sfidAAR2: DAoS, Patriarcato di Aquileia

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da Dark_Angel_Of_Sin, 25 Settembre 2010.

  1. nohant

    nohant

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    ma soltanto a me in ogni partita spariscono la francia e l'austria? O_ò

    comunque stupenda partita..e mantieni quel blu :p
     
  2. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    evidentemente :D
    ad ogni modo adesso sono troppo stanco per scrivere qualcosa di decente, anche perché devo dormire sopra ad un paio di spunti interessanti che mi ha dato il post di nirian! XD

    saluti
    DAoS
     
  3. Purfa

    Purfa

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    lui usa IN, ecco perchè c'è la uber francia :asd:
     
  4. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    olé! cmq oggi non penso di riuscire a mettere un update; la traduzione di DH mi sta distruggendo gli occhi :(

    saluti
    DAoS
     
  5. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Tirgovisti, dicembre 1525
    Era un umida e fredda mattina di dicembre, ed il consigliere patriarcale Sfondrati stava per lasciare il suo alloggio presso il vescovo di Tirgovisti, per ispezionare gli opifici statali della provincia, che avevano da poco cominciato a produrre, ma già lui aveva ricevuto lamentele dal locale ispettore. Così, radunata la sua scorta, cominciò il suo viaggio. Un paio d'ore dopo cominciò a piovere a dirotto e la carrozza sul quale stava viaggiando si fermò in mezzo ad una strada in mezzo ad un bosco; subito il consigliere si affacciò dal finestrino per informarsi sel motivo della fermata "capitano" gridò alle guardie
    "si, consigliere" rispose un uomo alto e corpulento "ditemi"
    "per quanto ne avremo?"
    "temo che l'assale della carrozza sia rotto, comunque ho chiesto ad uno dei miei uomini, ex carpentiere, che ci dia un'occhiata" il capitano chiamò il suo sottoposto a gran voce "soldato Jellacic, vieni qui" la guardia accorse, tutta sporca di fango "rapporto" chiese il capitano
    "sissignore. l'urto con una pietra ha fatto saltare la ruota e rotto l'assale; e poi la ruota stessa si è conficcata in un buco fangoso, ci vorrà un'pò di tempo per metterla a posto"
    "fate in fretta" ordinò il capitano, che poi si rivolse al consigliere "come vedete, siamo bloccati; vado a dare gli ordini necessari per la sosta" aveva appena finito di parlare che un dardo gli si oltrepassò il torace, conficcandosi nella fiancata della carrozza, tuttavia trovò la forza di urlare degli ordini prima di cadere a terra svenuto e sanguinante.
    ...
    Qualche ora dopo si risvegliò in un letto, fasciato e vegliato da qualcuno che gli parve un monaco "dove sono?" chiese con voce flebile
    "nu ati inteles" rispose il monaco
    "dannazione" pensò il capitano "chissà quale diavolo di lingua parlano questi" ma poi aggiunse "ubi sum?"
    "in abbatia Tirgovicensis, sacrii Ordinii fratris Aquilegiae" rispose il monaco, aggiungendo subito dopo "remanere quies debes"
    "per fortuna mi hanno recuperato quelli dell'Ordine" pensò e gli rispose "ego habeo informationes pro princeps vestri"
    "scio" gli rispose tranquillamente il frate "remanere quies debes. plura non quaeram!" e si allontanò, scomparendo dietro ad una porta; così il capitano rimase da solo, tutto indolenzito nel letto ad aspettare il suo destino; tuttavia qualche minuto dopo, sopraffatto nuovamente dalla stanchezza si riaddormentò.
    ...
    Udine, dicembre 1525
    Il professore stava guardando la neve cadere fuori dalla sua finestra, stava pensando a quanto aveva fatto in questi ultimi cento vent'anni, e decise che sarebbe stato il caso di lasciare l'ordine a qualcuno dei suoi uomini più fidati per un'pò di tempo, mentre lui avrebbe viaggiato per l'europa, con calma; il corso dei suoi pensieri però venne interrotto dall'entrata di fratello Giacomo da Bondo, ormai quasi sessantenne, capo del CCSP
    "Maestro?" chiese
    "la vostra è una mania, frate Giacomo!" gli rispose piccato il professore
    "me ne scuso" rispose l'altro "ma ormai è la forza dell'abitudine" gli strizzò l'occhio
    "che passi, pure per questa volta. che informazioni mi portate?"
    "hanno ucciso Sfondrati" gli disse Giacomo "imboscata in Walacchia"
    "Sfondrati, Salati, Sabbati, Simonati, tutti con la 'S' e tutti in -ati" constatò il professore "pare che si divertano ad ucciderli. comunque come mai porgete il caso alla mia attenzione?"
    "ho ragione di sospettare che sia stata qualcosa di più di un'imboscata"
    "perché?"
    "abbiamo trovato prove interessanti sulla scena del crimine"
    "uh?"
    "i dardi usati erano da balestra, e di ottima fattura; dei briganti li avrebbero sicuramente ripresi. oltre a questo il piccolo tesoro del consigliere è stato trovato intatto. Oltre a questo un testimone ha riferito che l'attacco era perfettamente organizzato"
    "imboscata su commissione?"
    "penso proprio così"
    "acuto!"
    "sono invecchiato, maestro, non ho perso il mio intelletto"
    "non sareste al vostro posto se lo aveste perso" il professore sorrise "chissà cosa si scoprirà questa volta" il professore prese una penna ed un foglio "avete carta bianca, passate dal mio cancelliere per il sigillo" gli disse dopo avergli consegnato il documento
    ...
    Poche ore dopo Giacomo ritornò, con la cedola operativa, al suo quartier generale. Per prima cosa andò nell'ufficio del suo secondo, frate Tommaso Cacciatore da Novocastro "Tommaso" disse entrando "voglio che tu indaghi sulla morte di Sfondrati, hai carta bianca" passò il documento all'inglese
    "fino a là?" disse piccato il giovane "scommetto che riesco a risolverlo anche stando qui al caldo"
    "detesto le tue scommesse" rispose sornione Giacomo "quindi ti ordino di andare là con due o tre dei nostri migliori uomini"
    "bhè se è un ordine mi tocca andare" sorrise l'altro "prenderò Ignazio da Barcellona, Adolfo da Stoccarda e Giovanni da Ragusa"
    "Adolfo mi serve qui" rispose Giacomo "per l'affare Abonius"
    "chi non dice che quell'affare sia collegato al nostro caso?"
    "dici?"
    "indaghiamo sull'ortodossia del vescovo cardinale di Walacchia e un consigliere patriarcale muore nello stesso posto, coincidenza?"
    "non sa che indaghiamo su di lui e sapeva che Sfondrati era lì per altri motivi"
    "osservazione valida; ma non mi convince del tutto" l'inglese stette un attimo a riflettere "d'accordo; prenderò Guido da Firenze; quando devo partire?"
    "immediatamente"
    "molto bene. mando a chiamare gli uomini, raccolgo tutte le carte e parto"
    "buona caccia" gli augurò Giacomo, uscendo
    "Ugo!" gridò Tommaso al suo assistente "portami qui Ignazio da Barcellona e Giovanni da Ragusa. dì anche a Guido da Firenze che recuperi l'incartamento Sfondrati dall'archivio e si presenti qui il prima possibile"
    Pochi minuti dopo i due frati si presentarono da Tommaso "salve, capo" disse Giovanni
    "tra poco dovrebbe arrivare anche Guido da Firenze. dovremo indagare sulla morte del consigliere Sfondrati"
    "olé!" esclamò Ignazio "sempre casi fastidiosi in questo ufficio"
    "oh, Ignazio, smettila di lamentarti" disse Giovanni "siamo i migliori dopotutto"
    alcuni istanti dopo arrivò anche Guido, portando con sè un voluminoso pacco di documenti che depositò sulla scrivania di Tommaso "ecco qui le carte"
    "molto bene" sentenziò Tommaso "avrete modo di leggere i rapporti strada facendo"
    "dov'è che dobbiamo andare?" domandò Giovanni
    "Tirgovisti, estremo est del patriarcato. Ci vorrà qualche settimana di viaggio" rispose Guido
    "e se andassimo in nave?" chiese Ignazio "risparmieremmo un bel pò di tempo; se ho ben capito il tempo è fondamentale"
    "navigare con questo tempo?" Tommaso rabbrividì "però potrebbe essere un idea" si concentrò un momento, poi tornò a guardare i suoi uomini "partenza ritardata: Ignazio e Giovanni, andate al porto ed informatevi; Guido intanto prepara il carro. ci vediamo qui a nona"
    ...
    I frati si ritrovarono a nona nello studio di Tommaso
    "allora?" chiese
    "è fattibile. quattro giorni di nave e siamo in montenegro; da lì sono altri tre o quattro giorni per Tirgovisti" rispose Ignazio
    "Guido?"
    "le strade sono in condizioni abbastanza pessime in questo periodo; via terra impiegheremmo sicuramente di più"
    "allora è deciso, si parte ora." concluse Tommaso "prendete le vostre cose; ci vediamo al carro tra due avemaria"
    ...
    tbc
     
