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Africa Settentrionale Round 3

Discussione in 'The Operational Art of War' iniziata da Luigi Varriale, 17 Novembre 2017.

  1. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Fai intervenire la Regia Marina :D

    Comunque secondo me, a questo punto devi osare, anche perché se i britannici ti contrattaccano ora, non dico sia la fine ma quasi.
     
  2. Prostetnico

    Prostetnico

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    Supermarina dorme?

    Edit: preceduto da DanielMorrison di un femtosecondo :)
     
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  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Supermarina non c'è nemmeno in questo scenario. Il volume dei rifornimenti imbarcati è strettamente storico, calcolato e riprodotto dall'autore fedelmente, settimana per settimana.
     
  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Oso !! Ma prevalentemente con gli Italiani. Le forze corazzate tedesche non ricevono rimpiazzi fino al turno 57. Se me ne fossi accorto prima, non avrei mai lanciato i carri germanici contro i campi minati.
     
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  5. blubasso

    blubasso

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    Come stanno a rimpolpamento le tue truppe?
     
  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Quelle Italiane ok; quelle tedesche cominciano a ricevere i carri nuovi a partire dal turno 57, e mi pare siamo al 28
    occorre stare attenti.
     
  7. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Non riesci ad organizzare un offensiva da sud con obiettivo Mersa Lucah?
    Potresti in questo modo, intrappolare gli australiani.
     
  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Occorre stare molto attenti all'uso di forze adeguate in ogni operazione a largo raggio. La 2^ neozelandese ha già dimostrato di poter far male, semidistruggendo la Bologna; in più c'è un'altra divisione corazzata inglese non identificata insieme ai Neozelandesi. Occorre stare attentissimi a non partire per accerchiare, ed essere accerchiati.
     
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    4 e 5 luglio 1941


    Bersagliere in motoretta arriva tutto eccitato ed impolverato con ordini scritti di priorità assoluta. Ci stiamo facendo la lavata mattutina con il nostro decilitro d’acqua giornaliera dedicato a tale scopo. Il Postuma se ne esce dalla tinozza da bagno nudo come un verme, tranne il copricapo e gli occhiali da sole e mette mano al dispaccio. Nel leggere gli si illuminano gli occhiali, e ci manca poco che si butti a bordo del suo fido 17 senza vestirsi. Mi lascia il foglio in mano e si precipita invece al camion comando. Butto rapidamente l’occhio al fonogramma:


    comincia reggimento corazzato attacca domani ore 05:00 obiettivo aeroporto Tobruk stop in colonna attaccano nell’ordine VII VIII et XI battaglione carri medi appogiati da II battaglione carri veloci stop comando divisionale assegnato operazione XII ottavo reggimento bersaglieri come supporto per la protezione vicina dei carri stop motorizzati avanzeranno a passo di carro armato et difenderanno mezzi da eentuali contrassalti fanteria nemica stop artiglieria Ariete et tutte si ripete tutte bocche da fuoco X corpo appoggeranno operazione stop previsto concorso da sud di fanteria Savona et Brescia et loro artiglieria come pure bocche fuoco Pavia stop si fa presente che Eccellenza Gambara si est rotto i coglioni insuccessi nostri et habet espressamente minacciato che in caso di fallimento attacco tutti i comandanti fino at livello plotone verranno consegnati at esercito nipponico in Cina per essere trattati come prigionieri cinesi stop


    Questo è esattamente il tipo di fonogramma capace di far eccitare il Postuma, che in men che non si dica ha pronto il reparto per la marcia di avvicinamento alle basi di partenza. Nel pomeriggio, mentre ci portiamo dal nostro wadi che ci ha ospitato per giorni alla zona fortificata e minata del fronte, il tenente colonnello ed io, con l’aiuto del fido capitano Vulcic, e di un certo numero di panini al prosciutto affumicato fregato ai tedeschi dell’intendenza di Gazala, cerchiamo di mettere giù un piano d’attacco. Dati gli ordini, le truppe assegnate all’attacco e lo spazio di manovra a disposizione, c’è poco da fare i sofisticati; si tratta di mettere in linea le compagnie carri, con gli esploranti in coda e di attaccare a botta dritta. In serata, dopo lenta marcia nel sudiciume dei rottami affumicati delle battaglie precedenti, arriviamo al posto comando del tenente colonnello Maretti che ci accoglie molto cordialmente; sono già presenti i comandanti degli altri battaglioni carri, ed è stato invitato a cena pure il comandante del XII bersaglieri Ten Col Uzzi, spolverato come un fru fru britannico e con tutte le piume a posto.


