1948 - il fronte popolare vince le elezioni

Discussione in 'Età Contemporanea' iniziata da archita, 20 Novembre 2008.

  1. archita

    archita

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    cosa sarebbe successo nell'anno 1948 ( limitiamoci solo a quel determinato anno per evitare eccessivi what if ) se il Fronte Popolare avesse vinto alle politiche?

    Stalin avrebbe davvero forzato Yalta? gli americani come avrebbero reagito? l'Italia non avrebbe più ricevuto aiuti dal piano marshall? :humm:
     
  2. Blede

    Blede

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    Del piano Marshall posso dire senza troppo dubbi che ce lo saremmo sognato, quelli del Fronte hanno anche detto una volta che se andavano su loro avrebbero accolto il piano a braccia aperte, e gli USA hanno risposto nisba non potete combatterci e pretendere che vi aiutiamo pure, quindi avremmo dovuto pendere dai gentili baffi di Baffone per rimettere in sesto il paese...

    Per il "forzamento" di Yalta, gli americani hanno detto che le elezioni in Italia sarebbero state libere, e se il Fronte avesse vinto... 'zzi nostri, se ci piace Baffone tanto peggio per noi (è per questo che la Chiesa e la DC hanno martellato tanto sulla "difesa della patria dalle orde comuniste").

    Quello che a questo punto verrebbe da chiedersi è che avrebbe fatto Tito, a questo punto quasi circondato da stati filomoscoviti ortodossi, forse si sarebbe adeguato di più alla fedeltà a Mosca dei suoi confinanti, o avrebbe fatto quello che ha fatto? E che avrebbe fatto l'Italia, sarebbe rimasta vicina a Stalin o se ne sarebbe allontanata come la Jugoslavia ??

    Altra cosa che posso dire con relativa certezza è che Trieste si chiamerebbe Trst e non Trieste (o come si dice Trieste in serbo), e che anzi probabilmente si sarebbe tornati al confine pre-WW1 in Friuli, o anche più indietro (sulle Alpi credo invece che la situazione sarebbe più o meno come adesso).
     
  3. Mikhail Mengsk

    Mikhail Mengsk

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    Gli americani dissero quello che volevano, di fatto pressioni americane ci furono eccome.

    Il Piano Marshall non fu proposto anche all'URSS? Non fu l'URSS a rifiutarlo?

    Chissà, l'Italia è strategicamente vitale nel Mediterraneo, non so se gli yankee avrebbero accettato cadesse in amno comunista. Con l'Italia (e di conseguenza la Yugoslavia) fossero passate al PDV, il PDV stesso avrebbe avuto una bella base nel Mare Nostrum, bypassando il collo di bottiglia del Bosforo.
     
  4. Blede

    Blede

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    Sì, fu l'URSS a rifiutarlo, ma nel nostro caso furono gli USA a rifiutarlo in caso di vittoria del Fronte (e comunque non ho detto che non ci furono pressioni, questo stesso rifiuto è una fior fior di pressione, la DC ha marciato un mucchio su questo, o Fronte o piano Marshall). Poi non credo nemmeno io che gli americani sarebbero stati lì a guardare, ho solo detto quello che dicevano pubblicamente (scommetterei nonn poco che se si aprissero i famosi cassetti al Pentagono con i piani di guerra per tutte le evenienze si troverebbe lo sbarco in Sicilia 2 la vendetta datato 1948...).

    Comunque comeavrebbe fatto la flotta sovietica a andare nel Mediterraneo ?? La Turchia non era mica dalla sua parte!! Forse sarebbe stata la volta buona che noi ci saremmo fatti una signora flotta (magari con l'aiutino di Baffone), più che far passare flotte sovietiche nel Mare Nostrum...
     
  5. Mikhail Mengsk

    Mikhail Mengsk

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    Scusa avevo equivocato. :)

    Beh non so, ma con i suoi alleati di là dal Bosforo poteva semplicemente fare finta di vendere navi all'Italia e farle passare dallo stretto legalmente, no?
     
  6. Maglor

    Maglor

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    sono un po' stufo di fare il gendarme ma evidentemente proporre una discussione come si deve è cosa troppo complessa per essere compresa da tutte le menti... :wall:

    manca del tutto l'argomentazione del what if ergo solita procedura, 24 ore di tempo per regolamentare il thread, trascorse le quali verrà cancellato ed il suo autore sanzionato.

    da questo momento è proibito intervenire, grazie.
     
