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Africa Settentrionale Round 3

Discussione in 'The Operational Art of War' iniziata da Luigi Varriale, 17 Novembre 2017.

  1. Prostetnico

    Prostetnico

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    In questi casi mi pongo sempre una "semplice" domanda: mollare adesso sarebbe meglio o peggio che insistere? Non conoscendo bene il gioco non saprei proprio come agire ma tendenzialmente sarei portato a insistere.

    Edit: c'è stato un problema nelle comunicazioni, il messaggio va posizionato prima dell'ultima batosta...
     
    Ultima modifica: 8 Dicembre 2017
  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Illuminami esattamente dove è avvenuto esattamente il problema
     
    Ultima modifica: 8 Dicembre 2017
  3. Prostetnico

    Prostetnico

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    No no, il problema è mio: scrivevo mentre tu postavi l'ultima batosta. Era un commento a "mi ritiro e proseguo"? ;)
     
  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    In questo caso ti dico che il commento è ancora buono anche dopo la batosta.
    Boia chi molla a Tobruk.
     
  5. blubasso

    blubasso

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    Il problema pare sia la loro artiglieria, decisamente efficente. Ma (la butto lì) non puoi cercare non di attaccare a testa bassa con fanteria e carri, ma solo con artiglieria e forza aerea? Non conosco TOAW e non so se fosse fattibile, ma se non è una corsa contro il tempo, non potresti provare ad ammorbidirlo con una settimana di martellamenti dal cielo e con l'artiglieria? Almeno fai riposare e riorganizzare le truppe, che immagino siano alquanto provate. O provare a tagliargli i rifornimenti che gli arrivano via mare?
    Ad attaccare a testa bassa logori più te che loro, quindi magari un cambio di tattica non sarebbe male. Almeno in vista di un ulteriore massiccio attacco.

    Vedi tu, ma ti si stanno esaurendo le forze in campo da ciò che vedo
     
  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    blubasso grazie per il tuo post

    è assolutamente fattibile. Ci sono due tipi di pedine britanniche che causano i danni devastanti:
    g.gif h.gif
    A sinistra le temute opere fortificate, protette da campi minati
    A destra l'artiglieria di grosso calibro situata nel porto di Tobruk

    Fino adesso avevo creduto che le perdite che potevo causare col fuoco indiretto e con l'aviazione a queste pedine potessero essere rimpiazzate. Siccome i turni sono di mezza settimana l'uno, il mio attacco nel turno uno, credevo fosse vanificato dai rimpiazzi nel turno 2. Ma adesso il tuo post mi ha fatto venire in mente di "barare un attimo" e di spedire un agente segreto al porto a vederci chiaro, ed ho scoperto che le forze all'interno di queste pedine, non hanno la possibilità di essere rimpiazzate.

    Quindi il Comando superiore accoglie senz'altro il tuo suggerimento e verranno adesso martellate settimana dopo settimana dall'aviazione fino alla loro completa distruzione, Hurricanes permettendo.
     
  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    18 giugno 1941


    Siamo fermi da tre giorni, accampati in uno wadi ad ovest di Tobruk. Le artiglierie tacciono, ed approfittiamo per una estensiva riunione informativa al comando di reggimento. Se non fosse per lo scenario di devastazione che ci circonda, tutto annerito e tutto craterizzato per chilometri a perdita d’occhio, sembrerebbe di trovarsi in villeggiatura. Sul campo di battaglia il tempo è buono; non frega nulla al tempo che qui si combatte disperatamente da mesi. Si continua col solleone e col caldo da paura. Un fronte temporalesco lo vediamo per la verità lontano sul mare a nord, e vorremmo tutti essere laggiù. Invece siamo qui all’entrata della tenda del Ten Col Maretti per vedere cosa bolle sui cofani dei camion per i prossimi giorni. Ironia della sorte, per raggiungere il comando di reggimento abbiamo dovuto avanzare verso il nemico, essendo il comando in prima linea insieme ai battaglioni carri avanzati, mentre noi facciamo gli imboscati.


