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EU ROME AAR ROMA

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da alberto90, 7 Novembre 2014.

  1. alberto90

    alberto90

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    RES PVUBBLICA POPVULI ROMANI

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    ANTEFATTO

    La repubblica romana nacque nell' anno 509 a.C ( 242 Ab Vrbe Condita ), in seguito alla cacciata dell' ultimo re Tarquinio il Superbo.
    Il sistema repubblicano basato sull' oligarchia prevedeva l' elezione annuale di due consoli provenienti dalle famiglie più ricche o importanti della città. Per tre secoli questi consoli, alla testa delle legioni presero il controllo di gran parte della penisola italiana sottomettendo e talvolta distruggendo interi popoli quali etruschi, equi, sabini, latini, sanniti, campani e lucani.
    All' inizio del secondo secolo a.C Roma controlla ormai l' intera penisola, dall' Appennino Tosco-Emiliano alla Lucania e la sua sfera di influenza si estende anche nel Bruzio e nell' Apulia settentrionale entrando in tal modo nelle regioni controllate da ciò che resta della Magna Grecia.

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    Roma e la Magna Grecia ( 471 A.V.C )
    Nell' anno 280 a.C ( 471 A.V.C ) in seguito alla violazione di un trattato stipulato anni prima con la città di Terentum ( la Taranto odierna ) Roma e Taranto, guida delle poleis della Magna Grecia, entrarono in conflitto dando inizio a quelle che saranno chiamate le " guerre pirriche ". I greci infatti, resisi conto della potenza delle legioni romane, chiamarono in loro aiuto il re dell' Epiro, Pirro, il quale, sbarcato in Italia con un esercito di 25,000 uomini e 20 elefanti, riuscì a sconfiggere i romani nelle battaglie di Eraclea e di Ascoli Satriano, minacciando poi direttamente Roma.
    Tuttavia, in seguito a gravi problemi di rifornimento, Pirro lasciò la penisola e mosse in aiuto delle poleis greche in Sicilia, minacciate dai cartaginesi, alleati dei Romani a partire dal 279 a.C
    La campagna di Pirro in Sicilia durò per tre anni ( 278 - 276 a.C ) e dopo qualche iniziale successo fu costretto ad abbandonare i sicilioti per tornare in aiuto di Taranto, nuovamente assediata dai romani con l' aiuto di una flotta cartaginese.

    Ma la nostra storia inizia all' inizio di gennaio dell' anno 277 a.C ( 474 A.V.C ) quando, approfittando dell' assenza degli epiroti, i romani ripresero attivamente le azioni belliche contro Taranto.
    Innanzitutto riposizionarono le tre legioni in modo da poter attaccare simultaneamente Taranto e le città sue alleate nel Bruzio e coprire anche eventuali attacchi di Pirro alle retrovie.
    La prima legione, guidata da Manio Valerio Massimo, mosse dal Sannio verso l' Apulia col compito di puntare su Taranto, la seconda, al comando di Publio Cornelio Rufino, dalla Lucania doveva invece devastare il Bruzio ed espugnarne le poleis più importanti per poi minacciare alle spalle Pirro, impegnato contro i cartaginesi nella regione di Panormus ( Palermo ), sbarcando sulle coste orientali della Sicilia greca.
    La terza, in via di formazione e affidata alla guida di Appio Claudio Cieco, restava di stanza in Campania in modo da poter coprire le spalle alle altre due legioni e proteggere anche Roma.
    La flotta, formata da 14 trireme e comandata da Gaio Duilio, aveva il compito di rifornire le truppe impegnate nella campagna e contemporaneamente tagliare le vie di rifornimento degli epiroti e dei greci.
    Nel mese di marzo di quell' anno tuttavia Barbula fu sconfitto alle elezioni e al suo posto fu eletto Lucio Giulio Libo, il quale si prese come vice proprio Barbula e del quale confermò il piano d' attacco.
    Roma stava per scatenare l' ultima offensiva contro i greci e contro Pirro. Uno scontro tra titani avrebbe segnato il destino di entrambe le potenze ..... e forse dell' intero Mediterraneo.

     
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  2. alberto90

    alberto90

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    LUCIO GIULIO LIBO, 474 - 480 a.v.c

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    La guerra tarantina, 474 - 475 a.v.c
    Il primo atto politico del console Libo è inviare agli alleati massiliesi il suo secondo Barbula con la richiesta di un loro intervento armato in sostegno delle manovre romane.
    I massigliesi naturalmente assecondano la richiesta romana ed entrano formalmente in guerra contro Pirro e contro le polesi greche, anche se effettivamente non parteciperanno al conflitto in corso, ne sul mare ne per terra.
    Il primo evento militare della cosiddetta guerra tarantina ( l' ultimo atto delle guerre pirriche ) è invece la battaglia navale tra la flotta romana e una piccola squadra navale epirota svoltasi al largo delle coste siciliane e calabresi il giorno 4 maggio 474.
    Le navi romane sconfiggono il naviglio nemico affondando una delle loro navi, catturandone il comandante Sosiclide e costringendo alla ritirata gli altri legni, carichi di rifornimento per l' esercito di Pirro impegnato contro i sicilioti alleati di Roma e i cartaginesi.
    Il giorno seguente, 5 maggio, la prima legione " Adiutrix " giunta dal Sannio inizia le manovre ossidionali attorno a Taranto, dopo aver sconfitto i 6.000 uomini lasciati dai greci in difesa della città.

