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Africa Settentrionale Round 3

Discussione in 'The Operational Art of War' iniziata da Luigi Varriale, 17 Novembre 2017.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    4 Aprile 1941


    Tempo sempre buono, dirigiamo a nord a tutta velocità e siamo la divisione più avanzata dello schieramento. La divisione avanza nel Gebel Cirenaico; si susseguono le località liberate. Degli Inglesi nessuna traccia; si devono essere eclissati; d’altra parte non credo siano proprio ansiosi di combattere dopo la batosta che abbiamo assestato alla loro divisione corazzata. Devono capire che i tempi delle facili vittorie contro la nostra fanteria coloniale sono finiti; adesso hanno a che fare con le nostre forze corazzate.


    Ci lasciamo Bengasi sulla sinistra; purtroppo non è nostro compito liberarla, ma delle divisioni di fanteria avanzanti lungo la strada costiera. La divisione viaggia sempre con i carri veloci in testa; il battaglione del Tenente colonnello Bisio prima e quello del Tenente Colonnello Gallo dopo. Il battaglione comando è subito dietro; la posizione più avanzata che abbia mai avuto. Seguono il reggimento carri, i supporti divisionali, e l’8° bersaglieri in coda. Durante una sosta, il Signor Generale ed il Colonnello Spadaro, discutono se è il caso di portare avanti Montemurro, concentrando tutta la potenza di fuoco della divisione in testa. Non si sa mai; la ricognizione aerea non ha segnalato nulla davanti a noi, ma non si può mai sapere.


    La questione della dipendenza organica della divisione si è risolta nel senso che il comando superiore riprende le redini in mano, ma non si vede nessun effetto particolare; gli ordini sono di avanzare. Riporto qui la trascrizione dell’ultimo fonogramma ricevuto dall’Eccellenza Gariboldi, che ha il controllo diretto della divisione.


    ...at comando Divisione Ariete segue...L’armata italiana in Africa Settentrionale avanza lungo la strada costiera stop obiettivo di primo tempo Bengasi et se possibile Derna stop divisone passa oggi at dipendenze dirette comando d’armata et agisce come sua avanguardia stop compito tattico divisione est esplorazione su fronte armata in Gebel cirenaico direttrice El Abiar Maddalena Derna stop Divisione non si impegni in combattimento contro forze superiori stop divisione informerà immediatamente codesto comando su posizione ed entità possibile resistenza nemica lungo direttrice indicata et non dico non si impegnerà in combattimento con nemico stop essa rappresenta nostra unica carta di briscola per operazioni manovrate et va preservata at qualunque costo stop


    Fine quindi delle operazioni spregiudicate, ma siamo pur sempre alla testa dell’armata. Durante l’espletamento dei miei compiti sul mezzo radio, tendo sempre un orecchio a Klaus, in caso si riesca a captare qualche comunicazione della 5^ Leggera. Peggiora la situazione carburante, ma stando attenti potremmo magari farcela ad arrivare a Derna; sui cerchioni. A parte gli scherzi occorre fermarsi prima di rimanere completamente a secco, in caso abbisognassimo di manovrare per il combattimento.
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  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    9 Aprile 1941 mattinata


    Si cambia scenario; entriamo nel Gebel Cirenaico. Qui non c’è più deserto, ma un’ampia fascia costiera boscosa, lussureggiante e a tratti collinosa. Ampie coltivazioni caratterizzano i tratti non collinosi e non, uliveti, alberi da frutta e addirittura alcune vigne. Cambia anche il tempo che diventa nuvoloso con pioggie sporadiche ma abbondanti. La temperatura rinfresca; un vero toccasana per la divisione che esce dal deserto.


    Oggi prendiamo la base aerea di Maraua e disperdiamo la batteria antiaerea inglese che la presidiava e che non ha fatto in tempo a ritirarsi. Sono i primi nemici che vediamo dai combattimenti di Bir El Ginn.


    Il battaglione carri veloci del Tenente Colonnello Bisio giunge per primo in prossimità dell’aerodromo e informa il comando divisionale che esso risulta occupato da truppe nemiche. Il Tenente Colonnello riferisce che i suoi motociclisti valutano l’entità del nemico ad una compagnia di cannoni antiaerei; ne contano dieci tutto intorno alla base, alcuni con gli equipaggi ai posti di combattimento. Il Signor Colonnello Spadaro è con me alla radio e dà personalmente l’ordine di investire il nemico. Il I battaglione carri veloci, senza neppure arrestarsi attacca l’aeroporto con due compagnie carri su due colonne, e la terza di rincalzo, arretrata in mezzo alle prime due; formazione a cuneo rovesciato. I CV35 irrompono tra i reticolati con le mitraglie fiammeggianti; gli Inglesi sono colti di sorpresa e tentano di abbozzare una reazione di fuoco con i cannoni antiaereei a tiro teso. Ma i più avanzati vengono travolti ed i successivi abbandonati dai loro equipaggi, che fuggono in due direzioni diverse. Il Tenente colonnello Bisio informa il comando divisionale di ciò, ma di iniziativa irrompe sulla colonna di fuggitivi che si dirige verso sud il II battaglione carri veloci del Tenente colonnello Gallo. Per un po’ gli Inglesi cercano scampo tra la vegetazione circostante; poi improvvisamente si arrendono.


    Un Sergente inglese viene portato al comando divisionale per essere interrogato, cosa di mi occupo io che mastico un po’ di Inglese. Il sottufficiale asserisce che le truppe inglesi sono in ritirata su Tobruk e che anche la sua batteria si apprestava a ritirarsi a seguito del trasferimento ad oriente del gruppo di caccia che stazionava a Maraua. Preso questo obiettivo, riceviamo ordine dal Comando superiore di regolarci a nostro giudizio: il Signor Generale dice che l’obiettivo è Derna.
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  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    12 Aprile 1941


    Trasferito al plotone comando del IX battaglione carri medi, nell’ambito del programma ordinario di rotazione degli ufficiali dipendenti dallo stato maggiore della divisione. Viene a prendermi un bersagliere in motoretta, me e tutto il mio equipaggiamento. Affanno e difficoltà nel trasportare tutta la mia mercanzia. Al nono l’atmosfera è serena; qualche mugugno per gli M 13 lasciati per la strada sfasciati, ma nel complesso buon morale. Prendo servizio sul camion della squadra comando, che è dotato di attrezzature radio per le comunicazioni con il comando del 132° Reggimento Carri. Abbiamo pure le radio sui carri dei comandanti di compagnia. Ai bersaglieri del plotone esplorante motociclisti invece, gli ordini vanno dati a strillo; non bene.


    Il signor Tenente Colonnello Postuma, che i suoi uomini chiamano semplicemente “il Postuma” ha a disposizione un torpedone comando ed un carro comando M 13/40; entrambi i mezzi devono essere sempre pronti a muovere, combattere o ospitare la sua tinozza da bagno con minimo preavviso, altrimenti il comandante si mette a strillare e a bestemmiare in foggiano stretto, e qui mi dicono che nessuno vuole vedere il Postuma incazzato. Le storie su di lui sono leggendarie. L’anno scorso durante la ritirata da Bardia, si dice abbia sgominato un reggimento carri nemico da solo con due compagnie di M 13 della brigata Babini. In un’altra azione, si dice che abbia avuto distrutti sotto di sé ben tre carri armati, uscito indenne ogni volta ha proseguito il combattimento su di un quarto. Veniva catturato dal nemico, quando pure il quarto carro veniva immobilizzato; ma solo una settimana dopo, dopo aver tagliato la gola ad una sentinella australiana incauta, se ne tornava a piedi fino a Bengasi, dove si imbarcava su un vaporetto per presentarsi a Tripoli al comando dell’Ariete. Il Generale Baldassarre gli affidava subito il IX battaglione, approfittando anche del fatto che che il suo comandante era reimpatriato per una grave ulcera allo stomaco.


    Il mio nuovo battaglione è schierato dietro al comando divisionale ad un tiro di motoretta. Siamo stazionati immediatamente a nord di una striscia di atterraggio abbandonata recentemente dagli Inglesi in località Martuba. La divisione ha oltrepasato Derna, altresì trovata abbandonata e con ampie scorte di carburante e viveri, che gli Inglesi non hanno fatto a tempo a distruggere. Uno dei Battaglioni del colonnello Montemurro, in coda alla divisione, si trova ancora in città. Beati loro.


    Poco prima di cena, arriva arriva il Signor Tenente Colonnello Maretti, comandante del reggimento. Viene accolto dal Postuma e mi avvio anch’io presso la congrega in caso ci sia da lavorare: Il comandante srotola una carta della Cirenaica, mette un dito su Tmimi e Bomba, sulla costa una trentina di chilometri ad est della nostra posizione ed afferma che là ci sono i Tedeschi. Il Postuma strabuzza. La ricognizione divisionale in pattugliamento, prosegue Maretti, ha scambiato sigarette con autoblindo germaniche sulla Via Balbia. Il Comandante Postuma chiede quali siano gli obiettivi della divisione. La risposta è che si attendono ordini. In una recente riunione al comando divisionale, il Tenente Colonnello, conferendo col Generale Baldassarre è venuto a onoscenza del fatto che ci sono attriti tra il Comando Superiore ed il Generale Rommel, che non pare molto disposto a mettere il suo corpo d’armata sotto il controllo italiano. Le intenzioni della 5^ divisione leggera sono incerte e l’Ariete rimane quindi in attesa di ordini. Questo è molto male, perché qui tutti presumono che ogni ritardo nelle operazioni porti ad un rafforzamento del nemico a Tobruk. Il servizio informazioni dell’armata dice che gli Inglesi hanno deciso di difendere la piazza.
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  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    16 Aprile 1941 Mattina presto
    Il Camion comando si è sfasciato. Lavoraccio cane per trasferire tutta l’attrezzatura radio
    su uno dei veicoli del plotone mitraglieri. Il sottotenente che lo comanda accoglie me ed il
    vicecomandante di battaglione, il Capitano Guerra correttamente ma freddamente. E’ evidente
    che di accogliere lo stato maggiore sui suoi camion gli fa girare le balle non poco. Le sue
    Breda su treppiede sono già piuttosto ingombranti, poi arriviamo noi con l’attrezzatura
    comando e per lo sbarbatello ufficiale è davvero un po’ troppo. Quando il signor comandante
    apprende che per un po’ di tempo sarà confinato al suo carro comando e soprattutto che dovrà
    fare a meno della sua tinozza da bagno, va in escandescenza, mandando ogni genere di
    improperi alla “Madonna Incuronet”.

