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I Concorso letterario NWI "L'inferno di stalingrado"

Discussione in 'Off Topic' iniziata da auricaesar, 26 Aprile 2016.

  1. auricaesar

    auricaesar

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    Salve a tutti,
    sono qui a proporvi una nuova iniziativa, questa volta con la protezione del patron @Darksky : si tratta di un concorso letterario, ovvero di una "gara di scritture, di storie" basate su un tema.
    Questa gara si svolgerà in tre fasi: iscrizione, presentazione degli scritti e premiazione.
    Questo è il topic di iscrizione, perciò presentatevi e iscrivetevi, in modo da tastare un pò la reazione e la partecipazione della comunità.
    Gli scritti potranno essere presentati in un topic a parte ed editati fino ad un mese dalla chiusura delle iscrizioni.
    La premiazione avverrà tramite voto popolare in un sondaggio, ovviamente da esso saranno esclusi i partecipanti, e, a parte, verranno assegnati da una giuria i premi di consolazione, sorta di oscar, per i racconti che si saranno distinti.
    Il tema per questo primo concorso sarà, ovviamente, a sfondo militare: "L'inferno di Stalingrado"
    I racconti potranno essere di tutti i generi, dall'action al giallo, evitando per favore storie volgari e sconce, senza alcun limite di stile e lunghezza, nè di limitazione di ambientazione o di periodo. Ricordate che il tema non dev'essere per forza il luogo dello scontro, ma può essere lo sfondo, la traccia che, seppur nascosta, piccola, traina la storia. Allora, chi partecipa?
     
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  2. SkySpace

    SkySpace

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    Wow, bella iniziativa! Io, naturalmente, non parteciperò: non ne so nulla sul tema. :)
    E se, invece, i partecipanti li si fa votare con l'unica regola che non possono votare il loro elaborato? Anche se un metodo così rischia l'effetto "voto il meno bello per non danneggiarmi". Ma confido nel fair play della comunità. Solo una mia piccola osservazione sulla proposta.

    Bene, spero che ci siano tanti partecipanti e buona gara! ;)
     
  3. auricaesar

    auricaesar

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    Up... Già il primo...
    Non abbiate paura ad iscrivervi, non è un concorso su scala nazionale, diciamo che sono una sorta di olimpiadi di NWI.
     
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  4. Daniel Morrison

    Daniel Morrison

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  5. auricaesar

    auricaesar

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    Daje arriviamo almeno a cinque!
     
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  6. DistruttoreLegio

    DistruttoreLegio

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    Per gli Dei dei miei avi io ci sono ... (grammaticalmente pazientando)
     
  7. auricaesar

    auricaesar

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    Il dio shrapnel, fumogeno e zimmerit?
     
  8. DistruttoreLegio

    DistruttoreLegio

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    Pensavo a tuono sole e luna. .. ma vanno bene anche quelli
     
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  9. auricaesar

    auricaesar

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    Va bene... Dato che a cinque non ci arriviamo, vediamo di arrivare a tre che almeno facciamo il podio.
     
  10. DistruttoreLegio

    DistruttoreLegio

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    Abbi pazienza
     
  11. auricaesar

    auricaesar

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    Beh dai postate i racconti che facciamo almeno la top 2
     
  12. DistruttoreLegio

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  13. DistruttoreLegio

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    Ciao sono @DistruttoreLegio ho solo 3 regole
    1. non si bestemmia
    2. se vieni a casa mia bussi con i piedi
    3. non me la ricordo mi sa che erano 2
    ...
    ora se i giornalisti vogliono fare domande
     
  14. DistruttoreLegio

    DistruttoreLegio

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    24/12/2015 diario di Katya​


    Caro diario questo è uno di quei giorni che vorrei tanto avere una famiglia normale, Papa e Mamma litigano come sempre sotto le feste, fuori è troppo freddo per giocare e la scuola è chiusa. Questa mattina mio Padre esasperato entra in camera mia e mi dice di vestirmi che andiamo a vedere un museo. Non faccio in tempo a mettermi le scarpe che mio padre torna in camera con il mio giubbotto e la mia sciarpa, subito senza neppure salutare la mamma scendiamo in strada e saliamo in macchina, durante il viaggio mio padre è stranamente silenzioso e non dice una parola. Arrivati al museo capisco subito che non è il museo adatto a una bambina di 13 anni, ci sono in fila e semicoperti dalla neve 8 carri armati proprio davanti al ingresso. Non c’è quasi nessuno al interno mentre facciamo i biglietti, appena entrati mio padre si siede su una vecchia panchina di legno e mi dice che posso andare dove mi pare basta che non esca dal museo e che non parlo con nessuno. Non gli rispondo nulla mi giro e comincio a camminare salgo un enorme scalinata in marmo sulle pareti è pieno di bandiere, appena arrivata in cima alla salita tiro fuori il mio telefono e incomincio a rispondere alla mie amiche che beate loro sono al mare con i loro genitori vorrei tanto avere una famiglia normale ripeto tra me e me. Quando vado a sbattere subito alzo gli occhi e dico “ o mi scusi” ma quello che vedo mi spaventa e incuriosisce. È vecchio si vede il suo viso e logoro e ha una gamba di legno tutta consumata. Chi sei tu esce dalla mia bocca, e una frase come una dolce canzone mi racconta la sua storia. Il suo parlare era profondo e cupo ma le sue parole avevano un ritmo ipnotico non riuscivo a non guardarlo.


