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EX...Ufficiale e Gentiluomo

Discussione in 'Wargames - Generale' iniziata da Luigi Varriale, 14 Giugno 2019.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Non ci volle molto a Varriale per confermare visivamente la comunicazione del suo marinaio in coffa. Adesso vedeva solamente un fumaiolo all'orizzonte, segno inequivocabile che la nave sconosciuta aveva corretto la rotta mettendo la prua direttamente su di lui.

    "Arrogante Bavtardo" pensò Varriale mentre pensava alla sua prossima mossa. "Non mi stupirei se tu fossi un Inglese...e ti sentissi in diritto di andare a rompere le balle impunemente a qualunque naviglio ti capiti anche solo lontanamente nella lente del binocolo"...e si immaginava in mente sua il baronetto che comandava quella nave; tutto impettito e rigido come se avesse una scopa conficcata nel deretano, mentre dava i suoi ordini per venire a contatto con quella che per lui doveva essere ancora nave incognita, ma sicuramente inferiore alla sua.

    Man mano che ci pensava, occhio incollato al binocolo, e che si costruiva quella serie di castelli in aria, Varriale sentiva la collera montare dentro di sé: certo lui ben sapeva che non avrebbe mai dovuto permettere alle emozioni di interferire con l'esercizio del comando e pur tuttavia quella era la prima volta che si trovava in una posizione di comando in mare e la sua abilità di mettere in pratica la teoria era ancora piuttosto acerba. Per di più continuava a vedere al comando di quella nave dal comportamento sfrontato ed ostile, la figura pusillanime del capitano che gli aveva rovinato la carriera; arrogante, incompetente...ma soprattutto...imprudente.

    Mentre era ancora assorto nei suoi pensieri, Alzese fece notare con i suoi rispetti che il vento sava girando a sinistra; come temuto si portava direttamente in prua. Occorreva cambiare rotta e mettersi di bolina verso nord. Non c'eranno alternative per mantenere la distanza con la nave da guerra e nel contempo continuare a muoversi.

    Di scatto Varriale abbassò il binocolo, e dopo aver ringraziato l'Alzese per l'informazione circa il vento, si rivolse a Ferrazzano, fulminandolo con un occhiata di traverso. I suoi ordini fuono scanditi lentamente e chiaramente, così che nessuno potesse fraintenderli.

    "Abbatti fiocchi di trinchetto e maestra, vieni al vento verso sud, mure a dritta, viriamo di bordo 120 gradi, mettiamoci il vento in poppa".

    L'Alzese rimase a bocca aperta, mentre il Ferrazzano rispose con un mefistofelico sorriso e si avviò a duplicare gli ordini per i marinai alle manovre. Varriale rimase inchiodato sul cassero, a gambe larghe per compensare la manovra che stava per essere eseguita, binocolo tenuto con enrtambe le mani dietro la schiena.

    Le manovre del Fulmine si misero rapidamente in moto, ma la variazione del vento aveva completamente colto di sorpresa l'equipaggio, che si mosse con appena sufficiente ritardo da mancare la virata. Varriale non se ne curò più di tanto; l'avrebbero imbroccata nella fase movimento successiva. Che il nemico accorciasse le distanze non era una preoccupazione, anzi era pure la sua intenzione. L'importante adesso era fare velocità.

    Nella seconda fase movimento del turno delle 1800 del 17 giugno il Fulmine completò infatti la manovra e riprese abbrivio dopo la virata fallita alla miseranda velocità di due nodi e mezzo direttamente in direzione del nemico. Mentre Varriale osservava disgustato lo svilupparsi delle cose, dalla coffa si sentì nuovamente la voce del marinaio di vedetta, che ora con la distanza ridotta aveva una visuale migliore sul vascello a sud est:

    "La nave sconosciuta batte bandiera inglese!!...credo sia una corvetta. viene sempre verso di noi."

    "Diiiiiistanza!" Urlò Varriale impassibile.

    "5000 metri"

    "Alzare la bandiera nostra!" Ordinò Varriale al sottufficiale di guardia, anche se a questo punto tutti i sottufficiali erano ai loro posti.

    Rapidamente la bandiera del Regno venne innalzata sulla mezzana.

    Alzese si avvicinò al suo amico in maniera da potergli parlare senza che sentissero tutti:

    "Luì ma che vuliss fà ?!"

    "Far capire all'Inglese che questo nunn ei sol u mmare suii" rispose Varriale piantando entrambi gli occhi direttamente in faccia all'Alzese.

    Il Ferrazzano, che aveva perfettamente capito l'antifona, cominciò ad aggirarsi tra le squadre ai cannoni e quelle alla manovra. Tutti avevano capito che il Capitano stava tramando qualcosa; volgere in tal modo la prua ad un naviglio che aveva iniziato una manovra di inseguimento, non era prorpio un gesto di sottomissione.

    "Guagliù" sparse la voce il Ferrazzano..."Preparatev a seguì l'ordr du capità e d'ampresc m'avit capiiiiit??...Nun voglia vedé tentiennament me so scpiegaat??

    Alcuni degli interpellati guardarono il capitano sul cassero, immobile come una statua con lo sguardo fisso a sud est, e poi guardarono il Ferrazzano: annuirono indecisi.

    A bordo dello sloop a vapore HM Steam Ship Basilisk il Tenente di Vascello James Flinigan osservava a sua volta la nave che gli stava di fronte: uno sciabecco di tal fatta poteva rappresentare di tutto, da una nave di pescatori ad una di contrabbandieri o peggio, una delle pochissime navi di pirati nordafricani che ancora osavano solcare il Mediterraneo dopo le ripassate che gli Yankees gli avevano dato durante le due Barbary Wars contro le province pirata dell'Impero Ottomano. L'ipotesi pirata però era remota, vista la posizione della nave e più probabilmente si trattava di pescatori o "mercanti veloci". Nulla che potesse o dovesse preoccupare il suo nuovissino e potente sloop da guerra.

    "What are they doing" domandò tranquillamente al suo primo ufficiale, un sottotenente di 21 anni che serviva con lui da quando il Basilisk era entrato in servizio tre mesi prima*.

    "They're coming about commander" rispose quello osservando col binocolo i movimenti del bastimento che avevano messo in caccia. "They are raising the Neapoletan Flag"

    "Good!!" rispose il comandante con soddisfazione: "Let' em come at us and let's assess the situation...beat general quarters if you please sir. Prepare the ship for possible action".

    *Il Basilisk fu commissionato in realtà solo nel 1852: ma la storia è mia e quindi lo metto in mare con anticipo. Del resto fu varato nell'agosto del '48.

    Allora; Varriale è arrabbiato, Ferrazzano compiacente e l'Alzese titubante ma incapace di porre validi argomenti alle tendenze suicide degli altri due; anche perché colto totalmente alla sprovvista. Non gli rimane che sperare che pure l'Inglese sia colto alla sprovvista. In quanto a voi lettori miei cari, preparatevi a veder terminare la storia qui. Non ho idea di come questa cosa andrà a finire. Senza dubbio il nostro eroe vuol far capire subito agli Inglesi che aria tira in Mediterraneo con lui presente.
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  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Alla velocità combinate di quasi venti nodi, non ci volle più di un quarto d'ora alle due navi per venire in contatto. Il Fulmine navigava sempre al lasco con il vento proveniente al traverso di poppa sulla dritta. Navigava in linea retta mentre il Basilisk, man mano che la distanza calava, apportava le correzioni necessarie alla sua rotta per intercettare il Fulmine e porglisi di fianco in direzione di contromarcia. Più le due navi si avvicinavano tra di loro e più pareva chiaro al Varriale che si stava mettendo in una situazione pericolosa: il Basilisk era uno sloop da guerra, che stimava di almeno un migliaio di tonnellate e 60 metri di lunghezza, il che portava ad una stima di cento uomini d'equipaggio e forse anche di più, contro i suoi cinquanta ragazzotti.

    Di un minaccioso colore ocra uniforme, la magnifica nave britannica continuava a venire avanti a 10 nodi sputando verso l'alto materiale nero dai suoi fumaioli. Quando la nave inglese fu a ottocento metri, Varriale cominiciò a vedere il suo equipaggio sul ponte che era piuttosto tranquillo e sicuro di sé.

    "Ammaina tutto!!" Ordinò seccamente il capitano. "Uomini pronti ai portelli al mio ordine". Il Varriale, durante la marcia di avvicinamento aveva avvertito l'equipaggio di tenersi pronto a tutto, incluso un abbordaggio e che se le cose si fossero messe male, avrebbero comunque avuto un enorme vantaggio in termini di sorpresa. Sulla coperta del Fulmine tutti erano tesi come una corda di violino e l'odore della paura e dell'adrenalina si era ampiamente propagato lungo tutto il ponte.

    "She's lowering sails" comunicò il primo ufficiale al comandante Flinigan.

    "Nice...prepare to approach" rispose il comandante. Inequivocabilmente quel vascello aveva fretta di comunicare qualcosa, visto come si era avvicinato di gran carriera e come adesso lasciava andare tutta la sua velocità per facilitare la manovra di avvicinamento al Basilisk.

    "All Stop" ordinò Flinigan..."Reverse engines half speed" corresse poco dopo il comandante inglese per smorzare ancora di più l'abbrivio del Balilisk e venire a portata di voce con lo sciabecco napoletano oramai quasi fermo.

    Non appena le due navi vennero a meno di 30 metri l'una di fianco all'altra, il Varriale non ebbe nessuna esitazione:

    "Apriiire i portelli...ora!! Fuoco a volontà." I serventi che avevano già da mo' caricato i pezzi e li tenevano idealmente puntati contro la nave "nemica", all'unisono aprirono i portelli prima che gli Inglesi avessero il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo. Gli otto cannoni lunghi da 12 di dritta aprirono il fuocco tutti insieme con un'assordante bordata.

    Il fumo coprì l'intera scena e quando si dissipò la nave inglese era sicuramente danneggiata, ma non appariva certo né devastata, né non in grado di continuare l'azione. Era chiaro che Varriale aveva sopravvalutato la potenza distruttiva delle sue armi nei confronti di un vascello da mille tonnellate, ma non era dsiposto ad arrendersi tanto in fretta. Prima che gli Inglesi potessero riprendersi dall'effetto sopresa, gridò l'ordine di arrembaggio. I napoletani, che si erano già preparati da tempo con le armi individuali ed i rampini, diedero l'assalto alla nave inglese consci del fatto che in una situazione come quella non vi era nessuna alternativa alla vittoria. Nella migliore delle ipotesi, se non ce l'avessero fatta, sarebbero stati impiccati come pirati. L'unica soluzione era catturare la nave e poi inventarsi una storia plausibile, che era poi il piano originale di Varriale. La sua bordata comunque una decina di Inglesi per terra a pezzi li aveva lasciati ed al Varriale non rimaneva che cercare di approfittarne.

    Davanti a tutti si lanciò lui stesso, seguito dagli uomini e dai suoi ufficiali. Giunti sul ponte della nave nemica si constatò con sollievo che solo parte dell'equipaggio inglese era in coperta. Alcuni stavano ancora rialzandosi, altri cercavano di dare aiuto ai feriti ed ai mutilati causati dalla bordata del Fulmine. Evidentemente nessuno si era aspettato un'azione tanto feroce da parte loro.

    Varriale alla guida dei suoi, armato con una sciabola ed una pistola pareva il pirata Barbanera e si diresse per primo contro i marinai inglesi che gli si paravano di fronte, accecato dalla furia. Nel primo round di combattimento i Napoletani, nonostante godessero ancora di un vantaggio dovuto al fatto che gli Inglesi si stavano ancora riprendendo, non riuscirono a far breccia nella schiera nemica che si era posta a protezione dei suoi ufficiali. I Britannici combattevano per lo più sulla difensiva e non riuscirono ad infliggere perdite significative agli abbordatori anche perché non avevano armi da taglio pronte.

    Sfuttando la circostanza che gli Inglesi non contrattaccavano a fondo, evidentemente aspettando l'arrivo dei rinforzi e delle armi che sarebbero sicuramente giunti presto richiamati dal rombo del cannone, Varriale gridò di lanciarsi ancor più veentemente all'attacco, ed ancora una volta diede l'esempio in testa ai suoi. Conficcò la sciabola nello stomaco di un marinaio inglese che lo attaccava urlante con un manganello di legno, mentre i marines in giacca blu, gli unici nemici armati sulla scena, facevano fuoco indistintamente su amici e nemici. Varriale sparò mancandolo ad uno di questi marines che era appostato su una sovrastruttura.

    Sul lato di dritta i suoi cominciavano però a fare breccia nella massa degli inglesi che cominciarono a cadere in un certo numero ma il nemico non si perse d'animo e si strinse a difesa del corridoio del ponte di dritta e del suo comandante. Gli Italiani attacavano decisi con spade e martelli e scaricarono sul nemico le loro ultime armi da fuoco, là dove gli Inglesi non si erano preparati per un corpo a corpo. Ed infatti la pressione dei Napoletani non si placò, anzi aumentò nel momento in cui dopo aver abbattuto qualcun altro degli Inglesi, il nemico cominciò a a dare segni di scoramento. Poi avvenne il fatto determinante per l'esito dello scontro quando il Ferrazzano si lanciò in mezzo al nemico, spalleggiato dalla sua squadra di cannonieri. Individuato il comandante Flinigan, avendolo riconosciuto dall'uniforme da ufficiale, gli si avventò contro e lo trapassò con la corta picca che stava usando per combattere, non prima di essere però ferito lui stesso.

