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La Battaglia di Capo Spada ricombattuta per voi

Discussione in 'Wargames - Generale' iniziata da Luigi Varriale, 25 Maggio 2019.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Primo scenario di una serie che ho in mente intitolata le battaglie storiche, spero che sia all'altezza dei vostri palati fini.

    Ricostruzione della battaglia di Capo Spada 19 luglio 1940
    Condizioni del mare: moderate
    Visibilità: foschia
    Vento: proveniente da nord est

    Turno 1 ore 0620

    L'ammiraglio di divisione Ferdinando Casardi, insegna sull'incrociatore leggero Giovanni dalle Bande Nere, precede il gemello Colleoni, riuniti nella II Divisione Incrociatori. Obiettivo della divisione è di trasferirsi da Tripoli all'isola di Lero e sfruttare quella base per operazioni di contrasto al naviglio britannico nell'Egeo.

    Le due navi si trovano 13 miglia a sud dell'isola di Cerigotto e stanno entrando nell'omonimo canale tra l'isolotto e Creta; rotta 60° velocità 15 nodi.
    Una vedetta del Bande Nere segnala un cacciatorpediniere nemico alla distanza di 27.000 metri per un rilevamento di 70° appena visibile nella foschia mattutina (nella battaglia vera, i caccia ingelsi erano a rastrello e vennero individuati tutti insieme).

    L'ammiraglio Casardi contatta immediatamente il comando marina Egeo perché metta in allarme l'aviazione e comunque si predispone per il combattimento. Certamente non può interrompere la missione di fronte ad un cacciatorpediniere nemico. Vedremo se il borioso e coglione quadrumviro Cesare Maria De Vecchi si degnerà di far alzare in volo l'aviazione da lui dipendente: sono disponibili a Rodi due squadriglie di bombardieri SM-81 ed una di ricognitori RO.44. Per la difesa aerea è disponibile una squadriglia di Fiat CR-32 ed una di CR-42.

    Il Capitano di Fregata Nicholson, dall'altra parte della barricata, capo flottiglia della II squadriglia cacciatorpediniere di Alessandria, avvista le due unità italiane quasi contemporaneamente all'avvistamento della vedetta del Bande Nere. La squadriglia appena uscita dalla formazione a rastrello antisom che aveva appena concluso a nord di Creta, si prepara subito al confronto con quelli che sembrano due incrociatori leggeri italiani della classe Condottieri. Il comandante britannico da immediatamente il segnale di avvistamento al suo superiore Capitano di Vascello John Collins, che si trova a pattugliare il Golfo di Atene con il rimanente della forza britannica concentrata nell'Egeo: l'incrociatore leggero australiano Sydney e il Cacciatorpediniere Havock di scorta. Il Comandante Collins non risponde al messaggio radio, quindi Nicholson non sa se è stato ricevuto. Dopo rapido apprezzamento della situazione decide quindi di cercare di attirare il nemico verso nord per portarlo in bocca ai cannoni da 6 pollici del Sydney, che sperabilmente si affretterà a sud est dopo la ricezione del messaggio di scoperta. Di conseguenza Nicholson ordina alla sua squadriglia di portarsi a velocità di combattimento e vira a destra per 320° allo scopo di allineare i cannoni al nemico e possibilmente anche i siluri. Il capo flottiglia ha deciso di essere più temerario rispetto alla sua controparte storica, che alla stessa ora del vero 19 luglio 1940, virò stretto per 60° allo scopo di aumentare le distanze con gli incrociatori italiani. Il nostro Capitano di Fregata Nicholson pensa invece di volersi impegnare da subito contro il nemico, in quanto avendo riconosciuto le di lui navi come incrociatori della classe Di Giussano, sa che sono così poco corazzate che anche i suoi 120 millimetri le possono sfasciare; decide quindi che visto che gli Inglesi attaccano sempre, lui attaccherà.

    Nel momento in cui i cacciatorpediniere nemici iniziano la loro virata, a bordo del Bande Nere ci si accorge che sono quattro e non uno, ed una certa preoccupazione si diffonde nella plancia dell'incrociatore della Regia Marina. Da una parte gli incrociatori della classe Condottieri sono stati progettati esattemente per il contrasto al naviglio sottile; infatti sono quasi nulla corazzati allo scopo di permettergli di imbarcare 8 152 millimetri e di navigare comunque a velocità nell'ordine dei 35 nodi. Dall'altra parte però i caccia nemici sono quattro; esattamente il doppio della sua forza e mettono in campo oltre a 32 siluri contro i suoi 8, anche 16 cannoni da 120 contro i suoi 16 da 152.