    Mentre queste vicissitudini fanno il loro corso, vediamo passare un certo numero di aeroplani
    sopra la nostra testa. Roba piccola, probabilente caccia nostri che vanno a fare la guerra in
    un bel cielo terso. Da quando sono in Africa ho visto la pioggia solamente una volta.
    Incomincia la routine giornaliera, manutenzione carri, armi ed infine equipaggi, secondo il
    vecchio detto della cavalleria, prima il cavallo, poi la sella e per ultimo il cavaliere.
    Infine, verso ora di pranzo, comincia la giornaliera riunione di reggimento . La
    riunione di oggi di oggi è particolarmante importante. C’è molto fermento nella divisione; e
    mentre noi pulivamo i cannoni con scovolini da pipa giganti, il Ten.Col. Maretti tornava
    dalla riunione al comando divisionale per mettere al corrente noi delle novità; e le novità
    non sono buone.

    Il grande quadro dice che gli Inglesi si sono molto rafforzati a Tobruk e che il compito
    della divisione assegnato dal Comando Superiore è quello di un’esplorazione in forze delle
    difese della piazza, in maniera da fornire informazioni su quello che dovrà essere lo
    schieramento delle divisioni di fanteria in affluenza per via ordinaria. Il Ten.Col. Postuma
    chiede a Maretti quale sia la situazione della 5^ Leggera davanti a noi, ma il comandante
    risponde che non ha idea di quali siano le disposizioni per la divisione germanica. Ribatte
    il Postuma che se non ci coordiniamo con i Tedeschi nel movimento verso Tobruk, rischiamo
    imbottigliamenti ed incidenti nel tentativo di usare una sola strada per due divisioni
    corazzate. Il Maretti ribadisce che non ha notizie circa gli intendimenti della 5^ Leggera,
    ma che ha ben chiari quali sono gli ordini per il 132° reggimento carri: procedere subito
    dietro all’avavanguardia esplorante divisionale ed al reggimento Montemurro con cui comporrà
    il “grosso divisionale”.

    Passiamo quindi a compilare l’ordine di marcia per il nono, a cura
    mia e del vicecomandante del battaglione Capitano Guerra.

    “Il Battaglione muove quest’oggi nell’ambito dell’ordine operazionale affidato alla Ariete.
    Costituirà grosso della divisione nella fase iniziale di movimento assieme all’8° Reggimento
    Bersaglieri. Il plotone motociclisti costituirà avanguardia di battaglione, con la 7^ ed 8^
    comapgnia carri medi al seguito come grosso del battaglione. Seguiranno il plotone comando, il plotone
    mitraglieri ed in retroguarda la 6^ compagnia carri medi. Nel caso il bttaglione si trovasse
    a circumnavigare il perimetro della piazza di tobruk, fronte a nord, il plotone motociclisti
    prenderà posizione di schermo a settentrione della colonna di marcia, tenendo ben conto che
    in questo caso, costituirà avanguardia a contatto col nemico. Verrà quindi rinforzato dalla
    6^ compagnia carri e dal plotone mitraglieri. Ordini ulteriori di spiegamento tattici
    seguiranno nel caso siano necessari durante l’operazione.
    Devo confessare che mi manca la mia vecchia assegnazione al comando divisionale. Qui al
    battaglione mi piace anche, non mi si fraintenda, ma ho perso il contatto con il quadro
    generale delle operazioni. Speriamo di tornare presto alla divisione.

    Nel corso della mattinata, completate le disposizioni per la marcia, la divisione si mette in
    moto sulla pista Tmimi – Acroma. A circa metà strata dell'itinerario il plotone motociclisti
    prima e noi dopo, avvistiamo unità sul fianco sinistro. Gran parapiglia, i carri si
    dispongono per un eventuale combattimento, cannocchiali al vento, appuriamo che si tratta di
    unità di artiglieria. Una comunicazione radio dal I battaglione carri veloci informa che si
    tratta di Tedeschi, al di là della scarpata di Gazala. Arriva l'ordine di stop da parte del
    comando divisionale. Noi del nono ci veniamo a trovare proprio in corrispondenza
    dell'incrocio tra la via Balbia e le posizioni tenute dai Tedeschi. Di iniziativa il Ten.Col
    Postuma, approfittando dell'arresto della colonna, prende la testa del plotone esplorante
    motociclisti ed ordina a me di accodarmi; ci dirigiamo a prendere contatto con gli alleati.
    Troviamo una massa di mezzi corazzati ed artiglieria tedasca. Si tratta di cannoni antiaerei.
    I carri, ad un più attento esame si rivelano cannoni anticarro semoventi. Il maggiore tedesco
    che ci accoglie ci ragguaglia sugli sviluppi in Inglese incerto. Robe da pazzi; dobbiamo
    parlare la lingua del nemico per intenderci. Il maggiore ci dice che la 5^ leggera ha preso
    contatto col nemico ad occidente di Tobruk e si combatte 20 chilometri ad est della nostra
    posizione; la strada da Acroma all'aeroporto di El Adem è bloccata da forze inglesi.
    Torniamo indietro ad informare il comando divisionale e ci troviamo il Col. Spadaro ed il
    Gen. Baldassarre intenti a cercare di prendere contatto con il Comando Superiore,
    apparentemente senza successo. Prevale la massima incertezza sul da farsi, a parte per il
    fatto, chiaro a tutti, che siamo arrivati a Tobruk e gli Inglesi non si ritirano più.
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    Ultima modifica: 22 Novembre 2017
  5. blubasso

    blubasso

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    Davvero molto bello il racconto, solo una domanda: sicuro che all'epoca la lingua franca fosse l'inglese? A me risulta fosse il francese. Ma potrei sbagliarmi, eh?
     
  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    E' una domanda interessante; non saprei come rispondere. Dai memoriali italiani che ho letto (mi viene in mente una pubblicazione che avevo sui paracadutisti della repubblica di salò, vari memoriali della Folgore in Africa o un famoso libro sul corpo volontario italiano del regno del sud intitolato la guerra in casa) le comunicazioni con gli alleati erano spesso in Inglese.

    Ora però, nelle comunicazioni tra Italiani e Tedeschi, a dirti il vero non saprei.
     
  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    19 Aprile 1941


    Oggi il battaglione riceve i suoi ordini dal Ten Col Maretti. Abbiamo in programma un movimento dalla nostra posizione a sud di Gazala, con obiettivo la scarpata dell’aeroporto di El Adem, che dà direttamente sugli approcci sud orientali di Tobruk. Il movimento da effettuare è delicato, perché i dati della ricognizione che ci vengono trasmessi, indicano l’esistenza di un reggimento anticarro australiano immediatamente a nord della stretta della scarpata dalla quale dobbiamo transitare. Il comando di reggimento ci assicura che per tale provenienza è stata stabilita la vigilanza del Nizza Cavalleria che terrà aperta la porta aperta per il nostro passaggio. Inoltre, sempre dal reggimento, apprendiamo che l’8° Bersaglieri ha in programma un attacco contro quello stesso reggimento anticarro nemico. Così alle ore 8 di mattina iniziamo il nostro movimento con il plotone motociclisti in avanguardia.


    Viaggio di nuovo sull’autocarro comando, ritornatoci dalla divisione e sul quale abbiamo ri trasferito tutte le attrezzature per le comunicazioni. Il Comandante Postuma viaggia in torretta del suo M13 numero 17, subito dietro ai motociclisti. Ricevo le comunicazioni minuto per minuto dai comandanti dei battaglioni carri veloci che camminano davanti a noi. La strizza si fa palpabile quando il battaglione transita sulle terga del Nizza, che nacosto dietro, un ciglione tiene sotto sorveglianza le forze del nemico. Ci passiamo proprio in mezzo ai camerati del Nizza; alzo parzialmente il telone dell’autocarro e li vedo, acquattati tra le rocce, con i cannocchiali rivolti in basso; non pare che gli Australiani li molestino. Il reggimento ordina cinque minuti di sosta per riordinare le colonne ed adeguarci al ritmo dei carri veloci, che pur essendo veloci, procedono con molta cautela. Approfitto per scendere un minuto e portarmi sul ciglione. La vista in basso mette paura: a parte i cannoni anticarro in prima schiera, sono visibili gli schieramenti di artiglieria britannica a perdita d’occhio, fino ai primi reticolati della piazzaforte di Tobruk. Giù nella pianura, ad occidente delle posizioni inglesi, colonne di truppe si muovono verso est per il contatto. Devo presumere che si tratti dei bersaglieri del Col. Montemurro, visto che sono camion ed una sporta di motociclisti. Più in là, la foschia e la distanza mi impediscono di vedere con precisione, ma prima dell’ultima impervia scarpata che si affaccia sulla piazza, si intravvedono enormi schieramenti di truppe, non so se nostre o nemiche. In ogni caso capisco subito che qui si combatterà una battaglia decisiva.


    Il Sergente autista dell’autocarro mi strilla di tornare a bordo che riprendiamo il movimento, ragion per cui mi affretto di corsa al mio posto di combattimento. Lasciamo il Nizza dietro di noi e ci avventuriamo verso la zona di El Adem. Da questo momento abbandoniamo la protezione della divisione ed avanziamo per contro nostro fino a tagliare la rotabile del ciglione di Sidi Rezegh. Presso la quale il battaglione di carri veloci che ci precede, si arresta definitivamente. Il Ten Col Postuma schiera personalmente le compagnie carri sul bordo della scarpata, due compagnie in prima schiera ed una in riserva. Tra le due compagnie carri di testa viene disposto il plotone mitraglieri, mentre quello motociclisti si ritira in riserva, insieme alla 6^ compagnia carri. In mezzo allo schieramento tra le tre compagnie corazzate, il reparto comando incluso il mio camioncino. Abbiamo raggiunto l’obiettivo, adesso l’ordine è di vigilare. La 7^ compagnia informa che non vede nulla a nord, perché ha la visuale bloccata da una collina, ma l’8^ compagnia ha visuale libera sui fortini della parte sud orientale della piazzaforte. Intercetto un ordine da parte del Ten.Col. Maretti, diretto al I battaglione carri valoci di fare una puntata a nord lungo la rotabile El Adem - Tobruk, che rappresenta l’unica soluzione di continuità tra il ciglione e la pianura sottostante, per una ricognizione speditiva dell’area di nostra competenza. Il I e II battaglione carri veloci sono stati distaccati dalla divisione al comando di reggimento, quali elemnti esploranti, visto che il 132° è adesso isolato dal resto dei supporti divisionali. Qualche minuto dopo, dalla nostra destra, una compagnia di una quindicina di L3 accompagnati da un plotone motociclisti si mettono in movimento per eseguire gli ordini. Li osserviamo scendere lungo la scarpata per una ventina di minuti fino a quando ad un certo momento accelerano alla massima velocità e si sparpagliano. Qualche secondo dopo ci giungono i botti probabilmente di mortai nemici e vediamo fumo alzarsi dai fortini. Gli Inglesi reagiscono con un immediato contrattacco della loro fanteria. Il Postuma occhi incollati al binocolo mi informa che nun ce veeeed nu cazzzz, ma paaaar ch’ì nuuustr c’aaa fannnn a reterarssss. E di fatti, qualche minuto dopo la compagnia di cingolette, se ne tornano bel belli alla linea di partenza portando in regalo tre prigionieri con turbante che avevano pressato troppo il loro attacco. Risultato della scorribanda: la parte orientale della piazzaforte è presidiata dalla 3^ brigata motorizzata indiana. La compagnia del I, per inciso, ha lasciato quattro dei suoi L3 sul terreno, ragione per la quale il suo comandante vuole ammazzare a pietrate gli indiani prigionieri. Accorre il Ten Col Bisio a calmaare gli animi, ma il suo reparto ha avuto comunque 3 morti e 2 feriti gravi da rimandare in qualche modo indietro alla sezione di sanità divisionale.