    Dopo questo evento gli Inglesi rimanenti si persero d'animo anche perché la furia degli assalitori era ben lungi dal diminuire, ma nonostante ciò il Ferrazzano ed il suo manipolo di spietati cannonieri si avventò comunque contro questi superstiti e li massacrò dal primo all'ultimo. Volavano membra e sangue a destra e sinistra mentre i Napoletani completavano il lavoro sporco. Sulle prime Varriale stava per dare ordine al suo subordinato di cessare il macello, ma un attimo prima di dare l'ordine, si rese conto del motivo per il quale il Ferrazzano lo stava provocando e si trattenne.

    In quel momento cominciarono ad uscire dai boccaporti altri marinai inglesi accompagnati da un altro paio di ufficiali. Varriale prese un pugno dei suoi e si fece avanti con le armi da fuoco spianate, per la maggior parte oramai scariche.

    "your commander dead!!" gridò all'indirizzo del primo dei due ufficiali che erano apparsi sul ponte.

    "All your men dead!! Varriale indicò la mattanza visibile sul ponte di coperta. "Surrender immediatlì or I kill you all".

    L'ufficiale di rotta che guidava il secondo gruppo di inglesi forte di una sessantina di effettivi si guardò intorno e vide l'assoluta macelleria sul ponte. Marinai inglesi a pezzi sparsi per tutta la coperta. Il Comandante Flinigan riverso su un boccaporto con il ventre squarciato e sorte simile per il primo ufficiale, la cui testa penzolava dal collo tenuta solo da alcuni nervi e tendini rimasti insieme. Poi guardò Varriale che gli stava davanti minaccioso completamente coperto di sangue e con una faccia che pareva Lucifero appena uscito dall'inferno. Decise di ammainare la bandiera e consegnò la sua spada al Varriale.

    In fretta e furia il nostro ordinò che l'ufficiale inglese lo accompagnasse come ostaggio sottocoperta per mettere in sicurezza la nave. Si fece scortare da un manipolo di una ventina dei suoi armati fino ai denti anche con i moschetti requisiti ai marines inglesi. I superstiti della coperta, una sesantina di individui furono rinchiusi nel ponte inferiore, mentre i marinai inglesi ancora da raccattare sottocoperta si rivelarono essere una trentina. Pure questi furono radunati e messi sotto chiave. Poi Varriale si chiuse nella cabina del comandante Flinigan con il secondo ufficiale inglese e si sforzò di simulare tutta la collera che poté richiamare dal profondo del suo essere. Non gli fu difficile visti i livelli di adrenalina nel sangue. Con lui era il fido Ferrazzano che lo spalleggiava da vicino, mentre Alzese prendeva il controllo del cassero dello sloop inglese. Varriale guardò in cagnesco il secondo ufficiale, con gli occhi iniettati di sangue che aveva ancora dall'azione precedente:

    "Your Captain attacked my ship no warning. This is act of piracy. We are a pacific privateer for sea surveillance in the Mediterranean. We sail for the Ottoman navy. You will be towed to the port of Rodi and given to the Ottoman authorities".

    Così il Varriale con il suo Inglese da urlo aveva per il momento rivoltato una pizza nel forno come se fosse ancora a Napoli.

    Il Ferrazzano era pure lui in stato pietoso con varie contusioni ed una ferita da arma da taglio al braccio destro inferta dal comandante Inglese che lo aveva ben servito prima di andarsene al creatore.

    Varriale Fece ripulire e riordinare il ponte alla meglio e si soffermò ad osservare il comandante Filigan: un bel giovane con i capelli biondi e disordinati. I suoi occhi blu erano ancora fissi al cielo sul cui il sole cominciava a calare. Sangue raffermo ricopriva la guancia destra essendo fuoriuscito precedentemente dalla bocca spalancata e che Varriale provvide a richiudere prima che sopravvenisse il rigor mortis. Col venir meno dell'azione e dell'adrenalina Varriale cominciò a sentire dolori in tutto il corpo per gli sforzi fisici sovrumani che doveva aver compiuto senza accorgersene e non poté fare altro che continuare a fissare il volto del comandante inglese. Gli chiuse gli occhi con la mano destra e si andò a nascondere dietro ad una tubazione, sforzandosi di far cessare il tremito ed il pianto che si erano impossessati di lui.

    Si portò agli occhi l'orologio a cipolla: le diciannove; venti minuti era durato lo scontro. C'era ancora molto da fare.

    Il Basilisk così come si presentò agli uomini del Fulmine qualche momento prima di iniziare il combattimento.
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    Squadra di arrembatori napoletani. Fanno paura come i ceffi di Gomorra.
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  3. metalupo

    metalupo

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    Ho come l'impessione che ai datori di lavoro la cosa non piacerà affatto.
    A quei tempi non si sfidava la Royal Navy con leggerezza.
     
    Ultima modifica: 23 Giugno 2019
  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    "La nave...è sotto controllo capitano". Era il Signor Manella, sottufficiale commissario, che in collaborazione con l'equipaggio aveva messo definitivamente al sicuro i prigionieri e preso con alcuni uomini il controllo del Basilisk.

    "Si graz Mané...Mo' veng".

    Varriale se ne stava seduto sul cassero della nave catturata, in silenzio. Non aveva ancora svolto nessuna significativa attività da quando la battaglia era finita. I suoi subalterni si erano occupati di tutte le necessità con efficienza e solerzia, sgravando lui dai compiti impegnativi. Ogni tanto qualcuno veniva a chiedere disposizioni e lui le dava; nulla di più. Tutta la rabbia e la furia che aveva provato quando l'Inglese gli si era messo alle costole adesso era svanita, lasciando spazio al più atroce scoramento; lo si sarebbe forse potuto chiamare rimorso? Era come se fosse stato preda di un raptus, in un incubo lontano e profondo. Eppure i risultati erano incredibili; al limite dell'allucinazione: lui che non era mai stato in un'azione di guerra, aveva battuto e catturato una nave da guerra.

    L'addestramento militare che aveva ricevuto, i duri anni di carcere, gli alterchi con i galeotti, le risse, le botte date e ricevute, alle volte anche a grave rischio di ferimenti; l'affronto subito dalle istituzioni, l'essere stato messo da parte come uno straccio vecchio dalla marina quando era nal fior fiore dei suoi anni ed all'inizio di una promettente carriera; quante di queste cose avevano contribuito ai fatti, agli esiti di quel giorno. Aveva sviluppato una profonda avversione per l'autorità, per l'arroganza, per la supponenza di questi nobili, per questi signori di mente chiusa, gretta, limitata. E nel contempo non li invidiava, non voleva spodestarli dal punto di vista politico; la cosa non gli interessava; non gli dava fastidio il potere che detenevano. L'importante era che non provassero mai più ad imporsi su di lui, a condizionargli la vita e a metterlo di fronte a scelte difficili. Era per questo che aveva aggredito il Basilisk? Era stata una scelta facile quella di attaccarlo? Ma cosa ne sapeva il Signor Flinigan di tutte queste cose. Poteva prevedere il Signor Flinigan quello che sarebbe successo? Aveva un'idea di contro chi si stava mettendo tentando di imporre la sua volontà su di lui?

    Antonio Alzese passò veloce mentre stava sbrigando qualche faccenda. Era stato anche lui assai provato dalla battaglia; poteva leggerglielo negli occhi; poteva leggere anche la sua disapprovazione per la condotta del Fulmine di quel giorno. Non aveva detto nulla, né prima e né dopo l'azione, ma la disapprovava; Varriale poteva giurarlo.

    "Il conto?...quanto l'abbiamo pagata questa vittoria" chiese Varriale al Signor Manella.

    Abbiamo sei morti, due feriti leggeri ta cui il Signor Ferrazzano e cinque gravi. Dobbiamo tornare a Rodi subito; non so se ce la faranno.

    "Il cavo a rimorchio è pronto?"

    "Il Signor Alzese dice che non ce la facciamo a rimorchiare quel bestione. Sta organizzando un equipaggio da preda per guidare il Basilisk a vela fino a Rodi".

    Questo poneva un nuovo problema: tornare o no in porto anche col Fulmine. La zona di pattuglia di sua competenza sarebbe rimasta scoperta per giorni. Se non c'era necessità di rimorchiare la nave inglese, non avrebbe potuto giustificare l'abbandono della missione da parte del suo sciabecco. Decise di tenere consiglio con i suoi ufficiali in quadrato.

    Imperato aveva preparto una cena sommaria, galletta acciughe e vino. La cucina era ancora ingombra di feriti che il Signor Besiga stava disperatamente cercando di tenere in vita. Aveva chiesto a Varriale di potersi avvalere del medico inglese, d'altra parte c'erano pure degli Inglesi feriti da curare, ma il capitano aveva negato il permesso. Gli Inglesi erano prigionieri e prigionieri dovevano rimanere. Non voleva contatti tra i suoi uomini e quei bavtardi. Aveva però concesso che Besiga si rifornisse di tutti i medicinali che credeva necessari dall'infermeria del Basilisk. Il Signor Besiga pensava che la procedura fosse sommamente contraria alle consuetudini. I medici delle navi sconfitte aiutavano sempre i vincitori a rimettere insieme i feriti dell'una e dell'altra parte; era una semplice questione di decoro, di umanità. Forse il suo capitano non aveva umanità? Pensò

    Varriale chiuse le porte inferiori del cassero ed il boccaporto che dava in coperta, per quanto questo avrebbe potuto servire e la riunione cominciò. Il cibo non fu quasi toccato da Varriale e da Alzese; solamente Ferrazzano fece abbondante rifornimento, bagnando il tutto con il buon vinello che Imperato aveva servito per stemperare gli animi che aveva visto tesi. Fu chiesto anche a lui di lasciare soli gli ufficiali, cosa della quale si offese non poco.

    "Ma che cazz t'ei venut n' caaap dich'ii Luì. Nun tagg diett nient davant'à L'ommmmn ma però guagliò; attaccà e, Maronn miaaa, CATTURA' na nav'é guerr angleees, ma che fuss asciut pazzzz?!" Esordì l'Alzese.

    "Intanto l'abbiamo presa!" controbbatté irritato Varriale.

    "Aaah L'abbiamo preeeesa Dic tu !?...E mo' ch ne facimm?"

    "Tu dich'ii che facimm: ci mettimm ncopp Paolo con un equipaggio di venti uomini. La portano a Rodi ed iss c'accont ai Turc à versiona nostr. Intanto nuuui iamm a cercà à Kerém e c ddicimm che abbiamo bisogno di tornare in porto ad arruolare altri uomini. La zona di pattuglia nostra se la prendesse lui fino a quando non siamo di nuovo pronti".

    Il Ferrazzano, che lo avrete oramai capito era uno di poche parole, si limitò a sorridere sotto i baffi.

    Alzese continuò con le sue obiezioni: "l'ha ditt pur Metalup dind ò forùm ch'é stata na strunzaaat à fà sta ccos"

    "E che eii sto forùm?" chiese Varriale

    "Lassa sta nun pui capì".

    "Facciamo come ho detto io; ei-à miglioooor cos"

    Alzese non ebbe null'altro da dire, ma fissò Varriale bene negli occhi:

    "Luì...mannagg ò sang...tu t'è dimmustrat nu sfaccimm e capitaaaan nisciun ò pò negà..." concluse il secondo esprimendo il suo rispetto per Varriale, "me te à sta attient guagliò, che accà c'ampennn tutt'è quant".
     
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  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Varriale camminava avanti e indietro sul cassero. Non c'è gente più abitudinaria dei marinai, in particolare i capitani. Non c'era nient'altro da fare durante questa guardia notturna.

    Il Fulmine navigava veloce al gran lasco attraverso lo stretto di Kasos. I venti contrari avrebbero reso difficile la navigazione verso la zona di pattuglia del Capitano Kerem, ma raggiungere il Eser-i Cedîd era la soluzione migliore; l'unica cosa da fare. Varriale non poteva sapere mentre navigava verso nord che Kerem era stato trattenuto a nord dell'isoletta di Astipalea; lo credeva già ben dentro l'Egeo e diretto ad ovest incurante dei venti contrari, sotto vapore delle sue macchine. Invece con le rotte relative delle due navi, c'era concreta possibilità di incontrarlo addirittura il giorno successivo.

    Gli effettivi del Fulmine, dopo aver dato l'equipaggio da preda al Basilisk erano ridotti ad una quindicina di uomini più il Carimà, Ferrazzano e naturalmente lui. In queste condizioni le manovre erano assai limitate e per di più o si manovrava o si sparava. Neanche a pensarci di contunuare la crociera di caccia in quelle condizioni. Occorreva informare Kerem dell'accaduto e poi filare dritti a Rodi a recuperare gli uomini, i feriti che si fosse potuto rimettere in sesto, e magari reclutare qualche locale.

    Ferrazzano che era smontato alle 10 non riuscì a dormire nemmeno lui. Si portò sul ponte con una tazza di latte e caffè preparata dal sempresveglio Imperato. Dopo aver osservato per qualche tempo il mare illuminato da una magnifica luna piena ed i marinai che sorvegliavano le manovre della nave, si portò anche lui sul cassero dove il capitano stava ancora e sempre camminando avanti e indietro.

    "Tu che dic Luì..c'à pagherann buooon sta nav angleeees?"

    "Nù saccc Paolé...s'adda vedé se s'à tenen o s'à dann arreeet"

    "Dann arreeet?? Ne ma tu che diic!. Ei na nav'é guerr; se l'anna tené p-fforzz"

    "Non se gli Inglesi la rivogliono arreeet"

    "Siiii arreeet!...e quill li Turc nun c'à daaann!"

    "Eiiii...nun c'à daaann diic tu...e mo' s fann a guerr cu l'ingliiis p na navett è meeeerd".