    Dopo un minuto o due di riflesssione, l'Ammiraglio Casardi ordina una accostata per zero gradi, con l'idea di tenersi aperta sia l'opportunità passare a sinistra del Cerigotto e riguadagnare il mare aperto se le cose si mettono male, sia di proseguire con la missione di addentrarsi nell'Egeo se invece si mettono bene. Nel frattempo spera che intervenga l'aviazione da lui sollecitata e a cui ha dato la posizione sua e del nemico. Quello che il nostro Casardi non può sapere, come del resto non sapeva nemmeno il suo alter ego reale, e che è di ritorno dal golfo del Pireo la divisione Sydney, la quale esattamente alle 0720 apparirà all'estremità nord della mappa, dietro al banco di nebbia.

    Le manovre delle due formazioni le mettono in rotta convergente verso il vertice di un angolo di 60 gradi posto cinque miglia a nord del Bande Nere, capofila della divisione italiana. Alle ore 0636, brandeggiati i suoi grossi calibri sulla destra, il Bande Nere apre il fuoco sull'Hyperion alla mirabolante distanza di 16.600 metri, distanza più che a portata dei suoi 152. Solamente che la difficoltà causata dalla foschia ed il fatto che si tratta ancora di una salva di inquadramento, fanno cadere i colpi lontani dal bersaglio. Il Colleoni ritarda invece a brandeggiare per cause sconosciute. Gli Inglesi non si fanno pregare neanche loro e sebbene la distanza sia leggermente maggiore di quella teorica per i cannoni a tiro rapido da 120 che equipaggiano i loro CT, aprono il fuoco su entrambi gli incrociatori italiani, solamente per constatare che le loro salve, sebbene ben concentrate sono corte.

    La battaglia si preannuncia interessante. Riusciranno gli Italiani a non farsi fottere come avvenne nella realtà?

    Prossimo turno ore 0640
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  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Turno 2 ore 0640

    L'ammiraglio Casardi divide la sua attenzione tra la posizione del nemico e le condizioni del cielo, le quali a suo giudizio di consumato marinaio, preludono ad un probabile peggioramento del tempo.

    Si tenga conto che le fonti divergono sulle esatte condizioni metereologiche della Battaglia di Capo Spada: gli Inglesi dicono mare calmo con foschia, secondo gli Italiani invece il mare era molto agitato. Entrambe le parti fanno menzione del banco di nebbia a sud del Cerigotto. Devo dire che se consultate le gallerie fotografiche relative alla battaglia, il mare non pare affatto agitato, per cui ho deciso di cominciare questa ricostruzione con mare calmo e foschia ma con condizioni generali instabili. Quindi il tempo facilmente potrebbe cambiare durante lo scenario, cosa di cui il mio Ammiraglio Casardi digitale, chiuso nel ponte di comando, ha già avuto il sentore.

    Poi proprio di ricostruzione già non si può più parlare, in quanto l'atteggiamento tattico della squadriglia dei cacciatorpedinieri inglesi già si à discostato parecchio dalla battaglia reale. Quindi da ora in poi parlerò di simulazione.

    Con il binocolo fisso sul capofila dei cacciatorpedinieri inglesi, Casardi intuisce che che il nemico ha la ferma intenzione di chiudere il beta, serrando le distanze. Le unità nemiche convenientemente rallentano persino l'andatura per evitare di sopravanzare i suoi incrociatori in caso lui decida di accostare a sinistra per mantenere il vantaggio della distanza. Casardi nota infine che la manovra del nemico gli preclude anche l'accesso al canale di Cerigotto, a meno di non accettare una drastica riduzione delle distanze, svantaggiosa per la sua divisione. Decisamente l'Inglese è un freddo bastardo. Le opzioni gli viaggiano veloci nella testa, mentre calcola rotte. velocità e posizioni relative; esse si riducono sostanzialmente a tre:

    proseguire per 0 gradi a tutta forza; presenterebbe il vantaggio di seminare il nemico temporaneamente, ma comporta lo svantaggio di avvicinarsi pericolosmente all'isola di Cerigotto a forte velocità.

    Serrare decisamente sul nemico accostando a dritta e vanire alle mani a distanza ravvicinata.

    Accostare a sinistra, mantenere la distanza e quindi il vantaggio dell'artiglieria più pesante, ma allontanarsi dall'obiettivo della sua missione.

    Decidendo di scartare la prima opzione che ha anche lo svantaggio aggiunto di proseguire in linea retta e di non far nulla quindi per confondere i tiri di inquadramento che il nemico ha accumulato nel turno precedente, Casardi opta per la terza opzione. Si sa che i comandanti italiani sono prudenti, c'è sempre la Di Na Zero in vigore, e quindi Casardi dà senz'altro l'ordine di accostare a sinistra mantenendo tutta forza.

