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[Cooperative] L'ascesa degli Stibolt

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da Giank56, 27 Giugno 2012.

  1. Giank56

    Giank56

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    NOTA TECNICA:
    Prima pagina aggiornata e di nuovo operativa, oltre all'aggiornamento dei link ho aggiunto quelli che portano alle altre 2 discussioni, controllate pure che i link funzionino. ;)
     
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  2. zethani

    zethani

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    Oddio c'è anche il mio vecchio riepilogo :piango:
     
  3. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Ottimo lavoro Giank! :)
    Ps: ma sono rimbambito io o non c'è ancora il Save di Egil il capitano?
    Cotesta missiva giunge da Tapatalco II^
     
  4. Giank56

    Giank56

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    Io posto il postato, quel save è stato passato in maniera diversa per cui non è stato linkato. (che poeta :cool:)
     
  5. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    No, ero proprio rimbambito:oops:

    Intendevo dire Bjorn, il Save da cui dovrei continuare.

    Cotesta missiva giunge da Tapatalco II^
     
  6. Sir Matthew

    Sir Matthew

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    che faccio lo carico subito o aspetto che gli aar tornino a posto? se iniziassi anche tu a giocare ci sarebbe uno scollamento di ben 3 sovrani rispetto ai repost, e secondo me c'è il rischio di perdersi. (comunque se preferite lo posto anche subito)
     
  7. Giank56

    Giank56

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    Passatevi pure il save, ma se non seguiamo l'ordine cronologico non si capirebbe una cippa nell'AAR, al limite facciamo una piccola pausa (se i tempi personali lo permettono) al momento posso consigliarvi di scrivere su word i vostri AAR e poi postarli in ordine...
     
  8. zethani

    zethani

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    Cmq quello di Egil effettivamente manca in prima pagina quindi ecco il link che si trova anche a pagina 17, post 334.

    https://www.dropbox.com/s/cb4yxt00klvee30/Scandinavia1330_07_31.ck2

    Il save di Bjorn passalo cmq dato che di solito il turno almeno 2-3 settimane dura ed è meglio tenere attiva la partita, a mio avviso. Per l'AAR di Egil, non appena possibile lo pubblico. So di essere in ritardo e me ne dispiaccio, ma non dipende interamente da me :(
     
  9. Diego Alatriste y Tenorio

    Diego Alatriste y Tenorio

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    Io non ho problemi né ad attendere nè a partire.

    Cotesta missiva giunge da Tapatalco II^
     
  10. Sir Matthew

    Sir Matthew

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  11. Hendioke

    Hendioke

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    Vai tranquillo, anch'io sono indietro col mio :)
     
  12. zethani

    zethani

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    Buone notizie, popolo.

    La terza parte è praticamente finita (manca solo l'epilogo). Ho dovuto tagliare parecchio ed è comunque un discreto malloppone. Sfortunatamente non riuscirò a pubblicarlo prima di domenica. Portate pazienza, questa volta è una promessa!
     
  13. alberto90

    alberto90

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    Nel frattempo tutti a commentare la famiglia rivale degli Stibolt ..... i potentissimi Stenkil. Domani nuova parte e importanti novità .... je v' attend ....
     
  14. zethani

    zethani

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    Egil di Stibolt: dall'invasione della Scozia alla Guerra dei Tre Imperi

    (NdZ - Ho fatto i conti senza l'host: con sole 20 immagini allegabili devo dividere la terza parte in due tronconi. La parte 3b dell'AAR dovrebbe essere pubblicata in serata salvo contrattempi)

    Hakon IV alle porte di Gerusalemme.jpg

    Per la prima volta dall’epoca di Hakon IV, l’intera potenza della Scandinavia era concentrata allo scopo di abbattere un solo nemico. Non potremo mai sapere cosa re Skule pensasse di poter ottenere con quell’affronto che sarebbe passato alla storia come lo Schiaffo Scozzese e che ebbe come effetto la perdita dell’indipendenza dell’orgogliosa Scozia, per la prima volta in oltre mille anni.