    Assumiamo nel pomeriggio le posizioni definitive di combattimento. Come da ordini reggimentali non prepariamo nessuna postazione difensiva; la nostra è una posizione di vigilanza, gli ordini divisionali prevedono osservazione del nemico, ed il Ten Col Maretti interpreta a suo modo queste direttive nel senso che egli sia tacitamente autorizzato ad alzare i tacchi al primo cenno di incazzamento degli Inglesi, anche perché data la posizione anche solo del mio nono battaglione, a tagliare fuori l’intero reggimento non è che ci si metterebbe molto. Mentre completiamo tutte le disposizioni di stazionamento e prendiamo contatto col 7° carri alla nostra sinistra e con l’8° in riserva dietro di noi, una serie di botti devastanti giungono all’improvviso da dietro la catena collinosa alla nostra sinistra. Aprono il concerto i nostri cannoni divisionali, dei quali ho imparato oramai a riconoscere il suono e poi dopo circa un quarto d’ora, questi vengono controbattuti da un fuoco devastante a giudicare dal rumore, di altra artiglieria, probabilmente nemica. Il Ten Col Postuma bestemmia contro le colline che ci sbarrano la vista e poi si mette alla radio per supplicare Maretti di concedergli di muovere sulla cresta per osservare cosa diavolo sta succedeno. Il buon Maretti dà il suo benestare – il Postuma può essere davvero convincente quando i proietili cominiciano a volare – ed il nostro prende me, tre motorette ed una radio e ci muoviamo quatti nella parte ascendente della pista di sabbia che conduce in cresta. In prossimità della stessa abbandoniamo le motorette, ci lasciamo due bersaglieri di guardia e terminiamo l’ascesa a piedi. Arrivati in cima, la scena che si presenta di fronte a noi è quella di una battaglia campale in piena regola: vampe di almeno un centinaio di pezzi inglesi disposti ad arco aprono il fuoco su truppe italiane avanzanti, probabilmnte appartenenti al reggimento bersaglieri. Si uniscono alla battaglia gli anticarro da 2 libbre che sparano a tiro teso. Qaundo i piumettati nostri arrivano a contatto, aprono il fuoco anche le mitragliatrici inglesi, che non si sentono ma di cui si vedono i traccianti. Vediamo i nostri ritirarsi. Camioncini sforacchiati, molti rimasti incendiati sul campo di battaglia; un vero e proprio macello. L’artiglieria inglese fa carne di porco macinato delle nostre truppe a suo piacimento. La nostra artiglieria non la vediamo e non la sentiamo; o non spara o è troppo lontana. Comunque anche se sparasse, non potremmo sentirla sopra al frastuono della battaglia in corso. Ritiratisi in nostri, le bestemmie del Postuma le sento al di sopra dell’artiglieria inglese, anche perché questa subito si dà una calmata. Guardo bene col binocolo e vedo non meno di una cinquantina di nostri mezzi bruciati rimasti sul terreno.


    Passa quasi un’ora e arriva un’ondata di aerei da ovest, quindi presumo nostri. Sono divisi in tre gruppi; alcuni sono biplani e stanno più in alto, altri sono più in basso, ed in lontananza un terzo gruppo ancora più in alto, che sono solo puntini. Quelli più in basso si rigirano e vengono giù in picchiata, quindi sono Stuka tedeschi. I biplani rimangono a girare intorno, avanti e indietro. Gli stuka si avventano sui cannoni anticarro inglesi; le sirene ululano e gli scoppi si moltiplicano sollevando enormi spruzzi di sabbia, tutto si nasconde dietro il polverone e non vediamo più nulla, ma il macello deve essere per forza di un certo tenore. Poi da sud e da ovest, una nuova ondata di forze nostre muove contro il polverone, alzandone un altro quasi di pari entità. Per qulche arcano motivo l’artiglieria inglese non spara più; in compenso la nostra spara alla grande, e si vedono le vampe da ovest che emanano bagliori nell’incipiente inizio di crepuscolo. La scena dventa dantesca, con traccianti multicolori provenienti dalla palla di polvere davanti a noi. Poi all’improvviso, una miriade di formiche sono in rotta verso nord est. Camioncini con cannoni al traino fuggono il più velocemente possibile, incalzati e frammischiati a reparti nostri motorizzati, quindi per forza bersaglieri. Le forze nemiche ripiegano sul primo ordine di fortini, che più che vedersi si indovinano nella semioscurità dal fatto che forniscono fuoco di copertura alle forze nemiche in ritirata, con conseguenti ed ulteriori traccianti. I nostri si arrestano e si attestano di fronte alla prima linea nemica a copertura delle opere: uno schermo di artiglieria. Non capisco perché i nostri si fermino e non travolgono lo schieramento dei cannoni; probabilmente hanno ordini precisi. Non capisco nemmeno perché gli Inglesi abbiano messo una sporta di artiglieria in prima linea. Prevedono forse di usarla d alzo zero prima di ritirarsi al di là della cinta. Scende la sera e le operazioni si arrestano. Se calcoliamo il nostro punto di partenza e dove siamo adesso, direi che la divisione è allungata a largo giro di orizzonte intorno alla piazzaforte di Tobruk per una cinquantina di chilometri. Vengono stabiliti i turni di guardia per la notte e ci prepariamo a ricevere ulteriori ordini.




    Continua dal ciglione di Sidi Razegh

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  8. Amadeus

    Amadeus

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    Difficile parlare di lingua franca in senso stretto. Ad alti livelli, la presenza di interpreti ufficiali era inevitabile. Per le comunicazioni tra italiani e tedeschi ai livelli più bassi la memorialistica mostra che si procedeva come capitava, talvolta a gesti.
    Modificando la domanda in: qual era la lingua straniera più proabilmente conosciuta (anche a livello elementare) da un militare italiano in A.S. nel 1941, si può tentare di trovare una risposta facendo un paio di considerazioni "scolastiche".
    Prima della riforma Gentile era stata dato spazio alle lingue straniere anche nell'istruzione superiore. Tant'è che, almeno a fine '800, nei licei, oltre allo studio delle lingue classiche, si studiava francese e tedesco. Con la riforma Gentile, lo studio delle lingue straniere viene compresso e visto sotto un'ottica prevalentemente utilitaristica e pratica. Al liceo la lingua straniera (tipicamente francese) non si studia più e rimane confinata al ginnasio (come è stato fino alla riforma Gelmini di qualche anno fa) e l'unica scuola superiore in cui si studiano due lingue straniere è l'istituto tecnico commerciale (solo i ragionieri, gli agrimensori/geometri no). Questa visione: lingue straniere = lettere commerciali è rimasta per molto tempo, fino a qualche decennio fa i corsi di laurea in lingue facevano parte delle facoltà di economia e commercio!

    Tirando le somme: i militari più anziani (ufficiali superiori, ufficiali generali) probabilmente hanno studiato francese e tedesco. Quelli più giovani, un po' di francese o tedesco o inglese. In ordine decrescente di probabilità. L'inglese non è totalmente improbabile ma non è diffusissimo. Non tanto per motivo politici (lo stesso Mussolini, che aveva qualche competenza in francese e tedesco, dichiarò, dopo la presa del potere, che si sarebbe impegnato anche ad imparare l'inglese in un anno), quanto per il fatto che lo studio delle lingue straniere in Italia non è mai stato veramente spinto a tutti i livelli.

    Quindi è plausibile che ufficiali subalterni tedeschi ed italiani in A.S. parlino un po' come capita, che la truppa si intenda a gesti e che negli alti comandi ci siano interpreti e, magari, che qualche generale, da una parte o dall'altra, faccia sfoggio di nozioni scolastiche di francese.
     
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  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il Capitano Vannizzaro mastica l'Inglese perché è andato in una scuola privata per fighetti d'alto bordo. Poi il papino l'ha mandato all'accademia perché diceva che formava il carattere. Il giovine, continuando la sua bella carriera militare è stato colto dalla guerra e si è ritrovato in Africa a difendere la patria e ad attaccare quella altrui
     
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    Ultima modifica: 24 Novembre 2017
  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    24 aprile 1941, prime ore della notte


    Agli Inglesi questo fatto che ci siamo avvicinati a Tobruk non piace. Essi conoscono evidentemente le posizioni di tutte le nostre forze principali ed hanno organizzano un bestiale contrattacco lungo tutto il perimetro della cinta, come verremo a sapere a mattina inoltrata dal Ten Col Maretti. Non so precisamente cosa abbia fatto il nemico nel settore occidentale, ma qui da noi ha attaccato duro; durissimo. Non ho il tempo di scrivere dettagliatamente, perchè, primo non ho ancora smaltito la cagarella, e secondo siamo ancora in stato di allarme totale ed in attesa di ordini per un eventuale ulteriore movimento, e di capire davvero cosa è successo.


    E’ accaduto nel momento del cambio guardia, più o meno alle tre del mattino mentre mi stavo godendo le mie meritate quattro ore di sonno, quando si è scatenato un terremoto come non avevo mai visto nè sentito.