    Il Capitano di Fregata Nicholson osserva la manovra dell'avversario e sorride. Ordina pari avanti mezza e segnala alla sua squadriglia di aprire il fuoco sugli incrociatori nemici che gli presenteranno tra pochi secondi le terga. La potenza di fuoco delle sue navi è ovviamente inferiore a qualla degli Italiani, ma il volume di fuoco e doppio rispetto al loro, in quanto i suoi 120 sono a tiro rapido. Segnala via radio di impegnare tutti i bersagli. Per qualche strana ragione però i suoi gregari non eseguono e concentrano tutti il fuoco sul Colleoni, unità di coda della formazione italiana. Mentre si sta ancora chiedendo perché i suoi non comprendono gli ordini, osserva la poppa del Colleoni illuminarsi di vampe e quasi contemporaneamente un colpo devastatore da 152 si abbatte sulla sua nave, evidentemente sparato dall'altro incrociatore. Il proietto attraversa l'Hyperion da parte a parte esplodendo all'interno del ponte di dritta a mezza nave e facendo una carneficina di uomini. L'Hyperion è mezzo sgangherato ma nessuna parte vitale della nave è compromessa. Risulta immediatamente chiaro però che un'altra mazzata del genere sarebbe probabilmente la fine del cacciatorpediniere. Atterrito Nicholson osserva la valanga di spruzzi intorno alla sua nave quando anche le salve del Colleoni si abbattono in mare per fortuna mancandola. Tutte le navi italiane hanno evidentemente il fuoco sull'Hyperion che dopo tutto è la nave di testa.

    Adesso il comandante Nicholson deve prendere una decisione: cedere il comando al Capitano di Fregata Biggs sull'Ilex e ritirare il suo caccia dal combattimento o continuare a guidare lo scontro. Rapidamente si guarda intorno. La torre di prua apre il fuoco, un colpo, due colpi; uno di questi colpisce a poppa il Colleoni; vola qualche pezzo ma non pare nulla di catastrofico; gli altri vanno a vuoto ed insieme alle salve dei suoi caccia gregari, si abbattono in mare intorno all'incrociatore italiano di coda. Esce dalla plancia sul ponte di sinistra ed osserva le sovrastrutture: il caccia è mezzo devastato, ma naviga. Poi Nicholson, in un attimo decide. Inizia a dare ordini alle squadre di controllo danni di darsi da fare.

    Sono le sei e cinquantasei del 19 Luglio e nonostante le sagaci manovre di Casardi, la distanza tra le navi più vicine è calata a 13.000 metri
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  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Turno 3 ore 0700

    Intorno alle 0710 l'Ammiraglio Casardi pensa che il comandante inglese abbia fatto il suo primo errore: improvvisamente osserva la linea di fila dei cacciatorpedinniere nemici accostare a sinistra per passargli di poppa e ne approfitta per riportarsi su rotta zero gradi per mantenere la distanza. Adesso il suo piano è di passare a nord dell'isola di Cerigotto e di entrare nell'Egeo dal canale tra quest'isola e quella di Kithira, a ridosso del Peloponneso.

    Il Comandante Nicholson osserva la formazione italiana sfilarsi sulla dritta ad alta velocità e gli scappa una bestemmia. Adesso le navi nemiche guadagneranno terreno su di lui. Aveva avuto l'idea di distaccare l'Hero del Capitano Biggs dalla formazione con il duplice scopo di permettergli di ingaggiare il nemico con i siluri e di provare a prendere il nemico tra due fuochi. Ma il comandante italiano lo ha giocato; con una rapida accostata a dritta ha mandato a vuoto la sua manovra. Dalla parte delle buone notizie, le squadre controllo danni di Nicholson gli hanno riferito che la nave può contnuare a combattere, visto che i danni subiti nel turno precedente si sono rivelati meno gravi di quello che apparivano alla vista.

    C'è anche da dire però che le navi inglesi tirano meglio. Le salve dei 120 millimetri dei tre caccia ancora in formazione si abbattono sul Colleoni, colpendolo due volte su 24 proietti sparati. Quelli messi a segno sono ancora tutti dell'Hyperion, che alla distanza di 9.000 metri non è proprio un risultato da niente per un cacciatorpedinere. I danni sull'incrociatore italiano cominciano ad accumularsi e si conferma che la scarsa protezione dei Da Giussano sono un pesante handicap anche contro i piccoli calibri. Comunque per il momento entrambe le navi italiane filano ancora a 30 nodi. L'Ilex incassa un proietto da 152, ma i danni sono solo cosmetici. Per contro, gli incrociatori italiani fanno fatica a mettere colpi a segno, la qual cosa è parecchio storica. Durante la battaglia vera, gli Italiani riuscirono a colpire in nemico una volta sola, danneggiando lievemente il Sydney. A compensazione di ciò, per quanto riguarda la condotta della battaglia, Casardi si sta dimostrando molto preparato tatticamente, coadiuvato in maniera eccellente dal comandante del Bande Nere Capitano di Vascello Franco Maugeri, un altro eccellente tattico.

