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ultime 100 ore di libertà in Italia

Discussione in 'Media' iniziata da cyberdisc, 5 Dicembre 2009.

  1. cyberdisc

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    Se interessa e se i moderatori mi confermano che non ci sono problemi di copyrigth (la rivista è defunta da qualche decennio se non erro) posto il resto (40pp) o metto i link ...
    Devo ancora leggerlo a fondo (non ho tempo) quindi nessun commento ancora, anche se l'aria del tempo si sente...


    Tratto da Interconair - Aviazione & Marina n. 70 del Settembre 1970.

    Questo studio sulle ipotetiche "ultime 100 ore di libertà in Italia" è molto meno fantascientifico di quanto si possa ritenere a prima vista. Per dieci mesi un gruppo di tecnici, esperti di varie discipline (aviazione, marina, esercito, politica, sindacalismo, enti locali, politica internazionale, ecc.) hanno messo insieme, tessera per tessera, questo mosaico di una possibile definitiva trasformazione della vita democratica in Italia. Gli esperti non sono partiti da tesi preconcette, ma hanno costruito su verità obiettive traendo logiche conseguenze dettate da esperienze precedenti, da caratteristiche dominanti, da fenomeni di costume di vita italiani. Non si è voluto fare un romanzo d'appendice polemico, ma solo guardare in faccia la realtà italiana, nuda e cruda come é. Non sappiamo quali saranno le reazioni delle autorità né, nel compilare questo studio, ci siamo preoccupati di studiare se e come può essere organizzata una repressione nei nostri confronti (materia che potrebbe essere spunto di eventuale ulteriore studio), convinti invece della necessità di portare a conoscenza del maggior numero di persone la situazione reale del paese e i rischi che quotidianamente vengono corsi. Quando un paese vede allentarsi giorno per giorno il suo tessuto connettivo, il valore delle sue istituzioni, la forza del suo ordinamento statale, la conclusione non può essere che una: quel paese cessa di essere una Nazione, per diventare un "mucchio" di dimostranti, un "mucchio" di politicanti, un "mucchio" di egoisti, ecc. E' chiaro che in questa situazione le reazioni del paese non saranno più nazionali ma solo "cellulari": reagirà soltanto il "mucchio" colpito, tra l'indifferenza degli altri "mucchi" destinati presto o tardi ad essere colpiti a loro volta, e così via. Un paese di questo tipo è destinato a sfasciarsi al primo soffio di temporale, impreparato come è a qualsiasi situazione di emergenza. Questo nostro studio vuole essere un campanello d'allarme, una provetta da laboratorio che trova e fa conoscere i microbi pericolosi che contaminano e portano alla cancrena. Come detonatore della situazione siamo stati obbligati a inserire un elemento esterno (l'invasione): è infatti storicamente accertato che gli Italiani non sono mai stati in grado (e non lo sono tuttora) di raggiungere soluzioni rivoluzionarie con spinte interne né in bene né in male. Di ciò ci scusiamo con le autorità dell'Unione Sovietica, le cui forze abbiamo dovuto impiegare come "spauracchio" e metro di confronto per obiettività storica e politica. Se per necessità di espressione siamo stati polemici o irriverenti ci scusiamo fin d'ora: non è per desiderio di polemica che questo studio è stato fatto, ma per amore d'Italia, paese giornalmente calpestato da molti "mucchi" di gente che si proclama italiana. Ci auguriamo solo che questo studio faccia riflettere chi è preposto alla difesa dei valori nazionali italiani.


    PREMESSA


    23 GIUGNO 1971
    Sono quattro mesi ormai che il Maresciallo Tito è morto nel suo rifugio delle isole Brioni e la Jugoslavia è esplosa come una polveriera. In Serbia e Montenegro, gli stalinisti, aiutati dall'U.R.S.S., hanno rialzato la testa, riprendendo il potere. Nel Kosmet, gli Albanesi appoggiati dalla Cina, si sono praticamente staccati dalla federazione; in Macedonia prevalgono gli autonomisti stalinisti filo-bulgari. Invece, in Slovenia e Croazia si è accentuata la tendenza verso un socialismo dal volto umano e l'integrazione europea. In più, vaste agitazioni maoiste e filo-nasseriane si segnalano tra i Musulmani della Bosnia.
    Con un colpo di stato incruento, l'Esercito e l'Aviazione, in gran parte comandati da Serbi, hanno avuto la prevalenza ed assunto il governo centrale, mentre la Marina, formata da Dalmati e da Croati, è rimasta in gran parte ostile...(continua)
     
  2. tinto

    tinto

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    interessantissimo.... continua ti prego!!!!!!!!!!!!
     
