privo di eredi. Nel suo testamento devolve quindi il ducato al Papa che potrà farne ciò che meglio crede. Niccolò V entra dunque in possesso del ducato che affida a Giovanni Colonna in qualità di vicario pontificio e governatore.

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    Nel 1458 infine, dopo oltre un decennio di quiete, il nuovo Doge dichiara guerra al re di Ungheria per il possesso della provincia costiera di Lika, compresa tra la Dalmazia e l' Istria, entrambi possedimenti veneziani.
    Il Papa è chiamato naturalmente ad intervenire in aiuto dell' alleato e il pontefice naturalmente non può ne vuole tirarsi indietro. La guerra coinvolge quindi Venezia, Stato Pontificio e Naxos, stato vassallo della Repubblica, mentre dall' altra parte si trovano Ungheria, Genova, Mantova e Ordine Teutonico. La coalizione Ungherese è leggermente in vantaggio in quanto potenza militare sia terrestre che navale, ma Venezia dispone di navi migliori e di uomini più addestrati e il papa possiede gli svizzeri, che sono i migliori combattenti del mondo.
    Il 12 febbraio 1462 scoppia quindi la prima guerra veneziana per Lika.

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    Pochi mesi dopo, il 18 aprile, la Repubblica di Lucca, confinante con Genova, si unisce all' alleanza militare con il papa, pur restando neutrale nel conflitto ma garantendo il diritto di transito all' esercito pontificio sul suo territorio. Le milizie pontificie possono quindi invadere direttamente il territorio di Genova senza dover rischiare la flotta, al momento ancora ancorata a Civitavecchia.
    Quando però ai primi di maggio giungono a Roma alcuni inviati dalla Corsica ( possedimento genovese in continua lotta per l' indipedenza ) che invitato esplicitamente il Papa a mandare uomini per occupare l' isola, lasciata sguarnita di truppe e difese dai genovesi, impegnati nella lotta contro i rivali di sempre veneziani nell' Egeo.
    Il Papa pensa di occupare la Corsica e poi, al momento opportuno, chiedere al Doge di includere nelle condizioni di pace, il passaggio dell' isola da Genova allo Stato Pontificio. Da ordine quindi alla flotta di salpare con un esercito di 7.000 uomini che sbarca senza problemi a Bastia il 3 agosto 1462 e il giorno 15 ha già completato l' occupazione dell' Isola, accolto con favore dalla popolazione locale.

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    L' anno dopo, mentre la guerra infuria in tutto l' Adriatico, nell' Egeo e nel Nord Italia, il re d' Ungheria invia al Pontefice un duro ammonimento nel quale si fa presente che il Vicario di Cristo in terra dovrebbe mirare alla pace universale e non ad accumulare potere e conquiste ne tantomeno a sostenere guerre, specialmente tra nazioni cristiane. E' in pratica una messa in stato d' accusa per il Papa e la sua politica e Niccolò V, che già di suo mal sopporta gli ungheresi, interviene con durezza.
    Il 27 aprile 1463, con la bolla " Omnipotens Dei Gloria " scomunica il sovrano ungherese sciogliendo i sudditi dal giuramento di fedeltà al loro sovrano. Con questa mossa spregiudicata il Papa spera che le nazioni confinanti ( Boemia, Polonia, Austria, Bosnia e Serbia ) attacchino lo scomunicato costringendolo a disperdere le sue forze e consentire ai veneziani di conquistare la regione contesa e di ottenere una pace favorevole. Il Doge naturalmente invia una nota di ringraziamento all' alleato e si impegna per assicurare al Papa il possesso della Corsica nel corso delle future trattative di pace.

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    Il 24 giugno cominciano le defezioni all' interno della coalizione ungherese. Il duca di Mantova, che pure confinando con Venezia non ha mosso il suo esercito contro la Repubblica, firma la pace separata annullando i suoi legami con Milano e l' Ungheria e pagando a Venezia la somma di 1260 ducati d' oro.
    Pochi giorni dopo Niccolò V cade malato proprio mentre sta per partire per la Corsica, dove intende visitare la popolazione e assicurarsi la fedeltà dei suoi nuovi " possibili " sudditi ancora prima che la pace sia in vista.
    Il Pontefice non la vedrà, ne entrerà mai in possesso della Corsica: muore il 25 luglio 1463 a 65 anni, dopo 16 anni di governo.
    Roma è sede vacante.
     
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  3. Gamby

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    Molto avvincente! Aspetto il seguito
     
  4. mattia I visconti

    mattia I visconti

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    Molto bello. Ho solo una domanda: che DLC usi?
     
  5. alberto90

    alberto90

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    Woman in History ... e la mod Balanced.
     
  6. mattia I visconti

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    Comprati qualche DLC ai prossimi saldi. Te lo consiglio, mio zio lavora per Steam.
    Che cosa apporta la mod?
     
  7. alberto90

    alberto90

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    Diciamo che l' unica cosa che ho capito è che le barriere montane hanno pendii più dolci e i confini sono un po' diversi. Ma niente di straordinario. E' l' unico che riesco a usare con queste nuove versioni .... Ho anche la Extended ... ma ho scoperto che con gli scenari più vecchi ( tipo l' impero romano ) ci sono alcune regioni che appartengono a ottomani, cinesi, inglesi, francesi ... insomma, territori in pieno impero che non centrano nulla.
     
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  8. alberto90

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    PAPATO DI GREGORIO XIII, 1463 - 1466
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    Sebbene il clima di guerra imponga un' elezione rapida di una personalità forte e possibilmente sana, i cardinali riuniti in conclave dalla sera del 3 agosto 1463 sono ancora una volta divisi tra filofrancesi, filoimperiali e filoitaliani.
    Dopo 27 giorni, il 30 agosto, questi ultimi riescono a far eleggere grazie al supporto dei veneziani il cardinale prete di Santa Susanna, Pietro Tomacelli, nato vicino a Frosinone nel 1406 da una famiglia di nobili decaduti.
    Dopo aver studiato a Roma e aver preso gli ordini nel 1431, Tomacelli inizia una rapida carriera ecclesiastica: nel 1442 è vescovo di Orvieto, l' anno dopo è inviato come legato in Sassonia e Boemia, nel 1446 è inviato in Portogallo dove resta fino al 1451. Tornato a Roma viene consacrato cardinale da Niccolò V col titolo di Santa Susanna nel 1453 e cinque anni dopo diventa Segretario di Stato, titolo che mantiene fino all' elezione al Soglio Petrino del 1463.
    E' incoronato l' 8 settembre e assume il nome di Gregorio XIII.


