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FCA : presentazione del Piano Strategico, a Auburn Hills

Discussione in 'Off Topic' iniziata da rob.bragg, 6 Maggio 2014.

  1. rob.bragg

    rob.bragg

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    Oggi la FCA (Fiat Chrysler) ha presentato il nuovo Piano Strategico, 2015-2020, ma l'ha fatto nella sede storica americana della Chrysler, ad Auburn Hills, Michigan. Per la prima volta dal 1899, lontano da Torino ... :(

    Dell'intero top-management presente, Marchionne è l'unico con un cognome italiano, anche se non lo è ...

    [​IMG]

    @Invernomuto : che effetto fa, a Torino ?
     
  2. Mauro92

    Mauro92

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    presumo susciti un effetto non dissimile da questo: :poop:
     
  3. GyJeX

    GyJeX

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    Vuoi dire che la Fiat non è più italiana ?? Quindi toglieranno l'orario dei treni dall'ultima pagina del manuale d'uso dell'auto ?
     
  4. Enok

    Enok

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    L'unico caso al mondo dove l'azienda proprietaria viene inglobata dall'azienda controllata.

    Lo stesso capitò col settore "industrial" del vecchio gruppo FIAT, per intenderci Iveco & company, che ora sono parte di CNH.
     
  5. rob.bragg

    rob.bragg

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    http://www.corriere.it/economia/14_...le-ae62c056-d51d-11e3-b55e-35440997414c.shtml

    <<Il primo giorno di vita del Fiat Chrysler Group Automobiles inizia nel quartier generale di Auburn Hills in uno degli edifici più grandi del mondo. Davanti a una platea di investitori e addetti ai lavori ( ci sono anche delegazioni sindacali dei vari paesi) Sergio Marchionne presenta il nuovo piano industriale per i prossimi cinque anni dopo il ritiro di «Fabbrica Italia».

    «Non è un capitolo ma un nuovo libro». Le pagine sono piene di numeri e programmi che avranno ricadute importanti sulle fabbriche italiane. «È un piano coraggioso che rompe con il passato. Agiremo come un’entità unica». Verso il traguardo delle sei milioni di vetture entro il 2018, dalle 4,2 attuali. Ma il piano a quanto pare non convince la Borsa: il titolo a Piazza Affari chiude con una perdita del 1,17% .

    La sfida di Jeep
    Fra i marchi che dovranno crescere di più c’è la Jeep: un milione di unità già quest’anno (nel 2013 ne sono state consegnate 732 mila), 900 mila in più nel 2018 che vuole dire fare il +160% . Di queste circa 200 mila arriveranno dall’Italia, da Melfi dove nasce la piccola Renegade.

    Di Lancia nessuna traccia finora.

    Fiat cambia pelle
    La trasformazione di Fiat la spiega Olivier Francois, responsabile del marchio confermando la sua nuova vocazione. Prodotti alla moda derivati dalla famiglia 500 e Panda, in Europa. Perché da altre parti la «Fiat è come un camaleonte». Confermati anche Freemont, Qubo e Doblò. ... L’espansione avverrà in Cina, Nord America e Brasile. Veniamo ai nuovi modelli per l’Europa: si parte con la 500X quest’anno, per passare a una berlina compatta e probabilmente a una spider (quella che doveva nascere insieme a Mazda sotto le insegne Alfa) nel 2015. L’anno successivo dovrebbe debuttare l’erede della Punto, una station wagon compatta e un’altra piccola coupé. Nel 2017 è previsto un crossover (potrebbe essere il sostituto della Freemont) e infine nel 2018 la nuova generazione della Panda.

    La scommessa Alfa
    Ma tutti i riflettori a Detroit sono concentrati sull’Alfa. Sul suo rilancio Marchionne si gioca quasi tutto. Dovrà mettere sul piatto 5 miliardi di euro per recuperare l’antica gloria che Harald Wester, capo del marchio,mostra agli investitori attraverso le vittorie di Fangio e Nuvolari. È passato troppo tempo. Nei piani ci sono otto nuovi modelli nei prossimi cinque anni. Con tecnologie e motori sviluppati in Italia, architetture con la trazione posteriore come erano le Alfa di una volta prima del passaggio alla Fiat E nasceranno tutte in Italia. Prodotti come la MiTo non avranno eredi, la Giulietta invece sì. Wester spiega che alla rinascita stanno lavorando oltre 200 ingegneri con la consulenza di capi progetto «presi in prestito» dalla Ferrari. Basteranno a far lievitare le vendite dalle 75 mila dell’anno scorso alle 400 mila del 2018?