    "O' Guaglio, s'à teneen on nun s'à teenen, nui l'amma catturet, mo' c l'anna pagà"

    "Che taggia ddicr Paolé, sadda vedé"


    Aggiornamento genereale all'ultima guardia del 17 giugno 1850

    Il Eser-i Cedîd ferma e cattura un presunto agente greco a bordo di una nave da pesca egiziana, a nord dell'Isola di Astipalea.
    Prende a bordo l'individuo per interrogarlo e lascia andare la nave da pesca.

    Il Surok ferma un mercantile svedese e sequestra 100 tonnellate di carne conservata in uscita dall'Egeo a nord dell'isolotto di Saria. Deve quindi tornare a Rodi per scaricare. Il Surok è una barchetta piccola, veloce e con un equipaggio agguerrito. Lo svantaggio è che riempie la stiva piuttosto in fretta.
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  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    A bordo del Deniz Sireni, uno yacht di quelli di lusso apparttente a suo padre, La figlia del governatore di Marinaris, una delle province costiere dell'Anatolia sud occidentale, stava quasi portando a termine il banchetto di gala iniziato molte ore prima durante il viaggio di ritorno da Heraklion verso casa. A dire il vero un po'di tristezza ce l'aveva nonostante la bellissima notte di luna piena. Le sue vacanze presso la splendida Isola di Creta, dove il governatore possedeva una vasta tenuta estiva era finita. Era tempo di tornare sul continente e di finire nelle mani di tutori e serve pettegole nella noiosissima cittadina costiera che suo padre amministrava, insieme al territorio circostante dell'omonima provincia. E poi c'era il problema di Dilek, quel detestabile giannizzaro che la sua famiglia gli aveva messo alle costole sin dall'inizio dell'anno. Mentre lo guardava ridere a bocca piena dall'altra parte del tavolo, non poteva capacitarsi del fatto che suo padre volesse che lei sposasse quel tanghero incivile solamente perché era figlio di una nobile famiglia di Smirne. Glie lo avevano incollato addosso per tutto il periodo delle vacanze nella speranza che loro due legassero in qualche modo. Non trovava oramai più nessun modo di tenerlo a bada. Dopo quella vacanza, la sua decisione era presa: sarebbe stata una lunga lotta con la sua famiglia, questo era certo; ma finché aveva anche solo la più piccola arma a sua disposizione, avrebbe fatto di tutto per evitare una simile sciagura per sé stessa. Eravamo quasi nel XX secolo e già da tempo le sue amiche francesi ed inglesi non dovevano più subire pressioni così forti da parte delle loro famiglie.

    La parte finale della cena fu interrotta bruscamente da un lampo proveniente da poppa. Lo videro tutti molto bene dato che la tavolata era posta di traverso proprio sull'ampio ponte scoperto della poppa del Sireni. Pochi secondi dopo uno spruzzo non molto grande ma non per questo meno temibile, si sollevò a non più di una quarantina di metri dietro allo yacht, legggermente spostato sulla destra, e contempraneamente l'equipaggio cominciò a correre da tutte le parti. Piatti e bicchieri di cristallo volarono per aria. Arrivò di corsa il primo ufficiale vestito nella sua sgargiante uniforme, tenendosi in testa il suo fez. I commensali erano chi sgomento e chi, forse non essendosi ben reso conto di quello che stava accadendo, incuriosito.

    "Signorina Sami, la prego, dovete andare tutti sottocoperta! Siamo sotto attacco da parte di qualche ciurma di predoni! L'ufficiale era abbastanza calmo, ma si vedeva che era decisamente preoccupato.

    I convitati persero istantaneamente tutta l'allegria, anche il prode Dilek fu tra i primi a cercare di convincerla per portarla di sotto.

    "Predoni?" chiese la ragazza. "Ma cos'è uno scherzo?"

    "Temo di no Signorina Sami, ha visto la cannonata; le pareva forse finta?"

    "Ma non ci sono predoni qui"

    "Fino adesso no signorina, ma con tutti questi disordini con le province greche negli ultimi anni, la situazione potrebbe essere cambiata" cercò di tagliare corto l'ufficiale. "La prego, mi consenta di scortarla dabasso nella sua cabina".

    La ragazza non poté fare altro che obbedire all'ufficiale della marina mercantile ottomana.

    "Lampi, lampi di artiglieria per 70 gradi" urlò la vedetta del Fulmine al Ferrazzano che aveva la guardia notturna.

    "Che distanza" strillò di rimando Ferrazzzno.

    "Secondo me tre, quatromila metri"

    L'ufficiale del Fulmine mise subito mano al binocolo, per dire il vero senza molta convinzione. A quella distanza, anche con la luna piena, le probabilità di scorgere qualcosa non erano un gran che.

    "Riesci a vedere di che si tratta?" chiese alla vedetta mentre si portava sul lato destro del cassero.

    "Noooo".

    Ferrazzano fece comunque un tentativo, e binocolo alla mano si mise ad osservare nella direzione indicata. Come prevedeva non scorse nulla se non la superficie appena increspata del mare, che si faceva sempre più liscia ed indistinguibile dalla linea di orizzonte man mano che guardava più in là. Era il caso di andare a svegliare il capo.

    Quando Varriale, mandato a chiamare da un marinaio, apparve sul ponte, Paolo lo ragguagliò immediatamente sulla situazione mentre nel frattempo un secondo lampo si accendeva all'orizzonte.

    Varriale si mise a pensare mentre anche lui cercava di scoprire cosa stava succedendo, tentando un'osservazione con il binoloco. Entrambi gli ufficiali stavano sulla destra del cassero, mentre il Fulmine navigava con rotta 300 di bolina.

    "Ma che sta succedenn accà...che c sta na guerr? Iier nui, ogg quiist'quà". Si lamentò il Varriale con il suo ufficiale pensando ad alta voce mentre occhio incollato al binocolo, si rassegnava anche lui a non scorgere un bel niente.

    "Mbé...C'amma fà?" domandò asciutto il Ferrazzano che come al solito amava andare al sodo con pochi giri di parole, qualità non comune per un napoletano.

    Varriale si mise il binocolo tra le mani dietro la schiena e senza girarsi continuò a scrutare la superficie del mare, come era solito fare quando doveva prendere una decisione. Cercò di ragionare su cosa stesse succedendo: poteva essere una delle navi della squadra che tentava di convincere qualche riottoso a fermarsi, in questo caso lui non centrava nulla con quest'azione. I lampi erano già stati due; lampi piccoli. Non era una bordata, più probabiemte cannoni singoli in caccia; uno massimo due; il che confermava la teoria dell'inseguimento ad un violatore di blocco. In quella direzione c'era la zona di caccia dell'Americano, come si chiamava...il Lexington. Varriale concluse che doveva ignorare l'azione sulla sua dritta e continuare a bordeggiare verso ovest per trovare l'Eser...

    "Un momento" pensò poi Varriale improvvisamente: "e se l'Eser-i Cedîd fosse la nave coinvolta nell'azione...questo mi risparmierebbe un sacco di estenuante navigazione di bolina verso ovest. Potrei andare a vedere cosa succede a dritta prima; e...e nella peggiore delle ipotesi cosa avrò perso...un'ora, due? Certo nulla di grave. D'altra parte se il Turco è quello coinvolto nell'azione lo potrò informare immediatamente di quanto accaduto con l Basilisk e poi posso tornare subito a Rodi, che è a due gomene e raccattare il mio equipaggio."

    Varriale si girò di scatto e si rivolse al Ferrazzano:

    Poggiamo a dritta. Fai preparare la manovra, regola le contro rande; nuova rotta 60. Andiamo a vedere cosa succede.

    "Sta beeen comandà" fu la risposta asciutta del Ferrazzano.

    Varriale apprezzava ogni giorno di più questo ragazzo e pensava che se avesse continuato nella marina militare avrebbe avuto un bell'avvenire di fronte a sé: freddo, lucido in grado di prendere iniziative, come quando non aveva accettato la resa del primo scaglione dell'equipaggio del Basilisk per non lasciare testimoni su quanto avvenuto. E poi in combattimento!...era una furia in combattimento. Ultimo ma non meno importante, acettava immediatamente tutti gli ordini senza discuterli, che su una nave privata non era proprio cosa da tutti i giorni.

    Mentre faceva queste considerazioni, sentì il ponte del Fulmine girargli dotto i piedi e lo schiaffo del vento sulla nuca gli confermò che stavano venendo alla nuova rotta.

    Ohibò ragazzi, il Signor Varriale è fortunato come l'ammiraglio Nelson. Con una possibilità su dieci di avere un evento casuale (chaos factor 1) ha tirato 1 con un dado da dieci. Natura dell'evento: introduce a new NPC, e parole chiave per l'interpretazione Break e Ambush. Non ho dovuto fare un grosso sforzo interpretativo. Vediamo se con quest'azione il nostro intrepido marinaio riesce a guadagnarsi un po' di favore nelle alte sfere, che mi sa che nel prossimo futuro potrebbe averne bisogno.
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  7. metalupo

    metalupo

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    Di favore nelle alte sfere ne ha certamente bisogno, l'incidente diplomatico con l'UK è una brutta gatta da pelare per l'Impero anche sposando la versione del nostro.
     
  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Non ci volle molto prima che Varriale si pentisse della sua scelta. Con il vento direttamente in poppa, andatura che richiedeva la massima precisione di assetto della velatura, e con quell'equipaggio ridotto che non poteva garantire tale precisione, il Fulmine portava malissimo riuscendo a mala pena a fare una media tra i cinque ed i sette nodi.

    Navigarono per un'oretta con quell'andatura. Apparvero a venti minuti l'uno dall'altro ancora due lampi di cannonate a distanza costante, segno che nonostante la nave stesse portando come un porco ubriaco, non perdevano terreno rispetto agli sconosciuti che stavano seguendo. Poi ad un certo punto le cannonate cessarono del tutto: la distanza doveva comunque essere superiore ai quattromila metri perché di avvistare alcunché non se ne parlava nemmeno nonostante sia Varriale che Ferrazzano si dessero il cambio nel rovinarsi la vista al cannocchiale. Oramai erano investiti nell'azione e volevano portarla a termine in qualche modo.

    Passò un'altra oretta malcontata durante la quale l'unico conforto che i due ufficiali si presero fu quello di un caffé portato su da Imperato, che era scocciato assai di doversi fare tutta la guardia notturna in piedi perché lor signori erano impegnati in una caccia. Non era mica quella l'ora di combattere per dio, si sarebbe dovuto aspettare almeno la mattina dopo.

    Improvvisamante mentre i nostri restituivano le tazzine al mitico Imperato e Varriale stava per andare sottocoperta ad accendersi la pipa, ché al vento non se ne parlava, apparve un altro lampo di cannonate e le braccia caddero ad entrambi gli ufficiali nonché a molti marinai che capirono al volo cosa era successo: invece che sui 60 gradi, questa volta i lampi erano apparsi a 120 e quasi a seimila metri secondo le stime di Ferrazzano provetto cannoniere. Era successo era che non visto dal Fulmine, il cannoneggiatore aveva virato a sud est. Il Fulmine non essendosi accorto della manovra, aveva continuato a navigare verso nord est e così la distanza era aumentata invece che diminuire. A questo punto Varriale voleva abbandonare l'inseguimento. Fu il Ferrazzano che lo convinse a non desistere, adducendo che se viravano di 60 gradi a dritta e si rimettevano alle calcagna degli sconosciuti navigli che stavano seguendo, avrebbero avuto un'andatura di lasco e la barca avrebbe portato molto meglio anche con l'equipaggio ridotto com'era. Magari avrebbero cominciato a guadagnare sui loro fantomatici bersaglii.

    Varriale ci pensò un attimo su e poi decise di seguire il consiglio del Paolo; tanto oramai era in ballo, tanto valeva...

    Verso le tre e un quarto di notte si dovette constatare che non vi erano stati ulteriori lampi e che navi in vista continuavano a non essercene. A questo punto anche il Ferrazzano cominciava a scoraggiarsi, quando la fortuna venne incontro ai nostri intrepidi corsari.

    Nella sua disperata fuga verso Marinaris il Deniz Sireni, essendosi reso conto che il suo inseguitore guadagnava lentamente terreno, sperò di confonderlo effettuando una virata a dritta. Questo come abbiamo visto aveva provocato l'aumento della distanza tra lui ed il Fulmine che seguiva a circa 3 miglia. Dopo l'accostata però l'inseguitore continuò lo stesso a guadagnare fino quasi a portarsi ad un certo punto a ridosso dello yacht. Quando la distanza fu di non più di 400 metri l'equipaggio dell'imbarcazione inseguitrice cominciò a gridare che il Sireni si fermasse o l'avrebbero affondato a cannonate. Il capitano accortosi che la fuga verso sud est li aveva portati quasi sulla latitudine di Rodi, decise di tentare un'ultima disperata manovra: virò a sinistra rimettendosi col vento in poppa, con la speranza di riuscire a guadagnare il porto di Lindos prima che il suo inseguitore riuscisse ad agguantarlo. Non c'erano più di una trentina di miglia dal punto in cui si trovavano a Lindos, anche se non poteva dirlo con precisione perché non aveva certo avuto il tempo di consultare le carte in un momento come quello. Intravedeva però sotto la luna piena l'isoletta di Saria di poppa a sinistra; il che voleva dire che Rodi sarebbe stata dritta di prua una volta completata la manovra e soprattutto a 30 miglia e non a 80 come la invece era la sua destinazione originaria. Quella virata rappresentava quindi l'ultimo tentativo di un marinaio veramente sagace e coraggioso, che però era giunto alla fine delle sue risorse.

