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Quando i generali finirono di combattere ?

Discussione in 'Altre Discussioni' iniziata da Long Tom, 11 Maggio 2009.

  1. Mikhail Mengsk

    Mikhail Mengsk

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    Arceri e catapulte erano troppo imprecisi per essere efficacemente usati contro un singolo ufficiale nemico. Scarsa la gittata inoltre, a meno che l'ufficiale in questione non fosse in prima linea.

    Se per combattere intendi menare le mani in prima linea, era un grosso errore: avrebbe di fatto rinunciato a comandare, lasciando l'esercito senza guida.
     
  2. archita

    archita

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    le baliste romane erano strumenti abbastanza precisi e potenti con capacità di penetrare le corazze più spesse di qualsiasi nemico :)

    Riccardo I di Inghilterra fu ucciso da un colpo di freccia durante l'assedio di Chalus in Francia :cautious:
     
  3. archita

    archita

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    Annibale combattè di persona a Canne e Alessandro Magno guidò la sua cavalleria in battaglia di Gaugamela :)
     
  4. Mikhail Mengsk

    Mikhail Mengsk

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    Episodi isolati e dovuti più a fortuna o iniziativa personale del tiratore. Le armi da tiro andavano per "salve" che colpivano nel mucchio. L'arcere non mirava ad un bersaglio, ma saturava una certa aerea tirando più frecce possibile nel minor tempo possibile.


    Quanto al combattere in prima linea:

    - Annibale combatté personalmente in prima linea a cannae? Non lo sapevo! :humm:

    - Alessandro poteva permettersi di farlo perchè il resto dell'esercito era sotto il comando dei suoi luogotenenti che se la potevano cavare egregiamente da soli. La condotta della battaglia in generale era nota a tutti, i suoi collaboratori poi espletavano i loro compiti secondo le proprie competenze, non avevano bisogno che Alessandro gli facesse da balia.
     
  5. archita

    archita

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    Annibale era in prima linea per guidare di persona i galli per farli arretrare in modo tale che funzionasse la sua idea.

    si Alessandro comunque combattè di persona e in quasi tutte le battaglie rischiando la vita e l'ho detto per rispondere sulla domanda se nell'antichità i generali combattevano pure loro :approved:

    invece penso che i generali romani raramente si esponevano, non faceva parte del loro modo di concepire la guerra, la disciplina sostituiva l'esempio ;)
     
  6. Blede

    Blede

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    Ah ecco Annibale voleva assicurarsi che il trappolone riuscisse (si vede che non si fidava molto dei galli), evidentemente aveva informato i generali del piano, come Alessandro, probabilmente era dietro o in mezzo a loro a dirgli che fare, dubito fosse proprio in prima linea a dar mazzate (giusto ?).
     
  7. Mikhail Mengsk

    Mikhail Mengsk

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    Ah ecco. In ogni caso in posizione tale da potersi sganciare e guidare le altre manovre sul campo. In ogni caso anche lui era fiancheggiato dai luogotenenti. Annibale non avrebbe mai commesso il fatale errore di lasciare il suo esercito senza comandante nel momento cruciale, ovvero lo scatto della trappola. In ogni caso non sapevo fosse con i galli, grazie della precisazione ;-)

    Alessandro cercava la mischia sempre e comunque anche per un motivo di carisma personale. La sua era una missione che sfidava anche le superstizioni dei suoi stessi uomini, agire come un dio guerriero aumentava il suo ascendente sui suoi uomini e gli permetteva di mantenerne salda la disciplina. Doveva costantemente agire come un dio, tanto che poi si convincerà quasi di esserlo indulgendo in atteggiamenti orientalisti (laddove il re era di discendenza divina) e incorrere nel sacro sdegno dei "democratici" greci.

    Sono daccordo sui romani: il legionario non aveva bisogno di un esempio di eroismo, sapeva bene cosa ci si aspettava da lui.

    L'esercito romano agiva come un corpo unico, la disciplina lo teneva saldo e unito; i gesti eroici IMHO sono gesti individualisti, scarsamente applicabili in una formazione che deve restare coesa. Ciò non toglie che questi gesti ci fossero, ma solo quando la battaglia era in fase avanzata, e magari volgeva al peggio.