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    Nel frattempo la seconda legione " Italica ", muovendo dalla Lucania, giunge a Crotone che cade senza colpo ferire, conquista poi Locri dove sconfigge e costringe alla ritirata le truppe greche del Brutio inseguendole fino a Rhegium. Ma i greci si sono già dati alla macchia e molti sono riusciti a raggiungere Pirro in Sicilia.
    Rufino quindi da inizio all' assedio di Rhegium alla fine di giugno.

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    Durante il mese di luglio una parte dell' esercito greco sconfitto da Rufino a Locri, riunitosi sulle montagne della Sila, avanza verso la Lucania con l' intento di minacciare le vie di rifornimento delle due legioni. Ad attenderli, nei pressi di Aceruntia ( Acerenza ) ci sono i 7.000 uomini della terza legione " Fulminata ".
    Il 19 agosto i greci sono sconfitti, i pochi superstiti sono catturati e inviati a Roma per il trionfo e il loro generale imprigionato.

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    Nel frattempo Pirro, raggiunto dalle pessime notizie dal continente e informato delle difficoltà sempre maggiori di Tarantini e Reggini, decide di radunare tutte le truppe possibili e tentare di sbarcare in Brutio per portare soccorso alle due due città assediate.
    Ma le navi romane hanno sigillato lo Stretto di Messina e impediscono a qualunque flotta avversaria di muovere liberamente in quelle acque.
    Decide quindi di arroccarsi in Sicilia assieme ai greci locali e li respingere eventuali tentativi romani di sbarcare.
    Taranto, stremata da un lungo assedio terrestre e navale, si arrende a Valerio Massimo il 28 marzo 475 a.v.c e vede molti dei suoi abitanti catturati e inviati a Roma per il trionfo del generale.

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    Rhegium, rifornita a fatica da Pirro per tutto l' inverno, resiste tenacemente fino alla fine di aprile quando è costretta ad arrendersi a Rufino, che non è magnanimo come Valerio Massimo e uccide molti civili e molti dei difensori spedendo gli altri schiavi a Roma.

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    A questo punto i romani sono padroni di tutte le poleis greche sul continente e danno subito inizio ai preparativi per l' invasione della Sicilia.
    Ma Pirro è riuscito ad ammassare ben 14.000 uomini a Messina e altri 5.000 a Catania mentre i romani possono imbarcare sulla loro flotta solo 10.000 uomini per volta. Il console progetta un doppio sbarco simultaneo a nord di Catania e a sud di Messina, in modo da impedire ai due eserciti epiro-greci di portarsi reciprocamente soccorso, ma a causa di una tempesta scoppiata proprio mentre le navi romane si preparano a partire per Catania il piano fallisce e le truppe sbarcate a Messina vengono battute dagli epiroti di Pirro e costrette a rimbarcarsi.
    Il 20 settembre finalmente la flotta principale può riprendere il mare e riesce a sconfiggere anche una flotta epirota a largo delle coste calabresi per poi puntare su Catania.
    Ma la notizia della sconfitta a Messina spinge Gaio Duilio a puntare su Siracusa, dove spera di poter riparare la flotta nell' ampio porto cittadino e sbarcare le truppe direttamente dentro la città alleata ( l' unica della Sicilia lungo la costa ). Lo sbarco avviene senza intoppi e l' esercito romano, forte di 10.000 uomini, può rifocillarsi entro le mura di Siracusa.
    Poco più di un mese dopo, in novembre, Pirro arriva in vista della città con 14.000 uomini, la pone sotto assedio da terra e poi anche dal mare imbottigliando nel porto le navi romane e privando quindi la legione della possibilità di ritirata.
    A questo punto, intrappolati, i romani decidono di dare battaglia nonostante l' inferiorità numerica. E' il 17 novembre 475 a.v.c.
    Il valore dei romani non basta per superare il vantaggio numerico dei greco-epiroti e dopo molte ore di feroce scontro i secondo risultano vincitori. La legione si imbarca e si ritira nel Brutio sancendo il fallimento dell' invasione della Sicilia.

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    A questo punto sia i romani che i greci decidono di porre fine al conflitto e gli ambasciatori si incontrano più volte tra novembre e dicembre per decidere le condizioni di resa da parte dei greci, sconfitti sul campo nonostante i successi di Pirro in Sicilia.
    Dopo molti incontri e trovate le condizioni favorevoli per entrambe le parti, il console Libo e lo stratego dei greci si incontrano a Metapontum e siglano la pace.



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    La pace di Metaponto e i possessi di Roma conseguenti ( 20 dicembre 475 a.v.c )
    Non sono le conquiste pensate all' inzio del conflitto ma considerando le perdite considerevoli e le difficoltà mostrate durante l' invasione della Sicilia il senato romano si dimostra comunque soddisfatto dei risultati ottenuti e tributa il trionfo ai tre generali.
    Taranto e le altre poleis greche in Sicilia sono salve, per ora, ma con Pirro tornato in patria e senza le sue truppe in campo gli strategoi greci sanno che se Roma dovesse tornare a farsi aggressiva le loro possibilità di resistenza e salvezza saranno minime.


     

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  3. Pandrea

    Pandrea Guest

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    Hai modificato qualcosa? Io sapevo che EU Rome era ingiocabile per via delle battaglie che finivano sempre con una decina di perdite per parte.
     