    Naturalmente l'inseguitore non fu affatto impressionato da questo ultimo tentativo di sfuggirgli da parte della preda. Aveva intuito il motivo della manovra, ma sapeva anche che sarebbe stato addosso al Sireni in ben meno di 30 miglia, quindi bell'idea pensò, ma del tutto inutile.

    Qui però entrò in gioco la fortuna di cui godette il Fulmine e della quale abbiamo parlato prima. Dopo la virata le due barche viaggiavano di nuovo con il vento in poppa, mentre il Fulmine, che naturalmente non si poteva essere avveduto dell'ennesima manovra di chi lo precedeva, continuava a viaggiare al lasco. Per di più il beta tra i due gruppi si andava adesso rapidamente allargando così che, senza che il Fulmine se ne avvedesse, la distanza andava rapidamente diminuendo.

    A bordo del Fulmine, quando si cominciava oramai a disperare inquantoché era da più di un'ora che non si vedeva un accidenti di niente, si udì ancora il grido della vedetta in coffa di maestra:

    "Cannoniera!! Barca cannoniera dritta di prua...distanza meno di 4000 metri credo...va per 60 gradi"

    Ferrazzano e Varriale si precipitarono al bompresso muniti dei loro inseparabili binocoli per scrutare l'orizzonte davanti. Avevano la luna al traverso a sinistra, il che avrebbe viepiù dovuto agevolare la visuale.
    Una cannoniera era praticamente poco più che una scialuppa; una lancia con un alberello a vela quadra piantato appena a prora della mezzanave. In più normalmente era armata con una alle volte due spingarde da 3 o alle volte 6 libbre. Non era ancora chiaro il tipo che gli stava di fronte, ma era abbastanza fuor di dubbio che quella era l'imbarcazione che aveva sparato a tratti durante la notte.

    Ora per Varriale si impose una nuova decisione: nella sua testa si accavallavano angoli, rotte e congiungenti, che come ogni buon marinaio più che calcolare, intuiva inconsciamente. Stette per una trentina di secondi a testa ripiegata sul petto con un'espressione neutra, sguardo fisso alla tolda del cassero e poi improvvisamente abbaiò i suoi ordini. Aveva deciso ancora una volta di seguire la manovra della "preda". Era vero che mantenendo la rotta attuale si sarebbe avvicinato di più, ma non era in grado di valutare per quanto tempo. Non conosceva la velocità della barca che stava inseguendo e quindi non poteva calcolare esattamente a che punto le distanze avrebbero ricominciato ad aumentare per via delle rotte divergenti. Decise quindi prudentemente di virare a sinistra per mantenersi sopravento, confidando nel fatto che avrebbe guadagnato ancora qualcosa per poi buttarsi sul bersaglio al momento opportuno.

    Non era da molto tempo che la virata a sinistra era stata effettuata e che il Fulmine navigava di nuovo instabile con il vento dritt ò cuul, quando per un'ennesima volta si udì il ragazzo in coffa:

    "Nave a prora della cannoniera!! Vicina! Rotta 60...gli sta proprio davanti, ma non so dire di quanto, sono troppo schiacciate sull'orizzonte"

    Varriale ringraziò nentalmente la precisione del ragazzo nel riportare le differenze tra fatti e opinioni e cominicò a farsi un quadro della situazione. Potevano esserci pochi dubbi sul fatto che la cannoniera era in caccia. Doveva essere lei che aveva sparato i colpi di cannone, e stava oramai inseguendo quella nave da più di quattro ore. La delusione del Varriale, svelate le circostanze del mistero fu così grande che pensò per un attimo di riprendere la rotta originaria verso ovest. Ma poi considerando che erano oramai quasi di nuovo sulla latitudine di Rodi, vale a dire praticamente al punto di partenza, e che comunque stava avvenendo un qualche atto di pirateria nelle acque territoriali dei suoi protettori, decise di intervenire. Come al solito la decisione non gli prese più di qualche secondo.

    Stava per ordinare alla via così per mantenersi sopravento, quando dalla coffa giunse un nuovo concitato strillare del marinaio di vedetta:

    "L'abbordano !! La cannoniera è all'abbordaggio...le navi sono ferme"; Varriale reagì istintivamente; adesso se voleva intervenire, occorreva davvero volare. Finalmente la cannoniera, dopo un'inseguimento protrattosi praticamente per tutta la notte, era riuscita a raggiungere il suo obiettivo.

    "Venire all'orza, serra trinchetto e Maestra, barra a destra spiegare il fiocco di lasco!"

    Il Carimà eseguì immediatamente la correzione di barra, mentre i risicati uomini disponibili per la manovra assestavano la configurazione della velatura, issando il fiocco "biturbo".

    Come il Fulmine dieda la sinistra al vento di poppa, cominciò veramente ad accelerare e la velocità in certi momenti toccò più di 15 nodi anche se non c'era nessuno per misurarla, ché tutti erano alle manovre. Lo sciabecco piombò come uno spettro sulle due navi dvanti a lui in meno di 20 minuti.

    Ma in quei 20 minuti molte cose erano successe. L'equipaggio della cannoniera aveva effettivamente abbordato la yacht imperiale Deniz Sireni ed il capitano stava pregando gli arrembatori di prendere tutto quello che volevano e di garantire l'incolumità dell'equipaggio. La conversazione avvenne in turco ottomano volgare, anche se i malfattori erano Cretesi. Il loro capo disse che della nave e dei suoi beni non gli interessava nulla e che voleva invece la signorina Eslem che sapevano per certo essere a bordo. Il capitano del Sireni cercò di tergiversare, cosa che il capintesta dei Cretesi non tollerò, minacciando di cacciare una palla in testa al capitano. Questi forse credendo che l'altro bleffasse, cercò di tergiversare ancora, e la palla in testa se la beccò davvero. Poscia il capo dei pirati domandò ad un altro ufficiale se intendeva essere più collaborativo.

    A bordo del Sireni si erano oramai perse le speranze, quando due palle di cannone sibilarono in mare con sordo tonfo a poca distanza dai due vascelli fermi. Erano Varriale e Ferrazzano che manovravano da soli, ché l'equipaggio era impegnato, i due cannoni da 9 di prora. Il Fulmine si era avvicinato fino 800 metri dalla scena non visto, non tanto perché era buio - a quella distanza sarebbe stato comunque visibile - quanto perché nessuno si aspettava che fosse lì. Udito chiaramente lo sparo in lontanzanza e resosi conto che la situazione precipitava, il Varriale decise che era tempo di rompere gli indugi e chiamare i GIS...scusate; volevo dire...e far sentire anche lui i suoi clarinetti.

    I Cretesi, colti completamente alla sprovvista, si affrettarono a reimbarcarsi sulla loro lancia e ci misero un certo tempo. Per convincerli ad affrettarsi, i nostri aiutati dal Carimà che aveva momentaneamente abbandonato il governo, ricaricarono e scagliarono un'altra mini bordata sulla cannoniera. Erano oramai vicini e questa seconda bipalla colse il bersaglio, squatragnando parte dell'impavesata della barca, decapitando uno dei predoni ferendone gravemente un secondo, e mezzo sbelinando l'unico albero di cui il nemico disponeva. A questo punto i Cretesi passarono loro in situazione disperata. Non sapendo bene con chi avessero a che fare nell'oscurità, decisero di fare di necessità virtù, alzare quel poco che potevano di vela per evitare che l'albero si sfasciasse del tutto, e di provare a sgusciare via sperando di non essere inseguiti.

    "Ricarica per dio" strillò Varriale al Carimà, colto da un mezzo raptus come quello che gli era venuto contro gli Inglesi. "Ricarica, ch l'accid a tutt'è quante à sti can e mmierd!!". Il Ferrazzano lo prese per un braccio, al che Varriale si voltò di scatto come se volesse ammazzare anche lui insieme ai delinquenti.

    "So passst oltr à proor Luì" gli gridò Ferrazzano. "Si sparamm angoor facimm a piezz a naav cha simme venute a salvà"

    Varriale udite e valutate le parole del Ferrazzano, riuscì a tornare in sé per considerare che non aveva l'equipaggio per sostenere un combattimento prolungato. Peraltro non era a conoscenza dei danni realmente inflitti alla cannoniera e nemmeno che questa era seriamente impedita nelle manovre con quell'albero malandato. Se lo avesse saputo magari avrebbe potuto ordinare l'inseguimento e finire il nemico a cannonate, senza prendersi il rischio di abbordare con i 12 uomini che aveva; e comunque anche solo duellare a cannonate, con la manovrabilità attuale del Fulmine, sarebbe stato un rischio in ogni caso.

    Con una certa rassegnazione si risolse a rinunciare.

    Il Ferrazzano aveva cessato il fuoco d'iniziativa; ancora una volta una buona iniziativa. Ordinò di accostare alla nave assaltata che era ancora ferma a meno di cinquanta metri dal Fulmine. Erano le 4 e 40 di notte e lui si era fumato quasi 5 ore in questo diversivo. Era di nerissimo umore.

    La cannoniera Spìtha protagonista dell'azione notturna che il Varriale battezzò pomposamente la Battaglia di Saria
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  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    "Issare la bandiera nostra" ordinò Varriale mentre il Fulmine a lento moto con quasi tutta la velatura ammainata, girarva intorno al Deniz Sireni per capire di che barca si trattasse e per tenere sotto controllo la barca cannoniera cretese che era sempre in allontanamento verso sud.

    Quando il fulmine fu sulla dritta del Sireni, Varriale diede ordine di accostare e fu in quel momento che cominciò a notare l'equipaggio trafelato a bordo. Mancava un'ora alla fine della guardia notturna e quando il Fulmine ebbe completato la manovra di affiancamento cercò di mettere insieme il suo scolastico Francese, visto che si era accorto che gli Ottomani parlavano con molta più facilità quello che l'Inglese.

    "Monsieur ve parla le capitanò Varriale corsaire de la marine impériale Ottomane. Je demande le permesso d'embarquer"

    " Aman Tanrim!!" esclamò il primo ufficiale del Sireni al sentire le parole di Varriale "je vous en pris, parmission accordée" rispose al Napoletano "Mio Dio" Ripeté più a sé stesso che ai presenti...La Marina da Guerra".

    Quando Varriale e Ferrazzano trasbordarono sul Sireni, dopo che l'equipaggio aveva messo in opera una passerella di fortuna di quelle usate per gli abbordaggi, Il ponte dello yacht era tutto in subbuglio; gente terrorizzata, un cadavere sul ponte che pareva un ufficiale, piatti sfasciati e nessuna parvenza di ordine: tipica nave mercantile, anche se più lussuosa della media a giudicare d pizzi stucchi e merletti. Le presentazioni e la successiva conversazione continuarono sempre in Francese maccheronico da entrambe le parti.

    "Vi trovate sullo yacht di rappresentanza Deniz Sireni signor capitaine. Eravamo diretti a Marinaris quando siamo stati aggrediti da quell'imbarcazione di pirati che avete messo in fuga, che dio ve ne renda merito. Erano Greci, dell'isola di Creta da cui proveniamo".

    "E' il vostro capitano cel là?" Varriale indicò il cadavere del comandante del Sireni con la testa spappolata da una pistolettata.

    "Lo è" rispose il Turco.

    Mentre avveniva questa conversazione, la signorina Sami (Samiye nome esteso) emrse dal ponte inferiore, accompagnata dal bellimbusto Dilek, dalla governante e da un servitore. Molto contrariata che il suo seguito avesse voluto impedirle di risalire in coperta, era nondimeno sollevata che la nave del padre avesse scampato il pericolo. Nessuno le aveva ancora detto che i Cretesi volevano espressamente catturarla.

    La si sarebbe potuto definire bella secondo tutti i normali standard maditerranei: la giovane aveva lunghi capelli scuri, ripiegati sulla nuca secondo la più recente moda Inglese che ne metteva in luce la forma del collo, fiera ed elegante. Tra i lineamenti morbidi e non troppo marcati, spiccavano delle belle labbra sottili, appena ravvivate da un velo di rossetto. Le guance alte, sostenute da un'espressione nobile e severa, mettevano in evidenza il rango della donna che doveva sicuramente apparire come persona importante a chiunqe la vedesse.

    "Il Capitano Varriale Vostra Grazia" si affretto a introdure il primo ufficiale del Sireni rivolto alla giovane. "Ha messo in fuga i nostri assalitori con il suo proverbiale quanto tempestivo intervento" disse l'uomo nella sua lingua madre.

    "Sami rivolse lo sguardo al nostro capitano, che improvvisamente si sentì mortificato dal suo aspetto trasandato da giorni di navigazione in alto mare e dal fatto di non essere nemmanco particolarmene profumato.

    "Siete Italiano signore?" domandò la giovane nella lingia di Dante, avendo notato l'accento del Varriale.

    "Napoletano" rispose Varriale per puntualizzare. Sono molto lieto di fare la vostra conoscenza signora; servo vostro.

    "Capitano" proseguì la dama in Italiano con poco, pochissimo accento, "dovete permettermi di ringraziarvi. Vi sono eternamente obbligata per aver voluto salvare l'imbarcazione da quegli spregevoli individui. Sicuramente erano intenzionati a derubarci e magari a lasciarci in mare su di una scialuppa dopo aver caturato la nave".

    "Ed io sono lieto di essermi trovato al posto giusto nel momento giusto signora. La mia nave è al servizio della Marina Imperiale come legno da corsa per le attività di blocco alle coste greche. Eravamo appunto in missione quando abbiamo visto i lampi delle cannonate rivolte verso di voi" rispose il Varriale, pentendosi poi subito, notata l'espressione della giovane, per aver ricordato i tristi fatti appena avvenuti.

    In quel momento la donna notò anche il cadavere del comandante riverso sul ponte e portò le mani al viso in segno di sgomento.

