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Sette miliardi di posti di lavoro

Discussione in 'Off Topic' iniziata da Pandrea, 4 Agosto 2014.

  1. GyJeX

    GyJeX

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    beh, dopotutto i poveri sono milioni, i ricchi pochi :lol:
     
  2. GyJeX

    GyJeX

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  3. Pandrea

    Pandrea Guest

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    http://www.ilsole24ore.com/art/norm...-e-g-20-063910.shtml?uuid=AB8k4UuB&fromSearch

    Dicevamo del governo (o meglio: legislazione) mondiale? Forse dovremmo aspettare molto meno di 1000 anni.
     
  4. bacca

    bacca

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    http://www.movimentolibertario.com/...ione-teoria-ciclo-economico-scuola-austriaca/

    All’interno di The Theory of Money and Credit erano presenti i rudimenti di un’altra magnifica realizzazione di Ludwig von Mises: la spiegazione a lungo cercata per quel misterioso ed inquietante fenomeno economico: il ciclo economico.

    Da quando vi fu lo sviluppo dell’industria e dell’avanzata economia di mercato, alla fine del XVIII° secolo, gli osservatori hanno notato che l’economia di mercato è soggetta ad una serie apparentemente infinita di alternanze di booms e busts, espansioni a volte degeneranti in inflazioni galoppanti o in gravi forme di panico e depressioni.

    Gli economisti avevano tentato molte spiegazioni, ma anche le migliori soffrivano di un difetto fondamentale: nessuno di loro tentò di integrare la spiegazione del ciclo economico con l’analisi generale del sistema economico, con la teoria “micro” dei prezzi e della produzione.

    In realtà era difficile farlo, poiché l’analisi economica generale mostrava l’economia di mercato che doveva essere tendente “all’equilibrio”, con la piena occupazione, errori minimi di previsione, eccetera.

    Allora da dove viene la continua serie di espansioni e contrazioni? Ludwig von Mises vide che, dal momento che l’economia di mercato non avrebbe potuto portare a un ciclo continuo di espansioni e contrazioni, la spiegazione doveva dunque trovarsi al di fuori del mercato: in qualche intervento esterno.

    Ha costruito la sua grande teoria del ciclo economico su tre elementi precedentemente non connessi.

    1. Uno fu la dimostrazione ricardiana del modo in cui il governo e il sistema bancario abitualmente espandono la moneta e il credito, spingendo al rialzo i prezzi (boom) e provocando un deflusso di oro e una successiva contrazione del denaro e dei prezzi (bust). Mises si rese conto che questo era un eccellente modello preliminare, ma che esso non spiegava come il sistema di produzione fosse profondamente influenzato dal boom o perché una depressione è di fatto inevitabile.
    2. Un altro elemento fu l’analisi di Böhm-Bawerk del capitale e della struttura della produzione.
    3. Un terzo fu la dimostrazione dello svedese di scuola austriaca Knut Wicksell sull’importanza, per il sistema produttivo e dei prezzi, di un divario tra il tasso “naturale” di interesse (il tasso di interesse senza l’interferenza dell’espansione del credito bancario) e il tasso in realtà affetto dai prestiti bancari.
    Da queste te tre importanti ma sparse teorie, Mises costruì la sua grande teoria del ciclo economico. In una economia di mercato ben funzionante ed armoniosa arriva l’espansione del credito bancario e della moneta bancaria, incoraggiata e promossa dal governo e dalla sua banca centrale.

    Come le banche espandono l’offerta di moneta (banconote o depositi) e prestano la nuova moneta alle imprese, esse spingono il tasso di interesse al di sotto del tasso “naturale” o tasso di preferenza temporale, cioè, il tasso di libero mercato che riflette le proporzioni volontarie dei consumi e degli investimenti da parte del pubblico.

    Poiché il tasso di interesse è abbassato artificialmente, le imprese prendono il nuovo denaro ed espandono la struttura della produzione, aggiungendo investimenti di capitale, in particolare nei processi “remoti” della produzione: in progetti di lunga durata, macchinari, materie prime industriali, e così via.

    Il nuovo denaro viene utilizzato per far salire i salari e gli altri costi e per trasferire le risorse in questi primi ordini “superiori” di investimento. Quando i lavoratori e gli altri produttori ricevono la nuova moneta, poiché le loro preferenze temporali possedute sono rimaste invariate, la spendono nelle vecchie proporzioni.

    Ma questo significa che il pubblico non starà risparmiando a sufficienza per l’acquisto dei nuovi investimenti di ordine superiore, e un crollo di quelle imprese e degli investimenti diventa inevitabile.

    La recessione o depressione è allora vista come una inevitabile ri-regolazione del sistema produttivo, con la quale il mercato liquida “gli investimenti in eccesso” poco sicuri del boom inflazionistico, ritornando alla proporzione di consumo/investimento preferita dai consumatori.

    Così Mises per la prima volta integrò la spiegazione del ciclo economico generale con l’analisi “micro-economica”. L’espansione inflazionistica del denaro da parte del sistema bancario gestito dal governo crea l’eccesso di investimenti nelle industrie di beni capitali e un sotto-investimento nei beni di consumo, e la “recessione” o “depressione” è il processo necessario attraverso il quale il mercato liquida le distorsioni del boom ritornando al sistema di libero mercato della produzione organizzata per servire i consumatori.

    La ripresa arriva quando questo processo di aggiustamento è completato. Le conclusioni politiche implicite nella teoria misesiana sono diametralmente opposte a quelle di moda attualmente, siano esse ‘keynesiane’ o ‘post-keynesiane’.

    Se il governo e il suo sistema bancario stanno inflazionando il credito, la prescrizione misesiana è a) fermare l’inflazione molto rapidamente, e b) non interferire con gli aggiustamenti della recessione (non sostenere i salari, i prezzi, i consumi o gli investimenti rischiosi) in modo da consentire che il necessario processo di liquidazione faccia il suo lavoro il più velocemente e possibilmente senza intoppi.

    La prescrizione è esattamente la stessa se l’economia è già in recessione.
     

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