    La lezione Maserati
    La risposta ai dilemmi sull’Alfa può arrivare dalla Maserati. Nel giro di un anno, grazie alla Quattroporte alla Ghibli le vendite sono passate da 6 a 15 mila unità, il fatturato da 755 milioni a 1,65 miliardi. L’anno prossimo sarà lanciato il Suv Levante, poi toccherà alla coupé Alfieri (anche nella versione cabriolet), più avanti ci sarà posto per la nuova GranTurismo. Tutto questo dovrà traghettare la casa del Tridente verso le 75 mila unità. Per Fiat-Chrysler Maserati si sta rivelando una macchina da soldi, l’anno scorso i margini erano del 10,3% sopra i livelli dei marchi tedeschi.

    «La Ferrari non è in vendita»
    E passiamo alla Ferrari, il gioiello di famiglia. Marchionne cita alcune stime degli analisti. Il «Cavallino» vale più di quattro miliardi di euro, ma «non è in vendita». Il numero uno di Fiat Chrysler lo scrive pure al termine delle slide. La Ferrari è l’unica che non deve crescere: 7 mila macchine l’anno sono sufficienti per mantenere alto il valore del marchio, anche se teoricamente potrebbe arrivare a farne 10 mila. Ma è meglio non osare. >>

    Non c'è un manager italiano, non c'è quasi più nulla di italiano, solo lo sfruttamento - da parte di una multinazionale americana - di brand storici e famosi nel mondo come Ferrari, Maserati e - forse - Alfa Romeo. La FIAT è morta :(
     
    Ultima modifica: 6 Maggio 2014
  6. rob.bragg

    rob.bragg

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    Esatto. Uno scempio.

    Gli italiani dovranno essere eternamente grati alla Famiglia Agnelli, dalle commesse belliche strapagate nelle due guerre mondiali (inclusi gli irrinunciabili Cr-42 e altre meraviglie) alla distruzione dell'industria automobilistica italiana (graziosamente concessa, un pezzo dopo l'altro dagli anni '60 in poi, insieme alle forme più disparate e dispendiose di sussidi a fondo perduto).

    Se penso che in Germania il Governo ha convinto VW (parzialmente pubblica) a ricomprarsi la Porsche (che la generò, negli anni '30) e che convinse la Daimler a rivendere proprio la Chrysler (nel 2007), per evitare la crisi del colosso tedesco ...

    La Famiglia Agnelli-Elkann è finalmente riuscita nell'impresa di liberarsi dell'Italia, con una doppia acquisizione 'rovesciata' ...
    scorporo-acquisizione-fusione e ribaltamento ...

    Chissà che peso si sono tolti gli Elkann e Marchionne a non dover più frequentare Torino. Vuoi mettere con Amsterdam (sede legale), Londra (sede fiscale) e il Michigan (sede operativa). All'Italia però hanno lasciato la Juventus ...
     
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  7. Mauro92

    Mauro92

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    Ma il marchio lancia è fallito ? Dopo che toglieranno dalla linea gli ultimi modelli sparirà ?
     
  8. rob.bragg

    rob.bragg

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    Un marchio non fallisce, non è un azienda ... al massimo scomparirà, come successo ad altri marchi storici :(
     
  9. Carlos V

    Carlos V

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    Noto che nel piano strategico 2015-2020 la Fiat ha intenzione di presentare nuovamente sul mercato italiano delle riedizioni di auto già ampiamente sdoganate: la nuova 500, la nuova Punto, la nuova Panda, ecc. Tutte auto compatte e nessuna berlina ammiraglia (un tempo erano l'orgoglio per qualsiasi azienda non marcatemente sportiva).
    Prima la FIAT metteva sul mercato berline di fascia alta, destinate a diventare ammiraglie, come la Tempra (1990) o berline a due volumi come la Uno (1983) e la Tipo (1988). Oggi ci sono solo queste auto mediocri, ma che fanno "tendenza" ( come la Ypslon Elefantino e la 500 Pink). :(
    All'estero vengono prodotte berline, un tipo qui in Italia ormai scomparso, come la Mille (erede della Uno), la Linea e la FIAT Ottimo.
     