    "Sono estremamente desolato vostra grazia" riprese il primo ufficiale. "Il capitano ha dato la vita rifiutandosi di rivelare che voi vi trovavate a bordo. Gli sconosciuti che ci hanno assalito cercavano espressamente voi" rivelò finalmente l'uomo alla figlia del Governatore.

    "Oh mio Dio, me?...E perché cercavano me"

    "non ne abbiamo la più pallida idea vostra grazia, forse per ottenere un riscatto?!"

    Il Varriale all'oscuro di quanto si stavano dicendo tra i due personaggi assunse un'espressione contrariata ed impaziente.

    "Capitano" il giovane ufficiale civile si rivolsse di nuovo a lui. "Devo comunicarle che le persone che ci hanno assalito lo hanno fatto con il delibarato scopo di sequestrare la signorina Samiye qui presente; chiedevano di lei ed hanno ucciso il capitano perché si rifiutava di consegnarla. Per la sua sicurezza devo domandarvi se voleste essere così gentile da scortarci fino al porto di Marinaris, nostra originaria destinazione. La signorina è la figlia del governatore della provincia ed io mi sentirei molto più tranquillo se il vostro bastimento armato potesse garantire la nostra sicurezza fino all'arrivo" concluse l'uomo guardando Varriale con aria investigativa.

    Varriale scambiò un'occhiata con il Ferrazzano che a sua volta lo guardava con ara interrogativa.

    "La nostra missione signore, era una crociera di blocco di una settimana tra Creta ed il Peloponneso ed eravamo diretti laggiù" declinò il Varriale con aria marziale, "Tuttavia...vista l'eccezionalità delle circostanze, non credo che il comando della squadra potrà biasimarci più di tanto se interrompiamo la missione per intraprenderne una che è sicuramente almeno di analoga importanza" mentì il Varriale che la sua missione era già stato costretto ad interromperla per altri motivi.

    "Oh Signore, vi ringrazio e vi sarò eternamente grato per la vostra disponibilità" rispose l'ufficiale del Sireni con un leggero inchino. "Vi assicuro che non vi pentirete della vostra decisione. Sapete il governatore Eslem è una persona molto influente e..." Varriale aveva già smesso di ascoltare, occupato a concepire disegni nella sua mente. Quando l'ufficialetto ebbe terminato la sua filippica gli diede la sua risposta:

    "Temo per esigenze di servizio di potervi accontentare solo parzialmente signore. Vi scorteremo fino a Lindos, ch è la nostra base militare. Confido che da quella località si possa successivamente organizzare il sicuro trasferimento della vostra nave sul continente in un immediato futuro".

    L'ufficiale si consultò con la signorina Sami e l'accordo venne raggiunto sulla base di quel ragionevole compromesso.
     
  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    I nostri a Rodi non ci arrivarono mai. Stavano organizzando il viaggio verso Rodi e le posizioni relative delle navi per navigazione fino al porto di Linods, quando la vedetta del Fulmine avvistò a nord est una grossa nave da combattimento battente bandiera ottomana. Varriale passò il binocolo all'ufficiale del SIreni, il quale immediatameente confermò essere la fregata ad elica Muhbir-i Sürûr, nientedimeno che la vice ammiraglia della flotta. Più o meno allo stesso momento, proveniente da sud fu avvistato un altro bastimento armato che navigava veloce tagliando il vento "comme il faut". Si trattava del Lexington che stava pattugliando la zona di caccia a lui assegnata, zona che pareva in quel momento una delle più affollate del Mediterraneo.

    Era successo che il contrammiraglio Zekiye si era recato a Lindos imbarcato sulla Muhbir-i Sürûr per una rivista a sorpresa delle installazioni della squadra di blocco e la sorpresa l'aveva invece avuta lui; una sorpresa da colpo apoplettico: nel porto aveva infatti trovato una nave da guerra inglese catturata con tanto di prigioneiri, ed un equipaggio da preda italiano, mentre a sua insaputa una lancia veloce con a bordo il signor Koc correva in continente per informare le autorità dell'accaduto. I due non si incontrarono mai, ma il contrammiraglio venne a sapere lo stesso dell'accaduto dall'Alzese e dalle autorità portuali, che dell'Alzese avevano già raccolto la testimonianza. Il Primo ufficiale italiano comunicò al Contrammiraglio Zekiye la posizione approssimativa del Fulmine, che risultò di molto sbagliata, dati gli imprevisti accaduti allo sciabecco nell'ultimo giorno di crociera. Per precauzione il contrammiraglio mise in stato di temporaneo fermo l'equipaggio da preda napoletano, spiccò un'altra lancia veloce al comando della flotta a Smyrne e si mise personalmente in cerca dello sciabecco napoletano che rischiava di provocare un grave incidente diplomatico con la Gran Bretagna. Non poté però nascondere a sé stesso la soddisfazione per lo smacco subito all'arrogante e perfida albione, che trattava il Mediterraneo come un'altro dei suoi laghi personali. Era bene che ogni tanto qualcuno desse una lezione a quella culona intrombabile della regina Vittoria. Ma lui era solo un comandante di flotta della marina, anche se non ne aveva ancora formalmente il grado. Sinceramente sperava che i suoi superiori fossero del suo stesso avviso, anche perché se lo fossero stati, con quel successo da parte di una delle navi alle sue dipendenze, la promozione ad ammiraglio non glie la levava nessuno.

    La fortuna aveva assistito Zekiye inquantoché navigando genericamente verso ovest, intercettò per puro caso la nave italiana che credeva invece molto più a occidente per far contatto con l'ammiraglia del Capitano Kerem, intenzione che l'Alzese aveva spiegato essere quella di Varriale.

    Immediatamente dopo l'avvistamento reciproco tra la fregata turca ed il Fulmine, la prima inalberò il segnale di fermarsi ed attendere, ma il Fulmine era già in panna insieme al Dezni Sireni e si risolse di conseguenza ad attendere che la nave da guerra lo raggiungesse.

    Si trattava di una nave davvero imponente, con le sue 1500 tonnellate di stazza, il basso profilo minaccioso e i 22 mostruosi cannoni da 60 libbre che avrebbero polverizzato il Fulmine anche solo con mezza bordata. Tipico esempio di nave ultramoderna, avanzava verso di lui sbuffando alla massima velocità consentita che era, come molte navi a vapore del tempo, intorno ai 10 nodi.

    La lancia con a bordo un ufficiale della Muhbir-i Sürûr si accostò allo sciabecco ed allo yacht imperiale, e fu invitato a salire a bordo. Mancarono i convenevoli militari, dal momento che il Fulmine nave militare non era, comunque l'ufficiale fu accolto con la massima gentilezza da parte di Varriale e Ferrazzano. Ci volle una mezz'oretta buona per spiegare cosa stesse facendo lì il Fulmine, e Varriale si avvalse della testimonianza diretta del primo ufficiale del Sireni e di quella della signorina Sami per raccontare l'episodio dell'attacco allo yacht imperiale e di come lui lo aveva sventato. Nel frattempo si era accostato alla comitiva anche il Lexington, il cui capitano fu rapidamente invitato a riprendere le sue attività, cosa che fece senza porre tempo in mezzo, se pur domandandosi il motivo di quello spiegamento ad occidente della sua zona di caccia.

    Il Contrammiraglio Zekiye accolse il Varriale nella sua ampia e spaziosa cabina, posta a poppa della Muhbir-i Sürûr ed arredata con gusto tutto bizantino tra lo sfarzoso ed il militaresco. Presente al colloquio c'era anche il comandante della nave, Capitano di Fregata Harun Ugur, che trascriveva il verbale da presentare all'ammiragliato. Il pranzo di lavoro consistette in una magnifica rollata di Shawerma con carne di pecora, contornata da una miscela di spezie ed un dessert che Varriale tovò molto buono chiamato Baklava a base di miele, frutta secca, zucchero e pistacchi. Tutto venne accompagnato da due ottimi tipi di vino francese, alla faccia della religione musulmana, uno per la pietanza ed uno per il dolce. Certamente il Turco sapeva come mettere gli ospiti a proprio agio.

    Per prima cosa l'ammiraglio si congratulò con il Varriale e lo ringraziò infinitamente per aver tratto in salvo con ardita azione bellica la figlia di sua eccellenza Eslem Pascià. Il governatore glie ne sarebbe stato per sempre riconoscente, che non capitava tutti i giorni di incontrare un capitano corsaro di un tale valore e di una tal dedizione. Il Pascià avrebbe sicuramente richiesto di conoscere il Varriale personalmente.

    Pur essendo molto bizantini, i complimenti dell'ammiraglio suonavano senza dubbio sinceri, e Varriale sperò che la buona disposizione del comandante della flotta sud sarebbe stata utile nella seconda parte del loro colloquio.

    Venendo all'incidente con la nave inglese, usando il suo solito Francese sgangherato, Varriale spiegò al contrammiraglio come il Basilisk si fosse posto in rotta d'intercettazione nei confronti della sua nave. Il Fulmine per agevolare la manovra si era fatto incontro alla nave britannica. Il comandante inglese giunto a contatto chiese spiegazioni sulla presenza del Fulmine in quella zona. Lui glie le aveva date ed aveva anche cercato di corroborarle tentando di mostrare all'Inglese la lettera di marca di cui era titolare. Il capitano Inglese, non convinto della legalità della missione del Fulmine in Egeo, aveva prima tentato di convincere il Varriale a seguirlo a Malta, e poi di fronte al rifiuto di questi, aveva tentato addirittura di abbordare la nave italiana. Semplicemente l'equipaggio napoletano si era opposto con la forza e ne era risultata una vera e propria battaglia dove gli Inglesi avevano avuto la peggio e lui aveva catturato la loro nave ed i sopravvissuti del suo equipaggio.

    Persuasion round 1: 5 #1 success, total 1 success

    Zekiye constatò che la versione dell'ufficiale italiano che aveva interrogato a Rodi e quella fornita da Varriale più o meno coincidevano, anche se la versione data dal prino ufficiale del Fulnine a Rodi non aveva tutti i dettagli descritti dal Varriale.

    Il contrammiraglio quasi si scusò con Varriale per la sua insistenza nell'andare a fondo della questione. Non voleva certo dubitare della sua parola. La sua intenzione era solamente chiarire il più possibile la dinamica degli avvenimenti in maniera da poter riferire con precisione all'ammiragliato. Il suo rapporto sarebbe andato direttamente al Divan, organo esecutivo della Porta, visto che l'ambasciata britannica a Costantinopoli non ci avrebbe messo molto a chiedere spiegazioni circa la scomparsa di una propria nave da guerra nelle acque del Mediterraneo Orientale; sempre ammesso che le spie inglesi a Rodi non avessero già inoltrato la notizia che la nave si trovava in stato di fermo in porto come preda neutrale. La miglior cosa sarebbe stata che il ministro competente del Divan fosse in grado di informare lui stesso l'ambasciatore inglese con dovizia di dettagli su come fossero andate le cose.

    "Come spiega capitano l'azione violenta del comandante inglese così repentina ed inaspettata?" chiese il contrammiraglio; "non è una condotta tipica della loro marina...è sicuro di non aver fatto nulla per provocarla?"

    Il Varriale finse di fare uno sforzo per ricordare esattamente cosa fosse successo, mentre in realtà stava solo cercando di mettere insieme i cocci in una maniera credibile. Pensò che concedere qualcosa avrebbe aiutato a dissimulare meglio la verità. Doveva stare molto attento però; col suo pietoso Francese non era difficile che lui si tradisse in qualche modo o che l'ammiraglio interpretasse male le sue parole.

    "In effetti...devo dire...devo dire che la mia risposta al comandante inglese non fu delle più gentili. Ero piuttosto adirato, con quel presuntuoso damerino che voleva far sfoggio a Malta della sua azione e della sua autorevolezza. Gli risposi piuttosto bruscamente...gli dissi che a Malta l'avrei seguito solo da morto e che non aveva nessun diritto di trattare in quel modo una nave che stava svolgendo il suo regolare servizio per uno stato sovrano...In altre parole, credo che voi abbiate ragione; devo averlo provocato. Ma eccellenza; non sopporto i saccenti e gli arroganti anche quando vengono da grandi potenze straniere."

    Il riferimento ai suoi stessi datori di lavoro era solamente velato, ma non per questo non colto dal contrammiraglio.

    Persuasion round 2: 8; 1 succes + 1 raise (6+2) #2 successes, total 3 successes

    Zekiye cominciava ad essere impressionato da quel giovane ardimentoso. Ad averne di comandanti di quella fatta nella marina turca. Molte potenze straniere avrebbero abbassato la cresta. Mentre sorseggiava l'ultimo bicchiere di vino, giocherellando col bicchiere con finta noncuranza, domandò ancora al Varriale se fosse stato disposto a portare la sua testimonianza di fronte ad un organo inquirente britannico, qualora le autorità inglesi lo avessero richiesto. La domanda era tendenziosa ed il Contrammiraglio Zekiye molto scaltro.

    "Tu sarai pure bizantino" pensò il varriale mentre fingeva di ponderare una meditata risposta, "ma io sono napoletano, e chi fotte un napoletano deve ancora nascere car'o mmio pascià"

    "Certamente si eccellenza, purché questo avvenga in una forma ed in un luogo che non sia d'offesa né all'onore mio e né alla sovranità dell'impero ed al contengno della sua gloriosa marina".