  6. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    domani il prossimo update!

    saluti
    DAoS
     
  7. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    slitta tutto a lunedì, in quanto ho avuto problemi di savegame.. uff!
    (cmq sono arrivato al 1600, ma unire l'italia mi è costato tantissimo :( )
    tra l'altro sposto la capitale a Roma? (papato 2 la vendetta asdasdasd)
    saluti
    DAoS
     
  8. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Tirgovisti, 25 dicembre 1525

    Appena finita la messa, nell'abbazia locale dell'Ordine, i quattro frati, Tommaso, Ignazio, Giovanni e Guido, si recarono dall'abate, Francesco da Salonicco.
    Appena giunti nel suo studio Tommaso esordì "abate, ecco qui il nostro mandato" e consegnò a Francesco la cedola operativa del maestro "per indagare sulle circostanze che hanno portato alla morte del consigliere Sfondrati" fece una piccola pausa "come vedete abbiamo carta bianca"
    il vecchio greco guardò l'inglese negli occhi "vedo, vedo" si lisciò la barba "tuttavia non serve che mi diate questo documento"
    i frati lo guardarono, stupefatti "il nostro Ordine ed il vescovo, Abonius, sono ai ferri corti. sospetto che sia implicato in questa vicenda, quindi è mia precisa intenzione aiutarvi"
    "molto bene, abate" rispose Tommaso "vi ringraziamo. chi si occupa del caso?"
    "l'ho girato al rettore per gli affari ecclesiastici della nostra abbazia, per via dei miei sospetti; facevo anch'io lo stesso vostro lavoro, capite" il greco sorrise e si alzò "vi accompagnerò personalmente da fratello Ruggero Acuto, un vostro concittadino, fratello Tommaso"
    qualche minuto dopo entrarono nello studio del rettore "Ruggero" esordì l'abate "qui ci sono i frati, mandati dal Maestro, per il caso Sfondrati"
    "eccellente" rispose il frate "finalmente la nostra piccola provincia è degna di attenzione"
    "your head's gonna roll for this" interloquì Tommaso
    "without my wit i would have been killed a long time ago" rispose l'altro
    "per favore, fratelli" ordinò Francesco "non abbiamo segreti, qui dentro" ammiccò al suo rettore "come desiderate, abate" rispose Ruggero che gridò "Alessio, portami i fascicoli di Sfondrati, al più presto!"
    "buon lavoro" disse l'abate, ritirandosi
    pochi minuti dopo, fatte le necessarie presentazioni, ed arrivati i fascicoli il rettore disse "qui c'è tutto quello che abbiamo, una sola testimonianza, quella del capitano della guardia, e per di più frammentaria"
    "lo sappiamo" disse Ignazio, con un tono lievemente arrogante
    "allora vi farò vedere qualcosa che, di sicuro, non sapete" tirò fuori un paio di fogli "i rapporti dei miei uomini che, seppur inferiori a quelli a vostra disposizione, sono riusciti a scoprire un importante collegamento tra il vescovado e la direzione provinciale degli opifici"
    "lo immaginavamo" disse Giovanni "Abonius non è al corrente dell'indagine interna, era presumibile che fosse, in qualche modo, il mandante, è l'unico che qui possa disporre di truppe addestrate"
    "dimenticate la locale guarnigione" puntualizzò Ruggero
    "quella agli ordini del vecchio Guglielmo da Livorno? era uno dei nostri, c'è da fidarsi"
    "in effetti" ammise il rettore "avete ragione. comunque il fatto è che il direttore degli opifici ha sposato una donna di sangue reale ungherese, ex-monaca nel convento locale, la cui badessa è l'amante del buon Abonius"
    "giro contorto" notò Guido "avete prove di quanto dite?"
    "la relazione è fatto noto al mio ufficio. un altro fatto a me noto è che è il convento di madre Candida a pagare per i debiti del vescovo; e la badessa è quindi forte creditrice verso Abonius; e soprattutto molto attaccata alle sue monache"
    "quindi per coprire le malefatte del direttore, sua moglie ha chiesto aiuto alla protettrice che, a sua volta, ha chiesto al vescovo di assassinare il consigliere?"
    "per me è così" disse il rettore
    "controlleremo; dateci pure tutta la documentazione relativa" chiese Tommaso "e mandate un corriere ad Udine, non capisco perché non abbiate avvisato il Maestro; se così aveste fatto avrei qui ora uno dei migliori agenti dell'Ordine.."
    il rettore consegnò il plico ai frati ed aggiunse "be careful, beware the nuns, it seems that those who meddle in their affairs do not come back to report.. you know what i mean"
    "thank you" rispose Tommaso "andiamo, fratelli" concluse, rivolto agli altri; appena fuori dall'ufficio di Ruggero, il quartetto si diresse verso la stanza loro assegnatagli, dove iniziò il 'consiglio operativo'
    "fratelli" cominciò Tommaso "dovremo dividerci i compiti; abbiamo molte piste da seguire. Speriamo solo che Adolfo arrivi presto"
    "io ne vedo una sola" commentò Ignazio "l'ipotesi del rettore mi convince"
    "mere supposizioni" tagliò corto Tommaso "ad ogni modo: Ignazio e Guido; controllerete il convento, per appurare i legami tra la badessa e la moglie del direttore, e tra la badessa ed il vescovo"
    "perché due?" chiese Guido
    "dimentico sempre che non capite la mia lingua" disse Tommaso "Ruggero mi ha detto che sono pericolose, che tutti quelli che si intromettono negli affari del convento non tornano mai a riferire."
    "sono solo suore" constatò Ignazio "non vedo.."
    "è un ordine. so cosa faccio" lo zittì Tommaso "procediamo; Giovanni tu ti occuperai del direttore in persona, controlla i documenti degli opifici in cerca di manomissioni"
    "come ci entro là dentro?"
    "ho sentito che hanno ucciso l'infiltrato dell'abbate che si occupava di quei documenti, proponiti per il suo posto, uh?"
    "speriamo in bene."
    Tommaso si alzò dalla sedia "ci si vede qui tra due settimane, voglio rapporti dettagliati e conclusivi. solito sistema per le comunicazioni" prese una borsa da uno scrigno e distribuì monete d'oro agli altri "fatevele bastare"
    "addirittura vere!" ridacchiò Ignazio "il Maestro si prodiga. tuttavia voi, che farete?"
    "il compito più ingrato" sibilò Tommaso "mi occuperò del vescovo in persona"
    ...
    Tirgovisti, 2 gennaio 1526

