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EU III COMPLETE AAR IMPERO BIZANTINO

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da alberto90, 3 Dicembre 2014.

  1. alberto90

    alberto90

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    LA RINASCITA DI BISANZIO

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    PROLOGO:
    L' impero in agonia
    Lontani sono i tempi in cui il divino imperatore di Bisanzio reggeva e governava tutte le nazioni dal suo trono condiviso con Cristo Gesù, lontani i giorni in cui la Nuova Roma era lo splendore del Mondo e i mosaici delle sue chiese rifulgevano d'oro. Sono passati i tempi felici e prosperi in cui l' impero assicurava pace e ricchezza al popolo e da cui si diffondeva come un fiume impetuoso ogni genere di merce commerciabile.
    L' impero ora vacilla sotto i colpi del destino e trema di terrore al cospetto dei tremendi soldati che decapitano i prigionieri e distruggono tutto ciò che di bello esiste al mondo. Essi hanno invaso e devastato i ricchi pascoli, le ubertose valli, hanno spopolato le floride città imperiali e dissanguato il popolo cristiano, innalzando i loro simboli di morte sulle cupole e sulle torri, trasformando le chiese in moschee e i campanili in minareti. Sotto i colpi delle loro armi l' impero discendente di Roma si è sgretolato e dissolto, gli imperatori sono divenuti padroni di piccole regioni assediate dai nemici, l' esercito ha cessato di essere forza offensiva e langue nelle caserme in attesa dell' ultima battaglia.
    Sul finire di questo secolo decimoquarto dopo la nascita del Salvatore, ciò che resta del glorioso impero bizantino aspetta l' ultima ora di vita, l' ultimo fiato, l' ultimo istante e spera in un nuovo Costantino, confida nella rinascita nella risurrezione, attende con angosciosa speranza il giorno in cui l' aquila bicefala tornerà a garrire sugli stendardi delle legioni e sulle torri dei castelli di tutto il Mediterraneo per una rinnovata età di splendori, ricchezze e gloria.

    CAPITOLO I:
    La fine può attendere, 1391 -1421

    PARTE 1:
    Manuele II Paleologo, 1391 - 1408

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    Al momento dell' ascesa al trono imperiale di Manuele II Paleologo, l' impero bizantino è meno di ombra di ciò era stato fino un paio di secoli prima. Bisanzio controlla direttamente solo il distretto attorno alla capitale e il despotato di Morea, circoscritto ad una metà scarsa della penisola del Peloponneso. Dispone di un esercito ridicolo composto da appena 2.000 uomini e di un flotta insufficiente persino a garantire la sicurezza dei pochi navigli mercantili in navigazione tra la capitale e il porto di Monemvasia, scalo terminale e unico collegamento tra Tracia e la Morea.
    Il resto del Peloponneso è occupato dal principato d' Acaia, l' Attica e la Beozia sono governate dal ducato di Atene, l' Eubea e quasi tutto l' arcipelago delle Cicladi fanno parte del ducato di Nasso mentre il resto della penisola greca è già da decenni sotto la sferza dei sultani ottomani che hanno posto la loro capitale ad Edirne.
    Venezia ha occupato le isole Ionie e Creta mentre Cipro è un regno indipendente sin dai tempi delle crociate. Rodi infine è possedimento dei cavalieri di San Giovanni.
    La situazione è drammatica al dir poco e nessuno ormai scommette più un centesimo sulla sopravvivenza dell' impero, ma l' imperatore Manuele II, discendente degli imperatori latini divenuti padroni di Bisanzio dopo la IV crociata del 1204, è deciso ad ogni costo a resistere agli ottomani, a Venezia e a chiunque tenti di cancellare il suo impero dalla faccia della terra.
    Sa bene che occorre agire con prudenza per evitare il crollo delle sue speranze e delle ambizioni e ha ben presente che prima di tutto è necessario stabilizzare la situazione economica all' interno dei suoi domini per impedire alla bancarotta di sferrare il colpo finale.
    Salito al trono già maturo all' età di quarantuno anni, Manuele II passa i primi nove anni di governo lottando contro la crisi finanziaria imperante derivata dal crollo del commercio con l' oriente e la conseguente miseria riuscendo, seppure con sforzi immani a ricostituire un piccolo ma fondamentale tesoretto e a riaprire dopo decenni il mercato con i paesi mediterranei, restituendo una parvenza di prosperità al minuscolo impero.
    Entro l' anno 1400 la situazione economica può dirsi risolta e si può iniziare a pensare a tessere una nuova rete di alleanze in funzione antiottomana con i paesi balcanici ancora liberi.

