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AAR: IMPERO OTTOMANO - 1356

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da alberto90, 18 Settembre 2016.

  1. alberto90

    alberto90

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    LA STORIA DEI TURCHI OTTOMANI

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    PREMESSA - Chi sono gli Ottomani
    La prima domanda che ci si pone quando si intende raccontare la nascita di un regno o di uno stato, solitamente, è: chi è il suo fondatore?
    Se conosciamo più o meno bene i nomi e le storie dei grandi imperatori ( a partire da Alessandro Magno o da Ciro il Grande di Persia ), meno nota ci è la storia del fondatore dell' impero Ottomano, che pure tanta parte ha avuto nelle vicende dell' Occidente a partire dal secolo decimoquarto dopo Cristo.
    Sul nome è quasi unanime il parere degli storici e dei documenti: doveva chiamarsi Osman, o meglio, Osman Bey. Meno note e più confuse le notizie che riguardano le sue origini, la sua nascita e la sua famiglia.
    Suo padre, che era il capo di una delle tante tribù turche - quella di Sogut - probabilmente si chiamava Ertugrul e nel 1231, al servizio dei Selgiuchidi di Rum, conquistò dall' Impero di Nicea il villaggio di Thebasion, che poi trasformò nella capitale della sua tribù e che chiamò, appunto, Sogut.
    Negli anni seguenti il bey Ertugrul difese la cittadina e la sua tribù dalle mire delle tribù confinanti - Eskenderun a nord, Eskiseyir a est e Konyali a sud - oltreché ovviamente dai bizantini, schierati minacciosi a ovest.
    A Sogut Osman era nato, siamo intorno al 1258, e quando il padre morì, nel 1281, gli successe alla guida della tribù e intorno al 1290 ottenne delle terre situate poco a sud della città bizantina di Bursa, dove la frizione tra l' impero e i Selgiuchidi era più forte.
    Osman seppe tenere a bada non solo i bizantini, garantendo un futuro alla sua gente, ma anche ad espandere i suoi possedimenti a scapito delle tribù vicine che finirono con l' essere inglobate e i loro territori annessi.
    Nel 1299, approfittando del disfacimento dell' impero dei Selgiuchidi di Rum, Osman dichiarò l' indipendenza della propria tribù, dando così inizio ufficialmente a quello che sarebbe divenuto l' impero Ottomano.
    L' impresa più importante compiuta da Osman, quella che lo ha reso noto quantomeno, fu senza dubbio la conquista di Bursa, avvenuta nel 1326, dopo un assedio durato ben 9 anni.
    Purtroppo fu una conquista che Osman non potè godersi appieno, essendo ormai moribondo. E infatti le cronache narrano che non entrò mai nella città conquistata.
    Il successore e figlio, Orhan, muterà il nome della tribù da Sogut a Osmanli, in suo onore, e consegnando alla Storia il nome di Ottomano, riferito proprio ai successori del grande Osman Bey.
     
