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Sicilia 1943, l' ordine di Patton: «Uccidete i prigionieri italiani»

Discussione in 'Età Contemporanea' iniziata da Wotan Masseblut, 19 Agosto 2008.

  1. Wotan Masseblut

    Wotan Masseblut

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    I massacri dimanticati compiuti dalla fanteria USA

    «Il capitano Compton radunò gli italiani che si erano arresi. Saranno stati più di quaranta. Poi domandò: "Chi vuole partecipare all'esecuzione?".
    Raccolse due dozzine di uomini e fecero fuoco tutti insieme sugli italiani». «Il sergente West portò la colonna di prigionieri italiani fuori dalla strada. Chiese un mitra e disse ai suoi: "E' meglio che non guardiate, così la responsabilità sarà soltanto mia". Poi li ammazzò tutti». E' una piccola Cefalonia: le vittime sono soldati italiani che avevano combattuto con determinazione. I carnefici non sono né delle SS né della Wehrmacht: sono fanti americani. Quella avvenuta in Sicilia tra il 12 e il 14 luglio 1943 è la pagina più nera della storia militare statunitense. Una pagina sulla quale gli storici negli Stati Uniti discutono da un lustro, mentre nel nostro Paese la vicenda è pressoché sconosciuta. Nelle università del Nord America ci sono corsi dedicati a questi eccidi, come quello tenuto a Montreal sul tema «Dal massacro di Biscari a Guantanamo». E negli Usa in queste settimane gli esperti di diritto militare valutano le responsabilità dei carcerieri di Abu Ghraib anche sulla base delle corti marziali che giudicarono i «fucilatori di italiani». Perché - come risulta dagli atti di quei processi - i soldati americani si difesero sostenendo di avere soltanto eseguito gli ordini di George Patton. «Ci era stato detto - dichiararono - che il generale non voleva prigionieri».


    I Fatti

    Nessuno conosce il numero esatto di uomini dell'Asse uccisi dopo la resa. Almeno cinque gli episodi principali, con circa duecento morti. Di
    due, quelli avvenuti nell'aeroporto di Biscari, nel Ragusano, si conosce ogni dettaglio. Nel massimo segreto, nell'autunno 43 la corte marziale Usa
    celebrò due processi: il sergente Horace T. West ammazzò 37 italiani, il plotone d esecuzione del capitano John C. Compton almeno 36. Gli atti del
    tribunale recitano: «Tutti i prigionieri erano disarmati e collaborativi». Altri due eccidi sono stati descritti da un testimone oculare, il giornalista britannico Alexander Clifford, in colloqui e lettere ora divulgate. Avvennero nell'aeroporto di Comiso, quello diventato famoso mezzo secolo dopo per gli euromissili della Nato. All'epoca era una base della Luftwaffe, contesa in una sanguinosa battaglia. Clifford disse che sessanta italiani, catturati in prima linea, vennero fatti scendere da un camion e massacrati con una mitragliatrice. Dopo pochi minuti, la stessa scena sarebbe stata ripetuta con un gruppo di tedeschi: sarebbero stati crivellati in cinquanta. Quando un colonnello, chiamato di corsa dal reporter, fermò il massacro, solo tre respiravano ancora. Clifford denunciò tutto a Patton, che gli promise di punire i colpevoli. Ma non ci fu mai un processo e il cronista si è rifiutato fino alla morte di deporre contro il generale. Infine l'ultima strage nella Saponeria Narbone-Garilli a Canicattì contro la popolazione che la stava saccheggiando. Secondo i resoconti stilati in quei giorni confusi del 43, la polizia militare Usa dopo avere intimato l'alt ed esploso dei colpi in aria, sparò una raffica sulla folla uccidendo sei persone. Ma i verbali scoperti nel 2002 dal professore Joseph Salemi della New York University - il cui padre fu testimone oculare dell'eccidio - riportano il racconto di alcuni dei soldati americani presenti: «Appena arrivati, il colonnello urlò di sparare sulla folla che era entrata nello stabilimento. Noi rimanemmo fermi, era un ordine agghiacciante. Allora lui impugnò la pistola ed esplose 21 colpi, cambiando caricatore tre volte. Morirono molti civili: vidi un bambino con lo stomaco sfondato dalle pallottole».


