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Caccia giapponesi II G.M: parte 1

Discussione in 'Età Contemporanea' iniziata da generalkleber, 19 Luglio 2016.

  1. MrBrightside

    MrBrightside

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    E' vero che le CV della IJN non sono mai state equipaggiate con catapulte. Il limite era quello di un numero un po' minore di aerei che potevano essere parcheggiati contemporaneamente sul ponte di volo, ma non so se i piloti se ne sono mai lamentati, inoltre uno zero poteva decollare da fermo in 230 piedi, quindi era un "collo di bottiglia" relativo, almeno per i caccia.
     
  2. GyJeX

    GyJeX

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    ma le catapulte a vapore non ricordo fossero montate su nessuna nave, erano catapulte a cavo che funzionavano con un sistema di molle, tiranti e idraulica, oppure direttamente catapulte a razzo usa e getta qui fanno vedere il sistema



    Che fossero un limite... boh... non saprei, le versioni navali di aerei come il me 109 non erano poi tanto diverse come peso e il 109 era nato a "terra"
     
  3. generalkleber

    generalkleber

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    Lasciamo perdere il vapore allora. Parliamo di catapulte di qualsiasi tipo. La questione è se l'assenza di catapulte, che MrBrig. conferma, abbia o meno condizionato le scelte nipponiche verso aerei strutturalmente "leggeri". Insomma: se il limite tecnico abbia influito sulle prestazioni tattiche o se, invece, sia stata la tradizione o lo esigenze strategiche a indirizzare su quella strada l'aviazione navale.
     
  4. MrBrightside

    MrBrightside

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    Parlo dello zero perché è l'unico che conosco un po': Jiro Horikoshi ha dovuto alleggerire al massimo l'aereo per cercare di soddisfare contemporaneamente tutte le specifiche della marina (che però l'aereo non ha raggiunto lo stesso), ma non credo che l'assenza di catapulte abbia influito sulle sue scelte, anche se potrei sbagliarmi.
     
  5. generalkleber

    generalkleber

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    Parte 9. Finisco per ora con lo Zero poiché ho dei lavori in casa e per qualche tempo sarò out.
    Mitsubishi 12 Shi A6M Type 0 “Zeke”

    La richiesta di progettare il successore dell'A5M fu avanzata già nel 1937, prima che il Type 96 entrasse in produzione effettiva. Le specifiche della Marina per questo velivolo da imbarco erano stringenti: tra queste la necessità di una grandissima agilità a costo di sacrificare ogni protezione. In cambio, rispetto agli standard nipponici dell'epoca, doveva esser dotato di un armamento non indifferente: 2 mg 7,7 in fusoliera e 2 cn da 20 mm sulle ali. Ne risultò un aereo con pochissimo carico alare e ultraleggero, realizzato su una struttura assai complessa.

    Gli inizi furono tutt'altro che soddisfacenti: i prototipi si rivelarono quasi fallimentari. Bastò tuttavia la scelta di un diverso motore per trasformare il velivolo. Il prototipo dell'A6M2 volò a dicembre del 1939 con risultati eccellenti, cosicché fu scelto come caccia standard della Marina, per unità imbarcate e a terra, nell'estate del 1940. I primi scontri in Cina evidenziarono la sua superiorità su tutti i velivoli avversari incontrati. Con qualche miglioramento (ad es. le ali piegate per potersi adattare agli ascensori delle Cv) fu per un buon periodo il migliore aereo imbarcato del mondo.

    Nel 1941 tutti gli Zero presenti in Cina furono richiamati in Giappone per prepararsi alla guerra, reparti imbarcati e a terra, che stava per iniziare. Il 7 dicembre 41 erano in dotazione alla Marina 328 monoplani di questo tipo. I risultati di quel mese e dei primi del 1942 sollevarono quest'aereo, che ebbe un ruolo decisivo nella distruzione delle forze aeree alleate nell'Estremo oriente, al livello del mito. Tutti gli aerei giapponesi erano, per gli Alleati, i temibilissimi “Zero”. L'aereo era dappertutto e faceva tutto, circondato da un aureola di invincibilità. Occorrerà attendere la metà del 43 perché, con i progressi tecnici occidentali, per attenuare questa psicosi. Sotto tutti i cieli del Pacifico e dell'Asia Sud Orientale l' A6M consentì una superiorità tecnica e tattica incontestabile. In molti settori la presenza di un piccolo numero di Zero era sufficiente a se non a gettare nel panico almeno a scoraggiare e demoralizzare gli avversari. Consapevoli di questo valore morale in Giapponesi non cessarono di dispiegare ovunque le loro unità al fine di ingannare gli avversari sul loro potenziale reale, in fondo assai limitato. 740 gli A6M2 mod. 21 realizzati sino alla primavera del 43 cui vanno aggiunti 266 aerei da addestramento.