    Il Tenente Colonnello è rientrato ieri da un’importante abboccamento con Baldassarre, Rommel e Gambara. C’era pure l’Eccellenza Gioda comandante del X corpo che pare abbia compiuto meraviglie, mentre noi prendevamo mazzate dai Britanni di fronte all’aeroporto. Il Ten Col Maretti ci srotola una bella carta sul tavolo dove ci mostra i progressi delle divisioni Brescia e Pavia, che in uno stile da grande guerra sono avanzate di una media di dieci chilometri attorno al loro perimetro di competenza. Sfruttando il fatto che la loro zona di azione si trovava al di là del raggio dell’artiglieria pesante nemica, e l’assenza di opere fortificate nel loro settore, entrambe le divisioni hanno portato i loro reggimenti di testa a cinque, sei chilometri alle nostre posizioni fronte a nord, dove fronteggiano le ultime e dure difese della piazza. Nel fare ciò hanno ripulito un bel po' di truppe nemiche assortite ed hanno preso quasi duemila prigionieri; per il nemico, è evidente, non sono tutte rose.


    Nei giorni scorsi, ci informa il Maretti a sua volta informato da Gambara, la nostra intelligence ha messo a segno un colpaccio veramente gobbo: un agente segreto nostro, travestito da Beduino, nome in codice “BLUBASSO” si è infiltrato tra le installazioni del porto ad osservare le operazioni di carico e scarico nella rada. Dopo lunga osservazione, ha determinato che i Britannici non hanno avuto nessun rinforzo in artiglieria pesante e materiale da fortificazione nell'ultima settimana, nonostante le perdite subite di tali attrezzature. Se ne deduce, che questi materiali bellici e campali non possono essere sostituiti su questo scacchiere da parte degli Inglesi. Quindi, prosegue il Tenente Colonnello, il comando superiore ha stabilito una pausa nelle operazioni terrestri fronte a Tobruk, per concentrarsi invece sulle operazioni aeree di demolizione delle fortificazioni della piazza. Un complesso ciclo di manutenzione e preparazione della nostra aviazione e di quella tedesca sono quindi cominciate per far fronte all’assolvimento di questa missione. Continueranno invece le operazioni terrestri ad est della piazza da parte del XXI corpo dell’Eccellenza Navarini, a cui Gambara ha attaccato anche la 90^ leggera tedesca, e la divisione Bologna sottratta momentaneamente al comando dell’Eccellenza Illustrissima ed Onnipotente Varriale.


    Il Postuma, dopo aver ascoltato tutto in silenzio mordendosi la lingua alla fine sbotta: e si o’sapevamo prima ch’inglesi non tenevano i rimpiazzi? (si sforza di italianizzare almeno nelle riunioni ufficiali). E se lo avessimo saputo prima, risponde il collega Maretti, ci saremmo risparmiati due divisioni corazzate tedesche. Come diresti tu Postù, mo so cazz’a cacà.


    Ce ne torniamo al battaglione scornati e mazziati, morale a terra ma contenti che l’intendenza ci ha mandato cinque nuovi camioncini. Ora, se ci mandassero pure i bersaglieri esploratori che dovrebbero starci sopra, sarebbe pure meglio. Per il momento approfittiamo per ridare di nuovo al comandante il suo camion personale e la sua tinozza da bagno, che il Postuma puzza come nù piezz e’catrame, dopo le plurime battaglie sostenute. In compenso il plotone mitraglieri per la difesa vicina del comando di battaglione ha ricevuto l’ultima Breda che mancava a completare l’organico. Ci rallegriamo al pensiero di un ulteriore abbisognevole riposo.
    Allegata la carta srotolata dal Maretti. Un salutone dallo uadi Massun, dove non possiamo manco farci il bagno perché è in secca.
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  8. huirttps

    huirttps

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    @Luigi Varriale spettacolare come sempre!

    Speriamo che i bombardamenti sulle fortificazioni nemiche aprano la strada ai mitici M13!
     
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    huirttps , mi ci vanno gli incoraggiamenti così come ispirazione; un bel grazie assai !