    L' Ordine

    Ma gli atti dei processi per «i fatti di Biscari» accreditano la possibilità che le vittime siano state molte di più. Tutti i crimini sono stati opera della 45ma divisione di Patton, i «Thunderbirds»: reparti provenienti dalla Guardia nazionale di Oklahoma, New Mexico e Arizona. Vengono descritti come cow boy, con elementi d'origine pellerossa. Ma presero parte con coraggio ad alcune delle battaglie più dure del conflitto. Quello sulle coste siciliane fu il loro battesimo del fuoco: avevano l'ordine di conquistare entro 24 ore i tre aeroporti più vicini alla costa, strategici per trasferire dal Nord Africa gli stormi alleati. Invece la disperata resistenza di due divisioni italiane e di poche unità tedesche li fermò per quattro giorni. Molti G.I. persero il controllo dei nervi. Ed erano tutti convinti che il generale Patton avesse ordinato di non fare prigionieri. Decine di soldati, graduati ed ufficiali testimoniarono al processo: «Ci era stato detto che Patton non voleva prenderli vivi. Sulle navi che ci trasportavano in Sicilia, dagli altoparlanti ci è stato letto il discorso del generale. "Se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! E finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer, perché i killer sono immortali!».


    L' Orrore

    Il primo a scoprire e denunciare gli eccidi fu il cappellano della divisione, il colonnello William King. Alcuni soldati americani, sconvolti, lo chiamarono e gli indicarono la catasta dei corpi crivellati dal sergente West: «E' una follia - gli dissero -, stanno ammazzando tutti i prigionieri. Siamo venuti in guerra per combattere queste brutalità non per fare queste porcherie. Ci vergogniamo di quello che sta accadendo». King corre a cercare il comando del reggimento. Ma lungo la strada per l'aeroporto vede un recinto di pietra, probabilmente un ovile, pieno di italiani catturati. Recita il verbale del cappellano: «Quando mi sono avvicinato, il caporale di guardia mi ha salutato: "Padre, sei venuto per seppellirli?". "Cosa stai dicendo?", replicai io. Il caporale rispose: "Loro sono lì, io sono qui con il mio mitra Thompson, tu sei lì. E ci hanno detto di non fare prigionieri"». A quel punto King sale su un masso, chiama tutti gli americani presenti e improvvisa una predica per convincerli a risparmiare quegli uomini: «Non potete ucciderli, i prigionieri sono una fonte preziosa di notizie sul nemico. E poi i loro camerati potrebbero vendicarsi sui nostri che hanno preso. Non fatelo!». Altrettanto drammatica la testimonianza del capitano Robert Dean: «Venni fermato da due barellieri disarmati. Mi dissero: "Abbiamo due italiani feriti, mandate qualcuno ad ammazzarli". Io gli urlai di curare quei soldati, altrimenti gliela avrei fatta pagare"».