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  2. alberto90

    alberto90

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    PARTE PRIMA

    CAPITOLO I
    La nascita dello stato Ottomano

    Quando successe al padre nel 1326, Orhan aveva già superato la quarantina d' anni ma era assolutamente nel pieno delle forze. Impiegò alcuni anni per consolidare il territorio che aveva ereditato, minacciato com' era dalle continue sollevazioni delle tribù sconfitte ma mai dome che vi abitavano, e fu solo nel 1329 che potè dedicarsi con tutta calma ai bizantini.
    L' imperatore a Costantinopoli era, in quel momento, Andronico III Paleologo il quale, resosi conto della pessima situazione nella Bitinia, armò un piccolo esercito di 6.000 uomini e sbarcò a Nicomedia dove lasciò, come rinforzo per la guarnigione, un terzo delle sue forze.
    Con i restanti 4.000 uomini marciò per tre giorni sino a quando non individuò l' accampamento turco e il 10 giugno 1329 diede inizio all' attacco: sul far della sera i suoi sembravano padroni del campo ma le perdite erano troppo alte per un esercito così piccolo e così, dietro suggerimento di Giovanni Cantacuzeno, che era il luogotenente dell' imperatore, Andronico diede ordine di ritirarsi con ordine, all' alba. Ma mentre i bizantini indietreggiavano furono presi di mira dagli arcieri, nascosti ai lati della colonna in ritirata che, nel tentativo di disperderli finì per essere accerchiata.
    Durante la battaglia Andronico rimase ferito e fu portato a Costantinopoli, dove già si diffondevano le voci sulla sua morte: non fu per niente facile per il Cantacuzeno convincere i soldati del contrario.
    La prima battaglia nota tra Bizantini e Ottomani si era risolta con una sconfitta piuttosto seria per i primi che, pur avendo evitato il disastro totale mostrarono la debolezza di un impero ormai in grave decadenza.
    Per Orhan e gli Ottomani era invece l' inizio dell' era di conquiste: due anni dopo riuscirono ad espugnare Nicea, al termine di un assedio durato ben tre anni ( e il cui inizio, nel 1328 ) era stata la causa scatenante del contrattacco bizantino che si era risolto con la sconfitta di Pelekanos, di cui abbiamo già parlato.
    Dopo aver sconfitto un secondo contingente bizantino, il cui intento era liberare Nicea dall' assedio turco, le truppe di Orhan erano finalmente entrate nella città.
    Ben conscio che la caduta di Nicea era solo uno degli obbiettivi cui Orhan mirava, Andronico Paleologo tentò l' arma della corruzione per far cessare il conflitto in atto coi turchi, ma Orhan non si lasciò comprare e nel 1333 pose sotto assedio la fondamentale piazzaforte di Nicomedia, che era l' ultima città importante rimasta ai bizantini ad est del Bosforo.
    Era così ben fortificata che riuscì a resistere ad ogni assalto nemico per quattro anni - ma c'è da credere che l' assedio non fosse particolarmente stretto ne che sia stato continuativo -. Ad ogni modo, nel 1337, Orhan entrò nella città - da allora nota come Izmit - e portò il confine delle sue terre praticamente sulla costa antistante Costantinopoli.
    Negli anni successivi Orhan condusse varie campagne contro le tribù vicine, conquistando città come Bolu e Ankara - nota allora come Angora -, creando un dominio esteso dalle coste dell' Ellesponto a quelle del Mar Nero e fino agli altopiani interni dell' Anatolia.
    Nel 1356, a 75 anni e dopo un governo di 30, Orhan non era ancora sazio di conquiste. Il suo stato, che confinava ad est con i beylicati di Candar ed Eretna - o Sivas -, a sud con l' emirato di Karaman e il beylicato di Germiyan e a ovest con i beylicati di Manisa e Balikesir ( quest' ultimo padrone dei Dardanelli ), era solo uno dei tanti Beylicati dell' Anatolia e la vicinanza con gli assai forti Karamanidi e i Candaridi lo poneva a costante rischio.
    Era necessario espandersi e rafforzarsi, annettendo quanti più staterelli possibili in modo da garantirsi la supremazia nella regione.
    Nel marzo del 1357 Orhan lanciò quella che sapeva essere la sua ultima campagna bellica e attaccò il più debole dei suoi vicini: il beylicato di Germiyan, alleato con lo stato di Menteshe ( situato in quella che era l' antica Caria ).
    Gli Ottomani disponevano di un esercito di circa 9.000 uomini, mentre i due beylicati arrivavano ad 11.000, il cui addestramento era però assai scarso. Tale disorganizzazione si rivelò fatale per le truppe di Germiyan che furono accerchiate e annientate nella battaglia di Kutahya ( 31 marzo 1357 ): al prezzo di 965 uomini gli Ottomani ne eliminarono 7.000 in poche ore.
    La capitale del beylicato fu naturalmente cinta d' assedio e cadde il 30 agosto, dopo soli 151 giorni.
    Deciso a concludere in bellezza, Orhan marciò su Menteshe dopo aver ottenuto il diritto di transito nelle terre degli Hamididi e il 15 ottobre sconfisse i 6.000 uomini di Menteshe facendo oltre tremila vittime.
    Tre settimane dopo i superstiti furono annientati ad Hamid e il 18 luglio 1358, dopo 240 giorni di assedio, cadeva la capitale di Menteshe, Mileto. Tre giorni più tardi veniva firmata la pace tra gli Ottomani e il bey di Menteshe che si impegnò a versare ai vincitori una somma di 4.500 pezzi d' oro.
    Meno fortuna ebbe il bey di Germiyan che, il 14 agosto, firmò la resa e consegnò suo stato agli Ottomani. Era iniziata l' unificazione dei beylicati d' Anatolia.