    Il Trattato di Blacherna, 25\11\1401
    Dopo trattative piuttosto impegnative portate avanti dal patriarca Michele Comneno, Manuele II firma presso la chiesa di Blacherna il trattato di alleanza con il principato di Montenegro e il regno di Serbia.
    L' alleanza, che prende il nome di Lega dei Balcani, garantisce all' impero l' aiuto di 3.000 uomini e un piccolo sostegno economico.
    Non è certo l' aiuto sufficiente per impedire agli Ottomani di fare scempio dell' impero, ma è pur sempre qualcosa e l' evento viene celebrato con grandi festeggiamenti nella capitale.

    Il Patto di Khania, 13\5\1402
    L' anno dopo, al termine di una faticosa trattativa segreta condotta dallo stesso imperatore con la repubblica di Venezia, viene siglato il Patto di Khania che assicura a Bisanzio il possesso dell' isola di Creta per 50 anni in cambio di vantaggi mercantili in favore di Venezia.
    Creta, isola strategicamente importante perchè porta meridionale dell' Egeo, è comunque relativamente povera e non consente di mantenere più di 2.000 uomini con le sue risorse.
    Ma ora i bizantini dispongono di un esercito forte di 4.000 uomini bene armati e motivati e la flotta raggiunge le 9 unità, più le 4 addette ai trasporti.
    I veneziani però, subito dopo la firma del patto, cominciano a premere sul principe d' Acaia affinchè attacchi i bizantini, promettendo loro in caso di vittoria, il possesso della Morea.
    E il principe d' Acaia, convinto di ricevere aiuti concreti dai veneziani, decide di invadere la Morea e di dichiarare guerra all' impero.
    La guerra di Morea, 6\5\1403 - 9\2\1404
    Manuele II, alla testa dei suoi 4.000 uomini, intercetta gli invasori nei pressi della città di Megalopoli e infligge loro una dura sconfitta costringendoli a ritirarsi verso la capitale Patrasso.
    Invasa a sua volta l' Achea, l' imperatore avanza su Patrasso e la pone sotto assedio, sicuro del fatto che il principato non riceverà aiuti da nessuno e che caduta la capitale cadrà anche il principe.
    L' assedio di Patrasso si protrae dalla metà di giugno del 1403 alla fine di gennaio del 1404 e l' 8 di febbraio, caduta la città, il principe prigioniero consegna il suo stato nelle mani di Manuele II.
    L' impero ha così nuovamente riunito sotto un' unica bandiera l' intero Peloponneso, elevato al rango di despotato e affidato alle cure del principe imperiale Teodoro, unico figlio di Manuele.