    700 galee da guerra, oltre centomila fra fanti e cavalieri, due compagnie mercenarie di supporto per un totale di ventimila spade, un numero incalcolabile di uomini e mezzi addetti alle salmerie, alla logistica e alla pianificazione: questi i numeri impressionanti messi in campo dall’imperatore Egil in una campagna dalle dimensioni senza precedenti per la Scandinavia.

    ck2_33.jpg
    Il regno di Scozia nel 1321

    Il 17 agosto del 1321 i primi contingenti, trentamila fanti al comando del magnate di Svezia Alf Svensson Stibolt, varcavano il confine e puntavano dritti verso la capitale della Norvegia scozzese, Oslo. Contemporaneamente, una seconda armata di circa diecimila spade calava da Bergen componendo la seconda parte della tenaglia che aveva il compito di strangolare ogni possibilità di rapida reazione del nemico.

    Asserragliato nella rocca di Oslo, il governatore scozzese non poteva fare altro che attendere l’arrivo dei rinforzi da oltremare cercando di rendere difficile la vita ai norreni. Organizzate in piccole squadre di non più di trenta uomini, armati alla leggera, gli scozzesi colpivano ai fianchi e alle spalle le colonne scandinave in marcia, sabotandone i rifornimenti, tartassandoli giorno e notte. Ma erano come fogli di carta bagnata che tentassero di arrestare la corsa rabbiosa di un elefante. Dalla loro avevano una superiore conoscenza del territorio, ma non i numeri per essere realmente efficaci: il 29 agosto la morsa su Oslo si chiuse dando inizio all’assedio.

    Siege of Gdansk.jpg
    L'assedio di Oslo, di Bjorn Valgar, 1355


    Nel frattempo, le navi degli Stibolt erano salpate per le acque insidiose dello Skagerrak. Le galee allestirono un blocco formidabile lungo la costa della Norvegia meridionale impedendo a qualsiasi imbarcazione l’accesso alla città assediata e ai territori nemici. Non ci volle molto perché le navi scozzesi saggiassero la consistenza delle muraglia di legno eretta da Egil. Al comando del Duca delle Isole Calum Crovan, la flotta Dunkeld era salpata il 2 settembre da Edimburgo. Una violenta tempesta durante l’attraversamento del mare del Nord aveva provocato l’affondamento di alcuni fra i più anziani dei cog scozzesi ma quando questi giunsero in vista della costa norvegese contavano ancora 335 legni, di cui circa 280 pesanti galee a due ponti.

    Oslfjord.jpg
    L'isola di Tjome

    Il contatto con la flotta scandinava avvenne all’altezza dell’isola di Tjome, posta all’imboccatura del fiordo di Oslo, dove stazionava il grosso delle navi da guerra dell’impero: quasi 400 fra galee, cog e naviglio leggero. La superiorità numerica sarebbe però risultata più un impaccio che un vantaggio, viste le difficoltà di comunicazione e coordinazione fra le varie componenti della flotta scandinava che, in molti casi, non parlavano neppure una lingua comune. Un difetto che gli scozzesi seppero sfruttare, dando prova di abilità e innegabile coraggio, attaccando prima che la flotta nemica riuscisse a schierarsi in formazione da battaglia. La contesa durò per un intera giornata e infine la vittoria arrise ai legni di Crovan che (pur perdendo circa un centinaio di navi fra affondate e catturate) inflisse agli scandinavi più del doppio delle perdite. A dare buona mostra di sé furono soprattutto le galee veneziane di Olaf Veniero: i cannoni di corsa montati a prua dei legni veneti, novità assoluta per i marinai scozzesi, seminarono il panico nella parte iniziale della battaglia.

    nava.jpg
    L'affondamento della Valchiria, di Torval Nurresson, 1605

    La forzatura del blocco diede grande slancio al morale dei difensori di Oslo che la notte del 14 settembre tentarono una sortita contro gli assedianti. Quando le porte si richiusero alle loro spalle, gli scozzesi avevano lasciato sul campo un centinaio di uomini. Avevano però provocato almeno il triplo delle perdite agli scandinavi, dato alle fiamme cinque torri d’assedio di cui si era quasi completata la costruzione e ferito Alf Stibolt, che fu costretto ad abbandonare l’assedio per qualche tempo.

    Fu un successo la cui durata si sarebbe rivelata effimera quanto quella dei pochi rifornimenti sbarcati dalle navi di Crovan. Una settimana dopo, l’armata di diecimila uomini al comando del duca di Trondelag Tjordmund Stibolt (dopo aver conquistato tutti i villaggi della costa meridionale) si unì agli assedianti, stringendo nuovamente il cappio intorno alla città.