    Cena frugale ed ultime disposizioni per l’assalto, da cominciare alle 05:00, si fanno riposare i reparti e si portano a termine per quanto possibile le ultime manutenzioni. Mentre mi sistemo sul camion radio per controllare tutta l’attrezzatura, intravedo il comandante Maretti conferire con il tenente colonnello Ariosto del 132° Artiglieria; è chiaro che il supporto di fuoco conterà moltissimo in quest’azione.


    Non sono affatto tranquillo per l’attacco che dovremo scatenare tra breve. Non riesco a capire cosa ci sia in questo piano che non sia già stato provato in passato; ne parlo al Postuma. Mi rassicura; questa volta la densità di forze attaccanti sarà schiacciante. Si tratta, come dice lui di superare i campi minati camminiando sulle carcasse dei carri saltati e degli uomini ammazzati, ignorarre qualunque tipo di perdita e poi annientare gli Inglesi uno ad uno e prendere l’aeroporto. Una volta fatto questo ed isolate le rimanenti forze a sud dell’aerodromo, Tobruk e nostra. Non vorrai mica finire prigioniero dei Giapponesi, mi ricorda il comandante, anche se non comandi un plotone, sempre capitano sei, e Gambara di deporta in Cina.


    Alle 04:40 inizia il concerto dell’artiglieria. Devo dire che lo sforzo è davvero imponente; tutte le nostre bocche da fuoco, indipendentemente dalla penuria o meno di munizioni si danno da fare per organizzare uno sbarramento spaventevole. Abbiamo all’ultimo momento il concorso dell’artiglieria tedesca del corpo d’Africa, che ho imparato oramai a riconoscere dal suono secco e sibilante e dalla celerità di fuoco ben sueriore alla nostra. L’effetto del nostro fuoco è invisibile al di là della cortina di fumo e fiamme che subito avviluppa tutto il settore di fronte a noi sino al mare, che viene pure lui avvolto dal fumo che si confonde con le nuvole. Dopo di che arriva l’aviazione. La vediamo apparire da nord e da ovest, illuminata a giorno dai bagliori degli scoppi dell’artiglieria. I rumori dei motori li sentiamo netti e chiari, al di sopra del rumore dell’artiglieria che ci giunge più attutito. Aeroplani di tutti i tipi cominciano l’assalto; ne vediamo a varie quote. Una selva si traccianti si arrampica verso il cielo notturno, partente dall’aeroporto obiettivo del nostro attacco, cosa che ci aiuta a localizzarne meglio l’esatta posizione. L’aeronautica nostra e quella tedesca pagano un prezzo per il loro attacco; vediamo diversi velicoli venire giù e finire in un bagliore di fuoco e fiamme quando impattano il terreno. Gli attacchi in picchiata, come sempre, sono i più rumorosi e spavantosi.


    Non è ancora finita la baraonda dell’aviazione, che il Postuma corre lungo la colonna della compagnia di testa a prendere tutti a calci in culo perchè si sveglino e montino sui mezzi. La mia dose di calci la prendo pure io che mi ero mezzo autoipnotizzato a guardare i botti ci capodanno sull’aeroporto nemico.