     
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  3. Sir Matthew

    Sir Matthew

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    dalla data di inizio immagino tu stia usando il MEIOU&TAXES, giusto?
     
  4. alberto90

    alberto90

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    No ... ho usato la mod 1356, più un paio di mod grafiche.
     
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  5. alberto90

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    CAPITOLO SECONDO
    L' unificazione dei Beilicati d' Anatolia - I

    Ormai stanco e malato Orhan era sazio di conquiste di vittorie. Aveva gettato le basi per uno stato centralizzato forte, trasformato un coacervo di tribù perennemente in lotta tra di loro in un popolo unito e soprattutto aveva scacciato i Bizantini dalla regione. Il suo compito era terminato.
    Il figlio Murad, trentaduenne di buone speranze - soprattutto belliche - già da tempo lo sostituiva nelle udienze ufficiali ed era alla testa dell' esercito, sempre pronto ad intervenire contro l' uno o l' altro dei tanti possibili nemici che chiudevano i confini dello stato.


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    Lo stato ottomano alla fine del governo di Orhan

    E fu proprio Murad che nel 1359 guidò l' esercito contro il Bey di Sivas dopo aver accettato di aiutare l' alleato " imperatore " di Trebisonda intenzionato ad espandersi verso l' interno dell' Anatolia orientale.
    La truppe ottomane fecero in tempo ad occupare la città di Bozok che Murad fu richiamato a casa per assistere il padre, giunto ormai alla fine dei suoi giorni. Quando Orhan morì, il 15 ottobre 1359, l' intero popolo che già si chiamava ottomano gli rese omaggio e giurò fedeltà a Murad, il quale non perse tempo e ritornò dai suoi uomini ancora accampati vicino a Bozok.
    Gli ottomani presero Sivas e Amasya all' inizio del 1360, furono battuti in maggio dalle truppe del Bey - ma in quel momento Murad non era al fronte e il suo sostituto non possedeva le sue qualità di stratega - e quando la guerra terminò nella primavera del 1361 l' unico a trarre vantaggi dalla guerra fu l' imperatore di Trebisonda che occupò Erzurum ed Erzincan e si fece pagare forti somme di denaro. Nulla fu riservato agli ottomani, che pure avevano contribuito in modo decisivo alla guerra. Murad se la legò al dito.
    Ad ogni modo non lasciò passare molto tempo prima di riprendere le armi. Divenuto padre all' inzio del 1361 - e il figlio fu chiamato Murad -, nel corso di quella estate dichiarò guerra al Bey di Saruhan e al suo alleato, quello di Tekke.
    In capo ad un anno, dopo aver vinto tutte le battaglie con perdite minime, Murad era in grado di imporre le sue condizioni agli sconfitti: Saruhan fu inglobata nei possedimenti ottomani mentre il Bey di Tekke fu risparmiato.
    Nonostante la sua fede musulmana - e anche piuttosto intransigente -, Murad non si fece problemi nel cercare le alleanze dei piccoli regni cristiani nella regione lungo il Mar Nero, e così, dopo aver ottenuto trattati di alleanza con il vicino emiro di Canik e l' imperatore di Trebisonda, nel 1363 firmò un medesimo trattato anche col re di Georgia. Non confidava molto nei suoi alleati - e l' imperatore di Trebisonda aveva già dimostrato di non essere degno di questo titolo - ma era consapevole che da solo non avrebbe potuto concludere molto. E lui aveva piani assai ambiziosi per il futuro, piani che richiedevano il sostegno di alleati.
    Nel 1366 Murad prese nuovamente le armi, questa volta contro il Bey di Aydin. Le forze in campo ero assolutamente pari, ma gli ottomani dovevano affrontare non solo l' esercito di Aydin ma nuovamente quello di Tekke, e senza poter contare sull' aiuto degli alleati. Ad ogni modo l' esercito di Aydin, che contava 6.000 uomini fu letteralmente spazzato via e già alla fine di ottobre l' intero beilicato era nelle mani ottomane. Un mese dopo anche i 5.000 uomini armati di Tekke seguirono i loro alleati nella tomba, ma uno di loro, prima di spirare, trovò il modo di ferire Murad.
    Il 29 marzo 1367, mentre era impegnato nell' assedio di un villaggio difeso da pochi contadini, Murad calò nella tomba ucciso dai postumi della ferita: la guerra per Aydin e il suo alleato era perduta, ma il nemico vincitore non avrebbe potuto godersi la vittoria e nemmeno firmare la pace.
    Lasciava un figlio di soli sei anni, nelle mani dei suoi consiglieri.