    Nel frattempo, la flotta scozzese si era diretta a sud. L’ammiraglio Crovan aveva intenzione di imperversare sulle rotte di rifornimento scandinave finché la stagione poteva assisterlo. In questo modo valutava di poter ottenere in modo rapido e relativamente sicuro un ricco bottino abbordando i mercantili anseatici che trasportavano il grosso delle vettovaglie dirette verso il fronte ottenendo. Nell’ideazione del suo piano aveva però trascurato le reali dimensioni della flotta imperiale e le sue capacità di ripresa.

    Il 6 ottobre una flotta composta da 200 vascelli scandinavi e circa 50 caravelle da guerra dell’Hansa ingaggiarono il naviglio scozzese una decina di miglia al largo della città danese di Aalborg. Questa volta la perizia da esperto lupo di mare di Crovan non fu sufficiente a colmare il divario numerico con il nemico e la flotta Dunkeld né uscì sconfitta. Circa 30 galee scozzesi furono affondate mentre fra i 45 e i 60 vascelli furono catturati dagli scandinavi e i loro alleati anseatici. Una sconfitta di più larghe proporzioni fu evitata solo per le dispute sorte fra i vincitori a riguardo della spartizione del bottino, la qual cosa consentì alle navi di Crovan di ritirarsi verso le isole britanniche senza essere incalzate.

    Battle of Aalborg.jpg
    Battaglia di Aalborg, litografia di Arvi Eltanner, 1414

    Con l’arrivo dell’autunno le attività belliche si diradarono. La Norvegia scozzese era ormai sotto il controllo degli Stibolt, a resistere era ormai solo il caposaldo di Oslo. Ma Skule Dunkeld non sedeva con le mani in mano nella sua rocca a guardare l’avanzare della marea scandinava. Mentre la flotta da guerra aveva saggiato le capacità degli ammiragli norreni, un’altra imponente flotta stava venendo allestita per il trasporto dell’armata che avrebbe avuto il compito di rompere l’assedio di Oslo e volgere in primavera le sorti del conflitto dalla parte della Croce di Sant’Andrea.

    ck2_73.jpg
    Ritratto giovanile di Skule I, di Calum MacDonald, 1455

    Dall’altra parte del mare, un’analoga flotta attendeva ormeggiata ai moli di Kobnhavn, Malmoe e Ripen. Su quei legni si trovavano sessantamila uomini che costituivano la grande trappola che Egil Stibolt aveva teso al suo avversario. Non appena le armate nemiche fossero sbarcate in Norvegia, le navi sarebbero salpate per riversare quegli uomini sulla retroguardia scozzese, decretandone l’ inevitabile sconfitta. Il 15 marzo del 1322, dopo un assedio durato sette mesi quello che restava della guarnigione si arrese ad Alf Stibolt. Stroncati dalla fame e dal colera che aveva iniziato a serpeggiare fra le vie di Christania più che dall’abilità degli assedianti, a questi uomini valorosi fu concesso l’onore delle armi.

    Nel frattempo gli scozzesi erano sbarcati a Stavanger e forti di trentacinquemila uomini marciavano verso est. L’armata Dunkeld impegnò la retroguardia dell’armata di Alf Stibolt che, fedele agli ordini ricevuti, opponeva una resistenza simbolica prima di ripiegare. Inconsapevoli delle truppe che sbarcavano alle loro spalle, gli scozzesi avanzano decisi e risoluti bruciando villaggi e massacrando i piccoli contingenti che incontravano. Fu solo troppo tardi che gli esploratori informarono Skule Dunkeld dell’improvvisa comparsa del secondo esercito scandinavo.

    Cercando di sfuggire alla trappola che si stava chiudendo sopra di lui, il re scozzese tentò di aprirsi con la spada la via di fuga attraverso i ventimila uomini del magnate di Svezia. La battaglia infuriò per due giorni con enormi perdite, senza che nessuna delle due parti ottenesse la vittoria. L’arrivo dell’esercito di rincalzo, comandato dall’imperatore in persona, trasformò la battaglia in un massacro.