    Dopo di che ci mettiamo in moto. Da est il fuoco dell’artiglieria continua; andando avanti sul camionino radio col telone alzato vedo chiaramente le traettorie. Si tratta di roba piccola, evidentemente il fuoco di accompagnamento dei mortai delle divisioni di fanteria che agiscono dall’altra parte del fronte. Il movimento si svolge regolare, il nostro primo obiettivo è raggiungere il bivio della Balbia che adduce all’aeroporto, preso il quale dobbiamo fare il balzo finale sull’installazione stessa. Il Postuma non lo vedo più, è con i carri della comapgnia di testa. Intravedo però sulla sinistra alcuni mezzi M13 che si allineano alla nostra direttrice di marcia: devono essere mezzi di un altro battaglione. Poi il concerto dell’artiglieria britannica comincia copioso, ma con nostra grande sorpresa i botti rivolti a noi non sono tantissimi. Certo qualche granata anche di grosso calibro esplode tra le fila del battaglione, ma non grandina. Ci accorgiamo con sgomento che la maggioranza del fuoco nemico è rivolto verso est dove stanno attaccando la Brescia e la Savona. Lì davvero grandina assai ed il pensiero di meglio loro di me mi si insinua vergognoso nella mente. No voglio immaginare cosa stanno pssando laggiù, fatti segno di una tale accoglienza. Cessa il fuoco dell’artiglieria nosttra, gli ultimi aerei se ne vanno. Con tutto il casino su Tobruk, il bersaglio è illuminato a giorno e la nostra aviazione non ha difficoltà ad inquadrarlo bene. Non so dire se l’aviazione britannica sia intervenuta nella pugna. Qualche aereo l’ho viso venire giù, anzi anche qualche cosa di più di qualche, ma non saprei dire se arrostito dalla contraerea o da aerei nemici.


    Noi andiamo avanti; i Britannici aprono il fuoco anticarro, in pochi secondi vedo tre M13 incendiarsi; ad uno gli vola via la torretta come se fosse di cartapesta. Il Postuma strilla per radio di mantenere l’allineamento e di non fermarsi. Siamo a tremila metri dall’obiettivo, il cuore mi batte fino in gola, il fuoco nemico è sostenuto e le esplosioni intorno a me si moltiplicano. Un L3 salta su una mina, poi un altro, un terzo è annichilito da un fulmine anticarro che lo sconquassa. Poi se ne va un Lancia Ro, probabilmente del VII battaglione. Dio della Madonna adesso tocca a me è il pensiero che mi martella in testa. Ma intanto continuiamo ad avanzare. Un intero plotone di M13 si ferma per rispondere al fuoco, il suono acuto e secco dei loro 47 lacera l’aria greve di fumo e polvere. Avanziamo. Mi porto nella cabina di guida del camion dove l’autista ha gli occhi sbarrati e cerca di intuire da dove arriverà la prossima granata. Avanziamo. A mille metri apre il fuoco la fanteria inglese, ma a questo fuoco non siamo vulnerabili, per lo meno non i carri. Avanziamo ancora. A 700 metri si portano in testa i bersaglieri del XII. Appiedano per non presentare al nemico una densità eccessiva di camioncini e vanno avanti di fronte ai carri come è stato prestabilito nel piano d’attacco. L’intensità del fuoco nemico cala; anche verso est, noto di sfuggita. Siamo a 400 metri dalla pista. Notte fonda vediamo traccianti per e da est, di ogni calibro, di ogni colore. Ma l’opposizione nei confronti dei carri nostri è affievolita, di molto diminuita. Alcuni M13 prendono di mira restanti centri di fuoco nemici, ancora un L3 salta su una mina anticarro e si solleva ad un metro da terra, per poi ricadere sul dorso. Nessun sopravvissuto credo. Siamo quasi sulla pista. I bersaglieri corrono alla mia destra e sinistra in posizione avanzata, baionette in resta, ululanti e bestemmianti come lupi mannari. Quando arriviamo a ridosso della pista, gli M13 si sono già fermati, ed il fuoco nemico pure. Sul posto ci troviamo la nostra fanteria che da est è arrivata sull’obiettivo poco prima di noi. Non so se crederci o no, ma il combattimento è finito. Ci sono sbandati da tutte le parti, cannoni a pezzi, crateri da piccoli ad enormi e fanteria nostra che rastrella armi alla mano soldati nemici instupiditi vaganti per l’aeroporto. Scendo dal camion e vedo un tenente australiano che tiene stretto un soldato che sta evidentemente morendo a terra. Accorro e ingiungo all’ufficiale di aiutarmi a trasportare il ferito sul camion, gli chiedo se ci sono altri dei suoi nelle stesse condizioni e se lui stesso è ferito. Quello mi guarda come se venissi da Marte e mi risponde che non ne ha la più pallida idea. Il suo reparto non esiste più mi dice. Ordino al tenente australiano di aiutarmi a caricare il ferito sul camion. Va subito spedito all’ospedale da campo divisionale o ci lascia la pelle. Il Tenente mi chiede se ho un idea di quanti morti ci sono stati questa notte e che differenza fa uno di più o uno di meno; è in evidente stato si shock. Gli rispondo che questo qua dipende da me e che se ci sbrighiamo potrebbe essere un morto in meno.