    Ignazio arrivò trafelato e sanguinante nella piccola stanza che Tommaso aveva affittato per non destare sospetti
    "Tommaso" disse ansante "sono pazzo!"
    "calmati, Ignazio" rispose calmo l'inglese "siediti e raccontami tutto, mentre cerco di metterti a posto le ferite"
    il frate si sedette, ancora impaurito "eravamo riusciti ad entrare in confidenza con alcune monache"
    "confidenza?"
    "era necessario, il Signore ci assolverà" Ignazio divenne ancor più pallido "soprattutto dopo quello che è successo"
    "continua"
    "insomma eravamo riusciti ad irretirle, Guido ed io, e facevamo buoni progressi per mettere mano ai documenti d'archivio; ci fingevamo mercanti per controllare certi atti di donazione" si fermò "tuttavia non sapevamo a cosa andavamo incontro, appena siamo riuscite a convincerle e ad entrare nella biblioteca del convento ci hanno assaliti e percossi, avevano una forza disumana quelle esili monache!" il frate si fermò ancora, questa volta per lamentarsi della fasciatura troppo stretta "Guido è crollato subito, mentre io sono riuscito a fuggire; tuttavia, mentre fuggivo ho notato che le monache si stavano cibando delle sue carni..."
    "ci mancava solo questa" disse Tommaso, scrollando la testa "creature demoniache. vai a letto, Ignazio, ne riparleremo con calma domani. sono molto vicino ad incastrare il vescovo e Giovanni non tarderà a farmi avere sue notizie"
    ...
    Tirgovisti, 4 gennaio 1526

    Quel giorno, all'abbazia di Tirgovisti, Adolfo da Stoccarda si presentò da Tommaso con svariati plichi di documenti
    "ho qui tutto sull'affare Abonius" disse, come presentazione, posando il suo carico sulla scrivania di Tommaso
    "le cose si sono complicate" gli rispose Tommaso "adesso pare che abbiamo contro anche dei vampiri"
    "lo so"
    "lo sai?"
    "segreto di settimo livello" disse Adolfo "quella badessa Candida, è effettivamente una creatura demoniaca"
    "eh?" Tommaso era stupefatto
    "è colpevole di numerose nefandezze, tutte accadute circa trent'anni fa. si pensava che fosse tornata nella sua Ungheria, ma così non è stato"
    "dannazione" gridò Tommaso, sbattendo il pugno sulla tavola "perché sono l'ultimo a sapere queste cose? ho perso uno dei migliori"
    "condoglianze" rispose il tedesco "tuttavia era un segreto di settimo livello, me ne ha parlato il grande capo in persona"
    "il Maestro?"
    "già, aveva sentito il nome di Candida, ed ha subito collegato"
    "mi domando sempre per chi lavori tu" chiese Tommaso
    "mi dispiace, ma è un segreto di ottavo livello" il tedesco sorrise, in quel momento entrò Giovanni, insieme al frate erborista che disse subito "ormai Ignazio è andato"
    "ha perso il senno" spiegò Giovanni
    "maledizione!" Tommaso era furioso, e Giovanni ne fu intimorito, non l'aveva mai visto in quello stato "andiamo" disse poi, rivolgendosi a tutti ed a nessuno
    qualche minuto dopo raggiunsero la stanza dello spagnolo, che era legato ad un letto, delirante
    "lasciaci soli, erborista" disse Tommaso, con gravità, appena il frate fu uscito guardò gli altri due "sapete cosa dobbiamo fare in questi casi" mormorò e gli altri due annuirono "è la mia prima volta" continuò l'inglese "che Dio abbia pietà di noi" si volse a Ignazio, traendo delle erbe da un sacchetto "ego te absolvo" e cacciò in bocca allo spagnolo le erbe, forzandolo ad inghiottirle; Ignazio cominciò subito ad avere delle convulsioni, ma qualche istante dopo tutto finì, ed il corpo dello spagnolo giacque immobile sul letto; tutto si era svolto in perfetto silenzio. Tommaso si volse quindi agli altri due "andiamo a compiere il nostro dovere, ab maiore Dei gloria"
    "ab maiore Dei gloria" risposero gli altri due; dopo essere usciti dalla stanza Tommaso informò l'erborista della serena dipartita di Ignazio, chiedendo di predisporre il funerale.
    ...
    Tirgovisti, 5 gennaio 1526

    "non possiamo lasciarci condizionare" stava dicendo Adolfo "non dobbiamo perdere di vista la nostra missione primaria"
    "coincidono" aggiunse Tommaso, funereo
    "la vendetta non deve albergare nei nostri cuori, noi vogliamo solo la giustizia!" sentenziò Adolfo, recitando, senza convinzione, una delle molte vuote formule dell'Ordine
    "risparmiati i sermoni, Adolfo" gli rispose Tommaso "ho studiato anche io" guardò Giovanni "ad ogni modo hai ragione. dobbiamo procedere con somma cautela"
    "così va meglio" disse il tedesco "qualche piano?"
    "dobbiamo per prima cosa scoprire se quei mostri sanno chi siamo.."
    "non lo sanno" lo interruppe Giovanni "ho fatto qualche ricerca"
    "se non fosse per la tua buona fede, Giovanni, avresti chiuso qui" lo rimproverò Tommaso "quando tutto sarà finito chiederò il tuo trasferimento"
    "ma.."
    "niente ma" lo zittì l'inglese "dovevi parlarmene. ad ogni modo non sarà una sanzione punitiva, avrai di sicuro bisogno di dimenticare; un'abbazia periferica sarebbe l'ideale."
    "avete ragione, fratello" disse Giovanni "la mia anima avrà bisogno di pace interiore, se usciremo da tutto questo"
    "ce la faremo" lo rassicurò Adolfo "io propongo di procedere contro quelle monache per prima cosa, poi incastreremo il vescovo; che sarà privo del loro supporto, uh? senza di loro non potrà resistere ai soldati patriarcali, né lui né il direttore degli opifici"
    "approvato; agiremo tra nove giorni; abbiamo tutti bisogno di riposo. e questo piano richiede adeguata preparazione"