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    La guerra di Cipro, 15\3\1406 - 16\4\1407
    Dopo la conquista dell' Acaia l' esercito imperiale viene portato a 6.000 unità e con questi uomini l' imperatore progetta il primo attacco imperiale contro l' isola di Cipro, antico possedimento bizantino ora governato dalla famiglia dei Lusignano.
    I ciprioti, protetti dal potente duca di Borgogna, si sentono sicuri nella loro isola e sdegnosamente respingono le reiterate offerte di protezione bizantina.
    - Non saremmo più sicuri sotto di voi di quanto non lo siamo con i duchi di Borgogna. Meglio liberi e poco protetti che garantiti ma schiavi vostri - rispondono agli ambasciatori imperiali.
    All' inizio del 1406 l' imperatore, messosi a capo dell' esercito, si imbarca al porto di Patrasso sui trasporti scortati dalla flotta da guerra e salpa verso le coste settentrionali di Cipro, che viene avvistata il 14 marzo. Il giorno seguente, senza dichiarazione di guerra, 4.000 bizantini sbarcano sulla spiaggia di Kyrenia aprendo le ostilità.
    Cipro è difesa solo da 2.000 uomini che vengono sbaragliati al Passo di Bogaz aprendo la strada per la capitale ai bizantini.
    Il 18 marzo Nicosia è già accerchiata e gli assedianti sono sicuri di non ricevere visite sgradite da parte dei borgognoni, troppo lontani da Cipro e privi di una flotta in grado di trasportare truppe in soccorso dell' isola. L' imperatore Manuele invia comunque la flotta da guerra a presidiare lo Stretto di Gibilterra per sbarrare il passo ad eventuali incursioni.
    Nicosia si arrende il 14 settembre e una settimana dopo Cipro è già possedimento imperiale, ma la guerra prosegue senza altri scontri fino alla primavera successiva quando i borgognoni, che ormai non hanno alcun interesse nella regione, accettano un pagamento simbolico da parte dei vincitori firmando il Trattato di Pilos il 16 aprile 1407.

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    La morte dell' imperatore, 16\11\1408
    Ammalatosi nell' inverno tra il 1407 e il 1408 tornando da Cipro, Manuele II arriva a Bisanzio in gravi condizioni all' inizio del' estate e per mesi le sue condizioni restano molto serie. Ai primi di novembre, conscio della fine imminente, fa nominare il figlio Demetrio reggente ed erede per evitare crisi di successione. Garante è il Patriarca Michele Comneno.
    Il 16 novembre 1408, alle prime ore del mattino, l' imperatore Manuele II Paleologo si spegne nel palazzo imperiale all' età di 58 anni, dopo aver regnato per 17 anni.

     

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    PARTE 2:
    Demetrio I Paleologo, 1408 - 1421

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    Divenuto imperatore all' età di 32 anni, Demetrio stabilizza definitivamente la situazione economica dell' impero valendosi delle sue ottime conoscenze e capacità amministrative e grazie alle sue riforme in campo economico l' esercito può essere ampliato fino a 8.000 uomini divisi in due armate.
    L' imperatore stesso si pone a capo della prima affidando l' altra al fido generale Teodoro Foca e la flotta da guerra all' abile ammiraglio Niceforo Comneno, nipote del patriarca di Costantinopoli.
    Per tre anni l' esercito imperiale si addestra duramente sui monti del Peloponneso per migliorare le tecniche di assalto a città arroccate, agguati in gole strette e combattimento in spazi ristretti, mentre le flotta compie esercitazioni nel Golfo di Egina e nello Stretto dei Dardanelli, sotto gli occhi incuriositi e anche un pò stupiti di veneziani e ottomani.
    Nel 1411, dietro pressione del Patriarca, l' imperatore fa emanare una legge contro la blasfemia che rende punibile con la carcerazione chiunque osi profanare il nome di Dio, dei santi e le Sacre Scritture. Pur non essendo un bigotto nel termine stretto del termine, l' imperatore è praticante e devoto, assolutamente favorevole alle icone e rigidamente ortodosso, a differenza che padre che non aveva respinto la visita dei nunzi apostolici inviati da Roma in vece del pontefice cattolico.