    Si sta levando il sole ed il Postuma comanda il picchetto d’onore di carristi italiani che rendono l’onore delle armi ai prigionieri inglesi che hanno difeso l’aeroporto. Il mio prigioniero australiano mi chiede, prima di essere avviato nelle retrovie, quante divisioni hanno partecipato all’attacco. Gli rispondo elemnti di tre divisioni. Quante tedesche mi chiede quello. Nessuna gli rispondo io. Disfatto, sfinito e sporco da far schifo, quello si alza e mi fa il saluto militare. Ricambio e lo lascio alle cure del reparto bersaglieri diretto nelle retrovie.


    Per oggi ospiti di un campo di prigionia in Cina non ci finiamo.
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    cuori d'acciaio all'erta che la situzione si fa interessante
     
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  10. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Molto interessante direi!!
     
  11. blubasso

    blubasso

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    Oddio sei riuscito ad insaccargli le divisioni :O
     
  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    9 luglio 1941


    Oggi, 9 luglio 1941 è una data memorabile e da ricordare nella storia d’Italia. La battaglia di Tobruk si è conclusa con l’entrata nel centro della città della 7^ coorte della 7^ Legione delle Camicie Nere. Le nostre forze, appoggiate da carri medi e veloci della divisione Ariete, e da un battaglione di fanteria della divisione Savona, hanno fatto il loro ingresso nel porto di Tobruk, dove gli ultimi sopravvissuti australiani e polacchi si sono arresi. Il console della 7^ legione Giorgio Miglio ha personalmente accettato la resa del Genereale Leslie Morsehead, che insieme al comandante della brigata polacca, ha consegnato nelle sue mani il destino dei sopravvissuti difensori della Piazza.


    Le condizioni igieniche e sanitarie della città sono state giudiate del Console Miglio come spaventose, e sono in corso gli interventi umanitari delle forze italiane per cercare di alleviare la situazione. In realtà non era rimasto molto della ex fortissima guarnigione di Tobruk, ma gli ultimi tremila uomini si sono arresi ieri alle forze italiane. Si tratta di una decisiva rivincita delle nostre armi nei confronti di un nemico che ci aveva pesantemente colpiti l’anno passato con una veloce campagna che aveva portato alla distruzione di sei divisioni di fanteria, e alla cattura di più di duecentomila uomini. Oggi possiamo dire che le armi Italiane hano avuto la loro rivincita.


    Secondo il Console Miglio, ed il comando del X corpo, si tratta adesso di rastrellare le rimanenti truppe nemiche rimaste intrappolate a sud della città, e poi la grande battaglia per la Cirenaica potrà considerarsi conclusa a completo nostro favore.




    Comando Tattico dell’Armata Africa Settentionale; Gazala


    La sera del 9 giunge a Gazala il Generale Rommel con il comandante della 15^ Panzerdivision Generale Heinrich Von Prittwitz und Gaffron. E la prima volta che Rommel si reca presso il comando superiore italiano di persona essendovi chiamato dal comandante Superiore delle forze dell’asse in Africa.


    Si discute sulla situazione genrale del teatro e sulle prossime operazioni da intraprendere. Il Generale Frandelli, capo di stato maggiore dell’armata, fa notare che il nemico esercita pressione nel settore di Gambut per disarticolare la difesa italo tedesca lungo la Balbia. Il Generale Gambara afferma che si tratta di operazioni minori volte a migliorare la posizione locale degli Inglesi ed a saggiare la consistenza delle difese nostre. Il Generale Rommel interviene sostenendo che sarebbe opportuno rioccupare le località di Bir el Gubi, Gabr Saleh e El Cuasc, tuti importanti nodi di piste per la manovra a sud del fronte principale, nonché di fondamentali punti d’appoggio per eventuali manovre aggiranti sia nostre che del nemico.


    La ricognizione aerea, interviene ancora Frandelli, segnala il rafforzamento da parte del nemico del’Oasi di siwa, dove sono comparsi un battaglione di fanteria indiana ed un comando di brigata sempre indiano. E’ stato anche identificato un secondo battaglione di fanteria inglese giunto a rafforzare il dispositivo. E’ il caso di temere un attacco in forze dei Britannici a Girabub, dove sono al momento presenti solo deboli elementi di fanteria motorizzata tedeschi.