    Comiciava a piovere piombo proprio sule nostre posizioni come fosse un’acquazzone; medi calibri, grossi calibri, enormi calibri. Rumori diversi, impatti diversi. Io ho avuto un culo della madonna; il mio camioncino si è ribaltato per uno spostamento d’aria di una grossa granata inglese esplosa vicino, ma io ne sono uscito vivo. Mi sono solamente pisciato addosso come quando mio padre arrivava col barotto di ferro perché mi comportavo male a scuola. Non così fortunato è stato il plotone motociclisti, che davanti a me ha preso un colpo in pieno, che gli ha sfasciato due motorette e maciullato un sacco di uomini, i cui pezzi volavano da tutte le parti. Li ho visti con i miei occhi nella notta illuminata dagli scoppi. Le vampe dell’artiglieria nemica, dalla pianura illuminano la notte come se fosse giorno.

    Grandissima paura di lasciarci le penne e di essere ridotto anch’io in pezzi volanti per il deserto. Dio fammi solo morire subito se deve capitare, era l’unica cosa che riuscivo a pensare. Cresce il volume del fuoco dell’artiglieria nemica. La luce viene offuscata dalla sabbia che cominicio a mangiare, respirare e deglutire. Spero che si fermi, ma non si ferma; il fuoco dell’artiglieria nemica va avanti non so per quanto, ma per tanto. Al rallentatore vedo il Postuma che esce da un buco e corre verso gli M13 a quaranta metri da me, che non vedo ma so che sono li. Lo scortano una squadra di esploratori del battaglione. Vede il camion rovesciato, vede me, mi raggiunge e mi strilla di ripristinare le comunicazioni, ma deve strillare tre volte, sempre più forte nelle mie orecchie perché possa sentirlo. Poi corre verso la prima linea con due tenenti. Vado presso il camion comando rovesciato. All’interno è tutto un casino. Mi metto a lavorare per cercar di far ordine nel groviglio di roba ammacccata, sparsa e coperta di sabbia e detriti. Puzza di benzina. Oddio se scoppia qualcosa qua vicino vado arrosto io e tutto il camioncino.

    Improvvisamente il fuoco dell’artiglieria cessa, ma io continuo a non sentire. Passano ancora non so, una decina di minuti, mentre cerco di arrabattarmi, poi sento un rumore forte dietro di me. Mi giro per controllare di che si tratta, e si tratta di un sacco e una sporta di M13 che avanzano verso la linea del fronte a tutta velocità. Mi ricordo che ho pensato che doveva essere l’8° battaglione, che improvvisamente ricordai era in riserva di reggimento dietro di noi. Il battaglione passa, le compagnie disordinate della canonica dozzina di carri ognuna. Alcuni capicarro, neri di polvere spuntano in torretta, con i loro elmettoni da carrista. Scompaiono nella polvere. Il rumore dell’argtiglieria cessa del tutto e viene sostituito da quello dei cannoni di piccolo calibro davanti alla posizione. Ancora non vedo nulla perché sono indietro rispetto al bordo del ciglione e poi perché il polverone non si è ancora sollevato. Numerosi razzi in cielo illuminano davanti a me, credo a circa un chilometro.

    Il rumore della battaglia cresce di intensità, si fa più vicino; più vicino ancora. Poi all’improvviso veso spuntare dalla nebbia gli M13, in ritirata sono molti, alcuni procedono con la torretta girata al contrario, altri si trascinano le reti mimetiche tra cingoli e scafo, con un rumore indescrivibile. Un carro è centrato nel didietro mentre scappa e prende fuoco. Dal portello escono due uomini, si buttano a terra; uno riesce a salire su un’altro carro, l’altro rimane per terra e non si muove più. Sono terrorizzato e paralizzato al pensiero di cosa ci sia dietro ai nostri carri in ritirata. Al posto comando non c’è nessuno; solo io il Lancia coricato su un fianco ed i casini di radio e fili che non sono ancora riuscito ad aggiustare. Un carro con i fari accesi arriva davanti a me. Non vedo nulla ed alzo le mani un po’ per proteggermi dalla luce ed un po’ come cenno di resa; ho solamente la mia pistola d’ordinanza non molto efficace contro un carro. Dalla torretta esce una sagoma. Vieni qua rincoglionito, sono le parole che sento; è il capitano Guerra che con il suo 7, bello dipinto di rosso in torretta, arriva a salvarmi il culo dalla brutta situazione. Mi arrampico sul carro alla meno peggio e quello si mette in marcia. Abbiamo una torma di Indiani ed Australiani al culo, mi strilla il capitano; ci riposizioniamo su posizioni più difendibili, mi strilla ancora più forte. Mi aggrappo al cannone con tutte le mie forze per non cadere dal carro che sobbalza e rimbalza e chiudo gli occhi sperando che finisca presto.




    Continua con l’aggiornamento della situazione stratagica non appena il comando di reggimento ha messo insieme i cocci.

     
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  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    24 Aprile Fase interlocutoria di assestamento dopo il contatto col nemico; giorno inoltrato


    Il Camion comando è perduto insieme ad altri due. I motociclisti hanno una decina di feriti gravi ed altrettanti tra ammazzati e dispersi (probabilmente catturati dal nemico). Mancano 5 carri M 13 all’appello, 2 abbandonati dall’equipaggio perché immobilizzati, come quello che ho visto personalmente incassare un perforante nelle terga durante la battaglia e tre completamente arrostiti. Conclusione il battaglione è messo male. Siamo attestati 5 chilometri a sud delle posizioni precedentemente occupate, ancora sfruttando il limite del ciglione di El Adem come posizione difensiva. Giù nella vallata il nemico è ben visibile anche se fuori portata; autoblinde e fanteria nemica. Non pare che preparino posizioni difensive. Sono ai margini del ciglione con il comandante Postuma, una squadra di motociclisti spauriti ed incazzati e la radio di emergenza del battaglione smontata dal carro del comandante. Dietro di noi, in postazioni speditive le compagnie del IX ed VIII battaglione carri. Sti scurnacchiat e merd, ce penzn manc pu cazz a s frmà; è il commento tattico del comandante che aggiunge che; mo sim preparat però; si vnegn anata vot i caricamm e mazzet sti stunzuluuun. Il comandante dell’VIII, Ten Col Festa, un bauscia milanese fissa il Postuma come se fosse un ascaro (l’idioma non è dissimile), ma gli faccio cenno di far finta di niente, che poi gli spiego, sperando che l’umorismo scacci la fifa tremenda che provo al pensiero di un altro scontro. Prendiamo contatto a mezzo motoretta con il comando di reggimento alla nostra destra.


    Il Ten Col Maretti ci manda a dire che ha dovuto tirare fuori dalla merda uno dei battaglioni di carri leggeri che ha avuto necessità di ripiegare da El Adem con alle calcagna due battaglioni di fanteria nemica, ci dui uno motorizzato. L’altro battaglione di carri veloci, quello den Ten Col Gallo, la divisione lo ha richiamato a sè come riserva locale, quindi dovremo d’ora in poi farne a meno. Come ultima cosa, il battaglione anticarro è schierato dietro di noi pronto ad intervenire per darci man forte con le autoblindo australiane. Oddio, pronto è una parola grossa; gli artiglieri hanno un cannone sfasciato, poche o niente munizioni, e sono lingua a terra dalla stanchezza dopo una notte intera di sgancia/aggancia su nuove posizioni. Ah, come ultimissima cosa, il l’8° bersaglieri è schierrato alla nostra sinistra con il V battaglione in posizioni difensive preparate alla ben’e meglio, visto che anche loro credono che magari vi sarà bisogno di alzare i tacchi d’urgenza un’altra volta.


    Questa la situazione del reggimento carri e delle unità viciniori per quello di cui posso rendermi conto. I britannici, piuttosto che farsi assediare in Tobruk, hanno evidentemente preferito passare all’attacco. La paura più grande di Maretti è una prosecuzione dell’offensiva nemica, unitamente al fianco destro del reggimento, campato in aria ed in pericolo di essere aggirato. Solamente il VII battaglione protegge le provenienze da est, con il comando ed il supporto di aliquote del I carri veloci. Vi é notizia che truppe nemiche starebbero cercando di aggirarci a sud. Gli ordini den Signor comandante del reggimento sono di continuare a vigilare il nemico e resistere sul posto per quanto possibile senza compromettere la sicurezza del reparto, in caso di nuovo attacco nemico. Ci chiediamo tutti dove sono le truppe corazzate tedesche, ma il comando di reggimento ne sa quanto noi.




    Continua una volta che ho capito cosa stanno tramando i beduini; volevo dire gli Inglesi.
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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    25 Aprile 1941 prime ore della notte (scritto nel pomeriggio)


    Sto scrivendo queste righe ancora sotto lo shock del devastante attacco britannico.


    Il tenente colonnello della divisione Brescia che è venuto a rafforzare la nostra attuale posizione dice che gli Inglesi picchiano su tutto il fronte di Tobruk; qua da noi e sul fronte occidentale dove hanno preso a calci in culo anche la 5^ leggera germanica !


    Arriva con una completa documentazione della ricognizione aerea che mostra che sono stati individuati gli elementi di almeno due divisioni britanniche nella zona di investimento della piazza: la 9^ divisione australiana e la 70^ inglese, più gli elementi di alcune brigate sparse; una australiana, la 18^ ed una indiana, che deve essere secondo me la 3^ di cui abbiamo preso qualche prigioniero la settimana scorsa nella fase di presa di contatto.


    L'altra notte eravamo in allerta totale. Tutti si aspettavano un attacco inglese ed il Ten Col Maretti ci aveva ordinato di opporre una resistenza elastica in caso di casini di portata tombale. Rimanevano in vigore gli ordini per il reggimento di semplice osservazione e non di resistenza ad oltranza. Così, il nostro caro nono era schierato fianco a fianco con l’VIII battaglione carri sul ciglione di El Adem, propaggine sinistra.