    Adesso vediamo cosa succede, ma come leggerai nel post seguente, tanto per cominciare gli Inglesi ci hanno somministrato un'altra mazzata. A telecamere spente è tutta colpa mia e della mia incapacità. Ufficialmente scarico tutto su Navarini; mica lo comando io il XXI corpo, anzi mi hanno sottratto pure una divisione per darla a quel cazzaro.
     
  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    20 giugno 1941


    Niente di nuovo sul fronte occidentale diceva il grande Remarque. Anche sul fronte occidentale di Tobruk, non vi è alcuna novità, fatta eccezione per i periodici bombardamenti dell’artiglieria britannica chiusa oramai tra il porto e la scarpata di Acroma. La peggio in termini di numero di pillole incassate ce l’hanno i reparti schierati a contatto col nemico, e cioè il VII carri medi, il II carri veloci ed il comando reggimentale. Fortunatamente queste forze hanno già occupato le ex posizioi fortificate britanniche sul versante occidentale del porto e subiscono solamente danni minimi; qualche nido di mitragliatric sfasciato, qualche caduto qua e là, ma sono tutti ben imbucati e protetti. L’artiglieria britannica canta sporadicamente anche sulla Pavia e sulla Savona; ascoltiamo i rapporti radio io ed il Postuma acquattati sul camion delle comunicazioni del nono. Anche qui danni lievi.




    Poi viene pure il nostro turno; sporadicamente gli Inglesi ci hanno indirizzato confetti per tutto il giorno, intermittenti e diradati, così da tenerci sempre sulle spine su chi sarà il prossimo a crepare. Ma è in serata che decidono di darsi da fare con un fuoco continuo e sostenuto, a metà tra lo sbarramento e il disturbo. E disturbati lo siamo davvero; stavamo per metterci a tavola quando i beduini maledetti decidono di rovinarci la cena. Vediamo le vampe in partenza dal porto; molte. Accanto a noi, nello wadi c’è il 132° artiglieria, di cui vediamo i serventi correre ai pezzi per dare inizio alla controbatteria; intercettiamo anche gli ordini relativi in fonia, del Generale Baldassarre. Unico problema, il reggimento è quasi senza munizioni, per cui fa quello che può e sparacchia qualche colpo più per scena che per effetto. La terapia di proiettili Inglesi, dura venti minuti filati. I beduini ne hanno di munizioni e non fanno economia. I colpi cadono sia su di noi che sul 132° e tutti corrono chiappe in spalla a trovare qualcosa sotto cui nascondersi. Il Posuma maledetto lui, non si sposta di un centimetro all’interno del veicolo radio, sottintendendo che non sono autorizzato a farlo nemmeno io. Ce ne rimaniamo quindi là sotto il bombardamento, protetti solo dal telone del camion e dalla Madonna dell’Incoronata, che tanto cara è al Tenente Colonnello. Ad un certo punto, un proiettile cade a dieci metri dalla motoretta che ci è appena arrivata dall’intendenza e la sfascia in mille pezzi. Volano pezzi di motoretta da tutte le parti. Meno male che il bersagliere che doveva guidarla non ce l’hanno ancora mandato. Comunque la peggio ce l’ha il 132°; vediamo volare per aria camion e cannoni come se fossero di cartapesta. Nel casino generale e nel rumore infernale, accompagnato dai bagliori delle esplosioni e dall’immancabile fumeria che di sera non si vede, ma si respira comunque, vediamo gli artiglieri rispondere al fuoco, proiettile dopo proiettile, fino a quando non devono alzare i tacchi dai cannoni per esaurimento dei colpi.


    Il bombardamente degli Inglesi dura ancora cinque minuti e poi si placa. Oltre alla motocicletta sfasciata, abbiamo anche una trentina tra morti e feriti gravi, che un proietile è caduto tra le tende del plotone esplorante bersaglieri nostro. Erano per la maggior parte reclute appena arrivate; e se ne sono già andate. Da una parte è meglio così; non li conoscevo nemmeno. Il reggimento artiglieria l’ha vista brutta. Ha perso almeno una dozzina di cannoni, tra distrutti e danneggiati, una ventina di camion, ma dato il volume di fuoco somministrato dal nemico, poteva andare pure peggio.