    La condanna

    Fu proprio la volontà del cappellano King a far nascere i due processi sui massacri di Biscari. King raccontò tutto all'ispettore dell'armata - figura simile ai nostri pubblici ministeri -, che fece rapporto a Omar Bradley. La corte marziale contro il sergente West si aprì a settembre. L'accusa: «Omicidio volontario premeditato, per avere ucciso con il suo mitra 37 prigionieri, deliberatamente e in piena coscienza, con un comportamento disdicevole». I fanti italiani - poco meno di 50 - erano stati catturati dopo un lungo combattimento in una caverna intorno all'aeroporto di Biscari. Il comandante li consegnò al sergente con un ordine ritenuto «vago» dai giudici: allontanarli dalla pista dove si sparava ancora. Nove testimoni hanno ricostruito l'eccidio. West mette gli italiani in colonna, dopo alcuni chilometri di marcia ne separa cinque o sei dal resto del gruppo. Poi si fa dare un mitra e conduce gli altri fuori dalla strada. Lì li ammazza, inseguendo quelli che tentano di scappare mentre cambia caricatore: uno dei corpi è stato trovato a 50 metri. Davanti alla corte, il sergente si difese invocando lo stress: «Sono stato quattro giorni in prima linea, senza mai dormire». Dichiarò di avere assistito all'uccisione di due americani catturati dai tedeschi, cosa che lo «aveva reso furioso in modo incontrollato». Il suo avvocato parlò di «infermità mentale temporanea». Infine, West disse ai giudici: «Avevamo l'ordine di prendere prigionieri solo in casi estremi». Ma la sua difesa non convinse la corte, che lo condannò all'ergastolo. La pena però non venne mai eseguita. Washington infatti era terrorizzata dalle possibili ripercussioni di quei massacri. Temeva il danno d'immagine sugli italiani - con cui era stato appena concluso l'armistizio - e il rischio di ritorsioni sugli alleati reclusi in Germania. Si decise di non mandare West in una prigione negli Usa ma di tenerlo agli arresti in una base del Nord Africa. Poi la sorella cominciò a scrivere al ministero e a sollecitare l'intervento del parlamentare della sua contea. Il vertice dell'esercito teme
    che la vicenda possa finire sui giornali. Il 1° febbraio 1944 il capo delle pubbliche relazioni del ministero della Guerra sollecita al comando alleato
    di Caserta un «atto di clemenza» per West: «Non possiamo - è il testo della lettera pubblicata da Stanley Hirshson nel 2002 - permettere che questa storia venga pubblicizzata: fornirebbe aiuto e sostegno al nemico. Non verrebbe capita dai cittadini che sono così lontani dalla violenza degli scontri». Così dopo solo sei mesi, West viene rilasciato e mandato al fronte. Secondo alcune fonti, morì a fine agosto in Bretagna. Secondo
    altre, ha concluso la guerra indenne.


    L' assoluzione

    Invece il 23 ottobre 43 il capitano John C. Compton non cercò scuse: davanti alla corte marziale disse solo di avere obbedito agli ordini. Nel processo fu ricostruita la battaglia per la base di Biscari, combattuta per tutta la notte. C'era una postazione nascosta su una collina che continuava a bersagliare la pista. E una mischia feroce, con tiri di mitragliatrici e mortai, senza una linea del fronte. L'unità di Compton aveva avuto dodici caduti in poche ore. A un certo punto, un soldato statunitense vede un italiano in divisa e un altro in abiti «borghesi» che escono da una ridotta: sventolano una bandiera bianca. L'americano si avvicina e dalla trincea alzano le mani circa quaranta uomini. Cinque hanno giacche e maglie civili sopra i pantaloni e gli stivali militari. Il soldato li consegna al sergente ma arriva il capitano. Compton non perde tempo: dice di ucciderli. Molti dei suoi si offrono volontari: sparano in 24, esplodendo centinaia di pallottole sul mucchio degli italiani. Il numero esatto delle vittime resta incerto ma l'inchiesta si conclude con l'incriminazione del solo ufficiale per 36 omicidi, scagionando i suoi subordinati. E Compton in aula dichiara che l'ordine era quello, che doveva uccidere i nemici che continuavano a resistere a distanza ravvicinata. Inoltre precisa che quegli italiani erano «sniper», termine traducibile come «cecchini» o «franchi tiratori», e quindi andavano fucilati: una linea difensiva che sarebbe stata suggerita dallo stesso Patton. «Li ho fatti uccidere perché questo era l'ordine di Patton - concluse il capitano -. Giusto o sbagliato, l'ordine di un generale a tre stelle, con un esperienza di combattimento, mi basta. E io l'ho eseguito alla lettera». Tutti i testimoni - tra cui diversi colonnelli - confermarono le frasi di Patton, quel terribile «se si arrendono solo quando gli sei addosso, ammazzali». Alcuni riferirono anche che Patton aveva detto: «Più ne prendiamo, più cibo ci serve. Meglio farne a meno». Compton fu assolto. Il responsabile dell'inchiesta William R. Cook fu tentato di presentare appello: «Quell'assoluzione era così lontana dal senso americano della giustizia - scrisse - che un ordine del genere doveva apparire illegale in modo lampante». Ma nel frattempo Cook era caduto al fronte. Ironia della sorte, si crede che sia stato colpito da un cecchino mentre cercava di avvicinarsi a dei tedeschi con la bandiera bianca. La sua assoluzione è però diventato un caso giuridico, che ha cominciato a circolare tra il personale della giustizia militare statunitense dopo la fine della guerra. Un precedente «riservato» anche per evitare che influisca sui processi ai criminali di guerra nazisti. Poi nel '73 una traccia nei diari di Patton pubblicati da Martin Blumenson e nell'83 la prima descrizione completa nell'autobiografia del generale Omar Bradley. Oggi alcuni storici americani - assolutamente non sospettabili di revisionismo - ritengono che sulla base della sentenza Compton andavano assolte le SS fucilate per gli omicidi di prigionieri americani. E mentre negli Stati Uniti da 25 anni si pubblicano studi sul «massacro di Biscari» e le sue ripercussioni - il primo nel 1988 fu di James J. Weingartner, l'ultimo nel 2002 è stato di Hirshson - nel nostro Paese la vicenda è stata sostanzialmente ignorata. Vent'anni fa nel volume dello statunitense Carlo d'Este sullo sbarco in Sicilia, tradotto da Mondadori, la questione era relegata in un capoverso. Poi, ultimamente due introvabili scritti di storici siciliani e una pagina nel documentato volume di Alfio Caruso. Mai però un iniziativa per ricordare quei soldati, rimasti senza nome. Mentre persino Biscari non esiste più: oggi il paese si chiama Acate.