    Alle due in punto il fronte inglese giù nella pianura si accende per chilometri e chilometri. Sono tutti i battaglioni di artiglieria inglese che entrano in azione all'unisono. E’ inutile che vi dica dove sono diretti tutti questi proiettili; proprio sulle nostre posizioni. Stavolta non mi faccio fottere e mi nascondo, insieme ai motociclisti ed i mitraglieri a qualche centinaio di metri dietro i carri, quindi il fuoco non mi interessa direttamente. Nosostante siamo nelle retrovie, i boati e gli spostamenti d’aria sono allucinanti. Esattamente come nello scorso attacco, l’intera scena viene nascosta ed avvolta nel polverone più totale. Ho un collegamento radio con il Ten Col Postuma, a bordo del suo 17. La baraonda va avanti per una buona mezz’ora, poi improvvisamente cessa. Prendo il plotone mitraglieri che mi è stato affidato ed avanzo cautamente verso la cresta. Quando arrivo sulla linea del fuoco, il macello è ancora una volta indescrivibile. I carri dei due battaglioni fratelli sono piuttosto disorganizzati. Cerco di raggiungere la postazione del carro del mio comandante. Chiamo disperatamente via radio, anche se mi devo fermare ogni volta, perché l’accidente è impossibile da utilizzare in movimento. Carri bruciati, carri ancora in fiamme, personalmente ne conto sette, ma so che no sono gli unici. Morti e feriti, ustionati usciti dai mezzi colpiti in pieno da un proietto che gridano come dei forsennati, gente che cerca di aiutare quelli che nono ancora vivi. La baraonda è davvero indescrivibile. Alla fine dopo un vagare di un quarto d’ora per la linea di cresta, trovo il 17 del Postuma. Mentre cerco di arrancare per avicinarmi, entra in funzione la sua Breda. Il rumore mi assorda essendo così vicino. Dal carro a fianco al suo parte un perforante da 47. Poi la cacofonia di armi dei carri superstiti comincia in un crescendo nervoso. Il Postuma, ritto in torretta, strilla, da ordini, si sbraccia e fa segni con le mani. Istintivamente mi guardo sulla destra, dove vedo una squadra di motociclisti a terra con i moschetti puntati. Faccio segno ai miei ragazzi con le Breda di piazzarsi vicino ai bersaglieri e mi avvio con loro. Quando mi sporgo oltre il ciglione vedo una scena natalizia. A fari accesi viene avanti almento un battaglione di carri inglesi, che ha appena iniziato a percorrere la salita che porta alla nostra posizione. Poi guardo all’estrema destra del nostro fronte difensivo e vedo un secondo battaglione carri nemico risalire il pendio, pure questi a fari accesi. Questi bastardi, o sono suicidi o sono così sicuri di schaiacciarci che non si proccupano di farsi individuare. Il tratto di fronte ancora più a destra, giù nella pianura si illumina di righe multicolori. E’ fuoco a tiro teso di accompagnamento del nemico. I proiettili sibilano vicini con un rumore di centinaia di pietre che cadono su una lastra di ghiaccio. A venti metri da me, un bersagliere è tagliato in due da una di queste righe rosse, che gli si spegne in corpo facendolo esplodere. Le grida dei suoi compagni si sentono fino alla mia posizione, nonostante il casino. Sovrastato dal frastuono guardo direttamente davanti alla mia posizione. Sono a trenta metri da un plotone corazzato di quattro mezzi; uno distrutto a destra, due che sparano a volontà a sinistra, ed in mezzo il carro del comandante, pazzo e scatenato, sempre ritto in torretta; è evidente che vuole farsi ammazzare, perchè non solo la mitraglia nemica si fa più fitta, ma gli Inglesi cominciano a picchiare pure con i mortai al doppio scopo di ammazzarci e di accecarci. Noi, porca puttana, non abbiamo neanche un cannone a sparare sulla massa nemica avanzante. Dietro ai carri inglesi, che poi si riveleranno autoblinde, c’è una moltitudine di fanteria nemica che avanza dietro ai blindati; vogliono spacciarci qua sul posto. I mortai provocano un macello di rumore e polverone e la dissenteria ai “miei mitraglieri” ed a quelle quattro motorette che abbiamo, ma ai carri fa poco danno. E’ evidente che o gli Inglesi stanno applicando una procedura standard nel fuoco di rifinitura col mortaio o credono che la posizione sia occupata da fanteria nostra in abbondanza, perchè i colpi cadono copiosi.


    Adesso il nemico è a meno di un chilometro. I 47 di tutti abbaiano all’unisono, qualche esplosione giù nella scarpata punteggia la distruzione di qualche mezzo nemico. I miei mitraglieri aprono il fuoco. Non sono in grado di vedere gli effetti di questi colpi. Noi fantaccini spariamo a cazzo giù dalla scarpata; i motociclisti fanno altrettanto a destra, tanto qualcosa becchiamo di sicuro.


    Quando la distanza diminuisce a circa settecento metri, i carri nemici spengono i fari ed al loro posto rimane una candelistica di lucine verdi e rosse. Poi vedo le vampe dei cannoni dei mezzi nemici. Devono essersi fermati per sparare. Adesso non sono più in grado di vedere chi avanza e chi no. Il Postuma ed il suo plotone di carri continuano a fare fuoco con la Breda e col cannone. Un colpo di mortaio esplode vicino. La mitragliatrice alla mia destra si volatilizza. Il nemico è ormai a cinquecento metri. A sinistra botto metallico bestiale. Il carro del comandante è in fiamme. Quello vicino eplode come un cocomero, non so perchè, forse gli sono saltate le munizioni. Rimane come una zucca spolpata ed aperta in mezzo alla sabbia de ciglione. Ovviamente nessun superstite. Il Postuma zompa fuori dal suo carro, come se niente fosse successo, con un altro membro dell’equipaggio. Degli altri due nessuna traccia. Il nemico riprende l’avanzata ed è a questo punto che lontano sulla sinistra vedo un primo schieramento di carri italiani ripiegare in disordine. Il postuma si mette a correre su tutta la linea strillando come un indiano che dobbiamo resistere. Qando mi vede, in mezzo ai miei mitraglieri accorre da me e dal sottotenente che li comanda. Ci dice che l’VIII battaglione ripiega all’ala sinistra. Noi resistiamo in posto finché non lo dice lui, in maniera da coprirne il ripiegamento; dopo ci promette, c n'annamm pur nuii.


    E così accade; passano ancora una decina di minuti il nostro fianco snistro adesso è culo all’aria ed il Postuma puntuale e di parola arriva a dare il segnale di ritirata. Tenere le compagnie ordiante sotto il fuoco dei mortai nemici è impossibile, tanto più che come i bastardi beduini si accorgono che ripieghiamo, riattaccano con l’artiglieria pesante; altri morti, altre grida, altro bordello turco. La ritirtata diventa uno sfanculamento generale. Non si capisce più nulla, ognuno per i cazzi suoi, tra grida ed ordini non eseguiti o ineseguibili. Io mi tengo vicino al comandante, che riesce a raccogliere una mezza dozzina di M13 attorno a sé come estrema difesa. Del resto del battaglione nessuna traccia. Ci attestiamo, si fa per dire ad una quindicina di chilometri a sud ovest della posizione originaria; nel ripiegamento abbiamo comunque seguito il ciglione per non perdere totalmente l’orientamento. Ci fermiamo, guidati dal prode Postuma che tutto controlla e forte bestemmia, in un ampio spiazzo già occupato da una miriade di altre truppe. La scena è pittosto desolante; la disorganizzazione regna sovrana. Occorre spedire i feriti che urlano nelle retrovie, non abiamo un minimo di attrezzatura medica qua. Arriviamo con i rimasugli dei nostri carri in ed il Postuma si da subito da fare per mettere ordine nel casino. Si mette in contatto con un Tenente Colonnello dei bersaglieri; si tratta del Ten Col Marco Braga, comandante del III battaglione motociclisti che sta cercando di mettere a posto gli sbandati in afflusso da est. Ascolto la conversazione tra i due. L’ufficiale spiega al Postuma che siamo nel settore dell 8^ Bersaglieri, il quale è stato colpito molto duro anche lui, da un misto di forze anglo indiane. Il V bersaglieri si è sfasciato e ne è in corso di riordino nelle retrovie; il XII ha combattuto bene, è riuscito a ripiegare con ordine ma è senza minizioni. Il suo battaglione motociclisti reggimentale ha l’ordine di raccogliere i cocci e ristabilire un minimo di coerente posizione difensiva. Sia il comando di Montemurro che quello del Gen Baldassarre sono due chilometri ad ovest e stanno arrivando i rinforzi del X corpo d’armata grazie alla Madonna Incoronata.


    Cerchiamo di organizzare quello che rimane del battaglione, ma non sappiamo ancora esattamente quello che ne rimane. Tutti i reparti che hanno ancora un po’ di carburante vengono avviati nelle retrovie, quelli come noi che sono rimasti a secco durante la ritirata, rimangono sotto la protezione del battaglione motociclisti. Mancano all’appello diverse compagnie sia del IX che dell’VIII. Apprendiamo che grazie a dio il comando reggimentale del Ten Col Maretti è salvo e si è riunito con Baldassarre. Si cerca di stabilire le sorti del VII carri e del I battaglione carri veloci, giacché del II si sa che è sano e salvo proprio a sud della nostra posizione; non è stato coinvolto in combattimento. Nel calderone, come ho già battezzato il punto di raccolta in cui ci troviamo, ci sono anche carri L3 sfasciati del Nizza e persino un’autoblinda AB41 mezza bruciacchiata.


    Intorno a mezzogiorno si presenta un battaglione di fanteria, bello azzimato e con le uniformi nuove di zecca, agli ordini di un ennesimo Tenente Colonnello. Arrivano in compagnia di un reparto di genieri che si mette a scavare trincee a botti di esplosivo. Alcuni vanno a piazzare mine alla destra e di fronte alla posizione. Il Maggiore comandante del genio, un fighetto con brillantina e bello abbronzato informa il Braga ed il Postuma, che un battaglione di Cecoslovacchi ed uno di Inglesi Minacciano il fianco destro della nostra difesa, e che la divisione (Brescia) ha dato ordine che vengano contenuti. Inoltre, afferma il maggiore, con fare da maestrino, che quest’area è adesso di competenza del 20° reggimento della divisione Brescia e che l’Ariete verrà ritirata per essere riordinata dopo la sua disfatta.


    Il Postuma si incazza come uno scorpione del quattara e sta per mettere le mani addosso al maggiore.

    O’ strunz e merd, mo te urdineii ii a te; ce cazz vai dicenn che l’ariet sta disfatt, l’ariet t pisci a’mocc a te e quell’a zoccll d mammt. Stu fant’e merd, ma vid nu poc!

    Si riesce a portare via il Postuma che chi lo conosce lo sa, è totalmente incapace di autocontrollo, a meno che non sia in battaglia, e sarebbe davvero capace di mettere le mani addosso a chiunque.


    Al plotone comando del IX siamo quindi in attesa del diesel per poter metterci in movimento alla ricerca della compagnia carri mancante, la 7^, che nesuuno sa dove sia andata a finire. Potrebbe essere rimasta intrappolata tra noi ed il nemico senza carburante e allora addio patria o potrebbe essere defluita da qualche parte nelle retrovie. Il Tenente Colonnello dei motociclisti non ne sa nulla, non ha visto nessuna 7^ compagnia IX carri medi. Il fatto è che manca all’appello il capitano Guerra, cosa della quale il Postuma è molto amareggiato e se devo dire la verità, pure io.