    Ce ne andiamo a dormire senza cena, e chi ha più fame!


    All’alba del 21, mentre stavo ancora sognando scure e sensuali odalische che mi facevano prelibati servizietti al Cairo, da noi conquistata, vengo invece brutalmente risvegliato dal comandante, che la facia da odalisca non ce l'ha neanche un po'. Su radio scarpa la propaganda britannica ci invita a dire addio alla divisione Trento, a sentire gli Inglesi completamente annientata a Bardia. Bardia?? Che minchia ci fanno le nostre truppe a Bardia? Replico trafelato al Postuma dimentico della differenza di grado. Va bene che la propaganda inglese è subdola, ma non si sono mai inventati cose da zero. Il comandante mi guarda per un secondo con la sua caratteristica faccia magra e lunga da bassotto e mi dice di raccogliere i miei stracci; si vola al comando reggimentale per la seconda volta in tre giorni. Cinque chilometri in camioncino sobbalzando sui sassi e roccia dura ed arriviamo al paesaggio lunare dov'è ospitato Maretti con i carri del VII. Nel dedalo di forificazioni e trincee che caratterizzano la spalla ovest della piazza di Tobruk, troviamo il comando là dove lo avevamo lasciato giorni addietro. Il sospetto che sia avvenuto qualcosa di grave è netto, data la confusione che regna tutt’intorno. La sentinella di guardia ci riconosce e ci lascia salire sul camion comando del Tenente Colonnello, ficcato dentro ad una piazzola per carri e totalmente mimetizzato. Il Postuma lo apostrofa senza convenvoli chiedendogli cosa diavolo sia successo alla Trento. Il Maretti, lo guarda sconsolato, e gli allunga un fonogramma proveniente dall’Armata per conoscenza anche all’Ariete, girato direttamente dal Generale Navarini comandante del XXI corpo:


    rapporto comincia ieri notte grande battaglia intorno Bardia stop sessantaduesimo reggimento fanteria trento incaricato ricognizione in forze costa tra bardia e menastir penetrato in piazza che trovava semideserta eccettuata presenza reggimento indiano at sud città stop generale nuvoloni sotto mio precedente ordine di sfruttare ogni opportunità si affrettava a far affluire secondo reggimento di fanteria per prendere possesso piazza incustodita stop tutta fanteria trento si precipitava colà tranne III/sessantadue che non ripresosi ancora da marcia forzata per ricongiungersi divisione sostava su pista Sidi Razeigh sidi Azeiz stop inglesi sviluppavano quasi immediato contrattacco che coglieva reggimenti trento completamente di sorpresa sia per velocità di esecuzione che per violenza stop fanteria di entrambi reggimenti veniva attaccata decisamente da centocinquantesima brigata motorizzata inglese al completo et da due reggimenti indiani stop partecipavano at attacco ingenti forze corazzate pare appartenenti at ottavo e quarantaquattresimo reggimento carri reali che manovravano per aggirare ed annientare nostra fanteria stop dopo eroica resistenza durata intera notte reggimenti trento riparavano su bardia essendo tutte vie di fuga verso occidente bloccate da nemico stop reggimenti si disponevano at resistere su posto ma venivano annientati una volta intervenuti nella lotta navi corazzate royal navy largo bardia et matilda pesanti del reggimento carri reale stop


    Da notizie posteriori al fonogramma del comandante di corpo, apprendiamo poi che gli Inglesi hanno preso circa tremila prigionieri tra gli Italiani accerchiati e senza via di fuga a Bardia, minacciati dai cannoni delle corazzate da est, e da quelli dei Matilda e dei Crusader da Ovest. Terminata la scorribanda, pare che i Britannici si siano attestati attorno alla città ed abbiano spedito una colonna corazzata a sidi Azeiz, dove sono rimansti tutti i servizi della Trento ed il comando divisionale, che sarebbe meglio alzasse i tacchi al più presto se non vuole fare la fine della sua fanteria.