    È sorprendente che il Giappone abbia saputo mettere a punto e produrre un caccia perfetto, in anticipo sui tempi, e poi non sia stato capace di allinearsi ai progressi tecnici degli avversari. In parte ciò fu dovuto alle ridotte capacità industriali: le imprese giapponesi erano sature a livello tecnologico e di produzione. Anche la stessa superiorità del tipo “0” e le riuscite insperate delle conquiste fecero pensare a gran parte dei vertici militari che fosse possibile terminare la guerra senza la necessità di modificare il materiale da combattimento. Del resto aerei eccellenti e piloti superbi, uniti a un clima psicologico di esaltazione a tutti i livelli, spingeva a ritenersi soddisfatti. Così la mancanza di prevenzione comportò un ritardo tecnico considerevole quando si trattò di migliorare, mentre le buone caratteristiche dell'aereo costituiranno un elemento paralizzante quando occorrerà incrementare sostanzialmente la produzione.



    A5M2 – N “Rufe”

    Nell'estate del 1940, avendo previsto le linee della prossima espansione e consapevoli della difficoltà di realizzare rapidamente ed efficientemente ovunque adeguate piste di atterraggio, la Marina avanzò la richiesta di un caccia idrovolante in grado di garantire un'adeguata presenza in attesa della realizzazione di opportuni aerodromi. La Mitsubishi, con le linee di produzione sature, non era in grado di garantire la fornitura e il compito passò alla Nakajima che utilizzò una cellula dell'A5N2 per adattarla al nuovo ruolo. Lievi le modifiche strutturali, oltre ai tre scafi e all'ampliamento degli impennaggi di coda. Il primo volo fu nel 1941 ma al m omento della produzione di serie, aprile 42, la situazione era cambiata. Il Giappone aveva conseguito le principali conquiste e non aveva più bisogno del tipo di missioni offensive per il quale il modello era stato pensato. Lo si adattò, con efficacia, a missioni difensive che però non rispondevano alle possibilità tattiche del velivolo.

    A maggio 42 fu la scoperta casuale di unità dotate di questo velivolo da parte di un B17 a Tulagi, vicino Guadalcanal, che diede l'avvio alla Battaglia del mar dei Coralli. L'aereo fu utilizzato nell'attacco alle Aleutine e per due anni assicurò la difesa di zone sprovviste di aerodromi. Utilizzato validamente come addestratore fu prodotto tra dicembre 41 e settembre 43 in 327 esemplari.

    Partecipò ai combattimenti sino alla fine della guerra, con decrescente efficacia.



    A6M3 mod. 32

    Tentativi da parte dei produttori di migliorare il velivolo incontrarono scarso appoggio da parte dei militari. Si procedé egualmente con un uovo motore e qualche trasformazione e lievi trasformazioni alla silhouette ma i risultati furono modesti e la Marina frenò anche perché non era disponibile un gran numero dei nuovi motori. La prevista offensiva verso l'Australia spinse però la Marina a riconsiderare la cosa e il risultato fu il A6M3 mod. 32, con maggiori munizioni, più velocità ma con ridotto raggio d'azione e una qualche minore manovrabilità alle basse velocità rispetto al predecessore. Fu eliminata, per risparmiare peso, la possibilità di piegar le ali e l'aereo venne destinato solo ai reparti a terra.

    All'inizio del 43 vi era una certa disponibilità e molti furono inviati a Rabaul e Nuova Guinea ma il loro uso fu limitato a causa del limitato raggio d'azione. Risultò anche poco adatto ai combattimenti manovrati e la Marina ne fu, sostanzialmente, scontenta. 343 esemplari prodotti.