    Per quanto riguarda il dispositivo nemico alla frontiera, esso è assai consistente continua Frandelli e dispone di almeno due divisioni corazzate inglesi, una probabile di fanteria, una neozelandese, ed una indiana.


    Il Generale Rommel propone il suo concetto d’operazioni che prevede il rafforzamento dell’asse sulla linea Mersa Gobes-Gabr Saleh e la costituzione di potenti forze mobili nei pressi di El Guasc per un eventuale battaglia di corazzati nei pressi del Forte Maddalena al confine con l’Egitto dove gli Inglesi hanno stabilito per certo un comando di corpo d’armata. Una volta portate tutte le forze a pié d’opera, e costituito un contingente ad hoc per la difesa delle oasi, il Generale Rommel vede un’offensiva aggirante su El Hamra in un primo tempo con obiettivo finale Sidi el Barrani e l’accerchiamento di tutte le forze inglesi al confine con la Libia.

    Il Generale Gambara chiude la riunione raccomandando di stare “in campana” contro possibili ritorni offensivi del nemico che ha probabilmente digerito molto male la perdita di Tobruk. Occorre sopratutto evitare l'impiego di forze inadeguate a difesa di isolati punti nel deserto che porterebbe inevitabilmente a rovesci sul tipo di quelli subiti nel 40 e parzialmente anche nelle settimane scorse nel settore di Bardia Sidi Azeiz.

    In linea per la riorganizzazione delle forze dell'asse
    Rommel ha avuto ordine da Berlino di porre il suo corpo d'armata agli ordini di Gambara.
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  13. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Un gran bel regalo di Natale :p

    Quella formazione nemica a sud di Bardia non mi piace per niente!
    Io ci andrei cauto, mi schiererei sulla difensiva, mi farei attaccare per poi eventualmente sfruttare qualche buon varco tra le file nemiche.
     
  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    "Adesso si combatte in campo aperto. Adesso per i Britannici sono Cazzi"
    Gastone Gambara
     
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  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    12 luglio 1941 Comando tattico del XX corpo d’armata El Duda


    Nuovi ordini dal comando superiore dopo la caduta di Tobruk. L’intera divisione Ariete abbandona la costa e si trasferisce armi e bagagli a Bir El Gubi. Il 132° carristi occupa materialmente la località e l’annesso aeroporto. Bir El Gubi è una località strategica a sud di Tobruk dalla quale si dipanano una serie di piste che puntano verso tutti i punti cardinali. E’ quindi ritenuto fondamentale dal comando supremo che questa località venga occupata da solide forze nostre. Il nemico reputa anche lui, naturalmente, fondamentale il controllo di questo aeroporto e si fa vivo con puntate ricognitive, probabilmente allo scopo di saggiare quali reparti e di quale consistenza occupano la località. Pattuglie dell’Ariete riferiscono di avere avuto contatti con fanteria indiana, di cui riportano indietro un paio di prigionieri del 18° battaglione di fanteria motorizzata.


    Il settore più caldo è quello di Gambut, dove un misto di forze nostre male in arnese tenta di tenere a bada la ricostituita 9^ divisione australiana che preme sulla località difesa da elementi della 90^ leggera e da quello che rimane della Sabratha.


    Il problema principale per lo schieramento dell’asse è che La divisione Bologna è ridotta malissimo ed accerchiata sulla pista Sidi Razegh – Sidi Azeiz. Dopo essermi stata sottratta, questa divisione ha avuto veramente solo sventure. La Sabratha a Gambut non sta molto meglio e tiene il fronte solo perché assistita dal 155° Shultzen della 90^ leggera. La Trento è in fase di ricostituzione e gli unici reparti che possono considerarsi affidabili sono il 7° reggimento bersaglieri ed i servizi divisionali. I reggimenti di fanteria sono in ricostituzione e sparsi per tutta la Cirenaica e la Tripolitania. Il XXI corpo del gen. Navarini è quindi in una posizione parecchio precaria.


    Unica grande unità che rimane più o meno efficiente per il mio XX corpo è la Savona, eroica divisione che ha preso Tobruk; anch’essa comunque in fase di riordino nei pressi della città.


