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Napoleone: realista o illuso?

Discussione in 'Età Moderna' iniziata da Pandrea, 19 Luglio 2014.

  1. Pandrea

    Pandrea Guest

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    L'enorme impero di Napoleone ancora più che per l'estensione era rilevante per come cambiò a piacere del suo fondatore la geografia e la politica europea, spazzando via dinastie antichissime sostituendole con la propria e tracciando confini e fondando Stati in totale libertà.

    Secondo voi era un progetto fattibile o era comunque destinato a collassare prima o poi? Ancora con l'impero al suo apogeo c'era un forte sentimento antifrancese in Italia, Spagna e Germania. Secondo me alla morte del suo fondatore, vi fosse arrivato intatto, si sarebbe comunque frantumato, aveva imposto cambiamenti troppo grandi per essere accettati se non sotto la costante minaccia della Grande Armee
     
  2. Carlos V

    Carlos V

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    Come organismo politico era senza dubbio destinato a collassare, ma non il sistema di ideali di cui si faceva portavoce, il quale poi, infatti, è rimasto nella cultura europea negli anni successivi, aprendo una fase importante di conquiste politiche e sociali.

    E' lo stesso problema che affligge tutti gli imperi nati nel giro di pochi anni con la sola forza delle armi: alla morte del conquistatore, chiunque esso sia, la struttura inevitabilmente crolla sotto spinte personalistiche, divisioni, forze centrifughe e interessi di parte. Ti cito due esempi illustri come Alessandro Magno e Gengis Khan: grandi condottieri, hanno fondato imperi che hanno stravolto equilibri ormai consolidati, ma con la loro scomparsa delle loro conquiste (a livello strettamente politico) è rimasto ben poco.
    Nel caso di Alessandro Magno (che comunque è morto in giovane età), il suo impero è stato diviso fra i Diadochi, i generali che lo avevano seguito nelle sue campagne, e che si sono messi per giunta a fare guerra tra di loro. Nel caso di Gengis Khan l'impero è stato diviso tra i suoi figli e ogni "pezzo" di quello che era un unico grande organismo ha preso una strada a sé, giungendo a esiti molto diversi dagli altri.
    Per creare un impero che duri nel tempo occorre pazienza: bisogna integrare le popolazioni sottomesse alla propria cultura, alla propria lingua e, non ultima, anche alla propria mentalità. In secondo luogo le grandi conquiste che vengono compiute in poco tempo hanno come riscontro inevitabile un territorio immenso da amministrare e spesso completamente ostile ai dominatori. Inoltre, nel caso di conquiste veloci, abbiamo da una parte un territorio enorme che viene visto come un succoso bottino da depredare e dall'altra la ristretta cerchia di collaboratori del conquistatore di turno che vuole appropriarsi della sua fetta di torta (e spesso questi entourage esclusivi si sono ritrovati improvvisamente con un grande potere e quindi con la possibilità di influire sulle spartizioni, in barba alla volontà del sovrano). Spesso, agli eredi del conquistatore (figli o generali che siano) non importa nulla di perseguire gli ideali originari e di continuare a conquistare, l'unica cosa che conta è prendersi la propria parte per evitare di finire ai margini della politica e del potere, o peggio di restarne totalmente fuori. Ovviamente restano fuori da questo ambito le conquiste coloniali, che si muovo su binari decisamente diversi.
    L'Impero Romano è sopravvissuto così a lungo, attraversando anche fasi turbolente, perché ha saputo integrare le provincie alla cultura dominante e perché le conquiste sono avvenute nell'arco di tre secoli e mezzo, procedendo in maniera graduale (prima il Lazio, poi l'Italia, poi il resto del Mediterraneo). E infine non c'era un unico conquistatore con il suo entourage che avrebbe potuto spartirsi le conquiste alla sua morte, ma un preciso sistema di assegnazione delle provincie.

    Tutto questo discorso per dire che alla morte di Napoleone anche l'Impero Francese si sarebbe diviso: forse i suoi famigliari avrebbero governato i rispettivi regni in modo autonomo, ma collaborativo, considerando che comunque l'impero era sotto la costante minaccia di Inglesi, Russi, Austriaci e Prussiani, oltre che delle spinte indipendentiste delle singole zone. Il problema quindi, è essenzialmente socio-politico, a prescindere dal fatto che gli ideali della rivoluzione fossero accettati o meno.
    Ciò che rimane di questi imperi, la loro conquista più grande, è più che altro un'eredità ideale che sopravvive alla loro scomparsa: il desiderio di libertà e uguaglianza per la Francia, l'ellenismo per la Macedonia, la Pax Mongolica per i Mongoli, ecc.
     
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    Ultima modifica: 19 Luglio 2014
  3. Pandrea

    Pandrea Guest

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    Gengis Khan e Alessandro avevano comunque spazzato via ogni resistenza esterna al loro potere, pertanto fu fattibile la spartizione interna una volta venuto a mancare il fondatore.

    Non credo che le potenze esterne all'impero francese, che sarebbero comunque esistite (vedo impossibile un Bonaparte sul trono di Russia e Inghilterra), rimaste alla logica dell'equilibrio settecentesco avrebbero mai accettato gli stravolgimenti napoleonici, in qualche modo la Restaurazione ci sarebbe stata. L'unico risultato politico duraturo secondo me poteva essere il rimanere dei Bonaparte sul trono di Francia, ma non scommetterei nulla sulla sopravvivenza degli Stati-satellite.
     