    A6M3 kai 22a

    Su suggerimento della Marina si realizzò un compromesso tra il mod. 22 e il mod. 32, con la fusoliera del mod. 32 adattata. I risultati furono migliori a tutti i livelli, con 560 esemplari sia per i reparti imbarcati che a terra.



    A6M5

    I modelli 32 e 22a tentarono di ridare una nuova giovinezza allo Zero ma apparvero quando erano in campo i nuovi intercettori F6F-3 e F4U-1, e dunque tardi per riequilibrare le cose. Lo Zero restava, in mano a piloti esperti, un avversario temibile ma non aveva più la straordinaria superiorità di un tempo. Piloti inesperti, il cui numero cresceva, lo sottoutilizzavano e gli avversari avevano imparato ad evitare il combattimento manovrato. Lo Zero restava rispettato ma non incuteva più terrore.

    La sconfitta delle Midway (4-5 giugno 42) indusse la Marina a stimolare la ricerca di un nuovo intercettore, capace di competere in velocità con i nuovi avversari. L'evoluzione della guerra influenzava così direttamente le concezioni aeronautiche nipponiche. Molte speranze erano poste nel nuovo A7M, poiché però la messa a punto di questo tardava si puntò su un modello transitorio, che però, nei fatti, durerà sino alla fine della guerra: l'A6M5 mod. 52.

    Fu scelto come intercettore standard della Marina per tutti i reparti, imbarcati e a terra. Più veloce del precedente, meglio armato, era in grado di seguire in picchiata gli avversari che tentavano di sfuggire al combattimento e lo si riteneva pari al F6F. Senonché quando ad aprile del 43, il F6F era operativo già da mesi. Il nuovo caccia entrò in servizio due mesi prima della battaglia delle Marianne, con troppo poco tempo perché i piloti potessero adattarsi e valorizzarlo, quando invece il F6F era standard su tutte le Cv americane e i piloti si erano addestrati da lungo tempo. Nei primi scontri emerse che solo con piloti esperti il A6M5 mod. 52 poteva confrontarsi contro quest'avversario il quale, manovrabilità a parte, gli era superiore in tutto.

    Restava inoltre la proverbiale infiammabilità dello Zero a fronte delle notevoli capacità di incassatore del F6F.

    747 i velivoli A6M5 mod. 52 prodotti cui vanno aggiunti 391 del modello A6M5a, ancora più veloce in picchiata.

    La verità è che la formula non era migliorabile: al massimo si potevano ridurre i difetti. È il caso dell'A6M5b, costruito in 470 esemplari, con accresciuta protezione e maggiore armamento.

    Molti A6M5 parteciparono alla difesa delle Filippine ma in gran numero furono colpiti a terra. Alcuni vennero usati per attacchi suicidi alle navi.

    Le continue richieste della Marina per nuove varianti per affrontare l'interim a fronte di nuovi modelli alleati con piloti esperti (mentre i piloti giapponesi erano sempre più giovani e poco addestrati) si scontrarono contro difficoltà oggettive. Dopo la battaglia delle Marianne l'aviazione navale era totalmente disarticolata e non si poteva pensare di ricominciare da capo utilizzando i vecchi criteri. Il vuoto dell'aviazione imbarcata era troppo ampio per essere rimpiazzato con velivoli classici. Nuove varianti con la stessa vecchia cellula, A6M5c e A6M6c non cambiarono nulla. Del resto il degrado delle capacità produttive a seguito dei bombardamenti riduceva le possibilità.

    Alcuni Zero furono utilizzati anche contro i B29, sia nella versione con un cn 20 mm obliquo, sia con la versione con 2 cn da 30 mm.

    In totale 10.265 gli Zero realizzati: più di qualunque altro tipo di aereo giapponese.



    Considerazioni mie

    Un paese che disponeva nel 1940 di un'industria aeronautica relativamente modesta si lanciò a produrre un aereo strutturalmente assai complesso. Una concezione semplificata avrebbe consentito una produzione maggiore utilizzando anche una manodopera meno qualificata.