    Relativamente in buono stato si trova invece il X corpo del Generale Gioda, con le divisioni Pavia e Brescia ben alla mano e che teoricamente potrebbero assumere la responsabilità della difesa del fronte di Gambut, al posto dello sfatto XXI corpo d’armata, sempre che il generale Gambara voglia seguire questo intendimento.


    Per quanto riguarda il corpo tedesco d’Africa, il Generale Rommel insiste che va tenuto unito e ben alla mano per eventuali azioni di rottura, distruzione di complessi nemici o manovre di accerchiamento. Nessuna delle divisioni del DAK puà considerarsi in forma smagliante; le perdite, specialmente in carri armati, sono state pesanti.


    In serata ci giunge notizia che il Generale Gambara sta predisponendo una forza da inviare a Giarabub, probabilmente basata proprio sul 7° reggimento bersaglieri della Trento con qualche supporto divisionale.
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    Ultima modifica: 24 Dicembre 2017
  16. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Attendo con ansia ulteriori sviluppi :)
     
  17. blizzard

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    Bellissimo AAR davvero avvincente! Quando riprende? :lol:
    Adesso che hai conquistato Tobruk, (a proposito il porto è distrutto o può essere utilizzato?) i rincalzi e i rifornimenti arrivano più rapidamente alle tue truppe?
     
  18. Amadeus

    Amadeus

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    Mi accodo anch'io alle richieste per una ripresa dell'AAR (se e quando possibile).
     
  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    riprende, riprende; sto riversando la guerra civile in Italia da 6th fleet + firepower a Gulf Strike, e poi riprende.
     
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  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    12 luglio 1941


    Rimaneggiamento nei comandi dell’Ariete; il ten col Maretti, comandante del 132° carri viene promosso colonnello e trasferito allo stato maggiore della divisione Littorio in Albania. Al comando del reggimento carri medi dell’Ariete viene assegnato il Postuma, pure lui promosso al grado di colonnello per meriti di guerra. Il Genereale Baldassarre gli impone il solo vincolo di non farsi ammazzare subito, visto che comandanti di truppe corazzate ne ha pochi e capaci ancora meno. Così, prendiamo armi e bagagli io ed il nuovo colonnello e ci portiamo a Bir El Gubi dove è situato il comando di reggimento. Il tempo è sempre buono eccettuata un po’ di foschia all’orizzonte che però non incide in maniera rilevante sulla visiblità.


    Il comando del reggimento ha il plotone carri comando al completo, con i suoi cinque M-13. Il plotone esploratori è messo male con una squadra su cinque, e così pure il complemento di camioncini; solamente quattro su nove. Finché gli esploratori bersaglieri sono solo una squadra, la penuria di camioncini non si sente. Prendo possesso di uno dei dei due veicoli radio reggimentali e sistemo tutta la mia mercanzia; non molta roba in verità. Il comandante si fa assegnare un M-13 nuovo di pacca che ribattezza “diciassette” e lascia la sua roba sul mio camion. Con molta cura si trasporta anche la tinozza da bagno del Postuma, dal IX battaglione al comando reggimentale, il che non è una grossa fatica visto che i due reparti sono nello stesso esagono. Verso l’ora di pranzo si presenta da noi un capitano tedesco, Herman Helber per il collegamento con le forze tedesche. Ci informa che il generale Gambara ed il generale Rommel si sono accordati per avere un ufficiale di collegamento fino al livello reggimentale per i reparti motocorazzati, mentre per quelli di fanteria a piedi, il collegamento parte solo dal livello divisionale. L’ufficiale germanico è molto cordiale e parla bene l’italiano. Lo faccio accomodare con il suo scarso bagaglio su un secondo camion, dove sistemiamo l’equipaggiamento radio tedesco che gli servirà per svolgere il suo lavoro.


    Ed il lavoro comincia piuttosto in fretta. La ricognizione segnala due battaglioni di fanteria indiana in avvicinamento a bir El Gubi che è la posizione sulla quale è attestata la divisione. Il comando superiore ritiene questa mossa dei Britannici abbastanza stupida, in quanto questi due battaglioni sono mandati allo sbaraglio in avanti e senza nessun supporto della loro brigata madre.