  3. Aris

    Aris

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    mi associo, è molto interessante:)
     
  4. cyberdisc

    cyberdisc Moderator

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    ... Tuttavia il nuovo regime non è tranquillo poiché nelle varie parti del paese si è iniziata una forma di sabotaggio e di guerriglia, sostenuta dall'esterno. A questo punto, il governo jugoslavo ha chiesto l'aiuto fraterno delle truppe del PATTO DI VARSAVIA, e il 1° maggio 1971, Sovietici, Bulgari, Ungheresi, Polacchi e Tedeschi orientali hanno occupato alcuni punti-chiave della Jugoslavia, le grandi città e le vie di comunicazione. I Romeni si sono astenuti. I Cecoslovacchi non sono stati invitati. I punti di contatto con le frontiere dell'Occidente sono stati però evitati dalle truppe del PATTO DI VARSAVIA, che si sono attestate più indietro. Ai valichi di confine con l'Italia, vi sono sempre i presidii di graniciari. La Marina è stata posta sotto diretto controllo sovietico. La resistenza all'occupante aumenta però gradatamente d'intensità, mentre si accresce il numero dei profughi che si dirigono verso l'Italia.
    Gli U.S.A. hanno ricordato al Cremlino che la pazienza degli Americani è al limite. Nixon, dopo aver dichiarato che gli Stati Uniti non interverranno direttamente in un paese che ha chiesto esplicitamente l'intervento sovietico, è partito, per un breve giro negli Stati Uniti del sud.

    La situazione in Medio Oriente è stazionaria: gli scontri continuano tra Israeliani e guerriglieri Palestinesi su tutti i fronti. La presenza dei militari sovietici si è notevolmente accentuata dopo che la Jugoslavia è entrata nell'orbita sovietica. Anche la Flotta Sovietica del Mediterraneo ha visto aumentare da un paio di mesi il numero delle sue unità.
    In Oriente, la Cambogia è nuovamente occupata, da un paio di mesi, da forze U.S.A. mentre si continua a combattere nel Laos e nel Vietnam del Sud.

    In Italia già da alcuni mesi è al governo un ennesimo tentativo di quadripartito di centro-sinistra (DC,PSI,PSU,PRI) che vede alla presidenza l'on. Botton che ha formato la compagine governativa con una certa fatica: l'on. Botton è sempre soggetto ai continui ricatti politici da parte di tutti i partiti, compreso il suo (la DC) e non si può dire che il governo abbia una caratteristica dinamica, obbligato praticamente quotidianamente a verificare la sua reale coesione e a difendersi da un nugolo di "franchi tiratori" di ogni tendenza.

    Le regioni sono state attuate e mentre alcune (Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Lazio, Campania, Abruzzi, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) si reggono alla meno peggio con governi regionali di centro-sinistra, altre (Emilia-Romagna, Umbria e Toscana) sono invece rette da governo di sinistra (PCI. PSI, PSIUP) grazie anche all'apporto dei Socialisti che hanno attuato la politica cosiddetta "del doppio binario" fino in fondo. I sindacati hanno praticamente raggiunto un accordo di massima di unità d'azione che li dovrebbe condurre entro qualche anno alla unificazione completa (CISL, UIL, CGIL). Per il momento le segreterie sono divise e non è raro che ad alcuni scioperi, sempre numerosi dall'autunno 1969, aderiscano alcune centrali sindacali mentre altre si astengano.
    Il maggior peso organizzativo della CGIL è apparso evidente e sia la CISL che la UIL si sforzano di apparire più attive e aperte a sinistra per aumentare gli aderenti prima della prevista unificazione. Malgrado però questa spinta a sinistra di tutti i sindacati che sempre più cercano di accontentare e, a volte, prevenire i desideri della base, durante gli ultimi scioperi a carattere regionale, in preoccupante aumento, l'ala "cinese" dei dimostranti è riuscita in numerosi casi a prendere il sopravvento.

    Da segnalare, in maggio, il primo sciopero generale dei metalmeccanici, dichiarato per portare sostanziali mutamenti anticipati al contratto firmato un anno e mezzo fa', che ha visto, a Torino, numerosi feriti e gravi danni ad interi reparti della FIAT e, a Milano, ancora numerosi feriti e un certo numero di fermi.
    Altra nuova caratteristica della instabile situazione italiana sono gli scioperi-rivolta a carattere cittadino: dopo gli incidenti di Reggio Calabria e Mestre, dell'estate 1970, si sono avuti scioperi con caratteristiche di vera e propria rivolta a Piombino (per l'avvenuta partecipazione FIAT alla locale acciaieria) a Cinisello Balsamo (per protesta contro la riduzione di personale di un importante complesso industriale) con danni valutati globalmente ad oltre 500 miliardi di lire, e in altre località con intensità minore.