    Da

    Vita di Egil Martinsson – Regnante dei Regnanti, Volume III;

    di Thorben Oddi Bjarnakir.

    ck2_34.jpg ck2_35.jpg

    La notizia della vittoria ottenuta in Norvegia diede l’inizio alla seconda parte del piano di Egil. Annullata qualsiasi possibilità del nemico di minacciare concretamente la Scandinavia sul piano terrestre, l’esercito venne rapidamente imbarcato alla volta della Scozia. L’invasione avvenne senza intoppi, essendo la flotta della croce di Sant’Andrea ancora troppo provata per costituire un serio ostacolo, e il 22 giugno il grosso dell’esercito scozzese dava l’assalto alla fortezza di Dunkeld conquistandola d’impeto. Il 12 agosto cadeva Edimburgo, il 5 settembre Aberdeen, il 17 ottobre Glasgow. In un atto di magnanimità, Egil ordinò che non vi fossero saccheggi e le occupazioni avvennero senza rilevanti atrocità verso la popolazione civile. L’imperatore riteneva gli scozzesi un popolo fiero e cugino degli scandinavi e non aveva intenzione alcuna di alienarsi le simpatie dei suoi nuovi sudditi. Per l’arrivo dell’inverno tutta la costa della Scozia orientale era ormai in mano agli invasori.

    ck2_38.jpg ck2_39.jpg

    Il re di Scozia si ritirò precipitosamente sulle montagne dell’entroterra con gli uomini che gli erano rimasti fedeli. Qui trovò il supporto dei bellicosi clan delle highlands che, pur non avendo mai visto di buon occhio la dinastia norvegese dei Dunkeld, si unirono nel respingere l'invasore dalla Scozia. Il 5 marzo del 1323 capitolava anche l’ultima grande città del paese, Inverness, creando di fatto uno status quo che si sarebbe protratto per alcuni anni con la costa e le isole in mano all’impero scandinavo e l’entroterra dominato dai lealisti. La guerra si concluse tuttavia formalmente il 26 marzo, quando il consiglio dei nobili conferì il titolo regio a Gudleik Dunkeld che lo stesso giorno veniva incoronato e prestava giuramento di fedeltà agli Stibolt. La Scozia era quindi, almeno di nome, una nuova provincia della Scandinavia.

    ck2_40.jpg
    L'impero di Scandia nel 1323

    Come ricompensa per il prezioso supporto ricevuto nel corso della guerra, alla Lega Anseatica venne riconosciuto l’usufrutto perpetuo di un enclave nel porto di Edimburgo e dell’isola di Scapa Flow. I rapporti sempre più stretti fra l’imperatore scandinavo e la potente corporazione dei mercanti avrebbe portato nel 1325 a un ulteriore espansione nel mar Baltico. A seguito della conquista mongola della Polonia, Riga si era costituita come una città-stato indipendente retta da un oligarchia di mercanti e aristocratici, sul modello delle repubbliche italiane e africane. La politica commerciale aggressiva della città aveva presto portato i primi frutti con l’estromissione dei concorrenti anseatici da buona parte dei mercati del Mar Baltico Orientale, consentendo a Riga di impadronirsi delle principali fonti di approvvigionamento di merci di lusso come le pelli e l’ambra.


    [​IMG]

    Il mercato di Riga

    Avendo fallito con le strategie di competizione più ortodosse, l’Hansa si risolse a chiedere l’intervento del potente alleato scandinavo. Prendendo a pretesto dei disordini avvenuti alla fiera di Kusto, l’imperatore Egil espulse i mercanti courlandesi dall’intera Finlandia concedendo i diritti esclusivi per lo sfruttamento delle foreste alla corporazione tedesca. Ciò comportava escludere la città di Riga dall’unica fonte di legname disponibile, essendo le foreste della Russia in mano ai pagani dell’Orda d’Oro, e ne decretava un lento ma inesorabile strangolamento. I notabili della città risposero nell’unico modo che gli era possibile: l’embargo nei confronti dei porti scandinavi e la licenza ai cittadini della città-stato di depredare i mercantili che non l’ avessero rispettato.