  4. andry2806

    andry2806

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    adoro Roma, seguirò con interesse :approved:
     
  5. alberto90

    alberto90

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    Nono, non ho modificato nulla.
     
  6. alberto90

    alberto90

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    La " brevis pax Julia ", 476 - 478 a.v.c
    Nei mesi immediatamente successivi alla pace di Metapontum e all' ingresso del Brutio entro i confini repubblicani, il console Libo provvede affinchè la popolazione della nuova provincia non si costretta a rinunciare allo stile di vita tenuto sino al momento della pace sotto il dominio della cultura greca.
    Non sarà affatto facile cancellare l' istituzione delle poleis e i rispettivi governi e spesso l' autorità romana si scontra con il fortissimo spirito indipendentista degli arconti locali pur riuscendo ad evitare pericolose sommosse popolari con riduzioni di tasse o concessione della cittadinanza romana ai nuovi arrivati.
    Il 19 marzo del 476 Libo viene rieletto per un secondo mandato consolare e ciò permette una continuità politica e una stabilità interna tali da permettere al console di accentrare su di se tutti i poteri, divisi prima assieme al secondo console eletto. Questi, morto l' anno precedente Barbula, cerca di opporsi all' accentramento voluto da Libo ma viene imprigionato e spedito in esilio nell' isola di Ponza, lasciando quindi campo libero al console.

    All' inizio dell' estate dell 477 Libo riceve la notizia che il governatore del Sannio, Gaio Fabio Pittore, si è appropriato indebitamente negli anni passati di grandi quantità d' oro che intende usare, sempre secondo la notizia, per comprarsi l' elezione a console del 478.
    Il console spedisce i suoi messi per verificare la sincerità della notizia ed in effetti si scopre che Pittore è un governatore corrotto e avido di potere. Chiamato a Roma per discolparsi riesce, pagando, ad evitare la perdita del governatorato nonostante l' arringa di feroce condanna rivolta contro di lui dal console stesso.

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    Tuttavia, pur avendo salvato il proprio ruolo ed evitato la galera, Pittore perde parecchio sostegno nel Sannio e anche presso il Senato, dove la sua famiglia è sempre stata considerata molto importante. Naturalmente nessuno intende più votarlo alle prossime elezioni.
    Il 19 marzo 478 Libo viene nuovamente rieletto, questa volta in solitaria, per un terzo mandato e l' evento stupisce molta gente. Mai prima d' allora infatti nessun console era riuscito a farsi eleggere per tre volte consecutive alla massima carica.
    Pochi mesi dopo, in seguito all' aggressione di alcuni pirati illirici ad una nave da carico diretta al porto di Pisarum ( Pesaro ), Libo decide di inviare presso il re degli illiri un' ambasceria nella quale si ricorda al popolo illirico che ogni atto ostile a Roma non è mai passato impunito e che un altro attacco di pirati a navi repubblicane verrà vendicato.
    L' avvertimento è vano e poche settimane dopo i pirati illirici, in spregio a Roma e alle sue navi, assaltano una nave oneraria carica di olio, ne massacrano l' equipaggio rubando poi tutte le anfore colme di olio.
    Al termine di una infuocata seduta del Senato, Libo convince la maggioranza dei senatori a muovere guerra contro i pirati illirici e al loro sovrano, mirando all' estirpazione della pirateria nell' Adriatico ma sopratutto alla conquista di nuove terre. E' la fine della breve pace Giulia cominciata con la pace di Metapontum.

    La guerra illirica, 478 - 479 a.v.c
    Verso la metà del mese di ottobre del 478, a stagione bellica ormai conclusa, Libo dichiara ufficialmente guerra all' Illiria e invia la seconda legione al porto di Ostia Aterni ( Pescara ) per imbarcarsi sulla flotta da guerra già ancorata dal mese di agosto. Il compito è facile: sbarcare nel punto più vicino alla capitale della regione di Dalmati, sconfiggere qualunque esercito sia posto a difesa della costa e prendere la città. Se ciò non bastasse al sovrano illirico per venire a miti consigli la legione dovrà devastare quanto più selvaggiamente possibile tutte le città e i villaggi lungo la via verso la capitale e minacciarla direttamente.
    Entro poche settimane, dopo una difficile traversata, la legione sbarca nei pressi dell' attuale città di Spalato e il primo dicembre sconfigge sotto le mura della città l' intero esercito illirico forte di 6.000 uomini infliggendo pochissime perdite al nemico e subendo però oltre 3.000 morti.

    Le ingenti perdite patite in battaglia e le pessime condizioni climatiche rendono l' assedio della città un vero inferno, più per i romani che per gli illirici, abituati al clima rigido dell' inverno e più riparati dei loro nemici grazie agli edifici.
    Libo, sconcertato dall' altissimo numero di perdite, decide di inviare anche la prima legione per dare manforte alla seconda e nel mese di gennaio del 479 Spalato è ormai accerchiata da quasi 20.000 uomini, infreddoliti, indeboliti, ma molto agguerriti e pericolosi.
    L' assedio ha comunque vita breve, la città infatti non è stata adeguatamente rifornita e ben presto i viveri vengono a mancare mentre l' acqua, avvelenata dagli assedianti, è inutilizzabile già da tempo.
    Il 25 febbraio 479 le porte di Spalato si aprono e i romani entrano in città con l' ordine di risparmiare la popolazione civile ma non i militari, che vengono sistematicamente trucidati sulla pubblica piazza quale monito.