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    La prima preoccupazione del nuovo pontefice, che non è molto portato per la guerra e che ha qualche conto in sospeso con Venezia, è di portare lo Stato Pontificio fuori dal conflitto in corso, anche a costo di rinunciare alla Corsica.
    E infatti a metà ottobre il Papa ordina alla sua flotta di imbarcare il corpo di occupazione dell' isola e di riportarlo a Civitavecchia in modo da permettere ai genovesi di riprendere la Corsica. Ma il 15 ottobre i genovesi intercettano le navi del Papa a largo di Bastia e la battaglia che ne consegue sancisce una disfatta per la flotta pontificia che è totalmente affondata.


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    La guerra però prosegue. Il Papa non riesce a convincere gli alleati veneziani a permettergli di firmare una pace separata e il 26 aprile 1464, dopo 615 giorni di blocco, il grosso dell' esercito papale entra in Genova, finalmente occupata.

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    Pochi giorni dopo, l' 11 maggio, Venezia e Genova concludono la pace ( alle cui trattative il Papa non è nemmeno stato invitato ): Genova paga la somma di 10.500 ducati alla repubblica rivale e annulla tutti i trattati con l' Ungheria.
    Al Papa non è concesso nulla, sebbene siano state le truppe pontificie ad occupare la Corsica per tutto il periodo della guerra e ad essere entrate in Genova. Gregorio XIII ne approfitta per aumentare il suo astio personale verso Venezia ma viene dissuaso dall' annullare l' alleanza con la Repubblica veneta, che nonostante tutto resta l' unico vero baluardo difensivo e l' unica vera protezione per il Patrimonium Petri.

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    Nel successivo biennio non accade nulla di fondamentale. Il pontefice crea vari cardinali nel corso di due concistori e rende noti alcuni Brevi, con cui si condanna la stregoneria e l' eresia, e si accorda ai missionari francescani e domenicani la libertà di evangelizzare congiuntamente in uno stesso regno.
    Il pontificato di Gregorio XIII sostanzialmente viene ricordato solo per la sua brevità e per il fallimento della sua politica estera.
    Il Papa muore a Roma il 9 maggio 1466, all' età di 60 anni e dopo un governo di meno di 3 anni.
    Viene sepolto sotto la vecchia basilica vaticana assieme agli altri suoi predecessori.
     
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  9. alberto90

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    PAPATO DI PAOLO II, 1466 - 1475
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    Con la guerra contro l' Ungheria ancora in corso, sebbene ormai sia giunta alle fasi cruciali e conclusive, il Collegio cardinalizio sa di non potersi permettere una lunga sede vacante: serve un Papa deciso, giovane e dalle idee chiare per guidare la Chiesa in un periodo tutt'altro che semplice.
    Il conclave iniziato il 19 maggio però, a causa della solita divisione tra le fazioni presenti, si protrae per ben più di un mese e solo il 28 giugno la scelta cade su Guillame Grimoard, arcivescovo di Tolosa, cardinale di San Sebastiano fuori le Mura e uomo di fiducia della monarchia francese.
    La fazione filofrancese, approfittando delle divisioni interne a quella filoimperiale e col tacito appoggio di quella filoitaliana, è alla fine riuscita a far eleggere il suo rappresentante di spicco, ma i cittadini romani che notoriamente detestano chiunque non sia italiano o romano, non prendono bene l' elezione di un francese e, temendo una nuova " cattività avignonese " pongono l' assedio al Laterano, impedendo che il nuovo pontefice possa trasferirsi al Vaticano per essere consacrato. Solo il 2 luglio, grazie alla mediazione dell' ambasciatore francese, i cittadini levano il blocco e giurano fedeltà al romano pontefice, accompagnandolo in corteo al vecchio Vaticano dove il giorno stesso viene consacrato e incoronato. Assume il nome di Paolo II.


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    Guillame Grimoard è dunque nato nei pressi di Albi, in Francia, nel 1411 da una famiglia della piccola borghesia rurale. Entra nell' ordine domenicano all' età di 17 anni e viene ordinato prete nel 1434. Divenuto ben presto segretario dell' arcivescovo di Tolosa ne diviene il successore quando questi muore nel 1443 e tre anni dopo è inviato come nunzio apostolico in Scozia dove resta fino al 1455.
    Nominato cardinale col titolo di san Sebastiano fuori le Mura da Niccolò V nel 1459 conserva anche il titolo di arcivescovo di Tolosa, benché nella sede tolosana abbia esercitato per meno di tre anni e abbia nominato come rappresentate il suo segretario.
    Una volta consacrato, Paolo II si da subito da fare per accelerare i tempi della pace e invia un contingente di 3.000 uomini in Ungheria per dare una mano alle truppe veneziane impegnate nella lenta ma costante conquista dei principali capisaldi ungheresi.
    Le truppe pontificie si distinguono nella conquista sabauda di Zagabria ( avvenuta quando la sede era ancora vacante ) e, rinforzate dagli uomini inviati dal Papa, avanzano verso il Danubio senza trovare ostacoli.
    Il 4 agosto entrano in Varazdin, il 20 settembre occupano Somogy e solo il 19 ottobre, raggiunti da altri 4.000 uomini, intercettano un piccolo contingente ungherese nei pressi di Bekes. I 1.000 magiari sono spazzati via al prezzo di 450 pontifici.
    Il 24 novembre questi occupano anche la città di Bekes e l' 8 gennaio 1467 prendono Torontal, ai confini con la Serbia. Il 3 febbraio avviene un nuovo scontro tra pontifici e ungheresi nuovamente a Bekes e ancora una volta i magiari sono spazzati via.
    Tre giorni dopo, dopo settimane di trattative, il re di Ungheria e il Doge veneziano si incontrano a Lika, alla presenza dell' inviato del Papa, e firmano la pace: Venezia si accontenta di ricevere un pagamento di 21.000 scudi d' oro, ma non rinuncia alle sue pretese sulla regione di Lika. Al Papa, che pure tanto ha fatto per aiutarli, i veneziani non concedono nulla, nemmeno un piccolo rimborso spese.