    Considerazioni Tattiche

    Il Capitano di Fregata Nicholson non lo sa, ma all'inizio del prossimo turno apparirà in mappa l'incrociatore Sydney, scortato dal cacciatorpediniere Havock, che avendo ricevuto al turno 1 il segnale di scoperta della divisione italiana, sta navigando a tutta forza per ricongiungersi con la squadriglia di caccia inglesi. Ora dal momento che la divisione di Casardi si trova ad ovest invece che a sud del banco di nebbia, dovrebbe essere in grado di avvistare i nuovi venuti per tempo ed evitare la brutta sorpresa tattica che subì nella battaglia storica. Cosa deciderà Casardi quando si accorgerà che nuovi nemici si aggiungono alla pugna?

    Il Colleoni ha già subito danni considerevoli. Le squadre di riparazione danni stanno lavorando ma i caccia inglesi stanno ancora sparando.

    Quando il Sydney si aggiungerà all'azione, magari non sortirà la sorpresa tattica del Sydney storico, ma aggiungerà 8 cannoni da 150 alla contesa.

    La divisione italiana si trova ancora fuori dall'Egeo e ben in tempo per fare dietro front con rotta sud ovest verso L'africa o Ovest verso l'Italia.

    Se dovesse combattere in ritirata, Casardi avrebbe tutt'ora un considerevole vantaggio di velocità sul Sydney anche se non sui caccia nemici.

    Se io fossi Casardi volgerei le terga al nemico e proverei a batteremela finché nulla di vitale è compromesso sulle mie navi. Considerata la strategia generale di Supermarina di non impegnarsi contro un nemico superiore, non credo che mi manderebbero davanti alla corte marziale.

    Comunque tutto cio è ancora al di là da venire ed un certo numero di cose incontrollabili possono ancora avvenire prima di mettere in atto questo piano. Bisogna tra l'altro ancora vedere in quale esagono esattamente le forze di Collins appariranno e se Casardi le potrà individuare immediatamente. Nel caso non le individui subito, rimane operativo l'intento di doppiare il Cerigotto per il nord e di infilarsi nell' Egeo. A quel punto le carte sarebbero totalmente rimescolate.
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  4. Amadeus

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    Bella questa! Che regole stai usando?
     
  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Hey qualcuno legge ancora i miei post! Un ringraziamento al valoroso Amadeus
    "Battleship Command" di Rory Crabb, lo stesso tizio di cui uso le regole navali moderne "Naval Command"
     
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  6. blubasso

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    Li leggo anch'io, anche se non scrivo...
     
  7. StarUGO

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    Idem
     
  8. Iscandar

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    e ci sono anch'io, il tuo nick ormai è un nome ed una garanzia
     
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Come da regole di scenario, ed in perfetto orario con la battaglia vera, da levante del Cerigotto appare infingardo il gruppo Sydney. Il cacciatorpediniere Havock, cane da guardia dell'incrociatore leggero australiano, avvista immediatamente i due incrociatori italiani, non appena si lascia a dritta il promontorio meridionale dell'isola e ne dà immediata comunicazione via radio al Capitano di Vascello Collins inbarcato sul Sydney. Quest'ultimo ordina immantinente di mettere le macchine a tutta forza e di effettuare la virata d'emergenza (Hard Over) a dritta per mettere la prora sul nemico prima di entrare nel banco di nebbia. La manovra è pericolosa per una formazione in linea di fila, perché se l'Havock in testa riesce ad eseguirla ed il Sydney no, si rischia la collisione. Collins comunque non ci pensa due volte e fa affidamento sul superbo addestramento delle marine australiana ed inglese. Le due navi accelerano a 24 nodi e non appena raggiunta tale velocità iniziano la manovra, per la verità assai spettacolare: l'Havock ritarda leggermemte la virata in considerazione del fatto che il Sydney ha bisogno di più spazio per eseguirla e poi da tutta barra a dritta mettendo cotemporaneamente le macchine di dritta indietro tutta. Il Sydney effettua anch'esso la manovra in modo impeccabile, ed alla fine dell'ambaradan le due unità si trovano dalla linea di fila in cui erano, in perfetta linea di fronte una affianco all'altra dopo una virata secca di 90 gradi. Roba da Coppa America: fulgido valore delle marine anglosassoni.

    Nel frattempo l'Ammiraglio Casardi ha personalmente avvistato il l'Havock dalla sua plancia di comando e deve decidere in fretta. Freddo e calcolatore, l'ammiraglio italiano valuta che adesso a sbarragli il passo dell'Egeo sono due gruppi nemici e non uno. Magari, anzi sicuramente dietro al cacciatorpediniere testé apparso vi sono altre unita; si deve trattare come minimo di un'altra squadriglia cacciatorpediniere. Casardi valuta anche i danni subiti dal Colleoni ed alla fine decide di rinunciare alla missione e di riparare in Italia, visto che il gruppo Hyperion gli mette in pericolo pure la ritirata verso l'Africa Settentrionale dove la sua divisione incrociatori faceva base. Sapesse l'ammiraglio italico che dietro all'Havock c'è un incrociatore, avrebbe decisio pure più veloce, ma comechessia mi pare la decisione più sensata. Si tratta di mettere prua per 310-320 gradi, macchine avanti tutta e filare verso la Calabria, sperando che gli Inglesi non ce la facciano a riprenderlo, difendendosi nel frattempo con le batterie di poppa, sperando una buona volta di mettere qualche colpo a segno.