    Dal settembre 43 il Giappone perde più aerei di quanti ne fabbrichi. C'è un legame tra concezioni strutturali e produzione industriale che non è completamente logico.

    Un paese che costruisce uno dei migliori aerei da caccia del mondo non riesce a farlo evolvere e a conservare la sua superiorità tecnica.

    L'aereo aveva grandi qualità di volo e d'armamento ma anche grande vulnerabilità. Questo ha un senso quando il Giappone gioca in attacco godendo di grande superiorità qualitativa e quantitativa ma non lo ha più nella situazione di tacito equilibrio nella metà del 43 e poi nelle condizioni squilibrate del periodo posteriore e il Giappone è sulla difensiva. Allora la concezione del materiale di guerra doveva cambiare e occorreva rincorrere materiale più pesante in grado di proteggere energie e piloti e capace di resistere alla crescente potenza di fuoco degli Alleati. Il Giappone si interessa tardi alla blindatura e alla protezione: non si può impunentemente trasformare un fragile aereo, con un debole carico alare, in un velivolo pesantemente accresciuto.

    Forse, in termini magari semplicistici, non si può trasformare un intercettore offensivo in un caccia da difesa?
     
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  6. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Intercettore offensivo? Suona come un contro senso. Mmm
     
  7. auricaesar

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    Non si può mettere il winner, ma io faccio un ENORME applauso a @generalkleber !
    Non vedevo un approfondimento così dai tempi di rob!
    Bravoh!
     
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  8. generalkleber

    generalkleber

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    Inizialmente la definizione ha sorpreso anche me. Tuttavia l'ho trovata usata in un paio di fonti e confido che sappiano quello che scrivono. Ad esempio è sottolineata molto la differenza, in tal senso, tra i progetto e l'uso del Rufe. Prescindendo dal fatto che uno poi usa quello che ha, posso supporre che una cosa sia un caccia destinato a scontrarsi con altri caccia, e quindi abbia certe caratteristiche di agilità e capacità di sorpresa, un'altra se è destinato a difendersi contro velivoli più pesanti che deve inseguire. Ma ammetto che sto tirando una supposizione. La cosa non mi è perfettamente chiara. Ho trovato al citazione e l'ho ripetuta.
     
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  9. Mauro92

    Mauro92

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    quando finisci questa credi di poter fare una bella rubrica sui caccia sovietici? :)
     
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  10. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Sarebbe eroico!
     
  11. generalkleber

    generalkleber

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    Magari potessi!!!! Anzi... nessuno ne ha le capacità? Sarebbe davvero interessante.
    Per sistemare questi appunti sul Giappone ci ho messo almeno 5 anni. Il mio interesse è iniziato a seguito di uno splendido gioco, negli anni '80: Air Force dell'Avallon Hill con la sua espansione Dauntless. Il gioco base comportava scenari, e modelli, del fronte occidentale a partire dalla metà del '40 (quindi senza Francesi), con schede su moltissimo modelli e varianti. L'espansione, con le regole navali, coinvolgeva il Giappone. E qui il problema era raccapezzarsi sugli aerei per disegnare gli scenari. Con gli Americani era facile trovare date ma per i Giapponesi ... (all'epoca non c'era internet!). Di qui una curiosità che è andata raccogliendo appunti e poi, come detto, qualche anno fa l'idea di sistemare la maggior parte delle schede.
    Sempre per disegnare scenari originali ho raccolto materiale sull'aviazione francese, che magari potrei utilizzare.
    Per quanto riguarda la Russia, avevo, con l'amico con cui giocavo, cominciato ad interessarmi, ma le esigenze della vita hanno, aimè, superato la possibilità di continuare a giocare... così i Sovietici sono rimasti fuori. Quando abbiamo smesso di contarle, avevamo svolto con Air Force oltre mille partite (e partecipato a qualche torneo nelle convention, e qualche partita a distanza...all'epoca via lettera!). Se fossi più giovane comincerei a interessarmi a WitP, ma la curva di apprendimento ripida mi ha spaventato...
     
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  12. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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    Fossi in te proverei ugualmente con WITP, è molto più facile di come sembra!
     
  13. auricaesar

    auricaesar

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    Quindi ora un monstre su TOAW lo puoi fare, eh? ;)
    P.S. Per i sovietici potresti prendere un osprey, e poi magari espandere da lì gli appunti, anche raccogliendo informazioni da NWI.
     