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    Il re degli illiri però non si fa spaventare dalla caduta della seconda città del suo regno e da ordine all' esercito di marciare su Spalato per riconquistarla approfittando della presunta debolezza dei romani.
    Quattro soli giorni dopo la caduta di Spalato i due eserciti di più o meno eguale forza, si scontrano nelle campagne vicine alla città e ancora una volta i romani hanno la meglio sugli illirici nonostante la prima legione sia già in marcia lungo la costa per raggiungere la capitale del regno.
    La seconda legione da sola, con meno di 6.000 uomini, subendo circa 600 perdite, infligge oltre 1.000 morti agli illirici costringendoli alla ritirata.

    In seguito alla seconda vittoria di Spalato la situazione per gli illirici si fa seria. Due legioni avanzano a tappe forzate verso Scutari, la capitale, mentre l' esercito è ormai quasi del tutto distrutto ( restano più o meno 3.000 uomini ).
    L' assedio inizia il 1 marzo e già alla fine di maggio all' interno delle mura si comincia a morire di peste, di fame e di sete. A metà giugno, con l' arrivo dell' estate, la situazione precipita e la sempre maggiore scarsità d' acqua e di viveri miete più vittime delle sporadiche sortite degli assediati.
    Il 15 settembre anche Scutari si arrende per fame: i romani entrano, saccheggiano il poco che trovano, sterminano la guarnigione e imprigionano il re costringendolo a firmare la pace.
    Gli illiri cedono a Roma la Dalmatia e pagano anche un forte riscatto per tutti i legionari morti durante la guerra.

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    L' anno seguente ciò che resterà dell' Illiria verrà facilmente conquistato ed annesso dalla Macedonia, che entrerà per la prima volta in contatto con i romani.

    Nei pochi mesi successivi alla pace di Scutari e all' annessione della Dalmatia entro i confini repubblicani Libo fa in modo che il governatore della nuova provincia provveda al restauro delle città devastate e costruisca all' interno delle mura nuovi edifici che sanciscano l' appartenenza a Roma della regione. Teatri, terme e templi cominciano a sorgere quasi in ogni città e cittadina mentre i dalmati iniziano poco a poco ad accettare la uova cultura e i nuovi costumi e ad adeguarvisi.
    Alle elezioni del 480 Libo viene sconfitto dal generale della prima legione, Manio Valerio Massimo, che gli succede mantenendo nel contempo il ruolo di generale.
    Libo morirà nel 489 a Cumae ( Cuma ).

     
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    Ultima modifica: 9 Novembre 2014
  7. alberto90

    alberto90

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    Italia e Grecia dopo la pace di Scutari.
    ( In blu la Macedonia, in giallo l' Epiro e le città greche di Sicilia, in verde i punici, in arancio Taranto, in viola l' Illiria, in marroncino la Lega Etolica, in azzurro quella Achea e in verde scuro Sparta )
     
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  8. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Questo AAR di EU3 Rome mi sembra interessante: è così anche il gioco?
     
  9. alberto90

    alberto90

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    si abbastanza ... è solo difficile colonizzare le terre barbare.
     
  10. alberto90

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    MANIO VALERIO MASSIMO, 480 - 488 a.v.c

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    La rivolta dell' Etruria, 480 a.v.c
    Appena eletto, il console Valerio Massimo deve subito affrontare una rivolta in Etruria, fomentata dai pochi discendenti degli etruschi e finanziata ( forse ) dagli epiroti. Cominciata verso la fine di marzo ad Arretium dopo l' aumento della tassa sul pane, in poche settimane si diffonde in tutta la provincia e minaccia di allargarsi anche alle provincie confinanti.

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    Il console, alla guida della sua legione, muove su Arretium per soccorrere il governatore dell' Etruria assediato nella cittadella, espugna la città il 23 aprile dopo un breve assedio e, unito alle truppe fornite dal governatore, guida la legione alla riconquista delle città cadute nelle mani dei rivoltosi.
    Florentia cade il 12 maggio, Pisae la segue il 2 giugno e infine cade anche Volterrae, il 19 luglio.
    A questo punto i rivoltosi, divenuti ormai un piccolo esercito, decidono di sfidare in campo aperto la legione, consapevoli che la vittoria garantirà l' estensione della rivolta.
    Ma la battaglia, avvenuta il 25 luglio 480 lungo l' Arno ( nella zona dell' attuale città di Empoli ), segna la tragica fine della rivolta con la disfatta e il massacro dei 5.000 ribelli armati.

    upload_2014-11-10_0-48-16.png
    Il capo della rivolta, catturato al termine della battaglia, viene condotto a Roma dove muore poche settimane dopo in seguito alle tremende condizioni di prigionia in cui viene tenuto.