    Approfittiamo in serata di un po’ di calma per andare a far visita al Ten Col Maretti, che ha il suo posto comando non lontano a sud della nostra posizione. Quando arriviamo al presunto luogo dove il comando dovrebbe essere ubicato, ci troviamo un casino dantesco; i posti comando qua sono ben quattro: quello del Gen Baldassarre, Quello di Maretti, quello della divisione Brescia del Gen Zambon e quello del colonnello Montemurro. Un battaglione di fanteria della Brescia garantisce “l’ordine pubblico”. Dopo varie peripezie riusciamo a trovare il parco del comandante Maretti, che è incazzato nero. Ha perso la sua squadra comando, il Gen Baldassarre gli ha fatto un culo così accusandolo che il suo reggimento non sa tenere la testa a posto, e per finire, non ha notizie del VII battaglione carri che pare volatilizzato nel deserto. Ci chiede notizie sullo stato del IX e gli rispondiamo che è mezzo liquefatto. IL Postuma assicura che non crede che le perdite siano elevatissime, si tratta solo di trovare le compagnie e rimetterle insieme. Il buon Maretti ci informa che l’VIII è sparpagliato tra la terra di nessuno e le retrovie divisionali, dove è riuscito ad avviare almeno una compagnia per rifornirsi e riordinarsi. La perdite dell’VIII sono notevoli; cinquanta per cento; spera vivamente il tenente colonnello che il IX, quando lo si rimetterà insieme, sia in condizioni migliori. Ci conferma che il comando superiore ha ordinato che l’ariete venga ritirata momentaneamente dal fronte per essere rimessa in sesto. Il reggimento bersaglieri non sta molto meglio di quello corazzato; un battaglione distrutto, il V, ed un altro che ha esaurito le munizioni. Infine ci ordina il Maretti, di raccattare tutte le nostre forze e prepararsi ad un ripiegamento in direzione di Gazala.


    Continua dalle lande desertiche, un saluto dal Postuma e da Vannizzaro.
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  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    30 Aprile 1941


    Ci sono voluti quattro giorni per rimettere insieme le forze del nono. Il battaglione è riunito nel “triangolo”, come è stata battezzata l’area di sosta e di riordino compresa tra Gazala, l’altura di Knightsbridge e Acroma. Siamo riuniti insieme al comando di reggimento in un’area desolata, desertica e battuta dal Ghibli, ai piedi proprio delle alture di Knightsbridge. Il Ten Col Postuma è irrequieto. Fa la spola tra il comando di reggimento per assillare il suo amico Maretti a proposito del rifornimento del battaglione, ed il comando del battaglione stesso assillando tutti sulla manutenzione dei mezzi e delle armi. U battagliun adda ess prunt o’ chiù prest, m’avet capiiit? Naturalmente il nostro comandante non ha la più pallida idea di quello che stava dicendo; dal punto di vista operazionale non si è neppure ancora ipotizzato quali possano essere i compiti della divisione dopo la fase di riordino. Per il momento l’Ariete mantiene a contatto col nemico soltanto il battaglione motociclisti, a supporto dell’estrema destra della divisone di fanteria Brescia, nonché l’unico battaglione di carri veloci ancora efficiente, quello del Ten Col Gallo, in riserva tattica al reparto del Ten Col Braga. Tutti gli le altre unità dell’Ariete sono state ritirate nelle retrovie per essere riordinate e rifornite, dopo il ciclo operativo di El Adem. Ha dato segni di vita anche il VII battaglione carri medi del Magg Smissone; si trova all’estremo fianco destro dello schieramento italiano intorno a Tobruk, in attesa del carburante per poter rientrare. Secondo i rapporti il VII sta in buona salute con solo cinque M13 mancanti; presidia insieme al XXXIII battaglione d’assalto delle camicie nere della Brescia.


    Per quanto riguarda il nono, una delle sue tre compagnie carri si è vaporizzata nei combattimenti sul ciglione, ed il capitano Guerra è ancora disperso. Il Capitano Valerio Vulcic assurge al ruolo di vicecomandante, mentre io vengo confermato alla squadra comando come specialista delle comunicazioni.


    La sera del 30 accade un episodio straordinario: mentre lo stato maggiore del battaglione si prepara per la cena, si sviluppa un gran clamore ai posti di vigilanza del plotone sploratori fronte a sud. Molliamo gavette e gallette, ci precipitiamo a vedere di che si tratta, e lo spettacolo che ci si para davanti è faraonico: reparti germanici a perdita d’occhio si snodano transitando a poche centinaia di metri dalle nostre sulla pista Gazala – El Adem. Si tratta di una colonna lunghissima; accorre anche il Ten Col Maretti, con binocolo e lanciarazzi illuninate. Ogni genere di mezzo blindato tedesco è rappresentato nella colonna interminabile, autoblinde, carri armati, veicoli comando, cannoni antiaerei e camion. Alcuni mezzi si staccano dalla colonna e si dirigono verso il comando tattico del Colonnello Montemurro che occupa una posizione a circa un chilometro ad ovest della nostra. Ci dirigiamo anche noi in quella direzione, su un camioncino del plotone esplorante. Ci facciamo riconoscere dai bersaglieri di sentinella ed il Ten Col Maretti chiede udienza al Signor Colonnello. Ottenuto il permesso, entriamo nella tenda comando e ci troviamo dentro la delegazione tedesca al completo insieme allo stato maggiore dell’8° bersaglieri. Il Col Montemurro ci qualifica come lo stato maggiore del 132° carristi, al che i Tedeschi salutano militarmente.

    Il Montemurro ci presenta il Tenente Colonnello Baade ed il Maggiore Dedeking, rispettivamente dello stato maggiore del 5° Panzer e del 104° Shultzenregiment. Il comandante dell’8° Bersaglieri ci informa che è in corso un’operazione della 5^ divisione leggera e che noi quei mezzi non li abbiamo mai visti passare. L’interprete tedesco traduce in simultanea i papaveri tedeschi annuiscono con severità. Il Ten Col Maretti appare visibilmente contrariato dal fatto che solamente il Colonnello Montemurro sia stato informato di questa operazione, mentre nulla si sia fatto per informare il 132°. Il Ten Col Baade ascolta la traduzione e poi con un sorriso divertito spara in germanico cagnesco che se è per quello, neppure il comando dell’Ariete è stato informato. I Tedeschi sono qui a portare i saluti del Generale Rommel al suo amico personale Colonnello Montemurro; sono in visita non ufficiale di cortesia. L’interprete traduce fedele parola per parola. E’ di vitale importanza che nulla trapeli di questo incontro, ed i Tedeschi ed anche Montemurro ci fanno promettere sul nostro onore di ufficiali. Il Postuma e Maretti si guardano in faccia; poi il Barese se ne esce con una delle sue improvvisate e mi apostrofa; dicc a sti cazzabubbul che si voglin che c stiam citt, c’anna purtà c’llor. U battagliun ei ferm p nu poc e pot fa senz d'nuii p nu poc. Guardo il Postuma a bocca aperta incapace di proferir parola. Il Tenete Colonnello mi fissa con aria minaciosa: diccccccll!!

    Rivolgo lo sguardo al Ten Col Maretti, che sa bene che di fronte alle impennate del Postuma c’è poco da fare; dopotutto sono parigrado, anche se lui gli è superiore di anzianità. Il Montemurro non si azzarda a riprendere un subordinato di un altro reggimento, presente il suo comandante. L’interprete tedesco mi guarda come se il Postuma avesse parlato Arabo, in effetti ha quasi parlato Arabo. Prendo l’interprete da parte e gli riferisco. Questi strabuzza un attimo, poi traduce ai due Prussiani. Si rivolgono al Collonnello Montemurro, squadrando il Postuma allo stesso tempo. Wer ist der Kerl, chiede Baade a Montemurro; chi è questo cazzone? L’ufficiale italiano risponde: Postuma. Il Tenente Colonnello Tedesco allarga leggermente le orbite fissa il Barese per qualche secondo, e poi proferisce una parola sola: lass uns gehen; andiamo.

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    Prossimo numero; non perdetevi le avventire del Postuma con le sturmtruppen
     
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  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    3 Maggio 1941 primo pomeriggio


    Vaiaggiamo, io ed il Postuma con il comando del Kampfgruppe Baade, sul cingolato personale del colonnello. Un vero e proprio salotto. Si chiama Sdkfz 251, ed è un accidente di veicolo per qualunque terreno che si muove nel deserto come un pesce nell’acqua. Davanti a noi la scorta ravvicinata, formata da una squadra di motociclisti armati di mitraglatore MP40. Fa parte dell’equipaggio del veicolo semicingolato il Tenente Manfred Kloiber, interprete del comando divisionale della 5^. Il nostro viaggio dura più o meno tre ore, nelle quali copriamo la distanza tra Knightsbridge ed il bivio di El Adem, girando intorno al ciglione di Sid Razegh.


    Quando arriviamo nei pressi della nostra destinazione, il colonnello Baade ci consegna un binocolo e ci invita a dare un’occhiata a giro d’orizzonte, cortesia della pianificazione del Generale Rommel.


    Il Postuma mette mano al cannocchiale ed osserva su un arco da nord ad est. Madonn du carmn, sono le sue uniche parole.

    Mi affretto a mettere mano anch’io alle ottiche del semicingolato e guardo giù dalla scarpata; quello che vedo mi lascia senza parole: truppe, truppe ed ancora truppe si distendono senza soluzione di continuità fino alla curvatura dell’orizzonte. Colonne di ogni genere si dipanano in movimenti ordinati all'orizzonte da nord ad est. A nord vi sono colonne transitanti da sinistra verso destra visibili fin dove la foschia della scarpata di Mersa Gobes mi impedisce di vedere il mare. Il colonnello Baade, prende una carta tattica della zona, ed attraverso il Tenente Kloiber ci spiega la situazione. Deve strillare al di sopra del vento che si sta alzando proprio adesso, anche se non ancora forte abbastanza da sollevare troppa sabbia.


    Di fronte a noi il gruppo da combattimento misto Dedekin sta tentando di forzare il passaggio di El Adem, presidiato da forze miste anglo-indiane- Guardo giù con il binocolo e vedo infatti una grossa massa di carri ed autoblide che si dispongono in formazione di combattimento a cuneo per cominciare un attacco. Alla destra, lungo la pista, una sporta di altre forze tedesce; artiglieria e meccanizzati di fronte a truppe inglesi che le fronteggiavano: Sono gli elementi di testa della nuova 15^ divisione corazzata mi informa Baade; Rommel il pazzo li ha gettati in battaglia immediatamente, senza neanche aspettare l’arrivo del reggimento carri divisionale. Hanno già preso mazzate enormi dagli Inglesi; il battaglione motociclisti è stato semidistrutto da un attacco a sorpresa del nemico. Ma i rimasugli sono ancora qui a combattere. Il generale dice che gli inglesi li hanno battezzati.