  14. generalkleber

    generalkleber

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    Parte 10
    Nakajima 13 Shi JIN Type 2 J1N1 “Gekko”-”Irving”

    Durante la guerra in Cina la Marina era priva di caccia dotati dell'autonomia necessaria per scortare i bombardieri Mitsubishi T.96 G3M, che subivano forti perdite per la caccia cinese. Emerse così l'esigenza di un caccia a largo raggio d'azione. Inoltre l'Esercito disponeva di un analogo velivolo e naturalmente la Marina non poteva esser da meno. Così nel 1938 fu emanata la specifica per un bimotore a tre posti dotato di ampio raggio d'azione e pesantemente armato. Furono svolte varie prove (eliche che giravano inversamente, torrette armate posteriori telecomandate per compensare la minore agilità rispetto ai caccia monomotore...) i risultati furono però deludenti, il prototipo fu bocciato nell'agosto 41 e il progetto abbandonato.

    Poiché però il J1N1 (la J iniziale era l'indicazione di caccia basato a terra, mentre, ad esempio, la A iniziale indicava un caccia imbarcato) era risultato veloce quasi quanto l'A6M2 si pensò che il velivolo potesse svolgere il ruolo di ricognitore veloce, a imitazione dell'eccellente Mitsubishi T.100 Ki 46 dell'Esercito. La cellula venne alleggerita per accrescere manovrabilità e velocità e venne ridisegnato l'abitacolo, con due posti (pilota e operatore radio- mitragliere con mg 13,2) avanti nettamente separati dall'abitacolo posteriore dell'osservatore-navigatore, arretrato sin quasi a dopo le ali. Venne approvato il modello J1N1-C ma poiché non vi era particolare bisogno di aerei in tale ruolo si chiese una produzione a passo moderato: tra agosto 42 e marzo 43 furono prodotti 54 velivoli. Il modello fu utilizzato soprattutto nelle Isole Salomone, ove gli Americani lo scambiarono per un caccia pesante.

    Con denominazione J1N1 – R alcuni modelli furono forniti di torretta posteriore con cn da 20 mm.

    Nelle varie configurazioni questi velivoli furono scarsamente adoperati poiché poiché in definitiva il loro ruolo tattico e strategico era debole.

    A primavera del 43 l'aereo conobbe una nuova vocazione a seguito di una iniziativa personale. La grande base aeronavale di Rabaul era una delle più attaccate dagli Alleati che, di notte, agivano in totale impunità per l'assenza di caccia notturni. Il comandante della base fece modificare due dei suoi J1N1-C inserendo nel terzo posto due cannoni da 20 mm posti obliquamente di 30° e tiranti avanti supra l'abitacolo e altri due, sempre obliqui di 30°, posti sotto la fusoliera e tiranti verso il basso. L'idea era di utilizzare in qualche modo dei velivoli altrimenti inutili. I piloti avrebbero dovuto basarsi sulle scintille dei tubi di scappamento degli avversari: una manovra difficile, complessa e rischiosa. Nondimeno, pochi giorni dopo la trasformazione, i due improvvisati caccia notturni abbatterono 2 B24.

    Si affidò subito alla Nakajima il compito di realizzare una variante da caccia notturna sulla base di questa improvvisazione. Ad agosto del 43 iniziò la produzione: i nuovi modelli (J1N1 – S Gekko) tolsero completamente tutto l'armamento originario e furono equipaggiati solo con le armi oblique. Sulla base delle esperienze furono poi tolte le armi che tiravano verso il basso e lasciate solo le superiori. Un certo numero di successi dimostrarono la validità della formula, anche se solo piloti assai esperti potevano esser validi in simili occasioni. In mano a buoni piloti l'aereo era valido contro tutti i tipi di bombardieri, escluso il B29.

    Alcuni velivoli furono dotati di radar e/o strumenti elettronici ma i risultati furono deludenti stante la cattiva qualità di tali strumenti. In totale 420 i velivoli da caccia prodotti, molti più di quelli della versione originale da ricognizione.
     