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    Lo stato ottomano alla morte di Murad I

    Il consiglio di reggenza cominciò subito bene, ottenendo la resa della capitale del beylicato di Tekke in giugno e accogliendo l' atto di sottomissione dello stesso bey, che diveniva un vassallo.
    Nel mese di luglio invece Aydin veniva annessa allo stato ottomano, che trovava quindi il suo primo sbocco sul Mar Egeo.
    La politica dei reggenti, a differenza di quella adottata da Murad, era tollerante. Nel 1368 emanarono un decreto col quale ordinavano ai musulmani di non recare oltraggio, danno fisico o materiale e offesa alcuna alle colonie di cristiani ed ebrei presenti sul territorio dello stato.
    Furono assai meni tolleranti coi briganti - quasi tutti musulmani - che nel 1371 avevano attaccato una colonna di mercanti e pellegrini diretti alla Mecca: catturati, i briganti furono decapitati.
    Bene fecero anche quando sul finire del 1371 accettarono di unirsi agli alleati Canik, in guerra contro il comune nemico bey di Candar, che si era ingrandito a spese di Sivas e che prometteva di diventare un pericolo serio. Essendo alleato con il Khan dell' Orda d' Oro e col bey di Dulkadir poteva seriamente creare fastidi.
    Nel corso del 1372 gli ottomani vinsero ripetutamente le truppe di Candar, occuparono Bozok, Kastamon e Amasya e posero l' assedio a Sinope, la capitale.
    Quando Murad II fu dichiarato maggiorenne il 21 gennaio 1374, la guerra era già a buon punto. Quando poi Sinope cadde in marzo sembrava prossima la vittoria e già il giovane pregustava l' annessione di nuove terre. Alla fine di giugno Murad II si autoproclamò sceicco, proprio per dimostrare la sua superiorità rispetto ai semplici bey suoi vicini.
    Se a terra gli ottomani stavano dando prova di buone capacità e di valore, sul mare era ancora evidente la scarsa domestichezza dell' ammiraglio turco che, il 13 dicembre 1374, vide la sua intera flotta da guerra colare a picco nelle acque del Mar di Marmara dopo aver inopinatamente affrontato la superiore flotta dell' Orda d'oro.
    Ad ogni modo era evidente che la guerra era perduta per Candar e lo sceicco si rassegnò a firmare la pace con i vincitori nei primi giorni di gennaio del 1375: cedeva Bozok agli ottomani cui pagava anche una forte somma di denaro. Murad II esultò. Questa volta era lui a ottenere compensi al termine di una guerra che non aveva scatenato. Il bey di Canik non potè fare altro che accettare il fatto compiuto.
     
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    Ultima modifica: 19 Settembre 2016
  6. alberto90