    Quella sera Tommaso, vestiti abiti da avvocato, si recò presso una rinomata taverna, e subito chiese, nella sua lingua natia un boccale di birra, lo sguattero lo guardò stupito, così lui ripetè l'ordine in latino ed il garzone se ne andò, spillandogli subito quanto richiesto.
    Dopo averlo finito Tommaso rivolse le sue attenzioni alla padrona del locale, che lo aveva subito addocchiato dopo che lo sguattero le aveva raccontato della sua strana lingua; lei si avvicinò e gli chiese, sottovoce "che ci fai qui?"
    "mi serve il tuo aiuto"
    "lo immaginavo" sospirò la donna "sempre così sei, sempre a chiedere favori"
    "questa volta è diverso"
    "come due anni fa, a Venezia"
    "ti ho sempre detto che dovevo farlo, non eri sicura là"
    "ci stanno guardando troppo" sentenziò la donna, allungandogli una chiave e sibilando "esci dalla porta, dirigiti verso sinistra e, appena girato l'angolo entra e sali le scale, quinta porta, aspettami"
    "lo farò" promise Tommaso, allontanandosi
    appena fu in strada la sua mente riandò ai bei giorni di Venezia quando la aveva incontrata, durante un indagine su alcuni mercanti veneti sospetti di collusione con i napoletani, e si erano subito dichiarati reciproco amore, tuttavia tutto era finito in una cupa notte, un'inseguimento sui tetti, l'uccisione di un suo confratello ed una coltellata ricevuta dalla donna, tutto per colpa sua. Per questo motivo l'aveva persuasa a cambiare luogo, fornendole documenti falsi ed il suo indirizzo; lei era sparita subito, ma un paio di mesi dopo gli arrivò una sua lettera; non tutto era finito nei vicoli di Venezia, quella notte.
    Con questi pensieri in testa entrò nella camera indicatagli, e restò lì ad aspettarla, fantasticando sul loro futuro.
    Circa un'ora dopo lei arrivò "allora?" chiese "cosa ti porta qui?"
    "lavoro"
    "ci avrei giurato"
    "e te"
    "sapevo anche questo" la donna sorrise "ma prima il lavoro, uh? sei sempre uguale amore mio"
    "ho giurato davanti a Dio di proteggere lo Stato, lo sai"
    "e rispetto la tua volontà" disse lei, sedendoglisi accanto "ma vorrei anche che tu stessi con me"
    "sarà possibile a breve" disse l'inglese "ho intenzione di ritirarmi..tuttavia di questo parleremo diffusamente in seguito"
    "sempre il solito" disse la donna, ridendo "allora, prima il lavoro"
    "già; hai qualche ragazza furba, intelligente e scaltra?"
    "come lo sai?" gli rivolse uno sguardo interrogativo ma subito aggiunse "non rispondere; è il tuo lavoro. comunque, rischia la vita?"
    "molto probabile"
    "mi secca mettere a repentaglio la loro vita, dopo quello che hanno passato"
    "se ha successo avrà un salvacondotto patriarcale ed abbastanza ricchezza per farsi un nome nuovo; sono disposte a rischiare?"
    "certo; ma ti darò il nome solo dopo che tu mi avrai dato qualcos'altro" lo guardò, allusiva
    Tommaso la squadrò e disse, sorridendo "ho altre possibilità oltre a cedere a questo vergognoso ricatto?"
    "no" rispose la donna
    ...
    Tirgovisti, 6 gennaio 1526

    Era l'alba quando Tommaso lasciò la casa dell'amata, alquanto stanco ma rinvigorito nello spirito; si recò quindi senza indugio alla dimora della persona nominatale dalla sua amante, quando ci arrivò bussò alla porta e gli venne aperto da una ragazza, che lui valutò avere una decina d'anni "c'è tua madre?" chiese "Alessia Ahent"
    "mia madre?" la ragazza lo guardò divertita "sono io, che vuole un avvocato a quest'ora di notte in questo quartiere?"
    l'inglese si stupì ma subito rispose "in nomine sancte et individue trinitatis"
    "amen amen amen" la ragazza sorrise "entrate pure"
    l'inglese si accomodò su una sedia sgangherata e la ragazza lo interrogò "un avvocato mandato dalla madre, qui dentro, è buffo" e cominciò a ridere
    Tommaso si risentì "ho un lavoro per te"
    "lo immaginavo"
    "rischi la vita"
    "e cosa guadagno?"
    "un salvacondotto patriarcale ed abbastanza ricchezza per farti un nome nuovo"
    "chi me l'assicura?" disse la bionda
    Il frate trasse di tasca il documento e lo fece vedere alla ragazza "pare autentico" disse lei riconsegnandoglielo; Tommaso voleva chiederle perché ne fosse tanto sicura, ma si ricordò del lavoro dell'amante quindi proseguì "ci stai?"
    "possibilità di uscirne viva?"
    "dipende da te, ma non più di una contro dieci"
    la ragazza stette pensosa "dove posso trovarvi?"
    "stasera passa da Ottavia, lei te lo dirà. ora devo andare, non si addice ad un avvocato stare in questi posti molto a lungo" le sorrise "tranquilla, capirai questa sera"
    ...
    Tirgovisti, 14 gennaio 1526

    Quella sera Tommaso stava riflettendo nel suo studio, quando un frate conventuale venne ad annunciargli la visita di una giovane novizia del convento locale, accompagnata dalla madre superiora; quando queste entrarono il frate uscì, lasciando il terzetto intento a dialogare; un'ora dopo le due uscirono ed Adolfo entrò nello studio
    "potrebbe costarti la testa" sentenziò
    "non si ascoltano le conversazioni private dei colleghi" replicò Tommaso, piccato
    "non siamo colleghi"
    "ah già, il famigerato rettorato ombra" alla reazione sorpresa del tedesco Tommaso continuò "ho fatto alcune indagini anch'io"
    "dovrò ricordare al mio capo di assumerti" gli rispose l'altro "non è da tutti"
    "grazie" Tommaso sorrise "allora che te ne pare del piano?"
    "decente"
    "allora chiama Giovanni ed andiamo"

    Un'ora dopo, indossati i sai neri e prese gli arnesi necessari, i tre uscirono dall'abbazia, simili ad angeli vendicatori, cavalcando verso il bosco vicino al convento; una volta arrivati all'ingresso indicatogli da Alessia, Tommaso ordinò ai suoi di assicurare i cavalli alla recinzione ed attendere. Qualche minuto dopo sopraggiunse la falsa novizia, che aprì il cancello
    "i miei trenta denari?" chiese a Tommaso
    "hai fatto del bene, che Dio ti protegga" le diede i documenti richiestigli, la donna se ne andò ed i tre cominciarono ad incamminarsi verso il convento, pieni di cupi pensieri.
    "hey you!" gridò una voce maschile "stop!"
    I tre si guardarono e, dopo che Tommaso ebbe tradotto, ripresero subito il controllo ed avanzarono verso la voce, pronti a tutto.
    Pochi istanti dopo un'immane esplosione scosse la terra, il convento era svanito in una nube di fumo mentre una grande scatola azzurra partiva verso il cielo. I tre si arrestarono nuovamente, dai loro volti traspariva stupore misto a terrore, dati i recenti avvenimenti.
    ...
    Udine, 15 febbraio 1526

