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Questione Meridionale

Discussione in 'Off Topic' iniziata da Megalomane, 12 Giugno 2010.

  1. Megalomane

    Megalomane

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    Ispirato da diverse discussioni lette qui sul forum mi trovo ad aprire , o meglio suonare , uno dei tasti dolenti del pianoforte chiamato Italia...quanto ha influito l'operato del governo del neo nato stato sul sud? quanto invece si deve attribuire a cause naturali ambientali , quanto alle due guerre mondiali? Quanto al precedente governo? La situazione oggi è cambiata? quali sono le prospettive di crescita sul piano economico , su quello culturale ecc...
    vi invito a lasciare i vostri pareri su questo ed altri quesiti inerenti la questione meridionale
     
  2. qwetry

    qwetry

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  3. silenziario

    silenziario

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    Penso che gran parte dei mali del sud siano dovuti al modo in cui l'unità d'Italia è stata condotta e portata a termine. Un'annessione, nulla più. A dimostrarlo, la successiva militarizzazione del territorio (i brillanti generali del Regno sabaudo combatterono il brigantaggio incendiando i villaggi e stuprando le donne), la leva obbligatoria in un contesto di economia agricola (in cui due braccia in meno possono significare la rovina di un'intera famiglia). Le responsabilità dei Savoia sono sotto gli occhi di tutti. Ovviamente questo non significa che avrei preferito i Borboni. L'economia del sud però era solida, anche se totalmente agricola; la favoletta dei "fratelli in cattività" può funzionare al massimo nel libro "Cuore". Forse non c'era altro modo di realizzare l'unità, o forse no. Certo è che l'eredità del 1860 pesano ancora sul Sud. Aggiungo anche che la mafia, a differenza di quanto sostiene la vulgata storica, non ha precedenti anteriori all'unità d'Italia; è in tutto e per tutto un prodotto dei nuovi rapporti sociali ed economici posteriori al 1860.
     
  4. generalkleber

    generalkleber

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    Concordo con Silenziario. In realtà la questione è ormai consolidata e per quanto nuove indagini possano semrpe apportare luce su elementi particolari, la sostanza è consolidata. Una serie di scelte sbagliate, alcune delle quali inevitabili unite ad altre evitabilissime, hanno portato al collasso di un sistema economico e sociale. Si può discutere, e lo hanno fatto storici valenti, quante e quali fossero inevitabili di queste scelte. Non sono ormai da tempo più in discussione i fatti. O meglio: da qualche tempo, per reazione geografica alla retorica della Lega, si discute anche questo ma lo si fa, appunto, retoricamente, trasformando i problemi storici in questioni da tifo campanilistico.
    Quando è collassata la DDR, che a paragone stava anni luce davanti al nostro meridione, Kohl si è preso 3 anni di mediazione per integrarla nella Repubblica Federale, e i problemi non sono mancati. Figuriamoci nel caso nostro.
    La Destra, che aveva gente non priva di buona volontà e coscienza, comprese benissimo i problemi (le commissioni parlamentari illustrarono con lucidità i dati reali) ma non seppe, o non potè, agire diversamente da quel che ha fatto.

    Su questo sono meno daccordo. Primo perché la mafia non è un fenomeno ma un insieme di fenomeni, che hanno una loro logica e che sono inseriti nel divenire storico. La mafia non è una questione "universale" ma un fatto storico e come tutti i fatti storici è in divenire. Secondo perché molti dei caratteri della mafia sono comprensibilissimi e, al limite, persino giustificati, in condizioni storiche pre-moderne quali erano quelle del Regno Delle Due Sicilie. In realtà le sue radici sono ancora più antiche e, grosso modo, è possibile inserirle nella storia della Sicilia, una terra nella quale il potere dello Stato, qualsiasi Stato dai Normanni in poi, è sempre stato limitato e assimilabile alla mera rapina fiscale. Cosicché si trattava, e a lungo si è trattato, di una delle forme di controllo del territorio da parte dei gruppi dominanti. Poi abbiamo altre fasi: certo lo sviluppo del nuovo Stato unitario, con i primi soldi spesi ma anche con le prime repressioni, ha incrementato alcune valenze della mafia. Le ha concesso una nuova legittimità e, insieme, le ha permesso di introdursi nel settore della criminalità "pubblica". La seconda di queste valenze è via via andata rafforzandosi a seguito di vari eventi (l'emigrazione e i contatti con gli Usa; il proibizionismo in Usa; lo sbarco del 43; il nuovo Stato italiano, sino al buco nero della droga, con la sua quantità inimmaginabile di denaro). Un filo conduttore unisce questi fenomeni anche se, appunto, unisce fenomeni diversi. Quando è cominciata la mafia? Una domanda mal posta. IL vero problema non è quando è cominciata ma come si sviluppa. Lo Stato unitario ha offerto una sponda enorme ma non la ha certo fatta sorgere.
     