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    Paolo II si consola creando nuovi cardinali ( di cui solo uno francese ) e dando mano alle riforme. Si dedica con passione alla rifioritura artistica di Roma chiamando nell' Urbe i migliori maestri in circolazione, fa decorare altre stanze del Vaticano, fa restaurare molte chiese e spende somme enormi per ricostruire mura e opere difensive nelle principali città dello Stato.
    Il 14 giugno 1469 muore il Confaloniere di Santa Chiesa, il generale delle truppe pontificie, Pio Piave e il pontefice decide di non nominare nessuno al suo posto e di lasciare le sue truppe acquartierate nelle varie fortezze dello Stato. Promulga un decreto che impone alle sue truppe di mantenere un contegno degno sempre, in tempo di pace e di guerra vietando loro la visita a taverne e bordelli, che sono chiusi. Le prostitute sono cacciate dalle città e costrette a rifugiarsi nelle campagne, dove spesso sono vittime dei banditi, la cui minaccia non viene mai meno nonostante i numerosi decreti e le severissime pene commutate per contrastare il brigantaggio.
    Il 18 ottobre 1470 Paolo II e il signore di Firenze, Lorenzo de' Medici detto il Magnifico, stipulano un formale trattato di alleanza, difensiva e offensiva. Assieme all' alleanza con Venezia e all' amicizia di Milano, l' alleanza con Firenze e la Toscana è un chiaro messaggio all' imperatore: l' Italia agli italiani. Nonostante sia francese infatti, il Papa si considera soprattutto vescovo di Roma e in qualità di principale autorità religiosa in Italia sente il dovere di proteggere l' indipendenza degli stati italici e proteggerli dall' influenza imperiale. Naturalmente il suo obbiettivo a lungo termine è quello di portare l' Italia nell' orbita della Francia ...


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    Il 30 luglio 1471 giunge a Roma un consistente gruppo di monaci bizantini, esuli dall' impero ormai morente e minacciati dagli Ottomani. Il Papa concede loro di vivere in un monastero entro le mura e di officiare nel rito greco concedendo loro l' uso della chiesa di Santa Maria in Cosmedin, che diviene il cuore della piccola comunità greca di Roma.
    Nel frattempo il pontefice, che mira alla conquista di Ferrara, comincia a manovrare la diplomazia e la politica famigliare dei suoi alleati e invia al duca di Ferrara una nota con la quale lo rimprovera per la sua moda orientaleggiante e accusandolo di idolatria. Il duca si difende con tenacia, facendo presente al Papa che l' amore per la filosofia e per l' arta antica non è affatto idolatria e nemmeno paganesimo.
    La tensione tra i due stati però sale e all' inizio del 1472 il pontefice rivendica pubblicamente Ferrara come possedimento pontificio, sostenuto in questo dai veneziani ( che però puntano ad essere i padroni della città estense ) e da Firenze, che vorrebbe tanto occupare Modena e impossessarsi dei fondamentali passi appenninici che sono una via di comunicazione fondamentale tra la valle del Po e l' Italia centrale.
    Sempre nell' ambito del miglioramento dei rapporti tra papato e repubblica toscana, il 10 luglio 1473 Paolo II accorda alla Scuola Fiorentina il suo appoggio, invitando i maggiori artisti che lavorano alla corte del Magnifico a Roma, dove intende commissionare loro il restauro del Laterano e una parziale ricostruzione di San Pietro.
    Nel corso del 1474 la salute del Papa comincia a venire meno e col trascorrere dei mesi la gotta, a quei tempi malattia mortale, lo costringe a letto per lunghi periodi. Alla fine dell' anno può celebrare i riti del Natale al Laterano, ma alla fine di gennaio del 1475 deve nuovamente mettersi a letto. Non si rialzerà più.
    Avvertendo la morte vicina, il 18 aprile ( domenica delle Palme ) fa pubblicare un breve con il quale impone che l' elezione del pontefice sia riservata ai soli cardinali ( perché fino ad allora vi erano anche arcivescovi e vescovi ), riducendo il numero dei membri del Sacro Collegio e quindi indebolendo tutte le fazioni intestine.
    Paolo II muore il 16 maggio 1475 a 64 anni, nel palazzo del Laterano dopo aver regnato per 9 anni. Viene sepolto nelle Grotte Vaticane in un sontuoso sarcofago donato dai Veneziani.
     
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    PAPATO DI PIO II, 1475 - 1492
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    Il Sacro Collegio, riunito in conclave quattordici giorni dopo la morte di Paolo II, elegge il suo successore nel giro di soli tre giorni. Si tratta del cardinale Francesco Piccolomini, nato a Cerveteri nel 1418 da una famiglia di nobili toscani emigrata nello Stato Pontificio.
    Entrato in convento a soli dodici anni in seguito alla morte dei genitori, ne esce prete nel 1441 e per dodici anni svolge la sua missione tra Viterbo, Orte e Orvieto, al seguito di quello o quell' altro vescovo nelle vesti di segretario.
    Nel 1453, Niccolò V lo nomina a sua volta vescovo ausiliare di Viterbo e tre anni dopo diviene vescovo titolare della stessa città, carica che mantiene fino al 1465, quando Gregorio XIII, suo amico personale, lo consacra infine cardinale, pur senza chiesa titolare. Il Piccolomini resta quindi a Viterbo fino al 1473, quando Paolo II lo chiama come segretario particolare.
    Il 2 giugno 1475 risulta eletto al soglio petrino. Assume il nome di Pio II e viene consacrato il 10 giugno.


    Purtroppo mi manca lo screenshot relativo all' elezione
    Sebbene non sia molto portato per la politica, essendo un amante della preghiera, Pio II riesce a prendere le redini dello Stato Pontificio e addirittura a proseguire nella politica spregiudicata del predecessore, soprattutto nei confronti del ducato di Ferrara.
    Nel 1477, dopo due anni di lavori segreti e trattative, il pontefice getta sul tavolo le sue carte dando inizio alla partita per il possesso del ducato: il 6 ottobre, nel corso di un concilio di vescovi italiani riunito a Bologna, Pio II scomunica solennemente la duchessa Caterina d' Este, signora di Ferrara e Modena, accusandola di aver usurpato il trono al fratello, di essere un' eretica e di aver sedotto il marito tramite arti magiche. E' chiaramente una favola, una sorta di ridicola pantomima, ma raggiunge il suo obbiettivo.
    La duchessa, ormai scomunicata, butta fuori dal suo stato il rappresentante del Papa, ma non solo. Dopo averli fatti processare per complicità in merito a delitti mai chiariti, fa espellere anche gli ambasciatori di Venezia e Firenze e imprigiona quello di Milano.