    Il professore squadrò il suo interlocutore e rilesse il foglio che gli stava davanti "non le accetto"
    "Maestro" disse Tommaso "dopo i fatti di Tirgovisti ritengo di aver visto troppo; chiedo il trasferimento ad un incarico più tranquillo, per la pace della mia anima"
    "Quella donna, non è vero?" chiese il professore, con tono inquisitorio
    "Già" ammise l'inglese
    "potrebbe costarti la vita"
    "lo so"
    "ne hai di coraggio, uh?"
    "siete voi a dirlo, Maestro"
    "già, e se lo dico io vuol dire che è vero" il professore sorrise compiaciuto "comunque hai servito degnamente lo Stato, e questo conta molto" il professore si alzò e prese un foglio da una catasta lì vicino "leggi questo"
    "ma è la nomina a rettore del CCSP" Tommaso era sbalordito
    "voglio che tu l'accetti, Giacomo mi aveva già fatto il tuo nome, ed ora è pronto a ritirarsi" il professore si sedette di nuovo "lavoro tranquillo, possibilità di allontanarsi spesso.. un'offerta che non puoi rifiutare"
    "vedo.. allora accetto e vi ringrazio"
    "nelle migliori famiglie.." si alzò di nuovo ed uscì dallo studio, ritornando poco dopo con Adolfo "stringetevi la mano" disse il professore "una nuova era sta per iniziare..."
     
  9. nirian

    nirian Guest

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    povera Candy sembra proprio cattiva in questa storia :p
     
  10. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    devo comunque ringraziarti per l'idea di una nemesi per il protagonista... :p ad ogni modo non tutte le strade sono chiuse...
    ...poi devo anche dire che qui c'è il punto di vista dello Stato XD
    in sostanza, al lettore l'ardua sentenza!

    stay tuned!

    saluti
    DAoS

    p.s.
    comunque piccola citazione da un fighissimo telefilm!
     
  11. nirian

    nirian Guest

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    The rocky horror picture show
     
  12. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Doctor Who XD
    (solo per intenditori :p )

    saluti
    DAoS
     
  13. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    per festeggiare il sorpasso delle 2000 visite, domani metterò su l'update XD

    saluti
    DAoS
     
  14. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Il patriarcato di Pagano II

    Nell'agosto del 1530 morì Antonio II, dopo quasi un mese, nel settembre dell'anno domini 1530, venne eletto il suo successore: il vecchio vescovo di Zagabria, con il nome di Pagano II. Questa scelta venne dettata principalmente dall'assenza di candidati credibili ed autorevoli, l'avanzata età del ppatriarca avrebbe fatto si che il suo regno fosse uno di transizione; sempre a causa della sua debolezza i vescovi elettori, premettero per la costituzione di un consiglio patriarcale permanente, con compiti consultivi e legislativi. L'Ordine appoggiò questa proposta, anche se era preoccupato della crescente influenza della fazione dei vescovi autonimisti, guidati dall'illustre Francesco Luserna Bigliori, vescovo di Roma.
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    Una settimana dopo l'insediamento sulla cattedra patriarcale Pagano II completò la riforma militare del suo predecessore, copiando il modello delle armate lanzichenecche, usate con grande successo dagli eserciti germanici; venne anche ordinata la costituzine di due armate d'assedio, equipaggiate con i nuovi cannoni da campo, per avere più facilmente ragione delle fortezze nemiche. Oltre a questo i primi giorni del suo patriarcato videro la conversione della provincia di Sirt, la vera fede continuava ad espandersi nell'africa settentrionale, dopo molti secoli di dominio musulmano.
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    Tuttavia la conversione delle provincie africane portò ad alcune rivolte degli arabi musulmani, tuttavia queste vennero facilmente represse, costringendo i ribelli a rifugiarsi negli ignoti deserti meridionali. Nello stesso periodo venne anche scoperta la provincia di Taodenni, nell'africa occidentale: subito vennero inviati dei coloni per stabilire un primo insediamento nella provincia. Nei mesi successivi venne proclamato un santo, questo portò un grande incremento della stabilità nazionale ma anche un crescente attrito con il papato, che arrogava a sé il diritto di nominare i santi. Nel giugno del 1531 il primo insediamento di coloni fu insediato a Taodenni; subito il patriarca ordinò che venisse ampliato e che un'armata venisse mandata in loco, per contrastare le scorrerie dei nativi, che si facevano di giorno in giorno più aggressivi.
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    Nel luglio dello stesso anno, infatti, un nutrito gruppo di nativi attaccò la colonia di Tawdani, ma fu ben presto disperso dalle truppe patriarcali, armate di rudimentali moschetti. Nello stesso periodo vennero completati i due gruppi d'assedio che vennero inviati nell'Italia meridionale, pronti per lo scontro finale con Napoli.
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    Pochi mesi dopo, in novembre, il patriarca emanò un editto, il 'De Proprietate Iustitiaque' sulla gestione della proprietà e della giustizia nelle provincie; questa mossa gli valse le simpatie della fazione autonomista, mentre l'Ordine accolse l'editto piuttosto freddamente, in quanto prevedeva un maggiore accentramento dei poteri provinciali nelle mani dei vescovi. Per questo motivo il professore, nei panni del nuovo Maestro dell'Ordine, si diede ad una campagna presso Pagano II per affidare la giustizia a funzionari governativi locali, promulgando anche un corpus legislativo unico per tutto il Patriarcato.