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    II

    Dal padre Murad II aveva ereditato la smania di conquiste e con lui condivideva il desiderio di conquistare agli ottomani l' intera Anatolia. Per realizzare questo desiderio - che era più un sogno - era necessario soprattutto impedire che i vari signorotti si coalizzassero facendo fronte comune contro di lui e allo stesso tempo fare di tutto per impedire che uno dei suoi vicini diventasse troppo potente facendogli da contraltare.
    L' unico signore in grado al momento di fare seria concorrenza agli ottomani era lo sceicco di Karamania il cui dominio si estendeva dalle coste meridionali dell' Anatolia sino quasi ai confini con l' Armenia. Fu proprio per colpire Karaman che Murad II prese a creare incidenti diplomatici al confine sia con lo sceiccato che con i suoi alleati ad occidente, nella speranza di indurre i suoi avversari a dichiarargli guerra e in tal modo esporsi alle reazioni dei suoi alleati. Per quattro anni lavorò instancabilmente per aumentare la tensione, ma ne lo sceicco di Karaman ne i suoi alleati cascarono nella trappola e Murad II finì per mollare l' osso e si rassegnò a fare il primo passo personalmente.
    Nella primavera del 1380, dopo aver fatto venire dall' occidente uomini di scienza e consiglieri militari - ai quali aveva affidato le sue scalcagnate truppe - lo sceicco ottomano dichiarò guerra al bey di Balikesir, trascinando nel conflitto l' intera Anatolia. Infatti accanto all' aggredito scesero lo sceicco di Karaman e tutti gli altri bey ancora indipendenti, mentre con Murad II si schierarono tutti i suoi alleati e vassalli.
    Era la prima guerra su vasta scala nella regione da parecchi decenni e l' estensione fu pari alla ferocia con cui fu combattuta: oltre 80.000 uomini furono mobilitati tra tutti i due gli schieramenti. Al termine dei due anni e mezzo di massacri la coalizione anti ottomana aveva perso quasi 20.000 uomini mentre Murad e i suoi alleati ne avevano lasciati sul campo pressappoco altrettanti - di cui quasi 13.000 solo ottomani -.
    Alla fine però Murad ebbe Iconio dalla Karamania assieme a 60 chili d' oro e l' annessione completa del beilicato di Balikesir, oltre al 50 per cento degli introiti commerciali da Menteshe.
    Chi prese assai male la conclusione del trattato di pace fu il bey di Canik, che cominciava a vedere gli ottomani come una minaccia crescente sul pianerottolo di casa: Murad ci mise tutto l' impegno per conservare quel prezioso alleato, offrendogli delle terre e persino la mano di sua figlia, ma fu tutto vano: il 28 febbraio 1384 i rapporti tra i due potentati furono interrotti bruscamente e in capo a qualche mese Murad venne a sapere che l' ex alleato si stava preparando a tessere legami con Karaman, Menteshe e persino coi Mamelucchi d' Egitto per creare una lega anti ottomana.
    Nel tentativo di disarmare subito il più forte dei suoi pericolosi vicini, cioè Karaman, Murad II siglò con questo paese un trattato di scambio commerciale impegnandosi a importare il ferro indispensabile per forgiare le armi e le armature, in cambio di una distensione tra le due nazioni. Il patto fu siglato in giugno ( 1384 ).
    Il primo ottobre 1385, dopo 18 anni di sudditanza, l' emiro di Tekke accettò l' annessione al territorio ottomano e fu ricompensato col titolo di governatore di Adalia, la capitale della regione.
    Nei tre anni seguenti, in accordo coi patti siglati a suo tempo con lo sceicco di Karaman, Murad II evitò di impegnarsi in altre guerra, dedicandosi allo studio e all' amministrazione dello stato: fondò il sistema scolastico, suddivise i suoi domini in provincie affidate a uomini di sua fiducia, permise che i mercanti occidentali creassero dei serragli nei porti sull' Egeo e sul Mar Nero e continuò nella politica tollerante che prima di lui avevano adottato i reggenti, consentendo agli ebrei di assumere un ruolo fondamentale nella gestione del commercio interno, arte in cui erano maestri indiscussi.
    Un evento tragico venne però a turbare quel periodo di relativa quiete: nel settembre del 1388 l' erede di Murad II, Mehmet, che aveva solo 12 anni, calò nella tomba in seguito ad un attacco di febbri, probabilmente di origine virale.
    Servì a poco a rallegrare lo sceicco la nascita in dicembre di un altro figlio, che fu chiamato Suleyman.
    Nel corso del 1389 la salute di Murad II, che non era mai stato di costituzione robusta, cominciò a declinare e il 13 aprile del 1390 lo sceicco seguì il primogenito nella tomba, lasciando il piccolo Solimano alle cure dello stesso consiglio di reggenza che aveva provveduto a lui. Aveva solo ventinove anni