    La tensione crebbe nei mesi successivi, con atti di pirateria da una parte e dall’altra, e la conversione di un numero sempre maggiore di navi mercantili in vascelli armati. Il rischio di una guerra fra la corporazione anseatica e la città-stato di Riga stava diventando sempre più concreto. Preoccupato dalla situazione che si stava creando nel Baltico, Egil decise di spendersi in prima persona per risolvere la contesa. Il 15 maggio del 1326 venne firmata a Bornholm una convenzione fra l’Hansa e Riga: la corporazione accettava la città lituana come proprio membro onorario mentre la seconda si impegnava a rispettare il codice di comportamento della Lega. Contestualmente, l’impero scandinavo si faceva garante del trattato mentre i porti di Amburgo e Riga divenivano formalmente vassalli dell’impero.

    ck2_44.jpg

    Nel frattempo da oriente spiravano impetuosi venti di guerra. Le armate mongole erano di nuovo in movimento. Il Sacro Romano Impero, squassato da una nuova rivolta intestina capeggiata dalla lega dei comuni italiani, era una facile preda. Una serie di raid fra il marzo e il luglio del 1327 servirono al gran khan per saggiare la resistenza delle guarnigioni imperiali in Pomerania Orientale e Slesia. Il successo di queste esplorazioni convinse il khagan ad approntare i piani per l’invasione. A settembre del 1327 un armata forte di quarantamila cavalieri varcò il confine tedesco-mongolo nella Polonia centrale: il primo obiettivo era la ricca città anseatica di Danzica...

    ck2_47.jpg

    (continua)
     
  15. Pandrea

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    Scusa, ma le battaglie navali le hai inventate? Che versione usi? Io non ho quegli stemmi...
     
  16. alberto90

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    Sempre più avvincente ....
     
  17. Enok

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    Gli stemmi dovrebbero essere quelli storici, quindi avrà acquistato gli spritepack.
     
  18. zethani

    zethani

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    Per gli stemmi, ho il Dinasty Coat of Arms Pack 1 e la patch 1.09a. Di più non so dirti. Per quanto riguarda le battaglie navali: chiaramente sono inventate (poco realistico che Scozia e Scandinavia non si affrontassero nel mare del Nord) ma le consistenze delle flotte sono quelle della partita.
     
  19. zethani

    zethani

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    Egil di Stibolt: dalla Guerra dei Tre Imperi alla morte

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    Guyug Temukki Khan Khagan, di autore ignoto, 1812

    Egil non poté restare a guardare anche questa volta. Ascoltando gli accorati appelli del kaiser Ludwig V e dei borgomastri della Lega, l’esercito scandinavo venne radunato e armato per contrastare la minaccia dei mongoli. Per la prima volta gli scozzesi marciavano a fianco dei propri cugini scandinavi in guerra. A scendere in campo fu anche la Compagnia di Sant’Andrea, istituita nel 1323 dal sovrano come propria guardia personale, che raccoglieva i migliori combattenti delle lowlands nonché molti dei figli cadetti della nobiltà scozzese.

    ck2_42.jpg
    La formazione della Compagnia di Sant'Andrea o Banda Scozzese

    La principale preoccupazione di Egil e dei suoi generali era quella di impedire al nemico di minacciare l’integrità della Scandinavia. Il confine mongolo-scandinavo, che si snodava per migliaia di chilometri dalla tundra di Arcangelo fino alle pianure lituane, era impossibile da difendere qualora il khan avesse condotto un offensiva concertata. Si decise quindi di sfruttare l’effetto sorpresa per anticipare le mosse dei mongoli, secondo la dottrina dell’attacco come miglior difesa.

    ck2_48 - Copia.jpg
    Il Grossabwehrplan in Pomerania e l'offensiva in Estonia nel 1327

    I centoventimila uomini a disposizione dell’esercito Stibolt vennero quindi suddivisi in due corpi d’armata. Il primo, forte di quarantacinquemila uomini e agli ordini del Duca di Bjarmia, sarebbe sbarcato lungo la costa estone dell’Orda d’Oro con il compito di conquistare le piazzeforti di Tallin e Narva e marciare eventualmente alla volta di Novgorod. Il secondo, raggruppante i restanti settantacinquemila uomini e sotto il diretto controllo dell’imperatore Egil, avrebbe costituito la forza di spedizione in aiuto al Sacro Romano Impero. Questi coraggiosi avrebbero avuto il compito più arduo: arrestare la formidabile avanzata dei mongoli.

    dunkeld.jpg

    da Storia completa della Scandinavia, Volume V, di Werner von Heishardt

    ck2_49.jpg ck2_50.jpg ck2_51.jpg ck2_52.jpg

    Il successo del Grossabwehrplan fu accentuato dall’esito positivo che stava avendo l’offensiva in Estonia settentrionale. Per il maggio del 1328 tutta la regione era saldamente in mano agli scandinavi. La progettata offensiva su Novgorod non poté tuttavia mai avere luogo in quanto gli uomini non necessari come guarnigione furono richiamati in Polonia per sostenere l’urto di una nuova offensiva dell’Orda d’Oro.


    ck2_91.jpg

    da Guerra Totale nel Medioevo, di Carlos Sanchez Irruturbe

    ck2_57.jpg
    Contro la stupidità neanche gli dei possono nulla...