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    Poche settimane dopo, riuniti gli alleati a Perugia, il Papa espone loro il piano per la conquista del ducato e la sua spartizione tra gli alleati, ma l' accordo non viene trovato e per i successivi 4 anni tra gli Este e la coalizione pontificio-veneto-fiorentina la guerra resta solo a parole, con continue minacce di aggressioni, liti di confine e sporadici attacchi agli avamposti di confine da parte di entrambi gli schieramenti.
    Alla fine, al seguito di una pesante incursione compiuta da milizie al soldo del Papa, la duchessa decide di agire e il 10 settembre 1481 dichiara guerra al Papa.


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    La reazione del pontefice e degli alleati è fulminea, più di quanto Caterina d' Este si aspettasse. Il 6 ottobre un' esercito congiunto veneziano-papale forte di 42.000 uomini, dopo essersi riunito nei pressi di Comacchio, marcia su Ferrara e a Tresigallo, 15 miglia ad est della capitale, intercettano l' esercito ferrarese, 13.000 uomini.
    I ferraresi sono sconfitti, lasciando sul campo quasi 5.000 uomini e infliggendo ai pontifici e ai veneziani altrettante perdite. Gli 8.000 uomini rimasti fuggono verso Modena, dove contano di arroccarsi prima che i fiorentini riescano a prendere la città, mentre i vincitori si preparano ad assediare Ferrara.


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    Ma non sono i fiorentini ad occupare Modena, il 31 ottobre, bensì un secondo contingente papale, che in previsione della guerra si era accampato vicino a Firenze già dall' estate del 1480.
    Persa la possibilità di arroccarsi a Modena, gli 8.000 ferraresi decidono di tagliare le vie di rifornimento dei pontifici e l' 8 novembre occupano Bologna senza trovare ostacoli. Tuttavia, grazie alla flotta veneziana che domina l' Adriatico, i rifornimenti per gli assedianti di Ferrara continuano ad affluire al campo senza alcun problema.
    Il 21 novembre il contingente di 7.000 pontifici proveniente da Modena, sbaraglia i ferraresi nella battaglia di Borgo Panigale, perdendo circa 3.000 uomini e infliggendo 1.500 morti tra i nemici.
    Il 22 dicembre Bologna viene rioccupata dalle truppe del Papa.
    L' anno nuovo porta un altra buona notizia: il duca di Mantova, nella speranza di ottenere qualche guadagno, dichiara guerra alla scomunicata duchessa estense, ma le truppe mantovane non intervengono attivamente nella guerra, limitandosi ad occupare alcune postazioni strategiche al confine tra i due stati.
    Alla fine, dopo 553 giorni di assedio, il 12 aprile 1483 le truppe pontificie e veneziane entrano in Ferrara, mentre la duchessa si rifugia nella sua villa di Mirabello, 8 miglia ad ovest, in attesa di ricevere le condizione di pace.
    Queste arrivano già il 16 aprile e la duchessa, che non ha più uomini per continuare la guerra e non ha più città fortificate da difendere, è costretta ad accettarle tutte: Il Papa entra in possesso di Ferrara e Modena e dei rispettivi contadi, Venezia riceve tutti i territori compresi tra il Po di Venezia e il Po di Goro ( Isola di Ariano, Isola della Donzella, più i Castelli di Goro e Mesola ). Mantova invece ottiene tutte le località che ha occupato nel corso della guerra ( Mirandola, Luzzara, Reggiolo e Guastalla.
    Firenze entra in possesso dei castelli montani di Sestola, Porretta Terme, Montecreto, Fanano e Pievepelago. Lucca non riceve compensi territoriali ma il Papa si impegna a pagare alla piccola repubblica una somma di denaro simbolica, che viene stabilità in 5.000 ducati.


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    Vinta la guerra contro gli Este, il Papa si trova a dover combattere una battaglia ben più aspra contro l' imperatore, che considera Ferrara e Modena come semplici possedimenti imperiali e che ordina al Papa di consegnare le città e i contadi al rappresentante dell' impero in Italia.
    E' il 20 aprile 1483. Il Papa, forte dell' appoggio di Venezia, Firenze, Lucca ( queste due ultime sono possedimenti imperiali ), si rifiuta persino di ricevere i messi imperiali.
    - La Chiesa non prende ordini da un laico, re o imperatore che sia. Io sono il Vicario di Cristo in terra e solo a Cristo devo rispondere - afferma. L' imperatore non può scendere in guerra contro il papato, non direttamente per lo meno, perché si troverebbe contro tutte le potenze cattoliche, e quindi deve mollare l' osso e rinunciare a Ferrara e Modena. E' solo l' inizio del declino imperiale a sud delle Alpi.
    L' anno seguente arriva a Roma una donna che è già famosa in mezza Europa per la sua saggezza e lungimiranza: Lucrezia Borgia, figlia, si dice, del cardinale Borgia, proveniente dall' Aragona. Il 30 luglio 1484 il Papa la invita al Laterano, incuriosito dalla fama della bellissima giovane e soprattutto dalla sua filosofia e dal suo modo di pensare, ben diverso da quello coltivato nella pigra e noiosa Roma.
    La giovane, nota soprattutto per i suoi capelli ramati, si professa seguace di un' antica " eresia " fiorita nella Francia meridionale e in Aragona sin da tempi antichissimi. Dopo averla ascoltata per un' intera serata, il pontefice le permette di restare a Roma e di professare liberamente la sua cultura eretica, suscitando nei conservatori romani uno scandalo che sarà ricordato per molto tempo.
    Nel 1486, dopo un triennio di tranquillità, improvvisamente scoppia una rivolta a Ferrara, fomentata pare dalla ex duchessa, ora in esilio presso la corte imperiale.
    Il Papa è colto di sorpresa, ma invia subito 30.000 uomini per sedare la ribellione ed evitare che possa dilagare in Romagna e a Modena. Il 15 ottobre, nei pressi delle mura di Ferrara, i rivoltosi forti ormai di 18.000 uomini, sbaragliano le truppe regolari infliggendo quasi 10.000 morti ai romani.
    Pochi giorni dopo, forse in seguito alla disfatta, la repubblica fiorentina, fino ad ora alleata fedele, rompe improvvisamente i legami con la Santa Sede e il 10 novembre i ribelli conquistano Ferrara.
    Il 16 febbraio successivo conquistano anche Modena mentre l' esercito papale si sta ancora leccando le ferite e non può intervenire per riprendere almeno una delle due città.
    Il 17 maggio viene compiuto il tentativo di riprendere Modena, ma i ribelli sconfiggono nuovamente le truppe papali, infliggendo loro altri 10.000 morti e subendone meno della metà.
    Alla fine dell' anno però le truppe papali riprendono Modena abbandonata dai ribelli e qui, poste sotto il comando di Pietro Vicenza, infliggono a questi ultimi la prima sconfitta della grande rivolta, perdendo meno di 1.000 uomini e causando oltre 8.000 morti al nemico.
    A questo punto comincia la riscossa e Ferrara viene posta sotto assedio all' inizio del 1488. Il 9 agosto la città si arrende e giura nuovamente fedeltà al Papa. E' la fine della guerra di indipendenza ferrarese. Il Papa ha vinto ancora, nonostante tutto.