  7. archita

    archita

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    lo scenario che avevo definito era appunto ben limitato cronologicamente e storicamente attendibile :humm:

    Ipotesi:la vittoria della DC non era data per certa prima dell'esito elettorale
    secondo alcuni l'esito è stato influenzato dal PSLI, creato appositamente con fondi CIA. ( http://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_politiche_italiane_del_1948 )

    Domanda: se per qualche motivo il Fronte Popolare fosse riuscito ad acquisire la maggioranza ( pare che la DC abbia anche fatto molta pressione sopratutto nel sud a non votare "rosso" ) il governo di Togliatti che strada avrebbe scelto? la soluzione titina o allineamento a Mosca? Togliatti era fedele a Stalin ( lo ha dimostrato più volte in Spagna e nella svolta di Salerno ) ma lo sarebbe rimasto una volta al governo? la possibilità di un comunismo nazionale italiano ancora non era concepito ( lo sarebbe stato solo con Berlinguer nei '70 ) ma lo sarebbe divenuto con il PC al governo probabilmente.
     
  8. Maglor

    Maglor

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    il what if in sè è ammissibile, quello che mancava, e che parzialmente hai aggiunto ora, è una descrizione del contesto, dei dati oggettivi e magari qualche fonte o riferimento.
    è questione di pochi minuti ma consente di inquadrare subito la discussione e fornire agli altri utenti un quadro della situazione da cui partire per argomentare le proprie tesi.
     
  9. archita

    archita

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    allora il quadro della situazione politica dell'Italia nel '48 è questo:

    Nei primi mesi del 1947 la fiducia degli Italiani nella nuova democrazia era vicina allo zero: il costo della vita risultava superiore di 34 volte a quello del 1938; l'indice dei prezzi all'ingrosso lo era di 40 volte; inoltre, bastarono poche settimane perché questi stessi indici salissero rispettivamente a 44 e 52 volte. La speculazione imperversava da più parti. La cartamoneta si deprezzava quotidianamente, favorendo di conseguenza l'inasprirsi dell'inflazione: il pane era sottoposto a "prezzo politico", mentre la crescente spesa pubblica necessaria vista la disastrosa situazione socioeconomica del Paese innalzava il deficit statale verso picchi mai raggiunti prima.
    Nel corso dell'estate il nuovo governo De Gasperi fronteggiò con decisione il drammatico contesto nazionale: fu varata la linea Einaudi, un insieme di norme atte a stabilizzare la moneta e frenare le speculazioni finanziarie. In pochi mesi si riuscì ad assestare positivamente la congiuntura economica; crebbe il bilancio statale e i prezzi all'ingrosso scesero gradualmente. Alla fine del 1947 il costo della vita era calato dell'8%. Ma i costi sociali dell'azione governativa risultarono altissimi, contribuendo a mantenere esplosivo il clima politico del Paese. Nel Dicembre 1947, infatti, l'Italia contava ufficialmente quasi due milioni di disoccupati e oltre quattro milioni di poveri, più della metà dei quali risiedevano nel Sud.

    "sindrome di pescara" : vittoria del Fronte al 79% alle amministrative

    la mobilitazione delle parrocchie da parte della Chiesa cattolica e la "paura del comunismo" come premessa delle tensioni politiche e dopo 30 giorni alle politiche le conseguenze della pressione sull'elettorato sulla scelta di voto.

    il Segretario di Stato Marshall aveva annunciato nell'univ. di Berkeley la sospensione dei 176 milioni di dollari in aiuti già erogati nel tempo in caso di vittoria del Fronte.

    [FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Alcide De Gasperi ottiene segretamente negli USA 10 milioni di dollari di armi e munizioni (5.000 pistole, 20.000 fucili e mitra, 50 milioni di proiettili). Le ultime armi arrivano a Pozzuoli il 17/4/1948, ventiquattro ore prima delle elezioni generali. Queste vengono consegnate al Fronte Antibolscevico, composto da fascisti, monarchici e ufficiali di polizia, formato segretamente dal generale Pieche. Un piano americano per l'Italia prevede un intervento segreto nella politica italiana che ipotizza: "...fornitura di armi per il rafforzamento di militari"