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    La guerra delle Cicladi, 1\4\1411 - 11\4\1413
    Avendo saputo tramite spie e mercanti fidati che il doge di Venezia, alleato con il patriarca di Aquileia e il duca di Nasso, sta tramando con gli ottomani per attaccare simultaneamente i bizantini e spartirsene i domini, l' imperatore decide di intervenire e agire per primo dichiarando guerra alla repubblica marinara e ai suoi alleati.
    Invia subito la flotta da guerra nell' Adriatico per sbarrare la strada alle navi veneziane isolando quindi Attica, Beozia e l' arcipelago delle Ionie, possedimenti veneziani.
    Questi, difesi solo da 2.000 fanti locali poco addestrati, sono facilmente invasi e le due capitali assediate senza grandi problemi. I montenegrini nel frattempo riescono a sbarcare un migliaio di uomini sull' isola di Nasso assediandone la capitale. Il tutto senza nemmeno perdere un uomo.
    Corfù cade nelle mani bizantine il 12 marzo 1412 dopo quasi un' anno di assedio, Nasso viene presa dai montenegrini il 9 aprile e Atene cade il 4 giugno. Ora Venezia non ha più possedimenti in tutto l' Egeo ed è impossibilitata a inviare truppe perchè i trasporti sono stati tutti catturati dai bizantini nel porto di Corfù.
    Essendo il patriarca di Aquileia il capo della coalizione nemica, i bizantini decidono che è li che bisogna colpire per costringere alla pace gli avversari e, ottenuto il diritto di transito dagli ungheresi ( nemici mortali di Aquileia ), l' imperatore invia un corpo di 4.000 uomini ad attaccare l' Istria con l' ordine di non affrontare in campo aperto il più grosso esercito patriarcale.
    I bizantini compiono una serie di incursioni in Istria per tutta l' estate e l' autunno del 1412, saccheggiando le campagne e dando fuoco a parecchi villaggi, ritirandosi ogni volta che truppe nemiche compaiono all' orizzonte.
    Alla fine, il 10 aprile 1413 le parti in conflitto firmano sull' acropoli di Atene il trattato di pace che prevede la cessione da parte veneziana delle isole Ionie, di Atene e della Beozia, mentre i montenegrini vedono confermata la conquista dell' arcipelago delle Cicladi.

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    Tre anni più tardi, all' inizio dell' estate del 1414 sull' impero si abbatte una pesante carestia che imperversa per parecchi mesi e che rischia di far precipitare la fragile stabilità economica. I mendicanti riescono però ad ottenere dall' imperatore sgravi fiscali e aiuti economici, seppure limitati, e alla fine di settembre la vendemmia di mostra piuttosto abbondante e di buona qualità mentre il grano viene importato a fatica tramite i mercante genovesi dalle pianure attorno al Mar d' Azov, possedimento genovese.
    Le manovre militari, a volte congiunte con gli alleati serbi e montenegrini, hanno però infastidito gli ottomani e spaventato di veneziani, che temono di dover affrontare nuovamente un esercito bizantino piccolo ma addestrato alla perfezione.
    Ma sono gli ottomani ad agire, diffidando Demetrio I dal compiere qualsivoglia atto ostile nei confronti di qualunque nazione, piccola o grande. I turchi minacciano guerra nel caso Bisanzio aggredisca un vicino e l' imperatore sa di non poter ancora affrontare in campo aperto le armate ottomane, per cui accetta la minaccia del sultano e rassicura i veneziani.