    Più c'è disciplina di base, meno c'è bisogno di un capo che dia l'esempio. I capi barbari dovevano rischiare la pelle in prima persona e dimostrare il loro valore di guerriero sul campo per non perdere la stima delle truppe: ecco perché tatticamente valevano poco. O il capo inventava una tattica PRIMA che iniziasse lo scontro (e la tattica resisteva all'impatto col nemico), oppure una volta in mischia non sarebbe riuscito a cambiarla in corsa. Visto anche che per motivi "politici" raramente il capo barbaro poteva permettersi di avere luogotenenti eccessivamente abili per il rischio che cercassero di destituirlo.

    Almeno, questo ragionamento me lo sono fatto io, secondo voi regge?
     
  8. Dohor

    Dohor

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    Nono, dava proprio mazzate. A Gaugamela, per lo meno a quanto ne so, ne diede.
     
  9. archita

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    Andrea Frediani lo dice in "le grandi battaglie di Roma Antica" :)

    non si può essere sicuri che abbia combattuto pure lui di persona ma è presumibile, il suo esercito era fatto di mercenari, il suo esempio era importante specie poi nei confronti dei galli che obbedivano solo a chi sapeva combattere :approved:
     
  10. archita

    archita

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    non era solo perchè si sentiva un dio ma perchè sul momento colse il momento dorato per sfondare in quel determinato punto dello schieramento persiano dopo che ha allontanato la cavalleria nemica che lo stava inseguendo...dopotutto poteva vincere solo osando l'impossibile cioè buttarsi alla carica contro Serse stesso e per far questo aveva bisogno di guidare i suoi cavalieri di persona e nel momento giusto ;)
     
  11. Mikhail Mengsk

    Mikhail Mengsk

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    Si vabbè ma un conto è ordinare una carica nel punto decisivo, un conto è guidarla di persona. L'ha guidata di persona combattendo in prima persona per i motivi che ho detto prima, IMHO. Lo stesso cercare di uccidere lui personalmente il Gran Re caricando "da solo" contro l'esercito persiano era una manifestazione di ardore combattivo degna di un dio guerriero.

    @Dohor: fa parte del suo presentarsi come un giovane dio guerriero.Se non si sporcava le mani di sangue che cacchio di dio guerriero era? XD
     
  12. archita

    archita

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    questo è vero, Alessandro stesso diceva di avere dentro di sè il "daimon" che lo dominava :)
     
  13. auricaesar

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    No, però Rommel guidava le sue truppe dalla prima linea, rischiando addirittura di essere assassinato e ucciso.
     
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  14. Long Tom

    Long Tom

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    A proposito di Patton (perchè diavolo sei andato a vederti i miei post del 2009?:D), ho scoperto che era antisemita e neanche poco e che era triste quando la guerra finì perchè sapeva che non ne avrebbe combattute più, bel pezzo di merda :D

    Poi è morto in un banale incidente stradale due giorni prima del congedo natalizio dalla Germania.
     
  15. Long Tom

    Long Tom

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    After the German invasion of the Soviet Union in June 1941, Voroshilov became commander of the short-lived Northwestern Direction (July to August 1941), controlling several fronts. In September 1941 he commanded the Leningrad Front. Working alongside military commander Andrei Zhdanov as German advances threatened to cut off Leningrad, he displayed considerable personal bravery in defiance of heavy shelling at Ivanovskoye; at one point he rallied retreating troops and personally led a counter-attack against German tanks armed only with a pistol.[10] Failing to prevent the Germans from surrounding Leningrad however, he was dismissed from that post and replaced by the far ablerGeorgy Zhukov on 8 September 1941.[11]


    Apperò :D
     
  16. PadoOne

    PadoOne

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    Quante cose si imparano..
     
  17. auricaesar

    auricaesar

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    Credere che patton fosse pacifista è come credere che Hitler fosse vegetariano... No... aspetta...
     
  18. Amadeus

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    I generali si sono trovati in prima linea anche in tempi recentissimi. Ricordo ancora le immagini al TG del generale Loi che, senza elmetto e corpetto, passava tra i suoi a Mogadiscio in zone dove le pallottole fischiavano.

    Provo quindi a rispondere alla domanda originale riformulandola in maniera diversa: quand'è che i comandanti in capo (e non, semplicemente, qualsiasi "generale") si sono trovati nella condizione di non dover necessariamente trovarsi vicino alla prima linea per compiere il loro ruolo di dirigere la battaglia?