    Casardi, si volta quindi di scatto verso Maugeri e gli ordina di virare 60 gradi a sinistra. Le macchine dei due incrociatori sono sempre a tutta forza. Casardi ordina a Maugeri anche di prepararsi a forzare i motori al limite per ottenere la velocità estrema o "Plaid" come si dirà nel celebre film futuro "Balle Spaziali". Adesso, pensa Maugeri, si vedrà davvero se i Da Giussano possono battere in velocità delle unità sottili o se è un'altra sparata all'Italiana.

    Mentre Casardi fa queste considerazioni e dirama questi ordini, il Capitano di Fregata Nicholson al comando del gruppo Hyperion non se ne sta certo con le balle in mano. Ordina alla sua squadriglia di mettere la prua sul nemico per porsi all'inseguimento ed è estremamente lieto quando vede la coppia di incrociatori nemici poggiare a sinistra. Il Britanno capisce subito che gli Italiani sono giunti alla decisione di alzare i tacchi. La virata a sinistra degli Italiani inizia subito dopo che la sua squadriglia aveva completato la conversione a dritta per porsi alle calcagna del nemico lungo la costa occidentale dell'isola di Cerigotto. Solamente adesso, osservando la manovra degli Italiani, Nicholson capisce che Casardi ha rinunciato ad entrare nell'Egeo e si appresta a dirigere verso casa. Occorre finirlo prima che arrivi sotto la protezione della sua aviazione in Italia.

    Se però Nicholson sapesse che è più di un'ora che Casardi ha chiamato l'aviazione italiana dell'Egeo e non se ne vede ancora traccia, non sarebbe così preoccupato dell'aviazione di base in Italia. Per di più è da vedere se Collins autorizzerà un inseguimento prolungato nel caso in cui gli Italiani stiano davvero scappando e non abbiano invece in mente qualche brutto tiro.

    Comechessia, l'Hyperion ha oramai ben inquadrato l'incrociatore di coda della formazione avversaria, dato che questi non è riuscito a mannovrare abbastanza violentemente da mandargli fuori quadro la telemetria. A conferma dei buoni dati di tiro acquisiti, il caccia inglese mette a segno un'altro paio di colpi sul Colleoni, pur sparando solamente con i due 120 prodieri. Al contrario le torri poppiere del Colleoni, pur facendo cadere i loro colpi tutt'intorno all'Hyperion, non riescono a centrarlo, complice la foschia e le sagaci manovre evasive dell'Inglese. Il Colleoni, come la sua controparte storica comincia a vedersela brutta: per ora l'incrociaore sta insieme, e non perde terreno rispetto al capofila, ma la poppa e la parte poppiera di sinistra sono tutte sforacchiate e divelte da una sommatoria di danni subiti nei turni precedenti. Bisogna riparare qualcosa o smettere di subire danni prima che qualcosa ceda per davvero, specialmente essendo l'incrociatore sollecitato a velocità molto prossime a quella massima.

    Adesso per la II squadriglia cacciatorpediniere si tratta di mettersi paralleli agli Italiani sul loro fianco sinistro e finirli con micidiale fuoco di artiglieria.

    Ce la faranno gli albionici?
    Rimanete collegati con radio vasca.

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    L'ammiraglio Ferdinando Casardi, comandante della II Divisione Incrociatori
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  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    E' esattamente a questo punto che l'ammiraglio Casardi si trova di fronte ad un'altra difficile scelta:

    continuare a tutta forza con la sua divisione per 300 gradi con l'idea di dirigersi direttamente verso le coste calabre.

    Ordinare l'accostata per 360° e continuare lo zigzagamento con tutta la formazione, visto che il Colleoni era oramai ben telemetrato dai cacciatorpediniere di Nicholson.

    Mantenere rotta trecento con il solo Bande Nere e staccare dalla formazione il Colleoni in maniera da lasciare a quest'ultimo la libertà di continuare da solo le sue manovre evasive. Questo naturalmente avrebbe provocato lo scadimento a poppa del Colleoni che sarebbe rimasto isolato.

    L'ammiraglio Casardi optò per l'alternativa due. Non aveva intenzione di abbandonare il suo divisionario a sé stesso e calcolò che con un un'accostata a 360° più un'ultima di nuovo a 300°, allo scopo di rovinare definitivamente la soluzione di tiro dell'Hyperion, avrebbe poi potuto forzare le macchine alla sua divisione e far desistere gli inseguitori.

    L'ammiraglio italiano stava anche per ordinare ad entrambe le navi di cominciare a stendere una cortina fumogena per occultare come ulteriore garanzia, quando una serie di cose, come spesso avviene in guerra, cominciarono ad andare storte.