    [/FONT]Diversamente, sull'altro versante, si andava accentuando la pressione sovietica sull'Europa, con la cacciata dei leader avversari dai Paesi orientali e la nascita del Cominform alla Conferenza di Szlarska Poreba (Settembre 1947). A tale conferenza furono presenti, per il PCI, Luigi Longo ed Eugenio Reale, che si ritrovarono più volte sottoposti alle accuse brucianti dei compagni sovietici e jugoslavi, duramente contrari alla politica impostata da Togliatti e ritenuta troppo moderata. Posto di fronte alle scelte finali di Szlarska Poreba, il PCI fu costretto a ridurre la propria politica eteronoma, sempre più succube della linea sovietica, introducendo pertanto gravi contraddizioni nello sviluppo originale del comunismo italiano. Solo pochi membri, tra i quali Umberto Terracini, si opposero a tale svolta: ma un brusco rimprovero della segreteria del partito li sottomise definitivamente. Le fratture internazionali costrinsero anche il Partito Socialista a un deciso mutamento di rotta, avviando anche per quel partito una sorta di "cominformizzazione" forzata. Fino a quel momento, infatti, Nenni aveva ricercato con passione un collegamento tra Oriente e Occidente attraverso la formula della "solidarietà internazionale". Ma lo sviluppo della guerra fredda lo costrinse ad allinearsi sui temi e sui giudizi fatti propri dal PCI. Così anche i socialisti recepirono senza discussioni le tesi di Mosca e del nuovo corso comunista.


    il National Security Council definì infine la politica da seguire (Febbraio 1948): gli USA non sarebbero intervenuti in caso di un conflitto civile interno in Italia, salvo che in presenza di una conquista illegale del potere da parte comunista e sempre su richiesta del legittimo governo italiano. Si prevedeva in tal caso di insediarsi in Sicilia e in Sardegna, dando per scontata la perdita dell'Italia settentrionale. ( "NSC 1/2: The position of the United States with respect to Italy")


    L'8 marzo, «il National security Service esamina l'eventualità di "una possibile partecipazione comunista al governo per via legale" e stabilisce che "da adesso alle elezioni di aprile, gli Stati uniti dovranno quale priorità immediata intraprendere altre manovre per impedire ai comunisti la partecipazione al governo come risultato di una vittoria elettorale". La direttiva Nsc 1/3 prevede anche che "nel caso che i comunisti italiani ottengano il dominio del governo con mezzi legali" va applicato un piano articolato su 5 punti che contempla al punto C di "iniziare una pianificazione militare" ed inoltre afferma che "un efficace appoggio degli Usa può incoraggiare elementi non comunisti in Italia a fare un ultimo vigoroso sforzo, anche a rischio di una guerra civile, per prevenire il consolidarsi del controllo comunista"»


    su Togliatti e la soluzione titina , penso che i rapporti fra i due leader sviluppati nel corso delle trattative per trieste potevano suggerire la cosidetta "soluzione titina" che avrebbe impedito l'eventuale reazione militare USA ( come prerogativa della zona di influenza segnata a Yalta ) ed evitare di ridurre il paese a "satellite" di Mosca ( che tra l'altro non avrebbe potuto influire visto le porte chiuse del Bosforo )






    [FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]

    [/FONT]
     
  10. ange2222

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  11. archita

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    come si fa a cambiare titolo di un thread? :humm:
     
  12. Pandrea

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    Possono farlo i mod
     
  13. Maglor

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    va meglio così?
     
  14. archita

    archita

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    d'accordo grazie :approved:
     