    La risposta è: all'inizio del XX secolo. Quando scompaiono, oramai irrimediabilmente, gli eserciti che possono essere schierati in battaglia quasi completamente in una zona di pochi chilometri quadrati che può essere controllata e gestita da una sola persona sul posto.

    Come avevo già avuto modo di dire anche qui, discutendo della nascita di quello che in gergo tecnico viene chiamato "livello operativo" (situato tra il "livello tattico" ed il "livello strategico"), nel periodo che va dall'epoca antica ai grossi conflitti dell'era moderna, le realtà socioeconomiche facevano sì che gli eserciti mobilizzabili fossero relativamente esigui e che il loro potere distruttivo potesse esercitarsi solo in una zona spaziale limitata (qualche chilometro quadrato), questo sia per problemi di comando e controllo sia per questioni di mera tecnologia militare.

    L'enorme sviluppo demografico, tecnologico e organizzativo che si è verificato dall'inizio della prima rivoluzione industriale ed è continuato per tutto il XIX secolo, ha gradualmente cambiato faccia all'attività militare. La consistenza numerica degli eserciti è andata aumentando enormemente, i problemi di coordinazione comando e controllo sono cresciuti esponenzialmente, le innovazioni tecnologiche hanno consentito una dilatazione delle zone geografiche di attività. Non si trattava più di manovrare in un campo "aperto" delle concentrazioni di truppe ben definite (e spazialmente riunite) per arrivare ad una battaglia decisiva che mantenesse quelle che, con licenza poetica (è il caso di dirlo!) potremmo chiamare 'unità aristoteliche' di tempo, luogo ed azione. La battaglia si svolgeva in un singolo giorno, in un luogo delimitato (pochi chilometri quadrati) e con una sua organicità e consequenzialità interna, dovuta al fatto che tutto lo svolgimento dell'azione era, in teoria, sotto il diretto controllo del comandante in capo. Certo, si sono state delle eccezioni a questo cliché, ma, per l'appunto, si tratta di eccezioni.

    A cavallo tra il XIX ed il XX secolo, le eccezioni si fanno regola e mettono in crisi il vecchio modo di fare la guerra. Un caso emblematico, che poi costituirà il primo spunto di riflessione per i teorici russi, è costituito dalle operazioni in estremo oriente nel 1904-05. Il conflitto Russo-Giapponese mostrò nel contempo sia l'incapacità dei comandi russi di manovrare secondo i vecchi canoni, sia l'incapacità dei giapponesi di assestare un colpo decisivo in un'unica soluzione. Il mutato aspetto della guerra aveva condotto all'impossibilità di una battaglia decisiva in stile Marengo o Austerlitz non solo dal punto di vista della "battaglia" ma anche del "decisiva". La singola battaglia aveva quindi perso il suo carattere di evento spazialmente "separato" e, potenzialmente, "decisivo", e si è inserita in un contesto più ampio definito operazione (operacija). Pur essendo, per così dire, ad un gradino superiore rispetto al singolo scontro, combattimento, battaglia (anzi, essendo essa stessa un'insieme di battaglie concatenate) l'operazione rimane comunque subordinata alla strategia, non essendo neppure essa, di per sé, in grado di portare al risultato finale e decisivo. In questo contesto l'arte operativa, indirizzata dalle necessità strategiche, determina i metodi per condurre operazioni al fine di raggiungere gli obiettivi di livello superiore. Parimenti, l'arte operativa stabilisce anche le direzioni di sviluppo dell'azione tattica.

    Per passare un attimo dalle elucubrazioni teoriche al regno degli esempi concreti, possiamo dire come la prima guerra mondiale abbia costituito un esempio macroscopico di quanto si è detto prima. Il campo di battaglia è completamente mutato dalle scene di epoca napoleonica o precedente. Il fronte continuo, entità prima impensabile, è una realtà onnipresente. L'impossibilità di risolvere decisamente le operazioni militari su di un fronte con un unico scontro supremo pure, per un insieme complesso di cause, non ultima la elevata capacità di produzione di armi e arruolamento di uomini che rende, in caso di conflitto prolungato, più importante la capacità di sostenere lo sforzo bellico che la consistenza degli eserciti all'atto della mobilitazione iniziale.

    Per il comandante in capo questo comporta la necessità di essere lontano dalla prima linea nella maggior parte dei casi. Non ha senso guardare uno schermo da 40 pollici alla distanza alla quale si guarda uno schermo da 3 pollici.
     
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