  10. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Guadagni molto di più con una 500 / 500L che con una berlina che non ti compra nessuno. Hai margini minori, ma volumi più elevati.
    Per farti un'idea, alcune vernici opzional della 500 costano come quella di alcune BMW medio grandi, pur essendo una macchina di tutt'altro segmento...
    Le berline in Italia sono un mercato per pochissimi, non ci si improvvisa in pochi anni.
    Alla FGA manca(va) il pianale per le auto grandi, la fusione con Chrysler in questo senso ha aiutato perché utilizzeranno i pianali della casa americana (ad esempio lo LX) per le grandi e quelle della casa torinese per le medio piccole (Compact e Small), con opportuni rebranding in USA ed Europa. Senza Crysler, prima potevi giusto fare 500L & compagnia...
    La strada è quella di ridurre i pianali a pochi per categoria e VENDIBILI in ogni parte del mondo, è da vedere se ci riescono...

    Ciao.
     
    Ultima modifica: 7 Maggio 2014
  11. rob.bragg

    rob.bragg

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    Oggi la FIAT sul Ftse Mib fa -8%
     
  12. cohimbra

    cohimbra Guest

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    ...e le commesse per la bamba...
     
  13. andy

    andy

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    Bello però come al TG1/TG2 continuassero a insistere che i SUV e alcuni modelli verranno fatti in Italia.
    Capisc? Miliardi di commesse e aiuti statali per cosa? Per avere la Fiat che ci concede il lusso di dare lavoro a 100 italiani.
    Ieri, quando avevano annunciato che la FCA aveva 300,000 dipendenti ero tentato di chiedere quanti di questi fossero Italiani.
     
  14. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Qui ci siamo abituati a perdere pezzi di storia (in genere verso Roma o Milano :) ), già con i Savoia e lo status di Capitale, per cui se FCA abbandonerà l'Italia amen, ce ne faremo una ragione.
    Spiace ovviamente, perché FIAT e Torino hanno sempre viaggiato a braccetto (mio padre ci ha lavorato, così come mio suocero), ma ormai sembra abbastanza chiaro che alla FCA di restare qui non è che gli interessi più di tanto.
    Ci proverà, probabilmente, se non funziona amen, farà i suoi interessi - come peraltro ha sempre fatto - e andrà dove le conviene.
    A livello regionale non cambia molto, gli stabilimenti piemontesi sono una parvenza di quello che erano una quarantina di anni fa, la FIAT ha da tempo spostato le produzioni altrove, dal Meridione a Polonia, Serbia, Brasile, ecc. Marchionne sta forse dando il colpo di grazia, ma il processo di delocalizzazione era parecchio voluto e sono finiti i tempi dove stai in Italia solo perché ti danno gli aiuti.

    Non ho le competenze per giudicare proprietari e dirigenza di FCA, spero che il piano industriale, molto ambizioso, riesca, perché se non altro si continuerà a produrre auto in Italia.
    La mia sensazione, basata su quel poco che ho letto, è che la dirigenza ne abbia le scatole piene di un Paese dove non si riesce a cambiare nulla.
    Non condanno Marchionne come non condanno il piccolo imprenditore (e ne conosco diversi) che decide di andarsene all'estero in Paesi dove ci sono maggiori opportunità di guadagno. Marchionne per me è solo la punta di un iceberg.

    Oltretutto l' "amore" per l'Italia della fiat è assolutamente ricambiato dagli italiani, che comprano allegramente altre marche e spalano m***a sui prodotti nostrani...

    Dal piano industriale traspare che il problema sono gli stabilimenti industriali italiani, scarsamente redditizi e produttivi, mentre quelli USA sono a pieno regime. Non parliamo di Burkina Faso o Costa d'Avorio, ma di un Paese industrializzato che ha saputo superare la crisi del settore automobilistico del 2008-2009 imponendo degli importanti sacrifici salariali ai lavoratori ma mantenendo le produzioni "in loco".
    Qui certi discorsi sono impossibili da fare anche solo a livello teorico (sia chiaro, non sono un propugnatore del modello americano, ma in questo specifico caso mi sembra che noi siamo rimasti abbastanza immobili, mentre altrove si sia cercato un compromesso).