  15. generalkleber

    generalkleber

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    Mi sembra si possa tornare a rispondere e allora ci provo anche io. Abbiamo un dato comparativo: in Francia il Pcf va al governo e ne esce quasi più per sua volontà che perché qualcuno lo sbatte fuori. Eppure in Francia nessuno pensa di iniziare una guerra civile. E non lo pensa nessuno neanche in Usa. Tra l'altro, se osserviamo le sclte dei governi francesi con ministri comunisti vediamo che, retorica a parte, seguono sempre gli interessi nazionali, compreso il sostegno alle campagne coloniali! Il Pcf era il secondo partito comunista d'Europa, dopo il Pci. Ma nel 1948 il Pc non è il Pc della metà del 1970. Avesse quindi vinto il Fronte le elezioni, il Pci si sarebbe trovato a dover governare insieme a gente la cui sincerità democratica è fuori discussione, a partire da Nenni: gente che ha poi avuto modo infatti di trovarsi al governo con i Dc.
    Vediamo il contesto internazionale: Stalin ha accettato una sostanziale divisione dle mondo, che gli concede molto, e (anche perché non ha l'atomica) non ha desiderio di alzare la voce su nulla e di non chiedere nulla fuori da quel che è stato stabilito. Vedi Grecia. I soli luoghi ove Stalin ha cercato lo scontro sono stati marginali (per l'epoca) e ini qualche caso (la guerra in Cina) avrebbe desiderato che le cose andassero altrimenti. IL che significa che anche con ministri comunisti l'Italia sarebbe rimasta nel campo occidentale: Stalin non avrebbe reclamato nessun sostanziale mutamento di posizione geopolitica. Anzi: ha in fondo accettato che un mutamento avvenisse ai suoi "danni" in Jugoslavia. Libero di fare quel che crede in casa sua si sarebbe gurdato dal sollevare un problema nel quale aveva tutto da perdere. Se ordini ci sarebbero stati sarebbero stati dunque ordini di moderazione.
    Che avrebbe fatto un governo delle sinistre? Siamo nel 48 (attenzione a non proiettare allora quel che sappiamo esser accaduto poi): il governo avvia una serie di nazionalizzazioni. Certo non avrebbe nazionalizzato le banche. E forse nemmeno alcune grandi imprese. Avrebbe nazionalizzato alcuni servizi: l'Enel sarebbe stata pubblica prima degli anni '60. Forse ("forse") ci sarebbe stata una riforma agraria. Ma rammentiamo che l'Italia è devastata e che la ricostruzione ha la priorità. In ogni luogo ove hanno preso il potee, almeno in tempo di pace, l'edificazione economica ha avuto la priorità rispetto ai problemi di coerenza: si sarebbe semmai imposta una pacificazione sociale dietro le esigenze della "battaglia per il progresso". Già nel '47 l'antifascismo comunista aveva cessato con le epurazioni violente: una volta al potere avrebbe invece approfittato di tutti gli esperti per rafforzare lo Stato, senza badare al colore politico. IL che significa che sarebbe stato un partito d'ordine. IL consumismo sarbbe partito più tardi, non sarebbero arrivati la stessa quantità di soldi (ma parecchi egualmente si), la qualità di molte realizzazioni di lavori pubblici sarebbe stata modesta, ... come quella del centrismo. Infine, retorica a parte, ce lo immaginiamo il secondo partito cattolico d'Italia a voler chiudere con la Chiesa? Semmai i comunisti, con il loro rigoroso senso pratico, avrebbero agito da freno alle eventuali intemperanze anticlericalli di azionisti e socialisti. Il Concordato sarebbe cambiato, non sarebbe stato lo stesso. Ma i comunisti lo hanno fatto all'est figuriamoci se non lo avrebbero fatto in italia...
    ... e nel 52 avrebbero perso le elezioni. Cosicché la vera conseguenza sarebbe stato che anche l'Italia avrebbe avuto una democrazia dell'alternanza e la Dc non sarebbe stata costretta a farsi l'opposizione da sola. Anzi: stabilito il carattere democratico del Pci probabilmente il risultato sarebbe stato il Compromesso Storico prima deglli anni 70.
    La storia ha una sua logica: spostamenti marginali, sul lungo periodo, non avrebbero mutato granché.
     
  16. GyJeX

    GyJeX

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    c'è un bel "la storia siamo noi" di Minoli che tratta proprio l'argomento ;)
     
  17. woland

    woland

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    Credo che tu dimentichi che il PCI,dopo la primavera di Praga, con Berlinguer fece il famoso strappo da Mosca,il che significa che il PCI a differenza del PCF (francese),fin dall'inizio era succube dei comunisti sovietici,altrimenti perchè fare lo strappo?????mentre il PCF non si allontanò mai dai comunisti russi perchè appunto era veramente indipendente.Fra l'altro,il fatto che Occhetto fece la famosa svolta della Bolognina trasformando il PCI in un partito socialdemocratico esattamente quando il comunismo russo era ormai crollato la dice lunga sulla serietà dei comunisti italiani:
    1.Se dopo lo strappo il PCI non ha più nulla a che fare con i sovietici,perchè trasformarlo in un partito socialdemocratico??lo strappo aveva sancito la rottura con L'URSS,i comunisti italiani sono nuovi di zecca non hanno più a che fare con i gulag,Budapest(1956),Praga,insurrezione dei tedeschi dell'est(1953),etc....
    2.Occhetto mi ricorda tanto Badoglio,siamo sempre i soliti italiani che soccorrono il vincitore,non appena l'alleato sovietico crolla i comunisti italiani cambiano tutto..un altro 8 Settembre..
    Questo per farti capire che i comunisti italiani non sono quelli francesi e una guerra civile avrebbe potuto starci benissimo per via del nostro servilismo.
    Per quanto riguarda le tue analisi economiche dissento totalmente,avremmo fatto la fine dell'Albania,della Romania o della Cambogia,sei troppo ottimista.
    Fra l'altro aggiungo che l'Italia possiede l'80% del patrimonio artistico mondiale e i comunisti sono nemici dell'arte,avrebbero distrutto tutte le nostre chiese,i nostri dipinti,le nostre sculture...è un bene che non abbiano governato
     