    La situazione economica, che era leggermente migliorata durante la lunga crisi di governo dell'inverno 1970, anche perchè la mancanza di un governo aveva portato ad una momentanea riduzione delle manifestazioni di sciopero, è peggiorata ulteriormente. Anche il 1970 si è chiuso con un grave deficit nella bilancia dei pagamenti, causato sia dal minor sviluppo delle esportazioni (per mancata produzione e per i prezzi non più competitivi) sui mercati internazionali sia dalla continua fuga di capitali verso la Svizzera ed altri paradisi fiscali.
    Da alcuni mesi si parla con insistenza di svalutazione (chi dice l'8 per cento chi dice il 12 per cento), mentre i prezzi continuano ad aumentare e la produttività è, rispetto al già considerato pessimo 1969, ancora inferiore.

    Malgrado i ripetuti appelli ai valori democratici lanciati attraverso la radio e la televisione dall'on. Botton, invitanti alla calma e ad avere fiducia nell'opera del Governo, gli scioperi continuano su base regionale. I sindacati sostengono che i contratti non sono stati mantenuti dai datori di lavoro e che, comunque, vanno riveduti tenendo conto di quello che è ora il costo della vita Regione per Regione. La Confindustria cerca di tener duro, ma qui e là si notano cedimenti su piano regionale. Gli scioperi continuano.

    Da notare che, in occasione dell'entrata delle truppe sovietiche in Jugoslavia le forze armate erano state messe in emergenza ma, comunque, dopo alcuni giorni, avendo riscontrato che non vi era nessun pericolo imminente per l'Italia, l'emergenza era stata sospesa. E' indetto per domani giovedì 24 giugno 1971 uno sciopero generale nell'Emilia-Romagna, per protestare contro il caro-vita, il caro-casa e il mancato adeguamento delle pensioni alla scala mobile...(continua)
     