     
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  7. alberto90

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    III

    Ancora un volta i reggenti si dimostrarono validi quando il sovrano che avevano educato. Approfittando della morte di Murad II e credendo gli ottomani deboli senza la loro guida, lo sceicco di Hamid - che aveva conquistato Menteshe l' anno prima - inviò alcuni reparti del suo esercito ad occupare dei villaggi controllati dagli ottomani, da tempo al centro di molte contese.
    Era un gesto altamente minaccioso e ostile e il consiglio di reggenza non lasciò correre: l' esercito fu mobilitato e alla fine di luglio di quello stesso 1390 scoppiò la guerra.
    L' esercito Hamidida non poteva competere in alcun modo con le addestratissime truppe ottomane che in un sol boccone ne fecero carne per corvi: le due capitali dello sceicco subirono il loro bravo assedio e alla fine di settembre del 1391 Hamid e Menteshe erano già diventati territorio ottomano, al prezzo di meno di 2.000 uomini.
    Meno fortuna ebbero i reggenti quando si trattò, nel 1395, di portare soccorso agli alleati di Trebisonda attaccati dal Khan del Montone Bianco e dai suoi alleati di Corasmia, Bohtan, gli Jhalairidi di Persia e il reuccio di Shirvan.
    La coalizione era superiore per numero di uomini e fin dall' inizio fu chiaro che vincere sarebbe stato quasi impossibile, l' unica cosa da fare era combattere sperando di parare il colpo, magari a spese degli alleati.
    E infatti, dopo tre anni di lotta accanita tra la coalizione e Trebisonda ( la Georgia era uscita quasi subito di scena dopo aver consegnato la sua provincia più orientale e pagato una somma di denaro al Montone Bianco ), gli ottomani, col contributo di Trebisonda, riuscirono a vincere una battaglia contro le truppe di Bohtan ( unite a contingenti dei loro alleati ) e subito dopo trattare la pace separata col Khan: il consiglio di reggenza si impegnò a rompere tutti i trattati con Trebisonda e a pagare un piccolo tributo una tantum. Era l' 8 febbraio 1399.
    Il consiglio di reggenza terminò il suo compito il 23 dicembre 1401 quando Suleyman entrò nella maggiore età e gli fu consegnato il potere.

    Solimano I si mostrò degno figlio di suo padre sin dai primi provvedimenti. Innanzitutto accolse nelle sue terre molti rifugiati mori scappati da Granada, conquistata dal re di Castiglia e offrì loro un intero quartiere di Bursa.
    Subito dopo prese le armi per la prima campagna del suo regno e le volse contro lo sceicco di Karaman, che si era alleato con quello di Canik. L' alleanza era scontata, visto che bloccava la via dell' oriente agli ottomani.
    E Solimano, che voleva assolutamente portare la bandiera ottomana più ad oriente possibile, dichiarò guerra, preparandosi a sostenere da solo l' attacco dei 15.000 alleati. Era la primavera del 1402.
    La prima battaglia, combattuta nei pressi di Karaman alla fine di aprile, fu un successo; come vittoriosa fu l' invasione di Canik. In ottobre una nuova vittoria arrise agli ottomani nella battaglia di Sivas - dove perirono oltre 8.000 alleati contro meno di 1.500 ottomani -. Ormai privi di esercito e con i territori invasi, i due sceicchi decisero di arroccarsi nelle loro capitali e li attendere.
    Una dopo l' altra tutte le città nemiche furono espugnate e conquistate e il 22 luglio 1404 lo sceicco di Canik cedette a Solimano Kastamon e Sinope, pagò una bella somma di denaro e si dichiarò suo vassallo, in cambio della pace.
    Il 3 ottobre successivo toccò allo sceicco di Karaman capitolare: gli ottomani entravano in possesso di Karaman, della Cilicia e della regione di Içel, e lo sceicco si sottometteva al vincitore.
    Ora, in maniera diretta - con le conquiste - e indiretta - coi vassalli - Solimano era padrone di tutta l' Anatolia centrale, dopo aver ereditato dal padre quella occidentale.
    Era al potere da meno di 3 anni e già il suo astro splendeva nel firmamento dei condottieri: il futuro lasciava pensare a grandi cose per quello sceicco tanto giovane e già così potente.
     
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  8. alberto90

    alberto90

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    CAPITOLO TERZO
    Il consolidamento dello Stato