    Una vittoria ancora più grande la ottiene il 10 gennaio 1490, quando l' imperatore germanico riceve dalle mani dell' arcivescovo di Milano, in rappresentanza del re d' Italia ( che da secoli non esiste ) la pergamena firmata da tutti i signori italiani con la quale questi ultimi annunciano di non essere più disposti a restare entro i confini imperiali. E' la fine di un' epoca ed è la realizzazione dei sogni indipendentisti del Papa, libero ormai di prendere le redini della politica della penisola.

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    Pochi giorni dopo, tramite un trattato commerciale, il Papa si assicura prezzi vantaggiosi per l' importazione del ferro da Venezia, incrementando così i rapporti diplomatici tra la Repubblica veneta e la Santa Sede.
    Il 21 settembre 1490 Pio II promulga una nuova bolla contro gli infedeli ( soprattutto ebrei, pauperisti, florensi e ussiti ) e incoraggia con la stessa le opere missionarie.
    Il 5 marzo 1491 scoppia la guerra civile in Pologna. Il Papa invia come legato plenipotenziario il suo segretario particolare con il compito di trovare un accordo tra il sovrano e il popolo ed evitare perdite di sangue inutili e pericolose per la Pologna stessa.
    Nel settembre di quell' anno si registrano a Ravenna e in gran parte del Montefeltro molti casi di peste, proveniente forse dall' oriente tramite i mercanti. Il Papa da ordine di chiudere nei lazzaretti tutti gli appestati nella speranza di ridurre i contagi ed evitare soprattutto il diffondersi del morbo in tutta la penisola. Nei mesi successivi il contagio andrà piano piano riducendosi fino a sparire entro l' estate del 1492.
    All' inizio di agosto Pio II si ammala: probabilmente è stato contagiato dalla peste o forse avvelenato per ordine di Caterina d' Este o dell' imperatore in persona. Muore il 25 agosto a 74 anni nella villa dei Colonna sul lago di Bracciano, dopo aver regnato per 17 anni. Viene sepolto nelle Grotte Vaticane.
     
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    PAPATO DI BENEDETTO XIII, 1492 - 1501
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    Nove giorni la morte di Pio II il Collegio Cardinalizio entra in conclave per eleggerne il successore. La fazione filoimperiale, ormai priva di potere, si è unita a quella filoitaliana che dunque risulta la più forte. E grazie a ciò l' elezione di un italiano è praticamente scontata.
    E infatti. Il 5 settembre 1492 viene eletto l' arcivescovo di Ancona, Giuliano della Rovere.
    Nato a Savona nel 1443 da una famiglia di pescatori, entra in seminario a Genova all' età di 15 anni e ne esce prete a 22. La sua carriera ecclesiastica è molto rapida, soprattutto perché le sue indubbie qualità politiche ne fanno un elemento da sfruttare al meglio. Nel 1478 è ambasciatore della Repubblica Ligure presso il re di Francia, nel 1482 è nominato vescovo di Savona, tre anni dopo diventa arcivescovo di Genova e nel 1491 Pio II lo trasferisce ad Ancona.
    Viene consacrato il 10 settembre e assume il nome di Benedetto XIII.


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    I suoi primi provvedimenti riguardano soprattutto Roma e il Lazio: fa iniziare i lavori per la bonifica delle Paludi Pontine, comincia il restauro di alcuni acquedotti e continua le opere di fortificazione attorno alla Capitale e comincia quelle attorno a Civitavecchia, dove da ordine al Sangallo di preparare il progetto per una grandiosa fortezza da edificarsi entro il recinto portuale.
    Il 25 luglio 1494 il pontefice benedice le nozze tra la regina di Castiglia e l' erede al trono di Aragona, preparando quindi l' unificazione delle due corone, un evento che sarà cruciale per il futuro.
    Avendo conosciuto la guerra, Benedetto XIII sa bene a quali livelli di malvagità si possa arrivare e quali distruzioni si lascino dietro battaglie e assedi. Tuttavia, pur essendo fondamentalmente un pacifista, il pontefice non può tirarsi indietro quando, l' 8 agosto 1496 il Doge di Venezia dichiara nuovamente guerra al re di Ungheria per la conquista di Lika.
    Il Papato si unisce quindi a Venezia contro la coalizione formata da Ungheria, Austria e Genova.


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    Mentre i veneziani si gettano come lupi famelici sull' Austria e l' Ungheria, dimostrando di essere quasi imbattibili e di poter affrontare grandi potenze da sola, le truppe pontificie si limitano a bloccare eventuali incursioni nemiche nello Stato della Chiesa, senza intervenire direttamente nel conflitto.
    Solo nella primavera del 1497 il generale Pietro Vicenza da ordine alle sue truppe di invadere lo stato Genovese ( ricordiamo che il Papa è originario di Savona e che ha vissuto a Genova ) e il 5 agosto, mentre sono impegnati nell' assedio della città, un esercito austriaco che giunge dalla valle del Reno diretto contro Modena, sconfigge i pontifici alle porte della città e li costringe a ritirarsi fino a Bologna, con 9.000 uomini in meno.