  5. cyberdisc

    cyberdisc Moderator

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    GIOVEDI' 24 GIUGNO 1971

    BOLOGNA
    ore 10,30 - Grande manifestazione unitaria nelle principali vie cittadine del capoluogo, che, con tutta la regione Emilia-Romagna ha proclamato lo sciopero generale.
    In particolare, a Bologna, ai dimostranti si sono aggiunti operai metalmeccanici lombardi, anch'essi in sciopero e attivisti laziali, fatti appositamente giungere con numerosi pullman e con i treni dalle centrali sindacali. Si teme che elementi "filo-cinesi" si siano infiltrati tra la folla che si sta radunando in Piazza Maggiore.
    Il Prefetto di Bologna ha ricevuto ordine dal Ministero dell'Interno di cercare di non far degenerare la manifestazione in scontro aperto ma di "tallonare" comunque da vicino i manifestanti senza dare troppo nell'occhio con uno spiegamento di forze troppo appariscente. In Emilia sono stati fatti affluire comunque alcuni reparti celeri di Pubblica Sicurezza e alcuni reparti mobili di Carabinieri per ogni evenienza si tratta di reparti del I V Btg. Mo ile da Padova in rinforzo al V Btg. Mobile di stanza nella città).
    Verso le ore 11, la folla radunatasi in Piazza Maggiore, dove è previsto che alcuni oratori prenda no la parola, è enorme. E' a questo punto che avviene il fattaccio". improvvisamente in mezzo alla folla, mentre il primo oratore sta per iniziare il suo discorso, si sente un terribile boato e si alza una colonna di fumo: è esplosa una bomba!
    La folla per un attimo rimane immobile poi è il panico, è la strage: calcoli successivamente accertati valutano in 36 i morti in seguito all'esplosione e in 71 i morti calpestati dalla folla che, impazzita, è in fuga verso qualsiasi direzione. La confusione è enorme: gli stessi sindacalisti sono rimasti come impietriti sulla tribunetta e passano preziosi minuti prima che si pensi a qualche azione di soccorso...
    Ai loro piedi decine di persone rantolano e si disperano, cercando gli amici e i colleghi. La piazza comunque tende a vuotarsi perché si temono ulteriori esplosioni.
    Dopo circa mezz'ora, i feriti, moltissimi, incominciano ad essere portati agli ospedali. Alcuni, meno gravi, alle poche farmacie che non hanno abbassato le saracinesche. Molti feriti presentano gravi contusioni causate dalla folla che li ha calpestati.
    Purtroppo, a causa dello sciopero anche del personale ospedaliero, il personale di guardia del Pronto Soccorso del Policlinico S. Orsola e dell'Ospedale Maggiore non è in grado di ospitare tutti i feriti. Una volta occupati i posti letto e fatti accomodare alla meglio un certo numero di feriti nei corridoi, viene rifiutato il ricovero ad altri, alcuni dei quali gravissimi, che sono indirizzati verso altri ospedali lontani dal centro cittadino. Alcuni moriranno per strada, sulle auto dei soccorritori. D'altra parte, il pronto soccorso non dispone di una quantità di sangue sufficiente per sopperire alle necessità. Si lancia un appello alla "banca del sangue" del Policlinico, ma a causa dello sciopero il risultato è tutt'altro che felice. Passeranno alcune ore prima che si possa disporre di una quantità di sangue tale da far fronte al bisogno. Nel frattempo due giovani sono spirati, malgrado il prodigarsi del personale del Pronto Soccorso dell'Ospedale Maggiore in realtà insufficientemente equipaggiato per far fronte a questa sciagura.
    Verso le 12 uno degli oratori prende la parola, più per invitare alla calma e per sciogliere la manifestazione che per esporre il suo primitivo discorso, ma viene immediatamente interrotto dalla piazza al grido di "Morte ai fascisti!
    E' a questo punto che inizia la caccia all'uomo.
    Con singolare rapidità si sono formati gruppi. di 40/50 individui che, dotati di elmetto protettivo e armati di tubi di ferro, catene da bicicletta e bastoni (chi dice anche di armi da fuoco) si avviano verso la sede bolognese del MSI decisi a vendicarsi.
    Giunti in vicolo Posterla 18 e abbattuta la porta vi trovano un gruppo di attivisti missini che, presi di sorpresa, si difendono come possono. Incominciano le prime bastonature, incomincia, anche qui, ad apparire il sangue. Uno dei missini, assai malconcio, estrae improvvisamente una pistola e la scarica sui suoi più vicini aggressori che si accasciano rantolanti. Quasi immediatamente viene risposto al fuoco e alcuni missini rotolano nel sangue.
    La Polizia, dopo il primo naturale sbigottimento, è intervenuta per collaborare nell'opera di soccorso. Il Questore ha dato inoltre ordine che alcuni reparti si muovano a difesa delle sezioni dei partiti di destra, temendo appunto vendette da parte dei dimostranti, così duramente f colpiti. Purtroppo la marcia dei mezzi della Polizia e dei Carabinieri è ostacolata dai tremendi ingorghi stradali che, proprio a causa dei dimostranti in fuga, si sono venuti a formare nelle strade principali del centro.
    Quando i primi reparti di P.S. raggiungono la sede devastata del MSI lo scontro è ormai finito e gli attaccanti stanno ormai allontanandosi. Ciò nonostante, all'intimazione della P.S. di fermarsi, alcuni elementi rispondono con il fuoco. Ne segue un rapido scambio di colpi durante i quali vengono ferite due guardie e quattro dimostranti.
    ore 14.00 - Incominciano ad apparire nelle principali vie del centro le prime barricate. Scontri si susseguono per tutto il primo pomeriggio tra forze dell'ordine e dimostranti con numerosi contusi e arresti. Verso sera la situazione tende a normalizzarsi. Corre voce di concitati contatti tra la Federazione del PCI di Bologna e la sede centrale del partito a Roma.
    E' indetta per il giorno successivo una grande manifestazione di protesta che avrà il suo culmine in piazza Maggiore. Questa volta ad organizzare la manifestazione non sono più i sindacati ma il governo regionale emiliano-romagnolo. Le segreterie sindacali locali hanno chiesto ed ottenuto che domani venerdì 25 giugno 1971 sia proclamato lo sciopero generale in tutto il territorio nazionale. Bologna è praticamente isolata dal resto dell'Italia dalle forze di Polizia e dai Carabinieri. In serata si riuniscono i vari direttivi regionali dei partiti...(continua)
     
  6. cyberdisc

    cyberdisc Moderator

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  7. Blueberry

    Blueberry

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    Nel posto giusto
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    il tempo di impaginarlo, stamparlo e leggerlo...
     
  8. Pandrea

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    Idem come sopra
     

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