    N’ata division rdutt a n’a brigaaat e n’atu rovesc dat da pur’ncompetenz, sbraita il Postuma incazzato come uno scorpione cirenaico. I ddivisiun mmaaan ai strunz e accussì perdimm’a guerr, sfaccim’e cazz; si lamenta il Tenente colonnello per la menomazione di un’altra valente unità dell’asse.


    C’è pure una buona notizia, interloquisce Mannerini con sguardo comprensivo rivolgendosi al collega Postuma: il 7° bersaglieri in concorso con il 39° reggimento Bologna ha distrutto e catturato tutte le forze britanniche che resistevano fronte a mare a nord di Gambut; non erano proprio due reggimenti ma comunque sempre una bella botta per gli Inglesi.


    Il Ten Col Postuma non pare troppo consolato dalla notizia; rivolge un lungo sguardo al collega; amm’amparà a fa sta cazz’ e guerr n'du desert. Qill o cummand s credn c’angor ch stann su cars.


    Devi stare attento a come parli Postuma, si rivolge il Maretti all’amico fraterno, uno di questi giorni qualcuno fa la spia a Gambara, e lo sai com'è Gambara; ti ritrovi a comandare un plotone di vigili urbani a Forcella o deportato in un campo di lavoro tedesco.


    Ma vafanguuuuuul, commenta il nostro, con un sorriso stanco ed afflitto a Maretti.
    Iammucinne, si rivolge infine a me, e ci riavviamo mesti al battaglione.


    Rimante collegati per le ultime dalle ambe africane

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  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    25 giugno 1941


    Ordine di movimento in arrivo tramite motoretta dal comando reggimentale. Arriva il Postuma tutto trafelato ad aprire la busta sigillata degli ordini scritti. Tutti i comandanti di compagnia si riuniscono intorno a lui: legge e si vede subito che riga dopo riga gli si spegne l’entusiasmo. Maretti ci ordina di arretrare di sei chilometri perché ci sono M13 nuovi in arrivo ma i rimorchi non riescono a a raggiungerci sino allo uadi; dobbiamo andarceli a prendere. La nostra posizione sarà rilevata dall’VIII carri medi. Prepariamo quindi in nostri stracci e ci avviamo a compiere il movimento prima dell’ora di cena. Atendiamo l’arrivo dell’VIII al cui comandante cui Postuma trasmette tutte le informazioni circa la posizione da assumere e poi ci avviamo al piccolo trotto verso le retrovie.


    Io ed il Postuma viaggiamo sul camioncino comando; il carro comando di battaglione viaggia accanto a noi senza il capocarro, si trascina a rimorchi la tinozza da bagno, montata su rotelle.
    Lo guardo forse per la prima volta, il comandante, con una certa attenzione: il solito imperscrutabile alto e dinoccolato postuma; magro come uno scheletro eppure con infinita energia; stivaloni, mutande e bandana. Il convoglio viaggia alla misera velocità di 4 o 5 chilometri l’ora, un po’ per il terreno roccioso ed un po’ per risparmiare le meccaniche ed il carburante. Osservo ancora il mio comandante per qualche minuto; e dopo di che oso: Colonnello, qual’è il suo nome di battesimo? Federicc, mi risponde con aria noncurante, continuando a guardare l’orizzonte verso il mare; viaggiamo a poche decine di metri dalla costa, sul terreno roccioso sopraelevato.


    Come vi siete trovato nelle forze armate colonnello, oso ancora. Quello mi guarda come se stessi davvero esagerando. Mo’ che n’ sacc. Ei d’u medi iv c’a famiglia mia ei militar; l’antenat mia cumbattevan p li hauteville, eran d’a piccula nubiltà nurmanna. E io cumbatt pur; ei semp stat accussì.


    Ma allora; la patria, l’impero!


    Ii cumbatt picché ei u mestir mii, d'a patr e d'u imper, nun m ne freg n’u cazz. Cumbatt pi suldat mia, quill so a patr p me. U stat so na manic e mariul; mannan miliun e cristian a murì; i cunvincn ch’èi bell murì p’a patr, ma so tutte fregnacc. A maggior part d stì strunz o cummann i figl lor a murì p’a patr nu c’i mannan.


    Ma il duce, il duce ha i figli in aviazione.