  4. Amadeus

    Amadeus

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    Come è stato già detto, anche senza scomodare la List der Vernunft di hegeliana memoria, Napoleone avrà pure fatto gli affari suoi, ma ha avuto successo anche perché ciò che faceva comodo a lui faceva comodo anche a molti altri, ossia alle borghesie delle nazioni che entravano nell'orbita imperiale. Tant'è che i problemi maggiori ci sono stati proprio laddove non c'era una borghesia sufficientemente sviluppata.
    Non è solo una questione di giochetti dinastici ed intrighi di palazzo (quelli ci sono stati anche nei secoli precedenti) era il nuovo che avanzava (ed è avanzato) tant'è che gli stati occidentali attuali sono fondati, in buona sostanza, su ciò che è emerso dalle rivoluzioni borghesi (rivoluzione francese in primis).
     
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  5. Pandrea

    Pandrea Guest

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    Certo e infatti parlavo solo dell'organismo politico dell'impero napoleonico, quello 'morale' aveva già vinto ancora prima di nascere... anche se va detto che Napoleone per primo cercò all'apparenza di tornare al Settecento semplicemente con la sua dinastia al posto di altre, spazzando via la repubbliche sorelle e dando vita a regni retti da consanguinei, cercando pure di imparentarsi con l'antica nobiltà europea.
     
  6. Amadeus

    Amadeus

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    Credo sia stato Scott Bowden a dire che il punto di non ritorno dell'impresa napoleonica è stata la campagna del 1809, pur vittoriosa. In quanto, dopo questa campagna, la Grande Armée si è trasformata nello strumento efficace dell'inefficace politica dell'imperatore. In buona sostanza, l'idea di poter convivere con le grandi monarchie europee (invece di andare fino in fondo e provare ad estirparle radicalmente) è stata fatale a Napoleone. L'idea che gli Asburgo avrebbero potuto accettarlo come uno di loro e non desiderare semplicemente una tremenda vendetta alla prima occasione possibile, mostra che il grande corso non aveva una grande conoscenza della psiche umana.
    Ad ogni modo, l'esito di Lipsia e Waterloo poteva essere significativo solo per il destino individualle di Napoleone Bonaparte, la storia del mondo non sarebbe stata significativamente diversa nei decenni successivi. Ritengo che già all'epoca della creazione della Confederazione del Reno, napoleone aveva assolto al suo compito storico (se vogliamo civettare con i concetti hegeliani) di esportare il risultato della rivoluzione francese e far sì che non fosse semplicemente una gloriosa e tremenda parentesi nella storia d'Europa.
     
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  7. Pandrea

    Pandrea Guest

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    Ma quante monarchie poteva distruggere Napoleone? Alla fine non è veramente riuscito nemmeno a consolidare l'unico grande regno 'rubato' ad una monarchia antica, la Spagna borbonica, dove nonostante l'effettiva cacciata di Ferdinando VII il 'popolo' continuò a rinnegare Giuseppe I Buonaparte fino alla fine. Poteva davvero distruggere gli Asburgo e gli Hoenzollern? Forse gli Asburgo potevano essere cacciati spezzandone l'impero e ricostruendo sotto un Buonaparte i regni d'Ungheria e Boemia, ma la Prussia era troppo solida. E poi i Romanov e gli Hannover? Qualunque dinastia europea avrebbe rifiutato, in cuor suo, di trattare da pari un, ai loro occhi, baronetto corso.

    Il punto di non ritorno di Napoleone forse è stato proprio fondare la dinastia dei Buonaparte, forse insistere sull'estendere la forma repubblicana a tutta Europa avrebbe dato risultati migliori, pur mettendo figure francesi nei ruoli di presidente e console.
     
  8. Amadeus

    Amadeus

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    Napoleone non poteva, realisticamente, cooptare le antiche e reazionarie aristocrazie europee, con la parziale eccezione degli staterelli tedeschi che avevano fin troppo interesse ad affrancarsi dalla subordinazione alla Prussia o Austria (magari, col regnante di turno che guadagnava anche il titolo di Re, invece che Principe elettore o altro). Qualcosa di simile, valeva anche per l'aristocrazia polacca.

    Comunque sia, come già detto, il nerbo del supporto a Napoleone era riposto nella borghesia delle nazioni in questione. Se nel nord Italia e nella Germania immediatamente ad est del Reno la situazione era ideale, oltre l'Elba ci si scontrava con società con forti residui feudali, ed è chiaro che senza borghesi e plebi urbane, i francesi stavano freschi a contare sull'appoggio di aristocrazia terriera e servi della gleba. Non parliamo poi delle roccaforti della reazione alla periferia dell'Europa (Spagna, Russia e Napoli).

    Probabilmente, il tentativo di costituire una nuova dinastia ha, in qualche modo, svantaggiato Napoleone, anche se (penso) che lui vedesse in questa nuova nobiltà "formale" dell'impero un richiamo alle glorie del passato (Roma, i Franchi) in funzione propagandistica. Non a caso andava ripetendo di essere succeduto a Carlomagno e non a Luigi XVI. E, in un certo senso, che non fosse un ritorno al vecchio regime era scontato, titoli o non titoli, la vecchia aristocrazia muore con l'abolizione del maggiorascato.
    Inoltre pensava che fosse un modo per convincere i "moderati" che gli estremismi giacobini erano ormai un ricordo del passato.
    Di fatto, nessuno delle teste coronate l'ha mai considerato più di un parvenu.
     
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