    Per prima cosa il tempo cominciò a cambiare verso il brutto, nel senso che la foschia presente già dall'alba si trasformò in pioggia, il mare moderatamente mosso, cominciò ad ingrossare, ed in meno di un quarto d'ora cominciarono ad alzarsi onde di tempesta nell'ordine dei 4-5 metri.

    Questo provocò per prima cosa l'impossibilità di emettere fumo, per via dell'elevatissimo rollio dei due incrociatori; in più il vento in considerevole aumento e spostatosi a sinistra di una quarta, gli veniva adesso praticamente dritto di prora, accentuando il beccheggio delle sue navi e rendendo impossibile il tiro verso i cacciatorpediniere nemici di poppa, anche perché questi erano nascosti dalle alte onde e praticamenete oramai invisibili.

    Il peggiorare delle condizioni atmosferiche però non sfavoriva solamente le navi di Casardi, ma pure quelle di Nicholson che improvvisamente si videro private della possibilità di contunuare a sparare contro il Colleoni, sia perché in questo turno l'incrociatore aveva ripreso con efficacia a zigzagare e sia perché anche gli Inglesi risentivano del notevole beccheggio delle loro unità sottili.

    Di conseguenza, Casardi pensò di averla scampata. Doveva solamente affrontare un'ultima un'accostata di 60° a sinistra e poi la velocità dei suoi incrociatori avrebbe fatto il resto. Non c'era modo che il nuovo cacciatorpediniere inglese avvistato a levante del Cerigotto, potesse mai arrivare a distanza di tiro.

    Se non che alle alle 0750 Casardi si rese conto che le navi da levante erano due; se ne rese conto da una segnalazione allarmata del Colleoni, che segnalava peraltro che la seconda nave, appena venuta in vista dopo aver doppiato il capo sud del Cerigotto, era un incrociatore della classe Leander, telemetrato dal Colleoni stesso a 15.000 metri, e pure lui mezzo nascosto dai flutti che si alzavano sempre di più.

    Anche in questa simulazione quindi, il Sydney ottenne come nella battaglia storica la completa sorpresa tattica; infatti mai e poi mai Casardi avrebbe ordinato l'accostata a dritta della sua divisione, se avesse saputo di avere a levante una nave armata con 150 millimetri.

    Il problema non era solamente la gittata di quei 150, ma come gli Italiani ebbero modo di constatare quando il Sydney sparò la sua prima salva sul Colleoni, sopratutto la loro diabolica precisione, originata sia dal superbo addestramento dei loro serventi che dall'asservimento di quelle bocche da fuoco ad un radar Type 125.

    La prima salva dell'Incrociatore australiano di quattro colpi, sparati con le sole due torri di prua, andò a vuoto per metà perdendosi tra i flutti a lato del Colleoni; ma due colpi andarono a segno in maniera catastrofica per la nave italiana già danneggiata dalle legnate subite dai caccia di Nicholson. Entrambi i colpi a segno giunsero nell'intertizio tra le due torri poppiere del Colleoni ed esplosero all'interno dello scafo, che penetrarono come burro, squarciando di netto un terzo della poppa dell'incrociatore.

    Erano le ore 0755, quadno il Colleoni lanciato più o meno a 25 nodi, perse la poppa insieme all'ultima torre colà dislocata, imbarcò un migliaio di tonnellate d'acqua al minuto, si impennò di prua come una moto GP e affondò in meno di cinque minuti con tutto l'equipaggio, il quale a causa delle condizioni del mare e del sinistro così repentino, non ebbe il tempo di raccomandarsi a Dio.

    Incredibile come nonostante le differenze cinematiche tra la battaglia vera e questa simulazione, l'improvvisa entrata in campo del Sydney abbia avuto lo stesso effetto in ambedue gli eventi. Anche nella battaglia vera il Colleoni incassò due colpi dal Sydney che gli paralizzarono le macchine e poi fu finito al siluro dai CT Hyperion e Ilex. Uno dei siluri gli asportò la prua, e l'incrociatore affondò.

    L'Ammiraglio Casardi fatto di pixels, al pari di quello storico, potè solamente constatare con sgomento la fine del suo divisionario e darsi una mossa a pensare come salvare la sua nave di bandiera.

    Se rimanete collegati con radio vasca scoprirete se ce la farà o no. A questo punto della simulazione, meglio della sua controparte storica non può fare; peggio ancora si.