    Gianluca Di Feo, Corriere della Sera, 2004
     
  2. Panzer

    Panzer

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    Una vicenda davvero interessante, anche se pressochè sconosciuta...:humm:
     
  3. von Kleist

    von Kleist

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    che cari i nostri liberatori :facepalm:
     
  4. Solctis

    Solctis

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    Ce ne sarebbero da raccontare...
    Le marocchinate di Juin e porci soci, le gentilezze verso i feriti e gli infermi a cui si lasciavano andare gli ammeregani in Sicilia, le cordialità dei maquisards e dei soldati francesi tra Piemonte e Liguria, senza contare le amorevoli cure inglesi in Venezia Giulia.
    Tutti sanno, ma nessuno fa ed ha mai fatto nulla per il semplice motivo che l'Italia non ha sovranità...è una colonia con un governo fantoccio in stile HoI2.
     
  5. GeorgePatton

    GeorgePatton

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    "Se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! E finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer, perché i killer sono immortali!».

    Questo è quello che disse Patton durante uno dei suoi famosi discorsi di incîtamento alle truppe.

    «Ci era stato detto che Patton non voleva prenderli vivi. Sulle navi che ci trasportavano in Sicilia, dagli altoparlanti ci è stato letto il discorso del generale.

    Questo è quello che disse West che agì nel modo seguente:

    Fu accertato che il serg. West aveva avuto ordine di trasferire al comando di battaglione 37 prigionieri nemici (uno era sfuggito ai controlli del tenente colonello King), ma, giunti in un uliveto, li aveva personalmente fucilati con la sua arma di ordinanza. Il sergente West si difese sostenendo che gli ordini dal Comando d'Armata erano di uccidere i militari nemici che non si fossero arresi immediatamente


    Basta confrontare le dichiarazioni e l'agire di West, con il discorso di Patton, e la differenza è evidente.
    Non mi pare che Patton abbia detto, una volta che li avete catturati uccideteli.
     
  6. mazzocco

    mazzocco

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    :no: :no: :no: mi spiace ma sei colpevole :asd:

    non ce niente da fare, la storia la scrivono i vincitori e quindi gli americani hanno fatto bene a fare tutto quello che hanno fatto, perchè loro hanno vinto la guerra, ci hanno liberato dal gioco nazifascista, e, god bless america, ci liberaranno dal pericolo islamico, dopo toccherà ai comunisti di Cina e Corea del nord, poi chi lo sa, il Canada?, Messico o Cuba, mha

    Per fortuna che il signore ci ha donato gli americani
     
  7. Pandrea

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    Una pagina sulla quale gli storici negli Stati Uniti discutono da un lustro, mentre nel nostro Paese la vicenda è pressoché sconosciuta.