    Ii qua u figl e u duc nun l’agg vist; sient ammé, so tutt figl’en drocch, cumpres’o duc. A qua, cumm su tutt l’at frunt, crepan sol i figl’ e nisciun.


    Abbasso lo sguardo e continuiamo il nostro viaggio.









     
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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    28 giugno 1941 Aeroporto di El Mechili Diario del Tenente Galeazzo Mussolesi


    Gli sforzi profusi per attaccare le opere fortificate di Tobruk con l’aviazione congiunta italo tedesca, non hanno portato a nulla. Nella prima incusione abbiamo dovuto vedercela con la caccia australiana. Tutti e tre i gruppi di G-50 hanno partecipato al combattimento, ed un Fiat del gruppo C è stato abbattuto. Abbiamo perso anche un Messerschmitt 109 ed un CR-42, e abbiamo abbattuo un ugual numero di hurricanes; tre. Nonostante le perdite in bombardieri, quattro apparecchi, quelli che sono riusciti a passare, e ci sono riusciti, non hanno fatto alcun danno alle posizioni fortificate nemiche. Abbiamo ripetuto l’attacco con altre due sortite, con effetti simili; nessuna perdita per il nemico e qualche aereo nostro ci ha lasciato le penne a causa del fitto fuoco della contraerea. A questo punto il comando è semidisperato su come ridurre le fortificazioni nemiche che ancora combattono. La ricognizione aerea non riporta nessun fortino nemico distrutto. Quelli che c’erano, sono ancora là.


    Diario del Capitano Vannizzaro, IX battaglione carri medi, divisione corazzata Ariete


    Fine di giugno catastrofica. Davanti a Tobruk, parlano solamente le artiglierie, mentre noi, con difficoltà cerchiamo di rinforzare il più possibile il battaglione. Oggi sono arrivati altri due M13. In organico ce ne mancano ancora dodici. Siamo a due terzi delle forze disponibili. Si sperava moltissimo nella progettata operazione cogiunta artiglieria aviazione per annientare le difese che ci stanno davanti, ma l’intera vicenda si è conclusa con un clamoroso fiasco a sentire i commenti non ufficiali, ma spesso veritieri di radio scarpa. L’artiglieria nostra si è consumata tutte le munizioni. Non c’è più un proiettile in tutto il X corpo d’armata, ma gli Inglesi ci prendono ancora per il culo dai loro fortini, chiamandoci spaghettari e mandolinari, testimonianza diretta di un ufficiale del II carri veloci, a contatto diretto con un battaglione di mitraglieri australiani.


    Come se questo non bastasse a deprimere il nostro morale, ci giungono notizie, tramite il comando reggimentale, di una controffensiva sferrata da Australiani e Neozelandesi ad est di Tobruk, come risposta ai nostri colpi di mano contro reparti isolati nemici avventuratisi del deserto a ovest di Bardia, che stavano andando così bene per noi.