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  15. generalkleber

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    Me lo farei volentieri, anche riprendendo dove eravamo. Mi sono fatto anche qualche partita a St. Lo per vedere lo scenario. Il guaio è che ho i lavori in casa e non ho la certezza, sino a che non finiscono (metà agosto) di disporre regolarmente del pc. :-(
     
  16. GyJeX

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  17. generalkleber

    generalkleber

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    Parte 11

    Mitsubishi 14 Shi J2M “Raiden” - “Jack”

    Preparando la guerra, alla fine degli anni 30, la Marina puntava completamente sull'offensiva e quindi su aerei leggeri, veloci e manovrabili. Un ristretto numero di ufficiali, però, immaginava anche la necessità di dover difendere le proprie basi da attacchi di bombardieri avversari e questi ufficiali erano pertanto convinti della necessità di disporre di un caccia capace di intercettare i bombardieri nemici. Le due tendenze polemizzarono e a ottobre del 1938 venne autorizzato lo studio di un simile aereo. Le specifiche erano alta velocità, rapidità di salita e corto atterraggio e decollo, rilevante armamento (come l'A6M), buona protezione. Al bando, sia per le rigorose specifiche sia per il gran numero di impegni, partecipò una sola azienda. Nulla veniva indicato per motore e agilità. Le stringenti specifiche e i molteplici studi già in atto, oltre la bassa priorità, portarono a forti ritardi e il J2M2 venne accettato solo a ottobre 42. Gli incidenti furono molti e solo 152 i velivoli costruiti. In autunno del 1943 venne messo in produzione, parallelamente al gemello, il J2M3 assai migliore: doveva divenire la versione standard di caccia basati a terra ma in realtà solo 260 furono gli esemplari realizzati (di cui 21 con cannoni da 20 mm a canna lunga, due in gondole sotto le ali: J2M3a mod. 21A), poiché nel frattempo si sperimentava un nuovo promettente modello. 476 i velivoli prodotti di tutte le varianti. L'aereo fu penalizzato dai ritardi. A fine guerra era modesto ma nel periodo 42-3 era stato onorevole: fosse entrato in servizio sarebbe stato un problema per gli Alleati i cui facili successi del 6F6 erano realizzati contro uno Zero ormai superato.
     
  18. generalkleber

    generalkleber

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    Parte 12, e chiudo (per ora: devo leggermi il materiale di GyJex)

    Kawanishi 15 Shi, N1K Kyofu – Rex e Shiden – George

    Nato come caccia idrovolante per la copertura delle truppe anfibie in assenza di aerodromi: la Marina voleva un idrovolante con velocità paragonabile a quella dei caccia terrestri nemici. La Kawanishi decise allora di puntare su una linea fortemente aerodinamica e su un potente motore, armato con 2 mg da 7,7 sul muso e 2 cn da 20 mm sulle ali. Dopo numerosi problemi per la sistemazione dei motori e dell'elica (furono provate sue eliche controrotanti, una dietro l'altra) a maggio 42 il prototipo N1K1 era pronto e a primavera 43 iniziò la produzione. In realtà peròil bisogno di simili aerei era modesto e già a fine 43 gli ordini vennero stoppati, con solo 97 velivoli prodotti. Era cambiata la situazione militare e la posizione di difesa in cui si trovava il Giappone imponeva un cambiamento di dottrina. L'ultimo idrovolante fu inviato alle truppe a marzo 44. Le unità idrovolanti furono impiegate soprattutto nel Borneo e poi in patria; utilizzati contro i bombardieri si comportarono onorevolmente. La definizione alleata fu: Rex.



    Lo stop agli ordinativi avrebbe dovuto equivalere alla morte del modello senonché, progettando l'idrovolante nel 40 gli ingegneri si erano resi conto che, grazie alla sua spinta aerodinamicità, senza l'ingombro degli scafi il velivolo avrebbe avuto una grande velocità. Le prove confermarono il dato ma i vertici militari, che all'epoca consideravano l'A6M e ritenevano (errando) di non aver bisogno di un altro modello, rifiutarono polemicamente di appoggiare le ricerche. Non fosse stato così quando, alla fine del 43 il F6F si rivelò superiore allo Zero, la Marina invece di rimanere scoperta avrebbe avuto a disposizione un altro eccellente aereo.