    Verso le 14:00 arriva un fonogramma direttamente dal comando superiore, a cui l’Ariete è direttamente subordinata:


    -Armata est in atteggiamento vigile attesa su linee attuali scopo riprendersi dopo complesse operazioni fronte Tobruk stop intendimento del comando superiore est assicurare tenuta fronte Gambut et stroncare qualunque tentativo ripresa offensiva nemico stop a tale uopo reparti corpo d’armata germanico rimangono in riserva onde ricostituire loro forza combattimento dopo pesanti perdite subite stop l’armata deve garantire altresì sicurezza in località Gabr Saleh et El cuasc allo scopo di acquisire buone basi partenza per futuri balzi in avanti stop est prevista costituzione forza tropicale per azione a massa su zona oasi Giarabub – Siwa da dove nemico deve essere cacciato stop predisposti reparti celeri divisione Trento in cooperazione con reparti motorizzati tedeschi delle oasi per assolvimento tale compito stop-


    Il fonogramma di Gambara, sempre molto stringato e chiaro delinea quali sono le linee strategiche che l’armata italo tedesca in Africa deve seguire. Per quanto riguarda noi, ricadiamo in quella parte dell’intendimento operativo del comandante che ordina di stroncare qualunque offensiva nemica verso le nostre linee. A tale scopo, e contro la puntata dei due battaglioni indiani, il generale Baldassarre ha predisposto un’operazione che vede il reggimento protagonista. Obiettivo assegnato al reggimento è l’esagono a sud est dell’aeroporto dove si viene a trovare il 18° King Edward Own Cavarly. Per l’operazione offensiva contro questo battaglione, il Colonnello Postuma chiede ed ottiene che gli venga aggregato un battaglione di bersaglieri dell’8°, desiderio che il generale Baldassarre esaudisce. Dopodiché il colonnello dispone che tutti e tre i battaglioni di carri medi, incluso il suo vecchio IX attacchino a botta dritta dall’aeroporto direttrice sud est, mentre il XII bersaglieri aggira il nemico per la sinistra. Il Comando divisionale, che dà la massima importanza a questa operazione, assegna come blocco a sud ovest del nemico entrambi i battaglioni di carri leggeri, con la sola funzione di guardia che nessuna delle unità nemiche trafili dalla sacca che sarà creata con l’aiuto degli altri reparti conivolti nell’azione. Questi ulteriori reparti sono assegnati dal comando di armata, per il quale anche, l’operazione è molto importante. Il generale Gambara ordina infatti di muovere sia il 19° che il 20° reggimento della divisione Brescia pure in posizione di blocco nei confronti dei due battaglioni indiani rispettivamente a sud e a nord. A completare l’operazione, il generale assegna i seguenti reparti germanici, che stanno rientrando da ovest dopo un’azione sul fronte di Gambut e che arrivano a fagiolo per completare l’accerchiamento dei due battaglioni britannici: si tratta del II/8° Panzerregiment della 15^ divisione corazzata e del I/155° Shultzen della 90^ divisione leggera. Queste forze, ricevono ordine da Gambara di condurre un attacco speditivo nei confronti del secondo battaglione indiano situato a nord est del primo: si tratta del 11° Prince Albert Victor’s Own Cavalry, che verrà fissato da una forza mista della Brescia e duramente martellato con direttrice nord est - sud ovest dai suddetti reparti tedeschi. Per mantenere il massimo effetto sorpresa, e vista la teorica superiorità numerica delle forze dell’asse, non è prevista alcuna preparazione di artiglieria o attacco aereo preventivo.

    Il generale Baldassarre dice che il genreale Rommel sputerà fiamme e cagherà saette alla notizia che Gambara dà ordini diretti alle sue truppe, peraltro scavalcando pure i comandi divisionali; ma nel proseguio del pomeriggio non riceviamo nessuna notizia di sturbo apoplettico da parte del comandante del corpo d'armata germanico. Il Generale Gambara ha più volte asserito che in questa campagna il corpo tedesco d'Africa è un corpo d'armata e lui è il comandante d'armata, a cui il generale rommel è direttamente subordinato. Certo il generale Rommel può rivolgersi alla struttura parallela di comando tedesca in caso gli paia che gli ordini di Gambara siano idioti e mettano a rischio le sue truppe, ma fino adesso non l'ha fatto. Buon segno!

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