    La divisione Bologna sarebbe stata attaccata della 2^ divisione neozelandese e semidistrutta, mentre la Sabratha sarebbe mezza accerchiata a Mersa Gobes da elementi avanzati della 9^ australiana, che cerca di ricongiungersi con i commilitoni assediati a Tobruk. Vengono riportate perdite altissime tra gli Italiani. Un battaglione di fanteria australiana sarebbe a venti chilometri da El Adem. Noi quassù, continuiamo a grattarci le palle e ad aspettare di riavere il battaglione a pieno organico. Ordini per noi, non ce ne sono. Verso sera a rapporto dal Postuma, dopo aver discusso della situazione del reparto, ci lanciamo in supposizioni strategiche per la condotta della battaglia davanti a Tobruk. Il Tenente colonnello dice che se aviazione ed artiglieria da sole non hanno effetto, occorrerà provare ad usarle in congiunzione con un attacco terrestre. Rispondo che questo equivale a tornare alle tattiche precedenti di macinamento della la fanteria. Mi quarda, da sotto alla bandana chiedendomi se ho alternative migliori. Occorerebbe concentrare tutti i carri armati in punti di sfondamento decisivi, accoppiare la loro azione con artiglieria ed aviazione, ed andare; prima che le divisioni di fanteria ad est della piazza vengano annientate. Il Postuma mi dice che si era quasi dimenticato di come una nostra divisione di fanteria potesse liquefarsi tanto in fretta di fronte ad un deciso attacco del nemico. Bologna e Sabratha sembra che stiano subendo questo destino. Chiedo al Tenente colonnello perché non intervengono le divisioni corazzate tedesche, e la risposta è che il Generale Baldassarre dice che si stanno solo adesso predisponendo i piani per trasferire i carri armati di rimpiazzo tedeschi dalla Germania in Italia per essere imbarcati. Tempo stimato stimato per mettere in moto la catena; due mesi. Il Generale Baldassarre dice che a questo punto Rommel ha deciso di risparmiare le sue divisioni allo scopo di mantenere l’integrità delle sue forze in caso di emergenza. Stando le cose come stanno, non mi sento di darlgi torto.
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  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    se andate nella sezione wargames da tavolo, ci ho aperto un nuovo thread chiamato "Il Giorno della Frattura". Si tratta di un progettino che abbiamo pianificato io ed un mio vecchio amico di università, e che stiamo cominciando adesso a realizzare tramite due giochi molto vecchi della Victory games: Firepower e Sixth Fleet (riveduti e corretti da noi per i conflitti contemporanei).
    Come sempre, ho deciso di riversare gli estratti di questa simulazione sul sito, così che anche i lettori possano esserne partecipi.

    Questo nulla toglie alla campagna d'Africa che l'asse sta conducendo nelle ambe libico egiziane e che continuerà fino ad interruzione per esaurimento entusiasmo o mio o vostro.

    un saluto dal deserto ad occidente di Tobruk
     
  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    2 luglio 1941


    Chiedo un minuto di silenzio a tutti coloro che seguono questa campagna in Africa settentrionale: il tenente Galeazzo Mussolesi è morto combattendo eroicamente sui cieli di Tobruk. Il suo G-50 Freccia è esploso in fiamme colpito da un Tomahawk inglese mentre il suo gruppo scortava i bombrdieri Ju 87 sulle fortificazioni occidentali della piazza.
    Onore al Tenente Galeazzo Mussolesi ed onore alla Regia aeronautica tutta.



    Adesso dovrò trovare qualche altro ufficiale che mi faccia da Cicerone quando voglio zoommare sull’aviazione.


    La morte del Tenente Mussolesi, insieme ad altri quattro colleghi piloti dei caccia G-50, non è l’unica nota stonata in queste prime giornate di torrido luglio desertico: altri 27 aeroplani sono stati abbattuti nelle operazioni contro Tobruk, al prezzo di 11 tra Hurricane e Tomahawk britannici. Sono tornati in linea i ragazzi del 3° gruppo caccia inglese, ed il loro apporto nlla battaglia aerea si è sentito immediatamente sotto forma di un aumento delle perdite dell’asse nelle loro incursioni aeree; ma questo non è l’unico motivo per cui il Generale Guarnerini di Lodi rischia il confino in un campo di lavoro coatto in Polonia; vi à anche il fatto che le incursioni su Tobruk non hanno portato a nulla, nisba, zero. Il dux ducis è incazzato nero con la sua arma azzurra, che non riesce a cavare il ragno dal buco in Africa.


    Per dire la verità, nemmeno l’aviazione germanica ha avuto miglior successo contro le incredibilmente imbucate posizioni inglesi intorno nella cinta fortificata; né migliori risultati hanno avuto i bombardamenti dell’artiglieria del X corpo, se non quello di rendere il paesaggio intorno alla città ancor più brutto, nero e puzzolente.