    La seconda guerra tarantina, 481 - 483 a.v.c
    All' inizio del 481 giungono notizie dalla Dalmatia dove un tentativo di insurrezione fomentato quasi sicuramente dagli epiroti viene sventato ancora prima che possa attuarsi ma il presunto capo riesce a fuggire.
    Poco dopo la maggioranza della popolazione dalmata si converte al panteon romano e inizia a venerare Giove, Giunone e Minerva nel grande tempo che si sta costruendo nella capitale.
    Alla fine di marzo il re Pirro, dopo aver accolto le istanze dei tarantini e dei siracusani che accusano Roma di violazione dei termini del trattato di Metapontum, invia al console Valerio Massimo un ultimatum che sa di provocazione: liberare i cittadini dalmati, concedere ampi diritti alle popolazioni greche del Brutio e abbandonare ogni tentativo di espansione in Sicilia e nel tarantino.
    L' ambasceria epirota intercetta a metà strada, presso Venusia, la legione guidata dal console stesso il quale, dopo aver ascoltato le richieste dell' ambasceria fa imprigionare i messaggeri e ordina alle truppe di avanzare senza indugi su Taranto. E' l' inizio della seconda guerra tarantina.
    I tarantini sono colti di sorpresa e quando i romani giungono alle porte della città, il 10 aprile, non possono fare altro che rinchiudersi entro le mura e attendere l' arrivo del grosso dell' esercito cittadino, inviato in Epiro per aiutare Pirro a sedare una serie di rivolte locali.

    L' esercito greco sbarca a sud della città, dietro le linee d' assedio romane, il 17 maggio e il giorno dopo non esiste più. Seimila greci sono spazzati via nella battaglia combattuta sulle rive del Mare Piccolo al prezzo di poche decine di romani.

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    A questo punto l' unica speranza per i tarantini è Pirro, il quale raduna l' esercito e sbarca nella zona di Leuca a metà giugno ma essendo in inferiorità numerica e sopratutto dopo aver saputo che i romani sono sbarcati in Sicilia e che Siracusa è già accerchiata, il re decide di tornare in Epiro per mettere assieme altri uomini, abbandonando momentaneamente al loro destino Taranto e Siracusa.
    Solo in ottobre torna a farsi vivo, sbarcando questa volta in Sicilia, per tentare di liberare Siracusa, annientare i romani e passare lo stretto per puntare su Taranto da terra.
    Il 17 ottobre però una piccola flotta rodiense, alleata con Pirro e le città greche in guerra con Roma, viene affondata al largo di Capo Colonne ( nel Brutio ) impedendone quindi il ricongiungimento con le navi epirote e greche.


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    Il 28 ottobre, sbarcato a fatica nella pianura a sud di Siracusa, Pirro tenta di forzare il blocco della città ma viene sconfitto nella battaglia che ne consegue e costretto a reimbarcarsi di tutta fretta.

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    A metà novembre i romani riescono anche a sconfiggere e ricacciare indietro un esercito barbaro che aveva invaso la Dalmatia, infliggendo oltre 6.000 perdite al nemico e subendone meno di 100.
    Il 5 dicembre Pirro fa il primo tentativo di forzare il blocco marittimo di Tarentum, lanciando quasi tutta la sua flotta contro il porto cittadino, chiuso dalle 14 trireme comandate dal valoroso Gaio Duilio.
    La sconfitta epirota è cocente sopratutto perchè ben 5 navi sono affondate senza che nemmeno una romana sia stata danneggiata seriamente.

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    Taranto, ormai allo stremo, resiste eroicamente fino al 2 aprile 482 quando la popolazione ormai decimata apre le porte. I romani entrano nuovamente nella città dopo soli 7 anni e iniziano subito a sterminare i pochi soldati greci ancora vivi. La popolazione civile viene risparmiata e anzi, i medici romani si fanno in quattro per prestare soccorso e cure a chi ne ha più bisogno.

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    Siracusa invece, che riesce a ricevere di tanto in tanto aiuti da parte di Pirro, resiste ferocemente per tutta l' estate, nonostante la peste, la fame e la canicola. Solo in ottobre gli arconti cittadini ( i pochi rimasti ) decidono di arrendersi vista l' impossibilità di Pirro di recare soccorsi più consistenti.
    Il 4 ottobre Siracusa si arrende e pochi giorni anche Messina e le altre poleis coinvolte aprono le porte ai romani.

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    Ma Pirro, nonostante le difficoltà sempre maggiori, rimasto senza flotta e quindi isolato nel suo regno montano, decide di continuare la lotta benchè nulla gli resti in Italia per cui valga la pena morire.
    Ostinato rifiuta ogni proposta di pace inviatagli da Valerio Massimo e cerca disperatamente di radunare nuove truppe e nuove navi per tentare uno sbarco nel Brutio l' anno venturo.
    Ai primi di marzo del 483 Valerio Massimo decide di tentare l' invasione dell' Epiro con lo scopo di catturare Pirro e metterlo a morte, ma appena iniziati i preparativi ecco giungergli un' ambasceria da parte del suo avversario.
    Pirro è disposto a firmare una pace separata coi romani a patto che le condizioni non siano troppo dure. Il console risponde - Non spetta agli sconfitti dettare le condizioni per la loro resa. Pirro ceda a Roma le poleis greche in Sicilia e la pace sarà fatta -.
    Il 10 marzo Pirro accetta e una settimana dopo metà della Sicilia passa nelle mani di Roma.

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    Abbandonati dagli alleati, privi di esercito e di flotta, stremati da due anni di conflitto, senza più nemmeno una città in loro possesso ( Brundisium è caduta nelle mani romane il 4 febbraio dopo 9 mesi di assedio ), i greci di Taranto non possono più fare nulla se non arrendersi.
    Il 17 marzo 483 la Magna Grecia cessa di esistere con la conquista romana di Taranto e delle altre poleis del Salento.