    Per i successivi 16 anni Solimano si occupò totalmente della struttura statale, rinunciando a qualunque impresa bellica anche a costo di perdere l' alleanza con la Georgia che, nella primavera del 1414 dichiarò guerra al Montone Bianco e ai suoi potenti alleati Jalairidi e Corasmi per recuperare una provincia che i mongoli le avevano strappato.
    Solimano sapeva di non poter affrontare quelle tre grandi potenze regionali col suo esercito forte solo di 20.000 uomini e, d' altra parte, non aveva grossi motivi per mantenere il rapporto con un regno cristiano, seppure alleato fedele fino ad allora.
    Rifiutò di unirsi ai georgiani senza troppi patemi, preferendo trasformare il suo stato, ancora in embrione, in un vero sultanato. E iniziò subito con il ridurre il potere dei governatori delle regioni per accrescere il proprio, seguendo l' esempio del padre chiamò a Bursa scienziati da ogni parte del mondo arabo e non solo affinché insegnassero nelle scuole educando così una generazione di turchi per farne uomini colti, oltre che ottimi combattenti.
    Continuò nella politica tollerante nei confronti di ebrei e cristiani, pur escludendoli da ogni ruolo di prestigio e da ogni carica ufficiale, suscitando però le rimostranze di una parte dei suoi consiglieri, quella più estremista e conservatrice. Solimano li licenziò in tronco e siccome quelli continuavano a sostenere le loro idee li bandì dallo stato.
    Diede sviluppo all' economia, cercando di fare di Bursa un nuovo polo mercantile che surclassasse la vicina Costantinopoli e le più lontane Aleppo e Alessandria d' Egitto: ma i mercanti veneziani e genovesi, che di quei mercati erano i principali animatori, continuavano a disdegnare Bursa, considerata troppo piccola e scomoda.
    A Solimano non restò che tentare lo sviluppo del commercio interno e, fallito anche questo tentativo, si rassegnò ad inviare i suoi mercanti più abili ad Aleppo e a Costantinopoli, per tentare di soppiantare il loco la concorrenza genovese e veneziana.
    Solimano, divenuto ormai sultano, si era particolarmente interessato alla medicina, tanto da chiamare i più celebri medici d' Europa presso di se, chiedendo loro di passare le loro conoscenze ad aspiranti colleghi turchi. In molti seguirono le lezioni di anatomia e medicina e quasi tutti riuscirono ad eguagliare, se non a superare, i loro maestri, diventando medici rinomati essi stessi.
    Fu grazie a costoro se la peste che nel 1409 era dilagata lungo le coste dell' Egeo fu contenuta abilmente in poche aree e causando solo qualche centinaio di vittime. Per ringraziare il suo medico di corte Osman, che gli aveva suggerito l' idea di creare dei lazzaretti dove isolare i malati, il sultano lo nominò governatore del Ponto e pagò di tasca propria la dote per la figlia.
    Trovò anche il tempo di dedicarsi alla diplomazia. Persa la Georgia, Solimano doveva trovare un nuovo alleato, forte e possibilmente di fede musulmana, con cui rimpiazzare la perdita. Questo alleato lo trovò nel sultano di Tunisi che governava su un territorio esteso dalla Tripolitania ad Algeri e il cui più grande merito era, ovviamente, la vicinanza con la Sicilia e l' Italia. Il sultano infatti aveva già da tempo puntato gli occhi sull' isola, che poteva diventare la testa di ponte per un attacco all' Europa, che era il sogno di ogni musulmano.
    L' alleanza fu siglata nell' aprile del 1415 a Tunisi alla presenza dei due sultani. Era la prima volta che un turco usciva dai confini del proprio stato.
    Tre anni dopo lo sceicco di Canik, morendo senza eredi, lasciò lo stato in eredità a Solimano, il quale, naturalmente, incorporò quelle terre facendone poi dono al suo medico e governatore Osman.
    Dopo tre lustri di riforme, lo stato turco si era decisamente rafforzato. Militarmente poco, avendo solo 5.000 uomini più nei suoi ranghi ed essendo sprovvisto di flotta da guerra - il sultano era un uomo terragno e poco avvezzo alle cose di mare -, culturalmente tanto grazie alle scuole e alle università che aveva fondato. Ma soprattutto era diventato uno stato coeso e compatto, i suoi abitanti erano patrioti e si sentivano tutti, musulmani e no, parte di quello stato.
    Soddisfatto del proprio operato, il sultano decise di riprendere le armi e consolidare i confini orientali dove, tra quello che era stato lo sceiccato di Canik e quello che era ancora lo sceiccato di Karaman, si incuneava ciò che restava dello sceiccato di Eretna. Solimano era deciso a impossessarsene in modo da creare un confine più compatto.
    Nel marzo del 1420 quindi dichiarò guerra ad Eretna e al suo alleato di Dulkadir. In capo a 17 mesi la questione era già risolta: Eretna fu annesso direttamente, Dulkadir fu ridotto al rango di vassallo. Ora Solimano aveva le porte spalancate per l' Armenia e l' Anatolia orientale.

     
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