    Questa è la cosa peggiore. Chi ha compiuto i massacri perlomeno ne discute, a chi li ha subiti tocca subire la favoletta degli americani che sbarcano in Sicilia tra la folla festante, con i nonnetti che gli indicano dove sono i kattifi teteski mangiapampini, e così via per tutto lo stivale. Povera Italia, dopo soli 73 anni d'indipendenza è tornata ad essere una misera colonia.

    Ahi serva Italia, di dolore ostello,
    nave sanza nocchiere in gran tempesta,
    non donna di province, ma bordello!

    (Dante alighieri, VI Purgatorio)
     
  8. Solctis

    Solctis

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    Perchè ti freghi da solo?

    Frase1- Si fottano, nessun prigioniero

    Frase2- Ci era stato detto che Patton non voleva prenderli vivi

    Indovina-indovinello, chi è l'infame della situazione che gioca a fare il paladino ma ha le mani più rosse dei presunti mostri che dice di aver sconfitto per il bene di tutti?
    Io un'idea ce l'ho....
    Ogni volta che in qualunque parte del mondo uno yankee, meglio se un generale o un ufficiale, salta per aria, questi innocenti si prendono un pezzo di vendetta.
    Viva il Vietnam, viva i Mujaheddin afghani e viva i patrioti iraqeni.
    Fuoco sui liberatori.
    Con affetto
    :approved:
     
  9. GeorgePatton

    GeorgePatton

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    non puoi estrapolare pezzi di frasi dal loro contesto.

    Frase 1 completa: "Se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! E finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer, perché i killer sono immortali!».

    Sottolineo per comodità l'intenzione reale.

    Frase 2 completa: «Ci era stato detto che Patton non voleva prenderli vivi. Sulle navi che ci trasportavano in Sicilia, dagli altoparlanti ci è stato letto il discorso del generale.

    Dichiarazione di West. Le vere parole di Patton però sono nella frase 1.

    Allora forse da condannare era colui che ha letto (modificandolo) il discorso a bordo della nave, se mai è avvenuto per davvero che sia stato A) letto B) modificato nella testa di West.
     
  10. Hieronimous Bosch

    Hieronimous Bosch

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    Ah beh, ora ha molto più senso ed è molto più condivisibile. Complimenti vivissimi. Un vero eroe.

    Non posso credere che dopo che il loro genereale gli diceva di sparare agli arresi (presumibilmente DISARMATI) da 200 metri, qualche idiota abbia deciso di farlo anche da 10 metri. Incredibile.

    Alla fine si tratta solo dsi distanze, no? Uccidere prigionieri da 200 metri è ok, da dieci no, sei un vigliacco.

    Ma guarda che bisogna proprio essere capaci ad arrampicarsi sui vetri per poter difendere certe frasi assassine e criminali. Ri-complimenti vivissimi.
     
  11. Solctis

    Solctis

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    L'intenzione reale che è funzionale alla tua tesi semmai...
    Ammesso e non concesso di voler scendere al dibattimento su una frase inchiodante di per se, vediamo di ragionare.
    I fatti, i processi farsa, gli scaricabarile, le discussioni che gli ammeregani fanno ancora desso a casa loro e le testimonianze dei sopravvissuti dicon altro.
    Perchè, se veramente Patton non parlò così -se veramente le sue parole dovevano essere nella sua mente di incitamento- tutto ciò non fu un semplice caso isolato ma si verificò ripetutamente in altre occasioni quali Comiso e Canicattì?
    Perchè sistematicamente si procedeva all'esecuzione sommaria dei prigionieri, di chi si arrendeva e dei feriti?
    Perchè si passarono per le armi gli infermi negli ospedali?
    Non vorrai farci credere alla storiella della travisazione delle parole di questo santo uomo che era un pò vivace ma rimaneva un bonaccione, vero?
    Perchè non parliamo di cosa realmente pensasse dei siciliani?
    perchè non parliamo di quale era per lui la via per vincere la guerra?
    A parte che già trovo di pessimo gusto cercare di difendere l'indifendibile e questa situazione mi pare se non paradossale perlomeno moralmente deprimente.
    Ma tu, sinceramente, come ti senti a difendere un assassino?
    Smontiamo il mito dei liberatori e possibilmente rimandiamoli a casa loro e relativi amici.
    Siamo colonia da 64 anni....basta.