  18. Armilio

    Armilio

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    La mossa di Occhetto non la vedrei semplicisticamente come una mossa di reazione alla caduta dell'URSS, la discussione sulla natura del partito era già in atto da anni, la caduta dell'URSS è stata solo il colpo di grazia alle ambiguità dei "compagni" che cercavano di tenere insieme Cossutta e D'Alema( o Ueltron :asd:) non dicendosi la verità sul proprio partito.

    Comunque: anchio penso che non sarebbe passato sicuramente tutto liscio. Il partito comunista,e tutto il fronte popolare, era stato portato dagli eventi a dover appoggiarsi all'URSS, come la DC agli USA. E' difficile concepire una guerra civile, forse, ma la situazione se fomentata, poteva scoppiare. Anche in un bel colpo di stato da parte, per esempio, dei militari appoggiato dagli USA. I socialisti si erano infatti appiattiti molto sulle posizioni comuniste, le forze social-democratiche erano poco rilevanti. Anche se questo non vuol dire ovviamente che Nenni o anche Togliatti non appoggiassero una forma democratica di governo, semplicemente la logica dei blocchi aveva polarizzato lo scontro politico. Infatti se invece non fosse scoppiata una guerra civile, credo che non si sarebbe fatta una "rivoluzione proletaria", economicamente penso infatti che si sarebbe trovata una via di mezzo.Sarebbe scoppiata sicuramente una discussione tra socialisti e comunisti, che forse avrebbe addirittura portato alla caduta del governo, e da questo sarebbe dipeso anche il futuro politico dell'Italia. Quanto avrebbero influito i socialisti arrivati al governo infatti, è l'interrogativo principale, interrogativo a cui sinceramente non mi azzardo di dare una risposta. Ci sarebbe stata l'uscita dai blocchi, non credo che il governo sarebbe entrato nella NATO come che gli USA avrebbero permesso che l'Italia passasse dall'altra parte. Gli aiuti dagli americani sarebbero arrivati molti ma molti di meno, sicuramente.

    Comunque il fronte popolare in Italia NON POTEVA vincere...nessuno lo voleva.
     
  19. archita

    archita

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    sulla guerra civile c'era più rischio prima del '48 con gli anni dei "regolamenti di conti" fra il '45 e il '46 dove in Emilia Romagna sopratutto ci sono stati episodi tuttora abbastanza oscuri di mattanze di fascisti e presunti fascisti da parte delle frange più estremiste del PCI ( e pure a Milano gli episodi della "volante rossa" ) e dove ancora lo Stato era indebolito dal caos bellico e lo statuto politico ancora in sospeso ( era ancora incerto l'esito se ci sarebbe stata ancora la monarchia o la Repubblica )

    comunque è chiaro che il PCI ha organizzato nel corso degli anni arsenali segreti e piani di guerra civile in attesa di eventuali ordini da Mosca per fortuna mai arrivati ( era chiaro comunque che Stalin non era interessato all'Italia comunista visto che era lui a ordinare a Togliatti di accettare i moderati democristiani e la legitimità monarchica nella Svolta di salerno )

    c'è una fonte sui piani di conquista violenta del potere da parte del PCI in caso di necessità su

    http://books.google.it/books?id=qRQ...X&oi=book_result&resnum=4&ct=result#PPA245,M1

    sul fatto di diventare come la cambogia o la romania non sono sicuro, non c'era continuità territoriale con il patto di varsavia e un invasione punitiva stile praga forse sarebbe stata più difficile :cautious:

    certamente sarebbe diventato un paese molto povero ( limitatezza delle risorse naturali ed effetti già sperimentati al tempo del fascismo con il regime autarchico )

    sulle opere d'arte il fatto curioso è che i comunisti sono diventati i più "colti" di tutti gli altri e i più estremamente conservatori della concezione dell'arte e anche molto puritani in fatto di morale sessuale e sui rapporti con la Chiesa cattolica non c'è mai stata una vera e propria rottura...

    certamente sarebbe diventata la dittatura comunista più conservatrice e moderata dell'est ( diciamo un misto fra Polonia e Germania dell'est con meno serietà ;) )
     

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