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    Ma già un mese dopo la situazione si ribalta e, grazie all' intervento di un contingente veneziano, le truppe papali infliggono nei pressi di Lucca una dura sconfitta agli austriaci guidati dal valido Wolfgang von Waldstein, causandogli quasi 10.000 morti al prezzo di 6.500 alleati.
    A questo punto, eccitati dalla vittoria, i papalini passano all' offensiva e, lasciando perdere Genova, si gettano all' inseguimento di un contingente genovese nei territori veneziani, intercettandoli vicino ad Aquileia il 20 marzo 1498.
    Ventimila papalini contro 8.000 genovesi. Questi ultimi sono gravemente sconfitti e tornano indietro con solo metà dell' esercito.
    Il primo di novembre, dopo mesi di inseguimenti e contromanovre, i 20.000 papalini intercettano un contingente di 6.000 ungheresi in transito nel Tirolo austriaco. I secondi sono annientati e il loro comandante Albert Nadasdy è fatto prigioniero.
    Il 31 marzo 1599 gli austriaci, che pure sono riusciti a contenere la potenza veneziana, firmano con il Doge la pace di Grado con la quale consegnano alla repubblica la Carinzia, rinunciano ad ogni pretesa sul Trentino e pagano 10.000 scudi come risarcimento. Il prestigio dell' imperatore crolla pericolosamente.


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    A partire da quella primavera l' esercito pontificio da inizio, seguendo ai veneziani, all' invasione dell' Ungheria e già l' 11 aprile occupano Zagabria, il 21 maggio entrano in Varazdin e il 30 maggio le truppe lasciate ad assediare Genova entrano in città dopo un blocco di 397 giorni.
    Il 5 giugno, presso Samogy, gli ungheresi subiscono una nuova disfatta ad opera dei papalini, che infliggono loro 4.000 morti al prezzo di 650 caduti. Il 15 luglio la Slavonia è nelle mani del pontefice.
    Il 22 settembre Genova e Venezia firmano la pace di Rapallo: la prima paga alla seconda una somma di 11.000 scudi d' oro e si impegna a non inviare navi nell' Adriatico. Ancora una volta il Papa non è stato consultato.


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    Il 20 febbraio 1500, ad Anno Santo appena iniziato, Benedetto XIII annuncia al mondo tramite la bolla " Princeps Apostolorum " l' intenzione di ricostruire una nuova San Pietro demolendo quella antica ormai a rischio di crolli e fatiscente. I migliori artisti italiani sono chiamati a dare il loro contributo presentando progetti e idee per la nuova basilica. Anche il giovanissimo Michelangelo ne fornirà uno.
    Pochi giorni dopo, il 15 marzo cade anche la città di Samogy e il 20 aprile viene occupata Sopron. A questo punto il re d' Ungheria, ormai in grave crisi militare, decide di cedere alle condizioni poste dal Doge e il 31 maggio, nel castello di Zara, viene firmata la pace: l' Ungheria cede a Venezia la regione di Lika e versa nelle casse ducali la somma di 9.200 scudi.
    Il Papa si limita a benedire l' accordo. Non può protestare perché la sua salute malferma glielo impedisce e poi anche perché in realtà non mira a conquiste territoriali.


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    Il 31 gennaio 1501 Benedetto XIII pronuncia il suo ultimo discorso ai cardinali riuniti al Laterano: è ormai gravemente malato e per tornare nelle sue stanze è costretto a fare uso di una portantina.
    Il 20 febbraio le sue condizioni precipitano e 8 giorni dopo muore, probabilmente di gotta.
    Ha solo 58 anni ed ha regnato per 9 anni. Viene sepolto assieme ai suoi predecessori in quelle che diventeranno le Grotte Vaticane.


     
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    PAPATO DI ALESSANDRO VI, 1501 - 1515
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    Il conclave per eleggere il successore di Benedetto XIII si riunisce il 5 marzo in Laterano e la sera stessa viene eletto il cardinale John Andrew Boolinbroke, primate d' Inghilterra e arcivescovo di Canterbury. E' il primo inglese ad ascendere al trono di Pietro.
    E' nato nei pressi di Londra nel 1451 da una ricca famiglia di mercanti, imparentata con i duchi di Clarendon e persino con i Lancaster. Dopo una giovinezza trascorsa nel lusso e tra piaceri carnali e gozzoviglie, entra nell' ordine dei Domenicani solo nel 1478, dopo la morte del padre e dello zio che lo hanno diseredato per i suoi trascorsi eccessivamente mondani.
    Ordinato sacerdote il 12 agosto 1486 si fa notare subito alla corte inglese per il suo talento e il suo ingegno, tanto da fargli avere la nomina a vescovo di Manchester già nel 1490. Quattro anni dopo succede all' arcivescovo di Canterbury dopo averlo seguito come tesoriere e consigliere.
    Viene chiamato a Roma per assumere la guida della Santa Inquisizione nel marzo del 1492 e il 9 dicembre 1496 è elevato da Benedetto XIII alla porpora cardinalizia. Ha solo 45 anni.
    Viene consacrato il 12 marzo e assume il nome di Alessandro VI.


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    Subito deve affrontare una situazione piuttosto spinosa, che riguarda le tensioni di confine tra il Contado Venassino e il ducato di Provenza, il cui signore desidera unire la città papale ai suoi domini e da mesi continua a sconfinare con le sue truppe e saccheggiare le campagne attorno ad Avignone.
    Alessandro VI minaccia la scomunica e preme presso la corte di Francia perché i Valois intervengano militarmente contro gli angioini provenzali, senza però ottenere nulla. Il duca di Provenza decide comunque di interrompere le scorribande per evitare la scomunica e quindi il Papa riesce a sistemare la questione, anche se la tensione tra la Santa Sede e la Provenza resta alta.
    Quattro anni dopo, nel 1505, Alessandro VI lancia la sua prima campagna bellica contro il duca di Mantova, che ha occupato alcuni castelli in territorio pontificio adducendo come scusa la sicurezza dei confini.
    Il pontefice, che non intende lasciarsi gabbare da un semplice duca, chiama a raccolta i suoi alleati e invade il ducato. E' il 2 giugno 1505.


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    Venti giorni dopo gli eserciti congiunti pontificio e veneziano, per un totale di 39.000 uomini e guidato dal generale pontificio Pietro Vicenza, sconfiggono appena fuori dalle mura della città l' esercito mantovano, forte di 14.000 uomini. Questi perdono quasi 6.000 uomini mentre gli alleati lasciano sul campo 5.000 soldati.