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    Qualche mese dopo il consigliere Mancini promosse un'altra riforma dell'esercito, per aumentarne le capacitò offensive, dopo alcune deludenti prove delle armate patriarcali negli scontri con i ribelli. Passarono quindi alcuni mesi nei quali l'inflazione peggiorò a tal punto che il Patriarca stesso chiese
    consiglio alle maggiori università italiane per cercare di far fronte a questa piaga; in risposta queste gli consigliarono di rivolgersi a Fabrizio Ghislieri, autore dell'importante saggio "Natione et Moneta". Questi venne quindi invitato a riferire al consiglio patriarcale le sue idee che, stranamente, vennero accettate. Così il Patriarca lo nominò suo consigliere, con l'incarico di provvedere alle necessarie riforme monetarie, tuttavia queste non incontrarono il favore della popolazione, che si rivoltò in numerose provincie.
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    Nei mesi successivi si cominciò un'altra campagna di cristianizzazione delle provincie africane, nominando vescovi di Biskra ed Aures due importanti teologi. Negli stessi mesi le continue scaramucce di confine tra Milano e Savoia degenerarono in una guerra aperta; oltre a questo, nel novembre del 1532, l'Austria propose di tornare ai vecchi trattati d'amicizia con il Patriarcato; Pagano II accettò volentieri questa proposta, in quanto copriva il fianco settentrionale della Nazione, e sarebbe tornata utile per la programmata guerra contro i napoletani.
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    L'inizio dell'anno successivo passò in tutta calma; tuttavia in aprile, grazie alla morte di un cardinale tedesco, il Papa fu costretto a riconoscere la preminenza del Patriarcato tra le nazioni cattoliche, consegnando di fatto a Pagano II le chiavi di San Pietro. Qualche mese dopo ci fu una nuova riforma,
    rientrante nelle politiche economiche di Ghislieri, fece aumentare gli introiti dei mercanti aquileiesi, e di riflesso anche le imposte da questi versate allo Stato. Tuttavia non ci fu nulla di importante fino al settembre 1534 quando furono ritrovati, od inventati secondo le malelingue, dal CCSP dei documenti
    che dimostravano il coinvolgimento degli uomini del re di Napoli nella sobillazione di alcune rivolte nelle provincie balcaniche e nelle scorrerie dei pirati nell'adriatico: tutto era quindi pronto per la legittima punizione degli eretici napoletani.
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    La guerra, tuttavia, non venne dichiarata immediatamente in quanto il Patriarca, su consiglio dei generali delle forze armate, decise di inviare la flotta nelle acque davanti al porto di Napoli con la scusa di combattere i pirati, ed i trasporti nelle acque di Malta, per prendere di sorpresa il piccolo presidio della provincia, prima che fosse possibile per il nemico rinforzarlo. Così passarono i mesi, fino al 28 marzo 1534, quando la guerra fu dichiarata e le armate patriarcali presero a marciare verso le proprie destinazioni; il Patriarca stesso prese il comando di un'armata.
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    Nei giorni successivi tutti gli alleati del Patriarca, Austria, Bisanzio e Lituania, si unirono alla guerra contro Napoli e l'Ungheria, che aveva aderito nella speranza di riprendersi qualche provincia. Così il primo aprile 1534 le armate di Pagano II si mossero anche sul fronte settentrionale, pronte a distruggere le truppe ungheresi grazie ad una netta superiorità numerica e tecnologica.
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    Qualche giorno dopo, concluse le operazioni di sbarco, le truppe d'assedio, sotto il comando del generale Tizzone, ingaggiarono battaglia con il presidio locale, che si era arroccato in alcune posizioni difensive attorno alla città. Grazie all'artiglieria vennero facilmente stanati e sconfitti dalla fanteria
    patriarcale.
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    Il 22 aprile cominciò la madre di tutte le battaglie: quindicimila soldati aquileiesi con artiglieria contro seimila napoletani. Le truppe patriarcali vennero portate alla battaglia dallo stesso Pagano II, che fronteggiò il re di Napoli, Carlo VI. La battaglia infuriò una settimana prima che gli aquileiesi ebbero ragione degli avversari, ponendo d'assedio la città di Napoli. Anche sul fronte settentrionale ciò che rimaneva delle truppe ungheresi venne distrutto nell'epiche battaglie di Partium ed Ersekujvar. Nello stesso giorno un'armata finì di attraversare lo stretto di Messina, cogliendo di sorpresa la guarnigione locale; venne anche mandata la cavalleria ad intercettare le truppe napoletane in rotta verso Roma.
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    Purtroppo le truppe mandate a contrastare l'avanzata napoletana a Roma vennero ripetutamente sconfitte; tuttavia la città di Napoli fu presa il 8 luglio 1534. Questo fatto rese possibile l'invio di tutte le truppe disponibili lungo quel fronte a Roma, per liberare la città dall'assedio napoletano. Nello stesso giorno anche la flotta ebbe la sua battaglia in quanto ingaggiò le navi nemiche che erano scappate dopo la conquista del porto.
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  15. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    mi dispiace ma farò solo aggiornamenti sporadici fino alla fine del mese..