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    I possessi di Roma dopo la pace di Tarentum ( 17 marzo 483 a.v.c )
    Le nuove provincie di Taranto, divenuta Apulia Citerior, e Siracusa, diventata Sicilia Orientalis, poste sotto la guida di governatori fidati, rifioriranno in breve tempo divenendo tra le più ricche dell' Italia.

    Barbari all' attacco, 483 a.v.c
    E' destino per il console Valerio Massimo quello di non avere pace. Poche mesi dopo la vittoria sui greci e la conquista di Taranto e Siracusa, i confini settentrionali della repubblica sono passati da un' orda di feroci barbari gallici che devastano Pisaurum, Fanum Fortunae e avanzano verso sud dopo aver posto l' assedio alla capitale della regione Umbria, Perusia.
    I romani inviano una legione contro agli invasori ma la loro fiducia è tradita con la brutta sconfitta rimediata presso il fiume Metauro il 20 luglio.
    Dei settemila legionari impegnati nello scontro ne muoiono circa la metà, dopo aver inflitto ai nemici settemila perdite su un totale di 22.000 uomini.

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    Nonostante il gran numero di barbari rimasti ( circa 15.000 ) Ancona resiste tenacemente dando il tempo al console di mettersi in marcia con la sua legione e ordinare alle altre due di puntare sulla città assediata in modo da attaccare i barbari su tre lati e con il doppio dei loro uomini.

    La fondazione di Bononia, 15 agosto 483 a.v.c
    Mentre le legioni avanzano da tre direzioni su Perusia, il console ordina che sia fondata una nuova città nella regione abbandonata dai barbari stessi, attraversata dal fiume Po e confinante con l' Umbria invasa.
    Il 15 agosto nasce così la colonia latina di Bononia ( Bologna ) che viene subito dotata di mura e torri difensive e popolata dai pochi barbari rimasti divenuti a tutti gli effetti cittadini romani.

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    La colonia di Bononia

    Le legioni in difficoltà, 484 - 485 a.v.c

    Per tutto quel resta del 483 e fino agli inizi del 485 le legioni romane si trovano in grandi difficoltà contro i 15.000 barbari ancora impegnati nell' assedio di Perusia.
    Per ben tre volte gli assalti di 20-30.000 legionari si infrangono contro il muro difensivo barbaro e le perdite sono ingenti da entrambe le parti. Inoltre, a peggiorare la situazione, ci si mette anche una rivolta proprio nella regione di Bononia, causata dagli attriti causati in seguito alla fondazione della colonia. Un migliaio di locali, decisi a prendere il villaggio romano, insorgono contro il nuovo governatore che però riesce a domare la rivolta prima che diventi più pericolosa. Entro l' ottobre del 483 la situazione nella pianura è tornata alla calma.

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    Solo verso la metà di gennaio del 485, dopo l' ennesima feroce battaglia combattuta nella pianura compresa tra il colle di Perusia e il Tevere, i barbari sono finalmente sconfitti e definitivamente scacciati. Ma i danni che il loro attacco ha causato sono ingenti e Pisaurum impiegherà parecchi anni prima di rifiorire.

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    Le nuove vie consolari, 485 a.v.c
    Allontanato il pericolo barbaro e messo nuovamente in sicurezza il nuovo confine repubblicano ( che ora corre sul Po ), il console Valerio Massimo può finalmente dare inizio ai lavori per una nuova via di collegamento da Roma verso le terre recentemente entrate nei possessi dell' Urbe.
    La prima, che verrà chiamata " Via Valeria ", dovrà collegare Roma con Bononia attraverso Arretium e Florentia mentre la seconda, chiamata " Via Mania Maxima " dovrà unire Roma con Rhegium passando per Cumae, Neapolis, Salernum, Consentia e Vibo Valentia.
    I lavori iniziano ufficialmente il 10 settembre 485 ma saranno conclusi solo dopo parecchi anni.
    Negli ultimi anni di governo il console Valerio Massimo vede concludersi però i lavori per la strada di collegamento tra Messana ( Messina ) e Siracusa, chiamata " Via Aetnea " e quelli della strada tra Capua e Tarentum, chiamata " Via Tarantina ", lavori iniziati appena prima dello scoppio della prima guerra tarantina e rimasti in sospeso fino alla fine della seconda.
    Alle elezioni del 488 Manio Valerio Massimo viene sconfitto dal collega Publio Cornelio Rufino, che alla testa della sua legione ha ottenuto per Roma innumerevoli vittorie in undici anni di carriera.
    Valerio Massimo continuerà a guidare la prima legione fino alla morte, di cui si ignora la data.

     
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  11. alberto90

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    PUBLIO CORNELIO RUFINO, 488 - 490 a.v.c

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    Un tranquillo consolato, 488 - 490 a.v.c
    Quello di Publio Cornelio Rufino è ricordato come il consolato più breve e pacifico dai tempi del console Barbula. Divenuto console in merito alle vittorie riportate nel corso di undici anni di carriera su epiroti, greci e barbari, Rufino riesce a gestire un biennio relativamente tranquillo ottenendo anche dei successi in campo politico.
    Un mese dopo l' elezione giunge la notizia che i pochi barbari rimasti nella regione di Bononia sono disposti ad entrare nella città e assimilarsi nella cultura romana.