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    Pochi giorni dopo i mantovani sono nuovamente sconfitti dai rinforzi del Papa nei pressi della Secchia, perdendo altri 1.000 uomini al prezzo di 2.800 papalini.
    I mantovani, ritirandosi, pongono l' assedio ad Avignone e la conquistano senza colpo ferire il 15 novembre.
    Mantova cade nelle mani del Papa 5 giorni dopo, il 20 novembre. Subito dopo le truppe papali marciano su Avignone per riconquistare la città.
    Il 22 marzo 1506 i sabaudi, alleati con i mantovani, muovono su Mantova ma, alle porte della città sono sconfitti dagli alleati pontificio-veneti perdendo oltre 9.000 dei 23.000 uomini con qui sono arrivati.
    L' 8 luglio esce di scena il duca di Alsazia, altro alleato dei mantovani, che firma una pace separata impegnandosi a pagare al Papa una somma di oltre 16.000 ducati.
    Il 31 ottobre le truppe del Papa occupano Casale Monferrato e minacciano Torino, che conquistano il giorno di Natale. Il 7 gennaio 1507 occupano anche il Vallese. Il 19 febbraio esce di scena anche la Città Imperiale di Augusta, pagando al Papa una somma di 6.500 ducati.
    Il giorno dopo il Papa firma col duca di Savoia una pace bianca che toglie il duca da una spinosa situazione avendo la sua capitale minacciata dai Veneziani e Nizza dai pontifici.
    Il 27 febbraio il duca di Mantova si arrende all' evidenza e firma la pace: cede il ducato al Papa e si avvia all' esilio presso l' imperatore.

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    Il 3 maggio 1508 una banda di feroci mercenari, di provenienza sconosciuta, saccheggiano Avignone approfittando delle difese ancora danneggiate dal recente conflitto e danneggiando ulteriormente la città e creando gravi danni al Palazzo Papale.
    L' 11 agosto 1508 Alessandro VI emana la bolla " Cum Divina Potestas " con la quale scatena una feroce caccia alle streghe e dando inizio ad una sanguinosa serie di sentenze capitali in mezza Europa. Nel giro di un anno sono arse vive come streghe almeno 30.000 donne tra Francia, Castiglia, Aragona e Stato Pontificio.
    Negli anni successivi il Papa continua l' opera di abbellimento dell' Urbe e soprattutto prosegue i lavori per la ricostruzione del Vaticano, fa edificare nuove mura attorno ad Avignone e inizia una serie di opere fortificate attorno alle città della valle del Po.


    Nel 1514 sale la tensione tra il papato e il ducato di Milano per il possesso di Parma: la guerra è evitata solo grazie alla mediazione di Venezia, che non sarebbe in grado, al momento, di lanciarsi in un conflitto anche sul fronte terrestre, impegnata com'è nella lotta marittima contro i pirati turchi nell' Egeo.
    Il 20 marzo 1515 il Papa partecipa ad un grande banchetto in onore della posa della pietra della nuova basilica e il giorno dopo, improvvisamente, si ammala, tanto gravemente da far temere per la sua vita. Due giorni dopo sembra riprendersi, può celebrare i riti della Pasqua ma il 4 aprile, mercoledì dopo Pasqua il Pontefice è costretto nuovamente a letto.
    Entra in coma la sera del 12 aprile e il mattino dopo muore. Il sospetto è quello di un avvelenamento da cianuro, protrattosi nel tempo. Subito viene sospettato il duca di Provenza, ma non vi sono prove concrete per lanciare accuse esplicite.
    In ogni caso Alessandro VI muore a 64 anni, dopo un governo di 14 anni.
     
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    PAPATO DI GREGORIO XIV, 1515 - 1538
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    Il 25 aprile 1515 i cardinali entrano in conclave per eleggere il successore di Alessandro VI. Predominano due fazioni principali, dominate da Borgogna e Francia e i cardinali italiani, ostili per tradizione alla Francia, decidono di schierarsi per i borgognoni, seguiti anche dai cardinali castigliani e aragonesi. Gli imperiali invece, in aperta ostilità nei confronti dello strapotere della Borgogna, puntano su un cardinale francese nella speranza che questi, eletto Papa, scomunichi il re di Borgogna consentendo all' imperatore di lanciare una " crociata " contro l' ingombrante borgognone.
    Dopo un mese di inutili votazioni finisce per prevalere proprio il più acceso avversario dell' impero. Il partito filoborgognone infatti riesce a far eleggere il cardinale Philip von Brabant, arcivescovo di Besançon ed esponente di spicco della nobile stirpe dei Brabant.
    Il cardinale von Brabant è dunque nato a Bruxelles da Giovanni di Brabante e da Margherita d' Olanda il 13 ottobre 1465, secondogenito della coppia. Educato come da tradizione per diventare membro della Chiesa, il giovane Philip entra nell' ordine domenicano a soli 17 anni, viene ordinato sacerdote nel 1487 e già nel 1494 è vescovo ausiliare di Ostenda.
    Nominato poi nunzio apostolico presso il duca di Borgogna nel 1496 vi resta per 3 anni fino al 1499 quando viene nominato arcivescovo di Besançon. Nel 1508 viene elevato alla porpora cardinalizia col titolo di San Sebastiano Fuori le Mura.
    Viene eletto Sommo Pontefice il 27 maggio 1515 e assume il nome di Gregorio XIV.