    Persuasion round 3, modifier +1 for the appeal to the ottoman empire sovereignty and to the honor of its navy: 11; 1 succes +1 raise (6+4+modifier 1) #2 successes, total 5 successes

    5+ The target is sure of his decision. He provides more
    support than requested. If the prosecution wins in
    a court case, the defendant receives the maximum
    penalty

    "Sta bene capitano" fece l'ammiraglio sbattendo la mano sul tavolo. "Potete avere la mia parola che appoggerò in pieno la vostra posizione di fronte agli organi inquirenti del mio governo, anzi farò tutto quanto in mio potere perché una tale eventualità non abbia nemmeno ad avvenire. Rimane ferma la vostra disponibilità a conferire con gli Inglesi in caso questo sia necessario". Chiese Zikiye per conferma.

    "Rimane ferma rispose il Varriale"

    "Se ciò dovesse mai capitare, potrete contare sul mio appoggio anche in quell'istanza" ribattè l'alto ufficiale turco."

    "Ve ne sono molto grato signore"

    "Intanto ditemi di cosa avete bisogno"

    "Di tornare a Rodi, recuperare il mio equipaggio, curarmi dei miei feriti e poi riprendere la mia missione. Sapete ammiraglio, questa imbarcazione appartiene ad una società che richiede di vedere profitti; ed io ho solo ancora 20 giorni di contratto con il vostro illustre governo."

    "Se voi lo gradirete" rispose Zekiye, "Vedrò di fare in modo che questo venga senz'altro esteso capitano. Di gente decisa come voi abbiamo estremo bisogno. Per quanto riguarda le vostre richieste, tornerete a Lindos con un mo ufficiale che darà tutte le disposizioni necessarie direttamente in mio nome. Sarete libero di riprendere il mare non appena pronto. Farò preparare una relazione dettagliata firmata di mio pugno per il vostro superiore il capitano Kerem, per quando lo incontrerete di nuovo. Per quanto riguarda la signorina Eslem, mi incaricherò io di scortarla a Marinaris e di conferire personalmente con suo padre, tramite la locale aministrazione".

    "Vi sono eternamente obbligato per la vostra disponibilità ammiraglio. Non mi resta che riprendere le mie mansioni allora, e spero di rivedervi il più presto possibile con buone notizie".

    "Mi adopererò perché così sia" concluse l'ammiraglio congedando il nostro che in breve tempo, dato l'arrivederci alla signorina Eslem, fu di nuovo a bordo del Fulmine per fare rotta verso Rodi".

    Varriale annunciò al Ferrazzano che se ne andava a fare una siesta, che il suntuoso pranzo offertogli dall'ammiraglio lo aveva messo fuori combattimento, specialmente la parte liquida del convivio. Gli comandò di chiamarlo immediatamente in caso di bisogno e di fare rotta direttamente per il porto di Lindos.

    "Ei aggiustat'é ccoos?" gli chiese Ferrazzano con aria di dissimulata curiosità.

    "Statte tranqull Paolé, c'acca nisciun'è fesss".

    Il Contrammiraglio Zekiye, comandante della flotta meridionale ottomana
    zekiye.jpg

    La Fregata Muhbir-i Sürûr, una delle più moderne unità a solcare i mari nel 1850
    Muhbir-i Sürûr (Screw Frigate).jpg
     
  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Alle 18 in punto il Fulmine entrò nel porto di Lindos con mezza velatura e quasi in assenza di vento. La prima cosa che vide alla sinistra della baia fu il Basilisk ormeggiato nella cala a sinistra riservata alle navi di maggiore dislocamento, che spiccava imponente contro costa nella sua colorazione legno ocra. Si notava chiaramente che nei pressi della banchina dove era ormeggiata la nave inglese era dislocata una compagnia del reggimento di stanza al forte dell'Acropoli, come guardia alla nave.

    A parte questo il porto era desolatamente vuoto e tuttavia le poche bettoline ed i pescherecci in uscita dal porto, leggendo il nome del Fulmine che in porto stava entrando, lo salutarono con gran gesti di festa ed azionarono tutti i loro fischietti. Dal forte dell'Acropoli, partirono addirittura ben due salve di saluto non appenna l'ufficiale di guardia sulle mura identificò chi era il vascello in entrata. Decisamente lo sciabecco si era fatto evidentemente una fama.

    Giunto in banchina, sui moli di destra i portuali si fecero in quattro per aiutare nelle manovre di ormeggio ed accolsero il capitano sbarcante come Scipione al ritorno da Cartagine. Chi voleva offrirgli da bere, chi si interessava alle condizioni della nave; aveva bisogno di qualcosa il Capitano? Munizioni, provviste, riparazioni dopo la cruenta battaglia, che in due giorni di racconti di bocca in bocca era oramai diventata più importante e famosa di Trafalgar. Non si era mai vista una simile vittoria della marina ottomana contro le flotte occidentali. Questa battaglia aveva vendicato allo stesso tempo Lepanto e Navarino e sicuramente avrebbe messo il timore di dio nelle cancellerie degli arroganti occidentali. E poi la cattura! Quanto fieramente le truppe turche avevano accompagnato i prigionieri inglesi mogi e rassegnati nei locali dove sarebbero stati detenuti. Uno spettacolo memorabile davvero e tutto dovuto al coraggio ed all'arguzia marinara del Capitano dello Yildirim, come i locali chiamavano il Fulmine nella loro lingua.

    Ma al Capitano in questione interessavano due cose solamente: visitare i propri feriti e recuperare il suo equipaggio. A tal fine, non appena sbarcato si presentò all'autorità portuale che lo accolse non meno calorosamente del resto della gente che aveva incontrato fino a quel momento. Mostrò la lettera del contrammiraglio Zekiye e richiese il rilascio immediato del suo primo ufficiale e dell'equipaggio da preda che aveva condotto in porto il Basilisk. La cosa venne ovviamente concessa con immediatezza; il capitano doveva capire, si era trattato di una misura precauzionale in attesa di venire a conoscenza dei particolari dell'azione. Il Signor Koc era andato in continente a riferire delle gesta del Varriale; il funzionario dell'autorità portuale era persuaso che al suo ritorno si sarebbe portato dietro la notizia che la corvetta inglese era buona preda ed il capitano sarebbe stato ricco. Una nave del genere valeva almeno 300.000 lire e la metà sarebbero state per il valoroso equipaggio dello Yildirim. 150.000 lire ottomane; una fortuna inestimabile!

    Il capitano si ricongiunse con il suo primo ufficiale Alzese e con la ventina di uomini dell'equipaggio che aveva distaccato sul Basilisk. Erano tutti giù di morale. Erano stati trattati con ogni riguardo ben inteso; ma la privazione della libertà personale, la detenzione se pur solo a scopo cautelativo; tutto ciò aveva inciso sul morale degli uomini. Varriale si preoccupò di rinfrancare tutti con le notizie recenti e poi per dare un segno tangibile della buona sorte che era capitata al Fulmine, decise di anticipare le paghe settimanali degli uomini di un giorno. Decise quindi che dopo aver visitato i feriti sarebbe tornato a bordo dal sottufficiale amministrativo Manella per verificare la situazione contabile della società per recarsi poi nella banca dove il Varriale aveva aperto un conto corrente a nome della società DINA.

    Come prima cosa occorreva però recarsi presso l'ospitaletto di Lindos a vedere in che condizioni erano i feriti. Il chirurgo dell'isola lo accolse calorosamente e lo affidò nelle mani di un suo assistente dopo essersi complimentato per le sue vittorie. Il Varriale accompagnto dal Ferrazzano e dall'Alzese, che si erano finalmente di nuovo riuniti nel corpo ufficiali del Fulmine, ebbero modo di verificare le condizioni dei feriti. Purtroppo Alzese aveva già comunicato a Varriale che i due gravi erano arrivati morti in porto durante il viaggio di trasferimento, mentre i feriti leggeri, che erano 6, sarebbero stati in gradi di riprendere servizio, se si voleva usare prudenza, in una settimana; se no anche subito. Il Varriale comunicò a quei sei di riposarsi e che gli avrebbe fatto avere la paga il giorno stesso al pari di tutti gli altri; anzi prima di tutti gli altri.

    Le brutte notizie però non finivano lì: tornato a bordo e fatto il punto della situazione con Manella nell'angusto spazio privato della sua cabina, Varriale si rese conto che liquidi sufficienti per pagare l'equipaggio non cen'erano. Il capitano non ritenne accettabile questa situazione e si recò egualmente nella sede locale dell'unica banca esistente nell'impero a quel tempo, vale a dire la Bank-i Der Saadet*. Concordò con gli strozzini locali di andare in scoperto sul conto corrente della DINA di 100 lire ottomane per pagare il suo equipaggio, sulla base del fatto che la società stava per risquotere il valore di preda del Basilisk o come minimo una ricompensa dal governo per la sua cattura.

    I cravattari si premunirono di fare le dovute congratulazioni al rispettabile Capitano Varriale sulla cui solvibilità e su quella delle sue società ovviamente non c'era nessun dubbio; ma che per una questione di pratiche interne decise ben inteso non da loro, ma dalla sede centrale, dovevano chiedere al capitano di garantire con dei beni tangibili lo sconfinamento che loro potevano senza meno accordare ad un gentiluomo della sua fatta. Informarono poi diligentemente il capitano circa i tassi d'interesse di mercato sugli aggi concessi dalla banca in quel periodo. Insomma; non importa l'epoca storica, gli strozzini banchieri parlano sempre la stessa lingua contorta e strisciante. Per altro non sapevano neppure che le azioni che Varriale aveva nella società erano zero eche aveva solo poteri di a amministrazione e rappresentanza.

    Il Varriale, tenuto per le palle dal fatto che lui doveva pagare ma che nessuno l'aveva ancora pagato, problema questo comune a molti imprenditori di ieri e di oggi, dovette rassegnarsi a firmare in nome e per conto della Societé Anonyme DINA tanto di contratto di garanzia reale che impegnava la metà di tutti i cannoni imbarcati sul del Fulmine, per un valore di circa 250 ducati napoletani, vale a dire 400 lire ottomane. Normale amministrazione; per uno sconfinamento di 100, gli squali chiedevano in garanzia 400, ovviamente in beni reali e non in cartamoneta il cui valore reale - il costo della stampa - era prossimo allo zero. Un trucco che i banchieri usano ancora oggi per trasferire ricchezza dalla massa ignorante a loro stessi.

    Il Varriale quindi dovette entrare anche lui nel tessuto imprenditoriale ossia far conoscere alla DINA l'onta del debito, anche se a scopo di investimento. Investiva infatti sulla felicità dell'equipaggio che ne avrebbe stimolato si sperava la produttività.

    Grazie al prode S.Gennaro la situazione munizioni e rifornimenti era ancora buona. C'erano vettovaglie a bordo per un mese e andava solamente rifornita l'acqua potabile che il nostro si affrettò a disporre senza meno. Ora tutto quello che gli rimaneva da fare era tornare in mare (senza i 6 feriti leggeri e quindi con un equipaggio di 32 uomini) e darsi da fare nella cattura delle merci di contrabbando, sperabilmente questa volta senza farsi distrarre da nulla. Se poi dall'impresa del Bailisk e dal salvataggio della "principessa" fosse venuto qualcosa di buono sarebbe stato tutto grasso in più.

    Concesse agli uomini una serata di baldoria, ma tutti a bordo a mezzanotte al massimo, che la mattina del 19, lo sciabecco avrebbe ripreso il mare.

    Locande e bordelli del porto lavorarono quella notte a pieno ritmo ed i soldi prestati ritornarono seduta stante nelle mani dei banchieri pronti ad un altro round di prestiti.

    *La banca centrale ottomana venne fondata solo nel 1856 con 135.000 azioni di cui 80.000 di proprietà dei Rothshild, 50.000 ad una cordata di banchieri franco-olandesi e solo 5.000 al governo ottomano. Capita l'antifona ??
    Le facce allegre dei due strozzini con cui il Varriale dovette trattare il pagamento dello stipendio ai suoi marinai.Ditemi voi se i banchieri ed i bancari non hanno sempre la stessa faccia da vermi striscianti in ogni epoca. Senza offesa per nessuno.
    cravattari.jpg
     
    Ultima modifica: 25 Giugno 2019
  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    ...Mentre mi rendo perfettamente conto di quanto poco questa mia possa fare per alleviare il vostro dolore, nondimeno voglio che Voi sappiate che sono vicino a voi ed alla vostra famiglia per la perdita di Angelo, che da prode qual'era ha combattuto ed è caduto per salvare la sua nave ed il suo comandante che è adesso qui a scrivervi. Ben conscio che come detto poco possa fare per alleviare la vostra sofferenza vi allego lettera di credito per ducati 5 comprendenti l'ndennità di imbarco di vostro figlio, che potrete riscuotere presso qualunque banco dela regno.

    Rimango vostro umile servo
    il comandante di Nave Fulmine Luigi Varriale

    ...comandavo la nave armata per la guerra di corsa Fulmine, sulla quale ha prestato servizio vostro figlio Giacomo...


    Chiuso nella sua cabina sul Fulmine ormeggiato nel porto di Lindos, mentre i suoi uomini erano in franchigia a dilapidare i quattrini che lui aveva dovuto prostrarsi per ottenere a debito, il Varriale si dedicò all' incombenza più gravosa della giornata: scrivere alle famiglie dei caduti.

    In realtà da quando la missione del Fulmine era cominciata non era mai stato, neanche per un attimo, vicino agli uomini. Essenzialmente li aveva usati per il suo scopo, che era quello di catturare merci illegali o prede e generare profitti. Per ora aveva generato un debito di 30 ducati.