    saluti
    DAoS
     
  16. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    se fate i bravi domani faccio il prossimo update (1534-1559)! :D
    ché oggi ho caricato gli screen

    saluti
    DAoS
     
  17. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Ammazza l'austriaco
     
  18. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    ci sarà tempo anche per quello XD

    saluti
    DAoS
     
  19. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Patriarcato di Lodovico II - parte a

    Il 25 luglio fu un giorno di lutto per il patriarcato; infatti quel giorno morì il patriarca Pagano II, dopo un regno durato appena quattro anni. Le circostanze misteriose della morte fecero sì che il conclave per l'elezione del successore non si svolgesse secondo le normali procedure. Infatti, su indicazione del Maestro dell'Ordine e dei generali dell'esercito, si procedette, dato anche il gran numero di vescovi al seguito dell'armata patriarcale, all'elezione di Lodovico Mancini, vescovo di Brescia; demandando la ratifica al prossimo consiglio patriarcale, da tenersi alla fine della guerra
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    Il nuovo patriarca si dimostrò subito conciliante con le richieste di una maggiore partecipazione al consiglio patriarcale, emanando appena dieci giorni dopo l'editto 'de consilio patriarcalis' che fissava la partecipazione di tre rappresentanti per ogni provincia mediterranea al consiglio: il vescovo titolare, un rappresentante degli ordini monastici ed uno delle corporazioni provinciali. Lodovico II si proponeva, con questa riforma, di placare gli animi dei laici e dei monaci, che tanta parte avevano avuto nelle fortune del Patriarcato; oltre a questo emanò il proclama di Napoli, che dava un'ulteriore spinta
    centralistica alla gestione dello Stato. Queste riforme scontentarono oltre ogni limite la fazione episcopale, che elesse, durante il concilio di Treviso, Francesco Luserna Bigliori quale patriarca legittimo, col nome di Francesco I. Subito attorno a lui si schierarono le milizie fedeli ai vescovi, che posero d'assedio la fortezza di Treviso.
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    Dopo due settimane di battaglia le forze patriarcali di stanza nella provincia, aiutate dalle truppe di Ferdinando III d'Austria, ebbero ragione dei rivoltosi: la testa di Francesco I fu fatta svettare su una picca. Sconfitti i nemici interni, il Patriarca si dedicò maggiormente a quelli esterni, annientando le truppe di Carlo VI di Napoli a Roma e gli ungheresi, che si videro costretti a chiedere la pace. Con il trattato di Pecs, firmato il 12 settembre 1534, l'Ungheria si vide costretta a rinunciare a tutte le rivendicazioni territoriali ed a diventare una micro-nazione.
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    Nei mesi successivi i napoletani perdettero Malta, lasciando campo libero all'invasione della sicilia e, dopo pochi mesi persero anche Messina. Ormai tutte le truppe nemiche erano asserragliate nella sicilia occidentale; tuttavia lo scontro fu favorevole alle forze bizantino-aquileiesi che, sotto la guida congiunta di Giovanni VII di Bisanzio e Giovanni Savoldi, riuscirono ad annientare il nemico ed a porre la città sotto assedio nel febbraio del 1535. Sessanta giorni dopo, cadde anche Palermo, tutto il Regno di Napoli era quindi in mano patriarcale e Carlo VI fu costretto a chiedere, inginocchiato nella basilica palermitana, la resa incondizionata. Il successivo trattato di pace portò al Patriarcato la Sicilia e Malta, lasciando solo la città di Napoli sotto il controllo del Re; oltre a questo Carlo fu costretto anche a lasciar cadere le rivendicazioni sulla Calabria ed anche quelle, ormai anacronistiche, sulla Macedonia.
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    Durante gli ultimi giorni di aprile dei contadini, sobillati da uno degli ultimi vescovi ancora fedeli alla memoria di Francesco I, si rivoltarono apertamente contro il Patriarca, che proprio in quei giorni vedeva ratificato il suo titolo; ma vennero facilmente sconfitti. Pochi giorni dopo, però, un altro lutto scosse la Nazione: la morte del consigliere diplomatico Matteo Grimaldi di Brusca. Al suo posto Lodovico II reclutò un pittore francese, per dirigere i lavori artistici del paese.
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    Nei mesi successivi si assistette alla nomina di vescovi particolarmente fidati in Sicilia ed a Malta, per sradicare le odiose idee eretiche da quelle terre. Sempre per motivi religiosi, i nativi animisti di Taodenni si rivoltarono contro l'opera civilizzatrice del Patriarca che si vide constretto ad inviare nuovamente l'esercito per dissuaderli dai loro propositi. La repressione fu feroce, però permise, in settembre, di espandere ulteriormente la colonia. Negli stessi giorni il consigliere Mancini, sentiti i pareri degli ammiragli, decise di varare una riforma navale, introducendo sostanziali modifiche ai regolamenti di costruzione, consentendo così un maggiore raggio d'azione per le navi aquileiesi.
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    Col passare del tempo le conseguenze della guerra, anche se vittoriosa, si fecero sentire pesantemente sulla popolazione, che non mancò di ribellarsi, soprattutto in Africa, dove le provincie di Tuat ed Aures vennero cinte d'assedio dai popolani. Queste rivolte non intimorirono lo Stato che le stroncò facilmente, tuttavia erano solo un triste preludio a quanto stava per accadere. Nel febbraio del 1536, infatti, un predicatore sconosciuto, Enzo Benciveni, infuocò le masse in Puglia, aiutato dal fatto che la provincia era stata devastata dalla guerra. Questi riuscì quindi a raccogliere attorno a sè tredici reggimenti, che diedero filo da torcere alle forze patriarcali. Queste, infatti, non riuscirono a sconfiggerli definitivamente; come i ribelli di Spartaco molti secoli prima, le forze di Benciveni si diedero ad una grande marcia verso il Nord della penisola, cercando di sfuggire alle armate aquileiesi. Nell'ottobre dello stesso anno alcuni proprietari di fonderie presentarono al consigliere Mancini alcuni progetti per rendere migliori i pezzi di artiglieria a disposizione dell'esercito, nonché alcune linee guida per usarli; il consigliere ne fu entusiasta e si prodigò con il Patriarca per rifornire le truppe
    d'assedio con questi nuovi cannoni.
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    Pochi mesi dopo si assistè alla conversione degli infedeli nella provincia di Aures, nonché ad alcune rivolte a carattere nazionalistico a Malta e Budjak, causate anche dalla bassa stabilità del Paese, dopo la guerra. Nel luglio del 1537, le forze di Benciveni vennero definitivamente sconfitte in un'epica battaglia presso Reggio Calabria mentre tentavano di passare lo stretto per unirsi ai nazionalisti siciliani a Palermo.
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    La stabilità faticosamente riacquistata venne nuovamente persa quando una disputa tra i metropoliti di Bulgaria e Bisanzio si trasformò in guerra aperta. Lodovico II accettò di scendere in campo con i bizantini, memore dell'aiuto prestatogli contro i napoletani ed anche per disfarsi una volta per tutte degli ungheresi, che avevano scelto di aiutare i bulgari.
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    Nel giro di un mese, però, i magiari vennero sconfitti e la loro capitale occupata; mentre sul confine bulgaro non avvenne nulla degno di nota. Il sovrano ungherese, tuttavia, non chiese la pace, convinto che i bulgari a sud avrebbero combinato qualcosa di buono; però anch'essi vennero duramente sconfitti nelle battaglie di Silistria e Serbia. Mentre le forze patriarcali erano impegnate a difendere la Serbia e nell'assedio della Silistria i bizantini ritennero opportuno siglare una pace bianca con i magiari, cosa che non mancò di irritare il patriarca, che aveva altre mire per quello Stato. Pochi giorni dopo cadeva la Silistria e, per contraccambiare Atene e impiegare le sue forze contro i ribelli siciliani, Lodovico II decise di reclamare la provincia per sé, lasciando libero il metropolita bulgaro di dirigere tutte le sue forze a sud.
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    Nell'ottobre dello stesso anno, tuttavia, gli sforzi dei bulgari vennero frustrati dalla superiorità bizantina, il metropolita fu quindi costretto a chiedere la pace, che i bizantini resero particolarmente dura. Nello stesso periodo venne completata la fortezza a protezione della colonia di Taodenni e fu sradicata una rivolta popolare in Friuli. Nello stesso periodo lo svedese Haraldsson assunse la carica di consigliere, al posto del francese nominato qualche anno prima, e subito si diede da fare per aumentare il prestigio della Nazione agli occhi del popolo.
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    Il nuovo anno, che tutti si attendevano foriero di buone notizie, si rivelò disastroso; la stabilità dello Stato al minimo storico, numerose rivolte nei territori ex-magiari, africani e napoletani, nonché un'insurrezione armata dei mercanti di Ragusa. Solamente intorno a metà dell'anno si riuscì a spegnere tutti questi focolai, grazie anche all'introduzione di una nuova legislazione amministrativa, che ribadiva gli uguali diritti di tutti i cittadini.
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    Questa nuova legge, tuttavia, si dimostrò inutile in quanto le rivolte proseguirono nei successivi tre anni; vennero perciò instaurate alcuni sistemi di corti provinciali nelle zone maggiormente a rischio, per far vedere alla popolazione che lo Stato, quantunque travagliato da numerosi problemi, era presente.
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    Durante l'anno successivo il consigliere Mancini morì, dopo molti anni di onorato servizio Lodovico II gli concesse tutti gli onori e funerali di Stato. Al suo posto venne assunto un artista inglese, col compito di aiutare Haraldsson nella faticosa impresa di risollevare le sorti dello Stato, commissionando grandi opere d'arte, che proprio in quel periodo stavano cominciando a dare i loro frutti. Cornwallis venne però presto destituito, a causa del suo stile di vita particolarmente dissoluto, e rimpiazzato da Giovanni Tizzone, un siciliano che si era distinto come equo esattore delle tasse nella sua provincia.
    Costui venne chiamato a corte per ristabilire le sorti finanziarie della nazione, contribuendo al lavoro del consigliere Ghisleri.
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  20. Dark_Angel_Of_Sin

    Dark_Angel_Of_Sin

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    Patriarcato di Lodovico II - parte b