    Ancora più a est, quasi invisibili nella foschia desertica vedo altre moltitudini in colonna con formazione di battaglia alla testa. Chiedo a Baade chi siano quelle truppe; la loro avanguardia punta decisa verso l'accesso orientale di Tobruk. Quella, mi sorride il tedesco, quella è la vostra divisione Trento. Ne abbiamo tenuto segreto l’arrivo agli Inglesi fino a pochi giorni fa. Il suo reggimento di bersaglieri ha sfondato la difesa est del gruppo di sostegno della 2^ corazzata britannica (ricostituita) e adesso, come vede, punta su Tobruk, col resto della divisione al seguito.
    Guardo Baade fisso negli occhi e mi gonfio d'orgoglio come un cane da pastore maremmano quando quando vede un lupo.


    Ancora più ad est, mi spiega Baade indicandomi altri simboli sulla sua carta, c'è la Sabratha, a cui è stato dato l’incarico di proteggere il fianco destro del Afrika Korps. La Trento è stata aassegnata al DAK con un accordo tra Rommel ed il Generale Gariboldi, e vede i risultati? Gli Inglesi saranno presto cacciati da Tobruk. La Sabratha non è visibile nemmeno con un telescopio.


    Osserviamo l’attacco della 5^ leggera per sbloccare il bivio strategico di El Adem. Un Gruppo da combattimento misto attacca a botta dritta, non c’è né spazio né tempo per manovre sofisticate, un forte nucleo di artiglieria inglese, formata da cannoni antiaerei. Punto bene il cannocchiale; si tratta di uno schieramento fitto di 2 libbre e qualcosa di più piccolo, forse 4 pollici lunghi antiaerei. Gli Inglesi li hanno schierati mirabilmente. Subito davanti allo schieramentodi cannoni c’è uno schermo di fanteria, dietro a tutto il complesso, i veicoli. Non c’é dubbio che il nemico è deciso a resistere. Rumore assordante alle nostre spalle, il colonnello Baade si volta e si irrigidisce nel saluto militare. Una marea di camion ed armi di accompagnamento ci passano davanti, e la colonna sembra non finire mai, abbiamo più polvere addosso che atomi nell'universo, ma Baade non muove un muscolo, fino a quando il reparto comando non finisce di pasare. Si gira verso di me, sporco come un profugo etiope, e mi strilla senza l'aiuto dell'interprete che è l'intero 104° fanteria che va ad appoggiare Olbrich per l'attacco ad el Adem.


    dopo una buona ora di organizzazione della base di partenza, I tedeschi partono lancia in resta lungo l’angusta strada tra due scarpate, tipo carica medioevale. Il battaglione del 5° Panzer avanza davanti alla fanteria. Il Colonnello Baade mi fa notare, binocolo alla mano, che il Colonnello Olbrich attacca alla testa dei suoi carri con il gruppo comando reggimentale; mi dice anche il colonnello che Olbrich usa un Pzkfpw II attrezzato a comando, quando si butta in avanti alla testa dei suoi. A mille metri, non si sa da dove, l’artiglieria inglese apre il fuoco. L’artiglieria di corpo d’armata tedesca pure apre il fuoco, ma il volume britannico è superiore e più preciso. Il reggimento di panzergrenadieren 104 ondeggia e fa per sbandarsi sotto la grandine inglese; ah come la conosco quella grandine! La fanteria tedesca molla, non di brutto, ma molla. I veicoli si disunisono, cominciano a deviare e si perde l’unità di azione. Alcune compagnie tentano di smontare e perdono ulteriore tempo. Il battaglione carri invece irrompe neele linee nemiche e comincia a fare spezzatino di britannici. Mi incollo il binocolo agli occhi, premendo con forza, nella speranza di vedere meglio. Il polverone mi impedisce, ma colgo scampoli di carri tedeschi che sparano a bruciapelo sul nemico che ora medita la ritirata. Ferro fuoco e fiamme; i rumori mi giungono attutiti dalla distanza e dal vento. Le mazzate più poderose le prendono i 4 pollici, di cui, mi pare, ne sopravvivano pochi; il resto degli Inglesi si ritira in maniera più o meno ordinata, agganciando ai traini quanti più cannoni possono e battendosela verso il versante nord del bivio.


    Poi l’attacco si affievolisce. Anche i carristi tedeschi sono parecchio disorganizzati, anche se rimangono padroni del terreno. Senza la fanteria si supporto, sarebbe pericoloso continuare l’attacco in queste condizioni.


    Rigiro il binocolo a sud est, verso la conca di sidi Razegh e ci vedo fanteria italiana che si riorganizza, probabilmente anche lei dopo un attacco. Scambio un’occhiata col Postuma, anche lui frastornato dal ritmo degli eventi e dalla loro magnitudo. A me sti cazz e tedisch, nun me paiun a fine o munn, ei vist che massacr a fantereia lor ?



    Rimanete collegati per un’eventuale espugnazione di Tobruk, incerta come lo fu nella realtà

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  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    7 maggio 41, ciglione di Sidi Razegh, alba


    Quattro giorni di furiosi combattimenti intorno a Tobruk non hanno ancora definito la situazione. Io ed il Postuma siamo in continuo contatto con il comando del 132° carri nell’attesa che il reggimento venga rimesso in sesto per le operazioni, e con lui il resto dell’Ariete. Nel frattempo siamo sempre ospiti al posto comando del colonnello Baade, dal quale seguiamo gli sviluppi della situazione. La nostra posizione è circa un chilometro e mezzo a nord del quartier generale di Streich, comandante della 5^ leggera tedesca, che ha la responsabilità del settore di El Adem, uno degli epicentri della lotta per Tobruk. Con la nostra permanenza qui, ci siamo resi conto che i Tedeschi sono anni avanti a noi in tema di controllo e comunicazioni con le truppe sul campo. Il posto di comando di Baade è un miracolo tecnologico, con un efficientissimo stato maggiore e sofisticate ed efficienti comunicazioni radio, si ottengono precise ed aggiornate informazioni sulle operazioni in corso. Non solo il comando è in stretto contatto con il quartier generale della divisione, ma pure con quello di Rommel, situato in località segreta di cui non posso parlare. Lo stato maggiore del colonnello filtra le informazioni clssificate da quelle in chiaro, in maniera veloce ed efficiente.


    Ieri abbiamo saputo che gli Inglesi hanno contrattacato nel settore orientale, colpendo duramente la divisione Trento. Essendo la Trento stata distaccata dal Generale Gariboldi al Corpo Tedesco d’Africa, il suo comando divisionale (Generale Luigi Nuvoloni) è stato dotato di attrezzatura radio tedesca, e di tre ufficiali di stato maggiore di collegamento. Il colonnello Baade ha tutte le informazioni disponibili.


    Il I/62 Reggimento Trento è stato attaccato insieme al XI battaglione bersaglieri. Queste due unità hanno respinto tre diversi e violentissimi attacchi portati da un intero reggimento autraliano e da un battaglione di Francesi gaullisti. Al quarto attacco, si aggiungeva anche un battaglione indiano. L’appoggio dell’artiglieria britannica era pure massiccio; non meno di cinque diversi reggimenti appoggiavano l’azione offensiva. Alla fine una compagnia del I/62 era soverchiata e l’XI bersaglieri praticamente annientato sulle sue posizioni. I resti del battaglione di fanteria ripiegavano sul reggimento di artiglieria divisionale. L’offensiva nemica si spegneva contro le posizioni del II/62 in seconda shiera, appoggiato dal X battaglione bersaglieri.


    Come contropartita, il I/5 Panzer reiterava l’attacco al di là di El Adem, scacciando i rimasugli anticarro degli Inglesi, ma veniva in contatto con un caposaldo di battaglione della 9^ australiana interrato sulla sua sinistra, il che consigliava prudenza. Il colonello Baae dice che sbloccata El Adem, la 5^ adesso può minacciare di aggiramento tutto il dispositivo britannico sul ciglione, a partire dal comando del XIII corpo d’armata inglese, pericolosamente esposto.


    Il problema più grande rimane l’artiglieria inglese, fornita bene ed impiegata meglio. Sembra che il’7° bersaglieri abbia individuato uno dei maggiori concentramenti di essa nei dintorni del vecchio forte Pilastino, mezza interrata e quasi invisibile. Se l’informazione verrà confermata, il generale Rommel ordinerà un concentramento di artiglieria ed aviazione nostra su quel punto.


    Domando a Baade che impiego si intenda fare della Sabratha. Mi risponde che la divisione è sotto il comando del XXI corpo d’armata italiano e che non ha idea di quali siano gli ordini assegnati a questa unità. Mi comunica anche che ha saputo che il XX corpo, con la Bologna e la Savona è pure giunto in zona di operazioni; per la precisione il corpo si trova a cavaliere della pista Knightsbridge – Bir el Gubi. Anche gli orientamenti di questo corpo d’armata sono sconosciuti al comando della 5^.


    Ne deduco che le realzioni tra il comando superiore ed il corpo Tedesco d’Africa dovrebbero essere di parecchi migliorate, se si vuole sperare in una proficua condotta della guerra su questo teatro, dove la coordinazione delle forze e il tempismo nelle manovre sono una questione anche più vitale che su altri scacchieri.




    Un saluto da El Adem dove i carri germanici spadroneggiano, e rimaniamo in attesa del completo riordino dell’Ariete, per riprendere le operazioni con il nono, nonché degli ordini di Rommel per le operazioni sul fronte orientale (di Tobruk).

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  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Una rapida rettifica al post precedente. Ho appurato che oltre all 'XI battaglione bersaglieri della Trento, nella eroica difesa del saliente di sidi Razegh è stato distrutto anche il III battaglione di fanteria del 62° Reggimento. Altissimo quindi il contributo pagato dalla divisione per arrestare il contrattacco inglese, che ha fatto scarsi progressi.
     
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  17. huirttps

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    Spettacolare e coinvolgente come sempre @Luigi Varriale !!! Pretendo ed esigo un AAR congiunto tra te e @PanzerMeyer a quello che volete!

    Tornando a TOAW, hai notato se ci sono miglioramenti e/o differenziazioni tra equipaggiamenti e mezzi delle varienazioni? Per dire, tra L3 e pzkfw II c'erano notevoli differenze di "valori d'attacco" (leggasi armamento) seppure sono entrambi carri leggeri.
    Ho sempre pensato che l'omogeneizzazione rendesse il gioco meno realistico e avvincente.
     