    Si osservò a girare tra le mani la lettera che aveva appena finito di scrivere alla madre di Giacomo Saronno, gabbiere della guardia di dritta e scovolatore del cannone numero tre, come recitava il ruolino dell'equipaggio diligentemente compilato con scrittura elegante da Manella. Lontano dal mare aperto e dai problemi immediati dell'azione, Varriale si rese improvvisamente conto che non solo fino ad ora aveva miseramente fallito negli scopi della sua missione, ma aveva probabilmente anche tradito buona parte dei principi morali su cui l'aveva fondata. La serata senza luna e lo sciabordio dell'acqua contro lo scafo della nave in banchina acuivano il senso di solitudine e gli portavano a galla tutte le manchevolezze di cui si era macchiato fino a quel momento.

    Si ritrovò quindi a considerare come alcune sue decisioni, basate su puri impulsi irrazionali si sarebbero potute rivelare fatali per lui e per il suo progetto. Si rese conto di quanto i meccanismi che stava mettendo in piedi per giustificare e coprire quelle scelte fossero in tutto simili a meccanismi che odiava, che aveva ripudiato e che rimproverava agli uomini in posizione di responsabilità. Ora in posizione di responsabilità ci si ritrovava lui; aveva fatto meglio dei tiranni che odiava?

    Fino adesso in cambio di un pugno di mosche e di un certo numero di promesse, aveva avuto 7 morti e sei feriti sulla sua forza iniziale di 40 uomini. Aveva 13 uomini in meno per il suo equipaggio al momento ridotto a 27 persone. aveva bisgono urgente che i suoi sei feriti tornassero a bordo. Al momento aveva ben poco controllo su quello che sarebbe successo: sarebbero riuscite le autorità ottomane a convincere gli Inglesi che il Basilisk era la nave da biasimare per l'incidente del 16 giugno? Sarebbe stata considerata una buona preda? In caso negativo, gli sarebbe stata accordata una ricompensa almeno simbolica per la sua cattura? Su tutte queste cose non aveva come detto nessun controllo, ma su una cosa ce l'aveva: da ora in poi il Fulmine avrebbe agito prudentemente e strettamente secondo le regole; "niente più colpi di testa capità" si disse mentre ripiegava ed imbustava le lettere alle madri di quelli che per futili motivi, aveva fatto ammazzare. Per un attimo considerò anche l'ipotesi di navigare fino al più vicino consolato britannico e di andarsi a costituire ammettendo di aver attaccato una nave di Sua Maestà Britannica in mare aperto; un marchiano atto di pirateria.

    Nauralmente scartò l'ipotesi in qualche secondo, e giustificò la sua vigliaccheria pensando al rimanente del suo equipaggio ed ai suoi amici che avevano riposto in lui la sua fiducia per fare qualcosa delle loro vite. "Scarna giustificazione" pensò, "degna di ogni comune tiranno in mare o in terraferma".

    Considerò di leggere qualcosa prima di dormire, come di solito faceva. Aveva temporaneamente interrotto le studio delle campagne napoleoniche per dedicarsi alla storia della compagnia delle indie; ma per quella sera decise altrimenti. Chiuse l'alimentazione della lanterna ad olio posta sullo stipo vicino alla cuccetta e si stese. Il sonno tardò a venire.

    Alle sei in punto con la relativa campana, era in piedi e pronto all'azione. Riassettò rapidamente la sua cuccetta e preparò il secchio per la toiletta dopo colazione. Questa era come di consueto pronta in quadrato. Quando vi arrivò, semplicemente aprendo la porticina della sua cabina, facendo un singolo passo e richiudendosela alle spalle, Ferrazzano ed Alzese lo stavano aspettando di fronte alle tazze di latte e caffé fumanti ed ai biscotti che Imperato aveva fatto a mano uno per uno. Se c'era una cosa che a bordo del Fulmine era assolutamente precisa, erano i tempi e puntualità nelle tradizioni di bordo.

    Il morale era abbastanza bassino da quando Varriale aveva informato i suoi ufficiali della situazione finanziaria dell'impresa, tuttavia i due erano pronti a riprendere la crociera nella speranza di eventi che facessero girare la ruota a loro favore. La conversazione non ci mise molto a cadere sull'argomento economico.

    "Si pù vintiseiii nun succed nient, nun putimm pagà chiù i uommnnn o sai?" esordì Alzese facendo andare di traverso il primo biscotto al Varriale.

    "O' sacc, o' sacc" rispose il comandante cercando di continuare a gustarsi la colazione. Dei due il Ferrazzano era quello meglio disposto, ed in verità era stato così sin dall'inizio. Dimostrò questo fatto entrando nella conversazione.

    "Na soluzion c sarebb."

    "E quaaal éi?" domandò Alzese.

    "Sti cazz e cannun e dudccc ca tenimm ncopp. Nun c servn a nu cazz, ca nun tenimm manc abbatanz uommmn per li fa sparà tutt'anziiim. Ier so iut a l'arsenal a cercà de coorrd. Aggiu vust nu vagon e carronat nuov, nuov...Sbarcamm e cannun, i venimm e c'accattamm ott e quell carronat...a differenz e sold c'à mettim inta à caaass"

    Alzese rivolse lo sguardo a Varriale che meccanicamente continuava a masticare i suoi biscotti.

    "Cioè dimezzeresti il numero di cannoni e li cambieresti con roba che ha la metà della gittata" ribatté Alzese.

    "Ioo u facess!" rispose convinto il Ferrazzano. Primo, putissm sparà co tutt'e doi i fiancaat o stess tiemp. Second...facissm molto chù dammagg, e teeeerz c'alleggerissim nu bell poc a naaaav, che Luì...l'hai vist pur tu, de purtarse beeen co tutt sto peees, nun ne vole sapé."

    "Certamente dovremmo cambiare le nostre tattiche" puntualizzò Alzese. "Limitarci strettamente alle navi mercantili ed ingaggiar gazzarra solo e veramente come ultima risorsa." Il riferimento all' eccessiva temerarietà di Varriale fino a quel momento era velato, ma c'era.

    Varriale non volle contestare l'opinione dei suoi ufficiali. Dopo tutto la proposta del Ferrazzano aveva la sua ragion d'essere. I 16 cannoni da 12 libbre con cui era armato il Fulmine facevano certo impressione a vederli ed erano un buon deterrente; ma l'equipaggio per manovrarli tutti, la nave non ce l'aveva. Le carronate di pari libbre avevano necessità di 4 uomini di equipaggio invece che 8, avevano una potenza distruttiva superiore al cannone lungo il che avrebbe parzialmente compensato la dimnuzione del numero, ma avevano l'inconveniente di avere meno della metà della gittata utile di un cannone convenzionale. D'altro canto c'era da considerare che velocità e manovrabilità dello sciabecco ne avrebbero probabilmente giovato. Ultimo ma non meno importante, specialmente nel momento attuale era che con un buon mercanteggiamento, dalla permuta la DINA ne avrebbe ricavato magari una ottocentina di ducati napoletani in valuta locale. Varriale pensò per qualche secondo a tutta la faccenda e poi diede il suo verdetto.

    "Facimm accusì guagliù. Mo c'anascimm e cumpletamm a settiman cum'e stamm. Quann domencc turnamm arreet vedimm ca putim fa va beeen?"

    I due ufficiali, soddisfatti del possibilismo di Varriale che in passato era stato invece irremovibile sull'argomento cannoni, finirono la loro colazione e poi tutti si dedicarono ai preparativi per la partenza.

    In coperta il Varriale trovò già il Carimà che stava facendo sgobbare gli uomini per preparare le manovre per uscire dal porto e un terzo dell'equipaggio a prepararsi al rilascio dalla banchina, assistiti dai soliti manovali del porto. Trovò anche l'afa di metà giugno compensata dall'ottima visibilità. Il sottufficiale fece i saluti regolamentari e chiese quand'é che si partiva. Con gran sorpresa del Varriale e dei suoi ufficiali, attraccato vicino al Fulmine c'era il Surok, che durante la notte era tornato in porto a scaricare i contrabbandi che aveva sequestrato durante i primi due giorni di crociera. Il piccolo sloop russo aveva stive proporzionate alle sue dimensioni e a meno che di non sequestrare l'intera nave con le merci illegali a bordo, che era sempre un rischio dal punto di vista giuridico, aveva poca autonimia in mare prima di dover tornare in porto a svuotare la stiva. Il Capitano Hrygoriev porse i suoi saluti al cassero del Fulmine.

    "Buon giorno a voi capitano" fece in francese il cosacco. "Ha visto quale bella nave inglese abbiamo in visita diplomatica nel porto?" chiese riferendosi al Basilisk tutt'ora ormeggiato alle banchine di sinistra.

    "Buon giorno a voi capitano...si l'ho vista. E 'proprio bella eh?"

    "Accidenti se lo é non so cosa darei per poter andare a rubarla"

    "Meglio di no" osservò il Varriale, "non avete visto quanti soldati turchi ci sono a sorvegliarla?"

    Hrygoriev si girò verso il Basilisk e rimase piuttosto interdetto. "Già" pensò; "cosa diavolo ci fanno tutti quei soldati di guardia ad una nave ospite".

    Carronata da 12 libbre. Tozza, rudimentale ma letale a breve distanza.
    carronade.jpg
     
    Ultima modifica: 26 Giugno 2019
  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Diario di Bordo del Fulmine 19 mercoledì 19 giugnio 1850 guardia del mattino

    Usciti dal porto e messici in rotta per la zona di caccia tra Creta ed il Peloponneso.
    Tempo in peggioramento con bassa pressione pioggia e mare moderatamente mosso che però è sufficiente a disturbare la navigazione. Fa lo stesso molto caldo.
    Navighiamo per lungo tratto di conserva con il Surok che spiega le sue vele latine a dritta poco arretrato. Ai quattro colpi scade sotto l'orizzonte di poppa. Evidentemente il mare mosso fa più male a lui che a noi.
    Equipaggio ancora incompleto, perché il capitano ha deciso di dare il resto della settimana di riposo ai feriti leggeri. Presenti 27, a ruolo 33. Il capitano si alterna insieme a noi ed ai marinai per compensare l'ammanco di effettivi alle manovre.
    ll.jpg
     
    Ultima modifica: 27 Giugno 2019
  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Dopo mezza giornata di navigazione, il Fulmine si trovò in vista delle coste meridionali dell'isola di Kasos. Le condizioni atmosferiche erano andate migliorando: la pioggià lasciò il posto ad una vaga foschia ed il mare si calmò fino a ridursi ad una moderata increspatura. La cosa fu salutata con soddisfazione da parte di tutto l'equipaggio, visto che con questo mare la nave poteva correre più sciolta ed era più facile da governare. L'unico problema era la foschia; limitava la visibilità a otto novemila metri, il che non era buona per la missione del Fulmine. Intorno ai quattro colpi del meriggio, e prorio al momento de monotono rintocco della campana di bordo, il definitivo calmarsi del mare e l'abbassamento della pressione furono accompagnati dall'innalzarsi dell'umidità e dal movimento del vento che prese a girare di nuovo verso nord, prendendo a spirare con decisione da Sud Ovest.

    Varriale non poté fare a meno di fare una smorfia di disappunto notando il cambiamento del vento; ed il Carimà con l'equipaggio alle manovre, presi alla sprovvista, non compirono in tempo le manovre necessarie per la poggiata. Così il fulmine si ritrovò a sbatacchiare contro vento con le vele floscie e il suo bell'abbrivio quasi totalmente perduto. Subito furono chiamati alle manovre i ragazzi che stavano lavando il ponte e si dovette fare intervenire anche qualche marinaio della guardia a riposo. Tutto questo avveniva sotto la vigile direzione dell'Alzese, che trasmetteva i suoi ordini tramite Carimà.

    In cabina Varriale era steso in cuccetta annoiato a morte; persino la pioggia che lui amava sentire battere sul cassero era cessata togliendogli anche quel divertimento. D'altro canto era buona cosa che il mare si fosse calmato. Non appena sentì la nave prendere a collo a causa del repentino cambiamento del vento, Varriale si precipitò fuori dal suo piccolo mondo di privacy e si portò in coperta in maniche di camicia com'era.

    "Signor Alzese vediamo di bordare quella randa di mezzana se non vi dispiace..."; poi rivolgendosi agli uomini alle manovre: "fate girare il maledetto albero di trinchetto, che vi possano cascare le mani!" Non c'era dubbio che Varriale era contrariato dall'ennesimo problema incontrato nel manovrare la nave con precisione ed efficienza. Proprio mentre sbraitava sul ponte, cosa che faceva per altro molto raramente, si udì lo strillo della vedetta, che mai ci si sarebbe aspettati di sentire con quella nebbiolina.

    "Veeeela!! vela dritta di prua!...cinqemila metri davanti...viiira a dritta"

    Ferrazzano accorse al bombresso con il binocolo senza nemmeno cercare di dare un'impressione di calma misurata cosa che di solito gli ufficiali erano tenuti a fare; la fame di prede era oramai troppo forte, e al diavolo l'ostentata calma. Varriale se ne rimase sul cassero ad attendere maggiori precisazioni dai suoi ufficiali. Già sapeva che visto che la nave era di prua stavano navigando più veloci di lei, altrimenti non avrebbero mai dovuto avvistarla. Adesso si trattava di capire che cos'era.

    Ferrazzano puntò con cura il binocolo e si immerse in una lunga ed approfondita osservazione.

    "E' un mercantile" gridò dopo quasi un minuto, in maniera che tutti ma proprio tutti potessero sentirlo..."Batte bandiera Olandese"

    Grandi grida di gioia da prua a poppa animarono lo sciabecco da corsa napoletano.

    Salvin....cioè Varriale sorrise e pensò che andava immediatamente fermato. "Per Dio" cogitò: "un grasso mercantile diretto a ovest. Due a uno che va da qualche parte in Grecia dopo aver caricato merci in Palestina o in Egitto" si convinse con una buona dose di ottimismo. Si mosse anche lui verso prua mentre l'Alzese rimaneva a sorvegliare gli uomini alle manovre.