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    Rufino in persona li incoraggia e ben presto Bononia diventa una cittadina prospera e culturalmente attiva.
    L' anno seguente, il 9 settembre 489, viene fondata la colonia di Genua, nei pressi di un villaggio di liguri alleati di Roma. E' la seconda colonia di diritto latino fondata oltre i confini " tradizionali " dell' Italia fissati sul Rubicone e sulle creste appenniniche ed è una fondazione importante in quanto la nuova regione di cui la colonia è fissata capitale si estende fino ai confini orientali del territorio governato dalla città alleata di Massilia.

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    Il 17 marzo 480 Rufino viene sconfitto alle elezioni ma viene confermato alla guida della II legione a tempo indeterminato.
     
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  12. alberto90

    alberto90

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    MARCO EMILIO PAULLO, 490 - 500 a.v.c

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    La " magna pax romana ", 490 - 500 a.v.c
    Il decennio in cui il console Marco Emilio Paullo governa sulla repubblica romana viene ricordato come " magna pax romana ". Per tutti e cinque i mandati portati a termine dal console infatti la repubblica non ha attraversato ne guerre ne invasioni ne minacce. Il console ha retto le redini del senato e del popolo di Roma con pugno di ferro ma senza violenza, usando clemenza e fermezza al momento giusto, giudicando sempre tutti con giustizia e rettitudine. Sotto di lui le città repubblicane si sono abbellite con templi maestosi, grandi fori circondati da splendidi colonnati marmorei, sono state erette statue agli dei olimpici in ogni piazza, sono sbucate fontane zampillanti nelle vie e grandi acquedotti portano acqua limpida delle sorgenti montane fino alle città sul mare.
    I porti sono divenuti poli di attrazione per mercanti e venditori, le campagne sono fertili come mai prima e i raccolti abbondanti e di ottima qualità. Ovunque fiorisce il commercio di tessuti, vini, grano, pietre preziose, metalli, marmi; navi di ogni stazza attraccano o salpano dai moli vuote o piene a seconda e le legioni trascorrono il loro tempo nei grandi castra edificati fuori dalle mura cittadine, in attesa di ordini che non arrivano mai.
    Pur sapendo di farsi dei nemici con la sua politica, il console Paullo non esita un solo istante nel sottrarre ai governatori corrotti i loro ruoli di potere e affidarli a mani più esperte e a menti più illuminate.
    Il governatore della Liguria Appio Claudio Russo, riconosciuto reo di corruzione, malversazione e mal governo, viene destituito immediatamente dal suo ruolo il 17 luglio 491, tratto a Roma per il giudizio e infine condannato all' esilio sull ' isola di Ponza, mentre la sua famiglia passa seduta stante dalla parte di coloro che si oppongono alla politica consolare.

    upload_2014-11-13_3-11-23.png

    Ma Paullo non li teme perchè sa di poter contare sulla maggioranza assoluta dei senatori e sopratutto ha dalla sua il sostegno del popolo e di tutti gli ordini, dagli equites ai tribuni plebis.
    E così vince con grande facilità le elezioni del 492, 494, 496 e 498, sbaragliando sempre i suoi avversari pagati e sostenuti dai pochi oppositori.
    Sotto di lui verranno terminati i lavori della via Valeria e della via Mania Maxima cominciati nel 485, saranno iniziati e quasi completamente portati a termine gli acquedotti Marciano ( che collega Roma con le fonti sui Monti Albani ) ed Emiliano ( che porta acqua dal lontano reatino fino al Foro ) e il grande tempo della Triade Capitolina eretto sul Palatino.
    Il tutto senza mandare le casse dello stato in passivo e senza nemmeno l' imposizione di nuove tasse.
    Infine, nel 499 nascono le colonie latine di Albintimilium ( Ventimiglia ); Hasta ( Asti ), Mutina ( Modena ) e Placentia ( Piacenza ), che vengono popolate con senzatetto romani, barbari locali e militari in pensione.
    Al termine del quinto mandato consolare, il 17 marzo 500, la repubblica romana può vantarsi di un tasso culturale decisamente superiore ai punici, sebbene le sue legioni siano inferiori per numero ai fanti cartaginesi e le sue triremi in svantaggio sui legni macedoni, egiziani e cartaginesi.
    Quel giorno, 17 marzo 500, Marco Emilio Paullo rinuncia ad un sesto mandato e si ritira a vita privata nella sua villa di Minturnae, dove morirà nel 511, appena prima di vedere la repubblica vacillare sotto i colpi di un despota straniero.


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    La repubblica romana nell' anno 500 a.v.c
     

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  13. andry2806

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    e chi è sto despota? Annibale?
     
  14. alberto90

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    Aspetta e vedrai. Non te lo immagini nemmeno ....
     
  15. andry2806

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    ma è un personaggio storico?
     
