Birth of America

L’installazione di BoA parte da un semplice file che scaricherete via digital download, o riceverete in un CD confezionato abbastanza elegantemente da giustificare l’acquisto per corrispondenza di una copia fisica. L’installazione avviene senza particolari fronzoli, attraverso un generico programma di setup (niente schermate che preannunciano contenuti del gioco o chissà quali mirabilie), ma anche senza particolari problemi. Il programma vi offrirà la scelta della lingua inglese o francese, ed al primo avvio esigerà l’inserimento di un complicatissimo codice alfanumerico (attenzione a maiuscole e minuscole) che riceverete in allegato. Fatto lo sforzo di inserimento del codice, ogni noia è finita. Il programma gira tranquillamente anche senza CD inserito e senza ulteriori richieste o controlli “vessatori” della liceità della vostra copia.

L’installazione procede regolarmente anche sui computer portatili a schermo largo, e la possibilità di giocare a BoA senza ingombranti dischetti ne farebbe il gioco ideale per i vostri viaggi in treno. L’unico problema è che il programma è piuttosto esoso in termini di risorse hardware, e per conseguenza di batteria. Chi non ha la possibilità di viaggiare in treni con presa di corrente non può dunque illudersi di giocare per più di trenta minuti. La “portabilità” del gioco resta peraltro una ragione di acquisto da non sottovalutare.
Un discorso più cauto va invece fatto per i requisiti di sistema. La confezione indica quali requisiti consigliati un processore da 1800 Mhz, una RAM da 768 Mb e una scheda video da 128 Mb. Il mio sistema (processore da 2.08 Mb, RAM di 512 Mb, scheda video da 128 Mb) è leggermente al di sotto della memoria consigliata, ma è largamente superiore ai requisiti minimi (processore a 1200 Mhz, RAM 384 Mb, scheda video 64 Mb). Personalmente ho riscontrato  movimenti del puntatore del mouse non proprio fluidi, e strani messaggi di errore (per quanto ininfluenti sul gioco) in uscita dal programma. Sarebbe dunque preferibile giocare a BoA con un sistema che rispetti tutti i requisiti consigliati. Questi requisiti parrebbero a prima vista un po’ troppo elevati per un gioco con grafica bidimensionale. Vero è che i calcoli richiesti dal gioco al processore sono probabilmente assai numerosi. Vero è anche tuttavia che il mio sistema non ha problemi a far girare regolarmente HOI 2, che pure non sembra meno complesso dal punto di vista grafico e di calcolo. Su questo punto lascio peraltro sospeso il giudizio, tenendo conto da un lato che non ho mai avuto problemi di crash, e dall’altro che molti utenti del forum Ageod hanno all’opposto lodato le performance di BoA.

Birth of America (nel seguito BoA), sviluppato e prodotto da Ageod, modella a livello strategico-operazionale la guerra dei sette anni (1755-1763) e la guerra di indipendenza americana (1776-1783). L’ingresso di un gioco del genere sul mercato italiano rappresenta una sfida non poco impegnativa. Certo, molti di noi si saranno appassionati alle gesta di Mel Gibson nel film “Il Patriota”; i più anziani di noi ricorderanno i fumetti del “Grande Blek”; a qualche cinefilo la guerra franco indiana dei sette anni potrà forse richiamare alla mente “L’ultimo dei Mohicani”. Però, insomma: dopo le guerre di BoA, abbiamo avuto (fra l’altro) diverse guerre napoleoniche, una guerra civile americana, l’impero austroungarico con annesso Risorgimento italiano, due guerre mondiali, Corea, Vietnam, due guerre del Golfo, una guerra fredda ipoteticamente trasformabile in calda. Con tanti eserciti e scenari temporalmente e spazialmente a noi più vicini, con tanta carne (è il caso di dirlo) al fuoco, l’appeal offerto da due guerre limitate al territorio nordamericano e risalenti a più di 200 anni fa è necessariamente ridotto. Aggiungiamo che il gioco è disponibile solo in lingua inglese o francese, e una versione localizzata italiana è difficilmente immaginabile; che BoA è ordinabile soltanto per corrispondenza o tramite digital download; che una certa diffidenza nei confronti degli acquisti tramite carta di credito è fisiologica e non del tutto infondata (e che non sempre i videogiocatori, specie più giovani, possiedono una carta di credito). Persino la fama di uno dei creatori di BoA, quel Philippe Thibaut noto per l’ideazione del progetto originario di Europa Universalis, rischia di essere controproducente, perché molti di noi saranno portati a pensare che BoA sia semplicemente un “ritaglio” di Europa Universalis, privo dello spessore e dell’emotività dei grandi giochi di costruzione di imperi.
L’insieme di tutti questi fattori rischia dunque di relegare BoA ad una posizione del tutto marginale nel panorama videoludico italiano, ma è un vero peccato. Perché BoA è sicuramente gioco di “nicchia”, ma nella sua “nicchia” è un grande gioco. E perché, diciamolo subito, BoA non ha nulla a che vedere con Europa Universalis, trovando invece il suo termine di confronto più vicino in Crown of Glory: e su ciò ritorneremo con chi avrà la pazienza di leggere fino in fondo questa recensione.

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