    Il Colleoni centrato in pieno da due colpi del Sydney. Notare i colpi andati a vuoto sulla sinistra ed i cannoni dell'incrociatore australiano visibili sulla destra dell'immagine. Ancora nella parte destra della foto, l'isola del Cerigotto.
    Bartolomeo_Colleoni_under_attack.JPG
    turno 05.jpg
     
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    Ultima modifica: 28 Maggio 2019
  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Avrei davvero voluto vedere come e se il superstite incrociatore italiano sarebbe riuscito a disimpegnarsi dalla situazione in cui si era venuto a trovare; ma con mio sommo disappunto, a partire dalle 0805 intervenne la nebbia a sostituirsi ai banchi temporaleschi, riducendo la visibilità a 6 esagoni e le navi inglesi persero il contatto con il Bande Nere; né il radar sul Sydney poté aiutare in quanto nel '40 tale strumentazione, almeno quella imbarcata, era ancora più che altro utile per l'ausilio a tiro e non altrettanto per la scoperta vera e propria.

    Quindi la simulazione ha avuto un esito esattamente identico alla battaglia storica, nonostante gli Inglesi abbiano impiegato una tattica diversa con la loro II squadriglia cacciatorpediniere.

    La differenza nell'approccio del Capitano di Vascello Nicholson è stata data dal fatto che mi interessava vedere se egli avesse poturo permettersi di essere più aggressivo con la sua squadriglia di quanto lo fu nella realtà, ed il risultato dimostra che la risposta deve essere positiva. Mai durante lo scenario la divisione di Casardi è davvero riuscita a metter alle corde gli agili e ben comandati cacciatorpediniere inglesi. E' pur vero però che gli incrociatori italiani hanno messo a segno un paio di colpi su di loro e che in quel frangente gli Inglesi sono stati fortunati (e anche bravi a controllare i leggeri danni subiti) a non incappare in guai peggiori.

    Per quanto riguarda l'intervanto del gruppo Sydney, esso nella simulazione ha avuto gli identici effetti decisivi che ebbe nella realtà: due centri devastatori alla prima salva sulla nave italiana Colleoni scarsamente protetta ed estremamente vulnerabile al fuoco dei medi calibri inglesi. L'addestramento meticoloso al tiro, anche in condizioni di mare mosso, coadiuvata dalla micidiale accuratezza consentita dalla strumentazione di tiro delle navi inglesi, ha permesso ai Britanni di prevalere anche nella mia ricostruzione.

    Analizzando la situazione di Casardi, non posso mancare di rilevare quanto il realismo delle regole mi abbia permesso di vivere la frustrazione che ogni comandante in mare italiano, anche quando sostenuto da buone abilità tattiche, deve aver dovuto sopportare in quegli anni: un normale addestramento al combattimento per qualsivoglia marina dell'epoca non era sufficiente ad avere ragione in uno scontro di superficie di approssimativa parità con gli Inglesi, esattamente come non lo è stato in questa simulazione.

    Cosa si può imputare a Casardi nello scenario appena concluso?

    Si è fatto soprendere dal Sydney? Certamente si, ma non per colpa sua. Ha richiesto l'intervento dell'aeronautica dell'Egeo e gli aerei non sono mai arrivati. Nella realtà fecero pure peggio: arrivarono a cose fatte ad attaccare i caccia inglesi che stavao raccogliendo i naufraghi del Colleoni, costringendoli ad abbandonare il soccorso. Risultato: più morti per gli Italiani. Tornando allo scenario, Quando il Sydney è apparso sulla scena era nascosto dietro al Cerigotto e nel turno 5 ben fece l'ammiraglio italiano a ordinare l'accostata a dritta per dare la possibilità al Colleoni di disturbare il tiro dell'Hyperion, che cominciava davvero a divenire pericoloso. Non poteva sapere Casardi che da dietro all'isolotto stava per piombargli addosso la catastrofe.

    Non ha lanciato il suo idrovolante per eplorare la zona a nord della sua posizione? Un rilievo che gli è stato mosso anche nella realtà, ma come nella realtà, anche nella simulazione ebbe le sue buone ragioni per non farlo: primo aveva ben chiesto all'aviazione italiana di intervenire per dargli un minimo di esplorazione strategica e rimase in vana attesa. Secondo, catapultare l'idro nel mezzo della battaglia con i cacciatorpediniere, lanciato a velocità di combattimento com'era, avrebbe provocato come minimo l'impossibilità di recuperare il velivolo ed il suo equipaggio, e come massimo la necessità di manovre del tutto inopportune per mettere la prua al vento mentre era sotto il fuoco del nemico.

    Non ha preso di petto la squadriglia nemica distruggendola prima dell'arrivo del Sydney? Appunto che gli si potrebbe fare nella simulazione ma non nella battaglia vera, in quanto in quella, Nicholson se la batté veloce con rotta 50° per evitare il contatto e portare Casardi in bocca all'accorrente Sydney. La simulazione permette però di rilevare, ed è per questo che combattimao i nostri wargames, che se avesse affrontato brutalmente i quattro caccia nemici, serrando le distanze impavidamente ed ammesso che Nicholson glie lo avesse consentito, sarebbe con ogni probabilità stato distrutto lui dal tiro più accurato delle navi nemiche che erano il doppio delle sue ed i cui pur piccoli 120 millimetri potevano perforare i suoi "cartoni animati" (soprannome affibbiato all'epoca in Marina ai Da Giussano) a piacimento. Giusta quindi la tattica di Casardi di mantenere le distanze con i caccia inglesi.