    Bambina mia ho visto tante cose percorso tante chilometri come faccio a dirti chi sono. Ti racconterò la mia storia. Poi se vorrai mi dirai tu chi sono. Sono stato in luoghi dove la pelle ti si stacca dal freddo posti cosi umidi che non capivi quando pioveva e posti cosi caldi che pareva di essere al inferno ho visto cose bruttissime e cose bellissime.


    Sono un militare ho combattuto un sacco di battaglie ed vinto delle guerre. Da dove posso iniziare. Inizierò dal inizio.


    Sono stato per 3 anni fermo immobile nella base nel attesa di essere portato al fronte, non avevo paura ancora non sapevo cosa mi aspettava, che sciocco che ero se potessi tornare indietro alla base non so che decisioni avrei ripreso che strade avrei ripercorso, ma di sicuro avrei voluto viaggiare in cabina col pilota. Eravamo come sardine appiccicati uno al altro tutte le volte che il camion sterzava o prendeva una buca battevo la testa, alle volte sul legno dietro di me alle volte sul calcio del fucile affianco a me. Scesi dal camion non ci diedero nemmeno il benvenuto ci caricarono di peso in un aereo, vagiamo per delle ore quando la luce verde lampeggio e il portellone dietro di me e i miei compagni si apri subito l’ufficiale incomincio a spingerci fuori, non fu gentile mi prese e mi scaravento nel vuoto, per un attimo ho pensato che erano cosi certi del nostro addestramento e si fidavano di noi a tal punto di non darci istruzioni su da farsi. Poi guardai giù un paesaggio apocalittico una cosa che non si può descrivere cerano rovine ovunque esplosioni e fiamme il cielo era pieno di paracaduti da alcuni di noi non gli si apri il paracadute e cadevano facendo uno strano rumore ne un grido ne un gesto. L’atterraggio non fu per niente morbido finii su un mucchio di macerie che subito mi inghiottirono, ricordo come se fosse oggi il silenzio ovattato dentro le macerie il buio il freddo. Fortunatamente i sodati mi trovarono quasi subito e presero con loro erano felici di vederci eravamo una boccata di aria fresca per loro, avevano il volto e le divise consumate cerano ragazzi pieni di sangue che continuavano a combattere. Subito un tenete mi prese con se e mi porto insieme ai miei compagni dentro una casa. Anche qui nessuno si è degnato di dirmi cosa stavamo per fare o quale il mio compito. Appena mi ripresi incominciai a guardare fuori a sentire il trambusto della battaglia, sembrava un temporale senza pioggia continui boati continui lampi persone che correvano e altri fermi immobili a terra. Io e il tenente eravamo a una finestra guardavamo una piazza sotto di noi e fu allora che lo vidi.