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    La prima guerra greco-turca, 12\4\1416 - 8\5\1419
    Grazie alle nuove conquiste, ottenute a prezzo minimo e facendo sfoggio di nuovo lustro, l' esercito bizantino può essere portato senza problemi a 12.000 uomini e la flotta da guerra ampliata a 14 navi, di cui 4 grosse caracche.
    La situazione diplomatica è mutata nel frattempo perchè i serbi, cui i bizantini non hanno potuto ( ma in realtà voluto ) dare appoggio durante un aggressione congiunta ottomano-ungherese, sono stati annientanti e la nazione spartita tra i due potentati. Bisanzio ha perso così un alleato piccolo, poco decisivo numericamente, ma strategicamente importante nella regione. Ma a compensare la perdita dei serbi giunge da parte del re di Georgia una richiesta formale di alleanza e protezione all' imperatore che, naturalmente, accetta di buon grado sapendo che prima o poi questa alleanza fornirà a Bisanzio il modo di poter attaccare gli ottomani.
    Un anno dopo la firma dell' accordo però, forse proprio a causa di quello, sono gli ottomani ad attaccare direttamente l' impero, senza per altro una giustificazione valida.
    E' il momento tanto atteso e temuto da Demetrio, il quale non desidera altro che ricacciare in Asia minore i turchi e riconquistare il resto della Grecia all' impero, pur sapendo che la superiorità numerica dei turchi può distruggere quando faticosamente costruito sino ad ora.
    Intanto però, per prevenire l' afflusso del grosso dell' esercito turco in Grecia, fa bloccare il passaggio di Dardanelli dalla sua flotta da guerra e approfittando della momentanea superiorità numerica invade con le due armate di 6.000 uomini ciascuna la Tessaglia e l' Etolia, mentre i montenegrini da nord invadono l' Albania. I georgiani, attaccati da tra lati da ottomani, mongoli dell' Orda d' Oro e dai nomadi del Kara Koyonlu soccombe quasi subito uscendo dal conflitto sconfitta e privata di alcune provincie.
    I piccoli reparti ottomani in Grecia sono tutti sbaragliati senza fatica dai bizantini che occupano Larisa l' 8 marzo 1417, Janina il 20 gennaio 1418 e Tessalonica il 30 settembre. I montenegrini hanno intanto preso l' Albania e il Kosovo e ora marciano verso Nis.
    Il 3 febbraio del 1418 intanto l' arcipelago delle Cicladi, già possedimento montenegrino insorto contro i montanari padroni poco dopo la pace di Atene, decreta il passaggio all' impero e diviene possedimento bizantino.
    Entro il dicembre del 1418 tutti gli alleati degli ottomani escono dal conflitto firmando pace bianca, mentre i bizantini stanno ormai
    assediando anche Edirne, la capitale turca che cade per fame il 2 aprile 1419.
    Un mese più tardi la pace è ormai cosa fatta: firmando il trattato di Tessalonica gli ottomani cedono ai bizantini la Tessaglia, l' Etolia e la Macedonia oltre all' isola di Rodi, ai montenegrini consegnano l' Albania e il Kosovo e sono costretti a restituire l' indipendenza ai bulgari, i quali firmano subito dopo un trattato di alleanza con Bisanzio.

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    La morte dell' imperatore, 16\11\1421
    Nei due anni e mezzo seguiti alla pace di Tessalonica e al conseguente trionfo che ha permesso all' impero di liberare quasi tutti i Balcani dal dominio turco e restituito un bel pò di autostima e fiducia nel futuro al popolo, l' imperatore viaggia molto per visitare le sue nuove provincie accolto ovunque con festeggiamenti, processioni e grandi banchetti. Di ritorno dal suo ultimo viaggio a Rodi, Demetrio si ammala improvvisamente e le sue condizioni di aggravano quasi subito. Il 15 novembre, ormai allo stremo, egli firma il decreto che nomina erede il figlio Teodoro, in quel momento impegnato alla guida di un corpo di cavalleria nella caccia di formazioni ribelli sui monti della Macedonia.
    Il giorno dopo l' imperatore muore a 45 anni dopo aver regnato per 13.
     