    L’altra principale operazione intrapresa dalle forze dell’asse in questo inizio luglio, è l’eliminazione del debole saliente nemico piantato a Gambut, con conseguente semiaccerchiamento della divisione Sabratha, e dell’incursione di forze leggere nemiche a nord di Bir el Gubi. Del primo compito si occupa il 7° Bersaglieri della Trento, coadiuvato dal III/62° fanteria che è tutta l’arma base rimanente alla divisione. Interviene pure un battaglione della 90^ leggera germanica da est, dopo aver compiuto un largo giro per evitare il terreno difficile a nord del costone di Sidi Rezegh. Il 2°/48° Reggimento di fanteria australiana, viene ingabbiato e distrutto da queste forze. Più a ovest, nei pressi di El Adem, si consuma un brutto scacco per il XIII corpo d’armata inglese, il cui comando viene catturato in blocco da elementi della 15^ divisione corazzata, basati sull'8° Panzer, che non solo cattura il comando ma dà pure una bella ripassata alle truppe che lo accompagnavano, che devono tutte arrendersi. La cosa si pagava con due PzKpfw IIIH, che rimanevano irreparabilmente distrutti. Il Generale Rommel ha ordinato che si faccia la massima economia di carri armati fino alla messa in opera dei convogli di rifornimenti che dovrebbero garantire un numero decente di rimpiazzi, tra carri ed equipaggi. L’uso troppo liberale delle forze corazzate tedesche ha già portato alla distruzione di troppe preziose forze, dice un insolito Rommel prudente, in una riunione di stato maggiore.

    Prossimi obiettivi della campagna sono districare le divisioni Bologna e Sabratha dall morsa del nemico tra Tobruk e Bardia, e rielaborare una strategia di investimento alla piazza, giacché pare che l’intervento dell’aviazione da sola o con l’artiglieria, non porti ad alcun progresso. Si sa di una riunione tra l’Eccellenza Gambara ed i Generali Varriale e Baldassarre per coordinare un attacco fanteria-corazzati nella parte occidentale dell’abitato prospicente il porto, impiegando in forze i reparti dell’Ariete ad ovest e della Savona a Est. Non vi racconto dell’umore di Zerinol alla riunione, dopo aver saputo che la sua divisione Bologna era stata pressoché distrutta sotto il comando di Navarini. Nella riunione si arriva alla conclusione che la pressione del nemico su Gambut non è forte e che per il momento la divisione Sabratha possa provare a mantenere le sue posizioni ad est di detta località. Più delicata invece è la situzione della Bologna, che è troppo sconquassata per poter ancora avere, nelle sue attuali condizioni, un qualche valore bellico. Occorre ritirarla e riordinarla; il problema è la manovra di ripiegamento fronte alla 2^ divisione neizelandese, con i negracci maori inccazzati, urlanti ed ubriachi che certo non la lasceranno sganciare al suono di suadenti clarinetti: non una manovra facile. Secondo il Generale Marghinotti, comandante della divisione, ci sarebbe almeno una brigata neozelandese a pieno organico fronte a lui più un reggimento autoblinde sulla pista che va all’aeroporto di Sidi Azeiz.
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  15. blubasso

    blubasso

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    Mi sento un po’ responsabile degli insuccessi, dato che proprio io ti ho detto se non fosse stato il caso di usare l’aviazione... In TOAW non è implementata la ricognizione aerea prima delle incursioni? Sembra che l’Asse bombardi a casaccio. O che la potenza delle bombe non sia sufficente. Non so. Non mi arrischio però più a dirti nulla: non voglio rovinare questo bellissimo AAR. :(
     
  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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  17. Daniel Morrison

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    Ma Tobruk viene rifornita in qualche modo dai britannici?
     
  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    copiosamente; dal mare
     
  19. blubasso

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    E ovviamente non hai modo di affondargli le navi, immagino...
     
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Posso mettere tutta l'aviazione in interdizione ed attaccare i rifornimenti. Ma la coperta è troppo corta.

    Credo che occorra riprovare con attacco congiunto di forze terrestri aeree e di artiglieria. L'Ariete dovrà essere protagonista.
    Se poi gli Inglesi danno inizio a Crusader prima che riesca a conquistare Tobruk, si ripropporrà lo scenario storico di ripiegamento nel 41 per essere pronti con i rifornimenti e la controffensiva del 42. Se dovessi prendere tobruk, mi riverso in campo aperto sul confine egiziano e respingo gli inglesi fino in india;)

    Viva le nostre eroiche armi in Africa
     
    Ultima modifica: 18 Dicembre 2017

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