    Un ragazzo di vent’anni che cercava di avanzare tra le macerie, subito capì che dovevo fare qualcosa non sarà sicuramente da solo pensai tra me e me. Il tenente mi accarezzo e sorrise io esplosi un colpo poi un altro e altro ancora il nemico era morto, era a pancia in giù e si vedeva il sangue scorrere tra le macerie subito un altro nemico usci allo scoperto, lui urlando e imbracciando il suo fucile sparava al impazzata guardai il tenente come per avere un qualche segno di approvazione e mi accarezzo ancora, la sua faccia ora non era più sorridente, era seria e tesa, sparai un colpo solo e anche questo nemico cadde a poca distanza dal primo. Divento tutto silenzioso per un attimo. Ora dico un attimo ma al tempo sembrava un tempo infinito, come vivere un intero mese in pochi secondi. Lo vidi arrivare era enorme grosso e sbuffava fumo un carro nemico era diretto verso di noi e dietro di lui cerano decine e decine di fanti nemici pronti a ucciderci o peggio imprigionarci e usarci per i loro scopi. Il tenente mi afferrò e mi porto via di corsa, quando era ormai chiaro che avevamo staccato i nemici ci fermammo e il tenente entrò portandomi con se, in una piccola porticina nascosta dalla polvere. Quando i miei occhi si abituarono al oscurità vidi decine di persone malvestite e malnutrite il tenente urlò a tutti di uscire che i tedeschi stavano per arrivare. I loro volti erano come inespressivi come se fosse un teatrino già fatto mille e mille volte, come se fosse una cosa normale vivere sotto le macerie nella sporcizia e scappare dai nemici. Il tenente mi mise vicino alla porta e corse ad aiutare una ragazza con un bambino piccolo, io rimasi immobile non riuscivo a far atro che osservare incredulo quello che mi succedeva intorno. Nel giro di pochi minuti la cantina si svuotò e io rimasi li avevo perso di vista il tenente o era uscito o era ancora dentro, la paura montò dentro di me pensai di essere perduto, cercai ovunque ma non lo vidi. Una raffica arrivo proprio sopra di me era un rumore strano mai sentito e il lego della piccola porticina mi si sgretolo addosso, mi anno visto pesai che faccio ora nessuno mi ha detto che devo fare. Caddi indietro dalle scale e quasi non mi spaccai tutto quando vidi il tenente rientrare dalla porticina e precipitarsi su di me, mi alzò dal pavimento e mi disse che dovevamo fare un lavoro di fino per tirare fuori la pellaccia, ci appostammo proprio sotto le scale il tenente era sopra, poco sopra di me ricordo che una goccia del suo sudore mi cadde addosso, poco dopo, tempo di qualche respiro entro un nemico dalla porta, sparai e sparai ancora i lampi dallo spegni fiamma mi davano quasi fastidio in quel buio ma riuscì a colpire il nemico penso al 4 o al 5 colpo. Subito dopo il tenente forte della sua esperienza mi prese e mi porto al altro capo della cantina, li c’era una parete fatta con macerie e armadi, entrammo dentro a un armadio e il tenete lo spinse per farlo cadere. Rimasi chiuso nel armadio insieme al tenete per una notte intera, sentivamo voci e rumori provenire da fuori voci tedesche rumori di guerra, la mattina dopo ci sveglio dal torpore un gran boato qualcuno aveva fatto esplodere una granata al interno della cantina, non so perché ma qualche minuto dopo il tenente ruppe le assi dietro l’armadio e mi obbligo a mettere la testa fuori urlando, siamo russi siamo russi non sparate nella cantina cerano circa 5 corpi nemici a terra e altri 6 nostri compagni in piedi davanti a noi, ci aiutarono a uscire dal armadio e ci abbracciarono forte quasi a farci male. Subito ci barellarono il tenente si era preso una scheggia nel polpaccio io non me ne ero neppure accorto il dolore doveva essere atroce, nel giro di poco tempo ci portarono in un furgone il tenente lo fecero sdraiare sulla lettiga io invece me ne stavo infondo al cassone a testa bassa ripesando a cosa avevo appena vissuto. Arrivammo al ospedale o al macello c’era sangue da per tutto soldati e civili che urlavano. Passammo li tre giorni e non mi allontanai mai dal tenente. Usciti ci fecero entrare in una chiesa dove cerano tutti i civili della zona. Una donna ci corse incontro e strattonandoci ci obbligo a seguirla, ci portò in sacrestia in un cassetto semi aperto cera un bambino, un neonato che sorrideva nel sonno, come se non sapesse che fuori cera una guerra. Tenente disse con voce forte la donna ci hai salvato la vita in quella cantina a me mia figlia mi lasci dare il suo nome a mio figlio. Io disse il tenente mi chiamo Georgiy e il mio compagno si chiama disse accarezzandomi dolcemente PPSh-41 è anche grazie a lui se siete vivi.


    Dimmi ora Katya, ora che sai una parte della mia storia chi sono


    Lo guardai da dietro il vetro e dissi sei un assassino, un assassino che ha salvato delle vite senza di te probabilmente la storia sarebbe andata diversamente, probabilmente non sarei mai nata e mio padre sarebbe morto quella notte. Scesi le scale di corsa e abbracciai forte mio padre che era ancora li sulla panchina e dissi Papa andiamo a casa e parliamo con la mamma andrà tutto bene. Mio padre si chiama Georgiy e fu salvato da un solo soldato russo il tenente Georgiy armato di PPSh-41 da una cantina durante l’assedio a Stalingrado.
     
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  15. Daniel Morrison

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    Datemi qualche giorno, purtroppo in questo fine settimana sono molto impegnato.
     
  16. DistruttoreLegio

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    Ho vinto qualcosa? Almeno qualcuno lo ha letto? Che ne dice. .. piaciuto?
     
  17. auricaesar

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  18. Daniel Morrison

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    Scusate il ritardo, datemi ancora qualche giorno.
     
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  19. DistruttoreLegio

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    No
     
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