    Imparando dai propri errori, il khagan comandò personalmente l’avanzata delle sue armate che attaccarono contemporaneamente da due direttrici verso la Slesia e, nuovamente, Danzica. Le provate forze dell’impero di Scandia non poterono che retrocedere di fronte all’avanzata della cavalleria mongola, dando alle fiamme per leghe e leghe le campagne che si lasciavano alle spalle. Per coordinare meglio le operazioni di difesa, Egil Stibolt stabilì il suo quartier generale nella città di Stettino presso la fortezza ducale.

    [​IMG]
    Monumento equestre di Egil I a Stettino

    L’impeto dell’avanzata mongola si arrestò finalmente solo a ottobre con la caduta delle prime nevi. Il nuovo fronte occidentale si attestava sulla riva orientale dell’Oder con l’intera Slesia messa a ferro e fuoco dai pagani. Nella Pomerania Orientale gli scandinavi avevano presto abbandonato la regione, imbarcandosi sulle navi e fuggendo a nord. Un’armata di quarantamila uomini (al comando del figlio del khagan, Buri) aveva stretto d’assedio Danzica. La città, difesa solo da quattromila fra fanti scandinavi e la milizia cittadina, pur venendo rifornita via mare non sembrava in grado di poter resistere a lungo.



    [​IMG]
    L'assedio di Danzica, affresco di Piergiorgio Offredi, 1395

    Alle sconfitte militari si era nel frattempo aggiunto un diffuso malcontento per il prolungarsi di questa guerra estranea agli interessi della Scandinavia. Erano diversi i nobili che spingevano per una pace separata con il khan, scambiando il fato dell’inerme Germania e della Mitteleuropa a fronte di alcune concessioni territoriali sulle rive del Baltico. La più influente delle voci in questa fazione era il Rangvald Thorbringr, il ricco Duca del Jamtland. L’eloquenza di Ragnvald riuscì a convincere il nuovo re di Scozia, Gudleik Dunkeld, a presentare questa istanza nel consiglio di guerra imperiale. L’imperatore non volle tuttavia sentire ragioni.

    L’insuccesso non fiaccò la determinazione di Rangvald che prese pazientemente a contattare i personaggi più influenti della corte di Kobnhavn. La testardaggine dell’imperatore, sussurrava la voce del Duca all’orecchio dei suoi interlocutori, avrebbe portato la Scandinavia alla rovina. Non era forse più saggio porre fine alla guerra prima che le invincibili orde mongole rivolgessero la propria furia vendicativa verso la Finlandia o la Lituania? C’era bisogno di un personaggio meno cocciuto e più lungimirante che sedesse sul trono. E questa persona era la sorella dell’imperatore: Gurli Stibolt, regina di Scozia.


    ck2_58.jpg

    Le voci su questa cospirazione non tardarono ad arrivare all’orecchio dell’imperatore che non perse un attimo ad ordinare che i congiurati venissero arrestati. Sebbene fosse grandemente rammaricato di come l’uomo a cui aveva regalato la corona di Scozia lo avesse tradito senza pensarci due volte, Egil non ebbe pietà della sorella e del suo vile cognato e ordinò che entrambi fossero gettati in una cella delle segrete della fortezza di Ringstead. Il duca di Jamtland invece sarebbe stato condannato a una pena più severa: essere incatenato ai banchi di voga finché la misericordiosa morte non fosse giunto a liberarlo.