    E te credo, quintuplicare le vendite di Alfa in un segmento superaffollato e con concorrenti del calibro di BMW e Mercedes, dopo aver letto quello pensavo volesse annunciare l'invasione della Polonia... :)
     
    Ultima modifica: 7 Maggio 2014
  15. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Scusami, ma invece di fare populismo (e disinformazione), perché non ti guardi gli occupati da FCA in Italia? Quali aiuti statali x 100 dipendenti? Non spariamo numeri a caso, grazie.
     
  16. andy

    andy

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    I 100 dipendenti è messo come numero a random (e a dire il vero non ricordo neanche perché l'ho scritto) e non c'è alcuna correlazione sintattica né logica tra gli aiuti statali (gli stessi citati da Rob.Bragg) e i 100 dipendenti (che è un numero a random e ironico).
    E l'ho chiesto io stesso quanti di quelli occupati fossero italiani, non sostenevo certo che su 300,000 solo 100 fossero italiani.
    Quanto al resto, che le sedi finanziara,operativa e legale siano fuori dall'Italia è un dato di fatto.
     
  17. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Si scusami, è che su certi argomenti sono un po' suscettibile, mi arrabbio tantissimo quando ci lamentiamo del fatto che le nostre aziende se ne vanno o vengono acquistate da multinazionali estere e poi siamo i primi noi a denigrarle.

    Questa la situazione dipendenti del gruppo:

    (numero) 2013 2012
    Italia 62.505 61.858
    Europa esclusa Italia 26.525 26.767
    Nord America 81.365 73.713
    America Latina 48.306 46.949
    Altre aree 6.886 5.549
    Totale 225.587 214.836

    Fonte: relazione finanziaria annuale 2013. Ovviamente non si considera tutto l'indotto.

    Ciao.
     
  18. rob.bragg

    rob.bragg

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    Certo, per la FCA l'Italia rimarrà solo uno dei *possibili* siti produttivi, e tale possibilità dipenderà molto dalle condizioni favorevoli che il sistema Italia e lo STATO vorranno creare alla proprietà.

    Ma quello che veramente mi fa specie (romanticamente, non considerando chi sono gli Elkann e Marchionne) è il processo ormai pienamente compiuto di de-italianizzazione di una grande impresa che ha fatto - nel bene e nel male - la storia industriale dell'Italia : de-italianizzazione che non si denota solo dall'abbandono di Torino quale sede (legale, fiscale, operativa : TUTTO; a Torino non poteva proprio rimanere nulla ?) ma anche dal fatto che a dirigere divisioni (Fiat e Alfa Romeo) di brand storicamente italiani ci siano manager stranieri (non ci sono più manager italiani sufficientemente capaci ?), che con quei brand hanno affinità = zero; oltre ad un CFO americano, un CEO canadese-svizzero, una proprietà che - è evidente - vuole rompere ogni legame storico con il ramo più importante della sua origine.

    In tutto questo - a voler ben vedere - c'è anche un certa componente di fatalità ('il caso e la necessità', direbbe Monod) : se non ci fossero state certe tragiche vicende nella famiglia Agnelli (in primis il giovane Giovanni), forse tutta la storia sarebbe stata diversa ...
     
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  19. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Discorso che condivido in pieno. Ripeto, la mia (parziale) spiegazione è che l'attuale dirigenza FIAT si sia rotta le scatole dell'Italia, e non lo sta mandando a dire.

    D'altronde, secondo me ci abbiamo messo del nostro:
    http://www.repubblica.it/politica/2013/07/04/news/boldrini_marchionne_diritti_gara_ribasso-62398414/

    Per quanto avesse potuto avere ragione la signora in questione (la terza carica dello Stato), mi pare un comportamento del tutto folle: arriva il manager alla guida del più importante gruppo italiano, lo snobbi e gli fai la pappardella sui diritti (ma chi ha stabilito che è un diritto che il costo del lavoro non possa *mai* essere ribassato?), mentre trovi il tempo per incontrare i rappresentanti FIOM.
    Tu che avresti fatto?

    Ciao.
     
    Ultima modifica: 7 Maggio 2014
  20. andy

    andy

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    Di nulla e grazie per le informazioni.
    Potrei dire altro ma Rob.Bragg ha già espresso tutto: il tutto rientra (come già Rob aveva fatto notare in un altro post) che l'Italia si sta deindustrializzando (a quanto la SAIPEM magari?) in maniera massiccia.
     

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