    Il suddetto grasso mercantile Olandese era in fase di virata a dritta; evidentemente anche lui stava avendo difficoltà con il vento contrario e stava cercando di mettere le mure a sinistra per continuare ad avanzare e contemporaneamente portarsi sotto la costa di Creta. Il comportamento tendeva a confermare l'ipotesi di un carico sospetto. Se fosse stato diretto da qualche altra parte che in Grecia avrebbe probabilmente deciso di virare a sinistra per portarsi verso il mare aperto. Grasso era grasso davvero, pensò Varriale scrutandolo bene con il binocolo; doveva essere almeno 500 tonnellate. Ora bisognava capire precisamente dove andava e cosa trasportava.

    La cosa comprtava un problema serio per il Fulmine: il mercantile avava acqua libera di fronte a se stante la sua rotta a trecento gradi, mentre lo sciabecco, assumendo rotta parallela sarebbe finito sull'isola di Kasos. L'alternativa era quella di tentare di mettere le mura a dritta e scendere verso sud risalendo il vento da quella parte. Naturalmente questo avrebbe aumentato la distanza tra le imbarcazioni.

    Varriale non aveva tempo di esitare e non lo fece. Ordinò di mettere al prua a nord ovest e dirigere verso l'isola di Caso. Al momento buono avrebbero virato di bordo per 180 e si sarebbero posti in rotta sul mercantile. Alzese trasmise gli ordini all'equipaggio con una punta di indecisone; se per qualche ragione avessero mancato la virata al momento opportuno, c'era la possibilità che andassero a sfracellarsi sulla costa alta e frastagliata dell'isola o nella migliore delle ipotesi di mettersi a collo e perdere tutta la velocità. Ancora una volta Varriale agiva aggressivamente e si prendeva considerevoli rischi. Lo smuramento a sinistra questa volta funzionò e non appena messa la barca a fil di vento prua a nord ovest, il Fulmine cominciò a filare allegro a dieci nodi; 800 metri lo separavano dai taglienti scogli dell'isola. Carimà notò la considerevole accelerazione del Fulmine e scambiò un'occhiata significativa con Alzese. Per una volta tanto non erano contenti di vedere il Fulmine prendere velocità tanto in fretta.

    Tutti gli ufficiali mantennero i binocoli puntati sulla nave olandese che procedeva placida e probabilmente ignara della presenza del Fulmine; non era facile avvistare li sciabecco molto basso sull'acqua, viste le condizioni atmosferiche. Almeno su questo i Napoletani avevano un vantaggio.

    Dopo mezz'ora di manovre il mercantile continuava a navigare con rotta costante alla media stimata di 5 nodi, mentre il Fulmine riuscì a portarsi su una longitudine che gli avrebbe permesso di doppiare l'isola di Kasos a ovest. Secondo l'Alzese la distanza era più o meno invariata, ma il Fulmine aveva manovrato con mirabile precisione con due belle strambate dall'una e dall'altra parte del vento. Adesso poteva correre libero verso nord ovest a cominciare presumibilmente a guadagnare sulla nave olandese. Si trattava ora di un gioco di abilità e pazienza: abilità nel controllare l'assetto del Fulmine per superare in velocità e posizionarsi sopravento sull'obiettivo, e pazienza nell'aspettare il momento giusto per poter virare di bordo per 180 gradi per farsi incontro ad esso nel momento in cui lo sciabecco fosse riuscito a guadagnare una posizione sufficientemente favorevole per farlo.

    alla campana intermedia tra i 4 e i 5 colpi, il Fulmine doppiò la punta sud ovest dell'isola di Kasos e quindi ogni preoccuazione da quella parte cessò di avere significato. Non si poteva dire se il mercantile avesse avivistato o meno il Fulmine dato che continuava a navigare mure a sinistra con velocità più o meno costante. Al Varriale che viveva attaccato al suo binocolo pareva nettamente che a tratti il fulmine guadagnasse sul bersaglio, visto che il suo rilevamento cambiava lentamente vesro sinistra. Quando fosse stato abbastanza sopravento il piano era quello di fare prua direttamente sulla nave olandese, che a quel punto avrebbe avuto poche o nessuna possibilità di fuga. Era ancora presto per decidere in che modo la voleva approcciare; colpo di avvertimento? Avvicinamento a distanza di voce? Avrebbe visto quando sarebbe stato il momento. L'unica cosa da stabilire era quando sarebbe venuto questo momento.

    "Vado in cabina a riposare...continuate con questa rotta. Se il bersaglio compie una manovra, qualunque manovra...venitemi a chiamare" si congedò Varriale per provare ad essere fresco e riposato per quando avrebbe contato davvero.
    gg.jpg
     
    Ultima modifica: 28 Giugno 2019
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Ai sei colpi l'inseguimento si protraeva oramai da più di due ore ed il Fulmine aveva guadagnato pochissimo sul mercantile. Secondo una stima dell'Alzese, che misurava costantemente i rilevamenti, non più di duecento yarde. Verso le diciotto pomeridiane la foschia che aveva imperversato sulla zona, cominiciò a trasformarsi in banchi di nebbia, con il barometro che prese a scendere pericolosamente. Se le condizioni atmosferiche fossero peggiorate il Fulmine avrebbe fatto ancora più fatica a sopravanzare in velocità quel mercantile, che data la sua stazza sicuramente teneve il mare meglio del piccolo sciabecco. Dal lato delle cose positive, nonostante il peggiorare della visibilità la vedetta era ancora in grado di segnalare la posizione dell'obiettivo indicandola con precisione. Alzese e Ferrazzano, che con l'aiuto della vedetta mai l'avevano prso di vista, riuscirono a mantenere l'Olandese nei propri binocoli.

    Qalche minuto dopo ricomparve sul ponte Varriale, rinfrancato da una bella dormita. Fece qualche commento sul mutamento delle condizioni atmosferiche e si rallegrò che il mercantile fosse nonostante tutto ancora visibile tra i banchi di nebbia nella sera che approcciava.

    "Mannaggia alla morte Capitano" imprecò in maniera formale l'Alzese visto sul ponte l'equipaggio poteva sentire tutto. "In due ore abbiamo guadagnato un tiro di sasso su quel maledetto. Sicuramente ci ha avvistati da un bel po' e non ha variato la rotta di una quarta. Si sente spavaldo e sicuro di tenerci a distanza"

    Varriale osservò con il binolocolo. "Pazienza Antonio...non ha speranze; prima o poi lo prendiamo".

    "Se non cala la notte prima!" rispose pessimista l'ufficiale. "Con questa nebbia al calar della notte lo perdiamo di sicuro".

    Varriale non si scompose di un millimetro e rimase pensoso con l'occhio incollato al binocolo: "Non ti preoccupare, lo prendiamo prima".

    Proprio in quel momento tutti si accorsero che il vento girava di nuovo; "di una quarta in senso orario" disse l'Alzese per primo. Il ponte si animò immediatamente.

    "Uomini alle manovre!! Tutti i gabbieri a riva...prepararsi alla virata" Comandò Varriale. Occorreva solamente attendere di capire da che parte poggiava il mercantile. per 300 gradi non si poteva più procedere di sicuro. Di nuovo sei occhi molto attenti si concentrarono sui binocoli.

    "viene a sinistra!" Esclamò Alzese vedendo virare l'Olandese con perfetta strambata portando la prua alla sinistra del vento e rimettendosi di bolina mure a destra.

    "Bene" reagì istantaneamente Varriale, "veniamo a nuova rotta 240 gradi, prepararsi alla virata; bordare trinchetto e mezzana a segno...al mio ordine...pronti....virare!! Ora"

    Con fatica e con un certo affanno l'equipaggio del Fulmine eseguì la manovra; a fil di vento e stringendo al massimo con le sue vele latine, lo sciabecco si mise sulla nuova rotta, ma la velocità rimaneva mediocre. La nuova situazione vedeva il mercantile dritto di prora a circa cinquemila metri, ed iniziava una nuova fase dell'inseguimento. Più per incoraggiare gli uomini che per una possibilità reale di impiegarli vista la distanza, Varriale ordinò che venissero armati i cannoni di caccia a prua non appena gli uomini fossero stati liberi dalla virata. Per ostentare calma e sicurezza, Varriale se ne tornò in cabina dove alternava le campagne di Napoleone alla storia della Comagnia delle Indie.

    Era assolutamente affascinato dagli spiriti liberi e borghesi di entrambe quelle storiche imprese. Soprattutto le vicende della compagnia svelavano quanto e come dei semplici privati armati di iniziativa ed idee potessero fare indipendentemente dall'azione degli stati. Certamente la società aveva un monopolio garantito dallo stato, ma la protezione di questo monopolio doveva assicurarsela da sola senza nessun aiuto. Varriale era assolutamente intrigato dai risultati raggiunti da questo sistema e da altri sistemi similari, come quello messo in piedi dagli Olandesi e dagli Spagnoli. Gli venne alla mente un'altro libro che aveva letto sul fallimento della compagnia delle indie occidentali olandese, che aveva ridotto l'Olanda nello stato pietoso in cui si trovava ancora oggi, senza una flotta, senza prestigio e con l'impero coloniale che dipendeva dalla benevolenza delle altre potenze o dall'assoluta arretratezza dei sudditi indigeni. Un libro che parlava di ingordigia, di eccesso di speculazioni finanziarie al limite della fraudolenza, e spesso ben oltre.

    "Gli imperi cadono sempre per le stesse ragioni" pensò mentre apriva la pagina sulla battaglia di Rivoli durante la campagna d'Italia di Bonaparte.

    Non passò un ora che gia Ferrazzano bussava alla porta della sua cabina, ed avuto il permesso di entrare il suo secondo si presentò conun sorriso da guancia a guancia.

    "Guadagnamo e ci stiamo pure avvicinando alla baia di Mirabello. Quel mercantile non ha scampo" annunciò trionfante il Ferrazzano.

    L'mseguimento protratto e i capricci del vento avevano portato le due navi quasi sulla costa nord orientale di Creta. Adesso per il capitano olandese ci sarebbero state da prendere decisioni serie. Non che il suo equipaggio fino a quel momento non si fosse rivelato all'altezza, anzi aveva dettato i ritmi della manovra al Fulmine che si era dovuto limitare a reagire. Ma a virare a sinistra nell'ultimo cambio di vento, secondo Varriale il comandante di quel mercantile aveva fatto un errore; ora si avviava ad essere schiacciato contro la costa. Se non riusciva a sbrogliarsi prima dell'arrivo dell'oscurità, aveva lasciato il vantaggio allo sciabecco. D'altra parte poteva anche essere stata una manovra scaltra, pensò Varriale. Poteva averla fatta di proposito; infatti nelle ore notturne o comunque in condizioni precarie di visibilità, una nave che si stagliava controcosta era molto più difficile da individuare.

    Occorreva a tutti i costi chiudere la partita prima del sopraggiungere del buio.

    Nota Tecnica: come avrete notato le azioni navali del XIX secolo sono questioni lunghe e molto tattiche e dove occorre sagacia, pazienza e molta abilità degli equipaggi nello spremere al massimo ogni piccola risorsa marinara dalla loro imbarcazione. Se questa azione si fosse svolta ai giorni nostri sarebbe durata minuti.

    Potrebbe darsi che l'intera descrizione delle azioni di caccia e di manovra, peraltro parte considerevole delle azioni navali del tempo, vi annoi. Se è così fatemelo sapere: se preferite potrei limitarmi a descrivervi solo il contatto balistico, qualora questo avvenga.

    Già adesso tutte le azioni delle altre navi della squadra sono offline, se no l'AAR sarebbe una bibbia. Il Surok, come abbiamo visto ha già catturato un centinaio di tonellate di "refurtiva" costituita da sete e spezie trasportate da un cutter battente bandiera svedese, mentre l'Eser-i Cedîd ha fermato uno sloop Francese una novantina di miglia a sud del Pireo e ne ha sequestrato l'abbondante carico di 250 tonnellate di armi, munizioni ed esplosivi che erano diretti sul continente. Inoltre il Capitano Kerem, giunto nella sua zona di caccia, ha incrociato una fregata a vela spagnola, la "Descubierta" con la quale ha scambiato viveri dopo aver invitato il suo capitano a cena nella sua cabina. Tradizioni di mare!

    strat.jpg
    tac.jpg
     
    Ultima modifica: 29 Giugno 2019
  16. supertramp

    supertramp

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    L'attesa (inseguimento) del piacere (cannonate), è essa stessa piacere!

    Cosa combina la Lady Lex?
     
  17. Sargon

    Sargon

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    Come velista non posso che spronarti a continuare cosi. :approved:

    Complimenti!
     
  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    I lettori hanno disposto: lunga vita ai lettori

    Il povero brigantino americano vira e controvira come un sughero in acque ristrette tra vento bizzarro e pericolo costante di sfasciarsi su qualche scoglio. Gli hanno affidato la zona di caccia più rognosa; tra l'isola di Rodi e l'Anatolia, con tutte quelle isole ed isolette dove andare a sbattere alla prima disattenzione. In più fino ad ora in quella zona non si sono viste molte navi.

    Sargon grazie del tuo incoraggiamento. Volevo proprio provarlo questo periodo a vela, anche se nel '50 si avviava oramai al tramonto.
     
    Ultima modifica: 29 Giugno 2019
  19. Sargon

    Sargon

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    Luigi, ma ogni strambata/virata tiri i dati per vedere come performa l'equipaggio nella manovra?

    Anche i groppi di vento improvvisi sono condizionati dai dadi?
     
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    si perché attraversa il vento. Nessun controllo per le poggiate

    Assolutamente si, come le variazioni della metereologia
     

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