  16. alberto90

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    MARCO FULVIO FLACCO, 500 - 515 A.V.C

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    La repubblica in pericolo, 500 - 502 a.v.c
    Il nuovo console, appartenente all' importante famiglia dei Fulvii schierata con l' opposizione, si mostra subito fatto di una pasta ben diversa dal suo pacifico predecessore.
    Dopo averne abrogato alcune delle ultime leggi e ridotto sensibilmente il numero di senatori ostili alla sua famiglia ( Flacco non è stato eletto dai senatori infatti, ma nominato da Marco Emilio Paullo all' atto della rinuncia del sesto mandato ), il nuovo console da il via ad una serie di atti volti ad esautorare poco alla volta i senatori dalle loro cariche politiche e decisionali.
    Impiega solo otto mesi per ridurre al silenzio ogni voce ostile all' interno del senato e il 7 dicembre 500, con un voto palesemente non spontaneo, i senatori nominano Flacco " dictator " a vita, accentrando in tal ogni potere nelle sue mani.

    upload_2014-11-13_13-45-8.png
    Assunto quindi il ruolo di dittatore a vita, Flacco provvede subito a inviare in esilio i tre principali oppositori all' interno del senato prima di abolire l' istituzione senatoria e chiudere il senato.
    Nel corso del 501 la dittatura si fa sempre più feroce e sono in molti a passare all' opposizione, anche a rischio della libertà e della vita. Ma Flacco, pur essendo una dittatore, non è fondamentalmente violento e acconsente, dopo molte insistenze dei cosiddetti " liberali repubblicani " a rinunciare ad alcune sue prerogative e permettere le riunioni dei suoi oppositori, vietate fino a quel momento.
    Molti generali si dichiarano ostili al nuovo signore assoluto e pur continuando a servire la repubblica, si rifiutano di cedere il comando ai comandanti fedeli al dittatore e da lui inviati a sostituirli.
    Alla fine, il 30 dicembre 501, Flacco decide di lasciare al loro posto i generali ostili a patto che essi obbediscano agli ordini del " praefectum militiarum "; personaggio benvisto sia da lui che dai soldati.

    All' inizio del 502 le tensioni interne seguite al brusco cambio di governo spingono i cartaginesi, amichevoli con Roma sino a quel momento, a voltare le spalle alla repubblica che pare precipitare nel caos e riprendere la politica espansionistica in Sicilia.
    Truppe puniche attaccano alcuni villaggi in territorio romano e alcune navi attraccano nel porto di Siracusa cariche di fanti punici che, durante le operazioni di sbarco delle merci, maltrattano gli schiavi addetti alla manutenzione dei moli.
    Mentre la tensione tra le due potenze sale rapidamente e i rapporti precipitano, un contingente cartaginese varca i confini in pieno giorno e marcia su Agrigento deciso ad espugnare la città.
    Il dittatore, riuniti nella sua villa nella campagna amici e oppositori, espone il suo piano per rispondere adeguatamente alle provocazioni dei cartaginesi.
    - So che molti di voi non accettano il fatto che il senato sia stato esautorato e che la mia carica dittatoriale è malvista - dice - ma è giunto il momento di rivolgere il malcontento dei generali e dei politici contro il vero nemico di Roma: Cartagine. Da settimane i punici si sono fatti intrepidi oltre ogni sopportabile limite e impudenti oltre ogni previsione. Dobbiamo dichiarare guerra a Cartagine e distruggerla, se vogliamo fare nostre la Corsica, la Sardegna e la parte restante della Sicilia. Sono terre che ambiamo da tempo e ora abbiamo l' opportunità di averle -
    - Si, ma perchè ti rivolgi a noi? hai il potere incontrastato sulla repubblica e puoi decidere ogni cosa - risponde il capo degli oppositori.
    - Essere dittatore non significa fare tutto ciò che si vuole senza chiedere l' opinione di alcuno. Voi siete i più influenti rappresentanti delle famiglie senatorie e io voglio avere anche il vostro parere riguardo alla questione Cartagine. Si tratta della vita di 40.000 uomini e della libertà della repubblica. Non è una scelta che si può prendere in solitaria -
    - Tu sai, o nobile Flacco, che la mia famiglia ti è amica e che ti sostiene - interviene il capo dei sostenitori della politica del dittatore - ma rispondere alle provocazioni dei cartaginesi con la guerra penso sarebbe solo un modo per cadere nella loro trappola -
    - E tu, Servilio, cosa ne pensi? -
    - Io, nobile Flacco, ritengo che Roma debba agire contro Cartagine e che al momento le nostre forze sino in grado di tenere testa alle truppe cartaginesi -
    - E' strano - dice il dittatore ad alta voce - i miei sostenitori non vogliono la guerra mentre chi si oppone a me mi spinge ad attaccare. Forse pensano che se la guerra finisce male io sarò deposto -
    - Ti sbagli, Flacco - risponde con fermezza Servilio - io premo per la guerra contro Cartagine già da tempo. Non ho alcun motivo di augurarmi che finisca male perchè prima di essere un tuo oppositore io sono sopratutto un romano -
    - Roma è fortunata ad avere cittadini come te, Servilio -
    La discussione va avanti per molte ore e con pareri radicalmente opposti: i fautori del conflitto premono, gli oppositori si impuntano e nessuna delle due parti sembra prevalere. Alla fine il dittatore impone la sua scelta: Roma dichiarerà guerra a Cartagine con l' intento di entrare in possesso della Corsica, della Sardegna, della metà occidentale della Sicilia e di Malta.
    Il 18 febbraio 502 la guarnigione di Agrigento da battaglia fuori le mura della città e respinge i cartaginesi dopo averne uccisi alcuni nello scontro. La guerra è ufficialmente iniziata.
     
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  17. andry2806

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    ma non fu il console che scatenò la prima guerra punica tredici anni prima nella nostra realtà?
     
  18. alberto90

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    No ..... mi sa di no.
     
  19. andry2806

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    boh, con una ricerca su Wikipedia, ne ho trovati due di consoli con questo nome, e uno fu in carica nel I secolo a.C.
     
  20. alberto90

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    io sto parlando dell' altro allora.
     

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