    In conclusione, l'aver vissuto di persona la ricostruzione di questa battaglia mi consente di convenire con l'opinione dei maggiori osservatori specializzati (ad esempio Giorgerini e Mattesini) che i Da Giussano erano una barzelletta; navi inutili e progettualmente errate, che erano in svantaggio contro qulsivoglia tipologia di naviglio convenzionale dell'epoca. Erano veloci si, ma le loro caratteristiche costruttive li mettevano in condizioni di sfruttare la loro velocità per uno ed unico scopo: quello di sottrarsi al nemico in caso di malaparata, sempre che un colpo ben assestato non ne menomasse anche quella loro unica carta vincente, come per altro si verificò nella battaglia vera.

    Ringrazio tutti per aver dedicato tempo alla lettura di questo thread e come sempre invito tutti i lettori ai commenti ed ai contributi che vorranno dare.

    Alla prossima battaglia.

    L'incrociatore leggero Sydney; protagonista nella battaglia vera ed anche in questa simulazione
    hmas_sydney_by_phantomoftheruhr_d70vsqh-pre.jpg

    Il Grafico della vera battaglia di Capo Spada. Lo abbino al grafico del turno 5 dello scenario, che riporto qui sotto per una comparazione tra i due eventi.
    capspadbis.JPG
    turno 05.jpg
     
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  12. StarUGO

    StarUGO

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    Appurato che i Da Giussano fossero poco/nulla corazzati,erano pur sempre piu' potenti e veloci dei DD inglesi che,suppongo,non erano molto piu' corazzati di essi.
    Erano almeno in grado di prevalere in uno scontro con i DD nemici o la maggior efficacia del tiro inglese non avrebbe concesso neppure quello?
     
  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    I Da Giussano avevano in media 20mm di corazzatura, più corazzati di un cacciatorpediniere, ma tale corazzatura con era adeguata contro un 120 millimetri neppure a distanza elevata. Certo erano più potenti di un caccia in quanto potevano incassare di più. Quindi sulla carta perfettamente in grado di affrontare un combattimento contro tale tipo di naviglio sottile.

    Nella pratica però per prevalere devono mettere i colpi a segno. Durante la battaglia vera, il loro tiro secondo fonti italiane fu ostacolato dal mare mosso. Erano unità molto strette di scafo appunto per esaltarne la velocità ma molto sensibili al rollio. Nelle stesse condizioni di mare, gli Inglesi misero a segno i loro colpi senza difficoltà, e finirono per immobilizzare il Colleoni che fu poi finito a colpi di siluro da distanza ravvicinata, mentre ancora mandava colpi a vuoto con l'artiglieria secondaria da 100mm essendo andata l'energia elettrica che alimentava le torri principali.

    Nella simulazione il risultato non è stato molto diverso. Il Colleoni ha messo a segno due proietti da 152 su due diversi bersagli, danneggiandoli. Il superbo addestramento degli equipaggi inglesi, ed anche un po' di culo coi dadi che non guasta mai, ha permesso ai Britanni di rabberciare i danni battaglia durante, e mai i caccia di Nicholoson hanno dovuto interrompere l'azione. Il Colleoni, centrato quattro volte dall'Hyperion invece i danni è andato accumulandoli, ma senza che nulla (questa volta culo degli Italiani) di serio venisse sfasciato. Solo all'arrivo del Sydney le cose sono precipitate. Nonostante la distanza ed il mare mosso l'incrociatore britannico con una salva ha fatto né più né meno del Sydney vero: ha smontato il Colleoni a colpi di 150 millimetri.

    Per quanto riguarda la velocità, il colleoni ha toccato 38 nodi durante le prove in mare. Ma queste prove, fatte non in condizioni operative ma in condizioni di test all'uscita del cantiere, non era tenibile in operazione. La sua velocità massima in guerra poteva essere di 35 36 nodi, quindi equivalente a quella di un cacciatorpedinere inglese della classe H.

    In definitiva mi azzardo a dire che in uno scontro con quattro cacciatorpediniere inglesi due Da Giussano hanno 60/40 di avere la peggio.
     
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  14. GeorgePatton

    GeorgePatton

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    E' un gioco da tavolo quello con cui hai realizzato questa battaglia?
     
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Battleshp Command di Rory Crabb
     
  16. GeorgePatton

    GeorgePatton

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    In rete trovo sempre le regole in pdf e altri documenti ma non trovo mai il sito per poter acquistare eventualmente il gioco
     
  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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  18. GeorgePatton

    GeorgePatton

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    grazie!

    e che adattamento hai fatto?
     
  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    niente di speciale, solo accorciato un po' le distanze di movimento e di tiro, per adattarli alla scala di un miglio per esagono
     

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