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  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    huirttps grazie dell'incoraggiamento come sempre. La campagna in Africa Settentrionale andava continuata.
    TOAW.
    Ti allego l'armamentario richiesto; non ricordo quali fossero i valori nella precedente versione
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    Mi pare sensato, considerando che il panzer aveva un cannone da 20 e l'L3 solo mitraglie. Pure la corazzatura mi pare adeguata; il panzer era meglio corazzato della nostra scatoletta di sardine. Certo sono tutti e due carri leggeri, ma con capacità diverse.
    Anche il valore contro personale mi pare corretto, non dando il cannone da 20 un vantaggio rispetto alle mitragliatrici di bordo, contro la fanteria.

    Mi raccomando segui e commenta e chiama tutti i veterani della campagna a fare altrettanto. Ho portato da DAK a TOAW, perché TOAW è molto più veloce. Anche l'AI mi pare molto migliorata. Risponde bene alle manovre del giocatore, purché questi si tenga su un approccio realistico e non cerchi esclusivamente di sfutare le debolezze dell'AI.
     
  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    7 Maggio 1941 imbrunire


    La battaglia per Tobruk ha infuriato letteralmente per tutto il giorno. Il Postuma si è sgolato, genuflesso, ha offerto ai Tedeschi madre e sorella per avere il comando anche solo una compagnia di carri tedeschi, ed un Pzkwpfw IIIh tutto per sé. Il comando della 5^ Leichte ha declinato la richiesta con il massimo tatto. Non ci resta che accontentarci di osservare l’azione dal posto comando di Baade. In questa giornata la 5^ Leichte profonde il suo massimo sforzo, investendo con carri e fanteria motorizzata tutto quello che trova sulla sua strada. Non c’è tattica, non c’è strategia, solo una lotta a testa basa all’ultimo carro e all’ultimo cannone. Seguiamo la progressione di Streich minuuto per minuto, incluse bestemmie, improperi ed incoraggiamenti del generale alle sue forze corazzate.


    Obiettivo tattico della 5^ è niente di meno che la presa del forte Pilastrino, ove è interrato un reggimento di artiglieria polacca. Olbrich, alla testa dei suoi carri, lo sentiamo strillare su tutte le frequenze; l’interprete ci tiene al corrente. Il Colonnello incita i suoi carristi, si rende conto che è vicino ad isolare tutte le forze inglesi ad est di Tobruk se la sua manovra riesce. Non nascondo che la resistenza del nemico è feroce, e i Britannici contendono il passo metro per metro.


    Verso le 14, arriva a massa l’aviazione italo-tedesca. Si concentra sul famoso assembramento di artiglieria nemica si cui abbiamo fatto cenno. Le batterie antiaeree cantano all’unisono, ma la caccia britannica non si vede. Qaualche biplano italiano in quota è disoccupato. L'attacco si risolve in un macello da entrambe le parti: conto una ventina di aerei cadere sotto il fuoco nemico concentrato, ma la pioggia di bombe sullo schieramento nemico è parimenti devastante. Non credo che nulla possa resistere sotto un simile diluvio. In più si uniscono al concerto plurimi reggimenti di artiglieria nostra e tedesca, del DAK, del XXI corpo, e l’artiglieria divisionale della Trento, che ha interrotto le operazioni di attacco dopo la batosta subita in mattinata.


    Poi viaggia veloce ed in chiaro, sulle frequenze del DAK, il notizione: Dal comando del corpo Tedesco d’Africa apprendiamo che a occidente di Tobruk, la divisione Pavia ha cominciato un’offensiva, da prima a scopo diversivo e di fissaggio del nemico, ma con il profilarsi dell’inaspettato successo, il genereale Franceschini ha spinto a fondo di iniziativa. Il 27° reggimento annienta un battaglione australiano con l’appoggio di tutta l’artigleria del X corpo più quella divisionale, e sfonda in direzione di Acroma, minacciando di avvolgere per intero la 26^ e la 24^ brigata australiana.


    Immediatamente alla nostra sinistra, con grandi strilli di giubilo del Postuma che invoca la madonna incurunet, avanza la divisione Savona a fissare la 20^ australiana per provare a distrarla da un’eventuale contrattacco sui carri di Olbrich.


    L’intera armata dell’asse in Africa è quindi tesa come una corda di violino, rimanendo in riserva solamente la Savona a Knightsbridge e l’Ariete in fase di riordino. Adesso tutti ci domandiamo se gli Inglesi siano ancora abbastanza forti da contrattaccare, cosa che vedremo a breve.


    Saluti dalle lande desolate tobrukesi e rimanete i linea che la battaglia continua.
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    Ultima modifica: 27 Novembre 2017
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    10 maggio 1941 sera


    Ci stiamo preparando a fare ritorno al nono. Le notizie sono buone riguardo al battaglione, che anche se non ha ricevuto tutti gli M13 di competenza, sta almeno ricevendo i rifornimenti ad un ritmo decente; due terzi delle dotazioni sono state ripristinate e si attende con ansia il resto.


    Subito prima di cominciare il viaggio di ritorno, vengoperò informato che per me niente nono; sono stato trasferito al comando del Colonnello Montemurro, nell’ambito del famoso programma di riassegnazine degli ufficiali di stato maggiore divisionale. La comunicazione che mi arriva via fonogramma dal comando divisionale.


    Lasciamo dunque la scarpata di El Adem con un convoglio di rifornimenti tedesco che torna vuoto nelle retrovie, non prima di esserci fatti promettere che Tobruk sarà espugnata. Il viaggio di ritorno dura quasi tutta la giornata ed arriviamo al comando dell’8° bersaglieri nel tardo pomeriggio.


    Dopo aver scaricato il Postuma presso il comando del colonnello Maretti, proseguo per una località un paio di chilometri ad ovest dove è situato il reparto comando di Montemurro. Qui si respira un’aria di calma efficienza, che non fa rimpiangere l’atmosfeta del comando del kampfgruppe Baade; tutti i camioncini e gli acquartiramenti del personale e degli ufficiali sono disposti ordinatamente e ben mimetizzati. Il reggimento ha quasi completato il programma di riordino dopo i combattimenti sostenuti due settimane fa. Unico problema, il colonnello Montemurro è incazzatissimo perché il comando superiore ha disposto che il V battaglione bersaglieri, che sta completando la sua ricostituzione a Tripoli, venga assegnato alla battaglia delle oasi, in pieno svolgimento a sud. Qualche giorno fa, reparti del SAS britannico hanno attaccato alcune pattuglie tedesche che compievano una ricognizione nei dintorni dell’oasi di Siwa e le hanno sgominate.


    Il Corpo Tedesco d’Africa ha organizzato una serie di compagnie celeri per il controllo delle oasi e ha recentemente rioccupato quella di Giarabub che era stata conquistata dalgi inglesi durante l’offensiva invernale. Questi piccoli reparti, costituiti con unità miste di fanteria completamente motorizzata ed artiglieria leggera, hanno il compito di controllare questi punti d'appoggio nel profondo sud del teatro operativo, con l’idea di usarli per disturbare i rifornimenti nemici, utilizzando le oasi come basi di partenza per incursioni ben dietro le linee nemiche, o per veri e propri attacchi aggiranti a posizioni fortificate nei pressi della costa. Il problema di queste località è dato dall’estrema scarsezza, direi quasi nullità delle posibilità di rifornire le truppe che vi operano. In caso di combattimento, quando i consumi si fanno elevati, c’è bisogno di riavviare le truppe a nord per avvicinarle alle vie battute dall’eroica intendenza e rifornirle a dovere.


    Sono quindi assegnato al plotone comando reggimentale dell'8° bersaglieri, composto da una squadra comunicazioni, il posto comando del colonnello ed una squadra di fanteria per la difesa vicina. Abbiamo a disposizione due camioncini Lancia; uno per il comandante ed uno per il resto dello striminzito plotone. Il resto della compagnia comando è formata da una sezione Breda su treppiede, un plotone motociclisti/portaordini ed un plotone di fanteria per la difesa del reparto. Il mio posto di combattimento sarà a bordo del camioncino del colonnello, dove è ospitato anche l’ufficiale in seconda maggiore Fabrizio Cattaneo, che mi aggiorna immediatamente sulla situzione del reggimento.


    Il XII bersaglieri si trova a poche centinaia di metri a sud della nostra posizione, ed è stato ripristinato praticamente agli organici standard; sono ancora in corso le spedizioni delle dotazioni di guerra ed il vettovagliamento che sono al momento al 50%. Il III motociclisti è in linea; non è mai stato ritirato dopo i combattimenti sul ciglione di Sidi Razegh, cosa della quale il Ten Col Braga si duole, perché il battaglione è a tre quarti della sua forza. I complementi e soprattutto le motorette nuove arrivano col contagocce. In compenso la situazione del munizionamento e del vettovagliamento è buona. Da ultimo, il V battaglione bersaglieri, ricostituito in Italia ed appenza sbarcato a Tripoli, è stato sottratto al reggimento per essere impiegato come ho detto a sud. Il battaglione è stato formato intorno al nucleo di veterani sopravvisuti agli scontri precedenti, che hanno curato l’inquadramento e l’addestramento del nuovo reparto. In più esso è stato dotato dei migliori ufficiali di fanteria disponibili in Italia, motivati, ben inquadrati ed addestrati. Lo stesso vale per i sottufficiali e per la truppa, che è stata selezionata tra i migliori elementi che hanno superato l’addestramento basico di fanteria e quello specialistico di fanteria motorizzata. Sulla carta si tratta quindi di un eccellente unità, con solo due incognite: non ha nessuna esperienza di combattimento e è stata posta al diretto comando del kampfgruppe Dedekin, a cui è stata assegnata la responsabilità delle oasi e che si trasferirà da fronte di Tobruk con effetto immediato. Ah, come ultima cosa dimenticavo che il battaglione è ad organici completi, ma sta aspettando metà delle armi pesanti e delle dotazioni di guerra, ancora a Napoli in attesa dell’imbarco, ragion per cui ci vorrà ancora un po’ prima di poterlo impiegare. Speriamo che nel frattempo il SAS e l’LRDG non finiscano di sfasciare le truppe del maggiore Dedekin.


    Cercherò di racogliere più informazioni che posso sulla battaglia grande in corso intorno a Tobruk, riportando tutto quello che filtra attraverso radio scarpa ed il comando divisionale dell’Ariete. Certamente non avrò la possibilità di seguire la situazione con lo stesso livello di dettaglio sul quale potevo fare affidamento quando ero alla 5^ tedesca, ma farò comunque del mio meglio.

    In contatto per le prossime operazioni dell'8° bersaglieri
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