  5. silenziario

    silenziario

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    E' vero, dire che la mafia è un prodotto dell'unità d'Italia è forse un'esagerazione. E' anche vero che, come dici tu, la mafia è un fenomeno complesso e le cui radici non sono riconducibili ad un'unica causa. Però la mafia come la conosciamo oggi, e cioè "impresa criminale" volta al controllo di attività economiche e alla gestione di attività illecite per ricavarne denaro da reinvestire in attività legali, un circolo vizioso insomma, può nascere solo dopo il 1861. Non sto dicendo che è l'unità d'Italia che produce la mafia, ma quella fu la causa scatenante. Solo un'economia "aperta", cioè non bloccata dal latifondismo e con forte immissione di capitali "vivi" può generare un fenomeno criminale di queste proporzioni. In questo senso, la tesi della mafia come anti-stato mi pare inconsistente. La mafia ha bisogno dello Stato come il cancro ha bisogno delle cellule sane per progredire.
    Probabilmente un'integrazione differente delle regioni meridionali avrebbe limitato fortemente il fenomeno. Non so d'accordo sul passo in cui dici: "Sicilia, una terra nella quale il potere dello Stato, qualsiasi Stato dai Normanni in poi, è sempre stato limitato e assimilabile alla mera rapina fiscale". Non credo sia vero. Pensiamo a regioni come la Lombardia; mi pare che l'instabilità instituzionale, nel corso della storia, sia stata maggiore rispetto alla Sicilia. La Sicilia si costituì perfino come Regno autonomo tra il 1282 e il 1412, in virtù dell'antica discendenza sveva attribuita a Pietro d'Aragona. A parte gli odiati (giustamente) angioini non vedo tutto questo accanimento fiscale sulla Sicilia. Semmai i guai vennero dopo, proprio dall'assenza dello Stato, col vicereame spagnolo, il crescente ruolo dei baroni cui non si opponeva nessuna autorità regia.
     
  6. MrBrightside

    MrBrightside

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    Qualcuno ha mica letto Cristo si è fermato a Eboli? Che cosa ne pensa?
     
  7. vota dc

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    Anche nel confine orientale c'è stata un'annessione con militarizzazione del territorio con tanto di imposizione di una nuova classe dirigente (formata da meridionali, toscani e slavi rinnegati che hanno cambiato nome) facendo danni simili a quella del sud e togliendo occasioni persino più grandi per città come Trieste (unico porto di un immenso impero continentale > qualsiasi città del regno borbonico). Eppure lo sfacelo non è paragonabile a quello del sud.
    Quindi l'annessione è colpevole solo a metà. L'altra metà di colpa sta nei collaborazionisti meridionali che hanno incoraggiato il parassitismo.
     
  8. silenziario

    silenziario

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    Cosa intendi per parassitismo?
     
  9. vota dc

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    Passare da un'economia povera (che tanto povera non era) e "autarchica" ad una basata su aiuti esterni (e quindi in passivo) che neanche sa distribuire. Ad esempio se fa pena un paese che fornisce il servizio sanitario grazie ai soldi esteri, fa molta più pena un paese che NON fornisce il servizio sanitario nonostante i soldi esteri che usa esclusivamente per la clientela elettorale.
     
  10. Fieramosca

    Fieramosca

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    savoia franciosi...dell'italia non jè nè frega niente , abbiamo visto nella ww2 come sono fuggiti da roma , garibaldi furfante avevi promesso la repubblica e ci regali a i franciosi che si fanno chiamare re ...ma nu re vere è o'barbone
     
  11. silenziario

    silenziario

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    Ma l'economia meridionale del dopo unità non era basata sugli aiuti provenienti dal Nord. Anzi, il Regno d'Italia (non è una questione di nord VS sud) drenò dal sud risorse umane e monetarie (il regno delle due sicilie era lo stato pre-unitario con le più grandi riserve auree). L'assetto sociale del sud venne stravolto; cioè, i poveri divennero ancora più poveri, coloro che seppero sfruttare i cambiamenti in atto si arricchirono. L'economia del latifondo aveva una storia secolare; dall'oggi al domani le famiglie di contadini si ritrovarono invece a dover pagare tasse onerosissime, lasciare che i figli (che aiutavano nei campi) servissero per l'esercito. Insomma, un disastro. Il parassitismo, le clientele elettorali, la mafia sono sintomi, non le cause del male. E comunque sono problemi degli italiani e dello Stato italiano, non dei meridionali e basta. La mafia e la 'ndrangheta investono denari su denari al nord.