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    CAPITOLO II:
    La ricostruzione dell' impero, 1421 -

    PARTE 1:
    Teodoro I Paleologo, 1421 - 1435

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    All' inizio del governo di Teodoro I, la situazione dell' impero è decisamente migliore rispetto ad un trentennio prima. La penisola greca è quasi del tutto riunita sotto lo scettro imperiale come buona parte dell' arcipelago egeo, l' esercito è nuovamente in grado di difendere i confini e di aggredire i vicini, la flotta può tenere testa validamente alle navi nemiche e l'economia è tornata florida.
    Salito al trono all' età di 26 anni, ottimo militare e discreto amministratore e diplomatico, Teodoro I si pone sin da subito l' obbiettivo di cacciare gli ottomani dalle loro poche basi nei Balcani e riunire sotto il dominio bizantino tutte le coste dell' Egeo.
    E' un obbiettivo importante e anche piuttosto ambizioso considerando che gli ottomani possono disporre di un grande esercito, di una flotta importate e di alleati molto potenti ( Orda d' Oro, Montone Nero e Nogai ), ma l' imperatore confida nella ritrovata potenza delle sue armi e del coraggio dei suoi uomini.
    Prima di scendere sul campo di battaglia però l' imperatore deve affrontare una serie di questioni diplomatiche interne ed estere e deve affrontare in modo da evitare divisioni pericolose e potenzialmente letali.
    Nel 1422 l' ambasciatore bulgaro presso la corte imperiale, durante un banchetto e in stato di alterazione, si lascia andare in commenti poco lusinghieri sull' imperatore e sulla sua sposa ( Anna di Lusignano, duchessa di Cipro ), aprendo una crisi diplomatica tra l' impero e il regno balcanico. Teodoro, che non può permettersi di perdere l' alleanza di Costantino II di Bulgaria ed esporre il confine settentrionale a pericoli, lascia cadere nel vuoto le allusioni del diplomatico ordinando di ignorare la cosa, migliorando quindi le relazioni col vicino e perdonando l' imprudente ambasciatore.
    L' anno dopo si trova coinvolto in una bega tra i mercanti, in lite per questioni di poco conto. La corona decide di non entrare nella questione e lascia che siano i responsabili dei mercanti a trovare una soluzione.

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    La guerra dell' Egeo ( I guerra greco-turca ): 26\11\1424 - 10\4\1428
    Alla fine del terzo anno di regno Teodoro I ritiene di essere pronto per sfidare apertamente la coalizione musulmana composta da ottomani, timuridi, algerini, mongoli e puntare a nuove terre a scapito degli ottomani.
    Nonostante l'inverno imminente, il 26 novembre 1424 l' imperatore dichiara guerra allo sceicco di Candar, alleato degli ottomani e dei timuridi, dando subito inizio all' invasione.
    Edirne, capitale ottomana, viene posta subito sotto assedio dai bulgari mentre le armate bizantine varcano i Dardanelli e invadono la Bitinia mentre altre truppe sbarcano sulle coste della Lidia, della Caria e della Troade ponendo sotto assedio le capitali. Gli ottomani tentano di reagire contrattaccando verso Rodi e verso Costantinopoli ma sono sconfitti dai bizantini nelle battaglie di Nicea e Marmaris e costretti a ritirarsi verso l' altopiano anatolico.
    Gli ottomani combattono da solo poichè nessuno dei loro alleati, pur scesi in campo, invia truppe di sostegno per impedire ai bizantini di invadere le regioni costiere della Turchia. Gli assedi possono quindi procedere nella più totale tranquillità.
    A marzo del 1425 il sultano di Algeri esce dal conflitto con una pace bianca separata e in ottobre Bursa viene presa dai bizantini, seguita a dicembre dalla caduta di Izmit.
    Smirne cade a metà gennaio del 1426 e pochi mesi dopo cade anche Eskisehir, la capitale dell' Anatolia ( 15 giugno 1426 ), due mesi dopo Yemen e Najd escono dal conflitto con una pace bianca separata. Il 21 agosto cade Antalya, il 16 novembre Ankara e un mese dopo anche il Marocco esce dal conflitto.
    Il 13 maggio 1427 cade anche Iconio e solo a questo punto gli ottomani decidono di sferrare una controffensiva. Ma il loro esercito forte di 12.000 uomini viene fermato presso Sivas dai bizantini, che con 16.000 uomini bloccano la controffensiva sul nascere e costringono gli ottomani a ritirarsi verso l' Armenia. Quando cade anche Kastamon, la capitale dello sceiccato di Candar, dopo un assedio di quasi un' anno, è ormai evidente che i bizantini hanno vinto la guerra e che stanno per sferrare l' attacco finale.
    Alla fine di gennaio del 1428 cade anche Sinope e finalmente l' imperatore si decide a cominciare le trattative di pace. Due settimane dopo Candar firma la pace cedendo ai bizantini la città di Sinope e pagando una somma pari a 50.000 pezzi d' oro.
    Il 31 marzo anche gli ottomani firmano la pace, cedendo ai vincitori Bitinia, Bursa e Smirne oltre al pagamento di 50.000 pezzi d' oro.
    Gli ultimi a firmare sono i timuridi, che escono con una pace bianca più onorevole per i bizantini che per loro.
    Il Trattato di Sinope firmato il 10 aprile 1428 pone fine alla prima guerra greco-turca sancendo un nuovo successo bizantino e confermando il declino dei turchi.