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    L’arresto del re provocò un’ondata di tumulti in Scozia. Il deposto Skule colse l’occasione per calare dalle colline insieme ai suoi uomini e sobillare i suoi vecchi sudditi alla rivolta. La ribellione divampò velocemente in tutto il paese mentre i nobili, i borghesi e i contadini impugnavano le armi contro l’impero. La situazione sarebbe presto precipitata, pur con l’arrivo dei rinforzi che era possibile distogliere dal fronte, non fosse stato per l’intervento rapido e efficace delle guarnigioni imperiali. Efficacemente coordinate da Harald Dunkeld, cugino del re e Duca d’Islanda, questi pochi coraggiosissimi uomini riuscirono a catturare Skule mentre questi cercava di introdursi sotto mentite spoglie a Edimburgo per comandarne la sollevazione.

    Privata del suo leader, la rivolta perse molto del suo slancio (pur riuscendo a guadagnare il controllo di alcune città, su tutte Dundee) e venne contenuta. L’arrivo di quindicimila veterani delle campagne polacche in gennaio, unitamente alla notizia della morte di Skule in prigionia, bastò a spegnere gli ardori dei clan delle highlands. L’imperatore Egil accettò di garantire un salvacondotto ai capi dei ribelli che da parte loro si impegnarono a rispettare la legge imperiale. Con la successiva incoronazione di Harald a re di Scozia, la pace tornò a regnare nel paese ora finalmente unito sotto la protezione della Corona Alata.

    L’arrivo del disgelo primaverile coincise con il riprendere delle ostilità contro i mongoli. Sebbene le offensive condotte nell’anno precedente avessero avuto un parziale successo, il khan Guyug era stato incapace di sfondare la resistenza opposta dagli scandinavi o di conquistare una vittoria decisiva. Inoltre, malgrado l’abilità dei suoi migliori genieri fosse profusa nello sforzo di violarne le mura, la città di Danzica resisteva ancora. Per diverse volte gli arcieri mongoli avevano assaltato le porte e in ogni occasione erano stati respinti. I tentativi di impedire l’accesso al porto alle navi anseatiche e scandinave si erano rivelati vani, dato che i marinai di queste nazioni erano di gran lunga più abili degli inesperti mongoli, e la città continuava a venire rifornita via mare di uomini e vettovaglie.


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    Notizie positive giungevano anche dall’Italia. Dopo oltre otto anni di guerra, la Lega di Modena era stata costretta ad accettare le condizioni di pace impostele dal kaiser Ludwig V e i comuni italiani dovettero rinunciare a molta della loro indipendenza. Questo significava che l’esercito imperiale avrebbe ben presto affiancato gli alleati scandinavi nella guerra contro i mongoli. Era sicuramente una notizia positiva ma i primi imperiali non sarebbero giunti al fronte che per la primavera dell’anno successivo. Egil era conscio del fatto di non potersi permettere di rimanere sulla difensiva in attesa dell’arrivo dei rinforzi. I provati fanti norreni non sarebbero stati in grado di reggere nuovamente l’urto delle orda e perdere l’Oder avrebbe significato spalancare alla cavalleria del Khan le praterie della Germania. Era quindi giunto il momento di riprendere l’iniziativa.


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    L'offensiva della primavera del 1329

    Il 17 marzo del 1329 i quindicimila uomini di ritorno dalla Scozia sbarcarono in Pomerania. Nello stesso momento trentacinquemila spade avanzavano da Stettino e un armata di trentamila uomini attaccava le forze mongole in Slesia. La velocità delle manovre fu fondamentale nel intrappolare l’armata di Buri che fu costretto ad accettare la battaglia a Stolp. Lo stesso imperatore guidò le sue truppe in battaglia in quest’occasione.




    da La croce e il gran Khan, di Arrigo Petacco



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    La liberazione di Danzica e i facili successi ottenuti nella campagna di Slesia convinsero l’imperatore a osare, sfruttando la crescente disorganizzazione dei mongoli. Richiamando alle armi anche i giovani fino ai sedici anni fu approntata una nuova armata di ventimila uomini in Lituania che nel mese di agosto attaccò le sguarnite città della Prussia orientale. Memel cadde praticamente senza combattere il 2 settembre, consegnando la regione nelle mani degli scandinavi. All’arrivo dell’inverno la situazione si era capovolta con gli sparuti superstiti delle orde mongole ora che si ritiravano precipitosamente oltre la Vistola, cedendo agli scandinavi il controllo della Polonia centrale.