    Cavolo, pensavo di essere piombato nel limbo dell'assurdo...
    Allora non son pazzo....
     
  12. Taglia

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    Purtroppo in Italia non si parla di nulla a questo riguardo.

    Non si parla neanche di Etiopia, Eritrea e Istria/Jugoslavia ... non siamo capaci di parlare e discutere delle nostre responsabilità, figurati di quelle degli altri.
     
  13. Pandrea

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    Ma poi sapete quanti sono 300 metri? 3 volte un campo da calcio. Per il lungo. Un qualsiasi soldato che non abbia intenzione di arrendersi non appena intravede un nemico a questa distanza non smetterà certo di combattere. E poi prendiamo in considerazione anche il resto del discorso: "è finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer, perché i killer sono immortali!". Che Patton abbia pensato:"Cribbio, gli ho detto di essere dei killer e questi qua mi ammazzano tutti i prigionieri. Mi sa che sono stato frainteso"? Allora va bene, non era un assassino. Era soltanto un idiota che non capiva niente dei soldati. Anche il "Nessun prigioniero" probabilmente intendeva "non fate del male a nessun prigioniero", giusto?
    La frase è indifendibile, chiaramente esorta ad ammazzare chiunque non avesse un uniforme alleata. Senza se e senza ma. La frase inizale mi sa tanto di pezza ai glutei per non pronunciare un discorso totalmente da psicopatico, giusto per dire, veramente, "sono stato frainteso". Patton è stato un assassino, punto. Grande comandante, certo. Ma non di conseguenza grandue uomo.
     
  14. Pandrea

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    Probabilmente proprio per non parlare dei nostri crimini non si parla nemmno di quelli altrui; come i deportati italiani non hanno avuto i risarcimenti che mezza Europa ha ricevuto dalla Germania per non costringere l'Italia a risarcire chi ha patito vessazioni per causa sua.
     
  15. andy

    andy

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    ma ci fate anche una discussione? in italia è sempre stato così, prendi ustica, missile americano,ma no u guato , quel caccia in alto adige? incidente, lozano e la sgrena? gli usa non fanno niente!!!
    perchè gli usa sono i buoni, i kattifoni teteski si erano die mostri ma non lo hanno mai negato? i tedesachi in namibia uccisero nel 1905 100.000 herero(un genocidio ) e nel 2004 la merkel ha accordato i risarcimenti, quanto ha pagato la germania per la guerra? tanto, 6.000.000 di vite,(anche innocenti perchè x le ss potevano morire tutti ma i bambini di dresda no), la germania distrutta, uno stato paria e divisio tra oest e ovest, e gli americani ? si sono portati dietro tutti i nazisti che sapevano di missili(werner von braun di hoi2) e li hanno protetti come aiutanti dle progresso, patton(il generale non quello di NWI) fu senz altro un grande generale ma ci si dimentica nei libri di storia di questi massacri ma di malmedy no,strano vero?
    poi in ogni caso gli usa sapevano di vincere perchè lo hanno fatto? i nostri erano pochi, senza copertura aerea, male amrati eppure hanno resistito eroicamente(seppur per la cusa sbagliata) bisognava dare loro l onore alle armi altro che ucciderli.
     
  16. stciaram

    stciaram

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    ....tranquilli ora tocca alla Russia... che non è così democratica come l'arabia saudita, l'egitto, il kosovo libero, l'iraq "liberato".
     
  17. Pandrea

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    Potresti ripetere almeno queste righe?
     
  18. Wotan Masseblut

    Wotan Masseblut

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    Cavolo,condivido assolutamente. Fuoco ai liberatori.
     
  19. GeorgePatton

    GeorgePatton

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    C'è molta confusione nelle parole pronunciate da Patton. E la confusione aumenta se si vanno a leggere le sue annotazioni personali, le lettere scritte a casa. Probabilmente spesso le parole che pronunciava erano influenzate dal suo stato d'animo.
    A questo si aggiungono le svariate testimonianze che possiamo trovare, che riportano le sue parole, o che riporterebbero le sue parole.