    Comunque, in questi giorni il governo avalla col tacito assenso la decisione FIAT (sostenuta per decenni dal denaro pubblico nonché dal lavoro degli immigrati meridionali) di chiudere Pomigliano d'Arco e Termini Imerese. Insomma, la rapina continua.

    x MrBrightside. Si io ho letto "Cristo si è fermato ad Eboli", ma un po' di anni fa. Lo ricordo bellissimo, da rileggere.
     
  12. Fieramosca

    Fieramosca

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    la MAFIAT volevi dire che succhia soldi alle piccole medie aziende che sono il 75% della produzione italiana , cassaintegrazione x gli operai del NURD!! tanto poi fanno un secondo lavoro !
     
  13. vota dc

    vota dc

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    E' quanto fece il Regno di Sardegna subito dopo l'annessione per ripagare i debiti (leva ed esercito di massa costano e i savoiardi non erano ricchi). Finita la Destra Storica non c'era più niente da rubare al sud che diventava sempre più mantenuto. Bizzarro che ancora nei libri di storia c'è scritto che la Destra Storica pagò i debiti del sud. C'è ancora chi definisce la Destra Storica come liberale nonostante abbia fatto spostamenti di risorse ed espropri degni dell'Unione Sovietica.

    Già: la mafiat è la mafia del nord. Efficientismo zero e clientelismo massimo, oltre a farsi mantenere da sussidi. Il problema è appunto che al sud questo genere di aziende non hanno troppi problemi con la mafia mentre quelle piccole sì, è anche per questo che viene favorito il parassitismo.
     
  14. Lord Attilio

    Lord Attilio

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    Beh, io aggiungerei anche che il fatto di aver rovinato il Sud è stato una cosa volontaria, la politica dei governi post-unitari è stata sempre quella del sacrificio del Sud a favore del Nord: per questo hanno aperto il Sud al liberalismo sacrificandone le poche fabbriche, che potevano far concorrenza a quelle del Nord, per questo ne hanno soffocato l'economia imponendo la tassa sul macinato. La nostra economia, tuttora molto fragile, è un eredità di quel periodo.
     
  15. MrBrightside

    MrBrightside

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    Pomigliano d'Arco è uno stabilimento che non ha mai reso per quelle che erano le sue possibilità, nonchè infestato dalla mafia e dalla chiesa che ne hanno causato la rovina.

    E' pazzesco. Mi ricordo il pezzo in cui la sorella va a Matera per comprare degli strumenti medici e in farmacia le rispondono "Stetoscopio? E che cos'è?" perchè nessuno ne aveva mai neanche visto uno.

    Lungi da me difendere quei ladri, però faccio notare che anche l'invincibile armada Volkswagen, che nei primi quattro mesi dell'anno in Europa ha venduto 532.063 automobili (per dare un idea, la Fiat ne ha vendute 331.887, la Toyota 205.995) si mantiene in buona salute grazie ai sacchi generosamente erogati dallo stato tedesco.

    Sai, io non credo che lo abbiano fatto apposta, non sempre almeno. Il che non è molto consolante.
     
  16. silenziario

    silenziario

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    Beh la resa dipende dagli investimenti FIAT, che preferisce costruire in Polonia, Brasile, insomma delocalizzare sulla pelle degli operai italiani. Per Termini Imerese s'inventa la storia della "mancanza d'infrastrutture", come se quello stabilimento non fosse lì da decenni, se ne sono accorti solo adesso? Insisto sul tema degli stanziamenti, enormi, tutti a fondo perduto che la FIAT si è sorbita per decenni. Adesso il costo del lavoro li spinge a delocalizzare, arrivederci e grazie. Addio indotto, addio fabbrica, addio operai. La FIAT andrebbe nazionalizzata, tanto se ancora oggi esiste lo deve al denaro pubblico; buffoni (pensando ai maglioncini di Marchionne e a quelle pubblicità patetiche).
     
  17. Armilio

    Armilio

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    Non è una questione di delocalizzare, è che già prima della crisi si producevano il 20% di macchine in più di quelle che si vendevano, e con la crisi ancora peggio, quindi per tutte le aziende automobilistiche che vendono macchine "popolari" c'è stato il bisogno di chiudere stabilimenti.
     
  18. MrBrightside

    MrBrightside

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    Pomigliano d'Arco in realtà è sempre stato uno stabilimento Alfa Romeo: già negli anni trenta la produzione di vetture (poche centinaia all'anno) era palesemente insufficiente, non si riusciva a soddisfare tutta la richiesta perchè i metodi costruttivi erano rimasti semi-artigianali, da auto di lusso o da corsa, per non parlare degli aerei e dei motori aeronautici di cui esisteva un disperato bisogno e che non furono mai, e dico mai, costruiti in numero adeguato.
     
  19. Megalomane

    Megalomane

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    penso che "ad" sia più corretto
     
  20. MrBrightside

    MrBrightside

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    L'agente Mulder non ne è del tutto persuaso. E l'autore del libro, un comunista per bene, neanche :D
     

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