    Verso la fine dell'anno il nuovo metropolita bizantino ruppe l'alleanza con il Patriarcato, in quanto bramava di ristabilire il controllo sulle provincie balcaniche. Per distrarre l'attenzione dai numerosi problemi dello Stato, Lodovico II decise, d'accordo con il nuovo Maestro, di cominciare a favorire seriamente una politica di espansione coloniale in Africa; per questo motivo, nel luglio 1542, chiese, ed ottenne, l'accesso militare alle provincie della Castiglia, che controllava praticamente tutta l'Africa del Nord. L'obbiettivo a breve termine era la conquista di qualche territorio costiero nell'Africa centrale, per poi partire da lì alla conquista di nuove terre. Per questa ragione la Flotta adriatica venne inviata verso le coste dello stato tribale del Congo.
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    Nel novembre dello stesso anno le forze patriarcali sbarcarono di sorpresa a Loango, importante porto congolese, annientando l'esigua forza a sua protezione. Il sovrano del Congo, intimorito dalla presenza militare aquileiese riconobbe, dopo pochi giorni, il possesso patriarcale della provincia.
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    La veloce guerra coalizzò gli animi della popolazione del Patriarcato, che sfogò la sua rabbia verso i nuovi nemici; questo permise di riformare i sistemi produttivi e la flotta, seguendo i consigli portati indietro dai marinai impegnati nel conflitto e della eocostituita 'Gilda Nazionale Costruttori Navali', che si affiancò a quella già esistente degli armaioli e delle università.
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    Nei mesi successivi fu anche varata una nuova riforma amministrativa, per supplire alle, ancora presenti, carenze di personale negli uffici periferici. Oltre a questo le provincie di Verona, Ferrara e Modena vennero integrate nei domini di Lodovico II. Verso gli ultimi mesi dell'anno la popolazione della provincia di Loango si convertì, finalmente, alla vera fede; abbandonando quei riti tribali che tanto disgusto avevano suscitato negli europei. Questa conversione, tuttavia, non portò alla piena cittadinanza dei nativi, complice anche il netto senso di superiorità dei coloni, anche se gli ordini monastici si impegnarono fin dalla conquista della provincia nell'aiuto alla popolazione locale. Il mese successivo Giorgio Guglielmo I di Brandeburgo venne incoronato imperatore del
    SRI; nello stesso giorno una grande riforma dell'esercito venne promossa dai generali; tuttavia questa riforma ebbe principalmente carattere difensivo.
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    L'anno successivo, il 1545, si aprì subito con una notizia molto buona per il Patriarcato: il Papa aveva nuovamente riconosciuto al Patriarca il suo primario ruolo di difensore della fede. Questo portò immediatamente alla revoca della scomunica al Re di Castiglia, Enrico VI, ed al conseguente avvicinamento tra quello Stato ed il Patriarcato. Pochi mesi dopo il sovrano di Napoli, Carlo VI, morì lasciando un erede di soli cinque anni; era il momento tanto atteso dal Patriarca per saldare definitivamente i conti con il nemico di sempre; quindi Lodovico II ordinò al Maestro di falsificare il trattato di pace di alcuni anni prima, inserendo una clausola che specificava il fatto che, alla morte del Re Carlo, i domini napoletani dovevano passare sotto il Patriarcato. I monaci dell'Ordine lavorarono alacremente a questo scopo, addirittura sostituendo la copia falsificata a quella originale nel castello del Re.
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    Di conseguenza il Patriarca chiese al consiglio di reggenza napoletano di trasferire la sovranità ma, al rifiuto di questi, dichiarò la guerra. Così l'asse formato dal Patriarcato, dalla Lituania e dall'Austria si ritrovò nuovamente contro Napoli, Ungheria e Milano.
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    Subito le truppe aquileiesi si mossero contro i nemici, soconfiggendoli rapidamente nelle battaglie di Pecs e Napoli. Nello stesso periodo fu domata anche una ribellione a Tuat e le truppe si scontrarono contro i milanesi, che cercavano di chiudere la via di Parma, a Mantova.
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    Le forze milanesi vennero sconfitte duramente e l'avanzata patriarcale portò, nel giro di due settimane, alla conquista di Parma; sul fronte ungherese si assistè allo stesso copione, con la presa di Pecs.
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    L'ultimo giorno dell'anno vide il sovrano magiaro umiliarsi e chiedere la pace, che gli venne concessa a carissimo prezzo dal Patriarca, memore degli smacchi subiti dalla Nazione in passato. Tuttavia la guerra continuava sia a sud, contro Napoli, che ad ovest, contro Milano.
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    Due mesi dopo anche Napoli capitolava; questa volta Lodovico II decise di annettere i domini napoletani, anche perché giustificato dalle carte falsificate in suo possesso; ad ogni modo gli altri stati europei, e soprattutto l'imperatore, non videro di buon occhio l'annientamento di uno Stato sovrano.
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    Il mese successivo anche Milano, ormai ridotta a controllare solo la provincia di Nizza, chiese la pace; i termini della tregua non furono, però, troppo gravosi, in quanto gli occhi del Sacro Romano Imperatore erano puntati sulla penisola. Poco prima della fine della guerra i lituani si ritrovarono a dover fronteggiare una grossa rivolta interna dei nazionalisti ucraini, che proclamarono il loro stato indipendente; seppur riluttante Lodovico II decise di partecipare alla guerra, che riteneva poco costosa in termini di uomini.
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    La guerra lituano-ucraina si concluse solamente qualche mese dopo con la conquista di Chernigov da parte della coalizione lituana; tuttavia l'Ucraina riuscì a conservare l'indipendenza. La situazione interna al Patriarcato migliorò un'pò ma restò comunque difficile fino alla promulgazione dell'editto 'de principius governatione' che portò la centralizzazione dello Stato a livelli mai visti prima, con il conseguente aumento delle spese. Queste, però, vennero ampiamente ricompensate dalla nuova gestione dello Stato, che portò nuovi introiti nelle casse.
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    Tuttavia l'editto non mancò di scontentare una grande parte del clero, che vedeva lesi i propri privilegi. Questi si raccolsero intorno a Ottobuono Sopransi, vescovo di Romagna, che si proclamò patriarca. Per prevenire questa ribellione dal diffondersi Lodovico II mandò tutte le truppe disponibili ad attaccarlo.
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    La prima battaglia tra le truppe ribelli e quelle patriarcali si risolse in una netta vittoria per le seconde; tuttavia i ribelli riuscirono a fuggire ed a congiungersi con i ribelli eretici di Parma. Il Patriarca ebbe ragione di loro solamente un'anno dopo, quando mise le teste dei comandanti come monito sul suo palazzo. A queste vittorie terrene si aggiunse anche una vittoria 'spirituale': la conversione degli eretici di Parma che, finalmente, placarono gli animi convertendosi in massa alla vera fede. Qualche giorno dopo, sempre per sviare l'attenzione della popolazione dalle vicissitudini quotidiane, il Patriarca ordinò la ripresa delle ostilità contro il Congo, ordinando ai reggimenti di stanza a Loango di avanzare ad est.
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    Lo scontro con le truppe congolesi, seppur superiori di numero, si risolse in una vittoria per gli aquileiesi che, qualche mese dopo, costrinsero nuovamente il loro Re alla pace mentre nella provincia di Partium infuriavano ancora delle rivolte. Pochi mesi dopo veniva siglata un'alleanza con la Castiglia, per assicurare i rifornimenti alle nuove colonie africane.
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