    Consapevole che le sue forze non sarebbero state sufficienti a sfidare le forze congiunte dei due imperi cristiani la primavera successiva, Guyug Khan decise saggiamente di iniziare i colloqui di pace. La delegazione scandinava fu ricevuta con tutti gli onori a Varsavia nel mese di novembre. Il 22 dicembre del 1329 fu firmato ufficialmente il trattato di pace alla presenza dell’ambasciatore imperiale, del khan e dell’imperatore Stibolt. I firmatari si impegnavano a rispettare i confini che correvano fra di loro per i successivi vent’anni, firmando di fatto un patto di non-belligeranza. Il khan accettò di versare cinquantamila fiorini d’oro (Goldgulden) al Sacro Romano Impero come riparazione, concedendo altresì la città estone di Tallin, ribattezzata Egilholm, alla Scandinavia.

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    Il fiorino di Ludovico V, moneta corrente nella prima metà del XIV secolo in tutta lo SRI

    La grande vittoria ottenuta contro il flagello pagano fece grandissima impressione in tutta Europa. Per commemorare la vittoria degli eserciti della croce, il Papa decretò un mese di festeggiamenti in tutta la Cristianità. Folle plaudenti accolsero in molte città i veterani di ritorno dalle battaglie contro i barbari mentre le navi prendevano a solcare i mari nuovamente cariche di merci invece che di soldati. A Capodanno del 1330 la Scandinavia intera fu rallegrata dalla notizia che il principe della corona Ragnvald, il quale si era distinto nella campagna estone, sarebbe stato unito in matrimonio con Peronilla, duchessa di Tolone e Provenza.

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    L’unico che non veniva contagiato dal clima generale di gioia e euforia era però lo stesso imperatore. Una violenta polmonite aveva colto Egil nell’autunno del 1329, impedendogli di presenziare personalmente alle trattative per la definizione del trattato con l’Orda d’Oro. La malattia aveva lasciato l’imperatore della Scandinavia debole e fragile; il vigore dei suoi anni giovanili l’aveva abbandonato e sempre più spesso era costretto a ricorrere all’uso del bastone durante le passeggiate nei giardini di Ringsted con l’amata moglie Adela e le figlie Brunilde e Astrid.

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    Di pari passo con la debolezza fisica, crebbe l’eccentricità e la cupezza dello Stibolt. Prese a convocare i propri consiglieri nel cuore della notte e il maestro delle spie era divenuto una vista abituale nelle stanze del palazzo di Kobnhavn, in quanto faceva rapporto al sovrano almeno tre volte al giorno. Convintosi che la gran parte della sua corte facesse parte di una cospirazione ordita per assassinarlo, l’imperatore si rinchiuse nella Torre della Vedova della fortezza di Ringsted. Sorvegliato com’era giorno e notte dagli uomini della Guardia Scozzese, ottenere l’udienza dal sovrano era praticamente impossibile per chiunque, salvo che per l’imperatrice e le figlie predilette. Il cambiamento di comportamento occorso nell’imperatore era inspiegabile sia per i suoi famigliari e intimi confidenti sia per i medici.

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    La salute dell’imperatore prese rapidamente a declinare finché egli fu costretto a passare periodi sempre più lunghi a letto. Malgrado l’insistenza dei suoi figli perché lasciasse loro gli incarichi più faticosi della gestione dello stato, Egil continuò ad amministrare il potere come aveva fatto negli anni precedenti, senza risparmiarsi e con grande dedizione. Il 31 luglio del 1330, l'imperatore di Scandinavia fu ritrovato senza vita, seduto alla scrivania del solarium della Torre della Vedova. Un arresto cardiaco lo aveva colto nel momento in cui si era seduto a studiare a tavolino i piani per l'invasione dell'Orda d'Oro. Il sogno di scacciare dall'Europa la minaccia pagana non si sarebbe realizzato nella sua vita.

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    La tomba di Egil I e sua moglie Adela nella cattedrale di San Hakon a Kobnhavn

    A succedergli alla corona imperiale fu il figlio primogenito Ragnvald, che assunse il titolo di Ragnvald I. Dal padre egli ereditava la Scandinavia più unita e coesa degli ultimi 100 anni, una nazione finalmente in grado di recitare da protagonista sul palcoscenico europeo e mondiale.

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    Ragnvald I Stibolt, Rex Norrenorum

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    Egil I Stibolt, detto il Pacifico, al momento della sua morte.

    Situazione imperiale e del mondo
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  20. Pandrea

    Pandrea Guest

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    spettacolare!
     

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