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    Nonostante la vittoria la situazione all' interno dell' impero rimane incerta dal punto di vista politico. Il partito liberale entra in contrasto con l' imperatore e il suo partito autocentrico, scatenando un tentativo di ribellione con l' obbiettivo di mettere sul trono il candidato liberale Costantino Ducas.
    Ma l' imperatore, prevenendo la ribellione, accorda ai liberali alcune concessioni e nomina il Ducas despota di Sinope. In tal modo i liberali rinunciano al loro complotto e prestano nuovamente giuramento di fedeltà a Teodoro.
    Nel 1430, gli ottomani impegnati nella guerra contro Moscovia, Lituania, Polonia e altre nazioni cristiane, sono sconfitti e costretti a cedere Trebisonda ed Edirne ( occupata nel frattempo dai ribelli filogreci finanziati da Bisanzio ) proprio ai bizantini. In questo modo l' impero caccia dal continente europeo gli infedeli e ottiene altre terre nel mirino senza subire perdite umane.
    Nel 1433 sorgono nuovi problemi interni quando i nobili reclamano affinchè gli antichi privilegi vengano reintrodotti. L' imperatore decide di accettare per evitare pericolose rivolte che potrebbero permettere agli ottomani di approfittare della debolezza che ne seguirebbe.

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    La prima guerra greco-napoletana e la morte dell' imperatore, 21\10\1434 - 12\11\1435
    Già da tempo l' imperatore ha messo gli occhi sul regno di Napoli, antico possedimento dell' impero romano d' Oriente, ora governato dal ramo italiano della dinastia regnante in Spagna.
    il regno, alleato con Milano e il ducato di Ferrara, offre grandi città, grandi ricchezze e sopratutto consente di controllare l' accesso all' Adriatico. Ecco perchè alla fine di ottobre del 1434 Teodoro, dopo aver nominato il figlio Teodoro il minore reggente dell' impero in sua vece e dichiarato guerra ai napoletani, si imbarca alla guida della prima armata e dopo una breve traversata, sbarca nei pressi di Otranto, che cade senza combattere il 5 novembre.
    I napoletani lasciano che i bizantini sbarchino anche in Calabria ponendo sotto assedio Reggio. La città cade dopo un lungo assedio il 4 ottobre 1435 mentre un mese prima l' intera flotta da guerra napoletana è stata distrutta da quella bizantina con il contributo delle navi bulgare.
    Ma proprio mentre la guerra sta cominciando a volgere in favore dei greci l' imperatore si ammala improvvisamente nei pressi di Crotone e muore il 5 novembre a 40 anni, dopo un regno durato 14 anni. Erede è il figlio Teodoro, a lui il compito di portare a temine la guerra.

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