    Così possiamo leggere:

    «Adesso alcuni ragazzi con i capelli ben pettinati stanno tentando di dire che ho ammazzato troppi prigionieri in Sicilia. Ma quelle stesse persone gioiscono per stragi di giapponesi ben più grandi. Più nemici ho eliminato, meno uomini ho perso: loro però non la pensano così». Sono le frasi con cui George Patton commenta sul suo diario l'apertura di un'inchiesta nei suoi confronti per le stragi di prigionieri italiani in Sicilia.

    oppure:

    È venuto da me Bradley, un uomo fin troppo corretto, molto nervoso - ricorda Patton nel suo diario - per dirmi che un capitano ha preso sul serio il mio ordine di uccidere chi continuava a sparare anche quando eravamo a meno di 200 metri . Il capitano ha ammazzato quasi 50 prigionieri, a sangue freddo e raggruppandoli, cosa che costituisce un errore ancora più grande. Gli ho risposto che probabilmente era una notizia esagerata. Ma in ogni caso di dire al capitano di dichiarare che quegli uomini erano cecchini o avevano tentato di fuggire, perché c'è il rischio che finisca tutto sui giornali e i civili diventino furiosi. Comunque sia andata, sono morti e non c'è più nulla da fare».

    e:

    Il 9 agosto Bradley tornò alla carica: chiese a Patton di arrestare il sergente e il capitano sotto accusa. Ma il generale dedica poche righe nel suo diario a questo episodio, infervorandosi di più per la «scappatella» di tre italo-americani: «Bradley ha detto che sarebbe necessario far processare i due di Biscari. Poi mi ha raccontato che hanno trovato tre soldati americani di origine siciliana che avevano abbandonato i ranghi per andare dai loro parenti. Bastardi! Diserzione davanti al nemico, vorrei ammazzarli...».

    e:

    L'interrogatorio del colonnello che guidava il reggimento delle stragi confermò le parole di Patton: «Avevo preso degli appunti. Ci disse: "Se continuano a spararvi addosso quando siete a 100-200 metri da loro, allora anche se cercano di arrendersi non lasciateli vivere"».

    e ancora:

    Il 4 aprile 1944, in piena preparazione dello sbarco in Normandia, l'ispettore generale del Ministero della Guerra arriva a Londra per interrogare Patton. «Io - replica Patton - volevo solo far capire che in un combattimento ravvicinato non bisogna fidarsi dei segnalì di resa ma continuare a sparare finché non c'è la certezza che abbiano alzato le mani. Mio figlio è in un campo di-concentramento tedesco: come potrei ordinare di uccidere i prigionieri?».

    interessante questo passaggio:

    Ma l'ispezione si chiude con un dossier segreto che evidenzia il peso delle frasi di Patton. «In almeno due discorsi ai suoi ufficiali ha detto: "se un figlio di p... vi spara mentre siete a 2-300 metri, allora uccidetelo. "Non ha specificato di volere la morte dei prigionieri, ma non ha chiarito neanche il significato delle sue parole, trasmesse poi ai reparti».

    anche questo non è male:

    Secondo Carlo d'Este, ex ufficiale e storico americano, invece i crimini di Biscari vanno inquadrati nella situazione di quei giorni in cui spesso «anche italiani e tedeschi uccidevano chi si arrendeva». Cita le lettere del generale alla moglie, in cui ironizza: «Gli italiani che resistono sono grandi combattenti, hanno fatto lo scherzo della bandiera bianca quattro volte».

    A ognuno la libertà di farsi una propria idea. Siamo in un mondo libero, checché se ne dica, ed ognuno è libero di pensare quello che vuole.
    (pero' noto una certa rabbia repressa che cova in alcuni tra coloro che scrivono sul forum...calma, calma, ritrovate la serenità, suvvia)
     
  20. Solctis

    Solctis

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    Gnik,gnik,gnik...và le unghiette sugli specchi....và....
    Si poi c'era la marmotta che confezionava la cioccolata...come no.
    :approved:
     

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