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    Poche settimane dopo la consacrazione Gregorio deve subito affrontare una questione diplomatica piuttosto delicata. Il re di Bosnia, storico alleato della Chiesa, intende conquistare la Slavonia al re d' Ungheria e richiede l' aiuto e il sostegno della Santa Sede.
    Gregorio, che per sua natura è un uomo deciso e ambizioso, accetta e si unisce alla lotta, dichiarando guerra all' Ungheria il 4 luglio 1515.
    Nonostante tutto però le truppe pontificie non si muovono dalla valle del Po lasciando i bosniaci sostanzialmente da soli contro le truppe ungheresi, e questo perché in realtà il Papa non ha mire espansionistiche sull' Ungheria e non intende sacrificare i suoi preziosi soldati in una guerra per cui non ha interesse e che combatte nominalmente solo per non perderci in prestigio e per conservare l' alleanza con i bosniaci, avamposto cattolico nei Balcani.
    Il 9 ottobre 1517 Gregorio emana una Dichiarazione d' Indulgenza con la quale si dichiara la tolleranza verso gli " eretici " e la cessazione di ogni persecuzione contro i non cattolici.
    Il 13 aprile 1518 il re d' Ungheria e il Papa firmano la pace bianca.
    Il 30 luglio viene firmato un patto tra Francia e Santa Sede che liberalizza il commercio di ferro tra le due nazioni, il re di Francia si impegna a fornire un terzo del ferro in esubero al Papato a prezzo di mercato mentre il Papa da mano bianca alla Francia per la colonizzazione delle nuove terre che vengono scoperte ogni anno.
    Alla fine dell' anno lo stesso re di Francia annuncia che tra Francia e Stato della Chiesa non vi è più rivalità.
    All' inizio del 1519 viene ucciso l' ambasciatore del Papa presso la Repubblica di Siena. Il Papa accusa apertamente i senesi e minaccia la scomunica se il gonfaloniere della repubblica non si recherà a Roma per chiedere perdono entro il 10 aprile dello stesso anno, la domenica di Pasqua.
    Quando questi rifiuta di sottoporsi al perdono papale, Gregorio lancia l' interdetto sulla città e il 22 aprile dichiara guerra alla repubblica senese.
    Scendono al suo fianco Venezia e Lucca, entrambe repubbliche, mentre accanto a Siena si schiera il duca di Milano, legato da vincoli storici alla città toscana.


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    Il 25 maggio l' esercito della repubblica è già sconfitto nella battaglia dell' Ombrone e il 30 maggio Siena è posta sotto assedio. Contemporaneamente il Papa lancia altre truppe contro Milano e il 27 marzo 1520 queste entrano in Parma mentre i veneziani hanno preso Cremona e i lucchesi sono entrati in Milano.
    Il 4 aprile 1520 il duca di Milano firma la pace di Bologna: cede al Papa Parma e si impegna ad annullare tutti i trattati che lo legano alla Borgogna.
    Siena si arrende solo il 2 giugno 1520 e il giorno dopo la Repubblica è annessa ai possedimenti pontifici. Il gonfaloniere della Repubblica è preso prigioniero e dopo tre mesi nelle celle di Castel Sant' Angelo viene spedito in esilio.


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    Il 31 maggio 1522 Gregorio nomina il vescovo Giovanni Colonna prima " spia " dello Stato Pontificio e lo invia presso l' imperatore con l' ordine di riferire tutti i piani imperiali riguardo all' Italia e al Papato.

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    L' Europa nel 1525
    Il 6 giugno 1528 i francesi scoprono un enorme banco di pesci a largo delle coste di Terranova e il Papa concede alla corona francese l' esclusiva dei diritti di pesca in quelle acque che, di conseguenza, vengono dichiarate acque territoriali francesi.
    Pochi giorni dopo viene siglato un trattato commerciale con la repubblica di Genova che si impegna a fornire al Papa tutte le eccedenze delle forniture navali e il Papa si impegna altresì a pagare al doge ligure una somma simbolica e ad assicurare la non belligeranza in caso di conflitto tra Genova e Venezia.
    Nel 1530, dopo anni di tensioni al confine, il duca di Provenza, che in seguito a sfortunate guerre con Bretagna e Francia ha perduto i suoi domini di Angiò e Maine, invia al pontefice la formale richiesta di restituzione di Avignone.
    Gregorio, indignato, risponde dichiarando guerra allo sfrontato duca. E' il 5 giugno 1530.


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    Il 25 giugno le truppe papali sconfiggono i provenzali guidati da Pons de Cordes nei pressi di Aix-en-Provence, infliggendo loro 3.000 morti. Marsiglia è messa sotto assedio il 30 giugno ed esattamente un' anno dopo, il 30 giugno 1531 la città si arrende.
    L' 11 luglio il duca, giunto a Roma, firma la pace con il Papa, cedendo la Provenza alla Santa Sede. Poi parte per l' esilio in Francia e li morirà due anni dopo.


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    L' 8 settembre dello stesso anno, dopo quelli firmati con la Francia e Genova, stipula un trattato commerciale anche con Venezia, facendosi inviare grandi quantità di ferro.
    Nell' estate del 1535 il gonfaloniere della repubblica toscana, che già da tempo vede nella politica aggressiva dei Papi una minaccia esplicita alla sopravvivenza del suo stato, decide di sfidare la sorte e, dopo aver firmato un' alleanza con Milano, dichiara guerra al papato rivendicando per la repubblica Siena e il suo territorio.


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    La reazione del Papa è fulminea. 10.000 uomini sono inviati contro Milano e questi prendono Cremona il 15 settembre mentre 3 giorni dopo il grosso dell' esercito pontificio sconfigge a Pescia le milizie fiorentine, soprattutto grazie all' intervento delle truppe lucchesi. I toscani perdono oltre 8.000 uomini mentre gli alleati lasciano sul campo oltre 11.000 uomini.
    Il primo ottobre i resti dell' esercito toscano sono annientati nei pressi di Arezzo.
    Arezzo cade poi l' 11 novembre mentre il 16 novembre i milanesi sono battuti presso Cremona dalle truppe congiunte pontificie, lucchesi e veneziane. I primi lasciano sul campo 8.000 uomini mentre gli alleati ne perdono circa 5.000.
    Caduta poi Milano nelle mani veneziane ai primi di settembre del 1536, il duca milanese chiede la pace al Papa offrendo alla Santa Sede Cremona più un pagamento di 28.000 ducati oltre alla rinuncia di ogni rivendicazione su Parma.
    La pace è firmata il 15 settembre a Pavia.
    Firenze cade solo il 10 novembre 1536 dopo 417 giorni di blocco e due giorni dopo la Repubblica toscana firma la pace di Orvieto: Firenze e Arezzo sono annesse ai domini di San Pietro, Pisa invece diventa stato libero sotto la protezione del Papa.


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    Nella primavera del 1537 alcuni magistrati del tribunale dell' Inquisizione si dimettono per contrasti personali col Papa che accetta le dimissioni e lascia i loro posti vacanti. Il 5 agosto il tribunale dell' Inquisizione sospende le sue funzioni.
    Pochi mesi dopo Gregorio cade malato mentre si trova a Perugia di ritorno dal viaggio a Firenze e Arezzo per prendere possesso delle cattedrali cittadine: muore di polmonite a Perugia il 118 gennaio 1538 dopo un regno di 23 anni. Ha 73 anni.
     
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