    In ogni caso la Kawanishi decise di proseguire gli studi in proprio, utilizzando, per risparmiare, la stessa cellula. Questo comportò, a causa dell'ampia elica, un carrello d'atterraggio assai alto, che sarà sino alla fine uno dei punti deboli del velivolo. Venne realizzato un sistema per il controllo automatico dei flap, al fine di alleggerire i compiti del pilota. I prototipi furono sottoposti a dicembre 42 alla Marina ma i militari, irritati per un comportamento irrituale, valutarono negativamente il velivolo. Chiesero anzi a un concorrente, la Mitsubishi, la realizzazione del J2M1. La Kawanishi proseguì ancora da sola e a giugno del 43 una versione migliorata fu presentata nuovamente alla Marina, che intanto non era rimasta soddisfatta del J2M1. Stavolta il velivolo, con armi migliori, fu apprezzato e venne ordinato alla Kawanishi di bloccare tutte le attività e concentrarsi sul nuovo aereo, il N1K1-J (La N iniziale della sigla indica un idrovolante mentre la J indicava, iniziale o aggiunta, come in questo caso, un caccia basato a terra. La N iniziale fu lasciata per indicare la continuità con il modello precedente. Abbiamo visto che la A iniziale indicava un caccia imbarcato). Una scelta tardiva. Tra l'altro l'andamento della guerra imponeva di non andare tanto pe il sottile sulla qualità della produzione e rimase costante una certa debolezza del carrello (nonostante nuove eliche con minor diametro), la tendenza del motore a creare problemi, una manutenzione delicata.

    A dicembre 43 furono prodotti 71 velivoli. In tutto saranno 1007. Shiden = viola chiaro.

    Tra questi il N1K1-Ja mod. IIA con 4 cn da 20 mm dichiarato operativo a settembre 44.

    Nelle Filippine e in altri teatri molti N1K1-J vennero distrutti al suolo a causa dell'enorme supremazia alleata. Nei combattimenti, però, in mano a piloti esperti, si rivelò superiore agli F6F che ebbero forti perdite negli scontri. Il N1K1-J si rivelò anche un buon incassatore oltre che agile e veloce, sorprendendo gli Americani.



    Note conclusive

    Il Giappone si attendeva molto da un aereo che non decollerà mai a causa della lunga gestazione: l'A7M. Un aereo forse valido ma concepito su un errore di fondo. Avrebbe dovuto infatti costituire l'asse portante della forza di volo di portaerei che...non esistevano più.

    La benzina avio giapponese era inferiore, per numero di ottani, a quella americana e questo comportava, a parità, una non trascurabile riduzione di potenza, il che spiega la lotto costante dei Nipponici a cercare di disporre di motori adeguatamente potenti.
     
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  19. MrBrightside

    MrBrightside

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    Solo un paio di appunti sul George: Shiden in giapponese dovrebbe significare "lampo viola" o "fulmine viola", ed ai 1007 N1K1 andrebbero aggiunti i 406 o 423 N1K2, inoltre l'aereo rimaneva inferiore all'F4U-4 Corsair per velocità massima, rateo di salita con l'extra power, tangenza massima operativa, carico bellico e credo anche velocità massima raggiungibile in affondata, dove il Corsair ho letto sfiorasse potenzialmente i 1000 km/h. Il George era un po' migliore come potenza di fuoco (stasera se trovo i valori corretti li posto) e come autonomia, peccato che a questo punto gli americani avessero le portaerei.

    Edit: quasi 900 km/h, 1000 erano un po' troppi anche per l'F4U.
     
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    Ultima modifica: 25 Luglio 2016
  20. MrBrightside

    MrBrightside

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    Potenza di fuoco di alcuni caccia della ww2, secondo G. F. Ghergo, La caccia italiana 1940-1943, Storia Militare febbraio 2006, pag. 4:

    Mitsubishi A6M2: 238
    Kawasaki Ki-61-I: 362
    Kawanishi N1K2-J: 480

    Come termine di paragone:

    tutti i caccia americani con le sei Browning .50 M2 alari: 360
    Lockheed P-38J: 440
    Republic P-47D: 480
     
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